Su una via non ben definita, in
Colodri:
Ginetto Maffezzoni sale un regolare diedro
Coste dell'Anglone
Di Tutto un Po'
Brighente, Bogoni, Pasetto - VI+/VII-
(290
m.)
Ogni tanto i penitenziagite prevedono che ci si dedichi a vie - come dire? - senza arte né parte come questa [chiedo venia agli apritori, che hanno fatto un gran lavoro; ma proprio non mi è piaciuta]...
Purtroppo oggi davano pioggia già nel primo pomeriggio [e non mi andava di prendere ancora acqua].
Inoltre la schiena non è ancora del tutto a posto.
E infine sto lavorando come uno schiavo, in un periodo nel quale di solito ho già iniziato alla grande la stagione alpinistica.
Quindi l'ottavo penitenziagite post-pasquale 2008 è consistito in un ripiego.
A dire la verità, io, un minimo d'ingaggio, l'avevo cercato: la relazione trovata al "bar delle placche" dava 2 tiri di 6b/Ao e uno di 6c/Ao; e io speravo di essere messo alla prova da quegli Ao.
Però così non è stato: sarò sborone, ma sono passato pulito pulito senza incontrare nemmeno l'ombra di un VII- [gradazione valle del Sarca standard, eh?].
Insomma, gradi benevoli che faranno contenti molti.
Aspetto positivo della giornata le riflessioni suscitate in me dalla tranquillità di una valle del Sarca immersa nell'operosità di un qualsiasi giorno feriale [una sega circolare "musicale", in basso, accompagnava le nostre evoluzioni arrampicatorie con psichedelici "zzziiiinnnnnnnngggg" di varie tonalità e lunghezze].
Prima fra tutte [le riflessioni]: "Il lavoro debilita l'uomo".
Seconda: "Dovrò giocare al lotto i numeri che mi sono stati mostrati nella mia ultima visione".
E terza: "E quando avrò vinto, mi dedicherò solo allo zonzo sistematico".
Profonde riflessioni, vero?
Mah...
Il fatto è che, andando a ripetere vie con nomi tipo "Di tutto un po'", non ci si può aspettare molto di meglio.
Stiamo a vedere come butta nel week end.
Concludo ponendo agli appassionati un problemino zen.
Sono sul sentiero di ritorno.
A un certo momento, questo, nei pressi di una radura, si perde.
Più avanti, verso nord, noto uno stupendo giglio arancione.
Mi viene da pensare: "Il sentiero procede di là".
Ma non vedo nessuna traccia procedere in quella direzione.
Anzi, queste procedono verso ovest, rimontando il pendio.
Seguo le tracce e risalgo il pendio.
Le tracce si perdono nel bosco.
Allora ridiscendo e punto al giglio.
Al fianco di questo, nascosto, un ometto di pietre segnala il sentiero, che continua verso nord.
Questo che cos'è?
La via sale con difficoltà discontinue una fascia di rocce compatte, ma lichenose tra erbe ed alberi. Qualche tratto instabile da metà itinerario in poi. Portare solo rinvii e qualche cordino.
Attacco - Qualche m. a sx dell'attacco di Sguaraaunda.
L1 - Facili placche (25 m. - IV).
L2 - Diedrino a dx della sosta, poi in obliquo a sx e diritti per placca con 1 pass. delicato (20 m. - VI).
L3 - Sopra la sosta per placca lichenosa, poi diedrino e obliquo a dx; appena poss. diritti in sosta (35 m. - VI-).
L4 - Delicato pass. d'ingresso in placca, poi alberello e fessura obliqua a sx. Al suo termine diritti alla sosta (20 m. - VI-, VI per i piccoli).
L5 - A dx di una macchia di alberi per rocce rotte, poi in obliquo a sx fin sotto un muro nero verticale, da salire [Occhio! Non tutte le prese sono buone]; appena possibile obliquare a dx, alla sosta (45 m. - VI-/VI).
L6 - Traverso a sx fino a poter salire a un pulpito sotto un bel muro giallo-rosso (15 m. - V+).
L7 - Primo pass. a dx della linea di spit, poi diritti e in obliquo a dx (25 m. - VI+).
L8 - La scala: in obliquo a sx per rampe con blocchi instabili, superando un paio di strapiombini (25 m. - VI).
L9 - Diedrino delicato, albero e rampa erbosa verso sx. Poss. sosta. Io proseguo. A sx della sosta per muretto, poi rampa a sx - chiodatura lunghetta, forse utile un friend medio - e bella placca a gocce (45 m. - V+).
L10 - In obliquo e in traverso a sx (30 m. - VI+/VII-).
L11 - A dx della sosta per bella placca, poi strapiombino e obliquo a dx (15 m.
- VI+/VII-).
L12 - Traverso a dx per facili rocce (20 m. - III) (rel. 12 giugno 2008 - Gradi "morbidi", da inizio stagione).
Sguarauunda
Filippi, Galvagni - VII e A1
(300
m.)
L'itinerario sale con andamento
alpinistico prima una grande lastronata e poi una zona di gialli nel
settore delle Coste di fronte a Dro. Chiodatura ottima a fix, in alcuni
tratti distanziati. Portare solo rinvii.
Avvicinamento - Alle chiare spiegazioni fornite da
Filippi nella sua
relazione visuale (consultabile a questo link), si aggiunga che al
primo bivio con ometti lungo il sentiero che costeggia la parete
è necessario tenere la sx e continuare in orizzontale. Se si
segue il sentiero in salita, si arriva a una fissa - vecchia e
ingrigita dalle intemperie - che porta a una cengia sottostante una
bella parete attrezzata di recente a fix. Per arrivare all'attacco di
"Sguarauunda" bisogna continuare lungo la diramazione bassa fino allo
zoccolo sottostante la lastronata dei primi 4 tiri e salire in
corrispondenza della prima fissa, riconoscibile per il blu brillante
della calza.
L1 - Muretto a rigole, cengia, breve strapiombo, placca di aderenza,
fessura obliqua verso sx e cengia fino alla sosta (30 m. - V).
L2 - Diritti e in obliquo a dx per bella placca compatta fino a un
diedro che si sale fino al punto di fermata (40 m. - VI).
L3 - In traverso a dx con un difficile passo iniziale (Ao, di sicuro
percorribile in libera da arrampicatori con le gambe lunghe e dalle
anche snodate o più tecnici di me). Poi diritti per muro
articolato alla sosta (25 m. - V e 1 p. Ao).
L4 - In traverso e in obliquo a dx per muro compatto con un ultimo
tratto disturbato da licheni e muschi (45 m. - VI/VI+).
L5 - In obliquo a dx prima per breve fessura e poi per parete rotta
sotto un tetto. In corrispondenza di una grande lama sospesa si sale
diritti per rocce delicate e con uno spettacolare ma facile traverso su
buone prese si raggiunge la sosta (25 m. - V+).
L6 - Ancora in obliquo a dx con un pass. non immediato per superare un
primo strapiombino, oltrepassare un diedrino a blocchi in dubbio
equilibrio e la successiva lama. Poi diritti per paretina fino a una
sosta in una zona di belle concrezioni (25 m. - V+).
L7 - Obliquo - a sx questa volta - per rampa sotto l'evidente tetto,
ben visibile dal basso (35 m. - IV-).
L8 - Muro strapiombante sopra la sosta (il tratto di placca grigia a
grattugia è superabile sia a dx che a sx) e muretto
inclinato fino a una canna. Si sale alla sua dx e si continua
obliquando verso dx per muro appena strapiombante a buone
prese (30 m. - VII).
L9 - In traverso a dx per bel muro concrezionato, diritti per breve
lama e in traverso e in obliquo a dx fino a oltrepassare il filo di
spigolo che delimita la parte superiore della parete (30 m. - VI-).
L10 - Facile rampa appoggiata appena a dx dello spigolo (35 m.
- III) (Rel. 16 febbraio 2007 - Gradi "morbidi", da inizio stagione).
Grill, Heiss, Heiss, Konigseder - VII-
(230
m. circa)
You got the money
I got the soul
Can't be bought
Can't be owned
Primal Scream Kill All Hippies
XTRMNTR [2000]
Uno - Stix Saturday, not a Good Saturday
Dimenticate le miura al Roc, il sabato mattina mi ritrovo sotto la bella falesia di Terra di Mezzo - popolosa anche oggi - con le sole, dolorosissime stix, inesorabili armi da combattimento su microappoggi, ma poco versatili in spalmo.
Inutile dire che la giornata è arrampicatoriamente inutile.
Già dopo il tentativo - fallito - di a-vista su "Traverso 'qualcosa'", 6b+ per modo di dire del buon Fieschi, ho gli avambracci pieni.
A fare sforzi immani di dita per non caricare i piedi, che cosa vuoi portare a casa?
Conduco anche tre giri a vuoto su "Gondor" - siamo o non siamo nella Terra di Mezzo? - 7b, con le cobra per me troppo grandi di Stefano.
Ma poche scuse: non mi tengo proprio.
Per fortuna la meteo, fredda, è magnifica.
E arrampicare all'aperto - non so come - libera e schiarisce la mente.
Che il dolore inflitto ai piedi dalle stigie scarpette mi abbia fatto dono della dimenticanza?
Mah....
Due - Su natura alpinistica delle vie e viaggi oltremondani
Domenica.
Urge scarico per le mie povere dita affaticate.
Giovanni e io decidiamo di andare a ripetere "Via dall'Antistoria alla Storia", di Grill & co..
Dopo aver girovagato per un po' sulla cengia sotto la sezione centrale delle Coste dell'Anglone senza trovare l'attacco, optiamo per "L'Ombra e l'Apparizione del Mondo", che nessuno dei due ha ancora fatto.
La rel. di Grill recita laconica: "Nur für alpinisten", solo per alpinisti.
Me ne accorgo già al primo tiro, dove, pur su difficoltà modeste, nei tratti facili sono costretto a drizzare le orecchie per la necessità di piazzare bene le protezioni.
Ma il clou della salita è il terzo tiro, un camino di 15 m. - [solo V-], umido, freddo, un fix all'inizio - sul quale devo risvegliare gli assopiti istinti alpinistici per salire tranquillo [la lunghezza si assicura bene; ma bisogna avere occhio].
Sì, certo.
Appena le difficoltà si assestano sul VI [appunto], spuntano i fix [e questo tranquillizza].
Però l'itinerario non è banale.
Al ritorno tento di spiegare a Giovanni quali siano le intenzioni della squadra di infaticabili apritori teutonici nell'aprire in questo modo.
Ne ho parlato con David Mueller, durante un suo giro a Brescia per l'organizzazione di una conferenza presso il CAI locale.
"Loro vogliono", dico, "ottenere in modo sottile un'elevazione spirituale di chi sale le loro vie. I loro itinerari sono metafore concrete. Ad esempio, come si chiama la via che abbiamo fatto oggi?"
"Beh, 'L'Ombra e l'Apparizione del Mondo...", fa lui.
"E dove abbiamo trovato l'ombra, in via?"
"Sul camino del terzo tiro?"
"Ecco. E alla fine del camino del terzo tiro, uscito al sole, come stavi?"
"Stavo bene. Caldo, luce... Come rinascere..."
Aggiungo: "E il camino, la fessura... Qual è la prima cosa che ti fa venire in mente?"
"Una vulva", fa lui.
Dice proprio "Una vulva".
Sì, siamo i soliti fissati.
Però, scontati psicologismi a parte, l'associazione ci sta.
Nell'intenzione degli apritori passare attraverso la via, entrare nel camino, al freddo e all'ombra, e uscirne al caldo e al sole, pur nell'imprecisione della metafora [il camino era oscuro sì, ma gelido; e di solito il venire alla luce è un passaggio dal caldo al freddo] secondo me è voluto, per consentire ai ripetitori di rivivere in modo sottile l'esperienza della creazione, della nascita: "L'Ombra e l'Apparizione del Mondo", appunto.
Nella maggior parte dei casi la cosa funziona come una metafora [una caratteristica della via suggerisce agli apritori il nome e l'esperienza simbolica da far sperimentare], in altri, rari casi come similitudine [scelgo un nome, e quindi un simbolo concreto da far rivivere, e lo applico a una porzione di parete tracciandovi la via].
Ammetto che a me non piace che in apertura si modifichino in modo significativo le caratteristiche del tratto di parete attraversato: alberi tagliati, ponticelli di tronchi, frecce, talvolta [raramente] scavi [ne ricordo un paio su "Ugo Ischia" e qualcuno, mi pare, su "Essusiai" e motori angelici parenti, lì vicino]. Però capisco l'intento: se si vuole dare a molte persone la possibilità di vivere un'esperienza "morbida" di innalzamento spirituale, bisogna accompagnare in modo dolce la salita.
Purtroppo credo che Grill & co. - e anche parecchi ripetitori - a volte dimentichino che l'ascesa è in modo intriseco collegata alla discesa: quanto più ci si alza, da tanto più in alto si dovrà prima o poi scendere, più o meno in fretta.
Vetta e abisso sono intrinseci l'uno all'altro.
Sali? Scenderai.
Scendi? Salirai.
Non ci si scappa.
E questo vale pure per contesti di arrampicata apparentemente innocui come il King Rock e analoghi: se salti giù da una via tracciata su plastica perché tu o il tuo compagno non siete attenti a sufficienza, ti fai male, anche se sei al chiuso, se ti sembra di essere in centro città a fare la passeggiatina domenicale e se puoi salire in ogni momento al bar sopra a farti un caffé o a mangiarti un panino.
Inoltre addentrarsi nel mondo selvaggio - e le Coste dell'Anglone ne sono parte - aggiunge rischi ulteriori al fatto di salire: the wild - das wald - è di per sé in misura più o meno grande caotico e imprevedibile.
E questo richiede un'attenzione e una consapevolezza maggiori che nella vita di tutti i giorni.
Certo, se si ha l'abitudine di andare ad arrampicare al King e, per pigrizia mentale, si pensa che, in virtù di qualche spit lungo i tiri, una via possa essere equiparata a una sicura scampagnata in palestra [con annessa passeggiata in corso, birra e panino di cui sopra], ci si espone a rischi, più o meno gravi quanto più grande è la noncuranza.
Una parete selvaggia è un posto nel quale gli appigli si staccano, i pilastri franano, gli alberi marci restano in mano: non sono certificati UNI EN ISO.
Insomma, la sicurezza cui ci hanno abituato nella vita di tutti i giorni [quel tiepido vivere nel recinto cui siamo un po' tutti assuefatti], un essere sicuri di cui si occupa di default qualcun altro [il sig. o la sig.ra UNI EN ISO, appunto], appena ci si alza da terra, svanisce.
E se ci si alza da terra uscendo anche dal recinto...
Beh...
Da quel momento poi solo io, con l'attenzione a quello che faccio, con il lasciarmi andare a quel disciplinato stato senza pensieri che garantisce ad automatismi e istinti di fluire al meglio, sono responsabile della mia incolumità.
Non altri.
E questo vale se si arrampica al King come se ci si avventura oltre i confini dell'ordinario, magari sulle Pale di San Lucano, dove il mondo selvaggio è talmente predominante da non lasciare spazio all'umano, e dove può capitare di vivere esperienze al di là dell'immaginabile anche senza salire, senza raggiungere - alla fine - alcuna cima, anzi accettando di scendere per salvaguardare qualcosa di più importante dell'egoistico raggiungimento di un proprio sogno, come raccontano Gabriele ed Ettore a margine di questo bel photoreport di un loro tentativo invernale sulla Quarta Pala, arenatosi in un tratto di abisso nel quale tempo fa due amici si persero, ammaliati dal canto dei grilli.
Bel posto di merda, uno zoccolo lucano, eh?
Ve lo immaginate attrezzato a ponticelli di tronchi e frecce direzionali?
Eppure...
Sempre detto io.
Sulle Pale non si sale.
Si sprofonda.
***
Soundtrack - Kill All Hippies
Primal Scream - Album: XTRMNTR
Rabanser, Bernardi, Grill, Konigseder - VII/A1 o VIII- e 1 p. A1
(250
m. circa)
Via di un certo interesse, con difficoltà obbligate dalle parti del VI. Ci si rende conto del differente stile di apertura per la choidatura, più impegnativa sui primi tiri. Nur für alpinisten. La rel. degli apritori è consultabile qui - www.arrampicata-arco.com [rel. 30 gennaio 2012].
Grill, Rabanser, Kluchner, Konigseder - VIII/A1 o VIII
(250
m. circa)
Bell'itinerario impegnativo, sul VI+ obbl. Ottimo allenamento per ardui cimenti dolomitici, anch'essa nur für alpinisten. Rel degli apritori consultabile sempre su www.arrampicata-arco.com [rel. 30 gennaio 2012].
Grill, Kluchner, Konigseder, Staufer - VII/VII+ e 1 p. Ao
(220
m. circa)
Isolare e privilegiare l'una [la felicità]
significa per ciò stesso far risaltare il suo altro, l'infelicità,
e quindi richiamarla implicitamente.
Come vantarsi di far regnare l'ordine
significa riconoscere la possibilità del disordine
e fargli posto.
[...]
La saggezza [secondo Zhuangzi] consiste nell'elevarsi
alla coincidenza alla più vasta scala
che dissolve ogni adeguatezza opposta alla sua inadeguatezza,
come pure ogni felicità opposta al suo contrario,
nella percezione globale del mondo come processo
"delle innumerevoli trasformazioni che non hanno termine".
F. Jullien Nutrire la vita senza aspirare alla felicità,
Milano, Cortina, 2006, pp. 114.132.
Periodaccio.
Ho giusto giusto il tempo per qualche arrampicatina, non certo per scrivere. Quindi lascio un aggiornamento telegrafico - ritardato - sulle salite dell'ultimo fine settimana.
Sabato Con Stefano, dopo una perlustrazione poco convinta alla Rota, bagnatissima, e aver bevuto uno dei cappuccini migliori che io ricordi in uno dei bar più sporchi che io ricordi, saliamo allo Sperone delle Alabarde, vicino a Boario. In rete non ci sono info sulla falesia.
Quindi in due battute: bella roccia a tacche in stile "Rogno". Per la particolare stratificazione delle arenarie su cui sono state aperte le vie, si arrampica per lo più su prese che fanno lavorare busto e braccio dx [e questo - a dire il vero - scoccia un po'].
- Sul dorso sx dello sperone sulla verticale del Masso delle
Alabarde, diverse vie facili e brevi [12 m.]. Noi ne ripetiamo 2, con difficoltà attorno al 6a.
- Nella conca a dx dello sperone: * Craxeder Porco - 6b - Fessura interessante; primo fix alto. * Variante a Craxeder Porco - 6b/6b+ o giù di lì - Muro verticale a onde. Piacevole. * Piperita Patty - Qualcosa tra il 6c e il 7a - 3° fix alto, con possibilità di schiantarsi su spuntone sulla verticale del punto di caduta. Bella. La ripetiamo con la corda dall'alto dopo aver portato la corda in sosta salendo da "Lo Specchio dei Pazzi", a dx. * Lo Specchio dei Pazzi - Qualcosa tra il 6c e il 7a - Muretto, diedro di impostazione, strapiombino, a dx, poi placca appoggiata a microprese e a sx alla sosta. 3° fix alto; anche qui meglio evitare esperimenti di caduta mentre si moschettona. Molto bella. * Via a sx di Var. a Craxeder Porco - Qualcosa tra il 6b e il 6c - Continuità con qualche pass. più secco. Piacevole. Ben chiodata.
Quindi Stefano decide di salire una linea che, partendo appena a dx della base dello sperone, raggiunge lo spigolo e sale per diedrini rotti. Fa circa 30 m. di tiro, trova una sosta senza calata, lascia un rinvio e mi costringe a rifare il tiro da secondo sotto l'acqua e con le scarpe da ginnastica [che hanno la suola piallata]. Arrivo in sosta dopo innumerevoli sgommate alla "Pippo", sostituisco il rinvio con un meno costoso maillon rapide [di recupero, ovvio] e mi calo, ormai certo di arrivare tardi al lavoro. Via orenda, checché ne dica Stefano.
Domenica Veloce ripetizione - con Gigi, Giovanni e Simone - di "Luce e Colori", bella via sostenuta di Grill & co. alle Coste dell'Anglone.
Prevediamo di essere fuori per le 12:00 [i babbi devono rientrare a casa presto per la festa della mamma].
Alle 11:20 abbiamo già finito.
Purtroppo, verso le 10:30, mentre siamo sugli ultimi tiri, assistiamo al recupero del ragazzo colpito dalla frana su "La Piccola Piramide" [info sull'incidente qui].
Pietro mi diceva che, la scorsa settimana, sul muro di San Paolo [considerato tra i più comodi e con vie nella media sicure] aveva visto staccarsi un blocco di grandi dimensioni che - per fortuna - non aveva colpito nessuna delle numerose cordate presenti in parete.
Le abbondanti piogge di questi mesi - e di queste settimane in particolare - devono aver accentuato i dissesti, specie sulle pareti più rotte e articolate.
Insomma, meglio un po' di prudenza in più, in questo periodo.
Nella pagina linkata dal titolo riporto alcune info a integrazione della rel. di Grill sul suo sito [http://www.arrampicata-arco.com/via-luce-e-colori.html].
***
Soundtrack - Cody
Mogwai
***
In breve, bella via su roccia per lo più da buona a ottima. Qualche zona a blocchi sospetti dalle parti di L3.
Prese e appoggi ancora da ripulire.
Richiede un buon V+ da montagna per essere salita con una certa tranquillità.
I friend camalot verde piccolo, viola, grigio e blu piccolo sono più che sufficienti a proteggersi laddove manchino protezioni fisse.
L1 - Prime protezioni alte, presumo per scoraggiare eventuali non alpinisti incauti. Il duro del tiro è sullo strapiombino dal primo anello zincato in avanti. Scaldarsi bene prima di partire, se si riesce. Strapiombini e traverso a dx su roccia a gocce (25 m. - VII).
L2 - Diedro sopra la sosta, traverso a sx e ancora facile diedro inclinato a sx fino alla sosta (25 m. - VI+).
L3 - Rampa verso sx, spigolo strapiombante [occhio a quello che si tira, sopra], lama e traverso sotto un tettino; poi diritti per placca con un passo boulderoso e per rocce rotte alla sosta (20 m. - VII-).
L4 - In lungo obliquo a sx per boschetto e placca con diversi tratti friabili puntando a un tettino [kevlar rosso da 3 mm. alla base] oltre il quale c'è la sosta; tiro facile, ma delicato (40 m. - V+).
L5 - A dx e dritti per magnifica placca; al suo termine a sx; poi in obliquo e in traverso a sx sotto uno spettacolare strapiombo a canne. Gran bel tiro (30 m. - VII/VII+).
L6 - Diedro e tettino fessurato sopra la sosta; al suo termine a dx e in obliquo a dx per facile diedro (20 m. - VI/VI+).
L7 - Altro bel tiro. Placca di movimento; per vago toboga sotto il tetto; a sx e con singolo violento alla sosta [io - causa schiena sifola - mi accontento di un Ao] Sosta scomoda (30 m. - VI/Ao).
L8 - In obliquo a sx fino a un tettino; lo si aggira a sx e, per rocce via via più facili, si esce dalla parete (30 m. - III) (Rel. 13 maggio 2010).
Grill, Heiss, Kluchner, Franken - VII-
(385
m. circa)
Ach zu...
Tu mette piede lì...
Motoneurone teutone
Ore 6.00.
Suona la sveglia...
Oddio, suona...
Sento vibrare il cell che ho lasciato vicino al cuscino per avvisarmi dello scoccare dell'ora antelucana.
Lasciassi la suoneria, non sentirei niente, con i tappi che ho infilati nei dotti auricolari per isolarmi dal rumore dell'incrocio proprio sotto le finestre della mia umile dimora.
Apro gli occhi.
Non ho nessuna voglia di alzarmi: sono invischiato in un senso di vacuità e di solitudine che non provavo da tempo.
Come se andare ad arrampicare oggi fosse la cosa più assurda del mondo.
Forse, se continuassi a dormire, magari fino alle sette, e aspettassi il sorgere del sole, la luce spazzerebbe via questi residuali brandelli inferi che ho portato con me da sotto.
Che cosa ho sognato?
Mah...
E chi si ricorda?
Ah, sì...
Anima era arrabbiata con me perché non l'avevo difesa.
E l'avevo trascurata.
Lezione imparata: mai trascurare Anima. Penitenziàge...
Su polvere e cenere...
Ancora cinque minuti, valà...
"Ach zu", fa il motoneurone teutone.
"Tu mette piede giù da letto, alza tuo ponderoso corpaccio, prepara la colazione e parte. Ginetto te aspetta", prosegue.
Parla come Yoda.
Sì, maestro jedi.
Beh, ha anche lui le sue ragioni: non posso tirare un bidone a Gino.
Certo che quel senso di vuoto...
"Tu mette piede giù da letto, ho detto!".
Obbedisco.
Mai contraddire un motoneurone teutone.
La più bella del settore: di difficoltà continue, omogenea e su roccia migliore di quanto non sembrerebbe.
Ottima e precisa la rel. di Grill sul suo sito [a questo link: http://www.arrampicata-arco.com/via-le-due-pareti-grande.html].
Usati fr 2, 3 e 4 Ande e un nut medio-piccolo [3 o 4 dmm]. Necessarie corde da 60 m.
L1 - Diedro appena a dx, strapiombo, a sx, altro strapiombo, in obliquo a sx (30 m. - VI+).
L2 - In accentuato obliquo a sx sotto strapiombo a canne (25 m. - VI+).
L3 - Diedro, serie di strapiombi, placca con 2 prese migliorate poco visibili da sotto (25 m. - VII-).
L4 - In traverso a sx, 1 p. delicato, poi, aggirato il margine sx del solito strapiombo a canne, diritti per rocce rotte (20 m. - V+).
L5 - Placca in lieve obliquo a dx, a sx in un diedro, poi in obliquo a dx per placca esposta sotto un naso, ancora placca; al suo termine per diedrino appoggiato inclinato a dx fuori dalla Prima Parete (55 m. - VI-).
L6 - Per ghiaie ripide fin sotto la Seconda Parete. Sosta da attrezzare (60 m. - I).
L7 - Fessura, in obliquo a dx tra macigni, appena a sx, un difficile ristabilimento, bel muretto, poi in obliquo a dx per rampa (35 m. - VII-).
L8 - Breve traverso a sx (15 m. - III).
L9 - Sotto uno strapiombo, traverso a dx [1 p. faticoso richidente un bel bloccaggio], poi diritti e a sx fino a un diedro per il quale si perviene alla sosta nei pressi di un boschetto sospeso (25 m. - VI+).
L10 - In obliquo a dx [placche] e in obliquo a sx [bel diedro a buone prese]. Uscita a dx (35 m.
- VI-)
L11 - Tiro magnifico. Placca a gocce in obliquo a dx sotto un poderoso strapiombo a canne (60 m. - VI+).
L12 - Facile paretina rotta (10 m. - II+) (Rel. 21 marzo 2009).
Commento
Leggo spesso le tue relazioni e le ho sempre trovate esatte. Anche questa volta, nonostante dalla relazione di Grill la via non promettesse chissà che.
Mi sono fidato del tuo commento e ho trovato una bella via. Roccia veramente bella e linea logica.
Grazie del consiglio!
Vivendo da qualche anno a Milano è bello vedere le foto di gente incrociata un sacco di volte in Maddalena, Caionvico e nelle altre falesie di Brescia! Stefano
Respondeo
Ciao Stefano.
In merito a "Le Due Pareti", grazie per il ringraziamento.
E per le foto di quelli che arrampicano, beh...
A parte che ne faccio sempre meno [di foto e di vie]...
Ma quelli siamo. Non che sia un bel vedere, eh?
Forse per questo faccio sempre meno foto.
Grazie per il commento.
E buone arrampicate. Sandro
Via per Marco Simoni
Kluchner, Schieder, Grill - VII+ e A2
(300
m. circa)
I feel the demons rage,
I must clean them all away
Kyuss, Demon Cleaner,
Welcome to Sky Valley [1994]
1. Indecisioni - Via per Marco Simoni
"Allora, che si fa?"
La domanda aleggia nell'aria.
Stiamo salendo ad Arco e, come al solito, ancora non abbiamo deciso che cosa fare.
Varie le possibilità.
Giovanni è per la femminea "Anche le Donne Vogliono Arrampicare": non è molto in forma e preferisce una via soft. Ma io e Ralf, preoccupati per l'ingrasso natalizio e l'incipiente panza di mezz'età, preferiremmo qualcosa di più sostenuto, in modo da smaltire.
Io sarei per "Il luogo degli Esseri Brutti": vuoi mettere incontrare qualche "alleato" castanedesco senza doversi sobbarcare un viaggio fino al deserto di Sonora?
Ma l'idea è bocciata: "'Esseri Brutti'? Vacci tu!"
Il diedro Baldessarini è troppo corto.
Non resta che "Via per Marco Simoni".
Arriviamo sotto la parete, ancora all'ombra.
Guardiamo su.
Un anonimo muro inclinato ed erboso sale verso l'alto.
Lo spettacolo è desolante.
"Bella via...".
"Sì, sì, bella..."
Giovanni sostiene che sia una ex cava. Io ho i miei dubbi: è una ravanata.
Ma qui siamo e di qui saliamo.
Per fortuna, man mano si avanza, la roccia migliora.
L'ultimo tiro, un'entusiasmante fessura prima strapiombante, poi verticale, ci chiama a velocità vertiginosa verso il bosco.
Sì, arrivo in sosta col fiatone.
E, sì, con una contrattura al costato, dalle parti della settima costola sx.
Ma la forma sta tornando.
Sempre bello arrampicare, eh?
***
La via inizia deprimente, ma migliora nel salire. Davvero bello l'ultimo tiro. Portare fr. Ande n. 2, 3, 4, 5 e 6. Utili nut medio-piccoli. Rel. qui [www.arrampicata-arco.com] (rel. 17 gennaio 2012).
Riporto qui solo alcune note tiro per tiro e la photogallery.
Chiedo scusa fin d'ora a Grill e agli altri apritori se qua e là sarò un pochino irriverente.
Ma, dopo un periodo intimistico, era inevitabile che cadessi in una fase anti-mistica.
Passerà.
Complimenti agli apritori per l'immane lavoro svolto [certo, in più di qualche punto io avrei optato per linee più dirette; ma non ero lì ad aprire; e quindi è meglio che tenga per me questi commenti].
L1 - Allungare la protezione sotto l'ultimo strapiombo (30 m. - VI-).
L2 - Niente da dichiarare (25 m. - V+).
L3 - Sul chiave del traverso due possibilità: una più difficile, una più facile. Io ho scelto la più difficile... (25 m. - VI).
L4 - Divertente e incredibile ponticello di tronchi in mezzo al tiro: tra qualche anno occhio! (30 m. - VI-).
L5 - Tenere i sensi allerti e aperti per individuare la più semplice linea di salita. Forse qualche difficoltà aggiuntiva per i piccoli (50 m. - V+).
