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Media Valle del Sarca
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Cima alle Coste: diedro Steinkhotter
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Cima alle Coste
Maceri, Galvagni - VI+/VII-
(275 m. - rip. parziale)
Che cosa?
Nome strano per una via?
E ancor più per un penitenziagite [il settimo post-pasquale 2008]?
Avete ragione...
Il fatto è che io, sabato, avevo già preso - tanta - acqua tornando dalla falesia di Predore.
E non volevo ripetere l'esperienza domenica: prevedevano temporali già nel primo pomeriggio.
Quindi partenza da Brescia alle 5.30 puntando a questa recente via dei bolzanini Maceri e Galvagni: 400 m., ma ben chiodati e con le soste attrezzate.
Pur dopo una discreta pedalata, per mezzogiorno saremmo stati fuori [e non avremmo preso l'acqua].
Alle 8.00 siamo a quello che crediamo essere l'attacco della via...
E due ore e mezza dopo siamo fuori...
Fuori??!
Non fuori di testa [quello, almeno io, lo sono per lo più].
Fuori dalla via!
Come è possibile?
Abbiamo fatto 6 tiri per non più di 275 m!
Giovanni fa anche del suo meglio per allungare l'itinerario di una trentina di m, forzando lungo un evidente tentativo - abortito - di portare "Tinto Brass" fino in cima.
Ma, perfino con l'integrazione "Mostarda", arriviamo al massimo a 300 m.
Scendiamo ricoprendo di improperi Filippi e Sartori, compilatori della relazione reperibile su www.scuolagraffer.it.
"E quelli non sanno neanche contare i tiri..."
"E erano fatti di psilocybe quando hanno ripetuto la via..."
"E Ginetto aveva ragione..." [il giorno prima, con tono misterioso, mi aveva detto: "Va mia a fala...", ma senza spiegarmi perché. E io avevo pensato che fosse perché la parete sud-est della Cima alle Coste è un fragile castello di comodini volanti affastellati e avevo deciso lo stesso per la via perché... Mah... Che cos'è la vita senza un po' di brivido?].
"E dovevano chiamare questa via 'Coitus Interruptus', altro che 'Tinto Brass'" [per motivi più che ovvi: la via finiva a divertimento appena iniziato].
Arriviamo all'auto a mezzogiorno e mezzo circa, non senza qualche ambascia per le nostre corde che, sulle calate, si rivelano corte [portare corde da 60 m., mi raccomando].
Poi, a casa, mi metto alla ricerca di info più precise.
Niente da fare: una rel. riportata su www.gulliver.it concorda con la rel. Filippi.
Ci dev'essere qualcosa di cui non mi accorgo...
Poi, venti minuti fa, l'illuminazione: noi abbiamo attaccato portandoci al cengione dal quale partono le grandi vie della Cima alle Coste.
Ma così facendo, abbiamo saltato un terzo di via: come scritto a chiare lettere sulla rel. Filippi, "Tinto Brass" attacca sul sottostante zoccolo.
Zoccola di uno zoccolo...
E zoccola di una via...
Morale della favola: la prossima volta leggere meglio la relazione...
Zoccolo di un ddt...
Per errore attacchiamo dal cengione mediano dal quale partono "Via della Rinascita" e "Sodoma e Gomorra", saltando il primo terzo di via. Usati friend piccoli e medi, qualche fettuccia. Precisa relazione visuale sul sito www.scuolagraffer.it.
L5 - Fessura obliqua, fuori a sx, poi diritti per diedro aperto. Al suo termine a sx. Sosta su albero (60 m. - VI-).
L6 - Diritti per bel muretto, poi rocce rotte e ancora muretto a sx di un tetto nero; al suo termine per diedrino terroso e a dx fino a una cengia con sosta (50 m. - VI).
L7 - Breve fessura e muretto con roccia delicata; a sx per vaga rampa; poi diritti per fessurone non proprio sano; sosta su singolo fix al suo termine (40 m. - V+).
L8 - A sx per cengia fin sotto un bel pilastro a placche che delimita a dx un canale-camino (15 m. - I).
L9 - Per il bel pilastro a placche (30 m. - VI+/VII-; ma forse sono andato a cercarmi il freddo per il letto).
corto diedro e poi sosta, sotto evidente tetto (35 m. - VI+/VII-).
L11 - A dx della sosta fin sotto il tetto; diedrino e muretto; al suo termine per rocce rotte si aggira a sx uno spigolo e si raggiunge un fix su grande blocco [!]; alla dx di questo fuori dalla parete - sosta su alberi (45 m. - VI-).
L12 - Per i volonterosi [sconsigliabile]: diedro obliquo a dx; poi diritti tra pinnacoli sospesi fino ad albero con calata (25 m. - VI).
Discesa - Si segue la rampa erbosa didigradante verso nord fino al punto in cui si esaurisce. Cordoni blu non visibili di calata al suo termine. 1 CD: 25 m - 2 CD: 57 m. - 3 CD; 55 m. (rel. 9 giugno 2008).
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la relazione
Giordani, Zenatti - VI+ gradi "Giordani"
(680 m.)
Facendo forza a piene mani sul
tronco di un albero cresciuto
sull'orlo dell'abisso, esco dalla parete e poso i piedi sul
solido
e quieto pianoro boscoso della Cima alle Coste.
E' il crepuscolo.
"Ho capito perché Giordani l'ha chiamata 'Via della
Rinascita'", dico a Dario.
"E perché?"
"Perché quando esci, rinasci".
E credo di aver capito anche perché sulla via ci sono
così poche info.
Molti dei tiri sono friabili e poco proteggibili al punto da rendere
l'itinerario sconsigliabile anche al peggior nemico: la
probabilità che
precipiti, si schianti e faccia una morte stupida - oltre che
dolorosa - è qualcosa di più che solo teorica...
Dario conclude: "Ultima via classica in Valle del Sarca. Adesso solo
vie moderne..."
Eh già: ormai le abbiamo salite quasi tutte.
Lui pressoché.
E ora ci restano solo rumeghi e marcioni come questa.
So che lo dice per la stanchezza.
E che l'anno prossimo tornerà alla carica a
propormi un'altra di queste mostruosità.
Ma è stata davvero una salita dura: esili tracce
umane in
un ambiente in cui la disgregazione e il caos imperano e rendono palese
lo spietato lato senza ordine del mondo.
Come un'opera d'arte postmoderna: lontanissima da qualsiasi canone
classico di bellezza estetica, ma, proprio nel contrasto tra tracce
scarne di struttura e sovrabbondante ridondanza di nonsenso, in grado
di ridurre al silenzio.
Scrivo strano...
Questa giornata mi ha segnato.
Sistemiamo le nostre cose, mangiamo quel poco che ci resta nello zaino
e scendiamo a valle. Attraversiamo veloci il bosco mentre il buio
cancella il mondo alle nostre spalle.
Nell'aria c'è profumo di ciclamini.
Itinerario da percorrere solo in giornate
in cui il
diedro "Steinkhotter" non è occupato da cordate: le frequenti
scariche
di
sassi smossi precipitano diritte nel colatoio e vi si incanalano.
A un giorno dalla salita, ho dubbi sulla
linea seguita e sulla lunghezza dei tiri. Occhio!
Attacco - Circa 10 m. a dx dell'attacco del "diedro Steinkhotter",
sotto un accennato diedro di rocce rotte.
L1 - Salire per il diedro o alla sua sx per paretina articolata. Noi
percorriamo il tiro slegati fermandoci a una cengia sotto un primo muro
compatto. Alberi per eventuale sosta (50 m. - III).
L2 - A sx della cengia si sale una placca di roccia compatta obliquando
a dx; al suo termine diritti per un canale erboso e ancora a dx per
rampa vegetata. Sosta su un poco solido albero con cordone
(40m. - IV-).
L3 - Sopra la sosta per diedrino rotto; al suo termine si prosegue in
obliquo a sx per bel diedro di roccia compatta; appena possibile in
obliquo a sx; poi più o meno diritti per fessure. Sosta da
attrezzare (45 m. - V+).
L4 - Sopra la sosta per fessura di roccia solida; al suo termine io
proseguo per rampa obliqua a dx, seguendo tracce e superando alcune
strettoie;
è probabile che la via salga diritta e in obliquo a sx; al
termine della rampa
vado diritto per canale erboso fino a balconcino con pino e buon albero
di sosta al margine dx di una'ampia cengia (45 m. - IV+).
L5 - In traverso a sx sulla cengia fino a uno spuntone sotto belle
placche con diversi sistemi di vaghi diedri inclinati a dx (40 m. - II).
L6 - Per placca a sx della sosta fino a una lama-fessura; di qui
diritti e
in obliquo a dx per bella placca compatta poco proteggibile; al suo
termine a sx a una cengia e, quando questa si esaurisce; in obliquo a
dx per rampa-canale; in una nicchia 2 ch di sosta (45 m. - V/V+).
L7 - A dx della sosta per fessura con rocce rotte; appena possibile
uscirne a dx per muro articolato con molte prese smosse; all'altezza di
un'evidente lama sulla sx attrezzare sosta in una nicchia (35 m. - VI-).
L8 - Breve traverso a sx, fessura, poi lama a sx; al suo termine in
obliquo a sx su rampa di blocchi; sotto una paretina salire per un
fessurino a un albero di sosta (25 m. - V+).
L9 - Per un sistema di fessure attraverso l'articolato muro soprastante
in
lieve obliquo verso dx superando due strapiombini e puntando al fondo
del gran diedro giallo che dà la direttiva di salita nella
parte
mediana; salirlo per una decina di m. fin sotto un tetto; sosta da
attrezzare (con una certa difficoltà); roccia molto delicata
(50
m. - VI/VI+).
L10 - Salire sotto il tetto e uscirne a sx continuando nel diedro e
superandone diversi tratti strapiombanti; alla cuspide sulla
sommità del
pilastro si sale aggirando a dx l'ultimo tratto
strapiombante; sosta da attrezzare (35 m. - VI).
L11 - In obliquo e in traverso a dx oltrepassando un primo diedrino su
roccia scura e imboccandone un secondo; per questo in obliquo a sx fino
a poter salire diritti per rocce fessurate e vegetate; sosta su alberi
(40 m. - VI/VI+).
L12 - Diritti per fessure fin sotto un tettino; aggirarlo
sulla dx
per roccia ottima - pass. impegnativo e non facile da proteggere - e
rientrare subito a sx a una lama; da questa diritti fino alla esile
cengia - in più tratti interrotta - che consente di
attraversare
a dx e di raggiungere le rocce sottostanti il grande tetto triangolare
che dà la direttiva per la parte alta; lungo la cengia per
30 m.
circa (1 ch all'inizio della cornice e 1 ch alla fine della sezione
dura (50 m. - VI+); con corde da 60 m. è possibile
traversare
per altri 7-8 m. sulla cengia e arrivare a una sosta con 2 ch.
L13 - Ancora per cengia 7-8 m.; quindi in obliquo a dx per roccia molto
friabile (muro e fessura obliqua - 1 ch lasciato); al suo termine in
traverso a dx (bong incastrato in lama) e poi diritti per breve diedro;
dopo questo a dx per cengia alla sosta (1 ch in loco) (30 m. - VI).
L14 - Si è sotto il tetto; alla sua sx una minacciosa
concavità
rossa attende gli sventurati salitori; comunque, se può
consolare, questo è uno dei tiri con la roccia migliore;
appena
a dx della sosta per lama e placca articolata obliquando a sx; poi
sempre in lieve obliquo a sx per muretti fino a un diedro appoggiato
fessurato sul fondo (poss. sosta con ch dopo 20 m.); salire il diedrino
e portarsi sotto il muro rosso, tagliato da due
fessure-diedro; in
un primo tratto si prosegue per l'articolata fessura-diedro di dx e
appena possibile ci si sposta nella fessura-diedro di sx, molto
atletica; per essa alla sosta (2 ch) sotto un piccolo tetto
triangolare; 2 ch e 1 fettuccia sul tiro (50 m. - VI+).
L15 - Sotto il tetto per fessura; quindi in traverso a sx con un
difficile pass. per uscire dal diedro che si è finora
seguito;
per muro verticale fessurato alla sosta su alberi; 2 ch sul tiro (25 m.
- VI+).
L16 - Diritti sopra la sosta per rocce rotte; a una vaga cengia
traversare a sx fino a 1 ch; sulla verticale di questo un bel diedro di
roccia sana
- per gli standard della via - invita a salire in obliquo a sx;
è
probabile che la via originale prosegua a dx prima che la fessura sul
fondo del diedro giri dietro uno spigolo; io seguo la fessura, giro lo
spigolo e vedo una cengia alla mia sx; pensando di trovare la sosta,
traverso a sx, ma non trovo nulla; quindi continuo a traversare a sx
per cengia fino a una fessura appoggiata e inclinata a sx che porta a
una nicchia con 1 ch (probabile ultima sosta di "Sodoma e Gomorrah" (40
m. - V+).
L17 - In obliquo a sx per muro macilento fino a un albero; da questo
diritti e in traverso a sx sul fondo di un gran diedro-colatoio
alberato; salirlo per fessure fino a uscire sul bosco
sommitale
(35 m. - V-) (tempo impiegato: 12 h circa - rel. 25 agosto
2007).
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La luna e i falò
Scalet, Pegoretti, Turato, Covi - VII/A1
(750 m.)
10° ripetizione (nel 2004) con
Ralf Steinhilber
che, nel
corso della salita, la ribattezzò "La via dei Comodini
Volanti".
Buone
le protezioni nella prima sezione (La Luna): 2 passi di Ao al
4°
tiro.
Le lunghezze, in questo tratto, sono spesso di oltre 50 m.. Come su
altre
vie della parete, in corrispondenza
della
cengia mediana non è facile orientarsi, né
é
facile trovare l'attacco della parte
alta.
Si deve comunque puntare al grande catino strapiombante che incombe sul
diedro
Steinkhotter. In corrispondenza del suo limite sinistro un cordone
bianco
su albero addossato alla parete aiuta a individuare la prima sosta. Di
qui
traverso a destra in camino netto inclinato e strapiombo molto friabile
e
pericoloso (3 chiodi - rischio di caduta su rocce articolate per il
primo
e di lungo pendolo non controllato per il secondo). Il 2° tiro
è
su fessura con roccia dubbia (2 p. a. su friend per arrivare al
1°
spit
o VII+ sul marcio). Il 3° tiro presenta un blocco pericoloso al
primo
spit del traverso a sx. (vietato appendersi al gradino alla destra
della protezione:
c'è il rischio di cadere con un comodino di 40 kg tra le
braccia!).
