logoarr

penia
Marmolada
L'università dell'arrampicata. Gli itinerari che ne percorrono le pareti sono veri e propri viaggi attraverso deserti verticali

Punta Penia al tramonto

Anticima del Piz Serauta
Via "Ezio Polo"
Aste, Gross - VI/Ao (550 m.)
(N.B. qui, come in tutta questa pagina, riporto la difficoltà delle vie in "Gradi Marmolada", più o meno un grado sopra la corrispettiva gradazione dolomitica)
Ripetuta con Dario Sandrini. Dopo un bivacco a Malga Ciapela e una colazione a base di caffè forte concentrato propinatami dal buon Dario, in una stupenda mattina d'estate salimmo alla cengia dei Camosci. Al colmo della mia bontà e desiderando che potesse gustarsi al meglio la libera, lasciai a Dario i tiri più duri.
Nella prima parte la via segue un evidente sistema di diedri e fessure alla sinistra dei grandi camini di melafiro (sito caratteristico per la presenza di uccelli paduli, secondo Giovanni Mostarda). Nella prima parte vi sono diversi tratti friabili, con chiodatura inesistente. Dal 3° tiro la roccia diventa grigia e si fa migliore. In questa sezione la linea si mantiene sul fondo del grande diedro. Dario divagò su placche a sinistra più o meno in corrispondenza della strozzatura di VII- (gradi rel. Furlani), tratto in inganno dall'approssimativa descrizione dell'alpinista trentino, sulla quale sembra esserci un tiro in più. Trovò sosta. Dopo un mio tentativo sopra la sosta (placca marmoladiana compatta e sprotetta, eccettuato un chiodo proprio sopra il punto di fermata), per sbrogliare la situazione Dario scese qualche metro e rientrò a destra per placca ipertecnica (1 lametta di protezione - VII).
La via prosegue per lama (VI+ - sosta) e fessura che, a sua volta, conduce ad una cengia spiovente di roccia compatta. Il tracciato originale piega a sinistra, lungo la cengia (la sosta, che non si vede, è su ripiano in placca un paio di metri sopra) e non diritti (VI - Var. Aste - Navasa), come feci io, attirandomi di Dario l'ira funesta, che fortunatamente non addusse danni.
Il tiro successivo è impegnativo (diedro ben chiodato, OS per Dario, 1 punto di aiuto per me, che arrampicavo con l'"infante" sulla schiena). Dopo le due lunghezze di V+, proseguimmo in conserva su placche facili (circa 150 m.), sulle quali io riuscii a combinarne un'altra delle mie. Se vi capita di passare da quelle parti e trovate un chiodo nel bel mezzo delle placche, ebbene, l'ho lasciato io, credendo che fosse di via. Vedendomi arrivare in sosta senza gingillo (il chiodo, non altro), Dario divenne più nero delle nere nubi che circondavano minacciose la Civetta a Est. Mi salvai a stento.
Discesa impegnativa per cresta aerea prima e per caminetti e paretine friabili poi. Riuscimmo a prendere l'ultima funivia, anche se fummo costretti a lasciare in ostaggio le nostre corde ai gestori perché eravamo senza portafogli. Per quanto possa sembrare incredibile, qualche soldo può risultare utile anche nelle più ardue imprese dolomitiche.
Racconto - Assumersi la responsabilità
Commenta la relazione


Pilastro "Don Quixote"
Schwalbenschwanz
Rieser, Schiestl - VI (450 m. - fino alla cengia mediana)
Ripetuta, in periodo "tesi", facendo da "piccolo" a Giovanni Mostarda come preparazione alla "Don Quixote". Le lunghezze di V in fessura (in realtà VI dolomitici) sono piuttosto sostenute. Caratteristico l'antro nel quale si apre il foro che conduce alla cengia mediana. Le calate in doppia sono su "Don Quixote". Dario Sandrini e Gino Maffezzoni, che la completarono in una successiva occasione, trovarono difficili i camini della sezione terminale.
Commenta la relazione

Don Quixote
Mariacher, Schiestl - VI/Ao (900 m.)
Feci da primo solo i tiri più facili, per il resto affidandomi alle sviluppate competenze placchistiche di Giovanni Mostarda.
Nella sezione centrale della prima parte iniziò a nevicare, poi il cielo si liberò, regalandoci una giornata stupenda.
Si presti attenzione agli ultimi tiri prima della cengia. Entrati nel camino formato dalla grande quinta appoggiata alla parete, bisogna uscirne circa 15 m. dopo, in corrispondenza di alcuni chiodi che vanno verso destra. Viaggio psichedelico se si prosegue nel fondo del camino.
E' facile perdersi anche negli ultimi tiri della parte alta. La sosta dopo il tiro di VI si trova sotto uno strapiombo. Giovanni seguì una cordata che ci precedeva lungo una fessura strapiombante a destra della sosta (molti chiodi nel primo tratto - A0/A1) per poi venirsi a trovare su una placca verticale a buchi sostenuta e sprotetta (VI). Gianpaolo Ravasio, che ci seguì a sua volta, ci maledisse cordialmente sostenendo che, avendo lui ripetuto la via anni prima, non aveva mai incontrato difficoltà simili. Forse la via sale più facilmente a sinistra. Impegnativo anche il breve camino terminale.
Scendendo, si presti attenzione alla crepaccia sul ghiacciaio, infida perché spesso nascosta. Meglio superarla con una lunga doppia.

Integrazione 2010
42 - L'aumentare

Esagrammi accoppiati

Nel diminuire dell'aumentare,
nell'accrescere del decrescere
è coinvolto l'inizio davvero.

I ching. Il libro della versatilità
Torino, UTET, 1997, p. 560.


Uno
"Quest'anno" , mi ero ripromesso, "niente vie lunghe. Niente alpinismus..."
A parte la vertebra ancora non del tutto a posto, c'è il fatto che, ne sono consapevole, in questi ultimi due-tre anni il richiamo del basso è diventato sempre più forte.
E ostinarsi a salire quando qualcosa chiama in basso è pericoloso.
Si rischia di scendere a rotta di collo.
O di schiena...

Nicola ha una sua teoria in merito.
Lui pensa che, siccome fino a non più di un secolo fa - per le difficili condizioni di vita - la maggior parte dei maschi quarantenni era in prossimità della fine della - chiamiamola così - propria carriera esistenziale, ora che si vive di più e meglio, superati i quarant'anni, non si può comunque non sentire questo richiamo del basso.
"Una volta", spiegava a me e a Dario durante una cena, "quando i nostri antenati erano cacciatori-raccoglitori, uno correva da una parte all'altra, catturava animali, uccideva avversari, aumentava in forza e in abilità fino al culmine della sua potenza fisica, a quarant'anni.
"Poi la prestanza atletica diminuiva, i sensi si indebolivano... E il nostro antenato cacciatore, che prima era in grado di sfuggire agli smilodon o addirittura a infilzarli con una lancia prima che quelli facessero danno, ora non ci riusciva più. Fino a che uno smilodon più opportunista degli altri... Sgnack! Ci siamo capiti, no?"

Nicola sarebbe addirittura per la reintroduzione in natura di smilodon clonati. Così, giusto per rivivacizzare il passaggio d'età e rendere l'ingresso nella fase discendente dell'esistenza meno virtuale e simbolico.
E lui ha trent'anni, eh?

A me viene da aggiungere che, a quelli tra i cacciatori-raccoglitori che riuscivano a sfuggire alle zanne degli smilodon opportunisti, era inevitabile capitasse di dover fare i conti con la questione del senso: molti amici che se ne vanno, le mie forze che - piano piano - sfumano, i giovani che avanzano e vogliono prendere il mio posto; ma anche una vita dura, di fatiche e sofferenza, solo a tratti illuminata da sprazzi di felicità; e con la prospettiva che, con l'avanzare dell'età, le cose abbiano poche probabilità di migliorare.
Dai quarant'anni in avanti la componente umbratile, oscura della vita inizia a farsi avanti, a pretendere attenzione...
Il basso chiama, esige di essere preso in considerazione.
Odisseo, verso la fine dei suoi vagabondaggi per mare, prima di restare per anni non del tutto volontario ospite di Nausicaa e di tornare finalmente a casa, non deve forse vivere la sua nekya - la sua calata agli inferi - che gli dà la possibilità di conoscere la sorte di compagni di battaglia e famigliari e di salvarsi - grazie a quanto ha appreso - dai mille pericoli che ancora lo attendono nel suo viaggio di ritorno?
E Dante non inizia anche lui il suo walkabout nei regni dell'oltremondo ritrovandosi tutto di un colpo in una "selva oscura" proprio "nel mezzo del cammin di nostra vita"?

Chi, in passato, riusciva a sfuggire agli smilodon opportunisti e ad attraversare più o meno indenne l'oscura selva del dubbio, diventava punto di riferimento per la comunità.

Oggi non è più così.
Le condizioni di vita sono molto più facili che in passato: niente più smilodon...
Inoltre le dinamiche demografiche e i moti simbolici profondi della nostra società ci portano a credere che la morte sia solo un brutto sogno e che noi siamo destinati a restare per sempre giovani [o, da un altro punto di vista, condannati a non diventare mai adulti].
Tutto è così sempre nuovo.
Tutto è così sempre fresco.
Tutto è così sempre da scoprire.

Però il richiamo del basso - inesorabile - a quarant'anni...
Toc, toc...
"Heilà... Sono lo smilodon. Come va?"

A me lo smilodon opportunista... Sgnack! L'anno scorso ha scheggiato la prima vertebra lombare.

Quindi, quando Andrea - lunedì - mi aveva chiamato per propormi "Olimpo" in Marmolada, io prima avevo nicchiato. E poi avevo accettato, ma a condizione di fargli da secondo di cordata.
"Tiri tu..."
Andrea non aveva potuto che accettare, anche perché il giorno prima - domenica - lui e Dario avevano tentato la via. Ma si erano dovuti ritirare dopo che Dario - mio compagno di cordata in più di qualche salita ai confini dell'oltremondo - era caduto rompendosi un piede [lo stesso rotto anni fa volando sulla "Via degli Scoiattoli" a Cima Scotoni].
E Andrea non era riuscito a trovare compagni di cordata della sua età che lo accompagnassero nel suo tanto desiderato viaggio su "Olimpo".

Ora - venerdì pomeriggio - sono con Andrea in auto.
Destinazione: Malga Ciapela.
Sto cercando di spiegare la teoria dello smilodon ad Andrea, che, so, è dubbioso.
"Quante cordate di Brescia hanno fatto il 'Pesce'?", gli chiedo.
"Tre: Tiberio Quecchia e Saverio Occhi [forse con Francesco Prati]; Beppe Chiaf e Michele Avanzi; tu e io".
"Quanti di questi sono ancora vivi?"
"Francesco Prati, Beppe, tu e io..."
"E io", "io", Sandro, "l'anno scorso? Un niente, e sarei passato dalla parte dei più..."
"Che bei discorsi...", e fa un vigoroso gesto scaramantico facile a intuirsi.
"Non so che farci. La matematica a volte è un'opinione. Ma in questo caso i dati parlano chiaro: dopo i quarant'anni qualcosa chiama in basso; e, specie se si fa gli alpinisti e per vent'anni e più si è puntato a salire, si deve scendere; e, o si scende a rotta di collo, o si scende piano piano, accettando di vivere la propria nekya, di attraversare la 'selva oscura', di penetrare nel buio del dubbio rimanendoci finché non ci si riesce a orientare almeno un po', in quell'ombra...
"Insomma non c'è scampo: o scendi, o scendi.
"Per questo io, su 'Olimpo', preferisco arrampicare da due. Meglio scendere piano..."