L6 - Il bel naso poco sopra il primo tratto di muretto suona a vuoto. Tirare qualcos'altro. E' meglio far sosta non allo spit su spuntone, ma al successivo spit una decina di metri sopra [comodo terrazzino boscoso] (40 m. - V+).
L7 - Niente da dichiarare (30 m. - IV).
L8 - Tiro chiave.(20 m. - VI+).
L9 - E' possibile piazzare una protezione intermedia tra il cordone dopo la sosta e il fix [in mezzo c'è un - facile - vuoto di 20 m. circa]. Da qui in avanti ritocco appena qua e là i gradi dati da Grill usando come riferimento il VI+ di L8 (25 m. - VI-).
L10 - Niente da dichiarare (30 m.
- VI-)
L11 - Bel tiro (30 m. - VI/VI+).
L12 - Obliquo a sx. Singolo per lunghi (25 m. - VI).
L13 - Lama caratteristica. Non ho capito il traverso a dx fino al filo di spigolo della "Torre di Indria" [io sarei proseguito per il fessurino sulla verticale dell'uscita dalla lama]. (40 m. - VI).
L14 - Traverso a dx e diedro con blocchi minacciosi. Sensi aperti e allerti qui aiutano. Sosta a dx (25 m. - VI).
L15 - Ancora sensi aperti e allerti, specie se sotto ci sono altre cordate. Nei pressi del pinnacolo sommitale florilegio di fix senza piastrina (25 m.
- VI-).
Discesa - Usciti dalla via, proseguire verso Nord per traccia marcata, fino a incrociare un Sentiero segnato - segnavia 425 - per il quale si torna a fondovalle (Rel. 24 febbraio 2008).
Solo alcune brevi note e la photogallery.
La rel. di Grill sul suo sito è davvero precisa.
Nel complesso una via piacevole, di impostazione alpinistica, ma ben protetta. Portare friend da 2 a 6 Ande e cordoni [tra 4 o 5 anni].
L1 - Abbiamo aggirato per "Le Scalette dell'Indria". Muro e placche tra ghiaioni sospesi. Seguire le protezioni. Sosta su nut e cordone (45 m. - V-).
L2 - Sempre di "Le Scalette..." (20 m. - IV).
L3 - Facile traverso a dx su rampa [tiro di raccordo con "Il Profondo Rispetto..."] (50 m. - III).
L4 - Diedro con sezioni ad incastro. Non è banale (25 m. - V+).
L5 - Bella placca tecnica con singolo per lunghi. Non fermarsi alla sosta su spuntone. Più comoda la sosta su albero lungo il "sentiero attrezzato" (35 m. - VI-).
L6 - Obliquo a dx su rocce delicate; la "sosta fragile" è una sosta in una nicchia friabile, ma su 2 buoni fix (15 m. - IV).
L7 - Obliquo a dx per rampa: al suo termine a sx (25 m. - V).
L8 - Il "Naso". Bella fessura; poi placca e strapiombini (30 m. - VI-).
L9 - In obliquo a dx su bella placca. Poi sentiero nel bosco (50 m. - V).
L10 - Rampa appoggiata in obliquo a dx (25 m.
- IV+).
L11 - Tiro de "La Spagata" [trad. in italiano: "La Spaccata"]. Bel diedro tecnico, poi canale e muro rotto (30 m. - VI).
L12 - Per larga spaccatura fin sotto il tetto; quindi in obliquo a dx fino all'uscita (40 m. - V/V+).
(Rel. 28 febbraio 2008).
Grill, Kluckner, Heiss, Konigseder, Grooten -
VII-/Ao (340
m. circa)
Via da ripetere. Grill ha avuto il gran merito di
esplorare pareti della Valle finora ignorate ma davvero molto
interessanti. Riporto gradi che siano confrontabili con le mie
precedenti salite di questo periodo. Risulteranno tirati. Ma lo faccio
solo per dare coerenza alla gradazione delle difficoltà
presentate su questo sito.
L1 - Obliquo a sx fin sotto un evidente diedro che si sale tutto. Al
suo termine in obliquo a dx per boschetto, diritti per breve muro e
sosta su cengia (40 m. - V+).
L2 - In obliquo a sx e diritti fino a un terrazzino; su questo a sx;
superare uno strapiombino; poi diritti per placca fino a un bosco
sospeso (30 m. - VI+).
L3 - In traverso a sx fino a una cengia; sotto una placca incassata
salie diritti (30 m. - V/V+).
L4 - A dx si rimonta un pilastrino fino sotto uno strapiombo; oltre
questo in obliquo a dx per bella placca erosa; salire un evidente
diedro uscendone a sx al suo termine e prendendo un evidente sistema di
canne strapiombanti oblique verso dx (40 m. - VI).
L5 - Traverso a dx; strapiombo da superare in obliquo a sx, poi diritti
e compiendo un arco a dx per bel colatoio-rampa a canne (40 m. - V+).
L6 - A dx su uno spuntone, in obliquo e in traverso a sx per bella
placca lavorata, poi di nuovo in obliquo e in traverso a dx; una
freccia viola indica di spostarsi a dx, a una grande nicchia con sosta;
io temo di finire su un'altra via e proseguo diritto: lama obliqua a
sx, terrazzino sopra questa che seguo verso dx, quindi diedro sotto
strapiombo con il margine dx a canne; al suo termine a sx sotto lo
strapiombo; tiro contorto; meglio fare la sosta intermedia (45 m. -
VI+).
L7 - Passa a condurre Davide Bertoli. Traverso a sx sotto strapiombino
a canne (1 p. Ao, liberabile), poi ancora a sx per muro a canne fino a
una cengia, sosta evitabile (18 m. - VI/Ao).
L8 - Si scende di un paio di m. e si continua a traversare a sx fino a
poter risalire a una placchetta sotto un vago diedro strapiombante
rosso (15 m. - V-).
L9 - Salire la placca e il diedro strapiombante; al suo termine a sx ad
aggirare uno spigolo e poi diritti per placca articolata di roccia non
compattissima fino a una macchia di alberi (30 m. - VII-).
L10 - In obliquo a dx per rampa erbosa; poi salire diritti una bella
placca bianca con cordoni; un breve pendio di rocce rotte porta al
bosco sommitale (50 m. - IV) [rel. estate 2007].
Vedo nelle mie note vari passi di 6a dove tu hai messo VI, VI+ o VII- (diedro rosso strapiombante) e un passo di 6b dove metti 6/AO liberabile. Sono quindi impreciso, ma ti confermo il fatto che il passo del pilastrino concrezionato al penultimo tiro è liberabile. Per non mettere a disagio il secondo, subito dopo kevlar in klessidra un po' da cercare, forse bucata col perforatore.
Giudirel
Ciao Giudirel
Integrazioni più che opportune [così le malelingue che sostengono che grado duro verranno smentite: c'è qualcuno più severo di me; (;))+].
Non ricordo il foro per klessidra; ma sul tiro ero da secondo e non ho troppo badato ai dettagli.
Grazie per il commento!
Sandro
Ecsusiai
Grill, Heiss, Konigseder - VII-/A1 (330
m.)
Così si scrive.
E così si pronuncia (con l'accento sulla penultima "i").
"Ai Exousìai" (traduzione italiana "Le potestà";
letteralmente: "coloro che derivano dall'essenza e da essa fanno
derivare") sono, nel sistema teosofico di R. Steiner (a sua
volta tratto dalle speculazioni dello Pseudo-Dionigi l'Aeropagita) le
gerachie
angeliche per effetto delle quali apparve l'uomo nel mondo.
A dire la verità, avrei dovuto dire "dalle quali emanò
l'uomo".
Ma sono consapevole del fatto che chiunque non sia esperto di
neoplatonismo non
sa che "emanazione" per i neoplatonici non significa "produzione
organica di gas corporei dalle indescrivibili caratteristiche", quanto
piuttosto "l'emergere del mondo come degradazione dal livello sommo
dell'Uno originario a livelli inferiori di esistenza".
E quindi ho cercato di evitare ambiguità
e di prestare il fianco a facili battute.
"Ai Exousiai" sono chiamate da Steiner anche "Elohim",
con voce ebraica
che si riferisce al dio plurale che dal nulla creò il tutto
così
come descritto in Gen 1.
Al livello ontologico sottostante, sempre secondo Steiner, vi sono "Oi
Anghelòi", quindi "Oi Archanghelòi" e per
finire "Ai
Archài".
Insomma, le vie di Grill tra le Coste dell'Anglone e il Pian de la
Paia sono un trattato arrampicatorio sulla dottrina teosofica di Rudolf
Steiner.
Certo che dare a una via ondivaga come "Exousiai" il nome degli Elohim
non fa fare loro una bella figura.
Come se anche le Exousìai fossero state ondeggianti e
poco
rigorose nel loro dare forma al mondo.
Che fossero brille, in fase di... hem... emanazione?
O che, forse, grande fosse anche allora la confusione non solo
sotto, ma anche sopra il cielo e che le varie potenze angeliche fossero
in lotta tra loro per accaparrarsi il titolo di creatrici del mondo?
Mah...
Che gli Elohim mi perdonino per la mia tracotanza.
Comunque che la confusione debba essere grande sopra e sotto il cielo
anche
ora, almeno nelle mie vicende personali, sembrerebbe dimostrato dal
fatto che ieri, mentre, in una piadineria, me ne stavo ad aspettare che
il cuoco mi preparasse la mia piadina, mi
capitò sotto mano "Vanity Fair" (La Fiera delle Vanità),
edizione italiana.
Le altre letture d'attesa erano: "La Gazzetta dello Sport" e "Il
Brescia" dell'altro ieri. Ubi maior...
Quindi mi misi a sfogliare la rivista.
E fu così che, tra una bella figliola e l'altra, imbroccai due
articoli in serie che da soli esprimevano più idee interessanti
degli ultimi due libri che mi è capitato di leggere.
Daria Bignardi scriveva di un confronto tra Saviano e un noto
giornalista americano di cui non mi sovviene il nome, disilluso e acuto
comunicatore, e riportava le regole che questo signore si dava nello
svolgere il proprio lavoro: scegliere di raccontare di quello che
piace, presentare un piano di lavoro all'editore, farsi pagare in
anticipo un mucchio di
soldi da questo per scrivere il pezzo e scrivere il pezzo dicendo
quello che si pensa: tanto si scrive in maniera più oggettiva
dichiarando che si sta esprimendo una propria opinione che tentando di
descrivere irraggiungibili fatti puri.
Che ideona...
Ho sbagliato tutto nella vita.
Secondo contributo: Enrico Mentana commenta i recenti moti antipolitici
che scuotono l'Italia intera e, più o meno, dice: "I nostri
politici non sono corrotti, né hanno un'etica fragile; solo sono
incapaci di governare; insomma mancano di più di qualche grano
di sale e, per risolvere i problemi, lasciano che le cose corrano,
nella speranza che tutto si aggiusti da sé".
Il fenomeno non mi
risulta nuovo, per recenti vicende capitate in una delle organizzazioni
con cui collaboro. E il fatto che manchino non di qualche grammo, ma di
qualche chilo di elettrolìti a livello organico, e più
in particolare cerebrale, sembra dimostrato dal recente decreto
legge che estenderebbe responsabilità di editore a chiunque
pubblichi su internet.
Una manovra inefficace e impopolare per controllare l'incontrollabile.
Elefanti in una cristalleria.
Il mondo sta cambiando.
E in fretta.
E gli alocarenti all'attuale governo dell'Italia e del mondo manco
si accorgono di quello che sta succedendo.
O, se se ne accorgono, stanno attuando strategie davvero contorte per
tentare orientare i processi in atto.
Tutto questo in poche righe lette su "La Fiera delle
Vanità"...
Come scrivo nell'intro all'I-climb: "Ciò che è
apparentemente sciocco
può rivelarsi astuto
e l'astuto apparire sciocco".
L'alto non illumina.
Illumina il basso...
Quali profonde intuizioni avrei tratto leggendo, che ne so, "La
Gazzetta dello Sport"?
Grande è la confusione tanto sopra, quanto sotto il cielo...
PS - I miei commenti sul nome delle vie di Grill sono solo uno spunto
per esporre le mie idee. Ho grande stima per il lavoro di
valorizzazione svolto dal teutonico in Valle del Sarca.
PPS - Daniele Bresciani mi iniva un commento chiedendomi - se
interpreto bene quanto scrive - dove diavolo sono andato a prendere i
gradi che attribuisco alle vie di Grill. E a lui si aggiunge Paride
dicendomi che i gradi dati ad "Archangelo" sono tirati.
Lo so.
Il fatto è che, nell'ultimo periodo ho salito vie come la
"Casarotto-De Donà" allo Spiz di Lagunaz e la "Via della
Rinascita" alla Cima alle Coste, trovandovi tiri di VI e VI+ che sono
molto più duri di VI e VI+ di Grill (classici VI della Valle del
Sarca). Se avessi rispettato sia le gradazioni di Grill che quelle di
Giordani e di Casarotto, potrei aver indotto qualcuno a tentare - che
ne so - la "Via della Rinascita" ("E' solo VI+") e avere ora sulla
coscienza la scomparsa di qualche ignaro e imberbe alpinista.
Preferisco rendere
omogenea la gradazione delle salite di questo periodo e dare gradi
severi alle vie di Grill in modo che chi si ispira alle mie relazioni
per scegliere una via possa
capire che cosa intendo per "VI" in questa fase dei miei vagabondaggi
per le montagne e valuti a ragion veduta se fare una salita o
meno. Insomma, su questo sito, per farsi un'idea delle
difficoltà di una via conta più il confronto tra gradi
attribuiti a salite fatte in uno stesso periodo che i gradi
in quanto tali.
So che così faccio la figura del bastardo.
Pazienza: meglio essere considerati bastardi che indurre altri a fare
scelte rischiose.
Meno bella di "Archangelo", la via diventa interessante a
partire da circa metà parete, quando si addentra tra i gialli.
Protezioni sufficienti. Io e Davide Bertoli usato un solo friend
medio-grande sull'ultima lunghezza (la penultima nella relazione di
Grill su www.arco-arrampicata.it).
Qui riporto solo alcune integrazioni alla rel. di Grill.
L1 - Uniamo due tiri in uno. Il secondo tiro della rel. Grill presenta
un traverso a dx che fa seguito a un lungo traverso a sx. Poi la linea
risale in obliquo a sx. Disporre bene le protezioni
(50 m. - VI/VI+).
L2 - Delicato il traverso a sx nei pressi di un evidente tettino:
roccia friabile (30 m. - VI-).
L3 - Bello spigolo sopra la sosta, poi a sx e diritti per un
diedro; non continuare nel diedro, ma traversare a dx 2/3 m. dopo la
protezione che vi si incontra: placca sotto un tetto ed esile cengia;
disporre bene le protezioni (40 m. - V+).
L4 - In obliquo a dx della sosta, tettino, poi ancora in obliquo a dx
sotto un muretto in apparenza compatto. Davide ed io tiriamo 2 p.A., ma
le prese, nascoste, ci sono. Paride è passato in libera (40 m. -
VI-/A1).
L5 - Placca a gocce seguendo un arco a sx sotto strapiombi (25 m.
-
V).
L6 - Salire seguendo le zone di roccia più compatta fin sotto un
diedro a sx di un tettino; per la libera stare a sx (25 m. -
VI-).
L7 - Traverso a dx e oltre lo spigolo muretto impegnativo fino alla
sosta; meglio fermarsi (20 m. - VII-); io proseguo in traverso a dx fin
sotto un varco nel tetto soprastante e salgo alla sosta con un certo
attrito delle corde (35 m. dalla sosta precedente - VI-/A1).
L8 - Placca a sx della sosta, poi a dx a una evidente fessura che si
sale fino a quando piega a dx, Una decina di m. dopo c'è una
poss. sosta (fix più ch con cordone). Davide la salta e
prosegue; la sosta dopo (in uscita sul bosco sommitale) è a
circa 65 m. dalla nostra S7 (65 m. - VI/VI+) [rel. autunno 2007].
Ho trovato molti passaggi scavati... In particolare ne ricordo sul primo e sul penultimo tiro, dove, sul tetto, ho fatto l'unico resting, forse incredulo del fatto che fosse liberabile.
A me è sembrato 6c+; quindi potrebbe essere 6b/c visto che sul terreno atletico sono molto scarso.
Comunque nel tetto sono scavate voragini... E, parlando con alcune persone, ho avuto la sensazione che siano comparse a un certo punto e non subito dopo che la via è stata aperta... Ma potrei sbagliarmi...
Ah, dimenticavo...
Su quello che tu riporti come quarto tiro, dopo il primo muretto ci si sposta a destra e se ne supera un altro, con difficoltà direi tra il 6a ed il 6b, attaccandosi ad una grossa lama che pare appiccicata alla parete con un lavoro di bricolage, o perlomeno consolidata, visto che in origine doveva essere pericolante, e se ne esce utilizzando una manetta che ha tutta l'aria di essere uno scavo... Sono rimasto un po' così... Anche se alla fine i passaggi sono divertenti...
Giudirel
Ciao Giudirel
Sul primo e sul quarto tiro la memoria proprio non mi aiuta.
Sul tetto del penultimo tiro, invece, mi pare di ricordare che non ci fossero scavi.
Sia come sia, non vedo il senso di abbassare il grado di un itinerario scavando prese.
Mi spiace che Grill si sia prestato a tale abietta pratica [giusto per usare un tono aulico e non infilare un porcone dietro l'altro all'indirizzo del teutonico apritore].
Grazie per il commento!
Sandro
Archai
Grill, Kluckner, Heiss, Konigseder -
VI+(340
m. circa)
Ieri Dario Sandrini, Tita Gadinelli e il sottoscritto volevano andare a ripetere la "Via dei Naufraghi", in Mandrea, Valle del Sarca. Ma...
Dialogo in auto, dalle parti di Mazzano (Brescia), ore 7.20:
"Allora, Via dei Naufraghi?", fa Dario.
"C@zzo, il martello!", fa Tita.
"C@zzo, il martello!!, faccio io.
Morale della favola: niente "Via dei Naufraghi" e ripiego alle Coste dell'Anglone: "Archai" ["I Princìpi", una delle varie potenze angeliche secondo Steiner; Grill scrive sul libro di via che l'angelo "Archai" ha che fare con la forza, qualcosa del genere... Secondo il sito www.pensierovivo.it, che riporta un compendio di "Le gerarchie angeliche" di Steiner le "archai" sono "... gli spiriti della personalità, che iniziano e portano a compimento la coscienza dell'io", e le equipara a ciò che Hegel avrebbe chiamato "lo spirito del tempo", la temperie culturale in cui è immersa una determinata epoca storica].
Adesso, delle vie di Grill all'Anglone, non me ne manca una.
Anche se mi pare di aver visto una nuova linea [piastrine fixe bronzate] a dx di "Archai".
Bah...
Resterà lì per un po'...
A pedalata finita [employed time: 3 hours and 30 minutes - percorsi in libera i passi dati di A0 - diff. max VI+], Dario, non pago, propone di arrampicare ancora.
Finiamo a Massone.
Un giro di riscaldamento su "Vite Minori" e due giri su "Loacher" [sic! - 7b secondo la guida di Arco; 7b+ secondo 8a.nu].
Al secondo giro, con la corda dall'alto, mi riesce pulita.
Mah...
Non ci capisco più niente.
Il 2007 è stato un anno disastroso sotto molti punti di vista.
E il 2008 è peggio: ogni volta che esco di casa, alzo lo sguardo per controllare che il cielo non stia per cadermi sulla testa.
Non mi sto allenando; o, almeno, non come il solito.
Ma io, invece di indebolirmi, mi rafforzo?
Non vorrei proprio scriverla, la conclusione che mi viene da trarre: "La vita ti suona? Stai sereno: farai l'8b!".
Naaahhh...
Di sicuro le cose stanno in un altro modo.
Ci sarà un trucco.
Mediterò...
Della triade, la seconda in bellezza [nonostante un inizio non entusiasmante].
Precisa la rel. di Grill sul suo sito. Solo alcune integrazioni che ritengo utile riportare per agevolare i ripetitori.
Usati 2/3 friend medi.
Meglio avere una certa confidenza con le protezioni lunghe sul V dolomitico.
L1 + L2 = 60 m..
L3 - Boulderoso il muretto del breve passo chiave (VI+). Scaldare bene il bicipite.
L4 - Tiro elegante
L5 - Bella lunghezza: traverso e obliquo in placca a dx di una fessura, muro tecnico e obliquo a sx (VI+).
L6 - Traverso finale da raffinati (VI).
L7 - Obliquo ravanoso.
L8 - La seconda protezione è un ch con cordone, basso. Meglio evitare di moschettonarlo.
L9 - Traverso e obliquo a sx, più facile di quanto dichiarato in relazione.
L10 - Rocce rotte, fessura, strapiombino e placca. Divertente (VI).
L11 - Niente da dichiarare.
Discesa - Costeggiando la parete verso N e andando a prendere il sent. 425.
E' probabile che la soluzione proposta da Grill [puntare al "Sentiero degli Scaloni" e per esso scendere a valle] sia ancora più semplice e rapida [rel. 18 aprile 2008].
Brighente, Zanetti, Gianesini, Castagnedi - VII-
(305
m.)
Avrei anche scritto qualche riga di relazione. Ma è passato troppo tempo. E non mi ricordo più nulla, non so se perché è passato troppo tempo, per la borrelia, l'età o che cos'altro.
Comunque via molto ben chiodata a fix, su roccia buona ma ricoperta di lichene.
Rel. dei primi salitori su gamsanpietroingu.blogspot.com, senza descrizione dello sviluppo.
Ma non dovrebbe essere difficile trovare la linea: basta seguire i fix.
Solo su un tiro [L4, mi pare], qualche possibile incertezza: dalla sosta in obliquo a sx per 2-3 m. e poi diritti seguendo una linea di lecci, fino a ritrovare gli spit (rel. 4 luglio 2011).
Mi spiace, ma, durante un aggiornamento, ho fatto fuori la mia relazione testuale.
Senza accorgermene, ovvio.
Qui potete trovare solo il mio photoreport, la mia relazione visuale e il link al sito www.climbaa.it da cui la relazione originale è scaricabile in PDF.
Comunque, a quanto ricordo, una bella via su roccia buona.
Peccato per l'ultimo tiro, un po' polveroso.
Brighente - VII-/Ao (265 m. fino al punto
raggiunto)
E' giovedì sera.
Frenetico, sto scrivendo al computer le ultime cose della giornata.
Ginetto Maffezzoni mi chiama al cell: "Sei impegnato domani?".
"Non so, devo guardare sull'agenda".
Incredibile: sono libero!
"Ho una via da proporti in valle del Sarca?", riprende il collega.
"Che via?".
"Non lo so", fa lui.
"Come 'non lo sai'?"
"Non so come si chiama. So solo che è 350 m. a sx di una via
che
abbiamo fatto assieme...".
Con Gino avrò fatto almeno trenta vie in Valle... Il
concetto
continua a restare vago.
"E la parete? San Paolo?"
"No, no. Più in su".
"Dain?"
"Eh, sì... Verso il Dain".
Elenco alcune pareti della Valle, dal Dain Piccolo in giù,
finché incappo in "Coste dell'Anglone".
"Ecco, 350 m. a sx di..."
"Di Codice Kappa?".
"Sì, Filippo Nardi dice che c'è una via nuova. Ne
parlano anche su internet".
In realtà sul benemerito forum di Planetmountain
c'è un
topic riservato a "Clivus", 350 m. di sviluppo e 80 m. a sx di Codice
Kappa. Ma io, giovedì sera, non ne sono a conoscenza.
Forse la gran confusione che ci aveva portati alla scelta della via era
un presagio del fatto che, il giorno dopo, alle Coste dell'Anglone,
avremmo preso lucciole per lanterne, o qualcosa di simile:
immancabilmente venerdì 16, superato il tettino del primo
tiro,
mi ero trovato di fronte un pendio terroso che dava accesso a una serie
di salti erbosi inframmezzati a boschetti. Non me ne voglia l'apritore,
Mario Brighente, cui va il mio ringraziamento per l'immane opera di
chiodatura svolta, ma il commento spontaneo che mi sfuggì di
bocca fu: "Che m...!".
Ginetto avrebbe voluto scendere al secondo tiro. Fui io, nella mia
ansia di completamento, a convincerlo a proseguire. Pensavo che la via
si esaurisse in 200 m., alla cima del vago pilastro triangolare che si
vede (male) nella foto (sfocata) della rel. visuale. Invece quella, la
via, proseguiva fino in cima.
Promisi a Gino che alle 14,15 saremmo scesi, in qualunque punto fossimo
arrivati, e riuscii a portarlo fino a 50 m. dalla conclusione. Poi il
fatto che il mio collega doveva rientrare per le 18.00, che avremmo
dovuto scendere a piedi senza conoscere il sentiero di rientro e senza
avere le scarpe e che il sole era girato dietro Mandrea causando un
brusco calo della temperatura, mi costrinsero all'inevitabile: le
doppie (sei, travagliate, ma tutto sommato rapide).
Al ritorno, in auto, dicevo a Gino che, nonostante la via fosse
bruttarella, l'avevo continuata più per esigenza di
completezza
che per altro e che mi era dispiaciuto lasciarla lì,
incompiuta.
Gino aveva commentato lapidario: "Se pesti una m..., non è
mica
necessario continuare a pestare tutte le m... che incontri,
finché non le hai finite tutte!".
Il suo ragionamento non faceva una piega.
Via "... da non consigliare neanche ai nemici", secondo Gino.
Interessante solo come introduzione al friabile in Valle del Sarca, con
diversi tratti pericolosi per blocchi instabili in bilico sulla
verticale del punto di fermata. Da ripetere se convinti e
consapevoli.
Avvicinamento come per "Codice Kappa". Poi a sx
lungo
la parete, fino a strapiombino con nome e "blocco di partenza".
L1 - Si supera lo strapiombino e si percorre il soprastante pendio
terroso, puntando a un diedro a prese macilente (cautela!). Al suo
termine, breve pendio terroso e a sx, oltre un muretto friabile, alla
sosta (50 m. - V/V+).
L2 - Altro pendio terroso, poi un muretto molto friabile dà
accesso a una placca nera verticale, sporca per licheni e con molte
prese dubbie. 2 p. Ao anche per me da secondo in un punto nel nel quale
vi sono pochi appigli e anche quelli "variabili". Il 2° p. Ao
è dovuto a un blocco instabile a sx dello spit che si
potrebbe
afferrare proseguendo in libera (ma, dopo la disavventura in Pelmo, i
blocchi instabili non mi stanno molto simpatici). Di qui a sx per
placca rotta e diritti in sosta (30 m. - VI+/VII-/Ao).
L3 - Per placca finalmente solida a un diedro inclinato che si segue
fino a un terrazzo. Di qui diritti per altro diedrino (1 friend 3 Ande
usato) fino alla sosta (40 m. -
VI).
L4 - Sopra la sosta per lama poco affidabile. Arrivati sotto il tetto,
se ne prende la fessura di fondo (meglio evitare il culmine della lama:
non si sa mai) e si traversa a sx fino a un albero. Allungare le
protezioni e proseguire per diedro da cui si esce a dx con passaggio
strano per entrare in una placca a gocce che, con 3 spit, porta alla
sosta in nicchia (40 m. - VI+ - forse è meglio spezzare il
tiro
in due, fermandosi all'albero).
L5 - A sx della sosta per muro rotto fino a una placca compatta. Si
traversa netto a dx (attenzione al penultimo spit, piantato in una
crosta friabile) e, appena possibile, ci si alza nel boschetto fino
alla sosta (30 m.
-
V/V+).
L6 - Si taglia il boschetto puntando a dx fino a una sosta sulla placca
soprastante (30 m. - IV). Io, per la fretta, proseguo nel bel diedro
alla sua dx fino al suo termine, dove sono costretto a fare sosta per
esaurimento della corda (60 m. da S5 - VI+/VII-). Attenzione alla
placca di accesso al diedro e al primo tratto di fessura, friabili.
L7 - Ultimo tratto di diedro, poi pendio terroso e canale, fino alla
sosta (15 m. - V+ - 40 m. da S6 originale). Io mi tengo alla sx del
canale (placchetta sotto albero) per evitare i minacciosi blocchi sotto
la sosta. Discesa - 6 doppie delicate: tenersi a dx (N)
recuperando le
corde dopo
la prima doppia (40 m.).
Padre Janovich - E lei che cosa sa, mister Kowalski, della vita e della morte? Kowalski - Un sacco di cose. Ci ho vissuto per tre anni, con la morte, in Corea.
Uccidevamo.
Passavamo i nemici alla baionetta.
Massacravamo dei diciassettenni a colpi di badile. Roba che non potrò mai dimenticare...
Cose disumane...
Ma con cui riesco a vivere... Padre Janovich - E, della vita, che cosa sa? Kowalski - Beh, io... sono sopravvissuto alla guerra,
ho preso moglie, ho avuto dei figli... Padre Janovich - Direi che lei ne sa più della morte che della vita... Kowalski - Può darsi, padre. Può darsi...
Gran Torino
USA
2008
Regia: C. Eastwood
Il Cuore d'Oro - Uno
S2, mi pare.
L'itinerario sale arabescando con continui traversi nel giallo "cuore" strapiombante della parete degli Scaloni.
Stiamo ridendo.
Nicola ha piazzato lì una delle sue ennesime battute fulminanti.
E dopo dicono "L'inesorabile serietà dell'alpinista"...
Ma quale "inesorabile"?
Quale "serietà"?
E, soprattutto, ma quali "alpinisti"?
Nicola prima osava mettere in dubbio addirittura le mie imprese lucane.
OSAVA...
"Sì, sì... Vi sarete infrattati in qualche bettola fuori mano a trincare cabernet e refosco... E poi sai
che visioni!"
In effetti i miei ricordi risalenti alla Valle di San Lucano sono, per così dire, annebbiati...
Che sia stato quello?
Il cabernet, dico.
E' forse stato tutto un sogno alcoolico?
Mmm...
Mah... Continuo a propendere per l'ipotesi "psilocybe in aerosol".
"Nicola, adesso facciamo i seri, però", fa Dario, ridendo sotto i baffi. "Sai che Sandro potrebbe... Anzi, no... Riporterà di sicuro sul suo sito tutto quello che diciamo...".
"Beh...", mi intrometto. "Non tutto tutto, dài... La rispetto, la privacy..."
Il Cuore d'Oro - Due
S5.
Dario è davanti.
E Nicola, in sosta, mi chiede se ho già visto "Gran Torino".
"Ce l'ho lì, pronto, da vedere."
Non aggiungo che sto aspettando che mi venga il coraggio di farlo: in questi mesi, ogni volta che vedo un film, anche il più banale, non riesco ad evitare di essere trascinato ai piani bassi dal solito, inarrestabile vortice di associazioni simboliche.
E trovarsi svegli alle cinque di mattina - con gli occhi sbarrati - perché qualcosa esige che io elabori le metafore del film visto la sera precedente è una vero scassamento di attributi.
"Bellissimo. Molto meglio di 'Million Dollar Baby'
, che non mi aveva convinto. Secco. Una zampata di classe del vecchio leone."