A meno di non avere 20 rinvii, è meglio spezzare il
4° tiro
in
due parti (2 chiodi di sosta, non proprio ottimali, a metà).
Comodini
rischiosi al termine del diedro del 5° (per noi 6°
tiro). Non
è
banale trovare la 6° (7°) sosta (fessura impegnativa a
sinistra
della
rampa fessurata della via della Clessidra). Da essa parte l'unico tiro
bello
della via (VII di placca e fessura ben protetta con 1 p. Ao causa
appigli
ricoperti di guano). Poi altro tiro di artificiale (roccia sporca). Il
penultimo
tiro non è facile da trovare: in obliquo a sinistra (3
prot.)
fino
a terrazzini; di qui in orizzontale a sinistra fino a pilastrino
staccato;
diritti per esso e per placca soprastante; di qui netti a destra per 10
m.
fino a un chiodo al limite destro di un tettino; a questo punto si sale
diritti
prima per placca e poi per strapiombo chiodato a spit, che in un primo
momento
non si vedono: Ralf e io perdemmo due ore a trovare la linea,
cercandola
inutilmente o sulla placca a destra o sul diedro a destra dello
strapiombo,
mentre sono lì, davanti al naso, sul muro strapiombante
sopra il
tetto.
Sono in dubbio se consigliare la via (forse ai nemici). In ogni caso,
meglio
ripeterla in giornate feriali, nelle quali la parete sottostante i
"Falò"
è deserta, o si rischia di fare strage (rel. aprile 2004).

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Martini - Tranquillini (fino alla cengia mediana)
Martini, Tranquillini - VI (200 m.)
Una delle mie prime avventure
alpinistiche, ripetuta
con Riccardo
Colosio. Sulla cengia mediana, dopo aver girovagato un bel po' tra
boschetti
sospesi, mentre a valle qualcuno suonava una musica sgangherata,
capimmo
di esserci persi. Ci calammo nel diedrone col buio che avanzava.
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Messaggio inviato il 28 marzo 2009
La grande classica della parete!
Ripetuta due volte: la prima mi ha messo sotto e non mi è piaciuta...
La seconda, di corsa, invece mi è piaciuta un sacco.
Come è strano, a volte!
Via da NON FARE DOPO PIOGGE...
Federico Piazzon
O con altre cordate impegnate sulla linea...
A me manca la parte alta...
Provvederò.
Spero...
Sandro
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Sesto grado
Schonauer, Long, Zehedner - VI (300 m.)
Bella e tranquilla arrampicata in placca.
Non è
banale
il passo di VI che dà il nome alla via.
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Nuvole bianche
Bazzanella, Filippi, Francomanno -
VII/VII+ (300 m.)
Bella via, ben protetta e con
difficoltà
omogenee.
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Destinazione paradiso
Quecchia, Ballerini, Stefani, Prati,
Culazzu - VII+/Ao
(600
m.)
Opera collettiva. Soprattutto nella
seconda parte,
dalla distanza
tra le protezioni si può intuire chi abbia aperto i tiri:
lungo/Tiberio
- corto/gli altri.
Nella prima parte è una tranquilla via a spit, come molte
altre
adiacenti.
Sopra la cengia le cose cambiano: protezioni talvolta lunghe, roccia da
valutare
con attenzione, gradi sostenuti e arrampicata atletica (e dopo 500 m.
di sfacchinata,
la cosa ha il suo... peso).
Nel 2° tiro sopra la cengia può darsi ci sia ancora
un
friend n°
1 (Ande) abbandonato dal sottoscritto. Era scappato sul fondo della
fessura
in cui l'aveva piazzato Giovanni Mostarda.
Attenzione all'ultimo tiro: la fessura prima del camino terminale
è
stile "sbrisolona". Salendola, Giovanni continuava a spedirmi
giù
blocchi delle dimensioni di un pompelmo che io riuscivo ad evitare solo
schiacciandomi
nella nicchia di sosta. Essendosi arreso ad aggirare il mauvais
pas
nell'inutile tentativo di evitare il friabile, il mio compare fu poi
costretto
a recuperarmi da un chiodo alla base del camino. Io lo raggiunsi
ripulendo
involontariamente la parete di tutto il ripulibile. Ulteriori
inevitabili
disgaggi non faranno che rendere ancora più concava e
instabile
quella
infelice porzione di parete.
Scendemmo sotto un diluvio e, sotto lo stesso diluvio, tornammo a casa
in
moto. Ah, quando l'adrenalina iniziava a scorrere veramente non
all'inizio,
ma alla fine delle salite...
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Dal Fovo, Conz - VII/A1
(285
m.)
Divertente via ben chiodata a spit. Tratti
con
protezioni lunghe sul facile.
Attacco - Non proprio facile da reperire. Comunque,
più o
meno,
2/3 m. a dx della fine dell'avancorpo (se si riesce ad individuare
l'avancorpo), in corrispondenza di una fessura erbosa ad arco. Nome
inciso (male) alla base. Primo spit alto. Utile un friend 2 Ande per
proteggere la fessura.
L1 - Fessura, poi a dx a uno scudo di roccia, a dx di questo per un
vago colatoio, diritti e poi a sx e ancora diritti per parete ripida
(alcune prese "a
tempo") fino a uno strapiombino da superare verso dx (VI+ - 30 m.).
L2 - Diritti e a sx su placca, poi ancora diritti con difficile
arrampicata (o in artificiale, come accadde a Dario Sandrini e al
sottoscritto, ancora intorpiditi), in obliquo a sx e di nuovo diritti
(1 p.
a. o 7a per gli ardimentosi), breve traverso a sx (prese saltate?) e di
nuovo diritti alla sosta (VII/A1 - 40 m.).
L3 - Con vari obliqui a sx alla sosta, nei pressi di un albero (VI+ -
45 m.).
L4 - Per accennato colatoio fn sotto un piccolo tetto. Oltrepassatolo,
proseguire prima a dx e poi diritti (protezioni rarefatte) fino alla
sosta (VI+ - 55 m.).
L5 - Muretto sopra la sosta poi a sx e di nuovo diritti fino a un punto
di fermata in un'ampia conca, alla base di un'altra verticalizzazione
della parete (VI- - 25 m.)
L6 - Non ricordo bene, comunque placche, più o meno diritti
(VI-
- 30 m.).
L7 - Diritti sopra la sosta per placca nera sporca di licheni, ma
articolata. Uno spit nero non si vede, ma c'è. Poi si
procede
più o meno diritti senza protezioni (usato 1 friend 2 Ande
in un
buco) per rocce facii fino a un chiodo a U. Dopo qualche m., a una
cengetta con arbusto, a dx alla sosta (VI - 50 m.). Di qui ci
si
può calare. Se si prosegue, ancora 10 m. per placca delicata
e
sfasciumi fino ad alberello di sosta (60 m. da S6) (rel. 16 aprile
2006).
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Oasi di Pace - Parte alta
M.Bozzetta, M. Furlani - VII
(370
m.)
L8 - Arrivando da S7 alta di "Umma Gumma",
diritti per
ghiaie fino ad alberi. Portarsi sotto il salto di rocce soprastante e
traversare a dx fino a un gruppo di alberi sotto il salto (facile - 20
m.).
L9 - A sx della sosta per blocchi staccati in apparente equilibrio, si
supera un breve strapiombo e ancora in obliquo a sx per placca ben
proteggibile (nut )fino a una cengia. Di qui si prende un'evidente,
netta
fessura che taglia un muro di roccia bianca, solida e si prosegue
diritti fino a un gruppo
di alberi (meglio sostare). Io proseguo puntando a albero fronzuto a dx
(placche erbose, solide, ma infide). Ma non ci arrivo e piego a sx ad
alberello infido (V+ - 60 m.).
L 10 - Diritti per placca fino a gruppo di alberi. Di qui ancora
diritti per fessura erbosa e muro delicato - difficile da proteggere -
fino
a poter traversare 3-4 m. a dx e proseguire poi diritti per vago
spigolo erboso fino a una cengia. Sosta su albero (VI - 50 m.).
L11 - A sx per cengia. Breve muretto. Ci si porta sotto il salto
successivo e si traversa a sx fino a due fessure parallele e oblique a
dx. La prima, quella più a dx, in alto ha un ch rosso.
Meglio
lasciarla perdere e concentrarsi sulla seconda. Piccola clessidra di
protezione per il primo passo duro, poi in obliquo a dx fin sotto un
tettino, lo si aggira a dx e si torna a sx sotto il "grande tetto
giallo" della rel. Filippi. Ch in nicchia. Io proseguo fino
all'alberello e faccio sosta (VII- - 30 m.).
L12 - Sopra l'alberello per diedrino fin sotto il tetto (2 ch). Lo si
supera a sx e si prosegue per il successivo sistema di fessure e canne
fino ad albero e alla successiva sosta su cengia (VI - 30 m.).
L13 - A dx, verso la sosta di "Destinazione Paradiso", si rientra a sx
appena possibile fin sotto una fessura con ch.. La si sale e si
prosegue per roccia sporca di terra ma solida fin sotto a un tetto.
Allo spit si traversa a sx. Al ch si sale diritti
puntando ad altri 2 ch ravvicinati (io non li vedo e continuo a
traversare a
sx per invitante cengia, ma devo poi tornare sulla retta via con
equilibrismi che mi costringono a un riposo al più alto dei
2
ch). Con un passo delicato si esce dal muro e si va a sx alla cengia
con sosta (VII - 30 m.).
L14 - Sopra la sosta, si punta allo spit e al successivo kevlar in
clessidra. Da questo si traversa a sx per poi salire un evidente
diedro, da cui si esce a sx verso la sosta (VII-/VII - 25 m.).
L15 - Per bel muro tecnico allo spit. Quindi si traversa a dx e si
aggira uno spigolo fin sotto un ultimo salto di roccia con blocchi
consolidati
dalla calcite. Ambiente grandioso (VI+ - 20 m.).
L16 - Per muro rosso sopra la sosta fino a uno spit (è in
alto,
appena a dx
della verticale della sosta). Di qui traverso in obliquo a sx fino alla
base di una fessura (VI - 20 m.).
L17 - Lungo la fessura (tirandola con cautela). Al suo termine si
traversa a sx "valorizzando al meglio" grossi blocchi dall'aria
preoccupante fino a un'altra fessura (da tirare con cautela ancora
maggiore).
Anche al termine di quest'ultima, traversare in obliquo a sx fino a un
piccolo ginepro e alla sosta su comoda, ma umida cengia (VI+ - 35 m.).
L18 - A sx della sosta per breve muro sprotetto, ma difficile (1 ch a U
usato da Dario Sandrini e tolto), poi rampa in obliquo a dx fin sotto
un tetto e
traverso a dx ad un alberello. D qui diritti per fessura verticale con
corti strapiombi fino alla sosta sul fondo del grande diedro d'uscita
(VII- - 25 m.).
L19 - Con tecniche varie si percorre la fessura di fondo del diedro,
uscendone a sx per alberi al suo termine. Utili due friend max misure
Camalot per proteggere il tratto di fessura dopo il primo spit: la
sezione non
è difficile, ma è sprotetta per circa 10 m. (VII
- 40 m.)
(rel. 16 aprile 2006).
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la relazione
Filippi, Galvagni - VII/VII+
(326
m.)
Penitenziagite n° 33.
"'Mas que Nada'? Meglio di niente? Ma è una via da propormi?".
E' Daniele a scrivermi.
Via sms.
Gli rispondo con l'intro al
report che trovo su gulliver.it [a questo link: http://www.gulliver.it/2007/index.php?modulo=itinerari&template=dettaglio&id_gita=12997]:
"Condivide con altre recenti vie della parete il noioso superamento dello zoccolo basale. Poi offre sempre ottime lunghezze con chiodatura sicura e abbondante";
[solo, non credete al compilatore quando annota che L1 e L2 sono concatenabili: sono 70 m. abbondanti dalla base a S2; e anche L5 e L6 sono scomode da congiungere].
Alla fine Daniele si fa convincere.
Anche perché è proprio così: belle placche
"Sarca Valley" style con chiodatura industriale.
E il collega, a fine via, è soddisfatto.
Lui dice per i motivi che seguono:
- Via divertente e ingaggiante quanto basta;
- Interessante avvicinamento e rientro in auto, con - sempre secondo lui - riuscito intrattenimento ad opera del sottoscritto e approfondite chiacchierate su significativi argomenti quali: "Come mai oggi chi si fa scrupoli morali se la passa peggio di chi vive senza tenere in alcun conto le altre persone?"; "Tenebrose o luminose sorti per gli organismi di volontariato internazionale bresciano?"; "Chavismo o anti-chavismo e politiche dell'autosviluppo in America Latina [Dove "chavismo" sta per "Sostegno alla politica del presidente venezuelano Chavez", non altro];
- Cappuccino prima della salita e panino con birra a seguire al bar delle Placche [gli arrampicatori sanno quale sia il valore aggiunto dell'opzione].
Daniele era così soddisfatto che mi ha già prenotato per la prossima settimana ["Aspettando Daniele" - Placche Zebrate: 500 m. 6a e qualche Ao da provare a liberare], impegni di lavoro permettendo.
Inoltre, nel corso di uno dei pindarici dialoghi del ritorno, ventilava l'ipotesi che mi trasformassi in una specie di consulente arrampicatorio il quale, nel mentre porta persone a zonzo verticale su questa o quella parete, fa anche loro da
counsellor o da
coach.
A pagamento, ovvio.
Una cosa tipo: "Chi siete? Quanti siete? Dove andate? Un fiorino!".
Aggiornato al corso monetario attuale: "Cento euro, grazie...".
Beh...
Tenendo conto di un'ora e mezza più un'ora e mezza di viaggio, facciamo pure "Centocinquanta...".
"A chi intesto fattura?".
Bella l'idea.
Peccato che:
- il Collegio Nazionale Guide Alpine Italiane mi ha già fatto causa solo per averlo pensato [SCHERZO!!!!];
- se faccio una simile proposta agli amici, questi mi mandano con molta cordialità a svuotare con cura e completamente i miei intestini in qualche oscura e abbandonata forra boscosa;
- se penso il servizio per persone che non conosco e che non sanno arrampicare, incapace come sono di valutare le effettive capacità alpinistiche altrui, rischio di portare qualcuno a farsi - molto - male ravanando su rumeghi infami ["Aaahhh... Vuole vedere la luce? Ho giusto giusto il modulo che fa per lei: salita allo zoccolo della Seconda Pala di San Lucano e uscita dalla parete per il boràl; una prima assoluta; una chicca; un gioiellino!".