Andrea resta dubbioso.

Due
Sabato mattina.
Attacco di "Olimpo".
"Andrea, mi passi le scarpette?", gli chiedo.
"Io non le ho..."
Guardo nel mio zaino: niente scarpette.
Dove diavolo sono le mie scarpette da arrampicata?
Dimenticate in auto.
Andrea aveva detto che si occupava lui di tutto, del materiale eccetera. E io l'ho preso alla lettera: sapevo di dovermi preoccupare della mia roba; ma evidentemente qualcosa in me pensava che lui si occupasse anche delle mie scarpette...

L'alba è magnifica.
So che Andrea mi calerebbe volentieri il suo martello sulla capoccia, facendomi scendere di sotto - non solo in senso metaforico e a velocità supersonica - a fare quattro chiacchiere sulla natura dell'oscuro con l'Avversario, "il Divisore", il Satan, colui che - secondo il libro di Giobbe - fece cadere in tentazione Dio stesso.
Ma si trattiene.

In fretta elaboriamo un piano alternativo: "Don Quixote", qualche pilastro più in là. Lui non l'ha ancora fatta. Io lo seguirò comunque da secondo e con le mie pedule sfondate da avvicinamento ai piedi.
La prospettiva è "VI Marmolada" con gli scarponi, come ai tempi di Messner.
Ho sbagliato. Devo pagare, no?

In via Andrea è molto rapido.
E io, nonostante l'attrezzatura deficitaria e il ridicolo allenamento annuale sia alla quota che su vie di più di trecento metri di sviluppo, riesco a stargli dietro.
Un'ora e mezza fino alla cengia mediana.
Poi la cordata rallenta.
Davanti ci sono altre cordate che stanno salendo al loro ritmo.
Andrea per un po' pazienta.
Poi scalpita e - non riesco a capire come - riesce a convincere le altre cordate a farci passare.
Secondo me i cechi della prima e della terza cordata davanti a noi e i veneti della seconda ci hanno odiato cordialmente.
Vabbe'...
Pazienza...
Le mie scuse.
Fatto sta che alle 14:00 siamo in vetta.
7 ore.
Quando avevo ripetuto la via con Giovanni, ne avevamo impiegate molte di più.

Eh, paradossi dell'oltremondo.
A salire, si scende; a scendere, si sale.

E a stare fermi?
Mah, mediterò...

***

PS - Evidentemente le sfere rotanti della poltrona dei massaggi shiatsu di Ralf non hanno fatto tutto il danno che temevo. Quindi si potrebbe completare la chiusa di cui sopra con la seguente: "Non tutto ciò che fa male, fa male davvero..."

***


Mi scrive Paolo A.:

News
Nel mezzo del cammin...

Commento
Certo che leggere il tuo sito ogni tanto è chiarificatore.
Pensa che, proprio quest’anno, nonostante un inverno di allenamenti intensi [almeno per i miei parametri] quando sono lassù mi ritrovo in uno stato motorio da bradipo lesso.
Mah...
Sarà che a fine anno son 39. E ogni tanto mi trovo a ragionarvi stupendomi un attimo di come tutto sia volato così in fretta. E mi ritrovo già "anta"...
Qualcosa che solo 10 anni fa mi pareva lontano parsec...
Negli ultimi anni per me "arrampicare" ha significato quasi solo "aprire"; e qualche bella soddisfazione, grazie all’apporto determinante di un gruppo di Amici - di quelli con la A maiuscola appunto - è stata messa nello scrigno dei desideri realizzati.
Eppure domenica mi sono riscoperto a progredire titubante sulle placche argento adamelline, che dovrei pur conoscere bene, ora.
Maledizione: come un placchista alla prima esperienza out calcare...
Passo incerto, sguardo dubbioso a cercare appigli che non ci sono, la fantasia tesa allo spasimo a fare di una macchia nera un fungo, di una crepa appena accennata una fessura pronta ad accogliere generosamente ogni sorta di protezione clean...
”Prova con un talon!”, mi urla da sotto Angelo!
Ma che casso di talon!!! Non vedo gnanca uno svaso grande come 'na scodella, oggi!!!
Continua a scrivere DDT.
Io leggerò volentieri le elucubrazioni di uno che, senza scadere nell’adulazione, reputo sia salito piuttosto in alto nella progressione delle lisce muraglie del nostro Essere a utile uso tanto privato quanto dei suoi lettori affezionati...
Ciao e viva i quarantenni!!!
Paolo A.


Respondeo
Ciao Paolo.
Grazie, davvero troppo gentile: sono solo elucubrazioni, appunto.
Se poi sono utili ad altri, oltre che a me, ne sono contento. Anche se - come rispetto alla relazione di una via - bisogna sempre fare la tara alle mie tirate filosfiche: non so mica se sono nel giusto o no.
D'altra parte, se tu apri [e questo è il tuo contributo alla comunità] io scrivo [e questo è il mio]. E cerco di farlo il meglio possibile.
Certo, i miei interventi si vanno rarefacendo: ma sono come la mia attività, a ritmi ridotti, considerata l'età.
Grazie per il tuo commento.
E, quanto allo stato motorio da bradipo lesso, secondo me prima o poi passa.
Ciao e buone aperture.

Sandro

***


Mi scrive Lorenzo M.:

News
Questa

Commento
Chiaccherando con amici camuni mi sembra di aver capito che anche Berni abbia ripetuto la via e che anche lui sia vivo... :-]
Naturalmente è un info da confermare... Ma, considerate le sue doti...
Ciao

Lorenzo


Respondeo
Ciao Lorenzo.
Che Berni sia vivo e vegeto, al punto da stamparsi 8c e 8c+ a manetta, ne sono certo.
E sono abbastanza sicuro che abbia salito anche il "Pesce". Avevo sentito anch'io voci analoghe, ma non ne ero sicuro.
Meglio: media più alta.
Grazie per la news.
Ciao e buone arrampicate.

Sandro

***


Soundtrack - Superheroes of BMX
Mogwai [Government Commissions [BBC Sessions 1996 - 2003] version]




Poco da aggiungere a quanto riportato nella rel. di anni fa.
In alternativa alla "fessura sottile" indicata come L16 nella rel. Planetmountain è possibile salire più a sx per placche [rientrando poi a dx appena la placconata spiana] con diff. di VI.
Questa volta abbiamo percorso L18 originale, salendo a sx dello strapiombo sopra L17. Sarà che i miei scarponi non entravano nei buchi, ma il tiro mi è parso più difficile di L17.
Infine, mentre con Giovanni ero uscito per stretto camino impegnativo a sx della verticale della sosta [difficile: V+], in quest'occasione ho scoperto che la fessura e il diedro chiuso a dx della verticale della sosta è più facile.
E' preferibile salire la via in giornate feriali [aggiornamento 4 luglio 2010].

Commenta la relazione

Parete d'argento
La spada nella roccia
Zizioli, Maffezzoni, Magri - VII+/Ao (450 m.)
Un giorno Sandro chiese a me e Giovanni di accompagnare lui e Gino in una spedizione finalizzata ad aprire un altro paio di tiri della via. Vidi le schiere degli angeli in più occasioni (in certi tratti di VI le protezioni, anche se a spit, sono tutt'altro che ravvicinate).
Via della discordia, che ebbe l'onore di un recente intero numero di ALP ad essa dedicato. Per quanto l'itinerario possa prestare il fianco a critiche (la Parete d'argento profanata da una fila di spit), tuttavia non ho trovato corretto il comportamento di chi ha tolto gli spit del 1° tiro, ha rubato piastrine e altra attrezzatura e ha espresso giudizi sommari sugli apritori senza concedere loro la possibilità di una replica. Sarebbe stato secondo me molto più costruttivo, una volta venuti a conoscenza del progetto, lasciare un biglietto all'attacco chiedendo un confronto chiaro e onesto e dirimere la questione discutendo. Anche perché Sandro e Gino sono tutt'altro che "arrampicatori abituati a tirare solo plastica" (ALP), come dimostrano alcune loro vie con chiodatura da terrore in val Salarno o sulle pareti di altre montagne dimenticate.
Comunque capisco che lo spirito di gruppo e la territorialità possano aver indotto i denigratori a dimostrare apprezzamento nei confronti di Larcher e Vigiani che avevano aperto la loro via a punta Rocca e a criticare la via di Sandro sulla Parete d'Argento. D'altra parte bisogna riuscire a fare il 7c obbligatorio per permettersi di dire qualcosa a Larcher...
A parte le polemiche, la via consentiva anche a chi si muoveva su un onesto 6c di avere accesso alle magnifiche, oceaniche, solari placche della parete (e questo poteva essere effettivamente oggetto di discussione). Molti tiri tecnici sostenuti e una stupenda fessura con protezioni lunghe davano accesso alla muraglia verticale sotto il Pesce, tenendosi alla sua destra.
Stanco per la ripetizione, il giorno prima, della "Hermannstecken" alla Croda di Re Laurino, mi fermai a riposare alla nicchia dove "La spada nella roccia" incrocia "Irreale", pacificato dallo stupendo panorama di cui si godeva da lassù, mentre Giovanni Mostarda faceva da "piccolo" a Sandro nell'apertura di un'ulteriore lunghezza.
La sera, al rientro a Brescia, seguimmo abbacchiati la sconfitta dell'Italia contro la Francia nella finale dei campionati europei 2000. Un presagio?

Integrazione novembre 2006, a seguito delle infinite polemiche dell'estate.
Ricordo con poca precisione le caratteristiche della via tiro per tiro. Comunque, aiutandomi con la relazione originale di Sandro Zizioli, posso provare a ricostruire quel poco che rammento. Gradi "Marmolada" (aggiungere circa 1 ordinale per avere il grado UIAA corrispondente).

Attacco - In corrispondenza di uno dei punti più accessibili dello zoccolo strapiombante alla base della parete, più o meno 30 m. a dx dell'attacco del "Pesce".

L1 - Strapiombo ostico, con qualche p. artificiale. A freddo difficile (30 m. - VI/A1).
L2 - Bella fessura, protezioni da integrare (40 m. - V-).
L3 - Duro muro tecnico iniziale, poi a dx fin sotto un tetto che si supera verso dx (1 p.a.). In obliquo a dx, poi diritti e a sx (40 m. - VI e Ao).
L4 - Bellissimo tiro psichico di placca, prima diritti, poi in traverso a dx, poi diritti e in obliquo a dx. 1 p.a. risolto con furbo in mezzo al traverso e 1 aggiramento sulle più facili fessure di "Irreale" a dx in corrispondenza di un lungo e impegnativo runout verso la fine del tiro (55 m. - VI/VI+ e Ao, con l'aggiramento; stando sulla linea, non so).
L5 - Per facili rocce a dx nella zona del grande catino, fino alla base di una magnifica fessura-diedro (40 m. - II).
L6 - Salire tutta la fessura con bella arrampicata, atletica e faticosa. In occasione della mia salita, una lunga fettuccia in clessidra evitava un passo obbligato con difficoltà elevate che io nemmeno tentai - è realistico il 7a, VIII- UIAA o VII- "Marmolada", atrribuito da Sandro Zizioli al passaggio, paragonabile alla nostra L24 di "Tempi Moderni". Al termine della fessura per magnifica placca a dx, poi a sx, superando un tettino, e diritti attraversando una placconata con protezioni chilometriche. Giovanni Mostarda, da primo sulla cordata che ci segue, si fa calare la corda per raggiungere la sosta (55 m. - VI+/Ao nelle condizioni in cui ho trovato io il tiro).
L7 - Per stupenda placca, prima molto difficile (1 p. Ao per me) alla sosta nella nicchia dell'"Irreale" (45 m. - VI e A1 o VI+).