Mah, mi sa che dovrò proprio vincere la mia ritrosia e guardare il film.
"Davvero bravo, Clint", continua Nicola.
"Un duro, come attore e come regista. Hai presente? 'Hey, avete preso in giro il mulo sbagliato. E a lui non piace'", cita forse "Per un pugno di dollari".
Buona, questa: me la segno.
***
V - Visto "Gran Torino"? D - Sì, bello. V - Tutto qui? D - Per amplificazioni ed esplorazioni metaforiche, rivolgersi altrove, prego. V - Dài, ti pago... D - Come l'ultima volta? V - Sì.
Ride.
D - Meglio che scriva, eh?
Non sia mai che mi ritrovi sul groppone qualcuno dei tuoi soliti "regalini" psicosomatici.
Vabbe'...
L'intera filmografia di Eastwood, come attore e come regista, mi ha dato l'idea di essere come una specie di midrash, un commento del mito del guerriero solitario, che ne ritrasforma la struttura: identificazione totale con l'archetipo nei primi film ["Trilogia del Dollaro", "Ciclo di Callaghan"] distanziamento ironico dal numinoso proprio della fase di "Gli Spietati" [che avviene in concomitanza col duro confronto con Anima e relativo inabissamento raccontati in "I Ponti di Madison County"], esplorazione degli oscuri meandri inferi di "Million Dollar Baby" e "Mystic River" e lavoro di ri-creazione dell'archetipo secondo me individuabile proprio in "Gran Torino": un vecchio combattente che ride di se stesso e della propria tronfia furia, e che, pur restando fedele al proprio destino, ne ribalta i presupposti immaginali. E, nel ribaltare i presupposti immaginali del proprio daimon, ribalta i presupposti immaginali del daimon della comunità intorno [la scena finale].
Ricreare l'archetipo: interpretarlo con fedeltà fino in fondo e, proprio così facendo, cambiarlo.
Un colpo di genio.
Etica come estetica. Mostrata. Aldilà di ogni possibile formulazione.
Certo, il costo da pagare è elevato... V - Ma... Un'altra volta! Non si capisce niente! D - Sai, non vorrei rovinare il finale a chi non ha ancora visto il film. E poi, che cosa ti aspetti da pensate fatte alle cinque di mattina? E per finire... V - E per finire? D - E per finire, hai fatto incazzare il mulo sbagliato, hombre. V - Ma non era così, la battuta! D - Ah no? V - Comunque sul mulo sono d'accordo.
Ride.
***
PS - Ho trovato la citazione esatta, quella del mulo. E' tratta proprio da "Per un pugno di dollari" e recita:
"Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride: ha subito l'impressione che si rida di lui. Ma se mi promettete di chiedergli scusa, con un paio di calci in bocca ve la caverete..."
***
Via interessante - anche se dalle prime lunghezze ondivaghe - su roccia perlopiù ottima.
Noi abbiamo usato 1 fr blu piccolo e 1 giallo grande BD.
Attacco - Un'aggiunta a quanto riportato da Iacopelli nella sua relazione reperibile sul sito di Grill [consultabile a questo link: http://www.arrampicata-arco.com/via-il-cuore-d-oro.html]: per trovare l'attacco bisogna salire per un po' lungo la ferrata. Dopo un paio di tornantini, in un tratto nel quale il sentiero procede verso sx [S], nei pressi di uno spiazzo si trova la partenza.
L1 - Fessura prima diritti e poi in obliquo a dx (30 m. - V+).
L2 - Facile traverso a dx su cengia (poss. sosta), diedrino e traverso a dx su bella roccia a gocce (45 m. - V-).
L3 - Strapiombo sopra la sosta, poi traverso a sx per parete esposta (25 m. - VI, 1 p.).
L4 - Lungo traverso a sx [la terza protezione, fix dopo cordone, non si vede], ancora in obliquo a sx, si supera uno strapiombino verso dx e, sempre in obliquo a dx, si arriva alla sosta sotto strapiombi (30 m. - VI, 1 p.).
L5 - Traverso a dx; al suo termine in obliquo a dx fin sotto uno strapiombino che si supera in obliquo a dx; poi bella placca in obliquo a dx fino alla sosta (25 m. - VII-, 1 p.).
L6 - Diedro arrivando sotto uno strapiombino, 2-3 m. a sx e diritti per rocce articolate alla sosta su cengia in un boschetto sospeso (25 m. - V+).
L7 - Placca articolata ben ripulita (40 m. - VI-).
L8 - Cengia in traverso a sx [poss. sosta] e breve muro articolato (25 m. - V-).
L9 - Muretto, lama, in obliquo a sx alla sosta [occhio ai "cosi" a dx della sosta: se partono, spianano "Maso Lizzone"] (25 m. - V-).
L10 - Traverso a sx, lieve obliquo a sx per bel diedro [poss. sosta] e ancora in obliquo a sx prima per rocce articolate e poi per placca [ultima protezione lunga] fino a uscire sul bosco sommitale (50 m.- VI) (Rel. 3 maggio 2009).
Come to the sea my darling
Come to the sea my love
Follow me my angel
From the darkness of our world
Sophia, The Sea,
De Nachten [2001]
1. Alleati?
Non amo scrivere di queste cose.
Perché non le conosco bene.
E perché mi fanno davvero venire il sospetto che il mondo sia molto più complicato di quello che crediamo: e le complicazioni di cui all'ogg. mi paiono sempre meno a nostro favore.
Di noi poveri diavoli comuni mortali, dico.
Incuriosito dal nome della grilliana "Via 'Il Luogo degli Esseri Brutti'" e dalla descrizione che Grill dà di tali entità ["... non sono animali viventi. Un chiaraveggente - sic - può sentire e percepire differenti esseri..." - www.arco-arrampicata.it], con google sono andato a recuperare alcuni brani delle mie giovanili letture castanediane, quelli riguardanti le entità che don Juan chiamava "alleati", o "esseri inorganici".
Le descrizioni riportate nei vari libri di Castaneda non sono coerenti nel tempo.
Nelle prime opere gli alleati sono yerba del diablo [datura inoxia] e humito [psilocybe], una pianta e un fungo con effetti psicotropi che, secondo don Juan, costituiscono un aiuto a che il praticante possa andare oltre le soglie della percezione ordinaria [un estratto di A scuola dello stregone in cui sono descritti gli effetti delle due piante è consultabile su psiconautica.in].
Nelle ultime opere gli "alleati" - o "esseri inorganici" - sono entità di altri mondi [o di altri piani di esistenza] a caccia di consapevolezza [alcuni brani di Castaneda in merito sono recuperabili qui - taaltaka.forumfree.it].
Chissà dove è andato a pescare, Castaneda, il guazzabiglio di dati etnografici da cui ha tratto le sue allucinate descrizioni di mondi oltre l'ordinario?
Solo fantasie? Quien sabe?
Nei miei vagabondaggi in rete alla ricerca di ulteriori info mi sono imbattuto anche in questo forum [buddhismoitalia.forumcommunity.net], nel quale vi è un topic che riporta un punto di vista eccentrico sulla faccenda: Castaneda, gli esseri inorganici e la morte della Gorda.
E, sempre nello stesso forum, ci sono altri due topic altrettanto interessanti: "Eggregori e Archetipi" ed "Eggregori antichi ed eggregori moderni".
Si potrebbero sintetizzare i tre topic affermando che, secondo quanti intervengono, non solo - come già pensavo - le reti di relazioni di cui siamo parte imbrigliano - tramite emozioni di cui siamo per lo più inconsapevoli - le nostre vite alla rete di ananke, a ciò che gli uomini chiamano, appunto, destino; e non solo tale destino ci è propinato dalla comunità nella quale viviamo tramite quell'insieme di sistemi-e-processi simbolici cui alcuni studiosi danno il nome di "archetipi", cui aderiamo tramite la partecipazione a riti più o meno percepiti come tali, imitando modelli, ascoltando storie, restando immersi nel flusso di informazioni da cui siamo ogni giorno bombardati; ma addirittura queste divinità avrebbero una loro forma di esistenza [se proprio non di consapevolezza] e ci succhierebbero energia vitale tramite l'attenzione carica di affetti che rivolgiamo loro.
Accenno della faccenda a Nicola, al Roc.
Lui, sbrigativo, chiude la faccenda con un secco: "Guarda che, a pensare troppo a certe cose, si finisce in posti dove ti danno pastigliette multicolori per tenerti tranquillo e in cui i principali dialoghi con gli altri umani presenti sono del tipo: 'Come va, oggi? Meglio? Vedrai che, prima o poi, tutto tornerà a posto'..."
Messaggio ricevuto.
Ma...
In Italia, a occuparsi di eggregori e - più o meno fantasiose - entità simili non sono, tra gli altri, le scuole massoniche?
Quelle delle varie logge: P2, P4, ecc.
Quelle di quelli che ci governano.
E' vero.
Non che - almeno in apparenza - siano dotati di particolare acume. I nostri politici, dico.
Però c'è un che di inquietante nell'idea che non ben identificati personaggi si dedichino a strani riti finalizzati a evocare deva o asura sepolti da secoli in sepolcri per divinità smarriti su questo o quel piano astrale, e che lo facciano con la specifica intenzione di spillarci forza vitale e di rubarci quel poco di libertà di scelta che ci resta, usando come medium - oltre ai modelli organizzativi sociali impostici, la tassazione, il lavoro - anche la seduzione - tramite internet, la televisione, film, libri, sport, riviste, giornali - a venerare simboli dotati di esistenza propria.
Vampiri eggregorici istituzionalizzati di masse di uomini e donne ridotti a riserve energetiche viventi.
Bella roba...
La faccenda sa parecchio da becera bufala dell'orrore per gonzi o da Matrix Reloaded in versione psicomagica, eh?
Però, come don Juan ricordava spesso a Carlos, in queste cose giudice ultimo è l'esperienza personale.
Se ho a che fare con certe persone, se guardo certi film, se leggo determinati libri, se sono inserito in particolari reti di relazioni o di specifiche organizzazioni, come sto?
Sto meglio o sto peggio?
Il mio stato d'animo migliora o peggiora?
E la mia chiarezza mentale? La mia salute?
A ognuno la sua risposta.
2. Evol
Il programma alpinistico domenicale è, come al solito, incerto: Ralf punterebbe già a vie d'ingaggio, mentre Giovanni e io tiriamo indietro, oltre che per la mia ignavia, anche per le poche ore di sole a disposizione e per l'allenamento scarso.
Alla fine la scelta cade proprio sulla via "Il Luogo degli Esseri Brutti", sulla carta - e per nostra presunzione - non troppo impegnativa: è una via di Grill...
Come al solito attacco io.
Primo tiro - Dà subito la sveglia: in 20 m 2 protezioni. Il VI- del primo tratto preannuncia l'ingaggio che ci attende sul resto dell'itinerario.
Secondo tiro - In traverso a sx sotto un tettino, da superare in obliquo a sx. Ma - occhio - le prese risolutive non sono a sx. Io non me ne accorgo subito e supero il pass. di VII solo dopo un riposino sulle protezioni fisse. Persistendo nell'errore, non mi fermo alla sosta dopo 20 m. [1 solo anello] e proseguo sul tiro dopo, che, con le sue rocce rotte dall'aspetto malsano, preannuncia il successivo tratto di parete, dall'aria minacciosa: un muro giallo e scaglioso sotto accentuati strapiombi ad arco. Nel timore di traversare troppo, dopo aver aggirato a sx uno spigolino rotto, salgo dritto al boschetto sospeso e arrivo a un fix con anello sotto un muro lichenoso; ma... No, non è la sosta giusta; dovrò salire 5 m. in obliquo a sx e scendere per cengia per arrivare alla base della "grande fessura nel diedro" di L4 della rel. Grill; per i ripetitori, mi raccomando: superato lo spigolo di rocce rotte, obliquare a lungo verso sx, fino a un tratto di bosco ripulito dalla vegetazione;
Terzo tiro - E' la lunghezza rappresentata da Grill in questo disegno, delicata per le protezioni rarefatte e la qualità della roccia, sempre da verificare. In effetti i punti che Grill evidenza con la pantegana felina a sei zampe e con il gremlin verde acido incazzato sono i più insidiosi; perdo un quarto d'ora - e un buon mezzo litro di sudore e adrenalina - per cercare di capire come superare il punto del gremlin, protetto di default da un cordone che gli apritori hanno infilato non so come sul fondo della fessura; alla fine passo esterno [VII/VII+], preferendo appigli piccoli e solidi alle friabili lame sul fondo della fessura; dopo di me Giovanni e Ralf lavorano di incastro di spalla e salgono molto più facilmente;
Quarto tiro - Obliquo a dx per bella placca e tetto atletico; i posti attraversati dall'itinerario sembrano diventare più benevoli [colori più chiari, curve più morbide], per quanto le protezioni fisse sui tiri siano sempre poche;
Quinto tiro - Resto davanti io, per risparmiare tempo. Obliquo a dx, tettino e bella placca a buconi;
Sesto tiro - Traverso a sx; elegante, delicata lunghezza su gocce appena accennate;
Settimo tiro - In lungo, accennato obliquo a sx su roccia scagliosa; in sosta, come da tradizione, il libro di via; la nostra è la tredicesima ripetizione; prima di noi alpinisti di nome: Gogna, Menegardi; Ralf commenta sul quadernetto, in tedesco: "Ma la via è in qualche modo un'espressione della personalità degli apritori"? In effetti la chiodatura lunga e severa riscontrata fin lì sembra quasi una piccata risposta di Grill e soci a chi sostiene che le loro vie banalizzino l'alpinismo in Valle; e viene spontaneo pensare a quanto scrive Grill nell'intro alla sua rel.: "Se qualcuno va in montagna con simpatia può allettare gli esseri simpatici; e viceversa..."; quindi, se il corollario grilliano all'empedoclea legge di simpatia cosmica [www.homolaicus.com] è corretto, il magister teutone, quando ha aperto la via, avendo incontrato esseri brutti, doveva avere più di qualche gremlin per capello [e, forse, anche qualche pantegana felina a sei zampe];
Ottavo tiro - Traverso netto a dx, bellissima placca a gocce, tetto, obliquo a sx, strapiombino, fuori; la lunghezza è chiodata con notevole perizia [rel 23 gennaio 2012].
3. Quindi?
C'erano o non c'erano alleati nel Luogo degli Esseri Brutti?
Da un pdv meramente materiale non ho notato niente di strano. Gli esseri più brutti della parete eravamo noi tre; e non solo perché non c'era nessun altro su tutte le Coste dell'Anglone.
No: persino la mia fotocamera si è rifiutata di riprendere i nostri orendi faccioni, spegnendosi fin da subito e non riaccendenosi più nonostante i miei continui sforzi.
Sì, in particolare sul terzo e sul quarto tiro - almeno io - ho avuto la percezione di una furia - non "di una malevolenza", "di una furia" - diffusa, che non era "io", ma era esterna a me.
Però non saprei dire di che cosa si trattasse.
Era un eggregore creato dall'intento - sull'irritato andante per le critiche subite - di Grill?
O un alleato preesistente, incarognito per il fatto di essere stato lì abbandonato chissà da quale oscuro sciamano sarchigeno di tempi lontani e rievocato dalla cordata di apritori teutonici, che non stava esattamente arrampicando in condizioni di serafica calma zen?
Ero io ad avere un alleato per capello?
Era autosuggestione?
E chi lo sa?
In ogni caso mentre domenica scorsa, sceso dalla Via El Sass de la Vecia, sentivo nausea e spossatezza e, allo specchietto dell'auto, vedevo profonde rughe segnarmi papebre inferiori e zigomi, ieri ero, sì, stanco, ma stavo bene.
Ero quasi felice.
Quindi, se nel Luogo degli Esseri Brutti ci sono uno o più alleati, non devono essere particolarmente incazzosi.
Anzi, devono avere un che di gentile in animo...
O siamo stati gentili noi?
Ah, dimenticavo.
"Via El Sass de la Vecia" è stata retrocessa, nella mia personale classifica, a "Via degli Esseri Bruttini" o, al massimo, "Un Pochino Scornacchiati".
Di qua - 100 m. più a nord, dico - in effetti, un plus di innominata e innominabile furia, c'è.
Provare per credere.
Solo per cordate con un adeguato grado di consapevolezza alpinistica.
***
I commenti di Alberto
Ciao Sandro.
Non mi ero accorto del tuo ritorno, graditissimo!
Noi oggi siamo partiti brutti e siamo tornati graziosi [orecchie basse e coda fra le gambe] dopo aver sporconato al primo tiro, staffato al secondo, ravanato come te nel bosco del terzo tiro [sosta al tuo stesso anello] e aver sudato nove camicie sul tiro dopo. Poi ci siamo guardati in faccia [in tre, 5 figli e quasi un nipote] e ci siamo domandati se come inizio stagione potesse bastare...
A risposta affermativa due doppie e birra!
Ciao
Respondeo
Ciao Alberto.
Grazie per il "bentornato"!
E, quanto agli esperimenti sugli "Esseri Brutti", direi che, alla nostra veneranda età, già provarci è una bella cosa.
Grazie per il commento.
Alla prossima.
***
Soundtrack 1 - Evol
The God Machine - One Last Laugh in a Place of Dying [1994]
Soundtrack 2 - The Sea
Sophia - De Nachten [2001]
***
Via da non sottovalutare, interessante più in una logica di preparazione ad ardui cimenti sarchigeni o dolomitici che di piacevole scampagnata invernale. Utili fr fino al grigio BD e nut medio-piccoli e medi. Protezioni fisse tendenzialmente lunghe. Soste perlopiù su un solo fix con anello, da integrare. Roccia non proprio ottima, specie nel quarto mediano di salita. Rel. qui [www.scuolagraffer.it] (rel. 23 gennaio 2012).
Itinerario interessante e piacevole, su difficoltà non così addomesticabili come il nome farebbe pensare.
Occhio su L1: blocchi instabili.
Per il resto poco da segnalare, se non il bel diedro di L5. Rel Grill qui [www.arrampicata-arco.com] [rel. 10 gennaio 2013].
Uno tra i più validi itinerari alpinistici brevi in Valle.
Richiede competenza alpinistica. Gradi sostenuti. Portare fr fino al 2 BD; utile qualche nut piccolo. Photogallery qui [www.cornodicavento.com]. Queste le mie integrazioni alla rel. Grill [www.arrampicata-arco.com]:
L1 - Molto friabile; occhio;
L2 - Un paio di cordoni precari nella fascia strapiombante; bel tiro;
L3 - Niente da dichiarare;
L4 - Idem;
L5 - Non fare sosta al fico; e nemmeno ai ch sotto il tettino; meglio uscire subito [ca 50 m. di tiro];
L6 - L'uscita originale è appena a dx del tettino sopra la sosta; l'uscita tèutone è traversando a dx ancora 4-5 m. e poi diritti [rel. 10 gennaio 2013].
I. Feller, D. Feller - VII+ e A1 o VIII- e A1
(540
m. circa)
Bastards
Ginetto lo sa.
Ogni suo desiderio è un ordine.
Aveva accennato lui alla proposta di ripetere "The Bastard" [via non recensita, a quanto mi risulta, in guide o in siti web di sorta].
E Ralf e io abbiamo abboccato.
Certo che trovare 540 m di sviluppo sulle Coste d'Anglone... Ci vuole tutta.
Dove sale?
Io, qualche sospetto, ce l'ho: dev'essere dalle parti della Via "Sass de la Vecia", quella degli Esseri Scornacchiati.
Ho come l'impressione che la roccia non sarà un granché.
CVD, l'itinerario inizia circa 50 m. a dx de "Il Sass...". Trovo io l'attacco, mentre i soci, speranzosi di roccia migliore, sono rimasti a cercare la via più a nord, dalle parti di "Anche le Donne...".
Secondo la rel. copiata al bar delle Placche non sono necessari friend e nut.
Però, per non saper né ridere né scherzare [e messi sul chivalà dal nome della via], noi ne abbiamo una dotazione minima [dal 0,5 dmm al 3 Ande].
E per fortuna.
Mentre, come al solito, sto conducendo su L1 e maledico il fatto di non essermi portato anche il 4 e il 5, sento una cordata arrivare all'attacco e chiacchierare con Gino e Ralf.
Sono Andrea Zanetti e socio, anche loro intenzionati a ripetere "The Bastard", ma rinunciatari perché anticipati da noi.
"Com'è la via? Chiodata?", chiede Gino.
"Sì, sì: non serve niente".
Sento allungarsi il naso e accorciarsi le gambe del fedifrago fin da quassù, per quanto impegnato - io - dal 5c [VI] vieppiù sostenuto del tiro.
La via manterrà fino in fondo le sue promesse di intrinseca bastardaggine.
L1 - Fessura, in obliquo a dx, altra fessura diedro, poi a sx; 1 fix sul tiro, più altre protezioni sparse qua e là [1 cordino rosso nuovo tolto da Ralf] [40 m. - VI+];
L2 - Muro a sx della sosta e boschetto sospeso piuttosto ripido [40 m. - V];
L3 - In obliquo a sx su roccia fatiscente [si sfalda a buccia d'arancia! - 20 m. VI];
L4 - In traverso e in obliquo a dx per bella parete rossa e gialla [25 m. - VIII- per Ralf];
L5 - A sx della sosta, diedrino, placca e fessura; chiodatura irrazionale per la libera [35 m. - VII e Ao o VII+ e Ao];
L6 - La rel. dice 7a e 2 p. Ao; Ralf riesce a salire in libera da secondo solo qualche m della placca strapiombante e qualche m del traverso a sx sotto il tetto; per il resto V+, Ao e A1 [30 m. - VII e A1];
L7 - Traverso a sx, tettino, 1 p. Ao e placca; sosta a sx [15 m. - VII- e Ao];
L8 - A dx, placca scagliosa, alberello, altra placca scagliosa [40 m. - VII- e 1 p. Ao];
L9 - Cambio di testimone: passa davanti Ralf; traverso a dx, fessura verticale [1 manettone rotto sotto le mani di Gino], a un pilastro staccato [occhio!] a dx; quindi alla sosta per diedro con blocchi molto instabili; pericoloso [30 m. - VII e 1 p. Ao];
L10 - In obliquo a sx [V+ tra terra e placca], quindi per vago varco tra gli alberi [50 m. - V+];
L11 - In obliquo e diritti per bella placca - sporchina - con chiodatura lunga [30 m. - VI+];
L12 - In lungo obliquo a dx fino a un bosco sospeso [55 m. - VI]; vecchio cavo d'acciaio poco sotto la sosta [boscaioli?]; il libro di via non è più nel buco; ce n'é qualche resto sparso nel boschetto più sotto; un ripetitore deluso e incazzato? Mah...
L13 - Strapiombo molto faticoso [Ao e A1], placca appoggiata prima diritti e poi in obliquo a sx; nell'ultimo tratto le erosioni si accentuano, ma con la verticalità del muro; e le protezioni si allungano [VII+/VIII-]; tiro chiave; gran pelo di Ralf [40 m.];
L14 - Magnifica placca tecnica sarchigena e bosco [40 m. - VII+];
L15 - Diedrino e placca fino alle piante d'uscita [40 m. - V].
Sono le 18:30.
Tra poco sarà buio.
Riavvolgiamo le corde e, con la ridotta rapidità consentitaci dalle nostre vecchie, stanche gambe, ridiscendiamo nel crepuscolo, attraverso i boschi sconvolti e abbandonati di Anglone alta.
***
Soundtrack - Bastards
Sophia - The Infinite Circle [1998]
***
Roccia di qualità altalenante per questa via dal lunghissimo sviluppo, almeno per gli usuali parametri dell'Anglone. Contrariamente a quanto riportato dagli apritori nella rel. consultabile al bar delle Placche, la via risulta chiodata a fix solo in parte. Utili, se non necessari, fr. BD dalle minime misure fino al giallo compreso. Le difficoltà dichiarate dai due Feller sono tirate. Occhio a L9, insidiosa per la presenza di grandi blocchi instabili lungo il tiro. Per una ripetizione calcolare dalle 7 alle 9 ore. (rel. 14 marzo 2012).
Zanetti, Sartori - VII+ e A1
(300
m. circa, 170 circa da noi percorsi)
Ieri.
Memori del freddo di domenica scorsa sui primi tiri, Giovanni e io partiamo un po' più tardi.
E e Riva perdiamo altro tempo per alcune code di auto di cui non riusciamo a spiegarci la causa.
Così arriviamo a Ceniga con 10' in ritardo.
Sono io oggi a sentirmi debole e femmineo a causa di un malessere intestinale che, già ieri, al Sass Striat, mi fiaccava anche le dita.
Quindi sarei, come Giovanni, per "Anche le Donne...".
Peccato che una comitiva di otto, tra cui una - sola - donna [tipico esempio di gruppo alpinoide di stampo matriarcale], ci abbia preceduto all'attacco.
Così ci spostiamo sotto "Gli Esseri Brutti".
Ma anche lì un duo emiliano o romagnolo ci comunica la propria prelazione all'incontro con entità di altri mondi.
"Diedro Baldessarini?". E' lì, bello al sole.
"Ma no, è troppo corto..."
"Via della Libertà?"
"No, è troppo dura..."
Non resta che "Via Sass de la Vecia".
Primo tiro - Roccia stupenda - Sfalsare le corde.
Secondo tiro - Ravanata sarchigena.
Terzo tiro - Obliquo in traverso a sx sotto tetto. Scaglie e scagliette.
Quarto tiro - Bel muro verticale a gocce. Sfalsare le corde.
Quinto tiro - Muro strapiombante e diedro a sx. VII/A1 o 8b+ [a vista; nel senso che, a guardare il tiro, si direbbe un ottobipiù].
Sesto tiro - A dx per diedro, poi a sx su roccia bruttina. Sosta all'ombra: un vento gelido scende dall'alto, intirizzendoci. Qui la parete sembra proprio il campo di gioco di entità inorganiche di scarso appeal, che sfaldano il calcare in superficie, lo anneriscono, lo corrodono, lo ricoprono di lichene.
Settimo tiro - Traverso a dx. Mentre Giovanni avanza con una lentezza inesorabile, io guardo con invidia i tipi sul diedro Baldessarini, lì, belli, al sole. E noi qui a congelare, anche perché, furbi come siamo, per essere leggeri abbiamo lasciato giacche a vento e guanti alla base della parete.
Ottavo tiro - Obliquo e traverso a sx. Abbiamo le mani coperte di tagli, le dita in procinto di svitarsi e le scarpette rigide come ramponi. Davanti a noi una placca di roccia scagliosa su cui la via prosegue in obliquo a sx.
Anche superando i passi duri a suon di artif. rischiamo di farci male alle dita. E per una via che non è 'sto granché...
Si scende.
Due doppie [S8 e S5, 1 moschettone e 1 maglia rapida lasciati] ci conducono alla cengia iniziale.
E una doppia [S1] ci deposita alla base della parete.
Oggi è andata così. Pasiensa.
"Se scrivi sul sito, di' che abbiamo fatto la 'Via degli Esseri Bruttissimi'", dice Giovanni.
"Ok", rispondo. "Come fatto."
In questa stagione il trip è consigliabile agli amanti della sofferenza: parete all'ombra alle 14:00.
Nelle altre - non me ne vogliano gli apritori - lo è agli amanti della roccia scagliosa e degli Esseri Orendi.
Ma orendi proprio.
Ok, per questo giro passo e chiudo.
***
Soundtrack - Demon Cleaner
Kyuss - Welcome to Sky Valley [1994]
Nonostante la chiudatura seriale, è un itinerario esplorativo. Si insinua tra i tetti di un tratto di parete bello a vedersi, ma non molto piacevole da arrampicare per la roccia lichenosa e scagliosa, in particolare da L4 in avanti. Fino al punto da noi raggiunto usato 1 fr. 5 Ande. Salita che a primavera - e non in inverno, considerato il repentino arrivo dell'ombra - può avere un suo perchè in vista della preparazione a ingaggi dolomitici estivi. Rel. qui [www.scuolagraffer.it] (rel. 17 gennaio 2012).
Bella via, con qualche passaggio bricolato
a resina e
chiodatura
"stile falesia". Liberata, se così si può dire, a
spizzichi
e bocconi (con qualche resting sugli spit).
1° tiro ostico a freddo. Il
3° tiro non
prosegue
diritto sopra la sosta (Emiliana!), ma a sinistra. Molto bello il
1°
tiro di 6c, entusiasmante il tiro di 6c+ (continuità) e
boulderoso
il 7a. Poi non ho capito dove esce la via. Io percorsi, con qualche
patema
d'animo (data la lunghezza tra una protezione e l'altra), l'ultimo
bellissimo
tiro di "Emiliana".
Una delle mie prime avventure ad Arco.
Rimasi chockato
(o
"scioccato", o "shockato", o "choccato", insomma, quella roba
lì)
dal tiro di VII+ e dal successivo camino-fessura sui quali una cordata
di
allegri svizzeri di mezza età salì correndo e
segnalandosi
"sosta" e "libera" a fischi. Col senno di poi potrei quasi giurare che
fossero
i fratelli Remy.
Salita il 26 aprile dopo che ci eravamo riscaldati su "Aspettando Martino".
Bella via: gli spit e i cementati alle soste fanno comodo, ma tolgono fascino alla via. L'allenamento è ancora scarso; e tutta la libera, me la sogno. Bellissima e espostissima la fessura dopo la sosta nel camino.
Alberto Benassi
Sì, in quel punto è utile avere, oltre che una spaccata da ballerine, anche un discreto autocontrollo per buttarsi in fuori su un vuoto che si presagisce nauseante [ma che poi, per fortuna, non lo è più di tanto].
Ah, scherzi della mente...
Sandro
Pan
Semmel, Albert, Göttle, Denier -
VIII-/A1 o
VIII/A1 (205 m.)
Il lavoro debilita
l'uomo, si
sa.
E
così, al termine di un periodo intensissimo di impegni
lavorativi, mi sono ritrovato con un'otite recidiva, un fastidioso
accenno di colite spastica, i muscoli mangiati dal cortisolo e una
preparazione atletica approssimativa (ho sbagliato tutto quest'anno) a
ripetere "Pan". Pessimi i risultati: troppo artificiale.
"Pan"... Forse! Un controllo incrociato sulle guide a mia disposizione
mi ha portato a
concludere che abbiamo percorso due tiri autonomi di una via non ben
definita, un tratto di "Maiali nello spazio" e gli ultimi 4 tiri di
"Black Macigno".
Urgono lumi. In ogni caso non so se questa è la relazione
"giusta".
Qui riporto solo quello che abbiamo fatto noi.
L1 - 10 m. a sx dell'attacco di "Mescalito" (spit evidenti) per
colatoio, placca sporca di licheni, diedro, strapiombo, traverso a dx e
poi più o meno diritti su bel muro di movimento a buchi. Sul
primo passo sostenuto, ho buone sensazioni (VII+ - 40 m.).
