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Dolomiti - Passo Sella
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Torre Brunico e Mur del
Pissadù Occ.
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Gruppo del Sella
Piz Ciavazes
Baci da Honolulu + Al.Fa.
M. Roversi, O. Calza [Baci da Honolulu] e A. Leviti, F. ? - VIII-/VIII e Ao (285 m.)
Il tempo
è fuori squadra
G. Bateson
Mente e natura. Un'unità necessaria
Milano, Adelphi, 1995, p. 287
Uno - Lapsus
Sì, mi ero dimenticato del Guerza.
Anche lui ha la truppa - quella della lotta con l'Alpe - decimata: Pippo con una brutta distorsione alla caviglia dopo un lungo volo su "Gioco di Equilibri" a Brentino e Bio alle prese con dolori vari alle spalle.
Inoltre i soci storici [Beppe e Anello] sono in giro, sulle Alpi Occidentali.
E Luca Gatti adesso ci sta dando sotto in falesia.
Quindi Andrea si è rifatto vivo con me.
"Domenica Dolomiti?", mi chiede.
Ahia...
Qui i buoni propositi di ridurre l'
alpinismus vanno a quel paese...
Andrea prima mi propone qualcosa in Vallaccia.
E io gli ribatto: "Mah, sarà ancora freddo. E poi guarda che domani pomeriggio arriva il brutto..."
Poi rilancia: "Allora Maerins. Una via di Mariacher e Pederiva?"
"Se tiri tu...", rispondo.
Dario ha le sue ragioni nel dire che noi alpinisti nel pieno della maturità - usiamo un eufemismo, valà - abbiamo un metabolismo più da sforzi lunghi e a media intensità che non da sferzate esplosive e continuità alla forza.
No, non mi ci vedo proprio - domani - a salire con serenità sul 6b/c con un ch qua e un altro là di L1 di "Tuoni e Fulmini".
"Allora Ciavazes?", [non mi ha mandato in mona, eh? E' il paretone che delimita a E il passo Sella]. "Una via moderna".
La sera a casa guardo un po' quello che c'è in zona.
Mi sembrerebbe interessante "Non c'è due senza te", via che mi attira soprattutto per quell'intrigante giochetto linguistico nel nome.
Ma poi Andrea si rifà sotto con "Baci da Honolulu", una vecchia via di Roversi, all'epoca dell'apertura con protezioni da panico e quasi abbandonata e ora richiodata in modo sicuro da Alby De Giuli.
Certo, la sequenza dei tiri mi preoccupa: 7a, 7b+, 6b, 7a, 6b, 6b+, 7a+, 7b, 6b/c.
Ma più per la mia tenuta atletica che non per la sua pericolosità: con tutti i
fix che ci hanno lasciato Alby e Bernard...
Quindi buona "Baci da Honolulu".
Anche perché, prima il
default di Dario [alluce annerito] e poi quello di Alberto [problemi sul lavoro] hanno fatto sfumare le mie agognate vacanze falesistiche mediterranee, cui puntavo da un po'.
E se non si può andare né in Sardegna, né a Kalymnos, né in Costa Daurada, vorrà dire che andremo a Honolulu.
Per essere più precisi al Piz Ciavazes, l'Honolulu degli alpinisti.
Baci, eh?
Due - Mah... Gradi strani
Ho appena salito L9 [L10 originaria], 6b/c sulla carta, a vista.
E, mentre me ne sto in sosta [e il vento soffia gelido e, in barba alla meteo, la giornata non potrebbe essere più radiosa di così], medito.
A me è sembrato facile.
Il tiro, dico.
Soprattutto in paragone, che ne so, a L6 [6b+ dichiarato], che sia io che il Guerza abbiamo salito per metà in artif.
Sì, è vero che Guerza aveva lo
squarao.
E che io per tutta la via non ho fatto altro che risparmiarmi, tirando le coppie anche da secondo quando non passavo subito, intimorito dalla promessa perturbazione e preoccupato di non riuscire a salire la lunghezza successiva - irrimediabilmente e irredimibilmente dura - se avessi provato la libera al limite.
E poi tutta quella dolomia lucida, a tacche viscide poi non così grandi...
O magari è arrivato il temuto
down da sovrallenamento.
Però il 6b+ di L6 è senza dubbio più duro del 6c di L9.
Poi ho un'intuizione.
Non è che sono riuscito meglio su L9 rispetto a L6 perché su L9 venivo dal precedente tirone di 7b [per me VII+/A1] e quindi ero caldo?
E invece su L6 sono stato alquanto pippa perché i muscoli erano ancora poco reattivi dopo la sequenza di placche iniziali?
Di conseguenza, la prossima volta, dovrei magari fare i passi duri dei primi tiri in artif., se non mi vengono subito, ma provandoli immeditamente in libera con la corda davanti per attivare dita e spalle...
L'idea è buona.
Mah, sperimenteremo.
Ormai per oggi è andata.
Tre - I vagheggiamenti bucolici del Guerz [e del tèutone]
A Pozza di Fassa ci fermiamo per un panino e una birra.
Il paese, spazzato dall'impetuosa luce del limpido e raggelante sole di maggio che già ci ha accompagnati per tutta la salita, è deserto.
Vediamo solo una bambina che, sul marciapiede alla nostra dx, spinge un monopattino rotto.
Nonostante la radiosità dell'aria, c'è un'atmosfera triste che non riesco a spiegarmi.
Mi viene in mente di una ricerca sociologica condotta nei paesi montani a vocazione turistica, secondo la quale chi vi abita soffre di di uno
spleen caratteristico, che sembra dovuto all'alternanza tra periodi dell'anno in cui il paese è fin troppo popoloso e pieno di vita [alta stagione] e periodi dell'anno come questo [bassa stagione], nei quali i pochi umani che hanno resistito alla tentazione di trasferirsi in città e ancora vivono in montagna passano le giornate contandosi tra di loro, al cospetto di una natura imponente, maestosa - e per questo inquietante - sia nelle ore di bel tempo che in quelle grigie, di pioggia o di bufera.
Come se proprio la maestosità e l'indifferenza della natura accentuassero il senso di solitudine e di abbandono suscitato nei pochi residenti resistenti dal vuoto, più o meno improvviso, di "gente".
Lo dico ad Andrea.
"Però io, qui, a viverci, ci verrei. Una vacca, un orto, o, meglio, qualche lavoretto sulle piste... Vuoi non trovare qualcosa?"
Anche Ralf ogni tanto mi racconta di quanto gli piacerebbe abbandonare il lavoro che fa per dedicarsi a bucoliche attività produttive montane.
Al punto che mi ha chiesto di presentargli mio zio Pietro, che - dopo ottant'anni di vita in uno sperduto paesino carnico - ben conosce le attività montane, molto poco bucoliche e altrettanto poco produttive. Ma, se dovesse andare a catafascio tutto, indispensabili a sopravvivere.
Chi, oggi come oggi, sa tenere un orto, o allevare galline, o fare legna?
Non che io abbia nostalgia di questo genere di lavori [so quanto sono faticosi; e comunque non saprei portare avanti l'intero ciclo produttivo].
Ma, in effetti, i computer non si mangiano.
"E perché vorresti venire a vivere in montagna?", gli chiedo.
"Ah, perché in città, siamo in troppi e tutti stronzi", fa lui, icastico.
"In effetti, a starsene in molti, tutti vicini-vicini e a correre come pazzi, questi sono gli esiti", concludo.
Poi arriva un signore in Ape.
Scende, va al bancone e ordina un
taj.
"Sai quanto guadagna quel signore, ad allevare vacche e a produrre latte? 40 centesimi al litro, se gli va bene. Non recupera nemmeno le spese che sostiene per la produzione. Con le industrie agroalimentari che fanno concorrenza spietata, qui, in Trentino, le cose ancora funzionano solo grazie alle sovvenzioni della Regione...", butto lì.
"Non mi importa. Meglio qui che in città."
Finiamo le nostre birre e ripartiamo verso valle.
Il sole continua a splendere magnifico in tutta la sua gloria.
La pioggia arriverà solo la notte.
***
PS - Con mia grande gioia, in internet c'è già la rel. della via [nel
link del titolo riporto solo alcune note tiro per tiro].
E con mia gioia ancora maggiore, delle foto si occuperà il Guerza, forse caricandone una selezione su flikrt.
Se vi interessa vedere qualche immagine della salita [la luce era davvero spaziale, domenica] e per la versione guerziana di "Baci da Honolulu",
stay tuned on guerza.wordpress.com.
PPS - Come
soundtrack metto "L'Ombelico del Mondo" di Jovanotti.
Specie dopo
Ummagumma, è un salto un po' forte, lo so.
Ma secondo Andrea è stata la sua - di Cherubini - ultima canzone decente. "Poi solo lagne", dice.
Ribatto: "Magari ha avuto anche lui la crisi di mezza età. Sai com'è... Intorno ai trentotto anni [anno più, anno meno] si comincia ad averne prese abbastanza, la vita si fa complicata, l'amore contorto, i sogni tentacolari, le certezze dubbie; e si diventa tristi; cose così..."
"E' una lagna lo stesso..."
Rido.
Comunque, nonostante lo stacco stilistico rispetto ai Pink Floyd, è un bel brano, pieno di energia.
Lasciate caricare il video del tutto, prima di ascoltarlo; altrimenti si sente a pezzi.
***
***
PPPS -
Soundtrack del giorno dopo.
CVD...
