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Lago di Garda - Ovest e Prealpi Bresciane
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Arrampicata mediterranea per
Giovanni Brichetti
in
una delle falesie di casa
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Monte Spino
Parete delle Marmere
Bella parete abbandonata nell'entroterra
gardesano. Le
vie
non hanno grande sviluppo, ma la roccia, un calcare eroso a rigole,
allena
nella maniera migliore a ben più ardui cimenti dolomitici
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La diagonale dei sogni
Tonoli - VI+ (120 m.)
I primi due tiri sono ben chiodati. Il
3° e il
4°
si perdono tra curiose erosioni ricoperte di licheni. Proseguire
diritti.
Prima o poi qualcosa si trova. Solitaria autoassicurata (come per le
vicine
Gigiat, Yeti, Big Foot). Le vie meritano una visita per la roccia
particolare.
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Galaxia
Tonoli (?) - VI- (120 m.)
Solitaria autoassicurata. Placche erbose e
qualche
strapiombo
a buchi. Non proprio eccezionale.
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Rogerway
Tonoli, Rizza - VI (180 m.)
Belle placche tecniche in alto. Ripetei la
via con Ralf
Steinhilber
e Gino Maffezzoni in una grigia giornata autunnale, in mezzo a nebbie
cariche
di umidità. In quella veste anche le umili Marmere si
trasformarono
in un luogo magico.
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Pilastri
di San Valentino
Caratteristiche strutture a piramide sulla
costiera
sopra
Gargnano del Garda. La roccia è un calcare così
così.
Ma, in certi giorni di sole invernale, la solitudine, i boschi
costituiti
da insolite essenze più marine che montane, il lago, le
pareti
danno
al posto un fascino ammaliante. Ogni volta che mi trovavo
lì, mi
aspettavo
da un momento all'altro di veder uscire dal bosco un saggio vegliardo o
un
folletto... mediterraneo. Non è mai successo
Pilastro Nord
Via dell'Eremo
Ignoti - VII-/Ao o VIII+ (120 m.
ca)
Venni a conoscenza della via parlandone
con gli
apritori.
Purtroppo mi dimenticai di chiedere il nome loro e della via. Salii
l'itinerario
in solitaria. Di esso ricordo una placca tecnica iniziale, una fessura
da
proteggere a friend (n° 4 o 5 - misure Ande), un'impegnativa
placca
strapiombante
che mi richiese più di qualche numero in artificiale (il
presunto
7b), poi placche rotte e l'uscita. Chi aveva aperto la via mi aveva
suggerito
di calarmi in doppia. Purtroppo l'ultima sosta è sistemata
in
cima
ad un pinnacolo, tra spuntoni. Così ebbi il mio daffare nel
cercare
di recuperare le corde, finché non mi tirai quasi addosso un
macigno
delle dimensioni di un comodino. A quel punto fui costretto a risalire
le
corde e ad uscire da sopra, aprendomi una strada tra paretine e boschi
sospesi.
Arrivai miracolosamente all'Eremo di San Valentino sporco e assetato,
sotto
gli occhi stupiti di un gruppo di giovani gitanti che avevano l'aria di
chiedersi:
"Ma da dove salta fuori, questo qui?". Come cercare (e trovare)
l'avventura
appena fuori dalle porte di casa.
Aggiornamento aprile 2007: spit vecchi e ormai consunti.
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Tonoli e c. - VII (120 m.
ca)
Arcaica via di sconosciuti con protezioni
(cordini, ch e qualche spit) integrate di recente (fix da 8 mm.) da
altri sconosciuti.
Attacca circa 10 m. a dx dell'itinerario precedente. Roccia sana (solo
qualche pilastro instabile), ma disturbata dalla vegetazione. Utili kevlar
per clessidre e 1 friend 2 Ande. Interessante come scampagnata nel
periodo invernale.
L1 - Placca e fessure superficiali puntando al filo di spigolo
di un pilastrino che si segue fino alla sosta (30 m. - VI-).
L2 - A sx della sosta si supera un tettino e si segue la successiva
fessura obliqua a sx fino a un terrazzino. Poi altro strapiombino e
fessura obliqua a dx (30 m. - VI+).
L3 - Rampa a sx, si aggira uno spigolo con bei movimenti e si risale in
obliquo a dx fino a rocce più facili che conducono in sosta.
