Il 1° tiro, su roccia dubbia, non
invita alla
libera.
Il penultimo é invece di soddisfazione su roccia ottima.
Prima
comparsa
del sottoscritto in versione "Mandrake" (purtroppo non ho le foto per
documentarlo).
Io e Riccardo Colosio la ripetemmo un
giorno nel quale
un
gruppo di giovani stava celebrando la Messa (cantata) alla Cappella
Savina.
Con le nebbie che circondavano i torrioni Gemelli, la cosa aveva uno
strano,
lugubre effetto. La via é abbastanza bella e su roccia
buona.
Probabili
gli incastri di corda in corrispondenza della prima doppia.
Ripetuta in una gelida giornata estiva (la
nebbia
rovina
spesso le feste in zona). Stupenda roccia a buchi.
Anche questa non scherza (quanto al numero
di apritori,
intendo).
Bella via su roccia compatta. Molte le protezioni costituite da cordoni
in
clessidre che, temo, nel tempo si saranno usurati.
Uno
Cordata insolita, oggi.
Ralf e io siamo letteralmente trascinati a velocità stratosferica su questo bell'itinerario classico alla Nord della Presolana da Andrea, arrampicatore da 8a+ in falesia e "Variante Italia" in Marmolada, oggi in vena di esperimenti da
big wall, con saccone e tutto il resto al seguito.
Andrea è sul chiave di L4, un muro appena strapiombante, friabile e protetto a vecchi ch a pressione e qualche fix.
Fa qualche tentativo in libera [e avrebbe di sicuro la possibilità di passare a vista], ma si arena e inizia a tirare, con molto timore, i ch.
In effetti, col suo metro e ottantacinque di altezza, se volasse, come un niente potrebbe estrarre a cerniera quelle protezioni di ormai 47 anni fa.
Lo stesso accade sul chiave del tiro dopo, una magnifica placca grigia, sana, questa volta.
Ralf, invece, che questo giro ha deciso di fare da turista [e che quindi sale la via da secondo], sulla placca grigia, pur con un recupero su ch, passa.
E' vero: da secondi è tutta un'altra cosa.
E su quelle protezioni, poi.
Però...
Mi viene da pensare al tempo richiesto, in arrampicata, per contemperare potenza, tecnica e controllo mentale.
D'altra parte, Andrea, a 26 anni, ne ha, di tempo, davanti a sé...
Due
Ultimo tiro.
Sono davanti io.
Sto recuperando Ralf e Andrea.
Andrea sale a velocità doppia rispetto a Ralf, arriva in sosta, si slega, mi dice: "Vado su in cengia, a vedere se Beppe e Paolino sono già arrivati" [loro stanno ripetendo "Un Giardino per Gianmario", più a sx] e sfreccia zaino in spalla lungo la parte terminale della rampa, verso l'uscita.
Beata gioventù...
Ralf, col suo ritmo [che, a me, sembra placido, confrontato con quello di Andrea], arriva, si slega, riavvolge la sua corda e riparte verso il cengione.
Io perdo un paio di minuti per smontare la sosta e corro dietro al teutonico, contando di raggiungerlo in un niente.
Ma non ce la faccio.
Anzi, verso la cresta terminale del cengione lui allunga e mi distanzia.
Colpa del Venezuela?
Naaah, niente scuse!
Mentre arrivo alla sosta della penultima calata sullo spigolo NO, con i capelli a ventaglio, spinti verso l'alto dalla velocità di discesa, i due attaccano.
"Toh, guarda... Arriva Gandalf il mago..."
"Ma è il bianco o il grigio?"
"No, no... E' il grigio... Sarà il bianco tra un po'..."
E giù altre irripetibili battute.
Ridete, ridete, 'che la mamma ha fatto gli gnocchi...
Anzi, sono già lì, in tavola, pronti per voi.
Tre
All'Albani [
www.rifugio-albani.it], condotto al meglio da Pablo Ayala, osteopata, eploratore, scialpinista, skyrunner e, a tempo perso, gestore di rifugi, troviamo un pincanello.