Ieri notte, girovagando su
youtube, ho trovato i brani dell'ultimo album di Jovanotti. E, in effetti, mi sa tanto che anche lui si sta facendo almeno da un po' il suo bel viaggetto nei bassifondi del cosmo, nella dantesca selva oscura.
Non l'ho ascoltato tutto, eh?
Però sono diverse le tracce interessanti, IMHO più per i testi che per la musica [ma trattandosi di elettronica
soft, pur con con nemmeno troppo vaghe ascendenze -
como se diz? - battiatiane e
trip hop, non ci si deve nemmeno attendere soluzioni musicali particolarmente elaborate].
Riporto solo "Ora", il brano che dà il titolo all'album: enantiodromia, la lotta degli opposti come sorte inevitabile; e il lieve prevalere della componente evolutiva su quella distruttiva; altrimenti il mondo tornerebbe all'oscuro da cui proviene.
Beh, Andrea. E' triste?
Mah... Sembra che così vadano le cose: una botta al cerchio e una alla botte.
***
Via interessante e su roccia da buona a ottima, anche se sporca di polvere e terriccio. Difficoltà sostenute e continue. La rel. visuale è consultabile sul sito
www.albertodegiuli.com. Usato [io] un BD C3 n° 2 e un BD friend 1.
L1 - A freddo un paio di boulderini impegnativi. Utile un
kevlar prima del penultimo fix (35 m. - VII e Ao o VIII-).
L2 - Tiro estremo, in pura tradizione roversiana. Alcuni buchi migliorati per i
cliff. Il 7b+ sembra stretto (20 m. - VIII- e Ao).
L3 - Tenersi alla sx del tetto. Da capire l'ultimo pass., proteggibile col C3 n° 2 (25 m. - VII-).
L4 - Tiro magnifico, a vista per Andrea (30 m. - VII/Ao o VIII-).
L5 - A sx, poi diritti e a dx. Sosta. Quindi a dx, sotto lo strapiombo nel punto nel quale cede, in obliquo a sx [buchi pieni di terra] e in obliquo a dx. Ho unito L5 e L6 della rel. De Giuli. Un
resting sia per me che per Andrea sul tratto chiave [roccia sporca] (50 m. - VII).
L6 - Muro giallo marmorizzato, poi a dx sotto il grande tetto, quindi diritti e appena a sx su strapiombo a buchi. In artif. tutti e due sul muro giallo: la roccia, pur solida, era lucida e invitava poco alla libera (25 m. - Ao e VII).
L7 - Muretto a buchi e strapiombino atletico (20 m. - VII e A1 o VII+ e Ao).
L8 - Magnifico muro appena strapiombante. Alcune prese risolutive sporche di terra fastidiosa. Molto intensa la sezione del terzo quarto di tiro (30 m. - VII+ e Ao o VIII- e Ao).
L9 - A dx a uno strapiombo, quindi in obliquo a sx su bella roccia (50 m. - VII/VII+) [rel. 10 maggio 2011].
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Micheluzzi
Micheluzzi e c. - VI (300 m.)
Giovanni Mostarda ed io attraversammo in
moto una val
di Fassa
immersa in un gelo prematuro prima di arrivare ai tornanti della
statale che
sale al passo Sella e, fermatici bassi alla nostra prima esperienza in
zona,
ne tagliammo a piedi tre di essi. Insomma, l'avvicinamento fu, incredibile
dictu, lungo e impegnativo. E anche la salita ci mise alla
prova
(non
ero molto abituato a quell'arrampicata atletica su gradi sulla carta
modesti).
I tiri finali sono poco chiodati e, per questo, non molto facili da
individuare.
Percorsi l'ultimo, lo stesso sul quale, qualche anno dopo, sarebbe
caduto
Gianpaolo Ravasio (rampa verso destra in direzione di strapiombi),
piazzando
solo due friend nella fessura sotto il tetto. Cautela!
Al rientro, sulla cengia dei Camosci, nei tratti più esposti
Giovanni
si assicurava con grande cura al cavo di servizio, dopo aver percorso
il penultimo
tiro della via (V) con la protezione di un nut e un cordino
"psicologico".
Beh, non aveva tutti i torti: la sicurezza non è mai troppa!
Al ritorno, a pochi metri della strada, un capriolo ci
attraversò il
sentiero
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Diedro Buhl
Buhl - VII- (300 m.)
Nella prima parte seguimmo una via moderna
a tratti
parcamente
chiodata (Roberta). La vera e propria variante Buhl è bella:
strapiombi
gialli tecnici, divagazione su placche grige, diedro sostenuto e
purtroppo
unto, con un'ultima sezione su buconi viscidi.
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Schubert
Schubert e c. - VI+ (280 m.)
Bella e impegnativa. Ralf Steinhilber in
alto
optò
per la variante di destra (rel. Dinoia), VI+ molto sostenuto e poco
proteggibile.
Attenzione!
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Boldrin, Egger - VIII- (1 p.) (300 m.)
Sostenuta, su dolomia molto buona nella parte alta. Richiede confidenza con protezioni lunghe sul VI/VI+, assenti sui gradi inferiori. La roccia si presta poco alle integrazioni con nut e fr. Buona la rel., anche visuale, su
www.montialpago.it, dove è possibile consultare anche una bella
photogallery.
L1 - Noi abbiamo fatto L1 della "Rampa Del Torso" (30 m. - IV); meglio far sosta 10 m. più in alto e in obliquo a sx. Sosta su 2 fix, comoda per assicurare poi il socio su L2.
L2 - A sx entrando grazie a una lama nella zona strapiombante alla base della parete; 2 fix in marcato strapiombo, poi 1 fix in placca; di qui diritti, aggirando quindi a dx un rigonfiamento della parete; il 4° fix è appena a dx della verticale del 3°; indi in lieve obliquo a dx alla sosta (35 m. - VII-); la nostra variante è arzigogolata, inutile e pericolosa.
L3 - A sx della sosta strapiombino atletico; quindi a sx un paio di m., per proseguire in obliquo a dx per rampa fino a una zona di rocce rotte, dal delicato superamento; oltre, appena a dx, la sosta (40 m. - VII-).
L4 - Magnifico muro grigio cui segue un altrettanto magnifico muro rosso-giallo strapiombante a buconi, da superare in lieve obliquo a dx; all'ultimo fix un paio di m. in obliquo a dx; quindi diritti (o per la diramazione bassa di dx o per quella di sx di un canale erboso che scende dall'alto; raggiunto il canale erboso per esso e per rampa obliqua a dx alla sommità di un vago pilastro; dall'ultimo fix alla sosta ca 15 m. senza fix; è possibile piazzare qualcosa, ma di non molto affidabile ((50 m. - VI+/VII-)
L5 - A dx per facile cengia fino a un fix; si supera il muro soprastante in lieve obliquo a dx per bella placca articolata puntando a un pilastrino alla base di una grande quinta rocciosa; la si aggira a dx e prima per vago canale e poi con bella e difficile arrampicata tecnica si entra nel cuore della "placca bianca"; irrazionale la collocazione del punto di fermata. Le cenge no, eh? Meglio una bella placca spacca-piedi. Vabbe'... Di grazia che hanno chiodato... (45 m. - VI+)
L6 - A sx della sosta singolo secco, poi in lieve obliquo a dx fino a una cengia alla base del bel muro rosso terminale; 3 fix con arrampicata ariosa su parete a buoni buchi; per la sosta idem come L5 (45 m. VI/VI+);
L7 - Sempre sul muro rosso; 5 movimenti impegnativi poco sotto il tettino [1 riposo per Ralf, 2 per me]; poi in obliquo a dx alla sosta (25 m. - VIII-);
L8 - In traverso a dx [fix dietro uno spigolino], quindi diritti e in lieve obliquo a dx per muro articolato [da qualche parte ci sta un ottimo fr 5 Ande]; raggiungere il diedrino cieco a dx della placca solo verso l'esaurirsi di quest'ultima; un ultimo pass. atletico - e non friabile come dichiarato nella rel. - su strapiombino e lama terminali, quindi sosta su pulpito esposto con magnifica vista sulla parete (25 m. - VI+);
L9 - Per canale inclinato a sx [II] e prati ripidi al sentiero di discesa [rel. 5 giugno 2012].
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Vinatzer
Vinatzer e c. - VI/Ao (200 m.)
Giovanni Mostarda salì a caso
il 1° tiro
(non un
chiodo), io mi sparai tutta la fessura del 2° incastrandomi per
bene sul
suo fondo (è possibile uscirne prima incontrando
difficoltà
più moderate), poi ancora Giovanni sullo speleologico
3°,
mentre
a me toccò lo strapiombante e corto 4° (saranno 10
metri): i
chiodi
erano tanti e talmente distribuiti che mi disorientai.
Stupenda via del gardenese: classica, ma con un'anima moderna.
Attenzione
all'uscita, su ghiaie ripide.
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Prima Torre di Sella
Via Schober-Rossi
VI+ (180 m.)
E' una via di cui ricordo ben poco, se
non
il 2° tiro, con prese particolarmente viscide, ma molto ben
chiodato.
Il 3° lo è meno. Nel complesso un discreto ripiego.
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Galvagni, Maceri - VII- (180 m.)
Bella via di ripiego, chiodata
a fix
del 10 e su roccia solida.
Ottima la relazione degli apritori a
questo
link.
Solo alcune brevi integrazioni.
L1a - In comune con la Schober. Utile una fettuccia per clessidra.
Poss. sosta a S1
della Schober, non necessaria.