Faccio 1 resting non necessario per non aver visto la presa risolutiva.
Lunghezza che ha un suo perché (25 m. - VII-).
L4 - Rampa a sx fin sopra un pilastrino, poi placca sotto un tettino
che
si aggira a sx, diedro alla sua sx e ancora placca fino alla sosta (25
m. - V+).
Discesa - In doppia sulla via (meglio se con 1 sola
corda, per evitare
probabili incastri) (rel. 12 aprile 2007).
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Pilastro Sud
Via dello Strapiombo dai Chiodi Instabili
Ignoti - VII-/A1 (180 m. ca)
Percorrendo il sentiero che porta
all'Eremo, al primo
tornante
si arriva proprio sotto il Pilastro Sud. Spicca con evidenza una via
che sale
diritta nel mezzo del muro. Gli spit sono abbastanza recenti. Purtroppo
non
so nulla degli autori. Quanto alla via, se ben ricordo, ad un
1°
tiro
impegnativo fanno seguito alcune divagazioni (c'è una certa
confusione,
là sopra, con vie che si dipartono in ogni direzione), poi
muri
tecnici
e una parete strapiombante con artificiale non proprio banale su chiodi
ondeggianti.
Quindi placca con fessure oblique e passaggi di non facile
impostazione.
Sulla destra del pilastro, con partenza ad aggirare uno strapiombo,
c'è
un tiro che introduce ad altre vie. Ne ho percorsa una a caso,
abbastanza
simile alla precedente, anche se più facile. Discesa in
doppia.
Sulla sx della via ci sono alcuni monotiri su roccia bella, ma con spit
vecchi e pericolosi. Si presti particolare attenzione al 4°
spit di
"Elena Scontrosa": la piastrina è troncata nella sua parte
superiore.
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Magic Line
Stenghel e c. - VI+/VII-/Ao o VI+/VII-
(735 m.
ca)
Via impegnativa e sostenuta; richiede
esperienza su terreno friabile ed erboso.
Attacco - In corrispondenza del colatoio appena a sx
del grande
colatoio che scende dalla radice della fascia di tetti obliqui. Tenue e
piccolo graffito che rappresenta una casa disegnata in stile infantile
(quadrato sormontato da triangolo) in corrispondenza del punto di
partenza.
L1 - Qualche m. a dx, poi subito a sx puntando al vago dorso che
delimita a sx il
colatoio di partenza. Lungo questo si prosegue fino a fare sosta - da
attrezzare, ch - in corrispondenza di un terrazzino. 2 ch usati sul
tiro, 1 giallo a lama lasciato (55 m. - VI).
L2 - A dx del terrazzino per rocce compatte; al termine del salto
roccioso per ghiaie a un evidente pino alla base di una rampa inclinata
a sx (è la rampa a sx del grande colatoio sulla verticale
della radice dei tetti mediani) (35 m. - IV+).
L3 - Sulla rampa in obliquo a dx per rocce friabili fino a un diedrino
che consente di superarne una verticalizzazione. Poi diritti per zona
ad alberelli e, quando la parete torna verticale, piegare a sx sotto
strapiombi (1 ch); proseguire per il delicato diedro di roccia ottima
nel quale si evolve la rampetta grazie alla quale si è
traversato a sx. Sosta in una nicchia alla base di un diedro-camino
strapiombante dall'aspetto minaccioso (è la continuazione
del diedro
appena salito) (55 m. - V+).
L4 - Salire il diedro con arrampicata impegnativa (1 ch alla base e 1
ch appena oltre il passo chiave), proseguendo sul suo lato sx non
appena si appoggia. Superare un primo pino e puntare a un secondo pino
circa 15 m. più in alto e a sx (50 m. - VI+/VII-).
L5 - Aiutandosi nel primo tratto col pino di sosta, salire il diedro
soprastante. Al suo termine a dx per rampa fino a un alberello con
cordone. Di qui Dario è salito a sx fino a un ripiano dove
ha
attrezzato sosta (2 ch). Forse la via sale più a dx (55 m. -
V+).
L6 - Io salgo in obliquo a sx per muretti di roccia abbastanza
compatta fino a una rampa che in breve evolve in diedrino verticale. Al
suo termine per rocce
rotte, placca e muretto con blocchi instabili punto a un evidente pino
qualche m. a dx
rispetto al fondo del gran diedro nero per il quale sale "Alberi in
Festa" (40 m. - V-).