L2 - Sfruttare una costola a dx della sosta fino a entrare in un diedro
("Maiali nello spazio? - spit vecchi visibili), traversare nettamente e
con difficoltà a sx, fino a un'altra costola, e salire
diritti
per
risalti successivi fino alla sosta. OS per Stefano Dallera, al suo
primo 7a a vista. Per me, complice un errore di interpretazione, uno
stop con braccia "piene". Ahi ahi... le sensazioni vanno peggiorando.
(VIII- - 25 m.).
L3 - Passo di nuovo davanti: bel muro tecnico (1 p Ao per il
sottoscritto), puntando a un diedro sulla dx (a sx spit - "Black
Macigno?"), fino ad una rampa. Raggiuntala, per essa per 2 metri,
quindi a sx e diritti per
stupenda placca grigia a gocce con spit "ariosi". 1 p Ao all'ultimo
spit. Quando vado per tirare una micropresa sopra
l'ultimo
tettino, sento le braccia fare gnigo gnago e, dato
che non
è una bella sensazione, rinuncio alla libera per garantirmi
la
certezza di arrivare alla sosta. OS per Ralf Steinhilber
(in cordata davanti a noi con Gino Maffezzoni) (VII/Ao o VIII- - 35 m.).
L4 - Vado ancora davanti io. Non vorrei che Stefano restasse
spiacevolmente sorpreso dalla chiodatura "allegra" del tiro. Niente di
terrifico,
si intende, ma qualche chiodo e un nut da tirare con cautela ci sono.
Una via sale dalla sx di S3 ("Black Macigno", I suppose).
1 p in libera a prendere il primo spit, poi A1 fin quasi alla sosta.
Solo 1 p in libera per prendere l'ultimo chiodo. Ralf tenta la libera,
ma con risultati parziali. Forse 7b su chiodi e qualche spit nuovo
aggiunto (VI+/A1 - 20 m.).
L5 - Ancora davanti io (tanto, la libera, oggi, la sogno). 1 p in
libera
a prendere il 1° spit, poi non
mi fido a tirare l'enorme lama subito sopra la
sosta, che suona a vuoto. Sembra consolidata con la resina, ma non si
sa mai. Comunque Ginetto, Ralf e Stefano l'hanno tirata ed è
rimasta
lì.
Proseguo in aritificiale fin al tetto, qualche numero su
staffe e poi vaghi tentativi di libera
fino alla sosta: le mie dita sono proprio in pappa!
Vedo Gino in sosta 15 m. più a sx e lo raggiungo per facile
cengia (VII-/A1 o VII+/A1 - 35 m.).
L6 - Tiro psichedelico per diedro sopra la sosta (un ristabilimento
difficile per arrivare alla cengia sotto il tetto sopra- e
sovra-stante). Si prosegue
a dx per rampa (complessa la sequenza motoria per accedervi), fino alla
sosta. Libera per Ralf (da 1°) e Stefano (da 2°), ma
con
un resting per entrambi. Secondo la loro
valutazione, 7a. Io,
che ormai
sono completamente entrato nella parte del brocco, mi limito a portare
la corda in sosta a Stefano (VII/Ao o VIII- - 25 m.)
L7 - Lungo tiro conclusivo per placche e rocce rotte, prima a dx e poi
a sx. Spit distanziati. Utile qualche friend medio-piccolo per
integrare le protezioni: se si vola prima di raggiungere l'ultimo spit,
ci si spiattella su cengia, 5 m. sotto (VI - 35 m.).
Che dire? Una via bellissima, purtroppo
ripetuta da
secondo
al seguito di uno scatenato Giovanni Mostarda (ero in piena tesi e col
ginocchio
deficitario a seguito di meniscectomia). Fessure, placche, strapiombi a
campana
(ma anche di forme più usuali) per questo piccolo grande
gioiello.
Prima o poi tornerò a farla come si deve.
Via bellissima , grande capolavoro. Eravamo in Brenta per salire la via "Lucia Pia" alla Torre delle Val Perse. Al mattino il tempo era brutto.
Che facciamo?
Dopo un attimo di smarrimento, decisione veloce: giù di corsa, andiamo ad Arco. Siamo allenati. Così ci buttiamo su questa via che promette grande impegno. Così, nonostante la fuga dal Brenta, siamo ben ripagati. Il tiro che porta sotto il grande tetto è spaziale.
Alberto Benassi
Narrano leggende su quel tiro, ora addomesticato da protezioni più generose che in passato.
Sandro
Passi falsi
Calzà - VII/Ao o VIII (240 m.)
Altra grande via, percorsa purtroppo al
traino. Roccia
davvero
"super", con solo qualche appiglio bricolato sul traverso di 7a.
Tempo fa Sandro Zizioli aveva detto a Ginetto Maffezzoni: "Vai a fare 'Sotto Vuoto'... Il primo tiro è strano, ma dopo ti divertirai... Uno spettacolo!".
E si era messo a ridere.
Più meno nello stesso periodo Ralf Steinhilber, che aveva ripetuto la via con Ivan Maghella, mi aveva detto: "Vai a farla... Vai a farla... E' una bella via... Merita!".
E si era messo a ridere.
Così domenica mattina Davide Bertoli, Ginetto e il sottoscritto, in occasione del sesto penitenziagite post-pasquale 2008, volendoci fare quattro sghignazzate in compagnia, saliamo all'attacco dell'itinerario, alla base di uno dei punti più strapiombanti della parete SE del Colodri, e attacchiamo.
Sul primo tiro non rido molto, causa un passaggino secco proprio lì, all'inizio.
Ma poi non lo trovo proprio male.
E penso: "Il più è fatto".
Sì, buonanotte...
Salgo L2 quasi tutta in libera, ma tra un equilibrismo e l'altro al limite del volo [in strapiombo!] per l'umido sul fondo delle fessure; e sul chiave mi imparpaglio: invece di salire a dx come dovrei, mi tengo a sx puntando al fix di protezione, per essere costretto a tornare poi a dx e superare il pass. in artif. causa braccia del tutto sderenate.
Comunque meno di me ridono Ginetto - che è costretto a farsi in artificiale quasi tutto il tiro [dove riesce: il 6c è comunque obbligato] - e Davide, anche a lui in aperto litigio con la viscida fessura di fondo.
Così, tra risate varie, passano L3, L4 e L5, quest'ultima con sorpresina finale: fessura ad incastro balordo per uscire dalla sezione strapiombante del tiro che, se costringe al 6c obbligato il "primo", forza ad analogo, epico sforzo anche il secondo "secondo" [il primo "secondo" - beato lui - più superare il passaggio in tirolese], se questi - il secondo "secondo", intendo - vuole evitare un bel pendolo oltre lo spigolo che delimita a sinistra la rampa d'uscita.
Concludiamo la via e il penitenziagite ridendo.
E' stato proprio divertente...
Scherzo, ovvio.
La via è bella, ben protetta e su roccia massoniana...
Rido.
Bella via su roccia ottima. E' possibile integrare con un Camalot 0.5 [L2] e un Camalot 2 [per l'uscita in rampa su L5]. Relazione visuale qui
L1 - Diedro. Un passo secco all'inizio. Poi continuità (30 m. - VII+).
L2 - Diedro, molto atletico nel tratto iniziale. Il chiave è verso la fine. Tenersi a dx. Sosta a sx in comoda nicchia (30 m. - VIII-/Ao).
L3 - A dx e diritti per bel diedro, nella sezione centrale su canne (20 m. - VII)
L4 - Diedro rampa, poi diedro (30 m. - VII+, 1 p.).
L5 - A sx e diritti per diedro fin sotto un tetto. Se ne esce a dx. Poi si imbocca una rampa inclinata a sx con ingresso difficile. Per breve placca, fuori (35 m. - VII+/VIII-).
Bassi, Giacomelli - VI+/Ao o VII (300 m.)
- Nannuzzi,
Corticelli
- VII+/A1 (50 m.)
Purtroppo unto il tiro chiave di 6b. Io
erroneamente
percorsi
una variante a destra della via originale e fui costretto a numeri di
equilibrismo
per rientrare. Dopo il tetto dalle prese di burro, è molto
più
semplice proseguire diritti lungo l'evidente fessura con ciuffi d'erba.
Ebbi comunque modo di riscattare la mia imbranataggine quando Giovanni
Mostarda,
in uscita, mi convinse a proseguire diritto, lungo strapiombi
dall'aspetto
minaccioso, invece di consentirmi di percorrere le più
tranquille
fessure di sinistra. In breve mi ritrovai sulla variante dei Bolognesi,
appeso
a un chiodo che si fletteva sotto il mio dolce peso con la prospettiva
di
dovermi lanciare su un pilastrino aggettante impegnativo (VII+?) senza
possibilità
di errore. Fu un momento molto intenso.
Percorsa in solitaria autoassicurato. Mi
sarebbe anche
venuta
in libera, se non fosse stato per gli inceppamenti di corda che
più
volte mi costrinsero a fermarmi ai chiodi per scendere a sbrogliare o a
sbloccare
la corda. Molto bella, anche se unta, con qualche tratto in fessura che
sarebbe
più rilassante se protetto con friend grandi (le misure
maggiori
della
Camalot, per chi può permettersele). In caso contrario, pelo
e...
pedalare.
Uscii non per l'ormai tradizionale var. Ferrari - Dal Ponte, ma per la
linea
originale, ingannato dalla relazione di Filippi e nel timore di finire
sulla
temibile var. Giordani. La var. Ferrari - Dal Ponte, dopo la penultima
sosta
(grande anello), prosegue (presumo) lungo la prosecuzione della rampa
dalla
quale si proviene (che in alto evolve in fessura), per fare sosta
proprio
sotto il tetto (e non al suo margine sinistro, come sembrerebbe
indicare
la relazione di Filippi). Se si sceglie l'uscita originale: sosta su
albero,
traverso su placca a sinistra e strapiombino con passo violento, ben
chiodato
anche se unto.
Bella via che, anch'essa, fa soffrire per
l'untume,
specie
in corrispondenza del tetto del 2° tiro. Non è
facile
individuare
la linea al penultimo tiro. Le indicazioni di Filippi sono tuttavia
precise.
Che dire?
Via magnifica su roccia ottima, anche se molto consumata nel primo
tratto.
La gradazione ufficiale della prima parte non è coerente
con quella della seconda. Nella relazione che segue
uniformo i gradi di "Zanzara" a "Labbradoro" (in modo forse generoso a
motivo dello mio scarso stato di forma attuale). Il 6c a vista non
è obbligatorio ma raccomandabile, se ci si vuole godere la
via.
Attacco - Nei pressi di una placca sulla verticale
del gran diedro
rosso-bruno che taglia da sx a dx il Pilastro Zanzara.
L1 - Salire la placca e proseguire sul fondo del diedro fino a una
sosta (20 m. - VI).
L2 - A dx si sale un diedrino secondario per rientrare al suo termine
verso sx sul fondo del diedro principale e prendere un sistema di rampe
per le mani che taglia da dx a sx il muro rosso a sx del diedro. 1 p.
impegnativo verso la sosta. Scaldarsi bene le dita prima di partire. 1
p. Ao per me causa dita cotte... (30 m. - VII/Ao o VII+).
L3 - In lieve obliquo a sx fin sotto uno strapiombo. Superatolo, ancora
in obliquo a sx per fessura delicata. Singoli passi in libera (30 m. -
VIII).
L4 - In obliquo a dx con diversi passaggi tecnici. In libera a
spizzichi e bocconi per me, pulito per Ralf (35 m. - VII+/VIII-).
L5 - In lieve obliquo a sx per placca iper-tecnica fino a un muro
strapiombante rosso. Appena possibile in breve traverso a sx, diritti e
di nuovo in breve traverso a sx. 1 resting per entrambi (30 m. - VIII-).
L6 - Diritti per vaga fessura e per il successivo muro tecnico grigio.
1 moschettonaggio con fix maldisposto. Sosta su muretto a dx della
grande rampa della "Barbara". Gradazione originale
sconcertante (6a-VI+?): 3 resting per me (35 m. - VII).
L7 - Tiro di raccordo: a sx sul fondo del diedro-rampa puntando a una
cengia a sx di un evidente pilastrino (25 m. - IV+).
L8 - Sopra la sosta per muretto untissimo; poi si supera un altro
muretto puntando a un poco rilevato strapiombino con ristabilimento
"rebus". Molto unto il pass. di uscita dalla pancia. Ancora qualche m.
di arrampicata su muro più facile fino alla sosta su cengia
(30 m. - VI+/Ao o VII+).
L9 - Si supera un tettino sopra la sosta e si prosegue per il
soprastante diedrino cui fa seguito un'impegnativo muro tecnico
verticale (25 m. - VII).
L10 - Bella placca tecnica prima in obliquo a sx, poi diritti, poi
ancora in obliquo e in traverso a dx usando nell'ultimo tratto il
costolone superiore della grande lama che costituisce il tratto mediano
di "Labbradoro". Usato 1 nut medio-piccolo (non necessario). Far
ballare gli occhi: c'è tutto (35 m. - VII-).
L11 - Si supera uno strapiombo sopra la sosta e si prosegue per
magnifica
placca tecnica prima in obliquo a sx, poi diritti e a dx quindi di
nuovo in obliquo a sx. Due pass. secchi in corrispondenza di due
verticalizzazioni della parete (35 m. - VII).
L12 - A dx della sosta per muretto strapiombante e successivo diedrino.
Poss. sosta. Quindi con diverse possibilità a un'ultima
fessura sotto il breve saltino terminale della parete (1 fix) (40 m. -
VI+) (rel. 7 maggio 2007).
"Il 6c a vista non è obbligatorio ma raccomandabile, se ci si vuole godere la via." "L3,Singoli passi in libera (30 m. - VIII)."
Da primo la cosa non credo sia possibile: probabilmente se si fa il tiro da secondo, ne esce una valutazione come la tua.
GiorgioB
Ciao GiorgioB.
Interpreto il tuo commento nel senso che, da primo, su Zanzara è necessario più del 6c obbligatorio per passare.
Può essere.
A me non era sembrato: avevo ripetuto L3 con qualche resting, ma con fluidità, muovendomi molto meglio che su L2 e su L5.
Ma, come scrivevo in home page qualche tempo fa, i gradi sono un mistero. Penso che rinuncerò del tutto a tentare di risolverlo. Anche le gradazioni proposte su questo sito sono solo indicative e da prendere poco sul serio...
Grazie, comunque, per il tuo commento!
Sandro
Katia Monte
Stenghel, Monte - VI+/Ao (400 m.)
Itinerario lungo e complesso che
attraversa tutta la
parete.
Molto viscido il muretto dato di VII da Bassi. I muri gialli prima
delle
fessure terminali richiedono attenzione (blocchetti instabili). Bella
la
sezione conclusiva.
Ripetuta ormai qualche anno fa, mentre sulla spianata sottostante il
Colodri
i top climber si sfidavano nel tradizionale Rock Master. Era curioso
arrampicare
su questa via di impostazione alpinistica, con l'accompagnamento sonoro
di
uno speaker che, più in basso, incitava i concorrenti a
tirare
prese
di plastica.
Ripetuta l'anno scorso, con Giuseppe e Andrea detto Nastro. Via molto logica. Del resto non poteva che essere così, visto che è di Stenghel. Molto bella l'ultima parte.
Alberto Benassi
Le risposte di ddt
Concordo.
Sandro
Barbara
Ischia, Ischia - VI (300 m.)
Percorsa in una torrida giornata d'estate.
ll sudore
rendeva
ancora più scivolose le già untuose fessure della
parte
alta.
Per fortuna percorremmo quei tiri all'ombra. Ci eravamo alzati tardi,
quella
mattina.
"Makita" è una marca di
trapani, mi spiegava
Ginetto.
Via dall'impegno progressivamente decrescente ripetuta in una fredda
mattina d'inverno, ma con il conforto primaverile di un sole caldo e
luminoso.
La qualità della roccia peggiora man mano che si sale. Attacco - Circa 50 m. a sx di "L'Ape Maia", salendo
un avancorpo
verso
dx (N) per traccia segnalata da ometto.
L1 - Tiro chiave. Breve colatoio con alcuni passi tecnici e delicati,
poi netta fessura verticale, corto strapiombo e ancora fessura che
taglia verso dx una placca inclinata. Il crux è costituito
dal
chiudersi della fessura. 4 movimenti molto delicati che mi sono
riusciti solo dopo essermi fermato a riposare: attenzione ai
piedi! Poi a
dx alla sosta (35 m. - VII+/VIII- da confermare).
L2 - Per fessura sopra la sosta, poi si piega a sx per cengia, si
supera uno strapiombino e si rientra nella fessura, con tratti
friabili,
fino alla sosta. Qualche presa migliorata. Occhio a quello che si tira
(35 m. - VII).
L3 - Per rampa di rocce rotte alla sosta sotto strapiombi (25 m. - V).
L4 - A dx, sotto un tettino. Lo si supera utilizzando grandi prese
(prendere bene la mira!) per traversare poi ancora a dx grazie a lame
di brutto aspetto. Appena possibile, salire diritti per breve tratto
strapiombante a buone prese e poi a dx per una lama e la successiva
quinta rocciosa, fino alla sosta su terrazzo inclinato. Libro di via
(30 m. - VI+).
L5 - A dx per la cengia fino a una sosta (10 m. - II). Meglio fermarsi.
Io, non prevedendo la lunghezza del tiro, proseguo per il soprastante
breve muro tecnico (1 presa migliorata) e per la successiva parete
alberata a blocchi fino all'uscita (65 m. da S4 - 55 da S5 - VI)
Mairösl, Schnitzer, Fischer, Huber - VIII- (190 m.)
Non cesseremo
di esplorare...
T. S. Eliot
Quattro quartetti
Uno
Sabato.
Valle dei Mulini, settore "Parete Rossa".
Sono appeso al penultimo fix di "Ocio al Plock", 6c sulla carta, per me indecifrabile [scoprirò poi che, sulla parte terminale dello strapiombo, bisogna stare a sx, molto a sx]. Mi sta facendo sicura Stefano.
Sento un motore salire sul sentiero.
Il motore si spegne. E, con la coda nell'occhio, vedo un tipo scendere, avvicinarsi a Stefano e mettersi a parlare con lui.
Raggiunta la catena e toccata terra, conoscerò Gianni Tomasoni, autore, oltre che di alcuni tiri nella falesia e di svariati siti di arrampicata in valle, anche di numerose vie qua e là, in Presolana e in Adamello.
Ci racconta di nuove aperture alle Torri del Miller.
Me lo segno mentalmente per l'anno prossimo.
Due
Appena fuori dal supermercato nel quale sto entrando per procurarmi la cena, mi chiama Giovanni.
"Su 'adamellothehumantouch' ho letto di nuove vie in Val Miller. Andiamo, domani?", dice.
Ho solo intravisto le previsioni per domenica. Ma già mi immagino la levataccia mattutina, le tre ore di avvicinamento, le quattro di via in mezzo alle nebbie...
E poi, sull'ultimo tiro o mentre ci caliamo, la temperatura si abbassa di colpo e inizia a nevicare.
Rientro - due ore e mezza - nel bel mezzo di una piccola tormenta autunnale d'alta quota.
Naahh...
Che Giovanni abbia ancora karma da scontare?
"Valle del Sarca?", gli propongo in risposta. "Verso le 14.00 danno acqua..."
Tre
Le opzioni sono due: "Athene" o "Via attraverso il Viso", alla parete di San Paolo Sud.
Dovrebbero garantire un minimo di ingaggio a Giovanni, a me almeno un richiamino di resistenza e a entrambi la possibilità di essere fuori prima delle eventuali piogge.
Io preferirei la "Via attraverso il Viso", per l'assonanza di nome con l'avventurosa linea salita due settimane fa e perché più sostenuta e, dicono, più "psichica" [qualche passo lungo tra una protezione e l'altra].
Ci mettiamo d'accordo per sentirci domani mattina e vedere che tempo fa.
Altrimenti falesia.
Quattro
Alle 7:00 il tempo è splendido.
Partiamo.
Su "Athene" c'è la coda.
"Attraverso il Viso", invece, è libera.
La via scorre placida in quattro ore, bella, varia e protetta in modo da richiedere ai salitori un solido "VI dolomitico standard" lontano dalle protezioni, ma niente più.
Da falesia la variante di VIII- su L6, un muro concrezionato a canne che, in un paio di punti, esige i muscoli reattivi che, dopo due ore e mezza di placche, non ho [non a caso accondiscendo a due riposini a passaggio].
Siamo sul sentiero di discesa alle 13:30, alle 15:30 a casa, poi gelatino, giretto in centro, visita in libreria per vedere se ci sono novità interessanti, pizza.
Ahi ahi ahi!
Qui si mette male: mi sa che sto proprio diventando un [ex] alpinista edonista!
***
Il nome deriva dal fatto che l'itinerario attraversa una zona di parete che, vista da lontano, può apparire come il volto di una persona.
Usata 1 serie di friend [misure BD da 0.3 a 3, giallo non necessario].
Riporto solo alcune integrazioni alla precisa rel. visuale degli apritori, consultabile qui: http://archiv.alpenverein.it/hg/Weg%20durch%20das%20Gesicht.pdf.
L1 - Tiro serpeggiante: a dx al secondo fix, poi a sx, di nuovo a dx per fessura sotto strapiombino, quindi a sx per muro a buchi e a dx a una cengia. La sosta è 4-5 m. sopra la cengia (30 m. - VI-).
L2 - Prima sequenza in placca con chiodatura lunga [forse è possibile integrare stando a dx]; singolo d'uscita delicato (35 m. - VII-).
(35 m. - VII).
L3 - Fessura obliqua: il pass. più duro è la breve placca al primo fix (25 m. - VI/VI+).
L4 - Traverso tecnico su placca a prese nascoste; al termine della placca, quando le diff. si abbassano, non continuare a traversare, ma salire in lieve obliquo a dx per fessura (30 m. - VII-).
L5 - Muretto sopra la sosta, fessura in obliquo a dx, vago diedro inclinato a sx [1 pass. da superare stando molto a sx, per difficoltà di VI-, altrimenti molto più difficile]. Se si vuole fare "Il Viso", fare sosta a dx (40 m. - VII-/VII).
L6 - Muretto concrezionato, primo bel strapiombino a canne, secondo strapiombino a canne. Il tiro è di facile intuizione, ma ma 2 o 3 movimenti secchi. Sosta scomoda alla fine del muro. Meglio fare sosta su alberi 4-5 m. dopo. Congrui riposi per me sul primo e sul terzo pass. duro (25 m. - VIII-).
L7 - Placca a fessure orizzontali [fr], tetto atletico a ottime prese, diedrino da cui si esce a sx (25 m. - VII+).
L5 - Muretto terminale (10 m. - V+) [rel. 14 settembre 2009].
Mercoledì 23 dicembre 2008.
Oggi mi sono fatto un regalo di Natale.
Solitaria autoassicurata su "La Via dei Sette Muri", San Paolo, Arco.
Itinerario facile, su bella roccia e ben protetto a fix.
La giornata è stratosferica.
Sì, ho uno strano modo di farmi regali, lo so.
E me ne sto rendendo conto ora, su L10, a un tiro dalla fine.
Lo stomaco brontola [e non ho con me niente da mangiare].
La gola è arsa [idem con il bere: e chi si aspettava temperature simili, a dicembre?]
E i piedi, lessi nelle scarpette dopo ore di spinte su appoggi e svasi, protestano, tenuti a bada a fatica dal motoneurone téutone.
"Tu, piede sinistro, tacere. Und andare avanti ad arrampicare, ancora e ancora".
Arrivo in sosta, fisso la corda e mi calo a recuperare il materiale.
Grill, per salire questi ultimi 20 m. di parete, ha pensato bene, tanto per cambiare, di tracciare ancora in traverso.
L10 piega a sx di 8 m.
E L11, a occhio, di una quindicina.
Circa 40 m. di sviluppo per farne 20.
"Ach zu!", fa il motoneurone tèutone, rincarando la dose.
"Quello che non uccide, rafforza".
"Ma andate a cagare, tu e Friedrich Nietzsche!".
Tace e si rimette a fare il suo mestiere in silenzio, come sa.
Parto per L11.
Commetto l'errore di pensare:" Bello 'sto tiro. Sembra uno dei 6c di 'Andre I Colo'".
E, dopo pochi movimenti, mi ritrovo in piena placca, in precario equilibrio su prese piccole, da 6c.
La seconda protezione del tiro, un cordino in clessidra, è più bassa, a sx.
"Ci sono caduto come un pollo. Com'è quella? Il mondo si adegua a se stesso?", mi dico.
"Meglio che mi dia una regolata".
Strizzo forte con le dita sulle goccette che ho sotto i polpastrelli e ridiscendo allo spit.
Passo chiave della via.
Per me.
E traverso più in basso, in orizzontale: 6a+.
Ma non doveva essere massimo un VI?
Al secondo giro sul tiro trovo una sequenza di movimenti molto più facile.
"Fingere che il mondo sia difficile rende il mondo difficile", recita l'I-climb n° 17.
Ricordatene.
Per quanto con i piedi mormoranti giaculatorie, mi godo gli ultimi passaggi sulla via ed esco dalla parete.
La Valle, in basso, è avvolta in una luce irreale.
Buon natale, ddt...
E buon natale a tutti i visitatori e le visitatrici del sito...
***
V - E a me, gli auguri, non li fai? D - Buon natale, vento... V - Così, senza nemmeno una rimostranza? D - Sai... A natale sono tutti più buoni... Anch'io...
Ride.
V - Non ti credo. D - Ho visto la luce...
Ride ancora.
V - Sìssì... Va bene... Mettiamola così... Senti, allora, visto che sei buono, mi faresti un favore? D - Dimmi... V - Posso approfittare del tuo sito per fare anch'io gli auguri? D - Prego... V - Buone feste a tutti... E un felice 2009. D - Sei sincero? V - Sono sincero. D - Giuri? V - Giuro... D - Va bene... Voglio crederti. V - Grazie... Molto gentile. D - Non c'è di che...
Ride.
Via interessante, su roccia perlopiù buona.
Poco adatta alle solitarie per la presenza di continui traversi.
Riporto solo alcune integrazioni tiro per tiro alla precisa relazione visuale di Grill, consultabile qui: http://www.arrampicata-arco.com/via-sette-muri.html.
Peccato per alcune prese scavate...
L1 - Facile diedro, traverso a sx, muretto. (25 m. - IV).
L2 - Muretto obliquo a dx, poi cengia a sx fino alla base di un bel diedro evidente (25 m. - VI+).
L3 - Nel diedro. Al suo termine a sx. Utile qualche friend (20 m. - VI).
L4 - Placca in obliquo a dx, poi traverso a sx fino a una sosta, alla base di un diedro a falce da sx a dx (20 m. - V+).
L5 - Per il diedro e per la seguente fessura in obliquo a dx. POi diritti e a sx a una cengia con alberi (25 m. - VI)
L6 - Più o meno diritti per placca articolata, aggirando alcuni strapiombi. Tratti di roccia delicata (50 m. - V+)
L7 - Superare una linea di pilastri sovrapposti più o meno sul filo dello spigolo (40 m. - VI)
L8 - In traverso a sx per cengia attrezzata (20 m. - facile)
L9 - In obliquo a sx prima per parete strapiombante [prese poco solide] e poi per placca e diedro appoggiato. Al suo termine in lieve obliquo a dx per bosco (30 m. - VI-)
L10 - Muro appena strapiombante, 1 p. atletico, poi in traverso a sx per bella placca verticale (20 m. - VII-)
L11 - In obliquo e in traverso a sx per bella placca esposta [scegliere con attenzione la linea più facile]. A uno spigolo diritti fino al pinnacolo terminale
(20 m. - VI/VI+) [rel. 25 dicembre 2008].
Via come la precedente.
Alcune prese scavate sui tiri.
Ecco le solite integrazioni tiro per tiro alla precisa relazione visuale di Grill, consultabile qui: http://www.arrampicata-arco.com/via-in-memoria-ugo-ischia.html.
Usati
1 fr 2 Ande e 1 fr rosso piccolo dmm.
Gradi natalizi.
L1 - Diedro con impegnativo pass. di ingresso, poi in obliquo a sx aggirando uno strapiombo e per muro articolato (30 m. - VI).
L2 - In obliquo e in traverso a sx, poi diritti e in obliquo a dx. Sequenza centrale facilitata da vasconi scavati (25 m. - VI-).
L3 - A dx a una fessura, poi diritti e in lieve obliquo a sx per bella placca (25 m. - V+).
L4 - Muretto sopra la sosta, poi rocce rotte tra la vegetazione, in lieve obliquo a sx fino a una lama strapiombante orientata da sx a dx; per essa e per la placca seguente alla sosta (50 m. - VI+).
L5 - Placca e muretto; quest'ultimo con pass. chiave aggirabile (25 m. - VI+)
L6 - Muro sopra la sosta; poi in traverso a dx sotto strapiombi; a un fix con cordone in obliquo a dx raggiungendo un largo e corto diedro fessurato che si sale fino in sosta. Roccia delicata (25 m. - V)
L7 - Sempre su roccia delicata, aggirare a sx uno strapiombo, salire diritti fin sotto uno strapiombino [poss. integrare le protezioni esistenti con 1 fr dmm rosso piccolo]; questo si supera in traverso a sx; quindi a dx per placca e diritti alla sosta (30 m. - VI)
L8 - Muro rotto sopra la sosta; uno scudo di rocce friabili si aggira a sx (25 m. - V)
L9 - Aggirare a sx la policroma paretona strapiombante sopra la sosta, per placca appoggiata portarsi sotto uno strapiombino, superarlo e uscire dalla parete (25 m. - V/V+) [rel. 31 dicembre 2008].
Troppa luce.
Alzo lo sguardo verso la parete, ma subito lo abbasso: non riesco a reggere la visione dell'articolato muro rossastro nemmeno per due secondi.
"Hai fatto l'operazione agli occhi", commenta Davide. "Dovresti comprarti un buon paio di occhiali da sole per giornate come oggi".
"Ragione...".
E penso agli occhiali lasciati a casa...
"Senti, ma...
Ti andrebbe di fare un'altra via?", gli chiedo.
Prevedendo traffico, siamo partiti presto.
E, dato che, alla prima via lunga assieme, a "Fort Apache" [Croz dei Pin] Davide ha preferito la più breve e ben più facile "Roberto" [un paio di tiri intorno al 6c, il resto massimo 6b], all'una e mezza siamo già giù a bere birra annacquata [in qualche modo dobbiamo pagare il parcheggio scroccato al ristorante proprio sotto l'attacco degli itinerari, no?] e a guardare l'abbacinante parete di San Paolo punteggiata di cordate.
Un'altra via ci starebbe bene: altri 200 m. massimo.
Giusto per farsi il fondo, non per altro.
"No, devo tornare a casa presto", chiude Davide. "Sai, il cane..."
Pazienza: andrò a farmi un giro in città.
Magari mi resta un po' di margine per tentare un tiro duro domani.
"Andiamo?"
Ci lasciamo alle spalle una Valle del Sarca inondata da un sole trionfante e torniamo giù, alla bassura.