L1b - Rampa obliqua a dx. Presenti 2 ch. Eventualmente portare 1 nut
medio-piccolo.
L3 - Diritti, in obliquo a dx e ancora diritti per evidente diedro con
1 ch
verde poco sopra una cengia e 1 fix al suo termine. Sosta in
nicchia a dx.
L6 - S6 a fix, bassi in blocco di parete sano sulla cengia terminale
(Rel. 26 settembre 2006).
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Terza Torre di Sella
Runggaldier - Senoner + Vinatzer (dalla
cengia a
spirale)
Runngaldier, Senoner - Vinatzer
- VI (400 m.)
Bella combinazione su roccia buona. Gli
appigli del
1°
tiro della Vinatzer sopra la cengia sono marmorizzati.
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Via "Dietro l'angolo"
Rossin, Zampatti, Festi - VII-/A1 (300 m.)
Via sostenuta che attacca nella gola
Nord-Ovest della
III
Torre sulla verticale di un evidente grande diedro strapiombante
percorso
dal 3° tiro (VI+ molto simile ad un 6b - Sarà stato
perché
era bagnato?). La via prosegue lungo la fessura sotto il tetto che
chiude
il diedro: un buon VII-. E' preferibile passare in libera piuttosto che
in
artificiale: ballerine le protezioni presenti. Per arrivare in sosta si
è
comunque costretti a usare il cordone che penzola dalla fessura
soprastante,
attaccato ad un buon bong (la sequenza è liberabile da
ardimentosi).
La relazione di Iacopelli, nel tratto superiore, perde un tiro: passai
un'ora
a cercare a destra la continuazione di una lunghezza che saliva verso
sinistra.
Arrivati alla Cengia a Spirale, Giovanni Mostarda ed io ci ritenemmo
paghi
e scendemmo.
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Quarta Torre di Sella
Malsiner - Moroder
Malsiner, Moroder - VI+ (400 m.)
Via bella e continua su roccia che, a un
primo sguardo,
lascia
perplessi, ma si rivela solida alla trazione. Si presti attenzione al
penultimo
tiro (lungo più di 50 m.). E' possibile fare sosta
intermedia ad
uno
spit (?), dopo la placca che si supera in traverso a destra.
Arrivati a quella che ci sembrava la cima, Ralf Steinhilber, vedendo un
ulteriore
salto di roccia sopra di noi, commentò: "Ma non è
ancora
finita?".
Avvicinatici, scoprimmo che quella che sembrava un'altra balza della
torre
era in realtà la sezione terminale della parete ovest del
Piz
Ciavazes
(o, comunque, del corpaccione roccioso cui la Torre è
addossata)
e
che da esso ci separava un baratro insuperabile. Ne fummo contenti.
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Torre
delle Mesules Occidentale
L'Nein
Rabanser, Moroder - VI- (260 m.)
Ginetto Maffezzoni propose la via attirato
dal laconico
"entusiasmante" con cui Bernardi commenta l'itinerario sulla sua guida.
Per i primi 4 tiri non ci sembrò tale. Dal 6° (il
7°della rel. Bernardi) intuimmo. E' il vero tiro chiave: placca
tecnica sprotetta che richiede esperienza nel piazzamento di cordini e
nut.
Attacco alla radice di un'evidente fessura a Y (cordino in clessidra).
L1 - Per rocce rotte, a un diedro inclinato. Sul suo fondo e
più
facilmente alla sua destra fino a una cengia. Sosta o sulla
continuazione della rampa (preferibile) o in nicchia a sx (50 m. - IV).
L2 - Per muro rotto alla cengia successiva (20 m. - IV).
L3 - Si traversa a sx sotto un tetto, si rimonta il bordo sx di un
diedrino, si sale sotto due diedri paralleli e si imbocca quello di dx,
con 2 ch (1 p. boulderoso). Con attenzione (roccia delicata) alla sosta
(25 m. - V+).
L4 - A dx della sosta si rimonta uno strapiombino e si segue il
successivo sistema di fessure, prima inclinato verso dx e poi verso sx.
Circa 10 m. prima della sosta (cengia visibile dal basso) si
può
uscire a dx per parete articolata e con più semplice
arrampicata
si arriva al punto di fermata (50 m. - V+).
L5 - Per fessurine, rocce rotte e rampa si aggira il vago spigolo del
pilastro e si arriva ad una cengia inclinata,con 2 ch (non visibili) di
sosta. Meglio fermarsi (20 m.- IV+).
L6 - Io non mi fermo e continuo a sx per placche e rampe fin sotto una
bellissima, ma preoccupante placca grigia per la quale, secondo la
relazione, dovrebbe passare la via. E, in effetti, in alto, in mezzo al
muro, si vede un cordino in clessidra. Mi proteggo, salgo alla
clessidra, scopro che il cordino è... poco più di
uno
spago, impiego 10' a trovare un sistema per proteggermi e proseguo con
arrampicata delicata fino alla sosta, a dx, oltre lo spigolo del
pilastro. Prima della fermata è possibile aggiungere
un'altra
protezione (si vede dalle foto) (30 m.- VI-, almeno secondo me).
L7 - Per placche prima sopra la sosta e poi a sx, per sistema di
fessure (cordino segnavia in clessidra) (40 m. - V-).
L8 - Breve muretto di roccia delicata, poi diedrino e rocce rotte fin
sotto uno strapiombino, oltre il quale, per sfasciumi, alla sosta (25
m. - IV+).
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Torre delle Mesules Orientale
Brunsin
Holzknecht, Demetz - VI+ (230 m.)
Poco chiaro l'itinerario in corripondenza
del 3°
tiro.
Questa la linea da me seguita: qualche metro diritto sopra la sosta,
poi a
sx su placca tecnica, diritto per diedro accennato e lievemente a sx
per rampetta
fino sotto ad un evidente diedro giallo, percorso per 3-4 m. per poi
deviare
nettamente a sx (strapiombo a buone prese), puntando ad un cordino e,
ancora
più a sx, ad una sosta sotto un evidente diedro grigio. In
complesso
una bella via su roccia ottima. Fastidioso il fango nei buchi dopo
piogge.
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Via Walde e c.
Walde più compagno - VI- (220
m.)
Facile confonderla con la precedente, come accadde a Dario Sandrini e
al sottoscritto
nel corso della nostra ripetizione. 2° e 3° tiro molto
belli,
lungo
un evidente e lineare sistema di diedri e fessure ben proteggibili.
Qualche
tratto di roccia instabile sui tiri superiori.
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Kritzinger, Vinatzer - VII (225 m.)
Ovvero "Arcobaleno", mi ha spiegato Ralf Steinhilber. Bella via
impegnativa aperta con pochissime
protezioni da due alpinisti all'epoca giovanissimi. Impossibile dire
che cosa è opportuno portare. Dario
Sandrini e io avevamo di tutto, tricam compresi, ma abbiamo usato poco.
D'altra parte,
forse è davvero meglio portare di tutto (spit esclusi,
ovviamente).
L1 - Si attacca per placca nera a buchi, sulla sinistra della Torre. Da
sotto è (poco) visibile un cordino annerito in classidra. Si
sale la placca e, al suo termine, si punta a dx sfruttando una fessura
e la seguente cengia erbosa. 3/4 clessidrine (umoristiche) di
protezione (25 m. - VI-).
L2 - A dx della sosta per diedro. Appena possibile, a dx per placca e
poi diritti per fessura o per placca alla sx di quest'ultima. Lunghi
tratti poco
proteggibili (35 m. - VI).
L3 - Si sale il camino sopra alla sosta stando ora al suo interno, ora
al suo esterno. Arrivati in cima, si prosegue sulla sommità
della grande lama fino al suo margine sx. Non è facile
piazzare
le protezioni (25 m. - V).
L4 - Tiro chiave - A sx della sosta fino a ch con fettuccia viola, ci
si alza di 1 m., ci si tenta di proteggere in qualche modo (Dario ha
usato un friend Camalot viola piccolo), si piega a dx per placca e, con
difficile arrampicata, si raggiunge un secondo ch lontano, visibile
anche dalla sosta (cordino e moschettone penzolanti sulla verticale
della s.). Ci si alza sul ripiano in cui è infisso il ch, ci
si
protegge - ancora - in qualche modo (Dario ha usato un nut
medio-piccolo) e si
sale la
successiva, impegnativa placca. Poi per fessura verso sx (clessidre e
fessure da friend). Planetmountain segna la sosta su clessidra dopo 25
m., scomoda. Dario preferisce traversare a sx e salire la prima parte
della placca
oltre lo spigolo. Sosta dopo 40 m. attrezzata da Dario in una
concavità della parete (1 ch e 1 cl) (40 m. - VII e VI-).
L5 - Per placca articolata alla comoda sosta, ch universale di via e cl
(20 m. - V).
L6 - Per diedro e rocce rotte a una cengia con punto di fermata sotto
un evidente sistema di fessure (30 m. - IV).
L7 - Con faticosa arrampicata si sale il sistema di fessure, si entra
in un camino, lo si segue e, al suo termine, si esce a dx per placca e
spuntoni. Io ho fatto sosta alla conifera sul prato 15 m. a sx
dell'uscita. Non ho trovato
altri solidi punti di fermata (45 m. - V).
Per la rel. visuale, cfr. Planetmountain. Niente link: se lo faccio,
spostano le pagine...
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Mur del Pissadù Occidentale
Michelini, Ortolani, Beccari,
Torretta - VIII/Ao
o VIII+ (335 m.)