Noo...
Ipotesi bocciata.
Invece interessanti gli sviluppi di un'altra discussione: monetizzare il sito.
Due le possibili strade che mi si profilano davanti.
- Far sponsorizzare queste pagine da aziende che si occupano di materiali alpinistici o di editoria della montagna;
- Abbonarmi ad ad words di google [in modo che, nella home del sito, compaiano pubblicità a caso legate, anche in questo caso, al mondo dell'arrampicata].
La prima ipotesi non presenta particolari problemi. Ho solo qualche scrupolo a scrivere con la consapevolezza che sto anche vendendo qualcosa [finora ho caricato racconti e relazioni solo per divertimento].
La seconda è problematica e interessante al tempo stesso: consentire ai robot di ricerca di google di mappare i termini che uso più spesso nei miei post e di selezionare sulla base di questi le inserzioni da pubblicare sul sito potrebbe produrre esiti grotteschi o artistici a seconda di come funzionano gli algoritmi dei programmi di google.
Scrivo un pezzo su "L'Ultimo Shampoo del Generale Custer"?
E in questa pagina compaiono rispettivamente una pubblicità su shampoo per capelli biondi, una per la rivendita di accette e coltelli [pensati apposta per scalpare i nemici] e una sulle scuole militari in Italia.
Scrivo un aggiornamento su "Mas que Nada"?
Ed ecco comparire tre link: uno verso un sito che vende canzoni di Sergio Mendes, uno che propone corsi di ballo latinoamericano e uno corsi di lingua spagnola.
Mah...
Ci penserò...
Intanto conto i visitatori e valuto se quello che scrivo qui sopra possa interessare, oltre chi si trova a girovagare d'abitudine su queste pagine, anche potenziali consumatori di prodotti e servizi [mirati o random che siano].
1.000-2.000 € l'anno per pagarmi parte delle ore di scrittura e compilazione mi farebbero comodo...
Certo che commercializzare l'esperienza...
Ripeto: mah...
Divertente e piacevole via del duo "Filippi-Galvagni"; ha tutte le comodità: sembra pensata apposta come itinerario per clienti.
Necessari solo rinvii.
Non riporto la rel. né testuale [c'è una buona rel. reperibile qui: http://www.gulliver.it/2007/index.php?modulo=itinerari&template=dettaglio&id_gita=12997], né visuale [il chiaro schizzo degli apritori è consultabile qui: http://www.scuolagraffer.it/Relazioni/ValleSarca/CimaCoste_MasQueNada.pdf].
Mi limito alle solite integrazioni.
L1-L2 - Io tento di concatenare L1 e L2 della rel. Galvagni, come suggerito dalla rel. Gulliver, ma in 60 m. riesco ad arrivare solo all'ultimo fix del tiro, a 10 m. dalla sosta (VI+ - 60 m.).
L3 - Con 60 m. di corda fuori, a un albero sotto la cengia obliqua (IV+/V- . 60 m.).
L4 - Alla cengia e poi a sx, per rientrare a dx sotto il muro di 6c (I - 40 m.).
L5 - In lieve obliquo a sx per vago toboga; Daniele, per fortuna da secondo, disgaggia un blocco sospeso in mezzo al tiro e vola (VII/VII+ - 20 m.).
L6 - In obliquo a dx per placca [forse più facile per alti] e poi in traverso a dx per cengette erbose (VI+ - 25 m).
L7 - Bella placca compatta (VI+/VII- - 40 m.).
L8 - In traverso a dx, poi diritti e in obliquo a dx fin oltre uno spigolo; difficile ristabilimento oltre l'ultimo muretto (VII- - 15 m.).
L9 - Diedro e placca (VII - 35 m.).
L10 - Placca tecnica e muretto rotto (VII - 25 m.).
L11 - Muretto sopra la sosta, in traverso a sx e poi diritti fuori dalla parete (VI+ - 35 m.) (Rel. 26 settembre 2008).
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la relazione
Groaz, Zanetti, - VII+/VIII-
(326
m.)
Divertente via ben chiodata e su roccia
ottima.
Relazione
originale consultabile a
questo
sito.
Di seguito riporto una breve relazione testuale, con gradi diversi da
quelli assegnati dagli apritori, questo non per giocare 'a chi sgrada
di più", ma per rendere omogenea la gradazione con quella
delle
altre vie presentate su questo sito.
Attacco - Si sale il canale per il quale passa il
sentiero di
accesso
alle Placche del settore dx (nord) fino al suo termine, aggirando sulla
sx (sud) un primo risalto roccioso. Incrociata la traccia che costeggia
la base della parete, la si segue verso nord (dx) fino ad un pino
silvestre. Sulla placca soprastante evidenti i primi spit della via. Si
è sulla verticale del canale di salita.
L1 - Muretti tecnici portano a un diedrino con ceppo di alberello. Ci
si alza con cautela sul terrazzino soprastante (roccia delicata) e si
traversa a sx su placca tecnica con prese nascoste (VI+/VII- - 35 m.).
L2 - Si supera un primo muretto, si sale una facile placca appoggiata
fino a un ch con cordone, si raggiunge lo spit successivo e si aggira
uno spigolo che delimita a dx il pilastrino sopra lo spit (protezioni
poco visibili dietro lo spigolo). In alternativa (molto più
facile), dallo spit a sx per rampa e poi a dx alla sosta (VI o V- - 35
m.)
L3 - Si sale il breve muretto sopra la sosta e si prosegue per pendio
terroso fino a un boschetto. Tracce di passaggio. Possibile sosta
intermedia - spit - a circa metà pendio (IV - 58 m.).
L4 - Per un esile sistema di fessure a una spaccatura che, verso sx,
porta a una rampa erbosa ascendente. Per essa alla base di un
impegnativo muretto nero e di qui a dx alla sosta (VII - 30 m.).
L5 - Dopo un breve traverso a dx, si afferra la fessura che taglia il
lungo tetto soprastante, con un arzigogolato volteggio si supera
l'ostacolo, si sale nel diedrino sopra il tetto, se ne esce a sx per
fessura, si raggiunge la cengia poco sopra e per essa, a sx, alla sosta
(VII+ - 18 m.).
L6 - Traverso a dx per placca (buoni appoggi per i piedi), poi si sale
un vago colatoio e se ne esce a dx, fino alla sosta. Ralf fa il tiro
chiacchierando. Io, ingannato dalla sua tranquillità, parto
in
tromba per ritrovarmi sul traverso a spingere di piedi senza niente - o
quasi - per le mani. Diavolo di un Ralf! (VI+ - 30 m.).
L7 - Per placca a un diedro obliquo verso dx. Se ne supera il bordo sx
per entrare in un vago colatoio di roccia scura non impeccabile. Per
esso, con alcuni movimenti impegnativi, alla sommità di un
vago
pilastro. Dalla cengia alla sua sx si vede uno spit ancora
più a
sx. Si scende appena, traversando a sx, e, per fessura a buone prese,
si va allo spit; di qui a dx alla sosta. Dalla cengia è
possibile anche salire diritti, con linea più logica
(VII/VII+ -
30 m.).
L8 - Placca continua di aderenza prima e movimento poi. Quindi breve
strapiombo, ancora un bombamento a buone prese e di nuovo placca
spietata, per la quale a sx alla sosta. Tiro chiave (VII+/VIII- - 35 m.)
L9 - A sx per muretto e placca appoggiata. Appena possibile a sx, a
prendere la base di un bel diedro lievemente strapiombante. Lo si segue
fino al suo termine, per uscirne a dx e tornare a sx, alla sosta.
Allungare le protezioni al traverso e alla base del diedro (VII- - 30
m.).
L10 - A sx della sosta per muro tecnico e ancora a sx per diedrino. Al
suo termine diritti per muro con molte prese in bilico. Poi
a sx alla sosta (VI+ - 35 m.).
L11 - A sx della sosta a prendere una bella lama che si sale. Quindi
ancora a sx fino a uno spit e poi a dx, fino ad uscire
dalla parete (V- - 20 m.) (rel. ottobre 2005).
Discesa - Dall'uscita a sx (sud) per boscaglia e
rocce
affioranti fino
ad arrivare a un vasto pendio a lastroni (10'). Noi lo abbiamo
attraversato in orizzontale e alzandoci un po' fino ad arrivare
all'imponente parete che lo delimita a sud. Lungo la linea di discesa
più sicura ci siamo abbassati di quota costeggiando la
parete
fino al suo termine e, per vaghe tracce, siamo arrivati a un capanno di
cacciatori posto sulla cresta terrosa che ne costituisce la
continuazione (forse è possibile arrivarvi anche tagliando
in
obliquo e in discesa la zona a lastre). Dal capanno per tracce verso
sud (in costa) e poi verso est (in discesa - sentiero più
evidente) fino a un bivio con cartelli di segnalazione. Di qui per il
sent. 425 fino alla base delle Coste dell'Anglone.
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la relazione
Filippi, Galvagni - VII
(455
m.)
“Casino Royale? Quella via alla Cima alle
Coste con i gradi un po' stretti?”, fa uno del gruppo.
Siamo in piazza ad Arco. Ralf, Davide e io abbiamo appena incontrato
Ginetto e un'ampia schiera di ugoliniani a caccia come noi di bar
liberi...
Ralf e io ci guardiamo.
“Gradi stretti? Nooo... Normali...”.
Interviene Ginetto, brusco: “Non date retta a quello lì [“Quello
lì” sarei io]. Ormai ha preso il volo...”. E riprende
accalorato e piccato per un non ben definito V+ che avrei dato a un
tiro
di “Archangelo” che evidentemente per lui è più di V+.
Cerco di rispiegare i motivi per i quali di recente do gradi severi
alle vie, ma senza esito.
E poi, altra frecciatina di Gino: “Capaci tutti di andare su wikipedia
e scaricare ogni informazione possibile e immaginabile su Rudolf
Steiner...”
In effetti le info riportate nel post riguardante l'omonima via sono per lo più
tratte da una breve ricerca su google.
“Breve” si fa per dire: almeno 2 ore tra lettura dei testi, confronto
delle fonti e stesura del brano.
Però a mio merito va il fatto di aver intuito dal libro di via
che “ecsusiai” era la traslitterazione inesatta di un nome greco
femminile plurale, di essere risalito alla grafia corretta, di aver
cercato il termine giusto e di aver poi fatta sintesi delle
informazioni riportare sui vari siti.
E comunque la nota relativa all'ispirazione neoplatonica dello
Pseudo-Dionigi l'Aeropagita così come la stringatissima - e
dissacrante, lo ammetto - sintesi del sistema neoplatonico plotiniano
(nonno del sistema di Steiner) è tutta farina del mio sacco.
Non avrò mica studiato filosofia per anni a vuoto, no?
Gino, ovvio che scherso...
È tutto pour parler...
Non scrivo alcun commento a partire dal nome della via
(“Casino Royale, appunto) in primis perché la
storia mi ispira poco (primo romanzo di Fleming in cui compare 007, con
doppi e tripli giochi vari e con Bond che tenta di mandare sul lastrico
un comunista affarista per il partito sfruttandone la passione per il
gioco d'azzardo) et postea perché tristi sono le parole
di “Cose Difficili”, canzone dei Casino Royale con cui Filippi
commenta la sua creazione (per leggerle non avete che da andare a
vedere la sua relazione su www.scuolagraffer.it).
E Giovanni mi rimproverava di essere troppo pessimista con
i miei post e mi invitava a considerare che la vita è bella.
Si sa: il lettore, specie quello affezionato, ha sempre ragione...
Comunque un solo accennato clima di tristezza aleggiava sulla
cordata mentre ripetevamo la via: saranno
state le umide nubi che avvolgevano i fianchi della Cima alle Coste, o
le correnti fredde che risalivano la parete, o i colori autunnali a
valle, o il disamore di Ralf per l'odore della nebbia. O forse
l'irritazione
di Davide per il fatto di essere lì, sul quell'insulso
itinierario placcoso e non su qualche ingaggiosa via alpinistica, e per
di più con la gola in fiamme.
A dire il vero, anch'io non ero entusiasta della mia scelta.
Ma mi ero stancato di essere triste.
E preferivo non dare retta al mio malumore.
E poi apprezzavo la bella linea filippiana su roccia compatta – specie
nel tratto mediano - che stavamo salendo e la sovrabbondanza di fix.
Nonché i gradi, che a me parevano del tutto ordinari...
Quasi – posso dirlo? - facili...
Ma non lo dico.
Non faccio testo: come dice Gino, ormai ho preso il volo (:))...
Itinerario piacevole e ben protetto nel settore
meridionale della grande parete. Usati, ma non necessari, un friend 0,5
e un 2 camalot.
Riporto solo alcuni commenti tiro per tiro all'ottima relazione di
Filippi su www.scuolagraffer.it.
L1 - Tratto friabile all'inizio (V - 30 m.).
L2 - Fessura e bel pilastrino di roccia compatta (V+/VI- - 45
m.).
L3 - Credo che molti sbaglino come noi. L'itinerario traversa netto a
dx per cengia scendendo nel canale e portandosi sotto il muro.
Io salgo troppo e traverso più alto, arrivando alla cengia di S4
di Filippi (III - 60 m.).
L4 - Bel tiro su roccia solida.
(VI - 40 m.).
L5 - Placca con alcuni pass. delicati
(VI - 20 m.).
L6 - Tettino e placca con 1 pass. poco evidente (presa risolutiva
nascosta). Poi fessura e obliquo a sx (VI - 35 m.).
L7 - Obliquo per fessura e muretto a gocce (più facile a sx)
(VI+/VII- -
40 m.).
L8 - Bella placca, poi a dx e di nuovo a sx e diritti. 1 pass. da
equilibristi piegando a sx (VI+/VII- - 30 m.)
L9 - Tiro chiave. 1 singolo delicato da capire e 1 pass. non proprio
banale alla fine (VII - 30
m.).
L10 - Placca e poi obliquo a dx per rampa alberata (VI - 45 m.).
L11 - Diedro a sx della sosta. (VI - 25 m.).