***
V - E poi? Com'è andata? D - "La Piramide" pulita al secondo giro e un resting su "Il Genio", sempre al secondo. Ma era il settimo tiro della giornata. V - Tutte scuse! Niente "ma"! D - MA... VA'... A QUEL PAESE! V - Quale? D - Quello! V - Quello quello? D - Sì! Quello nero, buio e maleodorante! Hai presente?
Ride.
***
Aveva ragione Ginetto, che abbiamo incontrato alla pasticceria dove di solito ci fermiamo per la colazione: l'unico tratto interessante è L8.
Beh, anche L1 ha il suo perché...
Ma poi la via si addentra lungo diedri e spigoli vegetati tra boschetti sospesi.
Due brevi tratti boulderosi difficili. Per il resto normale amministrazione con chiodatura quasi da falesia.
Occhio ai blocchi sospesi su L6 e di L8.
La relazione visuale di Grill è consultabile a questo link: http://www.arrampicata-arco.com/via-roberto.html.
PS - GBF, in merito alla relazione della via "Roberto", mi scrive: "Il cartello "Pericolo, caduta massi" [su L6] dice il vero. In ottobre, mentre ero in sosta, un sasso ha deciso di non smentirlo e mi ha fracassato il piede dx. Cosi ho visitato anche l'ospedale di Arco, l'ultimo posto che in 25 anni di frequentazione mi rimaneva da visitare." Respondeo: Ai futuri r
ipetitori: "Uomo avvisato, mezzo salvato".
L1 - Placca, diedro e fessura inclinata a dx. 2 scavi (25 m. - VII-).
L2 - Per pochi m. a dx, poi breve fessura verticale, traverso a sx in placca e obliquo, sempre a sx (20 m. - VII-).
L3 - Placca, in obliquo a sx oltre uno spigolo e diritti per diedro-camino vegetato (40 m. - VI+).
L4 - Prendere la diramazione di sx del diedro e proseguire per rocce articolate fino alla scomoda sosta (25 m. - VI).
L5 - Strapiombino e placca a dx della sosta, poi muro appena strapiombante con singolo bouderoso e di difficile lettura in entrata. Quindi resistenza di dita. 2 resting (20 m. - VII+/VIII-).
L6 - Spigolo, cartello di "Pericolo, caduta massi" e in obliquo a sx per rocce smosse fin sotto un pronunciato strapiombo che richiede 3 movimenti violenti [3 di numero] per essere superato (30 m. - VII+).
L7 - A zig-zag per placche tra boschetti sospesi (35 m. - V)
L8 - Rampa obliqua a dx fin sotto uno strapiombo; poi ancora a dx, entrando in una fessura-camino di roccia non proprio impeccabile, per la quale si esce dalla parete (30 m. - VI+/VII-) [rel. 26 aprile 2009].
Piacevole e bella via, non sostenuta, ma
dalle
difficoltà continue per il suo grado (intorno al V/V+). Ha
una
linea classica (un continuo sistema di diedri e fessure che attraversa
la parete da cima a fondo), ma una chiodatura postmoderna. Tratti
friabili e qualche blocco instabile sul 4° e sul 6°
tiro. Molto
bello il 5°. L'ideale per ricominciare ad arrampicare dopo la
pausa
natalizia (o qualunque altro tipo di pausa).
Elegante via su roccia per lo
più ottima
(com'era ad Arco
temporibus illis), con un paio di lunghezze
caratterizzate da
singoli
boulderosi e di non facile intuizione.
PS3 - Pietro, a proposito di L4 di "Penelope", sempre alla parete di San Paolo, ad Arco, chiede: "Sul tiro duro (il quarto) ho faticato non poco: gli appoggi sono a sinistra e anche le prese discrete, ma queste ultime rivolte a destra; insomma è impossibile mettersi in laterale e moschettonare con la mano destra; poco sotto lo spit una incisione svasata, secondo me non usabile; come si fa il passaggio decentemente? Grazie." Respondeo:
Bella domanda...
Ah, saperlo...
La mia proverbiale memoria sulle caratteristiche di questo o quel tiro ha smesso di essere proverbiale un bel po' di tempo fa, non mi ricordo nemmeno più quando... Ora sono affetto da proverbiale smemoratezza.
Mi spiace, non so proprio aiutarti.
1° tiro - Bel diedro-fessura ambientale, con pareti appena
viscide
per licheni.
2° tiro - Continuazione contorsionistica del diedro.
3° tiro - Placca e diedro appoggiato, di raccordo.
4° tiro - Bel muro atletico fino a metà, poi 4
movimenti da
capire (moschettonaggio difficile se ci si vuole proteggere prima del
passo) e, per finire, fessura e piccolo camino. Indegna figura sul
chiave (3-4 resting prima di passare). Ma c'è il trucco...
5° tiro - Placca di raccordo.
6° tiro - Blocchi mobili nella prima parte, un singolo da
capire
(più soluzioni possibili) e poi ancora blocchi. Attenzione!
Ce ne sono di più interessanti.
Ma non è
neanche da
buttare via.
Di impostazione alpinistica.
1° tiro - Placca con tratti scivolosi, poi traverso su tacche
(una
migliorata con resina, a firma Galvagni) e ancora diritti. Detriti
verso la fine della lunghezza.
2° tiro - Traverso a sx ad aggirare uno spigolo friabile,
fessura
verticale - rotta all'inizio - e poi rampa a dx, di non facile
impostazione. Commento del teutonico: "Mi ricorda un tratto della Gogna
in Marmolada, in alto: stessa roccia, passaggi analoghi, ma lo davano
VI-". Se volete verificare di persona...
3° tiro - Traverso a dx (possibili blocchi instabili per i
piedi),
poi diedro. La sosta (difficile a vedersi) è sulla cengia
spiovente a sx: spit alti.
4° tiro - Si continua lungo il diedro, con arrampicata
magnifica.
Lo fu meno per Ralf Steinhilber che, saltata la sosta, dovette spararsi
la lunghezza con la corda che lo tirava giù per l'attrito e
i
rinvii contati. Visse momenti intensi. Regolarsi di conseguenza...
5° tiro - Inizio delicato: traverso a dx su placca e poi
diritti.
Evitare di prendere la bella lama sopra la sosta. Filippi e Galvagni
commentano: "E' staccata".
Non so se lo sia. Io l'ho tirata. Ma, dato
il volume, meglio non
fidarsi. Poi bosco.
6° tiro - Diedro, traverso a sx su fessura a tratti sfuggente,
un
singolo per salire diritti. Poi bello spigolo su roccia compatta fino
in cima. L5 e L6 possibili in un tiro solo.
I gradi potrebbero apparire tirati.
D'altra parte, viste le salite di quest'estate, ho preferito mantenere
per quanto possibile una certa coerenza nelle gradazioni degli
itinerari percorsi in questo periodo per evitare spiacevoli sorprese a
eventuali ripetitori.
Ottima relazione visuale al sito della Scuola Graffer.
L1 - Per colatoio-fessura con tratti friabili ora al'interno, ora al
suo lato dx. Al su termine in obliquo a dx a una sosta (25 m.).
Possibile continuare con obliquo e traverso a dx, superando un muretto,
aggirando uno spigolo e traversando anche in discesa a una sosta presso
un pulpito sul margine dx di un diedro-canale (VI - 50 m.).
L2 - Breve fessura sopra la sosta, traverso a dx per cengia e poi per
rampa inclinata a dx fino a poss. sosta (25 m.). Diritti sopra la sosta
per placca sul margine dx di un diedro evolventesi in tetto. Sotto il
tetto in traverso a dx e, al suo termine, si supera diritti uno
strapiombino e il seguente muro rotto (2 cordoni in cl). Si prosegue
per qualche m. fino alla cengia boscosa dove si trovano sosta e libro
di via (VI- - 55 m.).
L3 - Si aggira a dx un avancorpo di blocchi, si sale una rampa-diedro
inclinata a dx e, non appena questa si esaurisce, si imbocca il
seguente diedro verticale alla sua sx con ingresso di non immediata
intuibilità. Per esso alla sosta (evitabile), a sx di un
boschetto sospeso (VI- - 30 m.).
L4 - Si supera un pass. faticoso a dx della sosta, si sale diritti e in
obliquo a sx per bella placca, si aggira a sx uno spigolo e si esce
dalla parete per la seguente, compatta placca con accennato toboga (V+
- 20 m.) (Rel. 28 ottobre 2006).
L1 - Placca [primo ch alto], diedro, fessura e a sx alla sosta (VI-). Poi ancora a sx, primo strapiombino, secondo strapiombino da aggirare a sx, breve rampa a dx e bella placca verso sx (VI- - 60 m.).
L2 - Traverso a sx; imboccare una rampa verso dx; al suo termine strapiombino e a sx fino a entrare in un breve camino che dà su muri rotti; possibile sosta su cengia; ancora diritti per facile spigolino, poi traverso a dx per muro in stile "comodini volanti" e sosta (60 m. - V+).
L3 - Obliquo a dx per rocce rotte, puntando all'evidente pinnacolo in cui la parete in quel tratto si esaurisce (30 m.- VI-) (Rel. 14 febbraio 2008).
Scalet, Cantieri - VII e A2 cliff fino a L3
(100 m. circa da noi ripetuti)
Attacco circa 30 m. a dx rispetto a Gengiz Khan [diedrino obliquo a sx - nome alla base]. Libera sostenuta e artif. faticosa nei primi 3 tiri, da noi ripetuti. Necessari cliff da buchi artificiali: su L2 max 2 buchi tra una protezione fissa e quella successiva, in genere buona. Guerza, che è salito fino in cima, racconta di tratti molto friabili e pericolosi nella parte alta. Fate vobis (rel. 14 marzo 2012).
Bazzanella, Filippi - VII+ e A3 cliff, ripetuta fino a S5
(150 m. circa)
Attacco circa 20 m. a dx della precedente [diedro]. Artif. impegnativa e su protezioni precarie e datate su L2. Libera tirata su L3, L4 e L5 [le ultime due belle, sostenute e continue]. Su L6 secondo noi sono necessari almeno 4 cliff tipo talon da lasciare come instabili protezioni sul tiro; altri 2 cliff necessari per la progressione del primo e almeno uno per la progressione del secondo [che può avanzare recuperando i cliff lasciati sul tiro] (rel. 14 marzo 2012).
L'oro, il denaro e i gioielli sono felicità illusorie,
Come pure perdere la fortuna è una tristezza illusoria.
Prendete rifugio nell'uomo che non possiede niente!
Una deliziosa compagna è una felicità illusoria,
E illusoria è la tristezza di vederla partire.
Prendete rifugio nell'uomo che non ha né famiglia né amici!
Incarnarsi in un corpo splendido è una felicità illusoria,
E lasciare poi questo corpo è una illusoria tristezza.
Prendete rifugio nel cuore della condizione umana!
Soddisfare le proprie ambizioni sociali è una felicità illusoria,
Vedere gli altri che soddisfano le loro è un'illusoria tristezza.
Prendete rifugio nell'uomo infinitamente generoso!
Raggiungere lo scopo della vita è una felicità illusoria,
Vedere corpo e mente separarsi alla morte è un'illusoria tristezza.
Prendete rifugio nello sforzo per la felicità eterna!
G. Chapu Il folle divino. Drukpa Kunley yogi tantrico tibetano del XVI secolo,
trad. it. A. Mengoni, Centro Nirvana, Roma
1. Pilastro Gabrielli - L4
Certi tiri sono da prendere così, con rassegnazione.
Alzi la testa, vedi metri e metri di fessura larga, sprotetta, di VI.
E sai che dovrai andare, centellinare le protezioni e ancora andare.
E allora si va.
Siamo sul Gabrielli come ripiego [per modo di dire].
Avevamo programmato "Zero Negativo", di poco più a dx [a Ralf è venuto il trip per l'artif.].
Ma la mattina, nel preparare lo zaino, avevo scoperto di aver perso il mio unico talon. E Filippi raccomanda la ripetizione della via con almeno 4 ganci da artificiale.
Quindi niente "Zero Negativo".
Per impiegare utilmente la giornata, abbiamo cacciato il naso sui primi tre tiri di "I Must Go On" [L1 - VI molto allegher e poco chiodato, in libbera; L2 - Muro artif. appena strampiombante a onde che lascio volentieri al socio; qualche p. A2 su cliff; L3 - Placca erbosa [con 1 ch nascosto] e diedro faticoso di impostazione in artif.] per concludere in bellezza con le magnifiche fessure del "Gabrielli", che a me manca ancora.
Ecco perché siamo qui.
Sì, devo andare.
Alzo la testa, faccio un respiro profondo e vado, con vuota, nirvanica rassegnazione.
Per L4 utili i fr rosso e giallo BD doppi per l'ultimo tratto di fessura-diedro oltre la sosta a pressione.
***
Che dire?
Via magnifica, la grande classica di Mandrea. I bei diedri della sezione centrale hanno roccia da verificare, anche se ripulita dalle ripetizioni. Grandiosa esposizione su L2 e L3. L4 faticosa; raddoppiare BD rosso e giallo per l'ultima parte del tiro.
Numerose le rell. in rete. Tra le prime capitatemi a tiro di google, segnalo sassbaloss, ilmonodito e onice.
Imprescindibile (rel. 14 marzo 2012).
Giordani, Stenghel - VII-/VII (140
m. l'arrampicata in cordata)
Frammenti di Penitenziagite - Giorno due.
S1 di "Fort Apache".
Davide manifesta i primi segni di un colpo di calore.
Io, a dire il vero, me ne starei anche bene lì, su quella parete calda e ventilata: mi ricorda le Pale Lucane.
E poi, da buon ddTerminator quale sono diventato [con larghi occhiali a specchio, dopo l'intervento di riduzione della miopia, secondo Stefano Dallera, sembravo un pochino al cyborg del film, occhi rossi compresi], ho già inserito il programma "Fort Apache" e sto procedendo incrollabile al suo compimento.
Voi non sapete la soddisfazione a dire, a via finita: "Sei TER-MI-NATA".
Quindi, all'idea di calare la breve doppia che ci riporterà a terra, mi piange il cuore.
Ma Davide si sta davvero liquefacendo.
Niente...
Giù!
Si cambia...
S5 di "Black Hole".
Questa mi mancava.
Ed era all'ombra, scura e inforrata, fedele al suo nome.
Davide, rinfrancato dal fresco, è davanti, su un tiro smarzo.
Rinviando, recupera corda e smuove alcune pietre.
Due di queste, ballonzolando di qua e di là giù per il diedro, aggirano il tronco d'albero al quale ho attrezzato sosta e mi cilindrano la clavicola destra.
E' il karma.
Due settimane fa è toccato a Dario, su pietre smosse dal sottoscritto.
E la settimana scorsa a Walter, sempre per causa mia.
Oggi è toccato a me: due pietre in un colpo solo.
La serie dei miei peccati arrampicatori dovrebbe essere stata per il momento cancellata.
Non vorrei toccasse a Davide, ora...
Forse dovrà farsi qualche penitenza espiatrice...
Meglio che lo avvisi.
Malsana dieta di ddTerminator, dopo penitenziagite ripetuti.
Pollo allo spiedo, kg 0,75 - Per recupero massa muscolare - TER-MI-NATO [employed time: 20'].
Anguria, parte 1, kg 1 - Per ripristino liquidi ed elettroliti - TER-MI-NATA [employed time: 20'].
Affogato al caffè, kg 0,5 - Per... hemm... aumento massa lipidica - TER-MI-NATO [employed time: 2h - Sì, ci ho messo un po'].
Caffè, senza affogato - kg 0,02 - Digestivo - TER-MI-NATO [employed time: 2'].
Pecorino toscano - kg 0,2 - A imitazione di Ralf, per recupero massa muscolare - TER-MI-NATO [employed time: 10'].
Anguria, parte 2, kg 1 - Per ripristino liquidi ed elettroliti - TER-MI-NATA [employed time: 20'].
Adesso soffro un po' il caldo.
Avrò mangiato troppo?
Commento:
Dieta...
Quello che hai descritto è un mio pasto (quasi) abituale.
Mi devo preoccupare?
Farfalla indigesta
Le risposte di ddt
Ora capisco l'"indigesta"...
Ah, beata gioventù...
Cividin...
Mandi.
ddt
Bella via.
Due soli nei:
1. Finisce subito;
2. La qualità della roccia peggiora man mano che si sale.
Rel. visuale a questo link del sito oltrelavetta: http://oltrelavetta.com/?q=node/77.
Attacco: Come per il pilastro Gabrielli,
salire un muro segnato a bolli rossi (un tratto a corde fisse ormai usurate e cavo d'acciaio
) e
il seguente sistema di rampe inclinato verso sx fino a un diedrino che
si supera con facile arrampicata (IV). Al suo termine a sx per cengia
fin sotto una fessura sulla verticale del margine sx di un tetto rosso.
Gradi "Valle del Sarca" standard [non sono molto in forma, in questo periodo].
L1 - Salire la fessura, breve traverso a sx in corrispondenza del tetto
e ancora diritti per fessura fino a una sosta con 2 spit sotto un
evidente diedro ad arco verso dx (40 m. - V+).
L2 - Breve traverso a sx. Ribattere il ch che si vede in fessura: è ballerino (10 m. - V+).
L3 - Sul fondo dell'evidente diedro, con bella arrampicata (25 m. - VI).
L4 - Sempre sul fondo del diedro, verso la fine strapiombante. Molti ch (15 m. - VII-/VII).
L5 - Traversare a sx 4 m. e risalire la nuova diramazione del diedro, con roccia da valutare. Ch poco visibile sulla sx dell'ultimo strapiombo. Poss. sosta all'albero soprastante [scomoda, ma ottimo punto per la ripresa di foto scenografiche]. A me le foto scenografiche non interessano; e vado a fare sosta 8 m. più sopra, a un altro albero sul fondo del diedro, ora appoggiato [il punto è però pericoloso per la possibilità di sassaiole smosse da chi è davanti su L6 (30 m. - V+).
L6 - Sempre sul fondo del diedro, ora friabile [occhio!], fino al suo termine (30 m. - V+).
Ora ci si può slegare per uscire a piedi dalla parete [in obliquo a sx per bosco, in traverso a dx sotto un ultimo salto della parete e diritti qualche m. per spigolo di blocchi all'apparenza solidi (II-III) [Rel. 3 agosto 2008].
Agli amanti dei diedri e delle fessure rosse della Valle del Sarca la via non può che risultare splendida!
Ennesimo capolavoro firmato Sten...
Purtroppo in versione "mini".
Federico Piazzon
Sì, buona intro alle fessure della Valle...
Sandro
Ombre
Rosse
Giordani, Manica, Manfrini - VII-/A0 (285
m.)
Levata alle 5.20 (dopo essere andato a letto all'1.00)
e attacco verso
le 8.30...
Giovanni, prima di partire, fa: "Dopo un'estate di relazioni a luci
rosse, concludere con 'Ombre Rosse' è il
massimo... E
poi piccante com'è..."
"Piccante" per Gio' significa "Con quel tantinello di brivido che
dà gusto alla vita".
E il termine si applica sia alle vie di arrampicata che, come
da vocabolario, ad altro.
Ma è probabile che la frase di Giovanni abbia anche
un magico potere evocativo, perché,
salito il tortuoso zoccolo e arrivati all'attacco della via,
incontriamo la tipa bionda con le zinne fuori in cui io mi ero
già imbattuto su "Olimpo" in Marmolada che ci chiede: "Voi
che cosa volete?".
E noi, all'unisono: "Ombre Rosse". Qui
io non vendo vino rosso. Solo birra. Se ne desiderate, trovate
l'ingresso del 'Mandrea Disco Pub'... Io non servo birra ai tavoli...
Beh, vado al lavoro... Fate i bravi... Trovate
l'ingresso...".
"Sì, il 'Mandrea Disco Pub'... Ci risiamo... Le
solite intrusioni
del mondo di là nel mondo di qua...", penso tra me e me.
Non facciamo neanche a tempo a risponderle che la ragazza, in libera
integrale, afferra la fessura del primo tiro e inizia ad arrampicare
elegante verso l'alto.
E ai piedi non ha pedule di arrampicata, ma scarpe con tacchi a spillo
che incastra con gran perizia nelle spaccature della roccia.
Noi, rintronati dall'incontro, cerchiamo di starle dietro sulla prima
lunghezza, sulla seconda, che dà la sveglia, e
sulla tortuosa terza.
Ma arrivamo a S3... e della bionda non troviamo traccia.
Troppo veloce...
Il tiro successivo tocca a me.
Giovanni mi passa il materiale.
Mentre lo fa, si lascia sfuggire i miei friend 2 e 3 Ande.
"Nooo... I friend...", grida.
Il suo "nooo" accompagna i friend mentre, con un'elegante
traiettoria a parabola, arrivano alla fine delle rocce e si perdono
nella selva alla base della parete.
Non so se è una scusa, ma il mio collega giura di aver
udito la voce di
Ermanno Salvaterra mormorare: "Butta via quei caxxo di friend" e di
aver sentito una forza misteriosa piegargli i polsi.
A quel punto i friend hanno preso il volo.
Ma che cosa diavolo succede, oggi?
Sesto tiro, una poco divertente e antipatica ravanata per rampe e
diedri alberati...
Giovanni è in sosta e mi recupera.
L'arsura si fa sentire (lo zero termico è a 3500 m.; non
è
il massimo arrampicare in Valle del Sarca con pieno sole sulla parete):
abbiamo i piedi gonfi e doloranti e la gola secca.
Il settimo tiro tocca a me.
Traverso a dx per rocce rotte e cengia alla base della fascia dei
"comodini volanti", ben nota agli amanti di Mandrea, e, non senza
qualche incertezza di percorso, trovo la sosta, la attrezzo e mi ci
appendo.
Una birra ci vorrebbe proprio...
Come se mi avesse letto nel pensiero, dietro di me passa la solita tipa
bionda con un vassoio e due birre. Noto che si destreggia con grande
equilibrio
tra i cespugli della stretta cengia.
"Sono per noi?", chiedo.
"Nein. Hermann mi ha detto che voi non avete
friend Camalot, ma ben più miseri
friend Ande. E poi non avete trovato l'ingresso del 'Mandrea
Disco
Pub'".
Fa ancora qualche passo in discesa e poi si infila in una nicchia
qualche m. più alla mia destra.
Recupero in fretta Gio' e gli chiedo di andare a vedere se nella
nicchia c'è qualche porta. O una botola, magari...
Lui scende, dà un occhio e...
Niente ingressi: solo roccia...
Sempre più straniti e assetati, non possiamo fare altro che
salire il bosco sospeso dell'l'ultimo tiro e uscire dalla parete.
E' l'una, l'ora del Grande Meriggio...
E delle allucinazioni...
Stiamo riavvolgendo le corde.
All'improvviso sentiamo spari, urla e gran strepito provenire dalla
valletta appena a ovest della cresta di Mandrea.
Da dietro una curva appare una scassatissima diligenza lanciata in
discesa a
massima velocità e inseguita da una banda di apache
mescalero a cavallo che le scaricano contro tutta la loro potenza di
fuoco.
Inseguiti e inseguitori passano a pochi metri da noi
ignorandoci e svaniscono in mezzo a una nuvola di polvere.
Gio' e io ci guardiamo negli occhi, ormai del tutto incapaci di
intendere e di
volere...
Già...
"Ombre Rosse", il non plus ultra per psichedelici affondi nel mondo di
là...
Idiozie a parte, la via si divide in tre sezioni: un avancorpo alberato
che ha qualche tenue somiglianza
con ben più terrificanti zoccoli vegetati, 5
bei tiri centrali e 3 lunghezze in stile
"Sarca-ravaning".
Da non ripetere in mattinata durante il periodo estivo.
PS1 - Se mai leggerà queste pagine, chiedo scusa a Ermanno
Salvaterra per averlo "inserito" nella storia senza chiedergli alcuna
autorizzazione. E' solo per farsi quattro risate... E comunque sono
d'accordo con lui: dobbiamo cambiare i nostri friend.
PS2 - E chiedo scusa anche alla tipa bionda con le zinne fuori (non sia
mai che la prossima volta, anziché chiedermi che cosa
voglio, mi
rompa una caraffa di birra in testa) e agli apache mescalero, come noto
molto suscettibili, per aver raccontato di loro.
Attacco: Come per la via prec.
I gradi attribuiti sono gradi "Giordani", più sostenuti di
quelli proposti nella rel. Filippi, in modo da poter essere
equiparati alle difficoltà che ho trovato sulla "Via della
Rinascita". Qualche
dubbio sullo sviluppo dei tiri (avevamo due mezze corde di lunghezza
molto differente).
L1 - [In comune con l'itin. prec.] Salire la fessura, breve traverso a sx in corrispondenza del tetto
e ancora diritti per fessura fino a una sosta con 2 spit sotto un
evidente diedro ad arco verso dx (40 m. - V).
L2 - Per il diedro ad arco, con arrampicata faticosa e tecnica. Molti
ch. Sosta a spit al suo termine. Il tiro è tagliato da una
recente fila di fix (35 m. - VI/VI+).
L3 - Salire a 1 ch giallo e a un ch con kevlar, traversare a dx a un
terzo ch, quindi scendere obliquando a dx fino a uno spit (?) con
moschettone; di qui scendere diritti e traversare a dx
appena possibile puntando a a una lama obliqua a dx che si sale fino
alla sosta. In artif. per
me fino al 3° ch; poi libera; con le protezioni in posto (e con
una buona dose di convinzione), il tiro è liberabile (35 m.
-
VI/Ao).
L4 - Diritti e in obliquo a sx per lama a sx di un evidente diedro; poi
rientrare a dx sul fondo del diedro; salire a moschettonare un ch con
fettuccia (trascurare il vecchio ch più alto sul fondo del
diedro) e traversare a dx per placca fino a una lama e alla seguente
cengia; sosta su albero (20 m. - VI).
L5 - Ritornare per cengia alla lama e salire diritti per la fessura in
cui questa evolve; al suo termine in obliquo a sx per bella placca
articolata fino a un cordone (occhio alla qualità
della roccia!); da questo diritti fin sul fondo del diedro che
costituisce la continuazione del diedro salito nella prima sezione di
L4; seguirlo quando questo piega a dx e proseguire in lieve obliquo
verso dx lungo un toboga alla sua dx; per questo alla sosta (2 ch) in
una
nicchia alla base di un diedro alberato (35 m. - VI+).
L6 - Salire il diedro puntando a una pianta alla sua sx; oltrepassare
la pianta verso sx e seguire una rampa ascendente verso sx fin sotto un
diedrino; salirlo, superare una nicchia con alberello e rientrare a dx
in un diedro che si segue fino a una cengia con alberi all'inizio della
zona dei "comodini volanti" (forse è possibile salire
diretti
nel diedro terminale senza aggirarne a sx il primo tratto friabile (VI-
- 45 m.).
L7 - In traverso verso dx prima per rocce instabili e poi, anche in
discesa, per cengia; sosta con 2 ch (III - 35 m.).
L8 - Tiro in comune con la "Via dell'Obliquo" e "Zero Negativo".
Diritti sopra la sosta, a dx e in obliquo a dx entrando nel bosco
sommitale; ancora in lieve obliquo a dx seguendo tracce; quindi in
obliquo a sx fino a una cengia sotto un ultimo salto (V/V+ - 50 m.).
A questo punto è possibile slegarsi, traversare a sx qualche
m. e per facili rocce salire in cresta (rel. 9 settembre 2007).
Giordani, Zenatti - VI (400 m. ca - ripetuta da S2)
2. Via dell'Obliquo - Dalle parti di S6
Adesso capisco perché molti ne parlano e pochi la ripetono, pur essendo una delle vie più facili di Mandrea.
Dopo 3 bei tiri in fessura, la via prende un vasto rampone obliquo verso sx, sporco, vegetato e con roccia sempre da verificare.
Roba per amanti di rumeghi lucani.
Non era questo il programma.
Il fatto è che anche oggi abbiamo toppato con il materiale: per "Zero Negativo" era poco.
Ralf se n'è rimasto una buona mezz'ora in meditazione, appeso a un cliff all'inizio del famigerato traverso di A4 a guardare sconsolato il chilometrico vuoto di protezioni tra l'unico fix del tiro [1 m. a dx sotto la sosta] e le due piastrine, lontane, 12 m. più in là.
Poi si è arreso all'evidenza.
Avremmo avuto bisogno di 4 cliff tipo talon da lasciare come precari ancoraggi nei buchi scavati e di un paio a testa per la progressione.
Altrimenti, a fare il tiro con solo 2 cliff a testa, in caso di pendolo, il misero fix a dx della sosta e la sosta stessa si sarebbero presi una bella botta.
Meglio non fare esperimenti di tenuta.
Così, dopo aver visto passare davanti ai nostri occhi L1 [fessurona mandreana da proteggere], L2 [muro appena strapiombante a onde su protezioni spesso precarie: frequenti i cordini da 3-4 mm di materiale e tenuta ignoti annodati attorno a spuntoncini e clessidrine, inframmezzati da 2, max 3 sequenze su cliff, A3], L3 [placca erbosa di un più che solido V+], L4 [obliquo a dx sotto un tetto; pendolo evitabile con duro pass. in libera, più preoccupante per il secondo - VII+] e L5 [obliquo analogo sotto la continuazione del tetto - VII sost.], ci siamo ritirati.
Da dove eravamo [L2 di Via dell'Obliquo], potevamo o calarci ancora e andare a riprendere - chennesò - "Black Hole" [ma io l'avevo già fatta; e DDT, si sa, non ripete] o proseguire per l'Obliquo.
Considerate le poche ore di luce ancora a nostra disposizione, abbiamo optato per la seconda.
Finora non abbiamo fatto altro che traversare.
Adesso per fortuna si sale.
Nella verzura, ma si sale.
Selvaggi boschi sarchigeni sospesi accolgono indifferenti il nostro passaggio fino a risputarci - ptui! - sull'altopiano.
***
Logica classicissima per questa via esplorativa che dapprima taglia da sx a dx la parete centrale di Mandrea per un bel sistema di fessure [gradi rel. Filippi generosi - max V-] e poi, girato un angolo, rientra verso sx lungo un'ampia rampa a tratti alberata [gradi rel. Filippi tirati - un tratto di VI]. A giudicare dal disegno sulla guida di Filippi, lungo la rampa - nella sez. centrale - la via saliva più sulla dx. Ora un ammasso di alberi abbattuti [frana?] costringe a salire più a sx. Soste chiodate o facili da attrezzare, necessaria NDA.
Ottima intro all'arrampicata arboristica ed erboristica sarchigena (rel. 14 marzo 2012).
Nuova via ad elevato grado di ingaggio di
Danilo
Bonaglia e Ivan Maghella. Itinerario per cuori impavidi (e non troppo
schizzinosi). Danilo la considera
una delle sue più belle realizzazioni, forse per lo stile di
apertura. Gli spit sono pochi, i chiodi molti, ma non tutti a prova di
bomba (nonostante il duo sia molto bravo a chiodare).
Ai ripetitori un giudizio più spassionato sulla via.
Questa è la relazione testuale.
1° tiro - Molto impegnativo. Primi metri su placca lichenosa.