Via molto impegnativa, a detta di Dario
Sandrini
più continua della vicina "Oro e carbone". Se si ha il grado
e
si punta all'"a vista", attendere dopo congruo periodo di asciutto. Il
7b è atletico, ma non estremo. Tutt'altra questione il tiro
di
7a, 50 m. continui di VII/VII+ con passi di VIII- e protezioni
distanti, poco integrabili. Per fortuna ha condotto Dario sui tiri
più duri. Ho forti dubbi che sarei riuscito a passare su L6.
L1 - Si sale per placca nera e successivo diedro strapiombante a grandi
buchi.
Arrampicata fastidiosa con parete bagnata. All'ultimo spit, in vista di
una sosta a sx, non traversare in quella direzione, come alcuni
segni di magnesite lascerebbero intendere, ma proseguire diritti (40 m.
- VII-).
L2 - Dario arriva in sosta. Mi chiede: "Dove va, la via?". Io gli
indico l'impressionante strapiombo bianco sopra la nostra testa.
Prevedibile il "Nooo!!!" di Dario. Diritti sopra la sosta per fessura e
poi a dx su strapiombo a buoni buchi. Il passo d'uscita, se
umido, diventa più impegnativo, ma, asciutto, non
è
proibitivo. Poi a sx alla sosta (30 m. - VIII/Ao o VIII+).
L3 - Per placche e muretti sopra la sosta fino a una cengia (possibile
sosta). Ancora diritti per placche di difficoltà omogenea
(50 m.
- VI+).
L4 - Appena a sx della sosta per vago diedro, placca e altro dedrino
dall'imbocco impegnativo. Breve tratto di VII+ obbligato (40 m. -
VII+/VIII-)
L5 - (Se ben ricordo) fessura a sx della sosta fino a un tettino che si
supera direttamente (spit non visibile dal basso). Poi ancora diritti
per placca e (mi pare) per altra fessura con finale strapiombante.
Uscita più facile a
dx. Sosta su cengia (30 m. - VII).
L6 - Tiro chiave - Per fessura o per placca alla sua sx a una cengia
sotto un tettino. Lo si supera sulla sx e si prosegue per placca
verticale fino a piegare difficilmente in direzione di un altro piccolo
tetto. Lo si aggira a sx e si sale per muro atletico e successiva
fessura (poss. integrazione con friend medio-piccoli)
o (più facilmente?) alla sua sx. Infine ancora diritti per
bel
muro
a buchi fino alla sosta (50 m. - VIII-).
L7 - Si sale il diedro nero strapiombante sopra la sosta, se ne esce il
prima
possibile a sx, si prosegue diritti per placca e poi a sx per rampa
articolata (25
m. - VII-).
L8 - Gli apritori devono essere amanti dei muri oltre la verticale ("Se
no l'strapiomba, no l'me piase", si dice mormorasse, con liquida
"l" triestina, Michelini in apertura).
Nonostante le molte soluzioni alternative (che sarebbero gradite allo
stanco arrampicatore), ancora diritti per placca e strapiombo a buoni
vasconi (30 m. - VI+/VII-).
L9 - Idem come sopra: linea sportiva (come è giusto che sia
- Mi
lamento solo perché sono un brocco). Placca con fessura
sopra la sosta (possibile integrare con nut medio-piccolo), poi rocce
rotte fin
sotto un aggettante strapiombo che si supera in stile "pannello", come
si supera in modo ardito un altro
passaggino impegnativo più sopra di cui non ricordo
alcunché (40 m. - VII-).
Arriviamo in cima alle 20,30, dopo 6 ore e 20' di sfacchinata, al sole
calante. Nel crepuscolo scendiamo la val Setus.
Niente foto. Avevo dimenticato la fotocamera.
Poco male: la relazione è reperibile su Planetmountain. Non
linko il sito altrimenti spostano la pagina. Tanto sapete tutti
dov'è...
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Torre Brunico
Ottovolante
Piardi, Tremolada - VII/Ao (400 m.)
Bella via a spit su roccia compatta. Sul
tiro di 6c le
protezioni
sono di ostacolo alla libera.
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Boldrin, Maceri - VII+/A1 o VII+ (445 m.)
Nonostante la chiodatura a spit, la
vicinanza ad
"Ottovolante" e le difficoltà analoghe (sulla carta), la via
è impegnativa per atleticità dei
passaggi e
protezioni non sempre ravvicinate
e difficili da integrare. Noi (Andrea Chiaf, Gino Maffezzoni, Giovanni
Mostarda e il sottoscritto) abbiamo usato friend 2, 3, 4 e 5 Ande,
qualche
nut medio-piccolo (2-5 DMM) e kevlar (lasciarne uno sciolto) e abbiamo
impiegato un mucchio di tempo (7 ore?).
Non avevo la macchina fotografica. Quindi, niente foto.
E' comunque possibile trovare la relazione visuale della via
qui.
L1 - Passo secco in strapiombo (roccia delicata) e poi placca rotta (V+
- 2° spit alto - difficile integrare). Quindi per rocce rotte e
caminetto alla sosta, su cengia detritica (VI+ - 30 m.).
L2 - Sopra la sosta e poi a sx sotto tetto fino ad entrare in un camino
che si segue sino al punto di fermata. 2° spit poco visibile
(V+ -
20 m.). Daniele Bresciani, che ha dimenticato il casco, all'ennesima
scarica decide di scendere.
L3 - Muro atletico sopra la sosta fin sotto una prua strapiombante che
si supera per fessura e buoni appigli alla sua sx. Poi, per rocce
più facili, alla sosta (VII - 25 m.).
L4 - Per magnifica placca a buchi verso sx. Con
passaggio aereo a sx si prosegue anche quando la rampa pare esaurirsi
nel nulla, si raggiungono rocce rotte e per esse si va a S4, sotto un
evidente diedro con spit. Chiodatura lunga, integrabile con kevlar (55
m. - VI).
L5 - A dx della sosta per fessura atletica sul fondo del diedro (utili
friend 3, 4 e 5 Ande). Poi a sx per placca e rocce articolate fino a un
canalino che si segue fino al suo termine (VI+ - 40 m.).
L6 - Per placca rossa e gialla a sx fin sotto a uno strapiombino. Lo si
supera e, con bella arrampicata, si prosegue diritti per rocce
articolate, di poco oltre la verticale (utile friend 2 Ande o nut di
dimensioni analoghe). Quando possibile, in obliquo a dx, alla sosta (30
m. - VI/VI+).
L7 - A sx della sosta, poi diritti e a dx per
placca a buone prese, ma con alcuni passaggi faticosi. Al suo termine
per
rocce rotte si oltrepassa una prima sosta e si va al punto di fermata
attrezzato sotto un evidente muro giallo-rosso, 10 m. a sx di
"Ottovolante" (55 m. - VI).
L8 - 1° tiro chiave. Per placca a piccole prese si sale al
1°
spit (utile friend 5 Ande), (se non si è scemi come il
sottoscritto) per la libera si sta a sx, si raggiunge il 2°
spit
(ottima presa nascosta), si traversa a sx (delicato) e si torna a
salire diritti, puntando alla sosta (ancora una volta, in
prossimità dell'ultimo spit, meglio stare a sx). Chiodatura
ariosa (VII+ - 30 m.).
L9 - 2° tiro chiave. Per placca a sx della sosta, si sale lungo
un
diedro di roccia non sempre impeccabile, si moschettona il 2°
scomodo spit e si prosegue oltre lo strapiombino soprastante. Quindi
per placca tecnica con chiodatura eterna, tendenzialmente verso dx alla
sosta ("capolavoro di ardimento" per Ginetto e Andrea, direbbero gli
Antichi; 1 run out di 6-7 m., senza possibilità di
integrare!).
Io, da secondo, convinto che l'Ao da qualche parte debba essere, tiro
il 2° e il 3° spit. Giovanni Mostarda, sempre da
secondo, passa
in libera, con difficoltà, sono parole sue, non superiori a
quelle del tiro precedente (VII-/A1 o VII+ - 35 m.). Nota di colore,
sentita con le mie orecchie mentre ero impegnato su L10. Andrea, in
affanno al 3° spit, chiede a Gino: "Dove si sale?". E Ginetto:
"Mah... a destra... a sinistra... diritto... vedi un po' tu". Se l'info
può esservi utile...
L10 - Per diedro fessurato faticoso a una cengia e di qui per rampa a
sx (VI+/VII- - 40 m.).
L11 - Arrivati a quel punto, gli apritori dovevano essersi
proprio stancati: la placca gialla strapiombante è servita
da 4
protezioni ravvicinate. Si sale per muretto alla 1a, si prosegue per
strapiombo a buone prese fino alla 2a e alla 3a (riposino non
necessario per il sottoscritto), stando a sx, con un singolo atletico,
ma che conduce a maniglioni, si raggiunge il cordone della 4a, si
prosegue per strapiombino a prese giganti fino a una cengia, si supera
con un passaggio astuto un tetto poco accentuato e si prosegue verso dx
per rocce rotte. Ultima protezione poco visibile (VII - 40 m.). Il
passo sul muro giallo può essere superato, meno
atleticamente,
anche stando a dx.
L12 - A dx della sosta per diedrino, si entra nel grande diedro
terminale e se ne segue il lato sx (ampia rampa appoggiata) nei pressi
del suo margine sx. Qualche detrito pronto a decollare. Dopo rocce
rotte, alla sosta su cengia (V- - 45 m.).
P.S. - Ho qualche dubbio sulla lunghezza dei tiri...