L7 - In netto traverso a dx fino a poter attrezzare sosta con 1 arbusto
e ch (55 m. - IV).
L8 - Ancora in traverso per qualche m. fin sotto un diedrino di roccia
lavorata. Superatolo, ancora diritti fino a oltrepassare un
alberello e accedere a una facile rampa obliqua a dx con molti
arbusti. A un buon alberello su cengia ci si ferma per la sosta (35 m.
- V).
L9 - Sopra la sosta per diedro-rampa inclinato dalla parete di fondo
ottima ma dal bordo sx pericoloso (grande blocco in equilibrio
instabile dopo circa 3-4 m.). Appena possibile rimontare a sx il bordo
del diedro e salire diritti fino a una rampetta erbosa che, verso dx,
porta a una
cengia. Sosta su albero (mi pare) (55 m. - V/V+).
L10 - Traverso a dx, obliquo per rocce rotte fino a un rado boschetto.
Ancora a dx e, al suo termine, in obliquo a dx fino a un bonsai che
affonda profonde radici tra un pilastrino staccato e il corpo della
parete (55 m. - III+).
L11 - A dx dell'albero per facili rocce fino a una verticalizzazione
della parete che si supera per fessura obliqua a dx. Al suo termine
sospetta lama da trazionare con attenzione. Sosta su pino (25 m. -
V/V+).
L12 - Tratto in comune con la "Fox-Stenico". In obliquo a sx per rampa
fessura. 1 ch (su 4 segnalati da Stenghel sul tiro) al primo passo
impegnativo. Sosta su albero alla base del diedro alberato della
"Fox-Stenico" (55 m. - V+ continuo).
L13 - Tiro del pendolo. Ancora a sx, usando il meno possibile il grande
blocco a sx della sosta (si muove). Per gradino di roccia a una
fessura sulla verticale del ch con moschettone lasciato dagli apritori.
Lo si raggiunge e poi o si scende e si pendola a sx o con
delicata arrampicata si traversa a sx poco sotto il livello del ch per
riprendere la continuazione del sistema di fessure finora seguito.
Tramite
questo più o meno diritti fino a una nicchia oltre
un alberello sotto un
diedrino (25 m. - V+/A1 o VI+ - Ho fatto il passaggio in libera da
secondo, ma, considerata la tribolata di Dario nel tentare di seguire
le istruzioni di Stenghel, ritengo il pass. facile da ripetere anche da
primi, o almeno più facile della traversata a corda).
L14 - Si prosegue nel diedrino e, al suo termine, si traversa a sx con
alcuni movimenti impegnativi, proseguendo poi lungo la fessura-rampa
erbosa fino a un bel diedro fessurato che si sale in dulfer. Sosta in
corrispondenza di un albero al suo termine (40 m. - V+ continuo).
L15 - Ancora a sx per breve e faticoso diedro strapiombante. Al suo
termine a sx, a un albero di sosta (25 m. - V/V+).
L16 - Si sale il bel diedro fessurato - a tratti strapiombante - sopra
la
sosta. Quando questo piega a dx, se ne asseconda l'orientamento
finché si esaurisce sotto uno strapiombino a campana. Di qui
in obliquo e in traverso a sx fino a poter scendere a una pianta di
sosta sotto la verticale di un sistema di fessure a dx di un largo
tetto (40 m. - V+/VI- continuo).
L17 - Proseguire lungo la fessura che in alto diventa off width. A una
cengia con
alberi si sosta. 1 ch a U lasciato (40 m. - V+/VI-).
L18 - Dalla sosta a sx, a prendere il fondo del diedro - nella prima
parte alberato - che porta fuori dalla parete (40 m. - V).
Nota - Sono incerto sulla lunghezza di alcuni tiri (rel. 23 aprile 2007).
.
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Selvàdec
Guerzoni, De Toni - VII/VII+ e breve tratto di A1 o VIII+ [ipotizzato] (850 m. ca di arrampicata, più 300 m. di facile canalino per arrivare alla base del Primo Pilastro - I-II grado - e ca. 400 m. di cresta poco ripida e appoggiata da percorrere per lo più camminando - I)
Nel valutare un itinerario che si è aperto, c'è sempre il rischio della sindrome "
Scarrafone" [che è sempre bello a mamma sua].