Possibile la libera (ma anche la salita in opposizione tra parete e...
alberi). Al primo strapiombo uno spit lungo (utile un cliff Talon per
raggiungerlo). Poi alcuni metri in verticale con artificiale delicata
(tirare con cautela i chiodi, all'apparenza solidi). Poi è
di
nuovo possibile la libera (difficile un moschettonaggio, causa
chiodo infilato profondamente in un buco - utile kevlar). Traverso a
dx, strapiombino, fessura e uscita delicata (portare friend 3 e 4 Ande,
o, in alternativa, 1 cordino per proteggersi su tronchetto). Necessari
19-20 rinvii - (45 m.
6b+/A1).
2° tiro - Diritti in placca, poi a dx per bel muro a gocce
(moschettonaggio difficile, meglio stare alti e proteggersi dopo aver
fatto il passaggio),
ancora diritti fino a cengia con albero, per questa a dx e, rimontando
uno strapiombino, alla sosta - (25 m. - 6b).
3°tiro - A sx in un diedro di roccia friabile, diritti seguendo
le
protezioni, poi ancora diritti per canale friabile (utile 1 friend 1
Ande). Ci si può proteggere ad un albero a sx. Si poi
prosegue
verso dx: sosta evidente su lama oltre un albero abbattuto.
Attenzione!!! - (20 m - 6a+).
4° tiro - Stupendo muro bruno e rosso con roccia compatta, ma
da
ripulire. Dalla sosta a dx, poi a sx sfruttando una fessura che
evolve in cannellure (utile un friend 4 Ande),
traverso netto a
dx (1
p. Ao
per me, ma liberabile: c'è il trucco - 6c/6c+), diritti e a
sx
fino a entrare in un
ampio toboga con incredibili concrezioni fino alla
sosta
-
(35 m. - 6b+/Ao).
5° tiro - Traverso a dx su magnifica rampa a gocce, poi diritti
fino
alla sosta per toboga appena strapiombante con
prese molto
ruvide:
inquietanti alcune concrezioni che, innocue, si rompono tra le dita -
(40 m. - 7a, con 2 resting, da secondo).
6° tiro - Il colatoio diventa urfido e le concrezioni
traditrici.
In verticale per 4 spit, muovendosi con astuzia e tirando le prese con
delicatezza, poi uscita in placca
(blocchi instabili). La placca è compatta, ma con tratti
friabili (qualcuno è in grado di spiegarmi il paradosso
geologico?). Traverso a dx (utile un friend 2 o 3 Ande) e diritti.
Occhio a quello che si palpa! Dopo la cengia, si supera un tetto con
blocchi instabili. Si è entati nella fascia di roccia,
tipica di
Mandrea, detta dei "comodini volanti" - (25 m. - 6b+, per la
qualità della roccia).
7° tiro - A dx della sosta, poi diritti per rocce pericolose.
Le
protezioni non sembrano molto affidabili. Cautela e integrare. Per
errore Ginetto
Maffezzoni ha tolto una fettuccia che Ivan e Danilo avevano
lasciato alla seconda protezione. Si
arriva ad una nicchia sovrastata da strapiombino, protetto da 2 chiodi
al suo margine superiore. Per superare il
passaggio, il trucco è: cercare a dx! Di qui, facilmente, in
sosta - (30 m. - 6a+).
8° tiro - A sx usando per le mani una cengia con blocchi
instabili
(cautela). Proteggersi con friend anche micro. Dopo 6/7 m., salire
lungo un'evidente fessura (chiodo a 3 m. dalla cengia) ed uscire per lo
strapiombino di macigni in bilico. Occhio a quello che si tira!!!
Utile un friend 0,5 Ande o analogo per proteggere il primo
tratto
della fessura. Sosta su albero - (15 m. - 6a+).
Di qui facilmente a dx per bosco.
Via da sconsigliare ai cardiopatici.
La relazione e i commenti sul tuo sito ci avevano preoccupati; in realtà ci è parsa una bella via, sportiva, con un pizzico di suspance nell'ultimo tiro, dove un fix potrebbe evitare tragici epiloghi; complimenti per il sito, un punto di riferimento per chi scala in Valle del Sarca.
Giuseppe Babbi
Le risposte di ddt
Ciao Giuseppe. Grazie per i complimenti.
Ho riletto la relazione, trovandola in effetti scritta con toni enfatici ed esagerando sulle difficoltà [almeno su quelle psicologiche; su quelle tecniche, non mi esprimo: non mi ricordo proprio].
In questi mesi mi sto rendendo conto che, nello stendere le relazioni testuali, è meglio riportare info quanto più oggettive sull'itinerario, limitando al minimo i commenti riguardanti sensazioni ed emozioni personali, che potrebbero indurre eventuali lettori [e futuri ripetitori] a crearsi aspettative inadeguate sulle caratteristiche della via descritta.
E, per segnalare eventuali difficoltà tecniche o psicologiche, sarebbe meglio indicare solo qualità della roccia, grado obbligatorio, distanza, tipo e qualità delle protezioni nelle sezioni chiave.
Il resto rischia di confondere.
Ti ringrazio del fb che, spero, possa compensare le imparzialità valutative della mia emotiva relazione di "Oxygen".
Sandro
Commento inviato nel marzo 2009
Ciao.
Oggi ho ripetuto Oxygen e condivido il parere di Giuseppe.
Gran bella via, SEMIsportiva; nell'ultimo tiro, prima del chiodo è meglio non volare.
gbf
Le risposte di ddt
Ciao gbf.
Non ribadisco quanto scritto a commento del messaggio di Giuseppe.
Quindi ci assestiamo su una valutazione della via molto più serena rispetto a quella da me fornita...
Grazie anche a te.
Ciao
Sandro
Il
Solco della Pesca
Bonaglia, Maghella - VIII/A1 (270 m.)
Danilo e Ivan scelgono sempre nomi
originali per le
loro vie: ho intuito la sottile allusione, ma non ho capito a quale
aspetto particolare della via si riferisca.
Forse al fatto che è... emozionante?
Comunque, la via è davvero bella. E impegnativa. Sono
diventati
bravi a chiodare i "gnari" (de na 'olta), come ha scritto Dario sul
libro di via.
Per una ripetizione sono sufficienti cordini, friend e nut
medio-piccoli e... un po' di pelliccia sullo stomaco. Se si vogliono
usare i cliff, si lascino a casa i Talon.
Ah, dimenticavo.
Per questa volta, solo la relazione testuale: non ho preso la foto
della parete (che, erroneamente, pensavo di possedere già).
Poco male. Trovare la via è facile. Targa alla base, a sx
della
grande grotta di Mandrea. L'obbligato è più
semplice
(circa VII)
delle difficoltà che dichiaro in libera. Tuttavia, per
godersi
la via, meglio avere un buon grado, o si tribola. Le protezioni non
sempre sono ravvicinate.
L1 - Impegnativo muro verticale con una prima sezione intorno al VII
(traverso a dx e diritti entrando in un toboga appena accennato), una
seconda intorno al VIII-/VIII (il toboga e la successiva placca), un
tratto in Ao (traverso su strapiombino a sx - 1 p. Ao) e l'ultimo spit
di VI. OS per Giovanni Romano fino al traversino in artif. Per me,
invece, molto artificale su staffe. E anche così bisogna
fare il
VII per passare. I cliff Talon non servono a un fico. Bisogna portarsi
cliff a punta sottile e con uncino dal raggio di curva ampio (40 m. -
VII/A1 o VIII/Ao).
L2 - A sx della sosta fino a un vago spigolo che si segue con difficile
arrampicata fino a un boschetto. Detriti in uscita (20 m. - VIII, con
numerosi resting).
L3 - Per canale sopra la sosta ad un piccolo tetto, sotto il quale si
traversa a dx e si imbocca il successivo canale boscato, salendolo
sulla sx per fessura. Usato un cordino su albero e un friend 5 Ande di
protezione. Occhio a quello che si tira! (20 m. - V).
L4 - Per placca a dx della sosta a un difficile diedro appena
accennato. Al suo termine si traversa a sx per fessura servita da 3
chiodi, i primi due dall'aria davvero dubbia. Tuttavia Andrea Frattini
vi si è appeso senza conseguenze. Dario Sandrini ha
preferito
incravattare il primo con un cordino e passare in libera. Non vi dico i
numeri per togliere il kevlar senza resting. Utile un friend
medio-piccolo per proteggere il passo di accesso al diedro (30 m. -
VII+).
L5 - Si segue il bel diedro a sx della sosta e, quando questo si divide
sotto uno strapiombo rosso, si prosegue lungo il suo ramo di dx. Al suo
termine, per lama-pilastro alla sosta. Usato un nut medio di protezione
(30 m. - V).
L6 - Per ostica rampa sopra strapiombo a sx (3 p. Ao anche per Giovanni
Romano), poi ancora a sx per placca, si aggira uno spigolino friabile
e, per roccia delicata, alla sosta. Se c'è vento,
è
difficile sentire il compagno: io ho liberato Dario sul passo dello
spigolino ritenendo di aver sentito "sosta", mentre lui aveva detto
"recupera"! Fortunatamente sono stato rapido a rimetterlo in sicurezza.
Certe volte gli incidenti possono accadere in maniera davvero stupida!
E pensare che, poco prima del fatto, stavo meditando che avrei potuto
commettere proprio quell'errore. Misterioso
presagio o ben
più
banale autoprogrammazione inconscia? (30 m. - VII).
L7 - Per fessura appena accennata a sx con una sequenza di movimenti
strani. Attenzione a quello che si tira! Dopo uno strapiombino i chiodi
improvvisamente si allungano: viene buono un nut 5 DMM o un friend di
misura analoga per proteggere il passaggio (V+). Poi ancora per fessura
e uscita su placca tecnica molto compatta. La sosta è a dx
della
fettuccia in clessidra al termine della placca (30 m. - VII).
L8 - Zona dei "comodini volanti". Dalla sosta a sx fino a un piccolo
tetto. Passaggio ostico stando sui chiodi, molto più facile
(VII-) a sx. Poi per tettini e paretine alla sosta, alla base di un
canale alberato. Utili friend o nut medio-piccoli (30 m. - VII-).
L9 - Per il canale alberato (attenzione a quello che si tira!) si
raggiunge la bella e compatta placca finale. Utili cordini e friend
medio-piccoli. Sosta su alberi appena usciti dalla parete. Piccola
caccia al tesoro per trovare il libro di via (40 m. - V/V+).
Via sostenuta su roccia non sempre
ottimale. Al 5°
tiro,
dal diedro dopo il tetto, mentre cercavo un appoggio per il piede
destro
sull'esterno del pilastro, sganciai un immane comodino volante. In
quella
sezione meglio evitare di divagare dalla linea di salita. Il diedro
è
impegnativo e con chiodatura lunga nel finale. Il tiro successivo
è
ancora più duro: la roccia sembra poco affidabile, invece
non
è
male. Quanto al 7° tiro, non seguire le indicazioni di Filippi
(traverso
su placca a sinistra), ma proseguire diritti per l'evidente
diedro
rosso.
Ripetuta l'anno scorso. Via assai impegnativa. Il superamento del tettino bianco mi ha impegnato molto. Forse ho sbagliato: sono partito da sinistra a destra, i piedi spalmati in placca e le mani rovesce a pinzare la cornice del tetto. Sono arrivato un po' traballante a prendere il nut incastrato nella fessura. Se volavo, finivo sulla cengia alla sosta. Bellissima la dulfer sulla sovrastante fessura ed entusiasmante la placca a goccie successiva.
Alberto Benassi
Le risposte di ddt
No, no, non hai sbagliato. E' duro lui, il tettino bianco. Ricordo anch'io un accenno di sublimi canti di schiere angeliche in quel primo tratto di L3 [mi pare].
Sandro
Commento
Ripetuta ieri e trovata molto bella, logica e impressionante, molto impegnativa ma di grande soddisfazione. La chiodatuta è decisamente obsoleta e in qualche punto inquietante. Anche le soste vanno opportunamente rinforzate. La roccia è in genere abbastanza buona [per il posto]. In corrispondenza del tettino bianco su L2 sono salito per fessurina a destra e ho attraversato a sinistra sopra. Da proteggere.
Importanti le info del tuo sito e istruttivi i penitenziagite.
imperdibili le precisazioni teologico-filosofiche circa le espressioni utilizzate, non sempre in modo correttissimo, dal buon Grill. Luca Mozzati
Respondeo
Ciao Luca.
Sempre contento di essere utile.
Anche se, in tutta sincerità, non credevo che i miei penitenziagite potessero essere così apprezzati.
Grazie per i complimenti e le info integrative.
Buone arrampicate.
Ciao Sandro
Via delle Fontane (parte bassa) +
Pagliaccio ridi
(parte
alta)
Ischia, Ischia, Calzà - V+/Ao
(120 m.) -
Avanzini,
Maghella, Pasquali - VII+/VIII- (180 m.) [Fontane + Pagliaccio Ridi] - VIII (250 m. circa) [Pagliaccio Ridi]
Strana e non consigliabile combinazione
portata a
termine
con Gino Maffezzoni in occasione di un tentativo alla var. Klif Klof.
Abbandonammo
l'idea vista la scarsa attrattiva della linea. I tiri sul pilastro di
"Pagliaccio
ridi" sono sicuramente liberabili (mi riuscirono tutti i
singoli
in
libera, ma mi fermai più volte agli spit), anche se di
grande
continuità
su roccia che richiede un'arrampicata tecnica. Conto di tornare a
ripetere
anche la parte bassa.
Aggiornamento ottobre 2008
Ripetuta anche la parte bassa di "Pagliaccio Ridi".
Penitenziagite n° 40.
Vesti la giubba,
La faccia infarina,
La gente paga e rider vuole qua
E se Arlecchin
S'invola Colombina,
Ridi pagliaccio
E ognun t'applaudirà.
Tramuta in lazzi lo spasmo e il pianto,
In una smorfia il singhiozzo e il dolor,
Ridi pagliaccio
Sul tuo amor infranto,
Ridi per quel che t'avvelena il cor!
R. Leoncavallo, I pagliacci. Atto I, scena seconda
Nome strano, per una via...
Spero non nasconda tristi vicende...
Beh, una triste vicenda c'è...
Mi sento in colpa, ad essere qui.
Dovrei essere a casa a lavorare. E a farmi passare l'intasamento bronchiale.
Ma un secondo demonio tentatore, di nome Daniele, ieri pomeriggio mi ha indotto a peccare di accidia, inerpicandomi qui, su queste pietre.
L10, uno spigolo appena strapiombante a prese oblique.
Già salito anni fa.
Protezioni in abbondanza: tante che, mentre arrampico, inizio a divagare.
Daniele mi chiede qualcosa. Ma io non lo sto ascoltando.
Sono già preso a tentare di rispondere alla domanda lasciatami dal vento: "Le alterazioni percettive lucane sono rappresentazioni oggettive o soggettive della realtà?".
"Definisci 'oggettivo'", mi dico.
E intanto pinzo uno strano coso bruno che sbuca fuori dalla parete.
"'Oggettivo' è qualcosa di esterno a me, che tutti percepiscono allo stesso modo e che su tutti ha il medesimo effetto".
Goccia per la mano sx e bloccaggio. Su il piede dx.
"Mmm... Vuoi dire che questo muro, ad esempio, ha su tutti lo stesso effetto?".
Sposta il peso del corpo sul piede dx. Bidito in goccia per la mano dx. Tieni di spalla.
"Beh, più o meno... Se sia io che Daniele ci picchiamo sopra il naso, fa sanguinare tutti e due. Ma è probabile che lui, con meno allenamento, faccia più fatica a salire... E una gentile donzella, del tutto inetta all'arrampicata perché abituata solo alle discoteche, trascinata quassù con l'inganno, credo che, più di strillare, ben poco farebbe... La sento anche: 'Aaaahhh! Perché sono qui? Voglio scendereee!!!'".
Allunga la mano sx. Altro bidito in goccia. Traziona e sollevati sul terrazzino con i piedi. Riposa, ora.
"Quindi 'oggettivo' è ciò che dimostra di opporre resistenza alla mia soggettività. Ad esempio, io non riuscirei a esercitare la forza di volontà e a creare un buco col pensiero, qui davanti a me, dove mi sarebbe molto utile per la mano... Ecco, qualcosa del genere. Però io potrei modificare la disposizione del mio corpo in modo da adattarmi alla parete e salire. Magari Daniele dovrebbe disporre il suo corpo sulla parete in modo diverso per procedere. E la tipa si muoverebbe scomposta senza avanzare di un millimetro, anzi perdendo quota ad ogni sussulto per l'imperfetta tenuta del sistema di assicurazione... Quindi ciò che è oggettivo non oppone la medesima resistenza a qualunque soggetto..."
In lieve obliquo verso sx. Molte prese strane, verticali.
"E poi c'è l'altra questione: come faccio a sapere che tutti percepiscono un oggetto allo stesso modo? Perché me lo dicono? Sì, perché usano parole più o meno simili per descrivere l'effetto che qualcosa [lo stesso, ipotizzato qualcosa] ha su di loro. Però io non so se loro percepiscono quel qualcosa come lo percepisco io: non leggo nella loro mente. Io mi ricostruisco un'idea personale della loro percezione a partire dalle loro parole".
Traverso a dx sotto strapiombino, delicato. Tieni di dita.
"E se il tutto fosse una mia creazione mentale? Anche la mia percezione delle altrui comunicazioni sulla propria percezione...
"No. Il solipsismo è una tesi indimostrabile e, al tempo stesso, non contestabile, ma poco probabile. Quindi 'oggettivo' è il frutto di una sorta di sintesi di descrizioni operate da più soggetti e riguardanti qualcosa che oppone loro resistenza e che loro dicono di percepire fuori di sé, nel caso in cui le loro descrizioni concordino".
Ultimo muretto.
Incastro di bidito per la mano sx. Sopra è liscio.
Naah... Sono stanco di tirare: scappo fuori a dx.
E, forse, è meglio che la smetta di pensare.
Traverso a dx su rocce instabili.
Alla sosta.
VII+.
V - La tua definizione è farlocca... D - Eh? V - Sì, è farlocca. Prendi una chiave inglese. D - Dov'è? V - Ma no! Come esempio... Pensi che un pigmeo sarà capace di usarla? D - E perché no? Serve a svitare... Vuoi che un pigmeo non sappia svitare un bullone? V - Ma metti che il pigmeo se ne sia sempre stato nella foresta dell'Ituri e che non conosca né bulloni, né chiavi inglesi, né il loro uso... D - Beh.... Non saprà usarla come chiave inglese. Però se la chiave inglese, in quanto corpo contundente, gli arriva in testa, farà male a lui come a me. V - Quindi in una chiave inglese in quanto "chiave inglese" ci sono sia componenti oggettive [corpo contundente] che soggettive [il modo nel quale viene usata]... D - Definisci "soggettive". V - Qualcosa che percepisci solo tu e che gli altri possono conoscere solo se tu glielo comunichi... Sensazioni, pensieri, desideri, sentimenti... D - Beh, ma tutti noi, in occidente, sappiamo che cosa è una chiave inglese e come funziona! V - Quindi c'è qualcosa che è soggettivo, per così dire, per una comunità che condivide un certo uso e un certo linguaggio... D - Sì, l'intersoggettivo. V - E l'intersoggettivo è oggettivo o soggettivo? D - Ha quantomeno importanti componenti soggettive [è un'abitudine a fare o un modo di percepire le cose propri di una comunità; e un'altra comunità può conoscere tali abitudini o tali forme percettive solo se la comunità di cui sono proprie ne fa comunicazione alla prima: questo presuppone che entrambe condividano una qualche forma di linguaggio]; ma l'intersoggettivo è anche oggettivo... V - E qui ti volevo... Che cosa intendi dire? D - Prendi un'università... V - Per davvero?
Ride.
D - No, per finta.
Se sei abbastanza forte [e tu magari sei anche in grado di farlo] puoi usare l'edificio come corpo contundente e scagliarlo su una folla di persone. Ma l'università non è l'edificio: in quanto tale è una struttura virtuale, che, a partire da un accordo condiviso nell'ambito della nostra comunità, fa sì che, se un tipo va in un posto particolare per alcuni anni, prima ascolta altri tipi che parlano, poi va lui a parlare a quegli stessi tipi [magari nel frattempo ha tenuto tra le mani strani aggeggi fatti di carta sui quali sono riportati curiosi segni cercando di decifrarli], dopo un po' di ripetute di queste sequenze di ascolto, decifrazione e conversazione riceve un altro pezzo di carta. E con questo pezzo di carta può andare in tutta libertà a farsi rifiutare da questo o da quel datore di lavoro... V - Quindi un quid fatto di niente che condiziona le vostre vite... D - Sì, peggio di un corpo contundente... Altro che mal di testa da chiave inglese... V - In effetti la vostra università mi incuriosisce. Ma non come la vostra economia e la vostra finanza. Lavorate e lavorate [beh, tu non tanto]; e in cambio che cosa ricevete? Segnetti su uno schermo di computer... D - Non sono segnetti su uno schermo di computer... V - Beh, quello è il dato oggettivo... D - Quelli sono numeri e rappresentano il mio conto in banca. Con quei numeri io posso andare a comprarmi quello che mi serve per vivere... V - E il negoziante ti dà la sua merce in cambio di numeretti su uno schermo di computer? D - I più moderni, sì. Gli altri chiedono in cambio fogli di carta. Carta moneta... V - Però... Ne avete di immaginazione, voi uomini... Così come mi fa molto ridere questa cosa della borsa e della finanza: prima un gruppo di personaggi [influenti, chiaro], per poter fare, come dite voi, soldi a tutto spiano, proclama il messaggio del libero mercato [ognuno non deve essere limitato nel fare i propri interessi]... D - Sì, si chiama liberismo... V - Poi, quando questi personaggi hanno fatto diventare i loro desideri una legge intersoggettiva e, dopo aver guadagnato a bizzeffe [numerini su un computer che, evidentemente, hanno un potere straordinario], quando si rendono conto che la vacca che hanno munto rischia di morire perché l'hanno sfruttata troppo, allora saltano fuori e cambiano regola: quella cosa che voi chiamate "Stato" [quindi la collettività] deve coprire i buchi finanziari che loro hanno creato per arricchirsi [altri numerini intersoggettivi su computer]. E tutti ad andare loro dietro! Voi uomini siete davvero geniali: la vacca sfruttata all'osso che si rigenera per dare nutrimento ai vampiri che succhiano il suo sangue... Non vampiri "vampiri... Sai quei pipistrelli latino-americani...? Ma come fate, voi umani, a inventare giochini relazionali così artistici e a sognare incubi così... Mah... Altro che le Pale! D - E io che cosa ho detto? E' difficile distinguere tra oggettivo e soggettivo... V - A questo proposito... D - Quale? V - Questo... Io sono oggettivo o soggettivo? D - Dunque... In quanto tu sei una creazione della mia immaginazione, sei soggettivo...
Ride.
D - Ma, nella misura in cui io scrivo di te rivolgendomi ad altri [dialogando con te qui sopra], tu diventi pure intersoggettivo e oggettivo: le tue parole hanno in qualche modo effetto anche su di loro. Pensa che qualcuno mi diceva: "E' tornato il vento, eh?", come se tu davvero fossi qualcuno... V - Ma io sono "qualcuno". D - Beh, non darti troppe arie, adesso...
Detto al vento...
Rido.
V - Ridi ridi. Ma rispondi un po' a questa mia domanda: tu puoi farmi fare o dire quello che voglio? D - Purtroppo no... V - E puoi eliminarmi a tuo piacimento dal tuo mondo? D - Magari... Se lo facessi, so che mi colpiresti con ogni tipo di maledizione di cui voi, vecchi babbioni archetipici prime emanazioni del pleroma, siete capaci: depressione, squarao, tendiniti... Addirittura una neoplasia, se io fossi particolarmente cocciuto nell'insistere a tentare di farti fuori. V - Quindi io sono "qualcuno" per quelli che ti leggono [ho un'esistenza intersoggettiva], sono in grado di influenzarli, mi oppongo al tuo volere e posso agire su di te. E sarei qualcosa che esiste solo dentro di te, del tutto ineffettuale? D - Non devi dirle a me, queste cose! Io so chi sei... V - Lo so, ma volevo sentirtelo dire. E quindi io che cosa sono? D - Vuoi una risposta tecnica? V - Se non hai niente di meglio... D - Secondo me sei una rappresentazione simbolica [per lo più soggettiva e intersoggettiva, ma con inquietanti sfumature oggettive] di dimensioni pari a "n-x" [leggasi "enne meno icx"] di alcuni processi strutturali propri della rete di relazioni di cui io sono parte, di dimensioni "n", dove "n>x" [leggasi "enne è maggiore di icx"]. V - Capito un cazzo... D - L'importante è che abbia capito io. V - Ma veniamo al dunque: le alterazioni percettive lucane sono rappresentazioni oggettive o soggettive della realtà? D - Ancora? V - Sì, e allora? D - E va be'... Secondo me noi esseri umani siamo in grado di interagire con due dimensioni della realtà: la realtà che tutti condividiamo in stato di veglia e la realtà idiosincrasica dei sogni. Che la prima sia "realtà", credo sia chiaro [anche se sulla sua realtà c'è molto da discutere]. Che la seconda dimensione abbia una propria specie di realtà credo sia dimostrato dal fatto che io, in un sogno, devo applicarmi molto per poter esercitare una qualche forma di controllo su quello che vi accade. Quindi il sogno ha una sua autonomia. Forse non molto oggettiva, ma tale... V - E...? D - E sulle Pale, per i motivi che spiegavo dianzi [in precedente post] avviene una specie di impercettibile slittamento da una dimensione all'altra, al punto che realtà e sogno si mescolano. Quindi la realtà concreta diventa più onirica e la realtà onirica più concreta. Quindi un mix di oggettivo e soggettivo. Là, spiegato... V - Ma c'è ancora un pezzettino... D - No, quel pezzettino no! V - Dai, su... D - Non è bello parlare di certe cose, lo sai: noi uomini siamo pudici. V - Voi uomini siete fifoni... Ricordi Jung? D - Se ricordo di quel tipo che gli aveva raccontato di aver fatto un sogno nel quale partiva per salire su una montagna luminosa? E il tipo, qualche tempo dopo, era morto? V - Esatto... D - E della sua esperienza di pre-morte [sua, di Jung], quella in seguito alla quale si era risvegliato con un senso di distacco nei confronti di tutto, senza più desideri o interessi? V - Esatto... D - Sì, lo so. Questo è capitato anche a me, di ritorno dalla "Via della Solitudine". V - Quindi c'è una terza dimensione di realtà che voi uomini potete sperimentare... D - Beh... Possiamo in qualche modo anticiparla, ma non sperimentarla: la morte... Sai com'è: se noi siamo, lei non è; se è lei, noi non siamo... V - Baci Perugina? D - No, Epicuro... V - E sulle Pale hai avuto un'anticipazione di morte?
Sorrido ironico.
D - Mah... Non sul versante oggettivo: non è stata una salita davvero pericolosa; io non mi sono mai sentito a rischio della vita. Era più qualcosa di simbolico, nell'ambiente... O nella situazione in sé... Forse l'attacco alle strutture profonde dell'io... V - Comunque hai sperimentato qualcosa del genere. E, dimmi, la dimensione della morte è oggettiva o soggettiva?
Ridacchio.
D - Beh, è la dimensione più oggettiva tra quelle cui possiamo avere accesso perché è l'unico evento che capita a ogni uomo e che su ogni uomo ha lo stesso effetto: lo fa, appunto, defungere... Capita anche alle donne, ovvio. E anche a loro tutto questo dispiace alquanto. V - E? D - E' la dimensione più soggettiva di tutte perché è quanto ogni uomo - e ogni donna - vive nella più completa solitudine e nella più totale impossibilità di darne comunicazione. Quindi, ancora una volta, oggettivo e soggettivo insieme. V - Discorsi allegri, questa sera. D - Senti... Non tirare il sasso e nascondere la mano... V - E serve, questa cosa qui? D - Beh, la prima cosa, il mix tra reale e onirico, ha una sua utilità. Questa sorta di anticipazione della morte, non saprei. L'unica conseguenza interessante che ne ho tratto è, come mi scriveva Ralf via email, una strana indifferenza nei confronti del rischio. Ma non saprei se questo è bene. E comunque sta già passando: ieri con lo spit in vita sul 7a, già ricominciavo a provare la solita fifa... V - Mi raccomando: stai attento, eh? Stai attento... D - Sicuro che tu non c'entri niente, con questa faccenda? Con questo mio andare ai limiti? E nemmeno nessuno dei babbioni archetipici tuoi degni compari? V - Io? Nooo... Forse qualcun altro...
Ride.
D - Sai che un'amica di Daniele gli diceva che, per i miei dialoghi con te, dovrei essere "arrestato"? Non "internato"... Proprio "arrestato"...
Ride.
D - Siamo eversivi? V - No, voi uomini siete pazzi. Ma questa è un'altra faccenda. Comunque, e per farla breve, come fa, l'impolitico, ad essere eversivo nei confronti del politico? I due mondi nemmeno comunicano! D - Beh, sai... Magari quella faccenda di eros e thanatos... Va bene. Non approfondiamo. Comunque fammi ancora una domanda del genere... V - Quale? Oggettivo e soggettivo? D - Sì... ... e ti ri-imbottiglio dalla fiasca in cui sei restato imbottigliato per millenni. Chiaro? V - Tremo di paura... Brrr!!!
***
Una delle prime aperture del trio sulla parete [e in assoluto].
Molte protezioni [motivo per il quale Danilo, Ivan e Mauro sono stati molto contestati da parte della comunità rampicante], al punto che servono solo rinvii, bella linea e roccia ottima, su uno dei più eleganti pilastri di Mandrea.
On line molte relazioni [segno di frequenti ripetizioni dell'itinerario]. Tra le altre ottime le seguenti: http://www.climbers.altervista.org/itinerario.php?id_itinerario=258, http://www.rampegoni.it/file/vie/sarca/pagliaccioridi.pdf, http://www.alpinismoesolidarieta.org/, http://parimba.splinder.com/archive/2008-02. Gradazioni dei passaggi in libera parecchio oscillanti a seconda del compilatore.
Io mi sono trovato per lo più d'accordo con i gradi - più generosi - assegnati ai tiri da Parimbelli.
L1 - Facile spigolo di rocce rotte. Sosta su albero (v - 20 m.).
L2 - Salire la fila di fix a dx dell'albero. 2 muretti [1 resting sul secondo], poi diedrino e traverso a dx alla sosta (20 m. - VII).
L3 - Breve traverso a dx, poi diritti per faticoso strapiombino, in obliquo a sx fin sotto una placca verticale a sx di uno spigolo per la quale si raggiunge la sosta (20 m. - VII).
L4 - Traverso e obliquo a sx su tagliente roccia a gocce. Saltare una sosta che si incontra traversando. 1 riposo per me ["Attimi di Lucida Follia"] (20 m - VII+/VIII-).
L5 - Tiro più sostenuto: in obliquo a dx per fessura, dura placca soprastante [fix in artif. per me, poi singoli in libera con corda dall'alto], muro rosso verticale, al tetto traversare a sx e uscire per fessura a sx dell'ultimo fix [per me piazzato in artif.; pass. in libera con corda dall'alto] (20 m. - VIII).