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Mur del Pissadù Orientale
Tridentina
Cominetti, Piardi - VII+/VIII-/Ao (280 m.)
Via molto bella con ottime protezioni,
talvolta
distanti.
Il penultimo tiro, dato di 7b, non mi parve tale (solo un briciolo di
convinzione
in più mi avrebbe consentito di evitare l'unico resting). E'
molto
simile, in difficoltà, al 4° (6c con uscita
impegnativa da
strapiombo).
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Via Filip
Rabanser, Comploi, Runggaldier - VII/A1 o
VII+ (230 m.)
Bella via, impegnativa e ben chiodata su
difficoltà superiori al VI. Sui tiri più facili
bisogna
saper integrare. Roccia a tratti delicata.
L1 - Paretina sotto strapiombo, da questo in obliquo a dx fino a
evidente diedro (30 m. - VII-).
L2 - Forse abbiamo sbagliato linea. Comunque... Diritti per rocce
articolate fino a una cengia. Per questa in traverso e in obliquo a dx
fino a una fessura strapiombante (io salgo per placca articolata alla
sua dx, Ralf Steinhilber per la fessura). Al suo termine
appena a
sx fino alla base di un evidente diedrino (ch alla base, l'unica
protezione in loco da noi trovata sul tiro). Lo si risale per
4 m. e,
appena possibile, si obliqua a sx per placca a buone prese
fino
alla sosta (30 m. - VI-).
L3 - Diedro articolato a dx della sosta. Al suo termine a dx al punto
di fermata (20 m. - V+).
L4 - A sx della sosta per placca articolata, poi diritti e a dx per bel
muro fin sotto l'evidente strapiombo. Lo si sale diritti sfruttando
ottimi maniglioni e si prosegue per roccia strapiombante fino a poterne
uscire a dx su placca grigia con un ultimo pass. impegnativo. 2 p.a.
per me in corrispondenza dei due primi ch a pressione (non mi fidavo
della loro tenuta), libera per Ralf (35 m. - VII/A1 o VII+).
L5 - Diritti sopra la sosta fin sotto un bombamento nero. A dx di pochi
m. poi diritti e in traverso a sx su placca nera fino a un diedrino che
conduce a un pulpito (25 m. - VI-).
L6 - Sopra la sosta per rampa di rocce friabili inclinata a dx fino a
una lama da seguire verso sx. Un paio di pass. atletici (30 m. - VI+).
L7 - Sopra la sosta per fessura superando un tettino. Poi ancora
diritti e a dx fino a una zona di rocce friabili che conducono a un
terrazzino sotto il diedro-fessura dell'ultimo tiro (30 m. - VI).
L8 - Diritti per il diedro-fessura, seguendone le contorsioni. Io ho
superato lo strapiombino finale a dx (tracce su toppe d'erba), Ralf a
sx. Sopra, una breve placca conduce al diedrino d'uscita. Un paio di
riposi per me, in libera per Ralf (30 m. - VII).
In discesa non troviamo la calata segnalata nella rel. Rabanser e
scendiamo arrampicando fino alla forcella sotto il versante Nord del
Campanile.
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Solarium
Maceri, Damian, Peretto - VI (530 m.)
Penitenziagite n° 26, o penitenziagite "Solarium".
Combinazione ideale per un "Penitenziagite 'Solarium'" è una bella
parete esposta al sole attraversata da una via omogenea di difficoltà
classiche, non più lunga di 500 m..
"Solarium" al Sass Ciampac sembrava essere l'itinerario ideale...
Che cosa?
Questo non è un penitenziagite, ma edonismo allo stato puro?
Beh, comprendetemi...
Il ruolino di marcia per l'allenamento di questa settimana aveva
previsto:
1. Domenica, falesia [4 ripetute da secondo, con pessimi risultati, su
un 7b+ - richiamo di forza];
2. Martedì, falesia [7 vie conosciute con difficoltà dal 6a al 7a -
pulite - resistenza];
3. Mercoledì, falesia [5 vie conosciute, con difficoltà in crescendo ed
esiti in calando: 6b, 6c+, 7a+, 7b, 7b - resistenza alla forza].
Non potevo certo dedicarmi a vie troppo lunghe o impegnative.
300 m. di V/V+ continuo sembravano l'ideale per rifinire l'allenamento
settimanale con una sessione di continuità.
E poi alzarsi alle 4.15, attaccare la via alle 9.30, uscire alle 17.00,
arrivare all'auto alle 18.30 e a casa alle 21.30 non è esattamente
quella che io definirei "una giornata passata all'insegna dell'edonismo
puro"...
Eh?
Come mai tutto questo indaffararsi?
Perché ho come la sensazione che adesso la meteo si sistemi [a ferie
finite, ovvio].
E forse è il caso di farsi trovare preparati.
Frammenti di Penitenziagite 1
Costeggiamo l'ultimo tratto a roccette sui pendii occidentali del Sass
e sbuchiamo oltre la cresta che scende dalla vetta.
Un immenso altopiano dolinico, incredibile, si apre davanti ai nostri
occhi.
Cime dirupate e solitarie a nord.
Le ultime propaggini della Vallunga con i suoi prati e i suoi torrioni
di dolomia multicolore in basso a nord ovest.
Un lago azzurro e smeraldo in fondo all'immane inghiottitoio.
E' uno di quegli scenari che riporta la mia mente alla vita come doveva
essere centinaia di migliaia di anni fa per i nostri antenati
cacciatori e risveglia i miei istinti lupeschi.
I lupi, si sa, ogni giorno percorrono chilometri e chilometri di
territori selvaggi.
E lo fanno con una bella andatura fluida e costante.
Ecco, mi viene voglia di camminare così.
Sì, un po' più zoppicante [il pezzo di menisco mancante nel ginocchio
destro non mi consente un passo molto saldo].
E un po' più contratto [hay, la sciatalgia].
Beh, diciamo che mi viene voglia di camminare come uno sciancato e
claudicante lupo non più giovane.
Ondeggiante...
Però è un bello stato d'animo.
Arriviamo a un valico.
Recinzioni e un cancelletto per varcarle.
Oltre, un altro magnifico vallone.
E un sentiero tirato come una pista da bowling che taglia a
zigzag il pendio sotto il valico.
Numerosi escursionisti di lingua tedesca procedono nella nostra
direzione.
Li superiamo, io con la mia andatura da anatra zoppa e la chincaglieria
addosso che tintinna.
Giovanni non riesce a trattenere un irritato: "Che sentiero da
debosciati!".
In effetti, un posto così, trasformato in una Disneyland dolomitica...
Mah...
Da anatra zoppa, continuo a scendere...
Ripensandoci, nelle mie deficitarie condizioni il sentiero da
debosciati non è poi così male.
Certo che la vaga traccia nell'erba sui pendii orientali del monte San
Lucano percorsa al crepuscolo è tutta un'altra cosa...
Quella, anche da rotto, ti fa volare.
Frammenti di Penitenziagite 2
Ortisei.
Giovanni: "Una birra? Così vedo il centro. Non ci sono mai stato...".
Io: "Va bene. Per me un caffé doppio" [guido io].
Continuo: "Ma Ortisei è tipo Cortina?".
Lui: "Un posto esclusivo? Sì...".
Entriamo nella piazza davanti alla chiesa.
Qualcuno ha pensato bene di disporre qua e là sul lastricato statue
bronzee di bambini nudi a grandezza reale.
Una di queste rappresenta un ragazzino, in posizione da velocista sul
punto di scattare dai blocchi di partenza, orientato verso la fontana a
centro piazza e, di conseguenza, con il didietro per aria e i metallici
gioielli di famiglia, pencolanti, rivolti verso l'accesso est dello
slargo.
Noi arriviamo proprio da lì.
No comment...
Al primo bar che lo ispira, Giovanni entra.
Lui ordina una birra.
Io un caffé doppio macchiato.
"Doppio?", fa la proprietaria, stupita.
"Doppio", rispondo. "Devo guidare fino a casa. E crollo dal sonno".
Usciamo dal locale e riattraversiamo il paese.
Attorno a noi persone eleganti e distinte.
Io da un po' sento fresco in zona chiappa sinistra.
Mi giro e guardo i pantaloncini.
Uno sbrego lungo una spanna, cicatrice di passate lotte montane coi
mughi, attraversa il tessuto a livello mutanda.
Andiamo bene...
Esco da Ortisei mostrando faccia bronzea.
Hem...
La dignità è tutto.
Ne deve sapere qualcosa il povero ragazzino ignudo che ci lasciamo alle
spalle andando verso l'auto.
Lui è un bronzo integrale...
PS - Niente immagini. Digitale dimenticata.
PPS - "Solarium" è una bella via su una parete imponente che,
per qualche misteroso motivo, tende a sfuggire all'attenzione di chi
percorre la strada Colfosco-Passo Gardena.
Roccia buona - solo 2 tiri centrali infidi - e difficoltà omogenee
[gradi "Iacopelli sprint": il VI è un VI solido; l'autore di Climbing
Trips doveva essere proprio "... tirato come un dobermann..." (cit.
Roper) ai tempi della sua salita].
Alcune integrazioni alla rel. Iacopelli, su Climbing Trips.
Noi avevamo il martello, ma lo abbiamo usato solo per ribattere i ch
presenti. Utili corde da almeno 55 m.
Attacco - Per tracce su erba che aggirano i primi salti rocciosi
dell'avancorpo erboso alla base del pilastro ovest.