Le squadre sono - nel primo match - Ralf e Pablo contro Andrea e il sottoscritto [risultato, mi pare, 2-0]; poi Ralf e Paolino sempre contro noi due.
Perdiamo il primo incontro 0-6, 6-3, 7-5 e vinciamo il secondo 6-2, 6-4.
Povera Regina...
Degradata da un gruppo di irrispettosi alpinoidi a fare da sfondo - maestoso, certo, ma di secondo piano - al "Presolana Nord Pincanel Party", il torneo di pincanello a più alta quota delle provincie di Bergamo e Brescia...
Comunque dobbiamo riprendere gli allenamenti.
Come "di che cosa"?
Di pincanello, ovvio.
La forma lascia proprio a desiderare.
Quattro
Al ritorno, in auto, come al solito chiacchieriamo del più e del meno.
Tra le altre cose, discutiamo del futuro dell'alpinismo bresciano.
Andrea, che ha la fortuna di arrampicare in pianta stabile con Beppe, alpinista dal curriculum impressionante, è uno dei pochi a tentare vie di un certo livello.
Ci sono altri quattro o cinque ragazzi che promettono bene e coi quali lui potrebbe legarsi in cordata [e con alcuni di loro lo ha anche fatto].
Ma, per il resto, se vuole provare certi itinerari e acquisire l'esperienza necessaria per salirli, non può che rivolgersi a noi, ormai [almeno Ralf e io] nella fase conclusiva della nostra attività di punta.
E comunque, tra i molti giovani che fanno falesia e blocchi, ben pochi portano sulle pareti di montagna il livello acquisito in valle.
Anzi alcuni faticano addirittura a trasferire in falesia le impressionanti potenzialità acquisite nel boulder.
L'alpinismo è attività troppo faticosa?
Richiede troppo tempo e troppo allenamento a ragazzi con tempi frammentati tra i mille impegni e i mille interessi della baumaniana vita liquida?
O richiede una maggiore attitudine al fare senza attendersi risultati?
All'esplorare senza sapere che cosa si troverà alla fine?
Rientra poco in quei canoni di assoluta sicurezza che società e stato sempre più ci inducono ad attenderci in tutto quello che facciamo?
Inoltre una salita su qualche più o meno famosa parete montana, per quanto impegnativa e difficile, per quanto sia stata significativa per chi l'ha portata a termine, per quanti sacrifici e sofferenze gli possa essere costata, si perde nel
tourbillon di notizie su questo o quell'exploit sportivo, svanisce nel nulla del sensazionalismo globale.
In un mondo in cui tutto è mito, nulla lo è.
Mi viene da pensare che l'alpinismo come l'abbiamo conosciuto Ralf e io, l'alpinismo nel quale noi - dobbiamo riconoscerlo - abbiamo giocato un ruolo al massimo da comprimari e solo a livello locale, abbia gli anni contati...
Forse è un bene: niente più levatacce col cuore in gola dall'angoscia, niente più fatica, niente più - a volte - terrore...
Però nemmeno niente più dedizione, niente più disciplina, niente più - a volte - meraviglia di fronte al ritirarsi del mondo al cospetto del suo ottuso "oltre", che riempie di sgomento.
Stefano, in Venezuela, insisteva perché io mi mettessi ad aprire vie laggiù soprattutto per dare ad alcuni ragazzi indios la possibilità di sperimentare, in altra forma, quei riti di iniziazione alla vita adulta che, nelle loro comunità di origine, sono andati via via sparendo in seguito al contatto e all'integrazione tra mondo indio e mondo occidentale.
La scomparsa dell'alpinismo in quanto attività iniziatica come sintomo della scomparsa del mito e del senso nel mondo della tecnica imperante, come espressione del tramonto dell'Occidente?
Heidegger potrebbe scriverci sopra un trattato: "
Die Klettern als..." [come si scrive, Ralf?].
"Senti, ma...", mi fa Andrea, "Tu non sei istruttore di alpinismo?"