L6 - Appena a dx della sosta per placca appena strapiombante. Poi in obliquo a sx [1 p.A. per moschettonare un fix per me; poi pass. in libera; diedro, alla sosta (15 m. - VII+).
L7 - Diedro fessurato, oltrepassare l'albero che lo chiude e uscire a sx per placca (25 m. - VII). Se si uniscono L6 e L7, portare 15 rinvii.
L8 - Magnifica placca verticale diritti, a sx e in obliquo a sx. Pass. di uscita per me ostico: 1 riposo (20 m. - VII+/VIII-).
L9 - Placca verticale e strapiombante. Movimenti complessi (10 m. - VII+).
L10 - Vago spigolo, prima diritti, lieve obliquo a sx, appena a dx e di nuovo diritti. Aggiro l'ultima placca a dx (20 m. - VII+).
L11 - Zona dei comodini volanti. Preoccupanti blocchi sospesi: occhio! Tiro zigzagante. Disporre bene le protezioni (30 m. - VII-).
L12 - Sopra la sosta, in obliquo a sx alla base di un diedrino, superarlo, poi placca, in obliquo a sx sotto un tetto e fuori dalla parete a sx per canalino. Si arriva a un terrazzo [sosta a fix; sulla sx 1 ch a U nuovo di pacca e di cui non ho capito la funzione che non ho tolto solo perché non avevo il martello (30 m. - VI/VI+).
Non so come abbiano fatto Ivan e Danilo a
scovare questa linea su di una parete ormai costellata di spit.
Nonostante non sia uno dei più begli itinerari della coppia,
merita una ripetizione: valide, anche se a tratti lichenose, L1, L2,
L3, L5, emozionante L8.
Portare qualche friend piccolo e medio (1, 2, 3, 4 Ande), 1 nut piccolo
(per fessura da 5/8 mm.) ed eventualmente un cliff a uncino con punta
stretta per L2.
Relazione visuale a questo link del sito "Alpinismo e
solidarietà".
Attacco - Circa 30 m. a dx de "Il Solco della
Pesca", o 20 m. a sx di
"Romantica", in corrispondenza di una vaga rampa obliqua da sx a dx.
L1 - Salire la rampa prima aiutandosi con una fessura alla sua sx e poi
per placca. Qualche protezione lunga dà subito la sveglia
(30 m. - VII).
L2 - A dx fino all'esaurumento della rampa, poi diritti e in traverso a
sx con una serie di difficili passaggi e un moschettonaggio al limite
del volo. Busillis finale. Ralf sale in A1 il primo
passo duro, che a
me, da secondo, riesce in libera. Ma non è il passo
più impegnativo del tiro (25 m. - VIII/A1 o VIII).
L3 - A dx della sosta su un blocco e poi a sx per muro strapiombante
fino a un diedrino che si sale per intero. Al suo termine a sx per
cengia e poi diritti e a dx alla sosta). Per me 4 protezioni in Ao/A1,
in libera con qualche riposo Ralf (25 m. - VII+/A1 o VIII+).
L4 - Bel tiro, da intuire. Continuità. Per placca in obliquo
a dx, poi breve traverso a dx quando il muro si appoggia, diritti per
vago toboga e in obliquo a sx per rampa. Al suo termine diritti e a dx
alla sosta (35 m. - VII+).
L5 - Diedro in obliquo a sx con finale verticale. Al suo termine a dx.
L'ultimo passo bagnato potrebbe risultare ostico (40 m. - VI+/VII-).
L6 - Si entra nella zona dei comodini volanti. Tiro pericoloso per la
presenza di intere sezioni instabili di parete. Sopra la sosta
per placca, poi diedrino, a dx per cengia 8 m. puntando a un cordone.
Di qui diritti per diedrino formato dalla parete e da un pilastro
sospeso... a blocchi! Vietato l'incastro di spalla!!! Al suo termine in
obliquo a
dx alla sosta. (45 m. - VI+).
L7 - Prima in obliquo e poi in traverso a dx su roccia migliore. Quindi
diritti e in obliquo a sx con un breve tratto a blocchetti semoventi.
Per rocce più facili alla sosta (30 m. - VI+/VII-).
L8 - Per canale di rocce rotte si punta all'evidente "enorme tetto"
della rel. Maghella. Lo si supera grazie a una serie di provvidenziali
prese che dal nulla si materializzano sotto le mani e, al suo termine,
si piega appena a dx e diritti fin sotto l'ultimo tettino fratturato
oltre il quale c'è 1 fix di sosta (35 m. -
VII/VII+) (rel. 31 gennaio 2007).
PS - Mi scuso per la qualità delle immagini. La mia digitale
ormai sta concludendo la sua breve ma gloriosa e
ricca esistenza.
Bella recente via di Danilo ed Ivan. Quasi
tutti i tiri
sono
sostenuti (intorno al VII obbligato) e presentano sezioni
più
impegnative
(anche di parecchio). La gradazione (approssimativa) è di
Ivan e
Ralf
Steinhilber che, credo, abbia fatto tutti i tiri in libera (per quanto
non
in continuità) durante la ripetizione cui partecipai
anch'io. Se
ricordo
bene, non serve niente, se non rinvii e... pelo (la chiodatura non
è
esattamente da falesia). Attenzione ad alcuni tratti ancora non
ripuliti.
Eventualmente portarsi alcuni cliff (tipo "Talon").
Via molto bella, con arrampicata di
impostazione
alpinistica,
completamente chiodata. Durante la nostra ripetizione, Filippi era in
sosta
sopra di noi, al 3° tiro. Giovanni Mostarda partì
deciso per
il
2° e lo liberò di un fiato, sotto gli occhi attoniti
dell'apritore,
che gli chiese: "Secondo te, quanto è?". "6a, 6a+", rispose
Giovanni,
mentendo spudoratamente. L'attuale valutazione, forse un po'
abbondante,
è più corretta.
Nuova ripetizione con Dario Sandrini nell'aprile 2005, di corsa (3 h e
15') e dopo aver salito anche Ego Trip: con Dario le mezze giornate non
esistono... Figuriamoci l'ozio!
L1 - Strapiombino a prese strane, poi rampa e placca tecnica, il tutto
in obliquo a dx, fino alla sosta (25 m. - VII-).
L2 - Traverso a sx, poi bombamento con un pass. difficile da impostare,
ancora a sx e, per finire, diritti per muro tecnico fino alla sosta (20
m. - VII+, vero, nonostante il commento di tempo addietro).
L3 - Placca verticale, puntando ad un colatoio sulla dx, per il margine
sinistro del quale si perviene alla sosta. Appoggi unti per rientrare
nel colatoio (35 m. - VII-).
L4 - Tettino, traverso a sx in placca e poi arrampicata cunicolare in
curioso diedro rovescio fino alla sosta (25 m. - VI+).
L5 - Bel traverso a dx sotto un tetto, poi diritti per bel diedro
verticale e placca fino alla sosta (30 m. - VI+/VII-).
L6 - Traverso a dx su placche fino a uno spigolino che si rimonta. Per
rocce rotte alla sosta (25 m. - VI+).
L7 - A dx della sosta, si rimonta un bordo, si entra in un boschetto (a
dx possibile sosta), si imbocca un bel diedro inclinato a sx al
termine del quale si supera un muro rosso fino ad una fessura e alla
successiva rampa che, verso dx, porta alla sosta (50 m. - VI).
L8 - Diedro sopra la sosta e poi traverso netto a dx per curioso
cunicolo fino al punto di fermata (30 m. - V+).
L9 - Si è nella zona dei "comodini volanti", solida in
questo
settore di parete. Si rimonta un tettino e per muro verticale a grandi
prese si perviene a un bosco sospeso, a dx (20 m. - VI).
L10 - Placca verticale a dx della sosta, poi si piega a sx e si supera
un curioso e faticoso passaggio (singolo di VII). Da qui per spigolo e
placca alla sosta (25 m. - VII).
L11 - Per facile placca, tendenzialmente a dx, si esce dalla parere (25
m. - V-).
Ovvero "la via dei traversi". Ottima per
farsi il fiato
da
montagna. Ben chiodata (non credo l'obbligato sia di 6b+; ricordo di
averla
percorsa in totale relax), presenta purtroppo diversi passi in
artificiale,
soprattutto nella parte bassa. Inquietante un tiro di placca (il
3°?)
nel quale l'intera parete risuona vuota sotto i piedi. Leggerezza!!!
Me la ricordo quasi tutta in libera (ma
potrebbe essere
un
edulcorato inganno della memoria). Il tetto del 3° tiro
è
ben
chiodato e facilmente superabile anche staffando su cordini (ho
incontrato
Ao molto più impegnativi in montagna). Bella via di
introduzione
alla
stagione alpinistica.
Bella via, ben chiodata e dalle
difficoltà omogenee. Ripetuta di corsa con Dario Sandrini in
fase di allenamento pre-ambiente: 3 h e 15'!
L1 - Dal medesimo attacco di "Le fiabe di Laghel", si traversa a dx per
placca tecnica fino a una cengia che, percorsa verso dx, conduce alla
sosta (40 m. - V+).
L2 - Per placca e diedro, del quale si oltrepassa il bordo dx, si
perviene ad una cengia che si percorre ancora verso dx, fino alla sosta
(25 m. - V+).
L3 - Si sale il diedro umido sopra la sosta, poi si traversa a sx e si
rimonta un breve strapiombo con diverse prese "a rischio". Poi, per
rocce erbose, alla sosta (20 m. - VII/VII+).
L4 - Prima per rocce rotte e poi per bella placca tecnica,
tendenzialmente verso sx alla sosta (40 m. - VI+).
L5 - Ancora per placca, si sale fino ad un diedro e, per
questo,
ad un muro verticale con alcuni movimenti faticosi. Oltre il muro, la
sosta (35 m. - VII-).
L6 - Con 2/3 movimenti delicati, si oltrepassa lo spigolo a sx della
sosta e, per la successiva fessura, si perviene al punto di fermata.
Innocuo voletto da secondo per me sulla fessura terminale (25 m. - VII).
L7 - Si traversa nettamente a sx, si supera un difficile muretto e poi
si continua ad obliquare a sx per rampe e fessure, seguendo le
stratificazioni della roccia (30 m. - VII).
L8 - A sx, a prendere una fessura formata da un pilastrino appoggiato e
poi diritti fino ad un bosco sospeso. Si entra nella zona dei "comodini
volanti" (30 m. - VI).
L9 - Per stupenda placconata, con roccia solida e a gocce nella parte
alta, prima diritti e poi a dx, alla base di
preoccupanti strapiombi (40 m. - VI).
L10 - Ma li si aggira a dx (contenti, vero?) per placca e successivo
muro verticale. Si presti attenzione a quello che si tira: molte prese
a
rischio sono state eliminate, ma il muro non è
compattissimo,
specie vicino all'uscita (35 m. - VI).
Come suggerisce il nome, sale una striscia
di roccia da
buona a discreta tra fasce boscate sulla parete appena a sx
del
pilastro su cui sale "Nataraj". Difficoltà omogenee su tutta
la
via, con un ultimo tiro a sorpresa. Portare solo rinvii.
L1 - Obliquo e traverso a sx su facili rocce non sempre compatte. A fix
con cordone a sx per cengia (55 m. - IV+).
L2 - Ancora qualche m. a sx poi diritti per strapiombino e placca di
movimento (25 m. - V+).
L3 - Fessura in lieve obliquo a dx, 1 p. in placca tecnica, poi
breve diedrino macilento, albero con cordone di protezione
nascosto e sosta su cengia (30 m. - VI/VI+).
L4 - Colatoio sopra la sosta, al secondo spit a sx per placca fin sotto
l'evidente punto debole della fascia strapiombante sopra la sosta.
Superatala, in obliquo a sx fino al punto di fermata (30 m. - VI-).
L5 - A dx per rocce rotte, poi in lieve obliquo a dx e diritti per vago
spigolo a pilastrini in bilico. Roccia delicata (55 m. - VI).
L6 - In obliquo, in traverso e ancora in obliquo a dx su
placca
compatta, ma lichenosa. Verso il termine del muro in obliquo a sx (40
m. - VI+/VII-).
L7 - Zona dei "comodini volanti". Rampa pericolosa a blocchi a dx, poi
diedrino e muretto fin sotto una fascia strapiombante (25 m. - V+).
L8 - Traverso a sx per bella placca, diritti per fessure e in obliquo a
sx, alla base di un colatoio boscoso (25 m. - VI).
L9 - In traverso e in obliquo a dx fin sotto un tetto. Lo si supera
diritti e si esce dalla parete a dx. Tiro continuo, di difficile
lettura (40 m. - VII) (Rel. 6 febbraio 2007) .
Quasi tutta a vista: un errore al
4° tiro - placca
sotto
strapiombo in traverso a destra, da superare stando bassi per poi
puntare
al camino d'uscita. Buona la chiodatura a spit (lunga abbastanza da
risvegliare
istinti alpinistici sopiti). Delicata la roccia, specie nella prima
parte.
Attenzione a mantenersi sulla sinistra a tutte le "diramazioni" (linee
a
spit) che si incontrano: cantieri?
Al quarto tiro ho traversato alto [se per "stare bassi" intendi "puntare alla cengiotta ghiaiosa"]... Mi sembrava di barare.
Passo molto precario che mi è sembrato il più difficile della via anche se riuscito per culo a vista.
A giustiziarmi ha pensato poi lo strapiombino dell'ultimo tiro in cui il cui buco rosso, bagnato fradicio e pieno di argilla, mi ha permesso di tirarmi un involontario cartone sul mio nasone e di collaudare la corda in un brevissimo ed innocuo volo...
Però il naso mi faceva abbastanza male!
Giudirel
Ciao Giudirel
Io, da vecio alpinista, su L4 ho barato senza sensi di colpa.
In cambio la parete mi ha graziato: e, sulla lunghezza finale, non mi sono mollato nessun cazzotto sul naso.
Tutto questo non c'entra una cippalippa col resto, lo so.
Ma è per fare folklore.
E, sempre per fare folklore, traduco da wikipedia.org:
"Nataraja è la postura danzante del dio indù Shiva, mentre realizza la sua divina danza come parte della sua opera di creazione e di distruzione."
"Nataraj" sembrerebbe essere forma contratta di "Nataraja".
Grazie per l'ulteriore commento!
Sandro
Moana,
Mon Amour
Filippi, Galvagni - VIII-/Ao(300 m.)
Uno dei "cantieri" nominati più
sopra è,
appunto,
Moana, che si diparte da Nataraj al 2° tiro. Il 3° tiro
è possibile
a vista (scaldarsi bene e stare bassi - per me un riposo in
corrispondenza
del cordone). Il 4° (o 5°, se ci si ferma alla sosta
intermedia) presenta
una sequenza poco intuitiva in corrispondenza del superamento del
piccolo
tetto (singolo violento strano, ripetuto arrampicando ma dopo lunga
sosta e con la corda
già rinviata nello spit d'uscita). Il tiro di 7a+
più in
alto
presenta, almeno secondo me, due sezioni davvero difficili da liberare:
dal
4° a 6° spit (strapiombo con prese piccole e
maldisposte e
senza appoggi
degni di questo nome) e dall'8° al 9° (placca
liscissima). Nel
complesso
una via interessante, anche se non entusiasmante. Linea logica. Roccia
in
diversi tratti delicata.
"Ma quanto cazzo ha chiodato lungo, il Trota?
"Sì, ci avevano detto di portare il 'furbo'... Ma, se fiondo da qui, arrivo in braccio a Giovanni".
Ho i piedi appoggiati su un ripianetto inclinato [beh, chiamarlo "ripianetto inclinato" è un eufemismo"] circa 2 m. sopra l'ultimo solido fix.
Ma devo lanciarmi in placca tenendo per le mani due buchetti per le punte delle dita.
E una volta che avrò alzato i piedi?
"Non ci sono storie: la strada per arrivare all'altro fix, lassù [è lontano, maledèt] passa di qui. Allora: traziono i buchetti, alzo i piedi su quest'altro ripiano, altro buchino per la mano dx... E poi?".
Non posso fare altro che alzarmi e vedere.
Movimento delicato, à la Ralf.
Sul ripianetto [anche questo... "ripianetto"... insomma...] le scarpette tengono. E il buchino per la mano dx accoglie giusto giusto la punta delle dita, ma fa il suo mestiere.
Però, per la mano sx, nada.
L'unica è chinarsi in avanti, sperando che le scarpette con nuova suola grip tengano, stare in equilibrio con niente per la mano sx e lanciare la mano dx ad agguantare il margine del buco ["refugium peccatorum"] che vedo sopra.
Mi piego in avanti...
Mi allungo...
Eeee.... zac!
Afferro il bordo del buco... Svaso... Maledèt ancje tu...
In un lampo ragiono.
"Se aspetto qui troppo, mi si aprono le dita.
"E volo.
"E, se volo, plano verso Giovanni, gli rifaccio la pettinatura oltrepassandolo in picchiata stile "Stuka" e mi fermo con le gonadi in gola qualche m. sotto la sosta...".
[NdR: tipiche esagerazioni da arrampicatore impegnato su passo duro alquanto lontano dallo spit...]
Mi alzo svelto con movimenti contorsionistici mentre vibro come attraversato da scosse elettriche e tengo, quasi a volerli allargare, i bordi del buco.
Piedi al più presto sul suo margine inferiore.
Almeno scarico il peso del corpo dalle dita.
Su!
Salvo!
Da qui non fiondo più.
"Trota... Tooooh!".
Immagino solo il gesto, senza eseguirlo, per evitare di sbilanciarmi e volare.
Gli fischieranno le orecchie per tre giorni, mi sa.
Ancora un paio di movimenti delicati con lo spit laggiù, chilometri sotto.
Arrivo al fix, mi proteggo e mi alzo alla sosta.
"Molla tutto. Recupero...".
Guardo a sx, verso la placca.
Laggiù, ancora più a sx, più o meno a metà strada tra l'ultimo e il penultimo rinvio che ho piazzato, un fix luccicante, che ho saltato, fa bella mostra di sé.
Tre m. a sx rispetto a dove sono salito io.
Ecco dov'era...
Ma a marzo non ho fatto l'operazione per la riduzione della miopia?
Non avro mica bisogno di un richiamino?
Mi spiace per l'incolpevole Trota: tre giorni di acufeni per niente.
Scusa, SCUSA, SCUUUSAAA!!
Mah... Mi sa che non basterà...
Che cosa?
Dovrei essere a casa, a recuperare dalla bronchite?
Ragione!
E' Giovanni, il diavolo tentatore...
V - Hemm... Non ti andrebbe di spiegare? D - Che cosa? V - Beh, approfondire la spiegazione... D - Quale? "Realtà Separate" a San Lucano? V - Sì. D - Spiegare la spiegazione? Naah... V - E perché? D - Nuda nomina sunt...
Una delle più belle vie di Mandrea, su spaziale roccia a gocce e ben protetta a - lunghi - fix. Qualche tratto chiodato dall'alto? Difficoltà continue.
Richiede un buon grado a vista [o adeguata tecnica su cliff] perché si possa passare con tranquillità.
Io ho usato 1 fr 2 e 1 fr 5 Ande.
Rel. visuale su www.arcowall.com
.
Massimo mi fa sapere via email che Paolo Calzà ha aperto "Andre I Colo" in solitaria e dal basso [però!] e che [lui, Massimo] ritiene tirato il VII+ da me attribuito a L3 e a L5 [lui sarebbe per un "6c/6c+", vale a dire "VII+/VIII-, o VIII-, a seconda della scala di conversione adottata] e mi chiede su quali tiri e in quali punti io abbia usato i friend che nomino.
Quanto al grado della via, sono d'accordo sul fatto che una cosa è un 6c con il fix all'ombelico e un'altra il 6c con il fix 1-2 m. sotto i piedi [anche se continuo a restare sconcertato per il 6c attribuito dai salitori in libera a certi tiri di "Pagliaccio Ridi", ben più duri di L3 e L5 di "Andre..."; ma si sa: anche la chiodatura fa grado].
E quanto ai friend usati:
L1, 5 Ande - Giusto per accorciare la distanza tra 2° e 3° fix;
L7, 2 Ande - Per andare a moschettonare un fix di sicuro più facile da raggiungere per gli alti;
L8, 5 Ande - Diedro con primo tratto friabile, per salire aggirando alcuni comodini volanti...
Grazie a Massimo per le info aggiuntive inviate...
Attacco - In comune con "Moana Mon Amour" e "Nataraj".
L1 - Seguire la lama d'attacco nel suo rientrare verso dx e proseguire per la successiva, bella fessura. Quando si verticalizza, a sx in placca per rientrare poi a dx (25 m. - VI).
L2 - Per diedrone obliquo con larga fessura sul fondo, a tratti erbosa, fino a un ripiano. Diritti per placca fessurata fin sotto un tetto, oltrepassarlo e traversare a sx in sosta (35 m. - VI+).
L3 - Placca spaziale n° 1. Diritti e in obliquo a sx puntando poi alla sosta in obliquo a dx [il penultimo fix E' A SINISTRA!!!]. Io, sbagliando, proseguo diritto al terzultimo fix e vedo le schiere degli angeli (25 m. - VII+).
L4 - Tiro ad arco da dx verso sx su placche erbose. Difficile traverso a sx alla sosta (30 m. - VII).
L5 - Magnifica placconata prima inclinata, poi verticale e infine appena strapiombante. Faccio tutto bene tranne l'accesso alla placca terminale sopra il tettino. Arrivo al fix da sx anziché da dx e mi brucio l'avvista (GRRR!!!!): 1 resting. Complessa anche l'uscita dallo strapiombino (45 m. - VII+).
L6 - A dx, aggirando un pilastrino ed entrando nel camino alla sua dx; salire al vertice del pilastrino, in obliquo a dx su placca strapiombante e poi diritti per vago toboga appena strapiombante. Diff. in libera? Boh... Io arrampico fino all'obliquo, poi tiro i ch, come Giovanni. Artif. faticosa (25 m. - VII- e A1).
L7 - Placca scotch, fessure diritti e verso dx, in una nicchia i piccoli fanno - molta - fatica a moschettonare il fix sopra, poi 1 p. A1 e 1 p. Ao [in tutta onestà, non ho visto come passare con difficoltà di 6c, come dichiarato nella rel. originale], placca, fessurina obliqua a sx, altro muretto e difficile uscita a sx in sosta (35 m. - VII+ e A1).
L8 - Zona dei comodini volanti. Occhio a quello che si tira! Più o meno diritti per placca verticale, diedro e strapiombi fino alla cengia d'uscita. Un riposo per me prima del chiave: birra finita... (45 m. - VII/VII+).
L9 - Per facile spigolo friabile ai prati e al bosco sommitale (30 m. - IV+).
Ciao Sandro,
interessante: mi citi spesso (come in questo post: "un movimento alla Ralf..."), io che mi sento ultimamente un po' vecchietto, poco prima della pensione. E da "saggio" vecchio, un po' inacidito, ti scrivo:
Per questa via devo dare ragione al tuo sospetto: avevi qualche problema agli occhi. Io mi ricordo l'obliquo a sx abbastanza evidente.
Mi verrebbe il dubbio che le realtà separate, che stai incontrando sulle Pale, ti stiano facendo qualche effetto strano.
Magari sei sotto effetto dopante o allucinante...
Per fare un commento sarcastico: cvidentemente ti trovi meglio sui V delle pale di san Lucano, con protezioni che io personalmente non prenderei molto sul serio, che su roccia sana e su una via spittata in Mandrea.
Probabilmente il Boral ti fa dimenticare la paura di volare.
Buon divertimento per le prossime arrampicate, e vai avanti con i tuoi racconti psichedelici!
Ralf
Ciao Ralf.
E come non citare il mastino in prima della più forte cordata teutonico-friulana in provincia di Brescia la cui età media non sia inferiore ai 41 anni e superiore ai 42?
Come ti rispondevo via email, il problema è stato originato da una percezione "effetto tunnel" che mi si è attivata in modo spontaneo quando ho visto l'ultimo fix, lassù in alto. Il pensiero è stato: "Quella è la protezione da raggiugere, là vado". E ho eseguito.
L'effetto dopante delle Pale sta, per fortuna, passando [anche se, questa volta, lo scossone è stato forte: devo essere suscettibile a situazioni a forte impatto emotivo come quella che ho raccontato; o può essere che sulle Pale ci siano colonie nascoste di psylocibe e nubi e nubi di spore psylocibiniche sospese nell'aria che vi si respira].
Comunque, su tutta la questione, vedi sopra.
Ma davvero devo continuare a scrivere?
Sicuro sicuro?
Se me lo dici tu, mi fido...
Comunque basta post così lunghi: adesso che ho finito di elaborare la "Via della Solitudine", solo aforismi...
Ciao.
E alla prossima...
E comunque, se sei vecchio tu, io sono decrepito...
Sandro
Uomini della nebbia
Maghella, Avanzini, Bonaglia - VII/Ao o
VIII/Ao (300 m.)
E' una bella via, ma ne ho un pessimo
ricordo. Non ero
esattamente
al top, quel giorno. Attenzione al 3° tiro: se non si raggiunge
lo
spit
d'uscita del diedrino, si piomba diritti su un tronco d'albero pronto
ad impalare
il malcapitato. Eventualmente portarsi un "furbo". Spit taglienti al
5°
tiro: se si vola, ci si... depila le gambe! I traversi sugli strapiombi
sono
su roccia infima: tirare gentilmente e verso il basso gli spit.
Via sostenuta con roccia da ottima a
infima. Attraversa
un
tratto di parete senza vagetazione a dx di boschi sospesi e a sx delle
belle
e compatte fessure di Fiore di Corallo. Chiodatura ottima a spit e
qualche
chiodo. Quanto ai suggerimenti: 1° tiro delicato (roccia a
tratti
dubbia
e ricoperta di licheni); 3° tiro con 1 p. A0 alla prima
verticalizzazione
della rampa (liberabile) e 2 prima della sosta. 4° tiro:
possibilità
di fastidioso detrito sulle generose prese del traverso. 6°
tiro:
meglio
fare sosta a dx, all'albero, arrivati sulla cengia, come consigliato
dalla
relazione (altrimenti la corda tira e servono molti rinvii); 9°
e
10°
tiro: occhio alla roccia! 12° tiro (Mimovariante):
bello,
liberabile
con convinzione - Boulder in corrispondenza dello spit con cordone, poi
continuità;
roccia da ripulire.
Intimorito dal preambolo di Filippi ("E'
opportuno
sapersi
muovere con disinvoltura su gradi superiori al VI+"), non osai
arrampicare
da primo e lasciai l'onere della salita a Ralf Steinhilber, cui non
concessi
neanche un cambio.
A parte la mia mancanza di coraggio, la via è stupenda.
Soste a
spit
fino al 4° tiro. Un bel chiodone nuovo ammorbidisce di molto il
passaggio
di artificiale sul tetto finale (condizioni del settembre 2002).
Messaggio inviato nel marzo 2008 Il bel chiodone nuovo che pure io avevo trovato nel 2004 non c'è più. Ora ci si riesce a proteggere e a staffare su camalot giallo messo in posizione non troppo felice nella fessura sopra il tetto".
Cristi
Le risposte di ddt
Che dire?
Si torna alla vecchia piramide umana per andare a riprendere la fessura, irraggiungibile dal terrazzino di sosta?
Si porta un bel chiodone a lama da mettere nel buco sotto il tetto ode facilitare la staffata?
Ai ripetitori l'ardua sentenza.
ddt
Via Bonaglia-Maghella
Bonaglia, Maghella - VII+/A1 (375 m.)
Attacco massivo
Ci siamo sotto.
Lo spigolo si innalza massiccio e rossastro sopra le nostre teste.
E il sole spazza con una luce vivida la parete.
Ho ancora nelle orecchie il cupo e tormentoso giro di basso di una qualche canzone dei Massive Attack che mi pare di aver sentito prima, nella pasticceria dove ci siamo fermati a bere il caffé.
E' ossessivo.
Per fortuna parte Alberto.
Qualche metro di roccia marcia.
E poi saremo lassù, dentro, in mezzo al vuoto.
Il sole spazzerà ancora di luce vivida e fredda la parete.
E un'aria gelida proveniente da ovunque ci strapperà di dosso il calore a brani, a boccate.
E noi a salire, attraverso le prime ombre e il freddo.
Oggi, una volta tanto, è lotta.
Ne avremo in dono, per un attimo, alla fine, la visione di un mondo duro, distorto, caotico, inquieto, a suo modo perfetto.
Non vorrei aver spaventato eventuali pretendenti ripetitori, con la mia intro [il fatto è che, questa volta, mi è venuta cosi; e non riesco a cambiarla se non suonando falso a me stesso].
In realtà l'itinerario è bello e ben chiodato, pur richiedendo impegno e competenze di tipo alpinistico per le protezioni presenti, per lo più buone, ma non sempre a prova di bomba, e per la qualità della roccia.
Insomma un avventuroso viaggio a dx di "Fiore di Corallo", con la possibilità di sperimentarsi su gradi sostenuti e ben protetti per i più forti. Richiesto comunque il VI+/VII- con ch e fix non proprio all'ascella.
Noi abbiamo usato il materiale proposto da Ivan e Danilo nella loro relazione, consultabile sul blog di Ivan, a questo indirizzo.
L1 - Dalla targa col nome della via traversare a dx fin sotto un muretto friabile, lo si sale, si obliqua a sx, poi diritti, in traverso e in obliquo a dx per lama [piazzare bene le protezioni per evitare attriti sulla corda]; quindi per diedrino diritti e in obliquo a dx. Alberto, con ardimento, sale in libera le prime 4 protezioni, riposa, prosegue in libera fino al traverso a dx, vola, riparte, si ferma a qualche protezione sul diedrino finale [troppo attrito sulle corde] e arriva affaticato in sosta. Ralf e io saliamo mungendo i rinvii fino a circa 10 m. da terra [Alberto non riesce a recuperarci] e cercando di disgaggiare più prese mobili possibile. Il tiro in libera è a occhio un bel VIII-/VIII. Usati 1 fr 2 Ande e 1 nut piccolo (VIII-/VIII o VII/A1 - 35 m.).
L2 - Bella fessura-diedro; al suo termine traverso a sx; utili 1 fr medio e 1 grande per la fessura (VI+/VII- - 25 m.).
L3 - Diritti per vago spigolo fin sotto strapiombi rossi, in traverso a dx [le protezioni non si vedono], quindi in obliquo a dx oltre uno spigolo (20 m. - VII-).
L4 - A dx della sosta, si entra in un diedro-fessura inclinato a sx che si segue fino alla sosta, sotto un tetto (VI+ - 30 m.).
L5 - Il vento, gelido, comincia a dare davvero fastidio; si aggira a sx lo strapiombo e si sale per fessurina strapiombante fino a un pulpito (A1 - 12 m.).