Un ultimo muro di circa 5 m. si supera per camino o per più facile
fessura alla sua sx.
La via inizia in corrispondenza del margine dx di una terrazza erbosa.
Cordoni in cl e freccia di direzione scolpita.
L1 - In obliquo a dx e diritti; a un ch arancione con cordone sopra uno
strapiombo aggirare a dx e rientrare sopra il ch. Di qui al vertice di
un dosso erboso in cima a un vago pilastro (45 m. - V+).
L2 - In obliquo a dx fino a un diedrino. Ancora in obliquo. Arrivati
sotto un muro grigio [ch] appena a sx, poi a dx e diritti in placca [1
ch]. Il tiro termina con un diedrino inclinato a dx. Sosta sotto una
grande lama (50 m. - V+).
L3 - Lungo la lama e poi a sx a uno spuntone sotto il "grande diedro
giallo visibile anche dal basso" (30 m. - V+).
L4 - Il diedro è caratterizzato da una fessura a sx della fessura di
fondo. Salirla per rientrare a dx 4-5 m. sopra un grande blocco
incastrato e risuonante, in corrispondenza di una protezione.
Continuare sul fondo del diedro e piegare a dx accompagnandone
l'andamento. Blocchi sospesi (50 m. - VI [forse è saltato via qualcosa,
ma...]).
L5 - Per diedrini sulla verticale della sosta. Occhio a qualche
pilastrino sospeso. Poss. sosta intermedia dopo 25 m.. 1 pass. secco
per superare i 2 ch (55 m. - VI-).
L6 - Diedro inclinato e seguente rampa di rocce rotte (40 m., mi pare -
V-).
L7 - Diedro appoggiato a dx della sosta. Poi su per diedro verticale e
uscita strapiombante. A sx oltrepassando un canalino e salendo un breve
muro. Puntare in obliquo a sx a un pulpito a sx di un diedro sotto una
grande nicchia. Se non si arriva alla sosta [1 ch e 2 cordini sul
pulpito], è possibile fare sosta con 2 friend medi poco sotto (55 m. -
V).
L8 - Traverso a sx fino al diedro e salirlo. La sosta è a sx, nella
nicchia (20 m. - VI).
L9 - Uscire dalla nicchia a sx (V-), salire 2 m. e piegare a dx per
facile rampa fino a un diedro [cordone in cl alla dx della sua radice];
salirne un primo tratto verticale [V+], un breve tratto inclinato e un
secondo tratto verticale, questo su roccia ottima, fino a una nicchia
(40 m. - VI). Io, per ridurre l'attrito alle corde, ho usato come prima
protezione la cl con cordone.
L10 - Rampa a dx della sosta. Appena possibile a sx e diritti per rocce
prima friabili, poi appoggiate. Sosta da attrezzare su spuntone oltre
la piattaforma della torre segnalata da Iacopelli. Ometti di direzione
(50 m. - V).
L11 - Raggiungere il fondo del camino che si vede a dx e salirlo tutto
[cordone di protezione circa a metà]. Sosta da attrezzare su spuntone
(55 m. - IV-).
L12 - Per roccette o per belle placche alla sua sx sul filo di cresta.
Lo si oltrepassa e lo si segue verso est fino a massi incastrati. Sosta
da attrezzare (40 m. - III).
Discesa - Seguire la linea di cresta che si diparte dal punto di
sosta verso nord e costeggiare i pilastrini e le roccette sul
tormentato versante sud-ovest della montagna fino agli erbosi pendii
occidentali [II-III, a seconda della linea seguita - qualche ometto di
direzione]- Di qui come descritto da Iacopelli (rel. 22 agosto 2008).
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Torre Innerkofler
Via del Calice
Maffei, Stenghel - VI+ (450 m.)
Tentata due volte. Ad una prima ritirata
causa freddo
fece
seguito un ulteriore tentativo a dieci mesi di distanza. Il 3°
tiro
è
sostenuto (la fessura è secondo me più
impegnativa del
muretto
dato di VI+ da Furlani; ma forse sono più uomo da placca che
da
fessura).
L'8° tiro presenta un tratto su roccia non proprio sana, non
chiodato
(nut micro in fessura sopra il tetto - traverso delicato). Il
9°,
poi
(evidente diedro sopra la sosta), non so come sia, perché
Gino
Maffezzoni
decise di aggirarlo sulla destra, su placca compatta. Dopo avermi
recuperato
su due friend in buchi svasati, mi lasciò l'onere di cavarci
dall'impaccio.
Il successivo muro tecnico a prese sfuggenti, improteggibile (come nei
migliori
racconti di arrampicata), fu fortunatamente appena al di sotto i limiti
del
trip allucinogeno. Sopra trovammo una sosta, segno che altri prima di
noi
avevano cercato in quel modo la fuga in realtà separate.
Entusiasmante
il diedro finale (VI+ molto più facile del VI+
dell'8° tiro).
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Via della Falce
Rabanser e c. - VII/A1 (300 m.)
Frammenti di Penitenziagite - Giorno uno.
Pozza di Fassa - Ufficio del turismo.
Appena scesi dal Sassolungo.
"Via della Falce" conclusa al pelo poco prima del temporale, anche se
le nere nubi cariche d'acqua hanno girovagato su Marmolada e Sella
facendo sconquassi, ma lasciando noi alla Torre Innerkofler quasi
all'asciutto.
Cerco le previsioni meteo sulla bacheca esterna, ma non le trovo.
Dove le ha viste Dario, l'ultima volta?
Entro nella reception e chiedo a una delle due gentili
signorine: "Non avete esposto le previsioni, oggi?".
"Come no!", fa lei. "Sono sulla bacheca".
Esce e me le indica.
Sono sul retro della bacheca.
Ah, ecco...
Sintesi delle previsioni: "In mattinata coperto, poi sprazzi di sereno,
poi coperto". Traduzione: "L'è brut, l'è bel, l'è brut".
Insomma, non sanno neanche loro che tempo farà e tirano a indovinare.
Davide non ha molta voglia di passare la notte a Pian Schiavaneis,
sotto l'acqua.
Quindi ripieghiamo su Bagolino.
Domani Valle del Sarca: Croz dei Pin - "Fort Apache".
Via interessante, anche se dallo sviluppo limitato e di difficoltà
discontinue.
Roccia a tratti delicata.
Portare nuts e friends, oltre a cordoni da sostituire alle soste.
Relazione visuale di Filippo e Beppe sul sito www.oltrelavetta.com,
a questo link: http://oltrelavetta.com/?q=node/74.
Le solite, poche integrazioni a quanto reperibile in rete.
L1 - Salgo lo zoccolo da cui attacca anche la "Via del Calice" alla
ricerca di un'eventuale sosta, ma non la trovo e ne attrezzo una con
ch, fr e nut [meglio fare sosta su terrazze ghiaiose alla base della
nicchia gialla, nel punto in cui attacca anche l'itinerario precedente
- vecchio cordino bianco in cl]. Da qui per 10 m. diritti e appena in
obliquo fin sotto l'evidente tettino che si supera con pass. in stile
pannello (dalla mia S1 30 m. - VII-).
L2 - Diritti per placche articolate, in obliquo a sx e poi in obliquo a
dx per rampa con fessura alla sua sx fino alla sosta alla base di un
diedro nero (50 m. - V). Una linea sembra salire anche dove indicato
nella rel. Nardi-Prati, nel mezzo della placca [cordino in cl].
L3 - Si superano il diedro nero e un secondo diedro giallo a sx della
verticale del precedente (35 m. - VI-). Poss. sosta a spit 10 m. oltre,
lungo la rampa fessurata gialla che porta sotto la Falce.
L4 - A sx lungo la rampa, superandone alcune verticalizzazioni. 1 spit
di sosta (50 m. - VI).
L5 - In obliquo e in traverso a dx sotto la Falce, oltrepassando uno
strapiombino verso il termine del muro. 2 riposi e 2 p. A1, a occhio
liberabili, per me. Utili almeno 15 rinvii (30 m. - VII/A1].
L6 - Per diedrino su roccia grigia a sx della sosta. Poi per camino a
sx del grande camino umido che scende dalla vetta del pilastro [1 ch
alla base]. Al suo termine per placca articolata a un ripiano ghiaioso
(40 m. - V+).
L7 - Indeciso nell'interpretazione della rel. di Filippo, salgo prima a
sx della sosta per larga fessura, spostandomi poi a sx in placca e
rientrando infine nel gran camino di fondo, dal quale esco per breve
strapiombo a manettoni; ancora a sx per diedro e poi diritto una
ventina di m. per parete articolata [attrezzo sosta su spuntone sotto
l'ultimo salto della parete] (45 m. - V+). La sosta di via è all'inizio
del tratto su roccette, a sx.
L8 - In obliquo a dx per rocce rotte, poi diritti per camino. Sosta su
spuntone nei pressi di una forcella (20 m. - IV).
Discesa - In doppia sulla via. Attenzione alla calata da S5, nel
vuoto e di circa 60 m.: arriva giusta giusta nei pressi della sosta a
spit tra la nostra S3 e S4 [Rel. 3 agosto 2008].
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Pilastro Paolina
L'ultimo dei Balkani
Furlani, Bertoni - VI - (600 m.)
Ivan Maghella, Danilo Bonaglia e io
trovammo le placche
d'attacco
bagnate. Le aggirammo per rocce rotte sulla sinistra (max. III - 150 m.
ca).