In questo punto è possibile che "La Spada nella Roccia" incroci "Irreale" (sosta a ch sulla dx).
Non incrocia invece "Variante Italia" che dovrebbe salire 30 m. più a sx (secondo voci pervenutemi, anche a detta di Beppe Chiaf, tra i bresciani non certo un estimatore della via).
Non conosco la difficoltà dei tiri superiori.
So solo - dai racconti di Sandro Zizioli - che allungare la via costò a lui e a chi lo accompagnò più tentativi, alcuni dei quali bagnati da piogge torrenziali (in un caso di più giorni, con bivacco scomodo nel catino ghiaioso a metà della prima parte).
La cengia mediana non fu raggiunta - e la via interrotta - perché Sandro era stato più volte minacciato e aveva desistito per evitare polemiche (aggiornamento 16 novembre 2006).
Commenta la relazione

Via attraverso il Pesce
Sustr, Koller - VIII+/A3 (1200 m.)
Vedere la luna
Essendo nell'occhio


Lo so.
Avevo fatto il primo tentativo con Ralf.
E - lo so - Dario più di qualche volta mi aveva buttato lì l'idea di provare l'evanescente linea tracciata dai cechi sulla Parete d'Argento.
Tutti e due godevano di una specie di - come si può dire? - "diritto di prelazione" a una ripetizione della via col sottoscritto.

E poi Andrea, che mi aveva proposto la via a maggio, solo un paio di settimane fa l'aveva tentata con Maurizio.
Quindi, quando era tornato alla carica dieci giorni fa, avevo pensato: "Ma sì... Gingilliamoci pure con questo sogno da arrampicatore in pre-pensionamento. Facciamo finta di prepararla..."
Gingilliamoci... Facciamo finta...
Anche perché la forma - dopo la lunga pausa venezuelana - era quella che era: approssimativa.

Poi le previsioni meteo per lunedì e martedì.
Tempo bello stabile. Zero termico a 4.600 m..
Andrea: "Andiamo?"
Potevo dirgli di no?
Uno dei pochi sogni - quelli veri - rimastimi...
Almeno tentare.
Un tentativo serio...

Con mia grande sorpresa siamo passati.
Andrea dice che il Pesce ha abboccato.
Io ho piuttosto la sensazione che abbiamo abboccato noi: il Pesce ci ha attirati nelle sue viscere di calcare, ci ha mostrato per una notte il mondo con i suoi occhi [un mondo diafano anche al buio notturno, fatto di onirica materia lunare] e ci ha risputati su, attraverso labirintici strapiombi a buchi, perché trovassimo la nostra strada fuori da quel mare verticale di bianco abbacinante.

E noi [dicevo], lenti, siamo passati: siamo riusciti a seguire le tracce lasciate sulla parete da quelli che ci hanno preceduti.

Spero che Ralf e Dario mi perdonino.
Non potevo lasciarmi sfuggire un'occasione simile.
Non potevo restare col dubbio di sapere se i sogni possano o no evitare la loro sorte di pure immagini e trasformarsi, almeno a volte, in qualcosa di presente, qui e ora, nell'ordinaria vita di ogni giorno.
Insomma, l'ho fatto per altissimi scopi... hem... teoretici.
Mi perdoneranno mai?

Che cosa?
Se poi ho scoperto se i sogni possono - a volte - diventare realtà?
Mah...
Adesso, così, a caldo, mi verrebbe da dire che - a spanne - possono.
Ne viene fuori uno strano ibrido di sublime, grottesco e banale.
Di onirico, appunto.
Ma possono.
Sì, direi proprio che possono.

Grazie, Andrea.

PS - La rel. reperibile a questo link [www.romagnaclimb.it] è ottima.



***


Lunedì 31 agosto 2009.
Siamo al Falier da ieri sera e, in qualche modo, nella notte abbiamo riposato.
Le 4:00 sono comunque arrivate in un lampo.
Rapida colazione [per me un litro di latte parzialmente scremato, un po' per idratarmi, un po' per riempirmi lo stomaco; non sarà proprio la migliore delle scelte].
Poi, al buio, saliamo alla parete.
Siamo sotto alle 5:30.
Mentre io svuoto le budella nel tentativo di liberarmi dei "gatti" infuriati che hanno cominciato ad agitarmisi nella pancia [complice il freddo, il latte sta cominciando a fare effetto], Andrea sale all'attacco e si fa una cicca [ha promesso a sua moglie che, se riesce a ripetere il Pesce, smette].
Io lo raggiungo che appena inizia ad albeggiare.
Non sono né preoccupato, né emozionato. Solo vuoto.

L1 - Quando la luce è sufficiente, parto [Andrea ha già fatto il tiro due volte e vuole lasciare a me il piacere]: lama friabile, qualche spit ribattuto alla sua dx; al suo termine piego a sx e raggiungo la sosta (40 m. - VI-).
L2 - Andrea mi raggiunge col saccone sulle spalle, traversa a sx lungo la cengia, appena possibile sale diritto e a dx e raggiunge la cengia sopra; gran giro, ma si è alzato solo di una ventina di metri (40 m. - V).
L3 - Io aggiro uno spigolino a sx della sosta e salgo diritto per lame fino a una nicchia a sx del grande tetto che caratterizza la parte bassa della parete; primi esperimenti col saccone: faccio una fatica dell'osti; al primo colpo di recupero tiro poco: e Andrea, che ha la mano sotto il saccone, si prende una pestata al dito medio di non ricordo quale mano; cominciamo bene (40 m. - V+).
L4 - Andrea va un po' a dx e, per rocce facili, sale la parete appoggiata e rotta sotto l'inizio dei diedri di "Variante Italia" e della nostra via (40 m. - III+).
L5 - Io salgo in obliquo verso sx puntando alla base del "nostro" diedro. Ho già percorso questo e il tiro successivo nel 2006, con Ralf. Andrea ha pietà di me e porta su il saccone a spalle (50 m. - V+).
L6 - A lui la prima parte del diedro [traversando a dx dopo circa 8 m. e facilitandosi di un bel po' la vita rispetto a Ralf, che - durante il nostro tentativo del 2006 - era salito diritto sparato] fino alla sosta su clessidra (40 m. - VI-).
L7 - Io proseguo nel diedro, guardo a sx alla placca sulla quale ho deviato durante il tentativo con Ralf, penso a quanto siamo stati polli e salgo fino al termine del diedro ad arco; fatico a recuperare il saccone; ma siamo veloci (35 m. - VI/VI+).
L8 - Andrea supera lo strapiombo a sx della sosta e sale in obliquo a sx fino al punto di fermata, vicino; l'esposizione comincia a farsi sentire (25 m. - VI+).
L9 - Obliquo a sx e diedro fin sotto un tettino; lo aggiro a dx e proseguo per fessura e placca di impostazione fino in sosta (35 m. - VII-).
L10 - Non ricordo molto del tiro; solo l'arrivo in sosta, in una nicchia; una quindicina di m. a sx si vede il diedrino del primo tiro duro (40 m. - VI+).
L11 - Iniziano le danze; da qui quindici giorni fa Andrea e Maurizio si sono calati; sul primo passo duro, a circa 1/3 di traverso a sx, faccio un timido tentativo in libera, poi tiro fuori un cliff e inizio la prima delle mie meditazioni trascendentali odierne per convincere il gancio a stare lì, sul nasetto su cui l'ho piazzato; [...] DA QUI IN AVANTI - SU SUGGERIMENTO DI BEPPE - TAGLIO IL DETTAGLIO DELLA REL., PER EVITARE DI TOGLIERE IL GIUSTO MARGINE DI INCERTEZZA A EVENTUALI RIPETITORI CHE LEGGANO LA REL. E SEGNALO SOLO LE PROTEZIONI USATE: CHI LO DESIDERI PUO' CHIEDERMI IL DETTAGLIO VIA EMAIL - 1 cliff, riposo su 2 lamette, 1 fr, 2 ch in artif., poi libera fino alla sosta (30 m. - VII/A1 o VII+/A0).
L12 - Andrea, in difficile obliquo a sx; un paio di pass. al pelo; poi diritto fino all'inizio del diedro svaso (35 m. - VII).
L13 - Ora siamo proprio dentro le foto delle riviste. Parto, trovo tutto come da rel. romagnaclimb [forse il VI+ prima del secondo bong è VI-], arrivo ai buchi per i cliff, altra breve meditazione trascendentale per ingraziarmi i favori dei ganci; poi vado: [...] 2 cliff buoni [...] ; sono fuori dalla sez. dura; adesso in obliquo a dx; un riposino per migliorare la protezione al secondo kevlar; poi traverso a un diedrino e sosta; l'ambiente è grandioso; vediamo il Pesce ormai vicino (35 m. - VII-/A1/A2).
L14 - Andrea fa qualche numero con i cordoni di sosta per prendere un bucone evidente a dx, piazza un buon friend, sistema il suo primo cliff della salita, raggiunge lo spuntone con cordoni, esce in libera dalla sezione dura del tiro ed entra nel Pesce; lo raggiungo a ruota; sono solo le 15:10 (20 m. - VII/A1).

Andrea è entusiasta: "Arriviamo in cengia questa sera. E domani in tre ore siamo fuori. Poi birrozzo da litro, ci stendiamo sui prati, dormiamo tutto il pomeriggio e rientriamo con calma a casa."
Io sono un po' meno entusiasta: comincio ad avere qualche crampo ai bicipiti.
E poi "fuori in tre ore"? La relazione sopra la cengia non dà ancora 13 tiri? Solo per le manovre di sosta ci vorrà ancora minimo un paio d'ore.
Ma non dico niente.
L'importante, questa sera, è salire il più possibile.
Mi faccio dare il materiale e parto.

L15 - Mi alzo un paio di m. sopra e a dx della sosta, poi mi fermo: le braccia sono proprio grippate: le prese ci sono; ma sono i bicipiti a rifiutarsi di chiudere; due ottimi cliff mi aiutano a superare la breve sezione strapiombante e a raggiungere quella che ha tutta l'aria di essere una sosta intermedia, all'inizio del traverso sopra il Pesce; [...] 2 cliff sul muro a dx del "Pesce", 1 fr e cl sul traverso, in libera con 1 resting, 1 pass su cliff, in libera fino a sopra l'ultimo ch prima della sosta e, piazzato un tricam e dopo mezzo riposo su cliff su cui scarico parte del mio peso restando sulle braccia, esco in libera alla sosta; romagnaclimb suggerisce di proseguire per altri 10 m.; ma io non ho sfalsato le corde [le nostre mezze sono sottili e nuove e temevo non avrebbero frenato con efficacia in caso di volo]; quindi mi fermo; rinforzo la sosta con un ottimo BD 3 e recupero Andrea; lui, riposandosi un paio di volte, sale a saltoni e arriva in sosta dicendo: "Avrebbero dovuto arrestare Auer per tentato suicidio" (28 m. - VIII-/A2 o VIII+). 1 h e 15' per il tiro. Per oggi, la cengia, ce la sogniamo.
L16 - In altri quattro saltoni Andrea raggiunge la sosta dopo, 10 m. sopra, più o meno sulla verticale della sosta precedente (10 m. - VIII-/A1/A2). Ma, quando arrivo in sosta, mi dice che sente anche lui crampi alle braccia. Sono le 17:30. Sarebbe meglio fare anche i prossimi 20 m., per toglierci il peso domani mattina. Ma - dice romagnaclimb - il prossimo è il tiro più duro della via: meglio farlo da freschi. Fissiamo le corde e ci caliamo.