"Chi? Io? Naah... Sai com'è... Le otto settimane di corso in aprile-maggio mi avrebbero impedito di portare a termine l'allenamento per l'estate... Quindi, per me niente d-istruzione alpinistica della gioventù."
E poi, che cosa avrei potuto insegnare ai miei allievi?
"Ach zu! Tu mette piede là"?
In questo Ralf è molto più bravo di me.
***
Bella via su roccia per lo più ottima. L'itinerario è chiodato molto meglio di quanto farebbe supporre l'"R3" con cui la nuova guida di versante Sud" lo classifica.
Noi abbiamo usato friend BD 05, 1, 2, 3, fettucce e cordini.
Alcune integrazioni alla precisa relazione visuale consultabile qui: http://www.rifugio-albani.it/index.php?/ita/content/view/full/75/(offset)/12.
Niente foto: digitale lasciata nello zaino.
L1 - La lunghezza è di 25 m. Il pass. di traverso a sx è un po' più duro di V+ (VI- - 25 m.).
L2 - La lunghezza è di soli 15 m. (V/V+ - 15 m.).
L3 - Fessura, fino alla cengia. Primo pass. più facile ai lunghi (V+ - 25 m.).
L4 - Tiro molto atletico. Per la libera, sul primo muretto, stare a dx (VII+/A1 - 35 m.).
L5 - Nei pressi del cuneo [ce n'è uno solo, se ricordo bene] la libera è molto più semplice stando bene a dx [muro a ottimi buchi]. Comodo saltare il ch soprastante e puntare direttamente al fix (25 m. - VII/Ao o VIII-/VIII).
L6 - Bel diedro tecnico, di impostazione (35 m. - VII-).
L7 - In obliquo per rampa e in traverso a sx su cengia sotto una grande nicchia (15 m. - V-).
L8 - Prima parte del diedrone terminale; il blocco di partenza è ben proteggibile con un fr BD 3 (50 m. - VII-).
L9 - Sul fondo del diedro e poi sulla rampa che ne costituisce il lato sx; la sosta è, come le precedenti, su 1 fix con anello [2 ch nei pressi] - (50 m. - VI, 1 breve sequenza).
L10 - Scegliere la linea più semplice sulla rampa di sx del diedro; poss. sosta dopo 25 m.. Noi abbiamo fatto sosta su spuntone e ch nei pressi del fondo del diedro dopo circa 60 m. di tiro (IV - 60 m.).
Il cengione Bendotti si raggiunge uscendo dalla rampa, traversando a sx per rocce rotte e salendo il margine inferiore, erboso, del terrazzone inclinato. Poi si segue in salita il cengione fino alla crestina terminale.
Doppie ben attrezzate lungo lo Spigolo [rel. 24 agosto 2009].
Bella via sostenuta, anche se su roccia non sempre ottimale. Le
protezioni
presenti sul 2°tiro (molti cordini in clessidre) hanno un'aria
macilenta
e non invitano alla libera. Se qualche benefattore li sostituisse,
sarebbe
molto amato. Molti i passi di A1 liberati da Ralf Steinhilber durante
la
nostra ripetizione. La relazione di Ruggeri negli ultimi tiri
è
imprecisa.
A S11 si arriva dopo un traverso a destra e un tratto diritti. Se si
raggiungono
S13 e S14 ci si ritrova sul cengione Bendotti (e si deve arrampicare
verso
il basso per trovare le calate dello spigolo).
Via molto bella su roccia buona, ottima in diversi tratti. La roccia
è
delicata nel 1° tiro e verso la fine (dove la linea diventa,
oltre
tutto,
poco chiara). Io e Giovanni Mostarda puntammo a destra, alle calate
sullo
spigolo.
Ripetuta per errore mentre, in cordata a
tre (Mostarda,
Steinhilber
e il sottoscritto) cercavamo "Carpe diem". Roccia in più
tratti
delicata
(sul 4° tiro - molto sostenuto: circa VII - da secondo, mi
rimase
in mano
una presa). Impegnativo, ma molto ben chiodato, anche il 6°.
Ambiente
suggestivo.