L12 - Diedro a dx della sosta. Occhio alle vipere d'estate (incontro
ravvicinato con una grossa rappresentante della specie per Giovanni
Mostarda in occasione della sua ripetizione (V+/VI- - 25 m.).
L13 - In obliquo a dx per muro a gradoni. Aggirare a dx un tettino.
Occhio ai molti massi in bilico, specie se sulla placconata sottostante
ci sono cordate (V+ - 30 m.) (rel. ottobre 2007).
Discesa - Dall'uscita a sx (sud) e in discesa per canali e
rocce
affioranti fino
al vasto pendio a lastroni (10') di cui alla prec. rel.
Seguendo gli ometti, lo si scende più o meno nel mezzo. Poi per
tracce tra bosco e ghiaie si arriva al punto di inizio di una
teleferica. Alcuni ometti poco visibili invitano a scendere traversando
a dx fino a una traccia (prima poco poi più) marcata che conduce
alla "cavra" più o meno a metà dell'ultimo tratto del
"Sentiero degli scaloni".
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la relazione
Commenti
Messaggio inviato nell'ottobre 2008
Ripetuta ieri, domenica 5 ottobre. Con Giovanni, Paolo e Oreste, eravamo arrivati in zona per la "Dino Sottovia". Poi un bel tappo formato da 7 personaggi [!!!] davanti a noi, ha convinto Giovanni ed il sottoscritto a buttarci su quest'altra via, anche se le difficoltà ci preoccupavano un po'.
Oreste e Paolo invece hanno insistito; e grazie ad un errore di percorso dei "7 personaggi" che sulla cengia sono andati troppo a destra, sono passi in testa.
I personaggi poi si son calati altrimenti ci dormivano [sulla via].
Insomma... Che dire?
La via, noi l'abbiamo trovata dura con alcuni passi da fare "sulle uova".
Sarà che non siamo abituati a questo tipo di scalata in aderenza...
Però ci ha impegnato: la via non ci è venuta tutta in libera; e, qualche chiodino, l'abbiamo tirato.
Non posso dire che mi sia piaciuta molto: non è proprio il genere di vie che prediligo.
Ho invidiato molto una cordata che vedevo in alto sul Diedro Martini.
Bella la vista sulla parete, dove salgono la "Via della Clessidra" e la "Via della Rinascita". Attrae e spaventa allo stesso tempo.
Alberto Benassi
Però...
Ce n'era, di gente, ieri in Valle del Sarca...
In effetti, "Casino Royale" è una via autunnale, sulla quale spendere le ultime energie di una lunga stagione [non come quella appena trascorsa, insomma].
Quanto alla "Via della Rinascita", se spaventa vista da lontano, come sarà in presa diretta?
Esperienza già fatta, che non ho nessuna intenzione di ripetere.
Grazie per il post!
Sandro
|
Via Speranza
Grill, Kluchner
- VII/Ao o VII+/Ao (770 m.)
Date le premesse del
periodo, non potevo non dedicare un'attenzione maniacale nella
scelta della via da fare, a metà settimana, con Dario
Sandrini.
La "Via Speranza" sui muri meridionali dell'immane conca del Brento era
l'ideale.
800 m. di sviluppo, su placche appoggiate e con soste e tratti
difficili ben protetti.
L'ideale per forzare la mano a un arcigno destino in modo che cambiasse
i suoi piani sul mio conto.
Il bello è che, nonostante le premesse, sono riuscito a
cacciarmi nei guai lo stesso.
Su L15, anziché seguire la relazione, mi sono lasciato
ingannare da tracce proditorie e mi sono ritrovato a salire un diedro
giallo marcio e strapiombante con lame e appigli tenuti
assieme da terra e che offriva scarse possibilità di
piazzare protezioni degne di questo nome.
Insomma, anche ieri ho avuto i miei quindici minuti di visioni mistiche
con schiere angeliche che attorno a me cantavano sublimi inni sacri in
onore della mia possibile dipartita.
Mi sa proprio che devo rivedere le mie strategie inconsce di scelta...
Comunque una via gradevole in una magnifica giornata ottobrina.
Usciti dal vuoto, era bello camminare sui pendii erbosi sopra le pareti
col mondo lontano e la consapevolezza di aver fatto - ancora una volta
e tutto sommato - la cosa giusta.
Accesso - Comodo l'avvicinamento segnalato
sul sito www.arco-arrampicata.com. Bisogna stare attenti a non
perdere i bolli rossi ai numerosi bivi delle varie stradine che
attraversano il bosco, ma, una volta imboccata la traccia sul pilastro
di discesa, si raggiungono rapidamente i ghiaioni alla base della
parete. Prestare attenzione, nell'ultimo tratto del pilastro, a
roccette e sassi smossi.
Non espongo una descrizione dettagliata di ogni tiro, ma aggiungo solo
alcune
note alla precisa relazione reperibile sul sito di Grill.
Protezioni: noi abbiamo usato un paio di volte il friend piccolo blu
Camalot e una volta il giallo medio. Per la sconsigliabile variante a
L15 da noi seguita, necessari 4 friend: 1 per fessure da 4 cm, 1 per
fessure da 2,5/3 cm, uno da 0,8 cm e 1 da 1,5. Ch inutili.
L1 - Attacco lungo un evidente diedro inclinato a dx; "S" azzurra a 7-8
m. da terra. Sosta su 1 fix del 10, come molte altre soste lungo la via.
L2 - Tiro lungo. Per questa e per altre lunghezze più sopra,
è meglio avere corde da 60 m. giusti.
L3 - L'unica protezione del tiro è un fix in mezzo alla riga
nera, sotto uno strapiombino.
L4 - Niente da segnalare.
L5 - Bel tiro con andamento ad arco verso dx. Prima piastrina
cilindrata da un masso.
L6 - Lunghezza ad andamento sinuoso. Dario Sandrini riesce in libera
(VII-/VII?) al secondo tentativo sulla breve sequenza di
Ao dopo essere volato per la rottura di un appoggio.
L7 - Lunghezza infida; tenersi nella spaccatura erbosa su roccia
compatta a dx del colatoio friabile ed erboso nella prima parte e sul
filo dell'elegante spigolo bianco sulla verticale di questa nella parte
alta; occhio alle uscite!
L8 - 2. P.a. sia per Dario che per me nella placca fessurata iniziale;
la libera non sembra impossibile, se si trova un sistema valido per
scaricare sui piedi nel primo tratto.
L9 - Alla fine della rampa salire in obliquo a sx.
L10 - Nella parte finale il tiro piega a sx e non diritto, come
parrebbe dalla traccia disegnata sulla relazione di Grill.
L11 - Non è sempre facile indviduare la linea, specie dopo
aver piegato a dx (ch con cordone alla base di uno spigolino nel punto
in cui inizia il cambio di direzione). Sosta su cengia sopra un varco
in una macchia di ginepri.
L12 - Il V+ è più facile per lunghi.
L13 - Obliquo a dx. Sosta qualche m. sotto e a dx rispetto a una
macchia di mughi e a un albero qualche m. a sx di uno spigolo macilento.
L14 - Traversare a dx, oltrepassare uno spigolo e salire diritti.
Roccia delicata.
L15 - La roccia sul primo muretto è ancora da ripulire.
Perdo convinzione per la rottura di 2 prese e tiro in Ao 2 fix in punti
nei quali Dario passa in libera (VII+?). Dopo l'ultimo fix sul muro
grigio peste su una rampa erbosa obliqua a sx indurrebbero ad andare
ancora a sx. Ma è sbagliato. La via prosegue a dx, lungo un
diedro di cui non so nulla perché, ingannato dalle tracce
verso sx, ho salito un diedro sprotetto di roccia gialla friabilissima
e terra che avrei preferito evitare (VI, 4 friend piccoli e medi in
fessure di roccia instabile). Alla fine del diedro un cordino su
spuntone e un ch a lama con moschettoncino di calata segnalano che i
primi salitori, come anche qualcun altro, sono stati ingannati come
noi. Se si commette analogo errore, ci si può calare per 15
m. verso dx (N) - o arrampicare in discesa su difficoltà di
IV+/V- - arrivando alla cengia di II della via originale. Nei pressi di
un ripiano a dx la sosta con 2 fix.
L16 - Ancora in traverso a dx fino a un albero (poss. sosta comoda, ma
che resta sotto il tiro di sassi smossi dal primo mentre arrampica su
L17). Se si decide di proseguire, salire a un primo pulpito sulla dx ed
entrare in quello successivo, dove si trova un comodo ch di sosta (IV-,
1 p.).
L17 - Dal secondo pulpito salire in obliquo a sx per placca fessurata
nella prima parte e per muro articolato nella seconda fino all'uscita.
Roccia a tratti delicata. Qualche riposo per Dario da primo, in libera
per me da secondo (VII?). Tempo impiegato: 5h e 45'.
Discesa - Comoda come l'accesso. Ben segnata a bolli rossi
(tenere
comunque gli occhi aperti: in alcuni tratti le marcature si rarefanno)
fino a oltrepassare le propaggini meridionali di una magnifica torre
grigia e a imboccare un sentiero dapprima poco marcato, poi evidente
che conduce a una strada forestale. Tramite questa si torna all'auto
(rel 12 ottobre 2007).
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la relazione
Furlani, Chini, Degasperi, Mazzolai
- VI- (800 m. circa)
Eravamo io,
Pacopegna, Camillo Cienfuego, Sotomayor,
Mohammed Alì, Franco e Pippo Santonastaso
e altri giovani eroi della rivvvoluzione Cubbana…
Nicola,
imitando Fiorello,
mentre, a sua volta, imita Gianni Minà
Uno
In altri tempi, prima di salire - in valle del Sarca - un itinerario di 800 m. con la nomea di via "ammazza-alpinisti"
come il Boomerang, mi sarei svegliato in un'atmosfera da "Alba Tragica"
[cit.].
Invece sono le 5.00 [sono sveglio già da un'ora perché il solito "qualcosa" mi ha spalancato gli occhi alle 4.00 per costringermi a ripensare al balordo sogno che mi ha appena attraversato la consapevolezza] e sono tranquillo.
Atarassia?
Idiozia?
Interrogativo inutile...
Fuori
eos rododaktylos sta, come da eponimo, colorando di rosa i bordi di nubi cupe [meglio così; in parete sarà fresco].
E i merli cantano a squarciagola, sovrastati solo di tanto in tanto dal fragore di un bilico in transito sotto le finestre del mio buco.
No, niente risate argentine di fanciulle, oggi...
E chi vuoi che sia sveglio, alle 5.00 di mattina di un mercoledì qualunque?
E sotto casa mia, poi...
Solo i camionisti e chi sta partendo per il Boomerang...
Vabbe'...
Andiamo...
Due
Bosco sommitale...
Cinque ore?
Ottocento metri in cinque ore?
Possibile?
E' vero: tutte le soste a posto, chiodi lungo i tiri, roccia ripulita dai molti passaggi, Grill che segnala l'attacco e i punti critici di svolta della via...
E, anche dove noi siamo così scemi da affidarci alla relazione sbagliata di Filippi e a non vedere la freccia azzurro fluorescente che indica il punto nel quale l'itinerario, sugli ultimi quattro tiri, svolta a dx, ecco che su "Gandalf il Mago" ti compaiono due altoatesini [uno dei quali, secondo Dario, ha tutta l'aria di essere Adam Holzknecht] che ci dicono: "Non di qua; di là".
E noi subito torniamo sulla retta via.
Ma...
Abbiamo impiegato solo 5 ore, perdinci!
E' solo l'una...
E adesso, fino a sera, che cosa facciamo?
Con tutto quello che abbiamo pagato!
TreL9.
Ore 15.00.
Padaro.
"Elisio?", chiede Dario. "Quanto tempo impiegheremmo?"
"Due ore, due ore e mezza?", stimo.
Lui fa due calcoli: "Due ore e mezza, più una per la discesa, più il trancio di pizza a Riva, più il viaggio in auto fino a casa, un'ora e mezza... Arriviamo a casa alle nove. Le forze ci sarebbero anche, ma... Pizza, valà..."
Sono pienamente d'accordo non lui.
Bah...
Che mondo...
Non ci sono più gli eroici alpinisti di una volta...
***
Mi scrive
Nicola:
Ciao Sandro,
certo che leggere una delle mie “ stupidate” a far da introduzione ad una via come il Boomerang...
Ma forse il senso era smitizzare qualcosa di storico e grande?
Rielaborarlo e filtrarlo tramite i ricordi e il tempo trascorso, producendo un involontario effetto comico, o per lo meno una sdrammatizzazione?
I dissacranti siparietti di Fiorello-Minà in “Viva radio2” che portano al livello di zingarate gli eroici giorni della rivoluzione cubana [che invece furono tutt’altro, come si legge anche nella bella biografia del
Che che mi avevi linkato]?
La vostra ripetizione lampo di una via storica e temuta della valle del
Sarca: invece della “ lotta con l’alpe”, una bella cavalcata priva delle
insidie temute?
Ieri ho incontrato Dario a Virle [voleva arrampicare ancora, il
terminator - interpolazione mia], pure lui stupito di quanto veloci siete stati, e di come avete trovato la via.
Ma la sua bulimia arrampicatoria si è subito spenta.
E anch'io mi son fatto traviare.
Siamo emigrati verso il solito
licinsì ["baretto", in bresciano].
E lì Dario, davanti a due birre, si è lasciato andare ai ricordi della giornata: “Eravamo io, Sandro De Toni, Adam Holzknecht, e altri eroi della rivoluzione alpina...”
Ciao!!!!!
Respondeo:
Nicola,
osti, ho appena finito di caricare il post!!!
Devo lavorare...
E tu mi inviti a nozze su cose che mi interessano cento volte più del lavoro,
osti di nuovo!
Comunque, sì...
Parli di "zingarate".
E in effetti in questi giorni, dopo aver esplorato i reciproci rimandi simbolici tra guerra e passione alpinistica, sto vagando per altri meandri onirici: la metafora del picaro, del folle della carta dei tarocchi, di El Cid Campeador come ulteriori e diversi specchi per vedere in trasparenza i nostri
walkabout montani: vagabondi senza meta, che poco hanno da raggiungere e, anche nelle loro migliori intenzioni, nei loro sogni e nelle loro realizzazioni più grandi, sanno di non potersi prendere troppo sul serio [e di non dover prendere troppo sul serio successi e insuccessi, fortune e sfortune fatti piovere a caso su questo e su quello da un mondo ingiusto, infido e opaco].