In nicchia ci sistemiamo alla meglio nei pressi della sosta a spit a dx [guardando la parete], scattiamo un paio di foto, mangiamo e ci infiliamo nei sacchi a pelo. Alle 18:30 già ci mettiamo a dormire.
Io, abbastanza comodo, sprofondo subito in un sonno senza sogni.
Arriva il buio che non me ne rendo neanche conto.
Ogni tanto mi sveglio perché la luna, una luna non piena ma luminosissima, rischiara la notte a giorno, al punto da svegliarmi, se - per caso - gli occhi, per quanto chiusi, restano esposti ai suoi raggi.
Un rimedio c'è: testa cacciata ben dentro il sacco a pelo.
Ed è proprio meglio fare così.
Non solo per riposare.
Ma anche perché quella visione, quella bellezza, quel vedere la luna, il cielo, le montagne, la valle avvolti da quella luce densa e vederli come stando dentro un occhio, un occhio a forma di pesce, quel sogno fatto materia, là fuori, ha un che di soverchiante, di eccessivo, che mi è faticoso sopportare.
Solo a mezzanotte, per sgranchirmi la schiena, di intenzione guardo fuori, mi siedo e mi stiracchio: Andrea subito si mette a sedere anche lui e mi dice che scivola in basso e non riesce a dormire.
Gli suggerisco di sistemarsi il cordino di recupero - riavvolto - sotto il sedere. Lui ci prova. Sembra che le cose vadano meglio.
Dopo appena uno sguardo all'impressionante paesaggio, là fuori, mi sdraio e mi inabisso di nuovo nel mio sonno senza sogni [in effetti il sogno è fuori; come potrebbe essere dentro?].
Alle 5:45 - dopo 11 ore quasi filate di sonno - mi sveglio del tutto e mi alzo a sedere. Guardo la valle prendere luce e forma un po' alla volta.
Alle 6:45 anche Andrea si tira fuori dal sacco. "Hai russato e scoreggiato tutta notte", mi fa. "E io, che scivolavo in basso, non ho dormito niente. Magari, se mi fossi messo dov'eri tu, ci sarei stato meglio."
"Mi spiace. Potevi avvisarmi..."
"No, sarebbe stato un casino spostare tutto... Comunque, ti avrei picchiato volentieri... "
Vabbe', ormai è andata.
Facciamo colazione con un caffé in lattina ciascuno e un paio di barrette.
Niente acqua: dei 4 l che avevamo in partenza, ce ne resta a mala pena mezzo. Ci deve bastare per tutto il giorno.

Alle 8:00 mi porto a sx del Pesce per risalire le fisse. Uno spit campeggia anche lì, piantato sulla parete sx della nicchia. Lo avessimo visto ieri, avremmo potuto attrezzare il bivacco qui, dove è più piano, e Andrea avrebbe riposato.
Scherzi della stanchezza...
Beh, è ora di iniziare questa lunga giornata.
Faccio gli autobloccanti, me li lego all'imbrago e mi stacco dalla nicchia che è stata nostra tana per questa notte.
In circa 20' di noioso e faticoso lavorio coi machard arrivo alla sosta.
Andrea mi segue rapido.

"Chi parte?", chiedo.
"Facciamo pari e dispari?", propone Andrea.
"No, no. Che "pari e dispari"?", dico: so che perderei.
"Ok, vado io", si offre generoso.
Sì, molto meglio: lui nelle uscite in libera è più forte ed è anche più alto.
E il tiro è in traverso? Sai che casino, se non passassi, rientrare in sosta e far andare avanti lui? Meglio andare a colpo sicuro.

L17 - Andrea si lega e parte: obliquo e traverso a sx.
Arriva al nut incastrato: [...] 1 fr e 1 ch, 2 ganci, 2 tricam, ch di via, in obliquo con 2 pass. su cliff [...] poi, con un paio di poderose zampate in libera, agguanta la sosta. Fatta. Io passo in libera la prima sequenza dura [1 p.a. poco sotto per scarsa fiducia nei miei mezzi] e, raggiunto il ch dal quale si torna a dx, mi alzo al massimo sul primo cliff per guadagnare altezza e pendolare sotto la sosta nel punto più favorevole possibile. Poi, con qualche tirata su reglette, arrivo accanto a lui. Un'ora per il tiro (20 m. - VIII-/A2 o VIII/A3).
Sopra, la parete si appoggia, anche se va a morire sotto i tetti terminali: bell'intuito, i primi salitori, a uscire di qui.
L18 - A me il tiro del pendolo. Il fessurino che la rel. romagnaclimb dà di VI- si rivela un VI- molto robusto; arrivo alla piccola cl. del pendolo, che ora ha un kevlar nuovo [...] 1 ch di via e 1 tricam mio; pendolo a sx al diedro; friend e nut medi e piccoli sulla fessura di fondo - ricomincio a salire con arrampicata faticosa. La rel. Giordani darebbe una sosta nel diedro sul quale la fessura si esaurisce; ma, arrivatovi, non trovo niente; con le corde che fanno attrito, obliquo a sx all'evidente sosta sulla verticale del margine sx della fascia di tetti (35 m. - VII-/A1).
L19 - La via d'uscita è a dx. Quindi Andrea torna nel diedro, lo risale fin sotto il tetto, pianta un ch universale e traversa a dx, usando la fessura di fondo (15 m. - VI+/A1). Io, mentre martello per togliere il ch, sento vibrare tutto il blocco di roccia a cui mi sto tenendo: lascio lì in universale e proseguo in libera fin sotto la sosta; 1 p.a. per uscire: tra corde attorcigliate e materiale vario che ingombra il tratto di roccia sotto il pulpito di fermata, proprio non riesco a trovare le prese per superare lo strapiombo.
L20 - Diedro finale; raggiungo il ch 4 m. sopra la sosta, ridiscendo, pendolo nella fessura-diedro a dx, in libera a spizzichi e bocconi raggiungo il tettino finale; 2 p.a., facile canalino, fuori (VII/Ao). Quando Andrea mi raggiunge, sono le 13:00. Cinque ore per cinque tiri...
Pazienza...
In cengia è caldo, un caldo soffocante.
Andrea va a vedere se nel bivacco c'è acqua: niente, solo bottiglie di plastica vuote.
Io mangio una barretta, Andrea credo neanche quella. Ci dividiamo la poca acqua rimasta e ripartiamo per la seconda parte.

L21 - Il passo di VI in placca è Ao per entrambi. Saremo anche debilitati. Ma in falesia un passo simile sarebbe un buon 6b+ di blocco (15 m. - V/Ao).
L22 - Andrea mi fa fretta. "Faccio il possibile", dico. Senza saccone salgo rapido il diedro, ne esco a sx, supero uno strapiombino [ch] e faccio sosta [attrezzata] in un canalino 7-8 m. sopra (40 m. - V+/VI-).
L23 - 50 m. di placche appoggiate per Andrea (50 m. - III).
L24 - V+ di blocco sopra la sosta, poi rampa verso sx [IV], quindi per placche a dx del fondo del gran diedro, sotto un magnifico, imponente pilastro giallo; sosta da attrezzare (50 m. - V+, 3 m.).
L25 - In obliquo a dx, fino a portarsi alla base delle placconate che introducono ai camini finali. Sosta su cl.. Andrea proporrebbe la conserva lunga; ma siamo stanchi, il saccone è ingombrante e instabile sulla schiena e Andrea ha moglie e un figlio nato da 2 mesi; andiamo avanti alla vecchia, valà (60 m. - III).
L26 - Diritti e in obliquo a sx fino a entrare nel camino di sx dei due che incombono sulle placche terminali; sosta su 2 fr (60 m. - III).
L27 - Nel camino; io, nel salire da secondo col saccone, faccio una fatica incredibile (60 m. - IV).
L28 - Dobbiamo aver saltato un tiro; siamo alla "zona strapiombante" di L27 della rel. romagnaclimb, asciutta; salgo la lama strapiombante (sarò stanco, ma per me è almeno VI), poi cengetta, a dx a un primo canale e in obliquo a un secondo; sosta su 2 fr e nut (30 m. - VI).
L29 - Andrea propone: "Tu sei pratico nei camini e da secondo sei lento; se vai avanti tu, guadagnamo tempo"; grande idea: farei qualunque cosa pur di non portarmi sulle spalle quel maledetto saccone; diedrino, placca a sx, ottima sosta (40 m. - V).
L30 - Di nuovo nel camino; 3 ch di sosta (40 m. - IV+). Andrea, da secondo, col saccone sale come un treno.
L31 - Ultimo tratto del camino, con strozzatura impegnativa; poi rocce facili (35 m. - V+).
L32 - Canale; al cavo metallico a sx per canalino; si oltrepassa una forcelletta, si cambia versante e, per altro canalino, si raggiunge un fittone al quale si fa sosta (60 m. - III). H 18:40.

Mentre lo raggiungo, Andrea sta già parlando al cell. con Beppe, che lo ha chiamato non appena la rete ha preso.
A ruota ci segue una cordata a tre, due ragazzi e una ragazza di Como e Varese, dall'Ideale, molto veloci [12 ore per la via, ripetuta in giornata].
Hanno ancora mezzo l. d'acqua, che ci regalano. In due sorsi è finita.
Poi ci precipitiamo giù per il ghiacciaio, raggiungiamo due cordate che hanno ripetuto "Tempi Moderni" [rispettivamente 10 e 12 ore, vere e proprie schegge], socializziamo il minimo indispensabile e sgambettiamo al passo Fedaia. Urge reidratazione. Alle 20:20 siamo alla locanda del valico.

Qui altro che birra...
Acqua e caffé doppio: ci aspettano ancora 3 ore di auto fino a Brescia.
Alla spicciolata arrivano anche gli altri. I ragazzi dell'Ideale, che hanno lasciato una bici al Fedaia e il furgone a Malga Ciapela, si sono offerti di portarci all'auto, rimasta come al solito all'attacco del sentiero per il Falier; ma lo faranno solo dopo essersi rifocillati. Noi e le altre 2 cordate attendiamo pazienti e grati del passaggio: alle 21:00 di martedì sera quante auto vuoi che transitino per il Fedaia? E quante di queste darebbero un passaggio a un branco di alpinisti puzzoni?
Io ne approfitto per starmene nel piazzale a guardare la luna.
Il giorno prima, in nicchia, Andrea mi aveva chiesto se fosse crescente o calante.
Io avevo recitato: "'Gobba a ponente, luna crescente; gobba a levante, luna calante'". La gobba è a levante, quindi è calante."
Ma questa sera la luna è più grande di ieri...
Com'è possibile?
Che sia sbagliato il proverbio?
Ah, no... La gobba, il lato più tondeggiante... Non era a levante, era a ponente... Che scemo...