L6 - Diritti, in obliquo e in traverso a sx per bella placca strapiombante fino sotto un diedrino sempre oltre la verticale; al suo termine in obliquo e in traverso a dx a una fessura per la quale si raggiunge la sosta; libera tirata al limite per Ivan e Danilo; noi, con la paura che, a mani intirizzite, ci salti qualche tendine delle dita, saliamo in artif.. E anche così la paura resta... Un tentativo più serio a una prossima occasione (A1 e VII- - 35 m.).
L7 - Placca, spigolo rosso con bella roccia a gocce, bombè, a sx, diedrino e a sx a comoda cengia. Sosta su 1 ch da integrare [tronco secco e fr 0.5 dmm] (VII- - 40 m.).
L8 - Mezzo rincoglionito dal freddo, nel partire, anziché liberare dall'assicurazione di sosta me, libero
i miei due colleghi, che per fortuna se ne accorgono. Muro strapiombante a canne, in obliquo a dx, oltre lo spigolo, diedro-fessura [1 riposo per me sull'ultimo pass]. Alberto percorre in libera parte del tratto in A1 (VII- e A1 o VII+ e A1 - 20 m.).
L9 - Placca e spigolo appena strapiombante. Tiro breve, ma continuo. Occhio ai ch... (VII- - 18 m.).
L10 - A dx della sosta si afferra una lama inclinata a sx e la si segue fin sotto uno strapiombo di difficile interpretazione. 1 riposo per me all'ultima protezione (VII - 20 m.).
L11 - A sx tra le frasche e per rocce rotte [cautela! Delicato e poco proteggibile]; a sx per placca fin sulla verticale di una nicchia, la si sale [1 resting per me causa eccessivo attrito sulle corde - disporre bene le protezioni, se possibile] e si traversa a sx. Sono costretto a fare sosta a un ch con alberello perché le corde non vengono (VII- - 45 m.).
L12 - Ancora in traverso a sx fino sul filo di spigolo. Per rocce rotte a un boschetto. Seguendo tracce si sale al salto finale e si traversa a sx, sotto la gialla muraglia dei comodini volanti (IV+ - 30 m.).
L13 - Aiutandosi con gli alberi si sale il primo muretto strapiombante, si entra in un diedro giallo, se ne supera un primo tratto strapiombante, lo si segue fin sotto una fascia di tetti che si evitano a sx [ch poco visibile] e per fessurino tra blocchi si esce dalla parete (VI+ - 45 m.).
Discesa - seguire le recinzioni a rete prima verso l'alto e poi a sx. Poi è la classica discesa di Mandrea (rel. 25 marzo 2009).
Scrive Giorgio [gbf]
Ripetuta ieri con condizioni sicuramente migliori rispetto alla tua "visita". Via bella e decisamente chiodata. Ciao. Giorgio [gbf]
Respondeo
Sì, Ivan e Danilo non hanno risparmiato ferramenta, questo giro.
E hanno sfruttato una delle poche linee belle rimanenti in Mandrea.
Ciao a te Sandro
Padaro
Via dell'Angolo Obliquo
Grill, Königseder, Heiss, Mantovani - VI+/Ao (155 m.)
Recente e piacevole itinerario dell'infaticabile chiodatore teutonico, ben protetto a fix e cordoni [alcuni runout su L1, L2, L4].
La rel. visuale dell'apritore e alcune immagini sul sito arco-arrampicata.it [a questo link: http://www.arrampicata-arco.com/via-l-angolo-obliquo.html].
Noi non abbiamo usato altro materiale oltre a rinvii e cordini. Se si è al proprio limite sul grado, meglio portare con sé quanto indicato da Grill nella sua relazione.
L1 - In obliquo a dx per placche e fessurina (VI - 20 m.).
L2 - Sempre in obliquo sotto uno strapiombo a canne (25 m. - VI+).
L3 - Si prosegue sotto gli strapiombi obliquando a dx. Verso la fine alcuni pass. mi sono sembrati più impegnativi rispetto alle sequenze-chiave di L2 (VI+/VII- - 30 m.).
L4 - Diedro sopra la sosta, appena in obliquo a sx, poi a dx, entrando con un difficile passaggio nella parete terminale della Torre. Imboccare il diedro-rampa all'immediata sx dello spigolo NE e, in corrispondenza di due fix con cordone, traversare a sx per placca e lama fino alla sosta, sul lato opposto della Torre (VI+ e 2 p. Ao - 30 m.).
L5 - Per rocce facili in lieve obliquo a dx fino a un terrazzo sulla sommità della Torre (V/V+ - 20 m.).
L6 - Sempre in obliquo a dx fino al vertice di una bella pala a dx della Torre. Cassetta con libro di via (V/V+ - 30 m.).
Discesa - Con 2 doppie [55 m. e 40 m.], la prima da S6 (rel. 15 marzo 2009).
Galvagni, Maceri, Grill, Königseder, Filippi, Parleotti - VI+/VII- (155 m.)
[Il] dono della profondità lo troviamo nel blu.
[...]
Quanto più il blu è profondo,
tanto più richiama l'uomo verso l'infinito,
suscita in lui la nostalgia della purezza
e del soprasensibile.
[...]
Affondando verso il nero,
acquista una nota di tristezza disumana [...].
Il giallo diventa facilmente acuto e non può raggiungere grandi profondità.
Il blu diventa difficilmente acuto e non può sollevarsi a grandi altezze.
Un equilibrio ideale nella mescolanza di questi due colori in tutto diametralmente opposti costituisce il verde.
[...]
[Col verde] si perviene dunque alla quiete.
V. V. Kandinskij, Tutti gli scritti. Vol II - Dello spirituale nell'arte. Scritti critici e autobiografici, teatro, poesie,
Milano, Feltrinelli, 1973, p. 110.
Der Blaue Reiter ("Il cavaliere azzurro" o "Il cavaliere blu") fu un gruppo di artisti espressionisti formatosi a Monaco di Baviera nel 1911.
Movimento non figurativo dell'espressionismo, [...] va considerato in rapporto e in antitesi con il cubismo, di cui riconosce l'azione rinnovatrice ma di cui contesta il fondamento razionalistico e, implicitamente, realistico.
Senza un programma preciso, ma con un orientamento decisamente spiritualistico, scopo [del movimento] è coordinare e sostenere, mediante mostre internazionali accuratamente scelte e con scritti teorici e polemici, tutte le tendenze per le quali la sfera dell'arte è nettamente distinta da quella della natura e la determinazione delle forme artistiche dipende esclusivamente dagli impulsi interiori del soggetto.
Il movimento è anti-classico non soltanto perché nega all'arte ogni fondamento naturalistico, ma anche perché prospetta il necessario rinnovamento dell'arte come la vittoria dell'irrazionalismo orientale sul razionalismo artistico occidentale.
[...]
Vasilij Kandinskij, Franz Marc, August Macke, Alexej von Jawlensky, Marianne von Werefkin ed altri fondarono il gruppo in risposta all'esclusione da una mostra, da parte della Neue Künstlervereinigung ("Nuova Unione degli Artisti", un altro gruppo di cui Kandinskij era membro), del quadro di Kandinskij "Il giudizio universale". Gabriele Münter e Paul Klee ebbero anch'essi a che fare con il movimento. Il gruppo, che non aveva un manifesto esplicito, era centrato attorno a Kandinskij e Marc.
Il nome, Der Blaue Reiter, ebbe origine dalla passione di Kandinskij per i cavalli e dall'amore di Marc per il colore blu. Per Marc, il blu è il colore della spiritualità: più è scuro e più risveglia l'umano desiderio per l'eterno (si veda il suo libro On the Spiritual in Art, 1911). Kandinsky aveva inoltre creato un'opera d'arte con lo stesso nome (Der Blaue Reiter) nel 1903.
V.V. Kandinskij, Il Cavaliere Azzurro
[...]
Gli approcci e scopi dei membri del gruppo variavano da artista ad artista; tuttavia tutti cercavano di esprimere verità spirituali attraverso la loro arte. Credevano nella promozione dell'arte moderna e nella relazione tra arte visuale e musica, nelle associazioni spirituali e simboliche del colore e in uno spontaneo ed intuitivo approccio alla pittura. I membri del gruppo si interessarono all'arte medievale europea ed al primitivismo come pure al panorama artistico contemporaneo e non figurativo in Francia.
A seguito del loro incontro con le idee cubiste e radiantiste, mossero verso l'astrazione. Infine nel 1914 si sciolsero a causa dello scoppio della prima guerra mondiale allorché Kandinsky fece ritorno in Russia.
[...]
Der Blaue Reiter fu uno dei due gruppi di pittori tedeschi fondamentali per l'espressionismo; l'altro, Die Brücke ("Il Ponte") si formò a Dresda nel 1905.
Da wikipedia - Voce: "Der Blaue Reiter".
***
L4 di "Via dell'Angolo Obliquo".
G. si è cacciato nei guai: anzichè salire un diedro-rampa inclinato a dx, ha seguito un accennato toboga alla sua sx.
E adesso, 5 metri sopra l'ultimo fix, cerca in ogni modo di tornare di là.
Ma non ci riesce.
Ancora una volta si sposta verso la protezione che intravvede appena dietro una costola.
E ancora una volta fa passare la corda di assicurazione dietro la sua gamba sinistra.
Se volasse, la corda, andando in tensione, lo farebbe cappottare.
Un volo di 12 m a testa in giù.
E su terreno non perfettamente verticale.
Brutta storia.
"G., riporta la corda tra gambe e parete", gli urlo.
"Adesso ho altro a cui pensare...".
"Beh, se riesci a pensare anche alla corda, mi fai un piacere...".
Mi ascolta e scavalca la corda con la gamba sx, riassumendo una posizione più sicura.
Adesso un eventuale volo non sarebbe così pericoloso.
Lo capisco.
Non è facile mantenere la lucidità in situazioni simili.
Ma lui, da navigato alpinista, ci sta riuscendo.
Alla fine, dopo un altro inutile tentativo di rientrare a destra, si convince per l'unica via d'uscita possibile al vicolo cieco in cui si è cacciato: arrampicare all'indietro fino al fix, 5 m. sotto. E piano piando ridiscende.
Salvo.
Adesso potrà risalire più tranquillo.
Forse.
***
V - Morale della favola? D - Primo - Non sempre salire è la scelta migliore. In certi casi è inevitabile scendere.
Secondo - Quando si deve scendere, se possibile, meglio scendere lenti; se si scende veloci, è molto probabile non si abbiano occasioni per raccontarlo in futuro.
Terzo - Sempre nel caso in cui sia inevitabile scendere, insistere a salire potrebbe mettere nella condizione di dover scendere veloci, di solito troppo. Di qui quanto enunciato come conseguenza al punto [2].
Quarto - Se si è scesi di un bel po', magari molto veloci, tentare di risalire potrebbe essere molto rischioso e potrebbe portare a cadere ancora più in basso.
Quinto - Se - sempre quando si è scesi molto - si intende proprio risalire, è molto meglio farlo scendendo. Non si sa mai che, per la paradossale fisica del mondo di sotto, qualche misterioso quid risospinga in alto. E qualora invece sia destino scendere ancora e nulla risospinga in alto, si potrà discendere lenti ed almeno evitare di precipitare nell'abisso a velocità vertiginosa. V - Mmm... Interessante? Che cos'è? D - Ddt, Una teoria su moti ascensionali e discensionali nel mondo infero, mondo infero, pro manuscripto, 2009, teoremi I, II, III, IV, V. V - Reperibile nelle librerie? D - No. Pubblicata in copia unica: una rarità. Ti interessa?
Ride.
Commento:
1.
Lungo.
2. Mi fai un riassunto?
3. Ma le scrivi di notte, 'ste cose?
4. Ma credi in Dio?
Basta un sì o un no...
Farfalla Indigesta
Respondeo
1. Non so che cosa farci: per consentire a chi visita il sito di leggere quello che più gli o le interessa, ho messo gli asterischi apposta [tre asterischi separano i vari blocchi di testo: primo blocco - eventuale inquadramento teorico o metaforico; secondo blocco - racconto; terzo blocco - dialogo col vento; l'ordine può cambiare, eh? Ma dall'attacco si può subito capire di che cosa sto scrivendo];
2. E' un sogno-da-svegli: Hillman suggerisce di intendere i sogni non come ponti dal mondo di là al mondo di qua, ma come ponti dal mondo di qua al mondo di là, in modo da vedere negli eventi quotidiani la componente onirica, gli dei che vi agiscono; il sogno-da-sveglio che ho scritto intravvede nella scelta del nome dato a Grill alla via e nel tema soggiacente a quanto accaduto a G. due filoni metaforici tra loro connessi, entrambi legati a tematiche alchemiche, il rapporto tra colori e orientamento spaziale e il loro collegamento con specifici stati d'animo; è probabile che Kandinskij, nelle sue speculazioni sul colore e su alto e basso, si rifacesse al pensiero alchemico [o, se non all'alchimia, a qualche altro sistema simbolico analogo per l'esplorazione degli universali metaforici, cfr. ad es. quanto riportato qui - se ti interessa approfondire la tematica colore-spazio in chiave alchemica, dài un occhio al (lungo) contributo di Hillman riportato qui].
Complicato? I'm sorry... Per proteste, rivolgersi al piano di sopra... Io non c'entro;
3. In un certo senso, sì... Vedi l'incipit del punto [2];
4. Mi spiace, "sì" e "no" non sono opzioni contemplate nella penombra di una notte rischiarata solo da qualche sporadica stella...
5. Ma li scrivi di notte, certi commenti?
Sandro
Il commento 2 - La vendetta:
4. Troppo facile così.
5. A volte. :-D.
6. Ti prendi troppo sul ser(n)io. :-D :-D
Farfalla Indigesta
Respondeo
4. Accetteresti, come risposta, una cinquantina di pagine di argomentazione serrata, tra il teoretico e il metaforico? Considerato poi che, in sintesi, la risposta sarebbe: "dipende"...
5. E' grave. Ci sono passato anch'io... E non passa... Amputiamo?
6. Sernio? Salito una decina di volte, sì; e, sì, a volte, il serio mi si prende molto;
7. Immò alc?
Sandro
Il commento 3 - La storia infinita:
7. Sì.
4. Anche per me è un po' una ricerca continua. Ma alla fine è "no". Troppo semplice?
6. Sborone... Ihihih...
8. Capito?
Farfalla Indigesta
Respondeo
4. No comment.
6. Beh, sono 1.300 m. di dislivello... Un bell'allenamento, sai?
8. No.
9. 'Vonde, cumò...
Sandro
Come la via precente, belli i primi 4 tiri. Sulle rocce terminali l'itinerario si perde un po'.
Chiodatura ottima.
La rel. visuale dell'apritore è consultabile qui: http://www.arrampicata-arco.com/via-il-cavaliere-blu.html.
L1 - Bella rampa in obliquo a dx (V+ - 20 m.).
L2 - Fessura-diedro fuori misura (15 m. - VI+).
L3 - Si continua nella fessura-diedro fin sotto un albero, traversando a sx sotto di esso. Appena possibile in lieve obliquo a sx e poi a dx per parete aperta [e non per il diedro alla sua sx - 2 fix senza piastrina]. Per rocce erbose a un boschetto sospeso (VI+/VII- - 30 m.).
Seguire le peste che, prima in obliquo verso sx e poi verso dx, portano sotto il secondo salto della parete.
L4 - Fessura continua, aggirandone sulla sx un tratto friabile, poi rampa inclinata a dx (VI+/VII- - 40 m.).
L5 - In obliquo e in traverso a sx fin sotto una placca articolata, salirla e, appena possibile, piegare allo spigolo alla sua sx per il quale, in lieve obliquo a dx, si esce dalla parete. Roccia friabile sullo spigolo (VI - 45 m.).
Discesa - Prendere l'evidente traccia che, verso sx [faccia a monte], nel bosco porta alle calate a centro parete (rel. 15 marzo 2009).
"Apollo simboleggia la luce del sole e la gioia del cuore. È un famoso dio greco".
Così Grill, nella sua intro alla via più settentrionale delle tre che ha aperto sulla parete di Padaro.
Non so com'è, ma io ho sempre considerato Apollo una divinità farlocca: luce e gioia, la perfezione e la bellezza del kosmos [il mondo in quanto armonico e ordinato] esaltate nell'epoca classica della mitologia e dell'arte greca, sono una parte del quadro...
Non è un caso che l'altra parte del quadro, sempre tra i greci dell'epoca classica, sia rappresentata dal suo contraltare Dioniso, dio dell'istintualità e del profondo.
Non che, secondo me, Dioniso sia meglio di Apollo.
Sono solo due poli della totalità [e non gli unici].
E uno si oppone con tanta maggiore forza all'altro quanto più si caratterizza come polo a sé.
No: non so com'è, ma ho una preferenza per l'arte dorica: ricordo con maggiore, istintiva simpatia le immagini di korai e kouroi [statue di giovani, femmine e maschi] dell'epoca greca preclassica, con il loro sorriso enigmatico stampato sul volto e occhi grandi con "sguardo da draghi" [o così, almeno, credo lo avrebbe descritto B. Snell che, nel suo "La cultura greca e le origini del pensiero europeo", in riferimento al guardare particolare proprio di chi contempla il principio, usa un verbo greco la cui forma all'infinito è "derkesthai", "guardare con gelido e luminoso sguardo da drago", appunto].
Lì Apollo e Dioniso sono ancora indivisi.
Narra il mito che Apollo, futuro dio greco della medicina, della musica e della profezia, ancora bambino uccise il drago ctonio Pitone [e ti credo... quello aveva cercato di violentargli la madre...] e fu per questo a sua volta punito da Gea [la terra], madre del drago.
Un bel casino, la mitologia, con questa che punisce quello per essersi vendicato, uccidendo un terzo, di una violenza subita da una quarta; e sotto sotto scommetto si troverebbe che anche Leta, madre di Apollo, qualcosa di suo aveva combinato [e infatti Pitone le aveva dato la caccia su mandato di Era perché il marito Zeus proprio con Leto l'aveva tradita; e Leto da Zeus aveva generato, pensa un po', niente meno che Apollo, oltre ad Artemide - insomma, la vicenda è più intricata di una telenovela].
Quindi non sono del tutto stupito che a Ginetto Maffezzoni "Apollo" non sia granché piaciuta.
Certo, il sospetto che "Apollo" fosse per definizione un uccisore di draghi a noi era venuto su L5 della via, un verticale e strapiombante fessurone in puro stile "Sarca Valley" domato dagli apritori a suon di spit e che, seppure così imbrigliato, di perfida vita propria ancora - un po' - riluceva.
Quindi sarebbe stato meglio che Grill e compagni avessero lasciata la via protetta in stile tradizionale?
No, credo di no: l'inarrestabile banda di chiodatori teutonici ha fatto un lavoro incredibile [e salendo senza spit in apertura; quindi chapeau]
Inoltre la via, per quanto corta e ravanosa negli ultimi due tiri, ha un suo perché.
E comunque, tra tre-quattro anni, quando i numerosi cordoni di via, cotti dall'alternanza tra sole e pioggia, saranno diventati secchi e inservibili, lo scintillio negli occhi del drago ritornerà.
Ma [e qui chiudo, altrimenti il vento si incazza e mi picchia perché scrivo prolisso e difficile] sarebbe bello che tutte queste uccisioni [di fantasia, tra esseri mitici, e reali tra uomo e natura] avessero termine.
E ognuno fosse lasciato libero di essere quello che è, concedendo lo stesso all'altro, con uno scintillio di pura energia in fondo agli occhi.
Ma questo forse richiederebbe che tanto Apollo quanto Dioniso, figli di madri diverse, ma dello stesso padre [a dire il vero, un tantinello testa-di-piffero e incapace di controllare il proprio... hem... chiamiamolo "istinto"], dopo una lunga divisione e un aspro esilio nel mondo, si riscoprissero fratelli, appartenenti a un comune destino.
Possibile?
"Quien sabe", avrebbe detto Tex Willer al pard Kit Carson.
E avrebbe aggiunto: "E adesso piantala con queste bubbole! E' ora di una gigantesca bistecca, contornata da una montagna di patatine... E innaffiata da una caraffa di ottima birra... Andiamo, compadre!".
Via divertente e ben chiodata. Utili 3 friend [dal 4 al 6 Ande]. Portare qualcosina in più se il V+ è il proprio limite.
L1 - Muretto, diedro-fessura, cengia, placca sotto strapiombo ad arco e rocce rotte (VI - 40 m.).
L2 - Rocce rotte e facile fessura. Poi a sx alla sosta (20 m. - IV+).
L3 - In obliquo e in traverso a sx [usato 1 fr 4 Ande] fino a una linea di canne che permette di salire sotto l'evidente fascia strapiombante. Di qui in traverso a sx alla sosta (VI- - 35 m.).
L4 - Ancora in traverso a sx; quindi in obliquo a sx superando una breve pancia aggettante; diritti e appena a dx; e, per finire, per fessura superficiale alla sosta (V+ - 35 m.).
L5 - Entusiasmante fessura con tratti strapiombanti; è abbastanza inutile piazzare protezioni aggiuntive [più faticoso che vantaggioso] (VI+ - 30 m.).
L6 - Breve fessura sopra la sosta; poi in obliquo e in traverso a dx alla sosta (VI - 8 m.; meglio evitare la sosta precedente).
L7 - In lieve obliquo a dx per fessura superficiale; poi diritti e appena a sx [sempre per fessura]; appena possibile, traversare a sx alla sosta (25 m.); io proseguo per la successiva fessura [difficile recuperare i cordoni da moschettonare, sul fondo della spaccatura]; al suo termine in obliquo a dx a gruppo di alberi - sosta da attrezzare (VI - 40 m. da L6).
L8 - A sx fino in cima a un pilastrino; poi a dx, a una poss. sosta [10 m. dalla nostra S7]; ancora a dx, diritti per placca appoggiata e poi a sx alla sosta (IV- - 25 m.).
L9 - Si supera lo strapiombo sopra la sosta, se ne afferra la fessura soprastante e per essa si sale il diedro obliquo verso dx che conduce fuori dalla parete (VI- - 20 m.). E' possibile - ma forse poco comodo: attrito! - procedere arrampicando in obliquo verso sx fino ai primi alberi. (rel. 19 febbraio 2008).
Bi-bip
bi-bip
bi-bip La mia sveglia
h 06.15, domenica 21 dicembre 2008
Potessi farlo...
BLAM!
Un colpo col mio fucile a pompa.
E la smetterebbe, con quel dannato bi-bip.
Ma:
Non ho nessun fucile a pompa;
Se annientassi la sveglia, come vorrei, dovrei comprarne un'altra;
L'ho puntata io a quest'ora barbara [Giovanni, per motivi a me ignoti, ama le levatacce, anche d'inverno; e anche se sa che poi dovremo girovagare per almeno mezz'ora in valle del Sarca in attesa che il sole sorga a scaldare le pareti].
Quindi cancello l'inutile proposito dalla mia mente e mi alzo.
Come previsto, in Valle girovaghiamo tre buoni quarti d'ora prima di portarci sotto la parete prescelta.
Il walkabout
serve, nell'ordine, per:
la solita fermata al bar delle Placche scopo consultazione libro nuove aperture, cappuccino e... hem... doping via stimolazione testosteronica eteroindotta;
salire al Dain delle Sarche e avere conferma che la "Via dei 12 Alberi" oggi non è percorribile: la parete è all'ombra; e lungo il fiume, dritta dritta da un Brenta carico di neve come non mai, scende una corrente di aria gelida;
ridiscendere ad Arco e imboccare la stradina per San Giovanni fino a Padaro, scegliere la via, scoprire che non ne abbiamo la relazione, bardarci con tutto il materiale necessario alla salita e portarsi sotto la parete.
All'attacco ci accorgiamo che abbiamo lasciato metà del materiale all'auto.
Pazienza...
Faremo senza.
"Esculapio" scorre placida in poco più di due ore.
Doppie vertiginose. Poi all'auto per un po' d'acqua e un pezzo di formaggio.
Mentre mangiamo, arriva herr Grill con due accompagnatrici. Ci chiede info sulle condizioni della via.
"Camino al secondo tiro ostico, ma asciutto", fa Giovanni. E aggiunge: "E Artemis, come sarà?".
"Forse bagnato il camino al terzo", risponde il teutonico sarchigeno.
Sarà così.
Mi invento un incastro total body tra i bordi fangosi della spaccatura e passo, per quanto strisciando nella melma.
Ma facile: VI- Valle del Sarca standard.
Alla fine anche "Artemis" scorre placida. Colori incredibili e paesaggi stupendi.
Peccato che, oltre al materiale, abbia dimenticato di portare con me anche le pile per la digitale.
Pazienza di nuovo...
Sarà per la prossima volta.
***
"Esculapio" - [dal sito "www.arrampicata-arco.com"]
"Esculapio è il bastone dei medici con due serpenti avvolte. È anche un dio greco per l’arte della medicina".
"Artemis" - [dal sito "www.arrampicata-arco.com"]
"Artemis è la dea dei misteri da Efesus in Grecia. Oggi questa dea viene adorata dei cacciatori".
Sì, l'italiano non è il forte di Grill...
Beh, io, in tedesco, mi esprimerei molto peggio.
Comunque i pattern narrativi soggiacenti alle due figure mitologiche sono piuttosto interessanti.
"Asclepio" - [da wikipedia]
Asclepio (latino Aesculapius) è un personaggio della mitologia greca. Figlio di Apollo e di Arsinoe secondo Esiodo, oppure di Apollo e Coronide per Pindaro, comune mortale per Omero, si diceva fosse stato istruito nella medicina da Chirone, o che avesse ereditato tale proprietà dal padre Apollo.
In Grecia Asclepio veniva venerato come il dio della medicina: il suo culto aveva il suo centro a Epidauro; ma era onorato anche a Pergamo. Secondo il mito, Apollo si innamorò di Coronide mentre ella faceva il bagno in un lago. I due consumarono la loro passione; poi il dio andò via, lasciando una cornacchia a guardia della ragazza.
Coronide decise di sposarsi con Ischys, e la cornacchia, quando li vide assieme, volò da Apollo per riferire. Quando scoprì che Coronide era incinta, Apollo decise di punire la cornacchia, tramutandole le piume da bianche in nere, poiché non aveva allontanato Ischys da Coronide.
Artemide uccise Coronide trafiggendola con un dardo, per vendicare il fratello disonorato. Apollo, però, decise di salvare il piccolo che Coronide aveva in grembo, e chiese ad Ermes di prenderlo dal corpo della madre. Apollo decise di dare al piccolo il nome di Asclepio.
Da Lampezia, o da Epione, Asclepio ebbe sei figli:
* Igea, la salute;
* Panacea, che aveva il dono di curare tutte le malattie;
* Iaso, che provocava malattie;
* Egle, madre delle Grazie;
* Macaone, che combatté a Troia e fu ucciso da Euripilo;
* Podalirio, medico.
Nell'antica Grecia si pensava che bastasse dormire in un santuario consacrato ad Asclepio per guarire da ogni malattia. In ogni tempio c'era almeno un serpente, che proveniva dal santuario di Asclepio ad Epidauro, in quanto si credeva che fossero animali sacri per la divinità, poiché simbolo del rinnovamento.
Asclepio viene spesso raffigurato con in mano un bastone che porta il suo nome ed è il simbolo internazionale del soccorso medico.
Artemide - [da wikipedia]
Artemide è figlia di Zeus e Latona, nonché sorella gemella di Apollo. Latona, a causa di una maledizione lanciatale dalla moglie di Zeus, Era, per poter mettere al mondo i due bambini fu costretta a trovare un luogo che non avesse mai visto la luce del sole: per questo motivo Zeus fece emergere dal mare un'isola fino ad allora sommersa che, di conseguenza, il sole non aveva ancora toccato. Si trattava dell'isola di Delo; e Latona vi partorì aggrappata ad una palma sacra. Artemide nacque per prima, dopo soli sei mesi di gestazione ed aiutò quindi la madre a dare alla luce Apollo che nacque il settimo mese.
[...]
L'infanzia di Artemide non è raccontata da alcun mito giunto fino a noi; ma un poema di Callimaco – [che la chiama] "la dea che si diverte usando l'arco sulle montagne" – ne immagina un suggestivo aneddoto. Giunta all'età di tre anni, Artemide, sedendo sulle ginocchia del re degli dei, chiese al padre Zeus di far avverare alcuni suoi desideri: per prima cosa chiese di restare per sempre vergine, poi di non doversi mai sposare e di avere sempre a disposizione cani da caccia con le orecchie basse, cervi che tirassero il suo carro e ninfe come compagne di caccia (" sessanta fanciulle danzanti, figlie di Oceano, tutte di nove anni, tutte piccole ninfe di mare"). Il padre la assecondò e realizzò i suoi desideri. Tutte le sue compagne rimasero così vergini; ed Artemide vigilò strettamente sulla loro castità.
***
PS - Il Roc Palace Pìncanel Party, tenutosi con un ridotto numero di partecipanti a motivo dell'ignavia e dell'accidia di buona parte degli iscritti, si è concluso con la vittoria di Matteo e Gianluca; al secondo posto Stefano e Marino; al terzo Dario e il sottoscritto; al quarto Andrea e Tiziano.
Noi abbiamo perso la semifinale contro Matteo e Gianluca, dopo che, come avrebbe detto Obi Uan Kenobi, "la forza era fluita fuori di noi, abbandonandoci ai nostri tragici destini", e abbiamo vinto la finale per il terzo e il quarto posto con un golden goal cui siamo stati costretti per porre termine a un match che stava andando avanti da 25'.
A gennaio si ricomincia a fare sul serio: gara sociale di boulder.
PPS - Ivan Maghella mi segnala il suo forum on line [con relazioni visuali di vie e altro], consultabile a questo link.
***
V - E le tue sagge conclusioni? D - A che cosa? V - Al post D - Niente sagge conclusioni... Solo acting out... V - Beh... Ma non vorrai chiudere così? D - E come vorresti che chiudessi? V - Non so... Magari con una massima... D - Ti va bene anche una minima? V - Se non c'è niente di meglio... D - L'hai voluto tu, eh?
Affila la lama
La lama della tua katana immaginaria
E' molto meglio
Dei fucili a pompa immaginari
Per distruggere
Le sveglie rompicoglioni.
V - Saggio detto. Molto saggio... D - Trovi? V - Sì.
Ride.
Piacevole via alpinistica che aggira con astuzia imponenti strapiombi.
Non riporto info dettagliate sull'itinerario, in quanto la rel. riportata dall'apritore a questo link [http://www.arrampicata-arco.com/via-artemis.html] è completa e precisa.
Ricordo solo di portare una serie di friend e cordini o anelli di fettuccia [specie tra qualche anno] per ovviare all'inevitabile, rapida usura del materiale lasciato da Grill a protezione di buona parte dei tiri.
Qualche tratto friabile, ben protetto.
Gradi standard per la Valle del Sarca (rel. 22 dicembre 2008).
Come per la via precedente, niente relazione testuale.
Rimando all'ottimo disegno di Grill a questo link [http://www.arrampicata-arco.com/via-esculapio.html].
Itinerario molto piacevole, di difficoltà moderate.
Caratteristica la lama-camino di L2.
Portare una serie di friend (rel. 22 gennaio 2008).