Ho trovato la via meno bella di quanto publicizzato. E' tuttavia
maestoso
l'ambiente nel quale si svolge. Ripetizioni a raffica per Furlani
(anche in
giorni ravvicinati).
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Salame
Rabanser, Furlani - VII (440 m.)
Alla fine un periodo
lavorativo che
definire "infernale" è dire poco, in uno stato di
semi-infermità mentale per complicate vicende personali,
dopo
aver giocato a pari-e-dispari con Dario Sandrini per decidere chi
doveva partire e aver come al solito perso e dopo
quattro tiri, il primo dei quali salito con le dita di legno
per il freddo, sono al quinto tiro della via - su cui la guida
recita laconica: "I chiodi non si vedono, sono nascosti nei buchi -
VI+".
Può andare storto ancora qualcosa?
"Claro que sì",
direbbe il signor Murphy in espressione castigliana...
E infatti la piastrina dello spit che proteggeva la lunga
sequenza-chiave del tiro è sparita.
"Simpaticoni", commento.
L'ultima assicurazione che ho messo è un cordino appoggiato
su un accennato
spuntoncino a mattonella. Poco sotto un chiodo così
così.
Sopra di me la placca è compatta e povera di sporgenze.
Appena alla mia destra un bel buco (ma niente chiodi).
A cinque-sei metri un altro bel buco da due mani piene.
Molto più in alto un cordino penzolante.
E, nonostante il passaggio, la mia mente non fa che rimuginare ad
altro: e il lavoro, e le scelte di vita, e...
Tra una disordinata folata di pensieri e l'altra mi passa per la testa
di tornare indietro arrampicando e far passare davanti Dario.
Ma subito ho un moto di fastidio: "Arrampicare all'indietro?
Naaahhh... E' così noioso...".
Sì, penso proprio: "è noioso"....
Sono più strano del solito, oggi.
Controvoglia studio bene la placca.
Poi - sempre controvoglia - faccio il primo passo.
Ora sono a destra del grande buco iniziale. In basso due buchetti,
buoni per i piedi.
Non ho nessuna intenzione di andare a vedere se ci sono chiodi,
lì dentro.
Mi sposto ancora a destra, con i piedi sui bordi dei due buchi.
La mente sembra capire che il gioco si fa duro e si acquieta.
Riparto in verticale.
Due, tre movimenti delicati e sono al buon buco alto. Anche
lì, niente chiodi.
Traffico un po' col Camalot viola finché riesco ad
incastrarlo
in una rientranza dell'erosione; lavorano due camme su quattro. Meglio
che niente...
Mi alzo con i piedi nella cavità.
Alla mia destra, sul bordo di una lama, si materializza un chiodo.
Lo moschettono e procedo in obliquo verso sinistra fino al cordino: 2
chiodi, il secondo dei quali ben piantato.
Da lì ancora a sinistra, fino alla sosta in una nicchia.
Attrezzo sosta e recupero i colleghi.
La mente tace.
Il cielo e la parete attorno a me sono tornati della cruda, insondabile
solidità che acquisiscono quando il dialogo interiore si
spegne e svanisce il velo di significati con cui il
linguaggio avvolge il mondo.
Terapia d'urto al ddt...
Come ho proposto a Giovanni Mostarda di
scrivere nel
libro di via (non ero in vena di comporre), bell'itinerario
con
roccia molto buona nella parte bassa e centrale e delicata nella parte
alta.
Bisogna essere in grado di arrampicare sul difficile per lunghi tratti
con poche protezioni sui primi tiri. Nella zona dei gialli la
chiodatura diventa più abbondante.
Integrazioni alla rel. Rabanser.
L1 - Dalla nicchia d'attacco - sulla dx del pilastro - si raggiunge un
buon buco per le mani e si sale al primo ch. Da qui in obliquo a sx
sotto una fessura fino a che si orienta in verticale. La si rimonta e
si traversa a dx su roccia compattissima fin sotto un diedrino. Lo si
sale (eventualmente aggirandone il primo tratto sulla dx; al suo
termine per bella placca erosa alla sosta (30 m. - VI).
L2 - Ancora per la rampa fin sotto un'evidente fessura strapiombante
che conduce a lato di un tetto giallo. Arrivati al tetto, traversare a
sx e, al suo termine, diritti per diedro articolato alla sosta (30 m. -
VII-).
L3 - A dx della sosta fino a un esile sistema di fessure. Proteggersi
con cura e salire diritti e in lieve obliquo a dx. Lungo tratto
sprotetto. Appena possibile
piegare a dx fino rocce più facili per le quali si
sale
alla sosta. Nessuna protezione in loco sul tiro (30 m. - VI+).
L4 - Ancora in obliquo a dx su rocce arancio-grigie puntando a una lama
che si percorre fino in sosta (35 m. - VI+).
L5 - In obliquo a sx fino a un ottimo ch. Di qui più o meno
diritti puntando a una placca sotto un vago e ampio colatoio. A una
bussola di spit si obliqua a dx sfruttando la sequenza di
appoggi
migliore e puntando a un buon buco alto; 2 m. più sopra
c'è un ch; dal ch in obliquo a sx fino a un cordone
penzolante (2 ch); ancora in traverso a sx; la sosta, poco visibile,
è in una nicchia 4-5 m. a sx dei 2 ch (30 m. - VI+).
L6 - Dalla sosta in obliquo a sx fin sotto uno strapiombino.
Superatolo, in una nicchia, si trova un ch; aggirare uno spigolino alla
sua dx e traversare a dx; sosta in altra nicchia (35 m. - VI-).
L7 - Traverso netto a dx su rocce più facili; sosta poco
individuabile (1 ch e 1 spuntone) (20 m. - V-).
L8 - Passa a condurre Dario Sandrini - A sx della sosta e diritti per
un vago colatoio fino a una cengetta (20 m. - 3 ch. - poss. sosta); di
qui diritti, in obliquo e in traverso a dx fino a una sosta alla base
di un diedrino; 1 ch a U lasciato a S8 (40 m. - VII).
L9 - Diritti per il diedrino e in obliquo a dx fino a una nicchia (20
m. - VI, mi pare).
L10 - A dx della sosta e diritti per placca
gialla di roccia dubbia ma con molti ch; a una nicchia traversare a dx
e, appena possibile, salire diritti e obliquare a sx in corrispondenza
di rocce più facili, fino a una comoda cengia (40 m. - VII).
L11 - A dx della nicchia di sosta si supera uno strapiombo molto
friabile (grande presa nascosta sulla dx) e si sale diritti e in lieve
obliquo a
sx per un sistema di fessure e diedrini (40 m. - V+/VI-).
L12 - Diritti fino a un diedro inclinato verso sx che si segue fino al
suo termine; sosta da attrezzare (50 m. - IV).
L13 - Sopra la sosta per rocce facili, poi in obliquo e in traverso a
sx fin sotto le rocce sotto la vetta che si salgono per la via
più diretta (40 m. - III) (rel. 10 luglio 2007).
Commenta
la relazione
Piz da Lech
"Da che Pulpito" o Via della Codardìa
Guerzoni, De Toni - VI+, 1 p., il resto V e V+ (220 m.
ca)
[Nell']anno 1992 mi sentivo molto in forma, invincibile e immortale.
Ho realizzato alcune belle vie in Dolomiti
soprattutto su pareti con roccia molto buona come quella della Vallaccia
[in Val di Fassa, vie "Il canto del cigno" 7a+/7b, "Via delle arti" 7b];
itinerari brevi [...] con protezioni tradizionali,
[...] veramente interessanti e difficili.
È stato anche il mio ultimo anno in montagna,
dato che alla fine dell'estate ho avuto una rovinosa caduta in Marmolada
sul primo tiro di una via nuova che stavo aprendo in stile tradizionale
sul passo Ombretta, dove mi sono fratturato una caviglia.
Per me poi è iniziata una nuova fase della vita in cui arrampico di meno,
faccio soprattutto arrampicata sportiva e boulder
,
ma non mi prendo più certi rischi e non vado più in giro come una volta.
Ora vivo a Innsbruck dove ho una famiglia, insegno ai corsi di arrampicata
e faccio un po' di boulder
ogni tanto.
R. Mittersteiner
Liberare l'artificiale
www.up-climbing.com
intervista a cura di
M. Oviglia ed E. Svab
Uno
La meteo, questo we, è - tanto per cambiare - infida.
Venerdì pioggia, sabato e domenica bello, ma con venti freddi da nord.
Per
domenica Andrea avrebbe i suoi soliti quattro o cinque mega-obiettivi,
quasi tutti lunghi, o a nord o a ovest o a nord-ovest e ad alta quota,
dove troveremmo freddo.
A fatica riesco a convincerlo a puntare a pareti più basse e con esposizione sud.
E lui, dopo averci rimuginato tutto il sabato pomeriggio, mi spara lì una "
Weg durch das Saxophon
"
che, lì per lì, mi lascia interdetto.
Sì, è lunga solo 200 m., è a sud e raggiunge una quota massima di 2.900 m. [Piz da Lech].
Ma è stata aperta da Roland Mittersteiner e ha la fama di essere poco
proteggibile e su difficoltà di VIII-, VII-, VI+ e V+: la ribattuta è
probabile.
D'altra parte, se non si risica, non si rosica: proviamo.
L'accordo è il solito: a lui i tiri sopra il VI+, a me gli altri.
Alle 8:00 di domenica siamo alla cabinovia di Corvara e alle 9:30 alla
base della via; la parete, nonostante le piogge, è in condizioni
perfette.
Salgo "facili roccette" di VI- sotto l'attacco e porto Andrea a S1.