Che ironizzare su queste cose sia irrispettoso nei confronti di chi in quei labirinti di pietre e di roccia [o di guerra e sangue, di rivoluzione e di desiderio di cambiamento] ha lottato e si è perso?
Forse...
Ma, scrivendone, mi viene in mente una frase buttata lì da Vernant, in "
L'universo, gli dei, gli uomini", Torino, Einaudi, 2000: Achille, incontrato da Ulisse durante la sua
nekya [la discesa agli Inferi], dice all'eroe di Itaca: "Mille volte avrei preferito essere contadino in qualche sperduta landa di campagna e vivere, piuttosto che stare qui, eroe, ma ridotto a ombra nell'Ade"...
E Ulisse, tornato ad Itaca, dopo qualche anno - continuano i miti - ripartirà per un viaggio ai confini del mondo e concluderà chissà dove la sua esistenza...
Sì, sto depotenziando...
Il fatto è che, a volte, non è proprio possibile rinunciare alla lotta.
E, forse, in questo caso, è meglio prenderla sul ridere, sapendo che [e qui tutti si toccarono gli attributi] la fine è comunque uguale per tutti...
Oggi sono malinconico...
Pazienza.
E, quanto all'apertura e restando in tema, io non sarei stato capace di tale - come si dice? - incisiva concisione.
Adesso torno a lavorare.
'Che se no, mi licenzio.
NON "mi licenziano"... Mi licenzio...
Grazie per il post [e per l'ulteriore, perfetta chiusa].
Ciao a te...
***
Via interessante e piacevole, ora ben chiodata [solo alcuni tratti lunghetti e di difficile proteggibilità].
Per il tipo di arrampicata e la qualità della roccia [ripulita, ma da verificare] può costituire una buona introduzione ai lunghi viaggi sulle
big wall sarchigene.
Dell'itinerario esistono in rete più relazioni.
Le migliori e più affidabili sono la rel. presente sul sito di Grill [http://www.arrampicata-arco.com/via-boomerang-grande.html], la rel. Furlani segnalata da Rabanser su planetmountain [http://www.forum.planetmountain.com/phpBB2/viewtopic.php?t=18976&postdays=0&postorder=asc&start=40] e la rel. testuale della scuola "Guido Della Torre" [http://scuolaguidodellatorre.interfree.it/relazioni/roccia/Brento-viaBoomerang.html].
Quindi non aggiungo niente di mio.
Mi limito a segnalare che gli ultimi quattro tiri iniziano circa 20-30 m. a dx della verticale di un evidente spigolo strapiombante [1 freccia azzurra poco visibile e 1 ch azzurro sopra la sosta con 3 ch del tiro di traverso a sx di IV] [L13 - Rel. scuola "Guido Della Torre" - la nostra L17] [rel. 14 maggio 2009].
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la relazione
Via Gadotti
Zanolla, Groaz
- VI+ (575 m. + altri 400 m. circa, se si esce dallo Spigolo Betti)
Stanchi
Occhi
Luminosi
Di Vuoto
Uno
Abbiamo impiegato un po' a trovare l'attacco.
Ma ora sembra che ci siamo proprio: vago spigolo sopra un albero, roccia friabile, chiodi vecchi in alto a sinistra.
Mi lego.
"Parti ancora tu?", chiede Walter.
Risponde Dario: "Abbiamo fatto pari-e-dispari almeno duecento volte. E ho sempre vinto io. Quindi, ormai, di
default parte lui".
Mi alzo a dx dello spigolo, lo aggiro a sx [ch con cordone, altro ch] e traverso su cengia terrosa fin sotto un breve diedro.
E' tutto rotto.
"Cominciamo bene...".
Sui sei metri successivi, nelle fratture tra un blocco e l'altro, sistemo quattro degli otto friend a mia disposizione.
"In caso di volo, non è che l'effetto leva delle camme ribalterà giù questi comodini insieme a me, vero?"
Stile "Will Coyote",,,
Mah...
In questi momenti meglio non farsi certe domande...
Due
"Che spettacolo!"
Dario è entusiasta.
Dietro la cresta che divide le placconate dello spigolo Betti dalla voragine centrale del Brento c'è una specie di nicchia popolata di alti abeti rossi, nascosta alla valle, perfetta nella sua bellezza composta.
Sembra la versione
nature di uno di quei quadretti romantici di metà Ottocento che raffigurano il sublime della montagna: l'uomo minuscolo che contempla un paesaggio maestoso, orrido e magnifico allo stesso tempo.
Proseguiamo lungo lo spigolo.
Più in alto, sulla sinistra, grandi cavità si aprono sul fianco della parete.
Avranno una continuazione?
Una, la più alta, si direbbe di sì: sul tiro successivo, guardando in giù, si vede filtrare luce da un inghiottitoio che ha tutta l'aria di esserne lo sbocco superiore.
Vorrei fermarmi a fotografare.
Ma siamo di fretta. E abbandono l'idea.
Sopra, sul ciglio della parete, un vento impetuoso agita le piante.
Quaggiù dove siamo noi tutto è calmo.
Tre
Il giorno dopo.
Torno in Valle del Sarca.
Ma a Riva devio verso il Bleggio, passando dal lago di Tenno e dal valico del Ballino.
Sto andando a trovare mio fratello e sua moglie.
E' la prima volta da quando si sono sposati, l'anno scorso.
Mi sono dovuto fissare l'appuntamento in agenda, tenendomi il pomeriggio libero, o non ci sarei mai riuscito: si sa, gli impegni...
Nonostante gli anni di frequentazione in zona, ho scoperto che si poteva passare di qui solo sabato, rientrando
dal Brento dopo la via sul Pilastro Est, grazie all'amico di Grill che ci ha riportati a San Giovanni da Lundo.
Oggi sto percorrendo l'itinerario in direzione opposta, da sud verso nord.
Passo il bel valico solitario del Ballino e scendo nella conca.
I vari paesi sono dispersi qua e là in un mare di verde a differenti tonalità: al centro e sui primi pendii prati, orti, campi coltivati, frutteti; ai margini e sulle montagne le tinte più scure dei boschi.
Il Bleggio, alla luce del caldo sole serale, difeso da ogni lato da bastioni di rocce friabili [il Brento e il Casale a est, il passo Duron a nord e pareti dirupate di cui non conosco il nome a ovest], mi sembra anch'esso una perfetta Shangri-la nascosta.
Nell'aria c'è odore di fieno tagliato di fresco.
Via da sconsigliare anche ai nemici [e ho detto tutto]: bruttina, su roccia friabile, poco chiodabile.
Rigorosamente solo per amanti del genere.
La rel. Groaz è consultabile qui: http://www.ramellasergio.it/Testo/ARCO_TRENTO/BRENTO/relazioni_vie_monte_brento.html.
L1 - Attacco a dx di uno spigolino friabile. Lo si aggira subito verso sx, puntando a un cordone e da questo a un vecchio ch visibile anche dal basso. Dal ch traversare 4-5 m. e salire un diedrino fatiscente; al suo termine a sx per cenge erbose. Sosta su 1 ch, 1 sp e 1 fr (55 m. - V+).
L2 - Ancora a sx per cenge - superando un gradino per lama - fino all'inizio del sistema di fessure che porta al "tomahawk"; per esse in lieve obliquo a sx alla sosta [2 ch] (50 m. - V).
L3 - Per qualche m. nella fessura ora diventata camino, poi uscirne in obliquo a sx per roccia buona. Sosta in comoda nicchia [2 ch e 1 fr, da attrezzare] (25 m. - V).
L4 - Rientrare in obliquo verso dx sul fondo del diedro e risalirlo fino a incrociare, sulla dx, un'evidente lama che traversa in orizzontale a dx [la sommità del "tomahawk"]; 1 ch sul tiro; sosta su 1 ch e 1 blocco incastrato, appena più alta della lama (55 m. - V+).
L5 - Traversare sulla lama e passare alla placca alla sua dx; poi, al 3* ch, per vago spigolo appena inclinato a sx a una cengia; 3 ch sul tiro; sosta su albero (25 m. - VI/VI+).
L6 - O per fessura sopra la sosta o aggirando il salto per paretine a dx, entrare in una rampa erbosa inclinata a sx; seguirla fino a 1 ch di sosta; sulla dx una vecchia e malmessa lametta segnala la direzione del tiro successivo (30 m. - IV).
L7 - Da qui la via cambia marcia e si fa più severa. Obliquare a dx per 7-8 m., quindi salire in lieve obliquo a sx per fessure superficiali fino a un caminetto [da qualche parte nel caminetto dovrebbe esserci un ch, che io non ho visto]; uscirne e fare sosta [2 ch, da attrezzare] a un pulpito sulla sx (50 m. - VI-).
L8 - Entrare nel diedro a dx superandone una prima [1 ch prima] e una seconda verticalizzazione [aggirabile sulla dx]; quindi portarsi per placca articolata, ma friabile sulla sx del diedro e per essa raggiungere una cengia con accumuli di sassi [questi, smossi, tendono a finire giusto nel camino del tiro precedente, dove la rel. Filippi 2002 suggerisce di fermarsi a fare sosta. Quindi dove suggerisce Filippi è meglio non fermarsi (50 m. - VI).
L9 - Traverso a dx in cengia; sosta su 1 ch di via e 1 da piantare (20 m. - II).
L10 - In lieve obliquo a dx entrare nella bella placca soprastante; quindi appena in obliquo a sx [1 fettuccia con moschettone - calata?] fino a una fessura superficiale per la quale si prosegue raggiungendo una - improteggibile - zona a tacche della placconata; per questa in obliquo e in traverso a sx e quindi diritti uscire dalla placca puntando alla base del gran diedro nero visibile anche dal basso; sosta non molto buona su 1 ch e 1 fr, da attrezzare (VI - 55 m.) [La rel Groaz suggerisce di prendere la fessura a sx della sosta e di rientrare a dx in alto: mi sa che è più sano].
L11 - Sul fondo erboso del diedro fino a un albero (30 m. - IV+).
L12 - Traversare qualche m. a dx, quindi salire per rampa erbosa fino a un pulpito; lasciare sulla dx una cengia erbosa e salire in lieve obliquo a sx per rampe e caminetti erbosi fino a poter imboccare una rampa obliqua a dx che punta a un boschetto sospeso; sosta su 2 ch poco sotto il boschetto (55 m. - V).
L13 - Per 10 m. in obliquo a dx fino al boschetto; sosta su albero (10 m. - III).
L14 - In obliquo a sx per placche puntando prima a un ch con cordone e poi a un vecchio ch visibile fin dalla sosta; da questo in prima lieve, poi marcato obliquo a sx fino a un albero di sosta (50 m. - V o V+, a seconda della linea che si segue).
L15 - In obliquo a sx portarsi sulle placconate erbose dello spigolo Betti (15 m. - III).
Noi siamo usciti dalla parete per lo spigolo Betti, seguendo più o meno questo itinerario: pressoché diritti per placche lungo fessure erbose e vegetate fino ad arrivare a una cresta divisoria tra le placconate e la voragine centrale del Brento; abbiamo piegato prima sulla sx e poi diritti più o meno sul filo di cresta; quindi, lasciando sulla sx alcune grandi cavità, siamo saliti per paretine friabili fino al bosco sospeso sotto gli ultimi due tiri chiodati nel diedro d'uscita. Walter in libera sull'ultimo tiro. Dario e io tiriamo qualche ch.
Dall'uscita della Gadotti fino al bosco sommitale calcolare altri 300 m. circa di arrampicata sul III grado fino al diedro finale. Poi come da rel. della Via degli Amici [2 tiri di 30 e 40 m., con diff. rispettivamente di VI/A1 e VII-/A1 o VII] (rel. 4 giugno 2009).
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la relazione
Mi scrive GBF, il 4 giugno 2009:
Ho ripetuto la via negli anni '80; in tutto contai 13 chiodi e un cuneo di legno marcio, comprese le soste. La discesa, la feci in doppia lungo la placconata, tutta su alberelli.
Consigliarla? Perchè no?
Comunque sia, un gran bel ricordo alpinistico.
Respondeo:
Hem...
Ribadisco quanto scritto nella mia rel. testuale: via riservata solo agli amanti del genere.
IMHO, eh?
Sai com'è...
Tengo responsabilità...
Grazie per il commento. E buone arrampicate!
Via degli Amici
Groaz, Gadotti, Cantaloni, Steinkotter
- VII-/A1 (840 m.)
Dopo aver più volte rinviato la
salita...
Non è detto che la
linea che descrivo sia la migliore: è solo quella che
abbiamo
seguito noi. E' opportuno confrontarla con altre relazioni per farsi
un'idea
più completa delle alternative e scegliere in autonomia.
L1 - Dal conoide si traversa in obliquo a dx fino a entrare nel sistema
di fessure superficiali di dx dei due che scendono nel grande colatoio.
Lo si
segue fino a che la parete spiana e, per placca, si punta a dx a un
grande e solido albero, a cui si sosta. Occhio a quello che si tira.
Difficile proteggersi (60 m. - V). Se sul Becco dell'Aquila ci sono
base jumper in fase di lancio, sull'attacco piovono pietre.
L2 - Sopra l'albero a un altro albero. Di qui a sx per cengia, si
rimonta un muretto e si attraversa una placca compatta puntando prima
in obliquo a dx e poi traversando netto a sx. Al termine della placca,
possibile sosta. Altrimenti si prosegue per altri 30 m. facili fino a
una
sosta con due fix (55 m. - V+).
L3 - Noi siamo proseguiti in conserva per circa 120 m. (ho saltato, se
ricordo bene, 3 soste), arrampicando sul fondo del canale e seguendone
i tratti più agevoli. Poi ho fatto sosta a un
alberello,
dopo aver scaricato su Dario Sandrini un comodino di svariati chili. La
scelta della conserva non è un granché, data la
qualità della roccia. In ogni caso, se si decide in tal
senso,
meglio fermarsi alla sosta con 1 ch e 1 fix e recuperare il compagno.
Il tratto superiore è molto friabile e pericoloso per il
secondo
(120 m. - IV).
L4 - Per roccette e ghiaie si va alla base del diedro in cui evolve il
canale. Poi si procede per placche articolate alla sua dx, fino a una
sosta con 2 ch in una nicchia (dal nostro alberello di sosta
60
m. - IV-).
L5 - Si punta a un albero con cordini sul fondo del diedro, si segue il
diedro per 7-8 m. e si piega a sx a un sistema di diedrini e fessure
ben
proteggibili. Sosta con 1 ch sul pulpito
soprastante (30 m. - V-).