Alle 23:00, grazie al passaggio dei colleghi della Lombardia occidentale, siamo in auto, pronti a partire.
Sulle prime parliamo poco.
Poi, un po' alla volta, diventiamo consapevoli: abbiamo fatto il Pesce.
Ma dimmi tu...
Cazzo, abbiamo fatto il Pesce! [rel. 7 settembre 2009]


Mi scrive Guerza [detto anche Andrea, con me sul Pesce]:

Un caloroso ringraziamento a te e alla tua compagnia, e in modo particolare per avermi fatto da ottimo compagno di cordata per raggiungere un sogno che mi bruciava nel cuore da più di 10 anni.
Preparati x la Philipp-Flamm.
Con affetto...
Grz
Guerza

Respondeo
Beh, che cosa aggiungere a quello che ho già scritto?
Vediamo quello che salta fuori nel racconto della salita, quando riesco a stenderlo...
Tu, intanto, fa' sviluppare le diapo...
E ok, inizio a prepararmi - almeno mentalmente - per il diedro Philipp.
Per l'anno prossimo, però, eh? 'Ché adesso sono appena appena debilitato...
Di nuovo grazie a te.
Ci sentiamo
Ciao
Sandro


Mi scrive GbF:
Giusto approfittarne.
Però credo che sia come fare una via con una guida.
Rimane poi il dubbio: sarei capace di farla senza di lui?
GbF

Respondeo
Ciao GbF.
Presumo che tu ti riferisca a me, ponendo la domanda: in sostanza io [Sandro] sarei stato in grado di fare la via senza Andrea?
A essere onesto, direi proprio di no.
Non tutta da primo: non avrei retto allo stress psichico sui tiri duri, così in sequenza.
Avrei avuto di sicuro bisogno di un socio per andare in alternato: al momento attuale potevo salire il Pesce - tra le persone che conosco - o con Andrea o con Dario.
Forse anche con Ralf, magari dando a me e a lui due settimane in più di preparazione [e facendomi spiegare bene da Andrea dove si passa nella parte bassa].
E, certo, avevo in partenza alcuni dubbi di passare su L15 della rel. romagnaclimbing [per questo ho chiesto ad Andrea di fare lui il tiro da primo: a braccia stese è 30 cm più alto di me; 1 pass. su cliff precario risparmiato].
Però sono passato - da primo - su L10 [primo 7a, non tutto in libera, eh?], L12 [diedro svaso], L14 [traversata sopra il Pesce e placca fino alla prima sosta], L16 [tiro del pendolo] e L18 [diedro strapiombante].
Non so tu, ma io mi sarei sinceramente trovato in imbarazzo a pagare una guida avendo fatto metà dei tiri duri davanti.
Insomma, credo di essermela guadagnata, la salita.
Che poi non fossi in forma smagliante, è vero: sui primi tiri, col saccone pieno, facevo molta fatica a recuperarlo; ho forzato i primi m. di L14 a suon di cliff perché non riuscivo a tenere chiusi i bloccaggi; e sono stato costretto a fare da primo dal quintultimo al penultimo tiro perché da secondo, col saccone, salivo alla metà della velocità di Andrea e arrivavo in sosta stravolto.
Ma, in certi casi, anche mestiere ed esperienza possono fare la loro parte [altro NB: "mestiere" non significa che abbiamo usato trucchi, canne da pesca o furbi vari. Solo NdA. C'era chi ci ha tenuto d'occhio dall'inizio alla fine; e credo possa testimoniarlo...] .
Di sicuro l'entusiasmo, la voglia di fare la salita, la forza e la giovinezza di Andrea sono stati determinanti.
Insomma, la cordata era composta in modo strano; ma il mix alchemico ha funzionato bene.
Giusto per chiarire...
Grazie per avermene data l'occasione.
Ciao e buone arrampicate.
Sandro


Mi scrive Farfalla Indigesta:
Ma insomma...
Nessuno che commenta sandrodetoni.it che fa il Pessie?
Nessuno che si complimenta o che critica?
Non ci sono più i siti di una volta...
Indigest Farfalls

Respondeo
Ciao Farfalù....
Ma no: qualcosa [poco], piano piano, arriva...
E per fortuna è poco: non ho molto tempo per gli aggiornamenti.
Comunque nel we spero di riuscire a caricare un report più completo [così almeno ci sarà qualcosa su cui discutere].
Alla prossima.
Mandi
Sandro


Mi scrive Guerza [rispondendo anche a GbF]:

Alè Hander!!!
Eccomi qua.
Letta la relazione: troooopppo preciso!!!
Chiarirei che il ch. di L17 era gia in loco... Tanto per invogliare i ripetitori!!!
E qui mi rivolgo a - credo un tuo amico o conoscente - GbF...
Penso che a volte l'educazione di Sandro vada un po troppo oltre ai limiti del buonismo...
Con tutte le parole che potevi mettere insieme nelle 3 righe che hai rubato al sito, non sei stato in grado di tenere chiusa nelle mutande la tua invidia verso gli altri.
Tornato dal "Pesce", una persona mi ha detto: "Finalmente sei riuscito a salire una via con il cuore e non solo coi muscoli"... Beh, ha proprio ragione...
Peccato che persone come te non se lo sentiranno mai dire...
se ti firmi e se vuoi, io o Sandro, ti possiamo insegnare che cosa voglia dire.
Guerza

Respondeo
Heilà Guerza!
Che cordata, eh?
L'alpinista buonista e l'alpinista cattivista...
Non so chi sia GbF. Però mi aveva scritto un paio di volte prima. E lo aveva fatto in modo pacato.
Quindi, quando ho ricevuto il suo commento, ho pensato che avesse scritto così più per un malinteso che per malcelata invidia.
In fondo io non ho fatto che scrivere che senza di te dubitavo ce l'avrei fatta [ma sottintendevo: anche tu senza il mio supporto].
Per questo ho preferito raccontare come si è svolta la salita, in modo che ognuno possa fare le proprie valutazioni.
Sì, forse avrei potuto usare toni più epici nel racconto. Ma, in tutta sincerità, non riesco proprio a sentire mio uno stile di scrittura eroico: dopo il Nuovo Mattino, l'arrampicata libera, le gare, 8a.nu, le sale boulder e le prese di plastica, anche il mito - che pure sopravvive - fatica a presentarsi così com'è.
E comunque noi eravamo lì e sappiamo quanto sono state intense quelle ore di... lotta?
Per quanto mi riguarda, io considero la questione chiusa.
Se però tu e GbF volete continuare a... confrontarvi, fate pure [magari non scrivete troppo, eh? 'Ché devo caricare tutto a mano].

E, in merito al ch, ecco perché non riuscivo a toglierlo!
Vabbe'...
Hai sviluppato le diapo?

Ciao e grazie per il post
Sandro


Mi scrive, per concludere, Guerza:

Alè Hander!!!
Ok... Questione finita col gbf...
Tanto el Pehh l'è là de fa...
Haluti a tuch

Guerza

Respondeo
Appunto.
Per chi vuole farlo, è là dove è sempre stato.
Anche se adesso è sotto qualche m. di neve, mi sa.
Complimenti a te e a Beppe per la "Direttissima Giordani", a Cima alle Coste.

Alla prossima
Sandro



***


Ho meditato un po' prima di pubblicare l'aggiornamento.
Vi è un che di - come dire? - sconveniente nel dare notizia di una sconfitta.
Ma, prima di tutto, se racconto come è andata, magari evito a qualcuno i guai in cui siamo incappati noi.
E poi, quando va bene, è giusto dire che è andata bene. Così anche quando va male.
Infine, se siamo saliti dove credo io (l'ipotetica è d'obbligo), è stata una sconfitta, ma con l'onore delle armi.

La cronaca.
Venerdì Ralf Steinhilber mi manda una email: "Menù: Pesce con calata?".
La frase, in codice, sta per: "Proviamo il Pesce, calandoci dalla cengia?".
Tentare l'integrale in stile pesante, con materiale da bivacco, sembra al di fuori delle nostre possibilità.
Alla successiva telefonata Ralf entusiasta parla di una meteo stra-favorevole, l'esatto contrario di quanto vanno predicando i metereologi alla TV. Controllo su westwind: domenica a oriente bel tempo stabile...
Titubante - "Ce la faremo? Avrò il grado? Me la caverò con l'artificiale? Saremo abbastanza veloci?" - accetto.
Passo il sabato mattina a cercare le relazioni (tre: Svab su Up 2004/2005 - Planetmountain - Giordani) e a procurarmi vario materiale mancante: cliff, kevlar, fettucce, ecc.
Il pomeriggio partiamo.
Al parcheggio incontriamo due arrampicatori veneti che hanno appena ripetuto "Variante Italia". I loro commenti sono: bel tempo, roccia fantastica, un bel po' di casino nella prima parte della via, tra linee a spit e a chiudatura originale che si incrociano e si accavallano.

Domenica mattina.
Sveglia ore 4,45.
Arriviamo alla base della parete alle 6.30, dopo un giro nei pressi della "Vinatzer" disorientati dalla nebbia.
Perdiamo tempo anche a trovare la cengia che permette di aggirare i primi due tiri e la "stretta fessura su parete grigia con pilastrino su cordone bianco" alla fine della cengia da cui dovrebbe attaccare la via. In quel tratto, di fessure su parete grigia con cordone bianco, ce ne sono almeno due...
Alle 8.00 circa partiamo.
Ralf sceglie la fessura di sx (lama rimbombante) e parte. A 7 m dal suolo caccia un urlo, precipita con un appiglio in mano e si ferma. L'unico provvidenziale chiodo del tiro ha fatto il suo mestiere.
Saliamo a zig zag tra una sosta e l'altra fino all'evidente tetto obliquo sopra i primi tiri.
Stiamo sbagliando più di qualcosa: faccio sosta - una sosta con 2 fix nuovi e moschettoni, non della via di Sandro Zizioli - sotto il margine sx del tetto. Ma in un modo o nell'altro, per quanto rallentati da dubbi e incertezze, procediamo.
Arriviamo alla base del diedro grigio ad arco verso sx. Ralf fa 45 m. di tiro (dovrebbe farne 60) e si ferma a una sosta. Pensa che sia la sosta che Svab descrive "alla fine del diedro, con 1 grosso excentric incastrato". Putroppo non siamo alla fine del diedro. Né la sosta è su excentric.
Vado davanti io. In teoria traverso a sx per placca a buchetti.
Salgo 4-5 m di diedro, trovo una cengetta che entra in placca a sx e la seguo.
Placche marmoladiane.
"Dovrebbe essere 'solo' 6b+; qualcosa ci sarà", penso, mentre inizio a traversare a sx su placca compatta. L'ultima protezione è un pessimo friendino in buco, 4 m sopra l'ultima protezione buona.
Vedendo le schiere degli angeli in più di un'occasione, obliquo di 30 m. circa fino ad arrivare a un pulpito con chiodo. Sulla dx un chiodo, più basso, e un kevlar, più alto, in placca.
Passa davanti Ralf.
Traversa a dx, va a prendere il kevlar e si sorbisce la sua dose di schiere angeliche per superare i 4-5 m. di placca compatta a dx e sopra il kevlar. Arriva in sosta. Secondo Svab ci si dovrebbe fermare "quando la parete si appoggia". Nel punto in cui ci troviamo l'unico tratto appoggiato sono i 40 cm. del terrazzino in cui sono piantati i chiodi di sosta.
Tocca a me.
Sulla carta "Salire a sx fino a diedro di 8 m. Al termine per placca divertente a dx a conchetta di sosta".
Sopra di me c'è un diedro verticale e appena inclinato a dx. Lo salgo fin sotto una fascia di tettini e, per forza di cose (a dx non si prosegue), traverso a sx. In quella direzione, oltre una placca, c'è un diedro appoggiato, di circa 6 m. Lo punto moschettonando un primo e un secondo kevlar. Questo sembrerebbe invitare ad andare a dx. Ma io, in ossequio alla relazione e immerso in profonde meditazioni sulla relatività del concetto di "divertente placca", raggiungo il diedro e lo salgo.
In alto nicchia a dx e nicchione a sx. La rel. parla chiaro: dx.
Raggiungo la nicchia.
Non c'è un cazzo di sosta, qui!
3 m sotto - in placca piena - vedo un cordone di protezione. "Qualcosa" sale di lì. Mi torna in mente l'invito a dx dell'ultimo kevlar...
Di tornare indietro non si parla. Di andare avanti nemmeno. Di raggiungere il cordone sotto, idem. Attrezzo la sosta: friend 5 Ande e 2 clessidrini.
Recupero Ralf.
Intanto noto un cordone a sx e un ch a destra.
Ralf va a destra, vede una sosta nella nicchia a sinistra, torna indietro e, con un paio di metri - nei quali, con repertorio "Alleluja" di Haendel, si rifanno vive le schiere angeliche (oltre alla sosta predetta, 1 friend cattivo e 2 clessidrini di protezione) - arriva al punto di fermata nella nicchia.
Cerca a sinistra: si potrebbe proseguire. Ma il grande diedro sotto il Pesce è a destra. E poi sono le 16.00.
Abbiamo perso. Ci caliamo.