Però...
Sarà che ho una certa predilezione per i rumeghi selvaggi...
O sarà stata la sorpresa di trovare, dopo ogni tratto barancioso, una magnifica fessura che saliva proprio il pilastro più o meno in linea con quello precedente [la via è una specie di Salbitschjen Westgrat
de noantri, con i mughi al posto delle gande; o uno Spigolo Gilberti all'Agner Nord in piccolo e con più saliscendi]...
O sarà che abbiamo vissuto proprio una bella avventura appena fuori dalle porte di casa: non è Offlaga, ma è comunque, davvero "
a un tir de s'ciop de la cità"...
Insomma, devo ammettere che a me la via - pur rustica e discontinua, nel suo alternarsi tra tratti di scalata su pinnacoli di dolomia bianca [non sempre solida: le tacche a volte si staccano e i pilastrini sono spesso in bilico], strenua lotta coi mughi ed
erboring su
isìga - è piaciuta.
Consigliabile a chi desideri farsi esperienza o gamba per salite in stile "Pale di San Lucano", senza i 300 km di viaggio intermedio, né le pericolose inclinazioni dei verticali verdi di quelle pareti lontane.
Ai ripetitori che non vogliono cimentarsi con l'ardua L1 e con la pericolosa L13 suggerisco di aggirare i tiri in entrambi i casi sulla dx: sul versante SE del I Pilastro dovrebbe salire la via di Giannantonj, Coppellotti e Perrucchetti; sul L13 la fuga a dx per baranci dovrebbe essere abbastanza agevole.
Questa soluzione consente di farsi la salita con difficoltà classiche, non superiori al VI-.
Necessaria una certa capacità di orientamento: non sempre è chiara la direzione da intraprendere, nonostante i segnavia lasciati qua e là da Andrea.
Portare fr camalot fino al 4 e qualche nut; cordini per mughi e cl; ch secondo me non molto utili, tranne che per emergenze.
Avvicinamento e attacco - Da San Colombano per sent. 443bis e, al bivio con il 443, imboccarlo, svoltando a dx [SO] fino a incrociare un canale orientato a SSE che, con 300 m. di arrampicata su roccette, conduce diritti sotto il Primo Pilastro; se ne attacca la parete NO, puntando a un'evidente fessura strapiombante a dx di un più impressionante camino-fessura; la fessura d'attacco è ben visibile nella
prima foto riportata sul blog di Andrea.
L0 - Per raggiungere la fessura, aggirarne il primo tratto friabile sulla sx: placca con forma di vago toboga, canalino friabile, mugo, a dx a uno spuntone con cordone giallo (35 m. - IV); legarsi prima di salire a S1, scomoda.
L1 - Sopra lo spuntone di sosta si sale una fessurina che poi diventa ampia e strapiombante; ci sono 2 ch - costatimi un'ora e mezza di ardua lotta con l'Alpe - prima dello strapiombo; poi ci si protegge bene con fr fino al 4 BD; al termine della fessura si raggiunge una cengetta e si prosegue per breve muro strapiombante a buone prese, quindi altra cengia e bella fessura-camino obliqua a sx sulla direttiva della fessura appena salita; al suo termine appena a dx per muretto [cordino in cl) fino alla sosta su mughi, da attrezzare (50 m. - VII+/A1;VIII+, per chi si tiene abbastanza, non certo per me). I Pilastro.
L2 - A sx, lungo il filo di cresta e sul suo lato dx (S) contornandolo e salendo, lungo la cresta, un II e un III piccolo Pilastro (50 m. - III).