L6 - Si è sul fondo della grande rampa che delimita a sx il
caminone del terzo mediano della via. Per fessura sopra la sosta fin
sotto strapiombi. Ci si sposta a sx sulla placca bianca che costituisce
il lato esterno della grande lastra gialla sopra la sosta (vedere
foto), ci si
protegge con tutti i 4 ch presenti in zona e si affronta una difficile
sequenza in obliquo verso sx su roccia da valutare, puntando a una
nicchia sulla grande placca grigia di licheni (ch). A questo punto si
sale sfruttando fessure superficiali in lieve obliquo verso dx fino
alla cengia di sosta (45 m. - VI+).
L7 - Diritti sopra la sosta salendo la placca articolata appena a sx
del camino. Diversi ch lungo il tiro. Sosta in nicchia formata da massi
incastrati sul fondo del camino (50 m. - V).
L8 - A sx dei massi, quindi diritti sul fondo del canale tra sfasciumi
fino ad arrivare a un altro grande blocco incastrato in apparente
equilibro precario, ma solido (o, almeno, sotto il nostro peso non si
è mosso). Si è sotto una impegnativa
placca sulla dx di un breve diedro. La si supera portandosi a dx per
traversare di nuovo a sx appena possibile e poi, per rocce rotte, alla
sosta (25 m. - VI-).
L9 - Si sale nel caminone finale seguendo la linea più
agevole
(io sono stato
prima diritto sopra la sosta, poi centrale in un camino nel camino, poi
di
nuovo a sx per altro camino nel camino con fessura alla sua sx (cuneo
con cordone di
direzione in alto). A una placca con chiodo (sosta?) a dx, entrando in
un diedro di rocce fatiscenti che si sale arrampicando con cautela e
delicatezza. Se ne supera un'ultima verticalizzazione e si arriva a una
cengia con chiodo (sospetto). Meglio fare sosta 4 m. più a
sx
(massi
incastrati) (60 m. - V+).
L10 - Si segue il canale inclinato verso sx che porta a una bella e
comoda cengia alberata. Conviene fare sosta agli alberi sulla sx (Sud)
della
cengia, sotto i chiodi di L11. Ambiente maestoso (50 m. - IV+).
L11 - Con bella arrampicata libera si sale il vago diedro con molti ch
(poco visibili) sopra l'ultimo a sx dei grandi alberi sulla cengia.
Sosta con 3 ch in prossimità di uno spuntone con alberello
(30
m. - VI+).
L12 - Si raggiunge l'unico spit della via, appena sopra la sosta si
traversa a sx per placca e si continua a traversare per altri 3/4 m.
fino a una fessura con tratti erbosi (ch alla base). La si sale fino
alla nicchia di sosta (30 m. - VI).
L13 - Prima in obliquo verso sx e poi in traverso su cengia si punta a
un bel pino silvestre nel mezzo delle placche. Allo spuntone con
cordone alla fine della cengia si scende (e, se si è furbi,
si
fa sosta alla base dello spuntone; se si è polli come il
sottoscritto, si va a fare una scomodissima sosta al pino) (30 m. al
pino - V-).
L14 - Dal pino si continua ad attraversare verso sx per cengia a tratti
erbosa. Sosta dopo circa 35 m. o - se si fa come noi - ancora in
traverso verso sx (anche in discesa su erba: cautela!) fino a un gruppo
di alberi (50 m. ca dal pino - IV/IV+).
L15 - Ancora in obliquo a sx per lame fino a girare il filo
dell'evidente spigolo a sx. Poi tra gli arbusti di un boschetto sospeso
a un albero con vecchio cordino al quale conviene fermarsi (50 m. - IV).
L16 - Diritti e in obliquo a sx per roccette boscate e rampa fino a una
sosta al margine inferiore della placca a dx del grande diedro
terminale (20 m. - IV-).
L17 - Si seguono i pressione sulla placca spietata (3 p.a.) fino a
entrare sul fondo del diedro. Si sale la bella e netta fessura
arrampicabile del primo breve tratto strapiombante e ci si ristabilisce
in placca con un singolo difficile (1 p.a. per me). Di nuovo in libera
fino a 2 ch (per me in artificiale) sotto una sosta (scomoda) con 2
pressione e 1 lametta (25 m. - VI+/VII-/A1).
L18 - Sempre nel diedro, in artif. i primi due ch, poi in libera fino a
una nicchia (diverse possibilità di sosta più
comode
della precedente, su solidi ch ravvicinati), altri 2 p.a. in
corrispondenza della nicchia (sempre per me) e poi in libera fino
all'uscita (VII-? Ma forse ero stanco) (50 m. - VII-/A1) - rel. 29
maggio 2006.
Discesa - Noi, fiaccati dopo la ripetizione di
"Viaggio nel
Passato",
3 soli giorni prima, abbiamo raggiunto San Giovanni e ci siamo
fatti venire a prendere da un taxi (costo del viaggio: 50 euri!!!).
Molto meglio
contare sulla gentilezza di fidanzate, compagne o amici benevoli...
Se si intende seguire un'etica più rigorosa, cammino per
linea
incerta nel
bosco verso S fino all'uscita del "Boomerang" e, di lì,
ancora
linea incerta per
boschi fino alla sommità della Cima alle Coste e poi a
Ceniga
per il sentiero degli Scaloni.
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la relazione
Vertigine
Furlani, Filippi, Andreotti, Steinkotter,
Bertoni,
Gottardi
- VI+/A2 (1000 m.)
Via incredibile: un monumento
dell'artificiale. Ralf
Steinhilber
e io ne avemmo ragione in un giorno e mezzo di faticosa arrampicata (se
così
si può chiamare il ciclopico, ripetitivo e impegnativo
lavorio
di
staffe che ci richiese l'itinerario). Per la prima parte, fino alla
base
degli strapiombi, impiegammo 3 ore, per la seconda 14. Bivaccammo nella
nicchia
con albero che fa da sosta al 1° tiro della sezione
strapiombante.
Il
più comodo bivacco sulla cengia era già occupato
da una
spedizione
in stile "semi-himalayano" condotta da Filippi con tanto di
rifornimento
viveri a base di... porchetta. Non fu loro sufficiente: furono troppo
lenti
e, temo, dovettero bivaccare una seconda notte sull'unica cengia
presente
in parete, poco sotto il Becco dell'Aquila.
A parte il vuoto impressionante e qualche spit ballerino
(contrariamente a
quanto riportato da Salvaterra su una sua relazione, non trovammo
occhielli
che si svitavano sotto il nostro peso neanche in corrispondenza del
Tetto
Filippi), per il resto pochi gli imprevisti che fummo costretti a
fronteggiare.
Mancava solo il penultimo fix al 10° tiro - problema risolto
col
"megafurbo",
di 1 m. e 80, che avevo portato con me - e c'era una protezione lunga
all'ultimo
tiro, accorciata da Ralf con un cordone.
Nonostante la delicatezza della roccia nella prima parte e il gran uso
di
chiodi a pressione (motivo per il quale, credo, una mia relazione della
via
non è stata pubblicata su Intraisass), un'esperienza da
consigliare,
ma solo se si desidera aprire, almeno di un pochino, le porte della
propria
percezione. Complimenti agli apritori (Rel. maggio 2003).
***
Nel marzo 2009
Davide B., dopo una salita con un collega di cui non ricordo il nome, mi scrive:
"Io questo week mi sono sentito come Ulisse nell’Odissea...
"Ho fatto Vertigine.
E già mentre eravamo sulle placche dai tetti si staccavano candelotti di ghiaccio che a loro volta picchiavano sulla cengia e facevano volare giù una cifra di pietre!!!
"Poi sui traversi abbiamo trovato ghiaccio che abbiamo dovuto togliere con il martello per ripulire i chiodi. Una menata...
"Come se non bastasse, dopo 20 ore di scalata ininterrotta sull'11° tiro al mio socio si è rotto un chiodo; e, nel volare, ne ha sbottonati altri 5, finendomi 10 m. sotto la sosta...
"Abbiamo tentato di ripiantarli [il tiro è in traverso]; ma non riuscivamo a far pressione sul piantaspit; quindi lui è stato costretto a passare in libera con un numero esagerato.
"In conclusione, alle 13 di domenica eramo fuori dalla via: 30,5 ore di scalata filata!!
"Devastante!!
!"
Cheddire?
Complimentoni!
Queste sì che sono avventure...
Brai!
E ai futuri ripetitori, mi raccomando... il piantaspit.
Sandro
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la relazione
Parete est
L'Aspettativa dei Mondi Superiori
Grill, Klüchner
- VII+ (685 m. circa)
Can't stop the spirits
When they need you
Can't stop,
By the Way,
Red Hot Chili Peppers
Uno
"E allora? Che cosa facciamo?", chiede Dario.
Siamo... Chi?
Io, Pacopegna, Camillo Cienfuego, ecc. ecc., come direbbe Nicola?
No.
Molto più umilmente, io, Dario e Walter.
Sull'auto di Walter.
Domande
simili, la mattina alle cinque, non so perché, mi indispongono.
Avremmo un obiettivo al Brento.
Ma considerata la dubbia meteo del pomeriggio, oltre al fatto che la via è poco protetta e che, in tre - chioda, schioda, recupera - rischieremmo di essere ancora in parete all'ora prevista per l'arrivo della pioggia, in rete sono andato a pescare una riserva di lusso.
"'L'Aspettativa dei Mondi Superiori'? Nuova via di Grill al Pilastro Est... 700 m. di dislivello... Continua e con fix alle soste e lungo i tiri. Dovremmo essere fuori prima delle 17.00..."
Sì, sembra una buona mediazione.
Due
Ultimo tiro.
Sono poco sotto il bordo della parete.
O ho le traveggole o sento Dario parlare con qualcuno, sopra.
C'è un forte vento freddo.
Non starà mica anche lui parlando col vento?
Mi alzo oltre il bordo.
No, è un amico di Heinz Grill, l'apritore della via.
Sta dicendo a Dario che noi siamo i primi ripetitori dell'itinerario e che, per l'occasione, Grill ci invita a un
buffet di festeggiamento a Lundo.
Lo seguiamo.
E così conosciamo di persona il chiodatore più prolifico degli ultimi dieci anni di storia arrampicatoria sarchigena ed altri suoi amici.
Si occupa di spiritualità, ha una casa a Tenno i cui interni sono realizzati secondo uno stile architettonico molto particolare, che prevede linee diritte e angoli vivi ridotti al minimo e vivaci colori pastello per le pareti [so che "vivaci colori pastello" è un ossimoro; ma non saprei in quale altro modo descrivere l'effetto cromatico dei locali, visti solo in foto], e che inventa ricette vegetariane mirate ad armonizzare il gusto dei vari ingredienti con sottili effetti terapeutici.
Inoltre abbiamo scoperto che preferisce salire d'incastro fessure fuori misura e camini stretti, mentre noi amiamo uno stile più esterno, giocato su spaccate, opposizioni e
lolotte.
Eh, sì...
Uscendo dalle vie che attraversano l'abisso capita di tutto...
Magari non incontri il genio della lampada che realizza i tuoi agognati tre desideri, come speravamo Dario e io dopo ogni nostra ripetizione sul pilastro Giusti, monte Casale, qualche km più a nord.
Ma persone e cose interessanti, quelle sì, capita di vederle o di incontrarle.
Che l'abisso abbia l'effetto di rimescolare gli eventi in modo creativo?
Boh...
Mediterò...
L'itinerario ha il pregio di sfruttare con astuzia le poche zone di roccia stabile nell'universo di blocchi fatiscenti del Pilastro Est.
Gran lavoro di disgaggio e di chiodatura da parte degli apritori. E notevole l'intuito nell'individuazione della linea.
Non riporto una dettagliata descrizione testuale, considerata la precisa relazione di Grill reperibile a questo link del suo sito [http://www.arrampicata-arco.com/via-l-aspettativa-dei-mondi-superiori.html]. La copia della relazione presente su scuolagraffer non è altrettanto precisa.
Itinerario da non sottovalutare.
L1 - Muro atletico a tacche (40 m. - VII-).
L2 - Come da rel. Grill (30 m. - VI-).
L3 - Hemm... Non ricordo molto. Ah, l'età... (50 m. - VI).
L4 - Inizia il tratto a comodini volanti del Brento. Roccia ripulita, ma occhio a quello che si tira (60 m.
in pacca - IV).
L5 - Seguire la linea più logica (40 m. - V).
L6 - Appena a sx per qualche m., poi in lieve obliquo a dx sotto un vago strapiombino e più o meno diritti (40 m. - V).
L7 - In lieve obliquo a sx quindi in netto traverso a dx. La sosta è un una nicchia poco visibile a dx (25 m. - II).
L8 - Tornare a sx, superare un muretto di roccia molto delicata e puntare al canale della via Palma fino alla sosta alla base di una torre, più o meno sul filo di spigolo a dx del gran diedro che caratterizza la parte bassa del pilastro sommitale (60 m. - IV+).
L9 - Atletico. Roccia ripulita e abbastanza solida (40 m. - V+).
Noi, non vedendo S7, saliamo direttamente a metà L8 [albero con cordone nel canale] e di qui a S9.
L10 - Camino e seguente rampa; poi di nuovo camino (40 m. - V+).
L11 - Il traversino, in libera, non è proprio banale. Prese poco visibili (30 m. - VII-/VII 1 p.).
L12 - Bel diedro tecnico (20 m. - VI+).
L13 - Occhio a non incrodarsi sul chiave, come ho fatto io [VII+]; stare a sx (40 m. - VI).
L14 - Bella fessura continua (35 m. - VI+).
L15 - Notevole camino a incastro. Grill e Klüchner sono passati all'interno. Noi, poco avvezzi a incastri così profondi, stiamo esterni. Meglio che il primo non abbia zaino (35 m. - VI+/VII-).
L16 - Bel diedro nascosto (40 m. - VI).
L17 - Muro articolato; roccia delicata nella prima metà, compatta dopo (40 m.
- VI-)
L18 - Tiro spettacolare: prima sul lato dx, poi su quello sx, quindi di nuovo sulla dx del camino strapiombante; conclusione entusiasmante su lunga fessura strapiombante obliqua a dx; prese ottime o ripulite (40 m.
- VII+)
L19 - Bella placca esposta a buone prese; uscita a dx (20 m. - VI-) [rel. 31 maggio 2009].