Al rifugio guardiamo con attenzione la foto sulla quale sono tracciate le vie. Secondo l'immagine, traversando a sx dopo il diedro grigio, siamo finiti su "Fortuna".
Oggi, lunedì, torno al sito di Giordani. Tra "Fortuna" e il "Pesce" c'è "Fantasia".
Il nostro tracciato e le difficoltà incontrate sembrano coerenti con la rel. di "Fantasia".
La foto al Falier sembra indicare "Fortuna".
Se eravamo su "Fantasia", sconfitta con l'onore delle armi (almeno 1 tiro con difficoltà di VII "Giordani").
Se eravamo su "Fortuna", sconfitta meno onorevole (VI "Giordani"). Da qui il periodo ipotetico di cui sopra.
In ogni caso, non ce l'abbiamo fatta.

Ma non mi importa... O almeno non molto.
La giornata è stata memorabile.

Riporto qui solo la relazione tiro per tiro della linea seguita da Ralf Steinhilber e dal sottoscritto durante un tentativo al "Pesce". Il nome che riporto, inventato, deriva dal mix di vie che ci è capitato, solo in parte, di percorrere: "Pesce" e "Fortuna" o "Fantasia" (o almeno questa è la mia opinione; Ralf ritiene che fossimo giusti e che dovessimo solo traversare più a dx dalla nostra S7; nella mia ipotesi dovrebbe essere possibile arrivare alla S7 della rel. Svab obliquando a dx, oltre il ch, dalla nostra S8).
Consiglio caldamente di non ripetere l'esperienza.

Attacco - Abbandonare il sentiero per il passo d'Ombretta - prima che inizi a piegare a sx - in corrispondenza di un grande blocco sul cui fianco dx (a sx del sentiero) sono riportati un segnavia bianco-rosso e alcune scritte. Per ripido canale ghiaioso alla base della parete. Se si intendono aggirare i primi 2 tiri della "Via attraverso il Pesce", costeggiare a lungo la base della parete verso dx (Est) sotto gli strapiombi fino a poter salire prima in obliquo a dx e poi in obliquo a sx a una grande cengia (attenzione a non imboccare una cengia intermedia più stretta a cui si sale per diedrino inclinato a sx). Si traversa per la cengia fino nel punto in cui questa si "disperde" in rami su più livelli, il più alto dei quali si esaurisce in una rampa-diedro poi evolventesi in fessura. Alla sx della fessura cordone bianco in pilastro. Noi siamo scesi nella diramazione intermedia, abbiamo attraversato ancora e superato un muretto (IV, esposto), puntando a una lama che suona a vuoto. A sx della sua base c'è una sosta.

L1 - Lungo la lama e per il successivo colatoio friabile a un cordone bianco su spuntone. Di qui ancora diritti per fessura friabile. Dopo 2 o 3 m a dx per un paio di m., ad aggirare uno spigolo. Poi lungo il diedrino appena dietro lo spigolo fino a una cengia. A dx per 10 m. circa a una sosta a spit ("La Spada nella Roccia") (50 m. - V/V+).
L2 - Muretto sopra la sosta (1 ch e 1 fix). Alla cengia a sx a una sosta e poi in lieve obliquo a dx per colatoio fessurato - fix intermedio - fino a una sosta con 2 fix e moschettoni sotto il margine sx del grande tetto obliquo (35 m. - V+).
L3 - Superare lo strapiombo sopra la sosta stando appena a sx del bordo sx del tetto obliquo. Proseguire per qualche m. nel diedro soprastante e, appena possibile, piegare a sx per facile rampa accennata. Poi di nuovo a dx per lungo tratto, superando 1 sosta e fermandosi a 2 fix neri (sosta di "La Spada nella Roccia) (60 m. - V/V+).
L4 - Obliquare a sx per placca, fessura e strapiombino fino alla base del grande diedro grigio che delimita a sx l'anfiteatro in cui ci si trova (50 m. - V-).
L5 - Con bella arrampicata salire il diedro standone ora all'interno, ora all'esterno. Ch poco visibile all'esterno nel punto in cui il diedro inizia a salire diritto fino a una sosta su 2 ch e 2 cl (45 m. - V+).
L6 - Da qui abbiamo cominciato a sbagliare. Salgo di circa 6 m. nel diedro, trovo un gradino di roccia compatta che taglia la parete alla mia sx. Lo seguo. Al suo termine salgo diritto per placca a buchi. Constatando l'impossibilità di proseguire, ridiscendo e riprendo a traversare a sx per placca compatta con pochi buchi svasi fino a poter risalire diritto per rocce più articolate. A una fessura orizzontale ricomincio a traversare a sx fino a un pilastrino con fessura sulla dx. La salgo e arrivo in cima al pilastrino. Sosta su spuntone (non molto buono), clessidrina e ch. Sulla placca alla mia dx un ch basso e un kevlar alto (35 m. - VI+).
L7 - Ralf va al kevlar, lo rinforza con un excentric psicologico, obliqua ancora a dx per buchi svasi, entra in un vago colatoio dietro uno spigolo accennato, sale in lieve obliquo a sx per 5 m. su roccia più articolata fino a 1 ch, rinforza il ch con un microfriend, piega a dx prendendo un blocco staccato e sale in sosta (15 m. - VII-).
L8 - Supero lo strapiombino sopra la sosta (cl a sx) ed entro nel diedrino soprastante fino a un cordone in nicchia. Di qui piego appena a dx fin sotto un tettino stretto e lungo, mi assicuro in un buona clessidra, poi traverso netto a sx per 3-4 m.. Sono sotto una placca servita da kevlar. Lo raggiungo, vado ancora a sx, a un altro kevlar, che fatico a moschettonare, mi sposto ancora a sx a un diedrino formato da lastre appoggiate e per quello salgo fino alla base di due nicchie accostate. Raggiungo prima la nicchia di sx e poi quella di dx e attrezzo sosta (1 friend 5 Ande e 2 cl) (35 m. - VI+).
L9 - Ralf obliqua a dx per bel muro bianco, raggiunge un ch, vede una sosta in una grande nicchia a sx 15 m sopra la mia sosta. Scende, si protegge come può, sale una difficile placca a sx delle nostre nicchie (cordone in clessidra) e arriva alla sosta. Da qui, dopo alcune valutazioni sulle possibili linee di prosecuzione, ci caliamo (non senza aver rinforzato la sosta con cordino viola di Ralf in ottima cl) (15 m. - VII-) (Rel. 17 luglio 2006 - gradi "Marmolada").


Commenta la relazione


Punta Rocca
Vinatzer (con uscita Stenico)
Vinatzer, Castiglioni + Stenico - VI+/Ao (1000 m)
Magnifica via del gardenese, lungo fessure e diedri atletici. Giovanni e io arrivammo alla cengia mediana alle 14.30, in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Fu inevitabile ripiegare per l'uscita "Stenico", anziché proseguire per la "Messner".
Il 1° tiro è aggirabile sulla sinistra (rampa ascendente a sinistra, poi muretto e rampa verso destra fino ad un pulpito, dal quale si traversa a destra fino alla via originale - V). Il primo strapiombo di VI+ è liberabile (anche se la chiodatura lascia un po' perplessi), così come è liberabile il singolo in diedro di VII- sul quale tirai il chiodo, gravato dal solito ingombante zaino sulla schiena.
Le lunghezze nei camini prima della cengia sono sostenute (V - Gradi "Marmolada"), anche se ben chiodate.
Per raggiungere l'uscita "Stenico" si traversa verso destra sulla cengia mediana fino a superare il chiodo di attacco della "Messner" e pervenire a un canale inclinato che si percorre per 200 m. circa, fino al suo esaurimento. Si rimonta la costola che lo delimita sulla destra e si prosegue diritti puntando a un ulteriore canale addossato alla destra del pilastro di Punta Rocca, che si segue sul fondo (non lasciarsi ingannare da diramazioni secondarie) fino a che questo si biforca. A sinistra incombono i cupi e poco invitanti camini della via originale, mentre a destra, per diedro rotto con strapiombi, si diparte la var. "Stenico". Dopo il tiro di V+ (prese buone, roccia dubbia), ancora diritti per un tiro, fino a cambiare versante e attraversare il catino ghiaioso che porta, fuori dalla parete, al ghiacciaio.
Racconto - Una strana estate
Commenta la relazione

Olimpo (fino a L11)
Giordani, Manfrini - VII/A2 o VII+ (1000 m)
Colazione a luci rosse
No, no... Niente intro piccante, questo giro.
Il fatto è che, giovedì, alle 4.30 di mattina, stavo facendo colazione nella sala da pranzo del Falier con la frontale accesa in posizione "risparmio".
E la mia frontale accesa in posizione "risparmio" fa una luce rossa che sembra il sistema di puntamento laser di un fucile moderno.
Non a caso due guide alpine venete sedute poco lontano avevano mormorato: "Sembra di essere in Irak...".
E, in effetti, la mattina presto, mentre si fa colazione prima di salire sulla Sud, lo spirito è quello.
Allora Dario Sandrini, per stemperare il clima, se ne era uscito con un: "Colazione a luci rosse" che aveva strappato un sorriso a tutti.

Per questo non racconterò della bionda - così la vuole la contorta iconografia alpinistica, per quanto io, personalmente, la preferirei mora - con le zinne fuori e tanto di impianto per la birra alla spina, che tutti gli arrampicatori sognano di trovare in cima, dopo una lunga torrida scalata, e che anche questa volta non abbiamo trovato tra le rocce desolate in vetta alla Piramide Armani.
Anche perché, comunque, non ci avrebbe dato nessuna birra, ma ci avrebbe spedito giù - e di corsa - con un unico commento: "Birra prima di una discesa come questa? Non se ne parla... Concentrazione, ci vuole... Altro che alcool...".
E a noi sarebbe rimasto solo di scendere, con la concentrazione a mille come suggerito.

Né racconterò - questa è più strana - del famoso locale "Marmolada disco pub" che, dicono, nasconda i suoi accessi da qualche parte sulla Sud come il re Laurino i suoi tesori in Catinaccio.
Già mi vedo la scena: arriviamo alla sosta (magari S11 di "Olimpo" - 3 ch a lama, uno piantato per 2/3 e ben incravattato con un cordino, uno a foglia piantato dal basso verso l'alto e una lametta che si flette e si muove solo a guardarla) e, in fondo alla nicchia, notiamo un oblò.
Ci avviciniamo.
E nell'oblo compare la stessa tipa bionda con le zinne fuori di cui sopra che ci fa: "Che cosa volete?".
"Mmm... Entrare... Si può?", rispondiamo.
E quella: "Nein... Di qui non si entra... Dovete trovare l'entrata giusta...". 
Entrata giusta?
Attorno ci sono solo solari, spietate placche marmoladiane...