L3 - Scendere a una forcelletta, risalire e raggiungere per cresta il cimotto di un IV Pilastrino, quindi scendere per canale erboso a un'amena forcella prativa (40 m. II-III);
L4 - Salire il bel pilastro soprastante la forcella, aggirandone sulla dx una prima sezione friabile per canale sotto un macigno incastrato [salito sulla dx - cfr.
foto 4 del Guerz]; sopra il macigno per bella placca fessurata [1 cordino in cl lasciato]; quindi appena a sx del vago spigolo del pilastro fino in vetta [V Pilastro]; di qui per accennata cresta con mughi in un canale sulla sx, lungo il quale si scende ca 7-8 m. fin sotto un'evidente fessura del Pilastro appena a sx [il VI - cfr.
foto 3 del Guerz; è il pilastro di sx -
South-East Face] (60 m. - IV/IV+);
L5 - Salire la placca sotto la fessura e poi l'intera fessura con bella arrampicata [cfr.
foto 5 del Guerz] - 1 ch lasciato; sosta non al primo, ma al secondo risalto di vetta, in corrispondenza di una forcella con mughi; sosta di calata con moschettone (40 m. - V+/VI-);
L6 - Calarsi nell'ampio canale erboso sotto il pilastro [o, più difficilmente, arrampicare verso mughi sulla dx [faccia a monte] e scendere arrampicando fino al canale; per roccette e canalini portarsi alla base di un'evidente, bella fessura sul pilastro prospiciente sulla sx orografica del canale erboso - VII Pilastro - in corrispondenza di un evidente spuntone su terrazzo. 1 ch di sosta lasciato (50 m. - calata e II oppure IV+];
L7 - Salire tutta la bella fessura netta [cfr.
foto 6 del Guerz - il diedro/camino sulla sx di questa è l'ultimo tiro della via "Diretta al Pilastro di Mezzo]; a un'anticima proseguire per bella placca fin sotto mughi e traversare a sx contornando il bordo superiore del pilastro fino a passare sul suo versante nord; appena possibile salire a un terrazzo tra i mughi [2 ch e cordone di sosta] [40 m. - V+] - VII pilastro, o "Pilastro di Mezzo"];
L8 - Proseguire verso nord sul dorso mugoso del pilastro fino al suo ciglio settentrionale; scendere arrampicando per facile paretina mugosa fino a riprendere il filo di cresta, ora di nuovo sottile fino a una serie di pilastrini - VIII Pilastro - poco sopra il colletto che separa un canale che sale da N e il profondo canale che delimita a NE il "Pilastro di Mezzo", appena salito [60 m. - III-IV];
L9 - Scendere al colletto [sosta con 2 ch di vecchia via, probabilmente sosta di calata del canalone sottostante] e salire la placca soprastante fino a un'evidente, larga fessura [cfr.
foto 8 del Guerz]; al suo termine per rocce rotte e un diedrino si prosegue fino alla sommità del IX pilastro ["Il Panettone"] [50 m. - V/V+];
L10 - Proseguire lungo il dorso mugoso del pilastro, verso N; quando questo si fa più ripido, scendere arrampicando, raggiungere la vetta di un pilastrino intermedio [X pilastro], ridiscenderlo nel punto più agevole, contornarlo a S e portarsi alla base di un altro evidente pilastro giusto sul filo di cresta - 1 ch di sosta lasciato [50 m. - IV];
L11 - Salire una placca articolata e proseguire lungo l'ampia fessura-camino appena a dx dello spigolo strapiombante del pilastro [XI pilastro]; roccia buona, nonostante le apparenze; sosta su mughi alla seconda cima [40 m. - V+];
L12 - Sempre verso N, seguendo il dorso mugoso e tenendo la sx rispetto al filo di cresta; a un ampio canale ghiaioso sotto un ultimo salto, portarsi sotto un'evidente breve fessura strapiombante che prosegue in un canale - 1 lametta di sosta lasciata [50 m. - I];
L13 - Con arrampicata molto impegnativa salire da dx a sx la placca, a dx della sosta è possibile posizionare un ottimo camalot verde piccolo in un fessurino a dx; quindi salire alla base della fessura strapiombante [fin qui cfr.
foto 10 del Guerz], superarla e proseguire nel canale soprastante fino a una sosta su mugo poco sotto la sommità del pilastro [il XII] [40 m. - VII/VII+ - tiro pericoloso];
L14 - Salire alla sommità del pilastro, proseguire per mughi fino a incrociare il sentiero 443 e fare sosta ad alcuni spuntoni [50 m. - facile] in prossimità del XIII Pilastro.
Da qui abbiamo proseguito a piedi giungendo al culmine della cresta (XIV pilastro), a tratti mugosa, a tratti prativa fino in vetta per circa 450 m. L'ultimo tratto confluisce nel sent. 443 (rel. 14 agosto 2012).
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