Furlani, Chini, Corn
- VII/A2 o VII+/A2 (665 m.)
Via impegnativa, con roccia molto delicata
nei primi
tre tiri e comunque rotta su buona parte delle lunghezze.
Richiesti allenamento, esperienza, resistenza alla sete,
capacità di orientamento e un pizzico di follia.
Può
introdurre a realtà separate (anche del tutto - leggi
defunzione). La chiodatura è un R3 molto impegnativo in
certi
tratti.
Ripetizione "desertica" con Dario Sandrini nel primo vero giorno
torrido del
maggio 2005. Nonostante i 2 litri e mezzo di acqua a testa,
abbiamo patito la sete. Al ritorno, arrivati sul ghiaione dopo alcune
divagazioni sul boscoso
spigolo nord-est, ero in fase pre-allucinatoria.
Commento di Dario in auto, al rientro: "Quando eravamo nel bosco e
cercavamo di scendere, mi chiedevo: - Ma perché non sono al
mare
in vacanza, invece che qui?.
Se lo dice Dario...
Durante la salita, stupenda visuale sugli strapiombi di "Vertigine"..
L1 – Attacco in un canale formato tra la parete e una quinta
rocciosa.
Vinco a pari e dispari, così tocca a me partire
(sì,
è una cosa strana, lo so). Imbocco la friabile (è
un
eufemismo) rampa d’attacco e ne supero, mormorando
giaculatorie, le tre
successive verticalizzazioni, raggiungendo per cengia la sosta. Nei
primi venti metri non è molto facile piazzare protezioni
buone.
Comunque 2 ch sul tiro (50 m. – V/V+).
L2 – Dario prosegue per rampa a dx della sosta (sempre
inclinata verso
sx). 1 p. molto delicato con protezione così così
(friend
in fessura formata da lama rimbombante) e uscita per vaga cengia
terrosa. Per rocce facili, ma friabili, alla sosta (30 m. - V/V+).
L3 – Traverso netto a sx su cengia erbosa. Poi, sempre in
traverso,
supero un muretto (V-), salgo diritto e torno a dx, puntando alla base
di un evidente e bel diedro (35 m. – V-).
L4 – Dario si gode la bella fessura di fondo del diedro, su
roccia
finalmente compatta. Blocchi all’uscita. Sosta a dx (35 m.
– VI).
L5 – Traverso (ancora) netto a sx per bella placchetta di
roccia
compatta, raggiungo una cengia erbosa e per essa, sempre a sx, alla
sosta, alla base di un diedrino. 1 solo ch, freccia di direzione
scolpita nella roccia (40 m. – IV).
L6 – Il collega sale per diedro a sx della sosta e prosegue
per il vago
canale a sx di belle placche grigie: roccia delicata alla sua sx e sana
a dx: misteri della pietra... Ancora per placche e muri grigi puntando
a dx, a un evidente diedro (un paio di ch di via), finché
finisce la corda e fa sosta (piantando 2 ch) in corrispondenza di una
stretta cengia (60 m. - V/V+).
L7 – Raggiungo la sosta originale sotto il diedro (1 ch), e
poi, in
dubbio per la relazione (che indica di salire un diedro a sx della
sosta), salgo ad una lama addossata alla parete che è
effettivamente a sx del diedro sopra la sosta. Vi entro e, con
arrampicata contorsionistica, ne esco in una nicchia. Dubbi su come
procedere. Punto lievemente a dx, per vaga fessura, poi torno a sx, per
roccia traballante raggiungo una cengia, traverso a sx e, per miracolo,
in un diedrino, vedo materializzarsi davanti ai miei occhi due chiodi
(50 m. – VI-).
L8 – Per il diedrino e le successive rocce rotte, Dario punta
a dx e
raggiunge un boschetto sospeso con grotta e bel posto da bivacco. Sosta
su albero (35 m. – IV).
L9 – Non avrei nessuna voglia di uscire da
quell’accogliente e fresco
nido, ma devo andare. Recupero un kevlar lasciato su un albero da Ivan
Maghella nel corso di una precedente ripetizione (una settimana prima)
ed esco a dx della nicchia. Salgo una placca rotta (1 ch marca
Maghella-Bonaglia dopo circa 10 m.), imbocco un vago canale, appena
possibile traverso a sx per placca tecnica e miro diritto a un albero
dove spero di fare sosta. Le mie speranze sono vane.
L’albero, pur con
cordino Furlani orginal, sta su per miracolo.
Pianto un chiodo,
supero
l’albero e proseguo per fessure ascendenti a sx, fino a una
cengia.
Sosta su spuntone e nut in fessura (50 m. – V+).
L10 – Per cengia Dario va a sx, raggiunge la base di un bel
diedro e
trova sosta più o meno a metà. Teme che siamo
fuori
linea, verso la via Palma. La linea giusta è più
a dx?
(35 m. – V/V+).
L11 – Proseguo lungo il diedro. Di tanto in tanto grossi
comodini mi si
muovono tra le mani o sotto i piedi. Il diedro si esaurisce in rampa.
Al suo termine incontro un simpatico chiodo. Sarei tentato di andare a
sx, ma Dario insiste per la dx: strapiombino, muro, spigolo e
poi… il
vuoto. La cosa mi insospettisce, ma è proprio
così. Oltre
lo spigolo, dopo 1 p. delicato raggiungo una cengia alla base di grandi
diedri e faccio sosta. Dario mi raggiunge e, due metri più a
dx,
trova la sosta originale. Sulla cengia, in basso, più a dx,
altro posto da bivacco (45 m. – V/V+).
L12 – Con faticosa e delicata arrampicata (e sganciando un
comodino
volante) Dario raggiunge S12, in una nicchia appena a sx del diedro.
Roccia in più punti delicata (35 m. – VI/VI+).
L13 – Tremolando, torno davanti. Strapiombino sopra la sosta,
fessura
con friend incastrato, tento la libera, ma non riesco e mi rassegno a 1
p. a. su friend, raggiungo un ch a pressione, tento di nuovo invano la
libera, mi arrendo a 1 p. su staffa e poi, con faticosa arrampicata,
arrivo alla sosta. Dario sale in libera (30 m. – VI+/A1 o
VII+).
L14 – Ch a pressione. Siamo in ritardo. Dario non ci pensa
due volte e
tira i primi 5 ch, poi prosegue in libera per altri 20 m., fino ad
attrezzare sosta alla base di una verticalizzazione del diedro: ha
finito i suoi 12 rinvii. Io rinuncio alla libera sui primi ch (gli
appigli sono a dx rispetto alla chiodatura) e poi vado arrampicando in
sosta (25 m. – VII/A1).
L15 – Un p. artistico con trazione delicata su alberello per
raggiungere un tratto nel quale la fessura torna buona per i friend,
poi, tempo incalzante, salgo in artif fino alla sosta. Dario passa in
libera quasi tutti i ch (25 m. - VI/A1 o VII+?).
L16 – Dario in artif per muro rosso a sx della sosta, poi con
arrampicata difficile aggira uno spigolo e inizia a salire molto
lentamente. Ha a che fare con una piacevole fessura fuori misura da
salire quasi tutta in artif (non credo proprio sia di VI+, come
dichiarato da Furlani – A occhio e croce un
bell’VIII di impostazione),
eccetto un tratto inclinato poco sotto la sosta, che lui attrezza sotto
un piccolo tetto (40 m. - VII-/A2).
L17 – Supero il tettino con difficile arrampicata (sono
stanco e tento
l’artificiale, ma non ci riesco e sono costretto a passare
all free),
trovo sosta (S16 giusta), traverso a sx e seguo i 3 ch a pressione che
servono la bella placca grigia soprastante. Fossero stati
più a
sx, la libera non sarebbe stata impossibile. Raggiungo una cengia
boscosa e salgo il successivo bel diedro finale. Roccia instabile al
suo termine, al punto che, all’ultimo ch, sentendo muoversi
il comodino
che ho tra le mani, mi preoccupo indebitamente, abbranco la protezione
e salgo in Ao a un buon gradino. Poi, trazionando con delicatezza
grandi prese dall’aspetto dubbio, esco dalla parete (45 m.
– VII-/Ao)
(rel. maggio 2005).
La discesa?
Non credo che la linea seguita da noi sia la migliore.
Comunque…
Lungo traverso in direzione nord, finché ci accorgiamo di
essere
sopra il margine settentrionale delle Placche Zebrate. Torniamo
scendendo a sud, fino a un diedro. 1° doppia (30 m.). Proviamo
a
nord, ma non va bene. Traversiamo tutto a sud, finché
torniamo
sull’orlo della parete. Rientriamo di 50 m. e ci caliamo su
albero
sopra una zona di placche erbose, cercando di tenere la dx - nord
(2° doppia – 25 m.). Altra doppia attraverso placche
fino ad
arrivare a una nicchia boscosa (3° doppia – 30 m.).
Scendiamo di
una ventina di metri fino ad arrivare ad altri alberi, dai quali ci
caliamo in un terrazzino con roverelle sull’orlo della parete
(4°
doppia – 25 m.). Da qui breve doppia a nord (5°) per
attraversare
una zona detritica esposta e raggiungere il bosco. Per esso scendiamo
il più possibile, fino ad arrivare ad alberelli
sull’orlo
dell’ultimo salto, dove troviamo un inconfondibile cordone di
Ivan (e
un ch perduto). 6° doppia: 60 m.. Nonostante il vento e un nodo
creatosi per magia al termine della corda, questa non si impiglia.
Traversiamo verso sud per placche fino ad un albero per il quale ci
caliamo nel canale sottostante (7° doppia – 15m.).
Appena
possibile, usciamo dal canale e, per ghiaione, raggiungiamo il sentiero
delle Placche Zebrate (2h e 45’), contenti di avere
finalmente sotto i
piedi terra orizzontale.
In stato alterato per la sete, scendiamo al parcheggio (20’).
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Messaggio inviato l'11 ottobre 2008
Concordo sulla difficoltà nel passare la fessura strapiombante del 16° tiro. Sicuramente non è VI +. Noi siamo saliti in libera fino a tre quarti della lunghezza, poi abbiamo tirato un passo in A2 su friend. La libera completa può arrivare tranquillamente all'VIII grado. Nel complesso gran bella via, specialmente il diedro nero nella parte bassa e quello di 70 m in quella alta.
Marco Abram
Ciao Marco.
Tirate forte, eh?
Complimenti...
Sandro
|
Zanetti, Bonvecchio - VII/VII+ (255 m.)
Penitenziagite n° 35.
Devo pulirmi
Devo liberarmi il cuore da questa furia
Devo pulirmi
Devo lavarmi il sangue da questo veleno
Alla fine il tempo ha tenuto.
E io e Daniele abbiamo salito questa via senza infamia e senza lode alla Pala delle Lastiele.
Raccomandabile solo a chi sia a corto di itinerari da ripetere.
O voglia iniziare a prendere confidenza con il friabile in valle del Sarca.
Le protezioni sono buone, eccettuati alcuni
run out su tratti di media difficoltà, non proteggibili a fix per la cattiva qualità della roccia [in queste sezioni forse è meglio
non piazzare nemmeno protezioni mobili, onde evitare lunghi voli in compagnia di comodini volanti, in caso di malaugurata caduta].
Materiale utilizzato:
12 rinvii, 1 fr grigio piccolo BD, 1 fr 4 Camp, cordini per gli arbusti.
Argomento della discussione durante il viaggio:
"Programmazione di vita, desideri, sogni, fallimenti. Che cosa fare quando tutto va a rotoli?".
V - E allora? Non spieghi quali sono stati gli esiti della discussione?
D - Toh... E' tornato a farmi visita il vento... No, troppo lungo. Non ho voglia.
V - Neanche un aiutino?
D - Beh, tu già sai... A chi visita il sito che cosa vuoi che importi?
V - Potrebbe...
D - Eh, certo... Un argomento così interessante... Il bravo consulente dovrebbe motivare ed entusiasmare i suoi clienti, non deprimerli...
Ride.
V - Beh, però... Visto che ci sei... Un piccolo sforzo: per farsi quattro risate...
D - Sì, già rido... Ah, ah...
V - Dài... Ti pago...
D - No, tu è meglio che, proprio, tenga per te i tuoi compensi...
V - E allora non ti pago...
D - Cioè, se parlo non mi paghi?
V - Sì.
D - Allora parlo... Mi stai chiedendo che cosa fare?
V - Sì.
D - Quando tutto va a rotoli?
V - Sì.
D - Tipo quando, [e questo è il bello: per tua libera scelta] sei su "La Via della Rinascita", alla parete sud delle Cima alle Coste, e stai arrampicando su roccia così friabile che, anche solo recuperando corda, smuovi pietre?
V - Sì.
D - E che, se voli, la lunga fila di protezioni che hai piazzato sul tiro verrebbe via dalla parete insieme a qualche quintale di calcare incongruo?
V - Sì.
D - E che cosa vuoi fare? Pelo e pedalare... Il resto sono piagnistei.
V - Pelo e pedalare?
D - Non fare lo gnorri... E' un modo di dire: pelo sullo stomaco e andare...
V - Consiglio per soli uomini?
D - Primo, non è un consiglio; è un... boh! E secondo: perché?
V - Beh, sai... Una donna col torace villoso... Non è un bel vedere...
D - Ah, ah... Che ridere... Sì, continua a fare lo gnorri, tu... E' una metafora: "coraggio e andare". Va meglio, così?
V - Sì, meglio. E se uno non ha pelo?
D - Mmm... Non so... Farselo venire?
V - E qui ti volevo...
Ride.
E se ne va.
Attacco - 10 m. a dx rispetto al fondo del diedro che separa le Placche Zebrate dalla Pala delle Lastiele.
L1 - Muretto, fessura con tratti strapiombanti, in obliquo a dx a una cengia e diritti per diedro. Sosta a sx (30 m. - VII).
L2 - Traverso e obliquo a sx fino a un vago spigolino. Al suo termine diritti e a sx a una poss. sosta. Meglio proseguire per qualche m. alla soprastante calata [è più protetta dalle scariche] (30 m. - VII-).
L3 - A sx a un canalino che permette di aggirare sulla sx un muretto rotto sotto una macchia di alberi; poi in obliquo a dx fino alla sosta (20 m. - V).
L4 - Muro rotto, vago diedro [primo run out - occhio a quello che si tira], placca e ghiaie d'uscita in cengia (35 m. - VI).