E dovremmo andarcene comunque.

Racconterò piuttosto di come, arrivati appunto alla nicchia di S11 alle 13.30 - il sole, beffardo, in alto splende radioso; e nuvole corrono veloci verso nord velando di tanto in tanto un cielo terso; voci di vinatzeriani sulla sinistra segnalano di qualcuno già in alto sulla parete - fummo costretti a valutare se tornare a prendere l'auto a passo Fedaia transitando per la cengia mediana e la parte alta di "Olimpo" (12 ore di sgobbata, bivacco compreso) oppure per la variante Stenico (6-7 ore di sgobbata, bivacco free), o, in alternativa, calandoci, sfiorando con orbita tangenziale il Falier, zoppicchicchiando fino a malga Ciapela e contando sulla nostra notoria prestanza fisica per scroccare un passaggio fino al Fedaia a qualche gentile - e (considerate le nostre pietose condizioni dopo due giorni di vagabondaggi per i monti) soprattutto compassionevole - donzella automunita.

Non ci volle molto per decidere.
Le nostre corde si distesero sulle solari, spietate, marmoladiane placconate della Sud, quelle che, si sa, da qualche parte nascondono l'accesso all'esclusivo "Marmolada disco pub".

A terra il vento, lo stesso che la mattina soffiava con un appena accennato sibilo di minaccia, portava odore di miele.
Forse era il profumo delle grandi margherite gialle che punteggiavano di colore i prati alla base dell'interminabile Marmolada di Rocca.

Impegnativa, a occhio sullo stesso livello di "Tempi Moderni". Gradi "Marmolada".

Attacco - E' probabile che noi siamo partiti più a dx dell'attacco originale, in corrispondenza di un avancorpo di rocce chiare a sx dell'attacco della "Vinatzer".

L1 - Per rampe in obliquo a sx fin sotto una placca grigia; per essa, obliquando a dx sotto strapiombi, a una sosta alla base di un diedro inclinato a sx (45 m. - IV).
L2 - Diritti per il diedro, tenendosi sulla sx quando il fondo diventa più ostico; sosta sul vertice del vago pilastro di cui il diedro salito costituisce il confine dx (35 m. - V-).
L3 - Diritti sopra la sosta per 3-4 m. (stare sulla verticale della sosta: ottime prese per le mani); alla fine del muro nero, traversare a dx fino a una sosta di calata; noi ci siamo fermati qui; meglio proseguire in obliquo verso sx fino a una comoda sosta su cengia sotto l'impressionante muro del IV tiro (alla ns. sosta 20 m. - V+).
L4 - In obliquo a sx fino alla cengia di cui sopra; traversare a sx fino a un pilastrino con cordino; salirlo; a dx per placca a un kevlar; da questo a sx (prima in traverso e poi in obliquo) a nicchia con cordone (1 p. Ao per me); ancora in obliquo a sx fino a un diedrino chiodato; in traverso a sx per bella roccia fino a una nicchia nera; diritti sfruttando la fessura sottostante uno scudo di roccia e, alle due protezioni soprastanti, obliquare a sx fino a un ch lontano (pass. chiave - per me 1 p. A2 su cliff; protezioni integrate con 1 friend per fessure da 2-3 cm.); dal ch (1 p. Ao per me) diritti per placca fino a un vecchio cordone consumato (poss. integrare con 1 nut medio-piccolo); ancora diritti per placca impegnativa fino a poter obliquare a un ch a lama che protegge il traverso a dx di uscita; Dario Sandrini in libera i singoli pass. da secondo (50 m. - VII-/A2 o VII+).
L5 - Traversare a dx sopra la sosta e salire il diedro inclinato a dx che permette di confluire nei diedri della Vinatzer. Protezioni per il primo tratto: 1 tricam in buco sopra la sosta; cordino e clessidra a dx; 1 lama in buco prima dell'accesso al muro e 1 lama lunga a spatola nella lama a sx del diedro per proteggere il pass. chiave; Dario vola al primo tentativo e passa con rapidità al secondo (50 m . - VII).
L6 - Sul fondo del diedro della Vinatzer fino a una sosta in una nicchia; mi riesce da primo in libera il passo che da secondo, nel 2002, avevo azzerato (50 m. - VI).
L7 - A dx della sosta per diedrino; al suo esaurirsi dopo 4/5 m. traversare a dx aggirando un spigolo ed entrare sul fondo di un evidente diedro a dx; salirne per qualche m. la fessura di fondo e, appena possibile, traversare a dx entrando in una zona di placche; oltre un breve, ostico muro, la sosta (25 m. - VI).
L8 - Sul fondo di un diedrino sopra la sosta uscendone a dx quando questo diventa difficile; salire sul dorso del pilastrino delimitato a dx dal diedro, tenendosi alla sua sx appena poss.; puntare alla continuazione del diedro più in alto e, nel punto in cui questo riprende, obliquare e traversare a dx per bella placca; al suo termine qualche m. per rampa inclinata a dx; appena possibile diritti per rocce facili alla sosta; dall'inizio dell'obliquo fino alla sosta non ho trovato da proteggermi; è possibile piantare un buon ch qualche m. sotto l'inizio del traverso (45 m. - V+).
L9 - Qualche m. nel diedrino sopra la sosta; poi entrare in placca e salire più o meno diritti con magnifica arrampicata fino alla sosta (50 m. - IV+ "Giordani").
L10 - Ancora per placca fino a una cengia (sosta comoda); proseguire per muro compatto obliquando a dx e puntando a una nicchia in corrispondenza del punto in cui le placche tornano a verticalizzarsi; è possibile proteggersi in diedro a sx del muro e, dopo qualche m., in altro diedro a dx (40 m. - IV+).
L11 - A sx della sosta per bel diedro lavorato; al suo termine traverso a dx e, sotto una bella rigola, salire diritti; la placca soprastante presenta più possibilità di salita; Dario è proseguito diritto per qualche m., poi è obliquato a dx seguendo ch, rientrando verso sx in corrispondenza del muro verticale sotto cui, in una nicchia, c'è S11; causa attrito delle corde, si è però dovuto fermare prima, attrezzando sosta; è toccato a me, con un traverso di 5 m., raggiungere la sosta giusta (50 m. - VI/VI+); c'è un vecchio ch con cordone anche lungo la riga nera sulla verticale della sosta; e un ch con moschettone (ora recuperato) in una nicchia a sx.

Da S11 ci siamo calati (Rel. 21 luglio 2007).

Commenta la relazione

Tempi Moderni
Mariacher, Iovane - VII (1105 m. circa)
Il "Timore e tremore" che provo a scriverne in queste pagine è inevitabile.
Una via da conservare nascosta, come uno scintillante, prezioso diamante pazzo, negli scrigni segreti della memoria.
Tre fili d'erba di diversa lunghezza pescati a sorte all'attacco hanno voluto che i primi 12 tiri toccassero a Dario Sandrini, il tratto centrale a me e gli ultimi otto tiri a Ralf Steinhilber. A loro la mia eterna gratitudine per la magnifica avventura che mi hanno permesso di vivere: il 9 e il 10 settembre, due splendide giornate di sole della tarda, pazza pazza estate 2006. Due giorni, da buoni arrampicatori ormai... stagionati, ma al primo tentativo sulla via.
Di seguito riporto qualche riga di relazione testuale in aggiunta alla (ottima) rel. Mariacher, alla (buona per la linea) rel. Giordani e alla pessima rel. ALP-Planetmountain (un clone approssimativo delle rel. Mariacher/Giordani).
Ho molti dubbi sulle info riportate: non è facile memorizzare 26 tiri... In particolare, è come se all'inizio mi mancasse una lunghezza. Inoltre le info sui tratti da L2 a L4, da L7 a L8 e da L10 a L11 non sono molto affidabili.
Per info più precise consiglio di affidarsi alla rel. Mariacher, eventualmente integrata dalla rel. Giordani.
Nella descrizione dell'itinerario seguo la gradazione "Marmolada" (aggiungere 1 grado UIAA per riportare le difficoltà alla relativa gradazione "Dolomiti" standard usata in queste pagine).

Primo giorno

Attacco - A sx del grande strapiombo triangolare che sorregge i pilastri di Punta Rocca, una cengia da percorrere da sx a dx (I) porta a un canale obliquo (da dx a sx) che, con qualche pass. di II e un breve traverso a dx in cengia, porta alla placca fessurata d'attacco.  Ancora più a dx, trovo l'ottima rel. Mariacher (prima parte), che supplirà alla meglio alle approssimative relazioni "ALP" e "Giordani" in nostro possesso.

L1 - Iniziare ad arrampicare sul fondo del diedro, poi al primo ch (rosso) piegare a dx. Quindi in obliquo a sx seguendo un gradino trasversale fino a una fessura verticale, faticosa. Al suo termine a dx alla sosta (VII - 25 m. - Secondo Ralf, al caldo e col sole 6b+, VII ordinario). Prese unte...
L2 - Per muro giallo e grigio a sx di strapiombi a un diedro fessurato. Al suo termine diritti e per risalti e diedrini in obliquo a dx fino a un pulpito (VI - 50 m.).
L3 - In traverso a dx per cengia fino a oltre uno spigolo. Sosta non visibile (IV+ - 30 m.).
L4 - In obliquo a sx per muro verticale con nicchie e strapiombi vari - una grande cl appena sotto il passo più duro - fino a una nicchia di sosta (VI - 40 m.).
L5 - Traverso netto a dx - anche in discesa - con emozionante aggiramento di spigolo (pass. critico servito da cordino grigio di accompagnamento per i meno ardimentosi) (VI- - 35 m.).
L6 - Si traversa a dx, si oltrepassa un colatoio con vivace ruscello, si sale un vago pilastro alla sua dx (o il camino alla dx di questo) e a un ch si obliqua a dx per liscia placca. Dario si ferma a una sosta intermedia  (V+ - 30 m.).
L7 - Mi dispiace, non ricordo (III - 45 m.).
L8 - Idem: ho solo un flash di Dario che mi fa una foto dopo una placca liscia in obliquo da sx a dx (V+ - 45 m.).
L9 - Tiro della famigerata rigola. Dalla grande nicchia di sosta si va a sx, aggirando uno spigolo con un difficile passaggio. Poi si prosegue a sx per cengia 4 m. fino a una nicchia (1 ch di via e 1 lasciato da Dario). Qui Dario fa sosta e ci recupera (7 m.). Poi sale per ripida placca con un duro boulder di ingresso e il seguente ripido muro da attraversare con movimenti zigzaganti tra protezioni ariose procedendo in lieve obliquo verso dx fino a una macchia scura visibile dal basso. Si tratta del punto di scarico dell'acqua raccolta dalla rigola. Raggiuntolo (grande cl di protezione) ci si alza con delicatezza alla sua dx, si rimonta con i piedi su un buon ripiano e si piazza il più in alto possibile un - discreto - friend Ande 5 (o analogo) di protezione. Con un paio di difficili movimenti si arriva alla sosta (VI+ - 45 m.).
L10 - Dovrei dare io il cambio a Dario, ma il buio si sta appropinquando al galoppo (siamo partiti alle 13.00 e sono ormai le 19.30). Per guadagnare 10 minuti di luce e arrivare alla cengia mediana prima che le tenebre ci avvolgano, si offre di restare davanti lui. Diedro fessurato obliquo a sx; appena possibile difficile traverso a sx, poi più facile (VI- - 40 m.).
L11 - Il buio, con le rocce, deve aver oscurato anche la mia memoria. Comunque, qualcosa di simile a una fessura-camino (V - 40 m.).
L12 - Diritti per breve fessura. A rocce articolate a sx, rimontando il margine dx di un vago pilastro. Al suo termine diritti e in obliquo a dx, fino alla cengia mediana. Sosta a dx, appena oltre uno spigolo, su spuntone con cordino. Ch vari nelle vicinanze. Ralf e io concludiamo il tiro alla luce delle frontali (III - 55 m.).

Per la notte ci sistemiamo in un ottimo posto da bivacco sotto i grandi tetti che sormontano la cengia.
Nel rafforzare la sponda del nostro asilo notturno - un muro di massi disposti a secco - per poco non faccio crollare l'intera banchina che lo accoglie. Durante la notte una luna che spacca le pietre spazza di una luce irreale pareti e pinnacoli.
In uno dei confusi momenti di sonno, mi sogno di un amico morto.
Quando, alle 6.30, Dario dà la sveglia, non sono nello stato d'animo migliore per condurre la cordata sui tiri che toccano a me.

L13 - A sx dello spigolo ci sono due fessure-diedro.
A dx sale la "Gogna".
Quella di sx dovrebbe essere L13 di "Tempi Moderni".
Mi ci avvinghio che sono le 7.15. La parete è ancora in ombra. Ben presto, proprio mentre arrivo nei pressi del passo chiave, le dita sono intirizzite. Evito un volo catastrofico escogitando un arzigogolato riposo appena sotto il contorto rebus motorio della prima sezione dura. Aspetto la bollita una prima e una seconda volta e, alla seconda volta, grazie alle dita incandescenti e memore dell'amico venuto ad avvisarmi di notte, con strani equilibrismi supero il passaggio. Concluso il diedro obliquo a sx e arrivato sotto la fascia di strapiombi terminali, grazie all'apporto morale dei 2+2=4 ch in 1 mq presenti in zona nonché a due ottime prese nascoste, con un leggiadro volteggio in obliquo a dx supero lo strapiombo (è freddo, ma sudo). Poi proseguo in obliquo a dx per rocce facili fino a uno spigolino (ch con cordone poco prima di svoltare l'angolo). Si gira lo spigolino, si sale per esso per 10 m. circa e a dx, in una nicchia, si trovano i ch di sosta. Io non li vedo e faccio sosta 5 m. più sopra a un ch della "Gogna" (55 m. - VI+). NB - La sequenza dura è nel diedro, non nello strapiombo...
L14 - S prosegue in traverso a dx della (ns) sosta fino a un ripiano sotto belle placche con rigole (si sta sulle placche a dx della rampa su cui sale la "Gogna"). Sulla cengetta trovo una rel. tedesca della seconda parte che ovvia alle carenze delle rel. in nostro possesso. Poi proseguo diritto, un po' a sx e di nuovo diritto fino alla base di un diedro fessurato, a un ottimo clessidrone di sosta con kevlar viola (60 m. - IV-).
L15 - Fessura appena obliqua a sx fino a una scomoda sosta (35 m. - V).
L16 - Ancora per fessura che segna il confine sx di un vago pilastro appoggiato. Al suo termine (poss. sosta - 20 m.) diritti per placche fino a nicchia. Noi abbiamo trovato un lungo cordone blu che scendeva dalla clessidra di sosta. Ma può essere che Ralf lo abbia recuperato e lasciato sul ripiano di sosta. In ogni caso non bisogna salire alla fascia di tetti gialli sopra il primo sistema di nicchie, ma fermarsi, appunto, a queste (cfr. rel . Mariacher) (40 m. - V).
Mentre sono in sosta, due svizzeri-tedeschi partiti la mattina dalla base ci raggiungono a velocità supersonica. "State andando veloci?", chiedo in inglese al primo. "No", mi fa. "Allora andate lenti...", ribatto. L'altro fa un sorrisino e recupera il compagno. Li lasciamo passare, noi decrepiti vecchietti, e ce ne restiamo dietro, a mangiar polvere. Impressionante...
L17 - Traverso a sx fino a un'altra nicchia. Al suo termine (poss. sosta) ancora a sx oltre un spigolino pe proseguire in obliquo a sx attraverso una placca verticale e la successiva fessura (sul fondo del diedro - 1 bong) per la quale, con 1 movimento da capire, si sale alla scomoda sosta (20 m. - VI).
L18 - Per fessura sopra la sosta. Appena possibile a sx, a un diedro-fessura più facile, e al suo termine a dx a un terrazzo. Dalla dx di quest'ultimo si diparte un vago diedrino evolvente in camino. Lo si sale fino a terrazze alla base di una grande nicchia. La sosta (che non trovo) è alla dx del margine del sistema di terrazze: 2 ottimi ch. Altrimenti si può fare sosta a 1 ch 5 m sopra la fine del canale (ai 2 ch di cui sopra sono 55 m di tiro - V-). I miei colleghi, raggiuntomi, mi ritengono bollito dalle difficoltà e mi propongono un cambio anticipato. Passa davanti Ralf.
L19 - In traverso a dx, poi in obliquo a dx fino a un terrazzino, ancora diritti per placche compatte e a dx fino a un altro terrazzo. Al suo centro, sotto placche, 1 ch di sosta (35 m. - IV+).
L20 - Appena a dx della sosta e poi diritti per placche ripide (percorso non obbligato). Dopo 40 m. in mezzo alle placche 2 ottime clessidre invitano alla sosta (da attrezzare) (40 m. - V).
L21- Diritti (o a sx, nel caso ci si voglia proteggere) fino a un terrazzo (ch al suo margine sx). Alla sua dx si segue una vaga rampa e, al suo termine, si va in obliquo a sx per impegnativa placca a buchi puntando a un diedrino sulla verticale di una sosta sospesa una decina di m. sotto grandi e minacciose nicchie giallo-nere. 2 ch di sosta in fessura (40 m. - V+).
L22 - Non si punta alla sosta (variante di 7a-7b, seguita dai celeri svizzeri), ma si obliqua a sx per placca a tratti friabile e con vetusti cordini e fettucce nelle clessidre qua e là fino a poter salire a una nicchia di sosta, invisibile dal punto di fermata precedente (35 m. - VI-).
L23 - Per placca in obliquo a sx circa 10 m., poi diritti e ancora a dx fino a vaga nicchia con 1 ch (con cl, sosta Mariacher? - V+). Diritti per 4 m in strapiombo fino alla sosta più scomoda del mondo con ch sul fondo di un accennato diedrino (35 m. - VI). Nella nicchia in basso a dx si vede arrivare da dx un cordone viola che unisce la nicchia della variante suicida alla linea originale.
L24 - 3 m. a sx della sosta per placca a buone prese fin sotto l'evidente tetto obliquo acendente da sx a dx (2 ch alla sua base). Lo si supera al suo margine sx e si sale per placca fino a una nicchia (3 ch - poss. sosta). Di qui in obliquo e in traverso a dx fin sotto un diedro alla cui base c'è la sosta (40 m. - VI+/VII-).
L25 - Si sale il breve diedro e la placca al suo termine, si supera un ostico strapiombino (expo: ultima protezione lontana) e si entra nella continuazione del diedro, nella prima parte facile e poi via via più difficile, se ne esce a sx e poi si punta diritti alla sosta in una nicchia (40 m - VI). Forse la via originale prosegue a dx oltre la nicchia di sosta.
L26 - Difficile traverso di 2 m a sx della sosta, poi diritti per placca a buchi con pilastri in bilico nella sezione centrale. Superati gli improteggibili primi 10 m., si prosegue per facile placca inclinata fin sotto uno strapiombo (1 ch e 1 nut DMM rosso incastrato nella fessura alla sua base). Allungare a dismisura le protezioni e aggirare a dx lo strapiombo. Sosta sopra questo a uno spuntone (40 m. - V/V+, una breve sequenza, poi III).

Con 30 m. di I-II si è in vetta.

La via è stata salita da Dario tutta in libera, tranne un riposo poco prima dell'ingresso in fessura al primo tiro.
Ralf, da primo su tutti gli impegnativi ultimi tiri, è riuscito a salire pulito su L1, tenendo per breve tempo un rinvio scopo riposo in 1 p. su L5, L13 e L25. Uno stop per cercare la via anche su L22.
Per me 2 fermate su L1, la prima per scivolamento del piede su appoggio viscido e la seconda per recuperare 1 nut nell'ostica fessura.


Ph. Dario Sandrini
Commenta la relazione

Via dei Sudtirolesi + Messner
Messner, Rienzler - VI+ (1000 m.)
Stupenda combinazione che consente di attraversare per meravigliose placche il pilastro di Punta Rocca, nella parte bassa a sinistra e sopra la cengia mediana proprio nel mezzo. OS. Spettacolare e su roccia buona la "Via dei Sudtirolesi".
Quanto alla "Messner", il tiro di VI è della stessa difficoltà tecnica del tiro di VI+, solo più continuo.
Io e Giovanni ripetemmo la via con Dario Sandrini e Gino Maffezzoni, superandoli nella parte alta in corrispondenza della var. Giordani che Dario decise di percorrere per rendere più piccante l'avventura (VI "Marmolada" su placche senza soste e senza chiodi). Noi ci tenemmo prudentemente sulla sinistra (max. III, qualche chiodo qua e là). Non ci si fidi troppo della relazione "Planetmountain" che dà di IV+ il tiro sopra la lunghezza di VI. In realtà il traverso e la fessura che seguono sono impegnativi (VI- circa) e la sosta non è facilmente reperibile (c'è qualche chiodo su un terrazzino a destra della linea di salita). Anche l'attacco del tiro di VI+ può trarre in inganno. Si è alla base di un grande diedro con chiodi, ma la via (come per fortuna mi fece notare Giovanni), sale per placche fessurate alla sua destra.
Commenta la relazione

Punta Penia
Soldà
Soldà, Conforto - VII- (650 m.)
Maurizio Giordani, nel suo libro "Marmolada - Parete Sud, la parete d'argento", introduce la via sostenendo che Soldà vi si avventurò senza essere all'altezza delle difficoltà che avrebbe incontrato.
Non so se le cose stanno in questi termini. Io trovai la via bella e impegnativa, con lunghi tratti senza chiodi fino ad 1/3 di parete e fessure ben chiodate nelle sezioni difficili (talvolta i ferri sono poco visibili perché piantati in fratture esterne rispetto alla linea di salita). Incredibili i camini dopo la cengia: 6b+/6c in camino! Movimenti da serpi, da lombrichi, da lucertole, in una parola animaleschi (con uno zaino sulle spalle, poi...). Conclusi i camini e dopo un tiro in obliquo a destra (V+), si deve attraversare nettamente a destra (anche scendendo - non ci sono chiodi) fino alla base di una fessura (1 chiodo - necessario fare sosta). Si sale la fessura e la successiva rampa per più di 50 m. (se si hanno corde corte è meglio utilizzare la sosta intermedia che si incontra salendo) fino ad arrivare all'ultimo tiro duro (molti chiodi). Mi bruciai la libera perché arrivai al penultimo chiodo senza più rinvii e dovetti fermarmi per recuperare pezzi più sotto (a dire la verità, il passo era duro: il riposino mi fece proprio bene). Insidiosi i camini terminali: all'ultima sosta ci piombò addosso una scarica.
Discesa impegnativa lungo la ferrata (prendere in direzione Ovest - possibilità di vetrato).
Racconto - Cinque storie ridicole
Commenta la relazione

Climbing - Top
dts
Sandro De Toni - Via del Santellone, 39 - 25080 - Molinetto di Mazzano [BS] -