L5 - Il muro rosso sopra la sosta si supera per tettino e diedro [pass. ostico verso la fine - non capisco il VI dato dagli apritori e il 6a dato da Filippi alla sez. - si è rotto qualcosa?] (30 m. - VII/VII+).
L6 - Muro sopra la sosta, placca, fessura inclinata a sx e ancora breve placca (30 m. - VII-).
L7 - Placca, in obliquo a sx fin sotto un muretto strapiombante; diedro con ingresso difficile (20 m. - VII).
L8 - Sul fondo del diedro fin sotto un tettino; traverso a sx alla sosta (30 m. - VII-/VII).
L9 - A dx della sosta, poi a sx fin sotto uno strapiombino; superarlo [c'è il trucco], salire sulla soprastante cengetta, poi a un altro terrazzino e, per rocce fratturate, all'albero di sosta (30 m. - VI+/VII-).
Discesa - S9 - S8 - S6 - S4 - S2, con corde da 60 m.. Occhio ai sassi smossi (rel. 3 ottobre 2008).
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Baci di carta
Maceri, Comis, Zadra - VI+/Ao (200 m.)
Ripetuta in pieno inverno, durante un
periodo di picco
lavorativo,
non vi feci una grande figura, né me la godetti molto.
Chiodatura
abbondante, magari un po' lunga in qualche tratto o forse percepita
tale
per effetto della debolezza stagionale. Qualche potenziale comodino
volante.
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L'isola del Nagual
Stedile, Giacomelli - VII/Ao (250 m.)
Bella via alpinistica, con numerosi
chiodi, non sempre
affidabili,
nei tratti più impegnativi. Ripetuta con Gino Maffezzoni.
Difficile
la libera sul 2° tiro: molte protezioni, ma prima sequenza
particolarmente
boulderosa. Durante il rientro attraverso i boschi soprastanti la Pala,
nei
quali non v'è traccia di sentiero, in una valletta nel bel
mezzo
degli
ontani, ci imbattemmo nel casco che Gino aveva perduto la primavera
precedente
percorrendo quegli stessi pendii desolati. Casualità o
capacità,
inconscia, di leggere le seppur minime tracce di passaggio? (rel.
settembre 2004)
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Messaggio inviato il 7 maggio 2008
Ripetuta il 27 aprile scorso con Giancarlo, Oreste e Claudio.
Gran bella via, ben chiodata e ben proteggibile. Stupendi i diedri con arrampicata entusiasmante. Secondo tiro fatto in A0 e sempre ion Ao un tratto dell'ultimo diedro svasato e un po' strapiombante. Qui il grande Claudio è passato in libera.
Alberto Benassi
Ciao Alberto.
Sì, concordo.
Bella via.
Linea elegante e difficoltà ammaestrabili, a parte le sezioni che anche tu indichi come più impegnative.
Sandro
Messaggio inviato il 28 marzo 2009
Secondo me bella, ma non irresistibile.
Molti chiodi sul 2° tiro, un passo decisamente secco più su nel traverso su placca s sx [VI allegro, ma ben chiodato].
Notevole intuizione degli apritori questo poco evidente tratto di collegamento tra le fessure.
Tra le vie alpinistiche della Valle, forse la più abbordabile assieme al diedro Manolo.
Federico Piazzon
Ciao Federico.
Ormai ricordo poco.
Comunque, sì, via bellina...
Sandro
|
Sinfonia d'autunno
Ballerini, Castellini, Stefani - VII+ (260
m.)
Ripetuta lo stesso anno nella quale fu
aperta: bella e
impegnativa
(seppure ben chiodata). Giovanni Mostarda, a seguito di una recente
ri-ripetizione,
la trovò unta, al punto che ora la libera è
ostica, in
particolare
sul 1° tiro e sul passo di 6a+ al 2°. Peccato...
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Bogoni e compagni - VII+/VIII- e A1 [2 p.](440 m.)
Penitenziagite n° 37.
Adelante, Pedro.
Cum juicio.
A. Manzoni, I Promessi Sposi, cap. 13 [più o meno].
Gliel'avevo promessa [questa via,
I mean]...
E ora, qui, su questa esile cengia sopra il muro strapiombante di L12 e alla base delle ripide placconate sommitali - mancano tre tiri - non so se Daniele è molto contento che io abbia mantenuto l'impegno.
"La finiamo proprio?", mi ha appena chiesto.
Gli è bastato un mio sguardo.
La finiamo.
Lo capisco.
Superato lo strapiombo, è come se avessimo varcato quella balorda soglia percettiva che, oltrepassata, ti dà l'impressione di essere finito non so bene dove, ma "di là", in qualche altrove.
E' solo un'impressione, eh?
Però certe volte succede.
E oggi è capitato.
E su una via ultraprotetta a spit. Questo è lo strano della faccenda.
Non so che cosa sia...
Sarà che i rumori della Valle sono ormai lontani.
Sarà il vento - sempre lui - che soffia forte.
Sarà il sole che è girato dietro l'immensa parete del Brento.
Il cielo che si è fatto di caligine.
Il freddo sulla pelle delle spalle scoperte [sono in canottiera].
La sera che arriva.
Il vuoto dello strapiombo sotto le chiappe.
Saranno questi muri ripidi dall'aspetto severo.
Saranno le fughe di placche superiori che danno su selvaggi e all'apparenza infiniti boschi sospesi.
O forse altro...
Però quella particolare stretta alle gonadi che si sente quando il gioco cambia, credo l'abbiamo sentita tutti e due.
"5c", recita la relazione di Filippi.
Guardo il muro sopra di me.
"'5c' i miei maroni raggrinziti dall'adrenalina", penso tra me e me.
Parto.
Traverso a dx.
Pulisco una fessurina intasata di erba e terra [l'
erboring su tre microfili - dicasi "tre" - d'erba fresca è troppo anche per me, erborista di una certa esperienza].
Piede sx in spalmo su svaso quasi verticale, bloccaggio con dita e spalla dx, bordo piatto per la mano sx, chiudo il bloccaggio e rannicchio in alto i piedi.
Perdinci: ancora mezzo metro allo spit!
Un bonsai tormentato da mille trazioni si offre come appiglio a tempo.
Lo tiro con delicatezza [sarà artificiale?], mi alzo ancora, moschettono la protezione; poi entro nella fessura obliqua a sx: 3-4 fix compaiono lungo il suo bordo sx.
Salgo più rilassato.
Mi restano solo un'entrata in placca con difficile ristabilimento e traverso delicato a dx.
Quindi alla sosta grazie al valido sostegno di un virtuoso alberello.
6c+?
Avvista in libera?
O è artif?
Mah... Con tutti quegli alberelli tirati...
"E allora", penso, "come dovrei valutare i primi tiri della Santomaso-Conedera alla Terza Pala lucana? A2 'mughi'?".
Facciamo 6c+ ed AR3 [AR = grado arboring]. E non se ne parli più.
Alberi a parte, il tiro a Ralf piacerebbe; bisogna che glielo consigli.
Recupero Daniele.
Salgo in un'unica filata di corda gli ultimi due tiri [1 p. AR4 trazionando piano due esili arbusti].
E poi, in doppia, rientriamo "di qua".
V -
Hola... E allora? Su "Aspettando Daniele" Daniele ha avuto il suo presagio?
D - Saranno affari suoi, no? Comunque io credo di sì...
V - E tu? Che indicazioni ne hai tratto?
D - Idem come sopra... Non ti rispondo. Tanto tu sai...
Ride.
V - Neanche un accenno?
D - No...
V - Le configurazioni simboliche predominanti?
D - Beh... Se smetti di farmi domande...
V - Ebbene?
D - ... magari ti rispondo...
V - Sì?
D - ... anche.
V - Pravo!
Ride.
D - Due cose. Primo: "Aspettando Daniele" inizia deludente e, da metà in poi, ha una metamorfosi in meglio.
V - E... ?
D - Secondo: sotto i muri sommitali ti sfida. E tu puoi scegliere se ritirarti o continuare...
V - Voi siete andati avanti...
D - Sì... Non era una scelta impegnativa, con tutti quegli spit...
V - Però hai scelto di continuare...
Silenzio.
V - E quindi?
D - E quindi... che cosa?
V - E' meglio ritirarsi o continuare?
D - Non ne ho idea. Ognuno, a seconda della situazione in cui si troverà, darà la sua risposta. A cose fatte, io sono stato contento di essere andato avanti...
V - E tu, allora, continua. Continua, eh?
Ride.
E, in un vortice, se ne va.
La via parte bruttarella.
Ma migliora di molto a partire da L8. Belle in particolare le placconate sommitali. Roccia disturbata dall'erba in basso e dai licheni in alto.
Attacco - Prendere verso N la strada forestale che si incrocia salendo alle Placche Zebrate e, in vista di un alto pilastro addossato alla parete [separa come con un gradino i muri centrali dalle placche nei pressi della Pala delle Lastiele], salire per tracce al diedro che questo forma con la placconata. Nome scritto alla base.
L1 - Facile avancorpo rotto e placca [2 p. A1] (30 m. - VI+/VII-).
L2 - Traverso a sx, canale e sosta a sx (15 m. - IV+).
L3 - In obliquo a dx per lame e fessure; difficile l'accesso in arboring al terrazzino di sosta (40 m. - VI+).
L4 - Obliquo a dx; poi lieve obliquo a sx su rocce rotte (40 m. - VI).
L5 - Semiarco a sx su placche articolate ed erbose (45 m. - V-).
L6 - Placche e muretti facili (40 m. - IV).
L7 - A sx, placca lichenosa; poi diritti e a dx per canale, alla base di una verticalizzazione della parete (30 m. - VI/VI+).
L8 - In lieve obliquo a sx per rocce verticali, ma rotte (20 m. - V+).
L9 - Bella placca a rigole; in alto mi tengo a dx, su rocce erbose, saltando il moschettonaggio di una protezione; roccia lichenosa sul chiave; 1 riposo per me e pass. fatto con rinvio già nella protezione superiore: portare spazzola di ferro per la libera (30 m. - VII).
L10 - Difficile ingresso a sx in placca; poi in lieve obliquo a sx per rocce più articolate (30 m. - VI+/VII-).
L11 - Rocce rotte, conca, se ne esce a sx grazie a un provvidenziale alberello; placca [prendo in mano il rinvio per moschettonare, causa eccessivo attrito della corda per aver fatto due tiri in uno]; a sx in conchetta e, ancora per placca e canale erboso alla sosta (30 m. - VII).
L12 - Fessura diedro appena stapiombante, con uscita su buone prese, ma da trovare (20 m. - VI+/VII-).
L13 - Tiro molto bello; breve traverso a dx; diritti e in obliquo a dx fino una fessura obliqua a sx; al suo termine diritti e a dx per difficile placca (20 m. - VII+/VIII-).
L14 - In obliquo a dx per placca delicata [1 p.a. per me per andare a moschettonare - poi, con la corda davanti, ripeto il pass. in libera]; appena a sx per costola obliqua a sx, diritti per placca e muretto difficile [1 p. arboring) fino a una comoda cengia (20 m. - VII/VII+).
L15 - A dx per cengia e diritti per placche appoggiate [1 pass. diff. di ingresso (30 m. - VII-).
Calate - Con corde da 60 m.: S15 - S12 - S10 - S8 - S6 - S5 - S4 - S3 - S1 (rel. 9 ottobre 2008).
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Odissea
Quecchia, Rivadossi, Tonoli - VIII-/A2
cliff (500 m.)
Ralf Steinhilber puntava alla prima
all-free,
malignamente
tentato da Rivadossi. Gli riuscì su tutta la via, tranne che
al
terzultimo
tiro, una placca molto ripida, liscia e ricoperta di una fastidiosa
polvere
che toglieva aderenza alla roccia. Dopo un'ora di voli e di tentativi a
vuoto,
Ralf raggiunse la sosta coi cliff, mi recuperò e ci calammo,
crepuscolo
approssimante.
Tiberio chiodò la via facendo ampio ricorso a buchi scavati
per
i
cliff, per cui è possibile ripetere la via anche se non si
domina
il VII+. Una più rigorosa etica di apertura, preferibile,
avrebbe
ridotto ulteriormente i pochissimi ripetitori di questa linea
già
così ormai quasi abbandonata. Verificare i cordoni alle
soste
prima
di affidarvisi.
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Un lungo flash
Tamanini e c. - VII+ (500 m.)
Libera a vista per Giovanni Mostarda.
Bella via aperta
con
intelligenza da Tamanini sfruttando uno degli ultimi settori
interessanti
di parete a destra delle vie più gettonate. Aderenza in
stile
granitico.
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Luna 85
Pegoretti, Covi - VI+/Ao (400 m.)
Strani contorcimenti al 1° tiro e
poi belle placche
fino
alla lunghezza di VII+, un muretto tecnico molto liscio.
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Similaun
Giovannetti, Stedile - VI (350 m.)
Quando Giovanni Mostarda ed io percorremmo
la via,
trovammo
il 1° tiro marcato da una lunga stria di sangue che uno
sventurato
aveva
lasciato consumandosi i polpastrelli sulla parete nell'evidente
tentativo
di limitare i danni di un volo. Via comunque bella, rilassante e ben
chiodata.
Per tutte le vie di questo settore, è bene prestare
attenzione
ai sassi
fatti cadere da chi, più sopra, sta rientrando lungo il
sentiero
di
discesa. Meglio ripeterla in giorni feriali.
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Giochi di Silvia
VII/VII+ (350 m.)
Ho solo qualche vago ricordo del tetto del
3° tiro.
L'avrò
fatta?
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Gabri Camilla
Giovannetti, Cagol - VI+/Ao (300 m.)
Solitaria per festeggiare la conclusione
della tesi.
Non fu
così: dovetti dedicare un altro intero anno a riscrivere
tutto.
Fu
comunque una bella avventura in una stupenda giornata feriale, in quasi
completa
solitudine e quindi in tutta sicurezza.
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Mon cheri
VII/VII+ (300 m.)
Molto belle le ultime due lunghezze
difficili, con
tratti
su muri tecnici da perfezionisti dell'arrampicata di placca.
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Arrivederci Marco
VII/Ao (200 m.)
Un'altra via col "dulcis in fundo".
1° tiro con
pendolo
divertente.
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Via delle mimose
V (120 m.)
Curioso il primo tiro, in una strana
svasatura. Poi
soporifera.
Perché l'avrò fatta?
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Climbing - Top