Poi lui parte.
In quaranta minuti, dopo aver usato 1 ch [
in loco], 1
cliff, 1 altro ch [[
in loco], 1 camalot giallo, 1 tricam, 1
sandwich di ch piazzato da lui e 1 altro
cliff, ha percorso 7 m. del primo tiro. Gli mancano almeno 30 m. per arrivare in sosta.
E si è anche fatto calare in cengia per cercare di capire in quale
direzione prosegua la via, se a sx, per placca a buchi e liste, o a dx,
per diedrini. Ma non ha visto nulla, se non un ch rosso 15. m. sopra il
punto massimo raggiunto.
Poi è tornato su.
Altri cinquanta minuti di tentativi.
"Vieni giù", gli faccio.
Lui lascia un moschettone sull'ultimo ch
in loco, recupera il materiale e scende. E - quasi sollevato, ma anche arrabbiato - mi fa: "Perché
non mi hai incoraggiato ad andare?"
Mah...
Se non sai dove andare, non vai da nessuna parte.
Ci caliamo alla cengia sottostante, ci spostiamo a sx [ovest] e
prendiamo la prima via facile che incontriamo: ometto alla base e rampa
a gradoni verso dx, puntando a un caminone che fila diritto verso la
cima [scopriremo di aver imboccato l'attacco della
"Castiglioni-Detassis"].
"Sai che storia se oggi apriamo una nuova via?", dice Andrea.
Vie nuove?
Lungo camini di impostazione classica?
Su una delle pareti più frequentate delle dolomiti?
Con la seggiovia che ti deposita quasi all'attacco?
Mmm...
Due
L1 - Andrea fa S1 con ch
in loco e fr alla base del caminone [quello di dx, non quello di sx] [40 m. - III].
L2 - Io supero per fessura una prima strozzatura strapiombante del
camino e, arrivato a una cengia, siccome il camino sopra è bagnato, mi
sposto a sx, per andare a vedere le condizioni di un altro caminone a
sx: è una lavanderia. Rientro a dx e mi fermo a una sosta, già
attrezzata, alla base di un diedrino che punta di nuovo verso il camino
di dx [25 m. - IV+].
L3 - Andrea sale il diedrino sopra la sosta -
boulder
duro in partenza [VI+] -, obliqua a dx per facili rocce e torna a far
sosta - gia attrezzata - nel camino di dx, sotto una cupa strozzatura
ostruita da un macigno [35 m. - VI+ 1 p. - poi IV+].
L4 - Io salgo sotto la strozzatura; e sarei tentato di passare
attraverso un buco lasciato libero tra il fondo del camino, le due
pareti e il masso; ma Andrea protesta [in effetti, lui, con lo zaino,
non ci passerebbe]. Allora aggiro il macigno a dx e salgo in placca.
Adesso il caminone è alla mia sx, ma è largo, bagnato, friabile e
muschioso.
Meglio la placca.
Procedo in lieve obliquo a sx e trovo un ch in un diedrino. Mi alzo
ancora, compiendo un arco verso dx in placca ad aggirarne un
rigonfiamento e rientrando a sx. Dopo 40 m. di tiro, la corda - per gli
attriti - non viene più.
Faccio sosta: nicchia, 2 camalot [blu piccolo e - mi pare - rosso] [40 m. - VI-, 1 p., poi V e V+; sul tiro 1 ch e 3 fr].
L5 - Andrea mi raggiunge. Io gli suggerisco di andare a sx, senza
entrare nel camino, ma puntando per placca a un altro macigno
incastrato. In quel punto la parete sembra cedere.
Diritti, non se ne parla: muro articolato appena strapiombante. A dx rocce gialle e un naso aggettante.
Andrea opta per la dx: obliqua per qualche m. e raggiunge una cengia,
Da lì traversa e obliqua a dx, fino a portarsi su un pulpito proprio
sul filo dello spigolo che delimita a dx la placca [20 m. - V/V+, poi
III - sul tiro 1 cl, 1 fr, 1 cl - Sosta da attrezzare].
"Questa è almeno almeno una variante", dice, tutto soddisfatto. "Come la chiamiamo?"
"'Da che Pulpito'?", gli rispondo.
"'Da che pulpito?", ride. "Perché non 'Via della Codàrdia? Visto che ci siamo ritirati..."
"Si dice: 'Via della Codardìa' [per chi non ci crede:
www.parolata.it]. Mah, se ti va..."
L6 - Porto la cordata fuori dalla parete prima per rampa a dx dello
spigolo, scavallando poi un ulteriore, largo camino e infine per
placche e muretti articolati alla sua dx. Sosta attrezzata su uno dei
macigni dell'altopiano sommitale con 1 nut micro, 1 cordino, 1 fr
camalot verde. Bel tiro [60 m. - IV e qualche passo V+; sul tiro 4 fr.]
Tre
Per la discesa imbocchiamo la ferrata.
Scendendo lungo lo spigolo del pilastro [è appena a dx - E - della via
di Mittersteiner], ci accorgiamo che abbiamo il pilastro e la nera
colata del sassofono davanti a noi, a nemmeno una trentina di m. di
distanza. Si vede tutta la via nel dettaglio.
Che scemi...
Lo avessimo saputo prima...
Sul tiro di VIII-, nel punto in cui Andrea si è fermato, si deve andare
prima in obliquo e poi in traverso a sx, quindi in lieve obliquo a dx
fino al ch rosso [malmesso].
Sulla lunghezza successiva, come da rel., si deve stare a dx per rientrare poi a sx.
Ci perplime il tiro di VI+: una lavagna tra il giallo e il nero che non
mostra cedimenti degni di questo nome e non sembra offrire punti di
assicurazione.
Beppe, qualche ora dopo, ci riferirà che il tiro è famoso per essere
improteggibile: 35/40 m. di VI+ senza la possibilità di piazzare
niente: l'eventuale volo sarebbe direttamente sulla sosta [1 spit e
cordone in cl].
Mittersteiner era famoso per il suo controllo mentale su lunghezze del genere.
Andrea è eccitatissimo: "Ci torniamo! Dai! La prossima settimana. Adesso sappiamo come si fa..."
Io nicchio: il tiro toccherebbe a me [è VI+]; ma quante probabilità ho
di alzarmi per più di 10 m. sopra la sosta su una nera parete liscia
con diff. di VI+ senza aver messo neanche una protezione, insicuro come
sono dopo l'incidente?
Il 20%?
E quante probabilità ha Andrea di fare meglio di me, lui che ha messo
giù l'universo mondo [in protezioni] sul tiro di VIII- per avanzare
solo di 7 m.?
Un 40%?
Secondo me, la prossima volta, arriviamo a S4, perdiamo un'altra ora e mezza a cercare di passare e poi ci caliamo.
Vabbe'...
In certi casi, se non ci si picchia il naso, non si impara.
Quattro
Ieri, in occasione di un
meeting organizzato
da un'azienda che produce abbigliamento sportivo, Andrea ha conosciuto
Della Bordella e Palma, due tra i più forti arrampicatori lecchesi, che
lo hanno invitato ad andare ad arrampicare con lui.
Che, per noi, arrugginiti, donchisciotteschi guerrieri sopravvissuti
allo smilodon, sia arrivato il momento di tirare un po' il fiato?
La mia schiena esulta.
Timidamente, ma esulta.
***
Mi scrive
E.:
News
La penultima
Commento
Ma quante ne sai?!!
Leggo spesso il tuo
blog e lo trovo molto interessante.
E credo questa cosa dovrebbe lusingarti, non essendo io una
climber ed essendo donna [no, non sono la pornostar dell'Alabama di cui al
post precedente; mi spiace].
E allora perchè lo leggo, dirai tu.
Diciamo che mi piace lo spirito della cosa: è spesso fonte di qualche riflessione.
E resto sempre impressionata dalla tua capacità di argomentare ciò che pensi.
D'altronde amici mi avevano parlato di te come una specie di
guru intoccabile dei
climber, una specie di ispirazione collettiva per il mondo dell'alpinismo a elevarsi in tutti i sensi [che fardello!].
E' stato questo a spingermi a curiosare nel tuo sito...
In effetti, vista la premessa, di meno non potevo aspettarmi: comunque, aspettative ampiamente ripagate.
Complimenti!
Dimenticavo: bello soprattutto che, accanto al lato spiritual-meditativo, ci sia il tuo lato ironico!
E.
Respondeo
Ciao E.
Perdinci...
Ma certo che mi lusinga che una donna - che per di più non arrampica -
legga quello che scrivo. Ma come fai? A leggere tutto, dico. Anche
quando scrivo di friend, micronut, tacche, boulder, soste, ecc..
E mi lusingano tutti i complimenti che mi fai...
Però...
Hem...
Non sono per niente sicuro di essere considerato, almeno nel mio giro, un
guru degli arrampicatori.
E questo per almeno tre motivi:
- Sarebbe una contraddizione in termini; "guru", in sanscrito, significa "colui che disperde l'oscurità" [info wikipedia
qui]; ora, io mi trovo a vivere in una condizione di - come dire? -
discreta oscurità interiore; e, siccome chi è nell'oscuro non può
disperdere l'oscuro, ne deriva che io - per motivi sostanziali - non
posso essere guru;
-
Per curiosità sono andato a vedere le statistiche del sito [cosa che
non faccio mai] e ho scoperto che, oltre a un numero insolito di visite
dalla Cina [presumo legato ai miei recenti post su i ching - ma, per
sicurezza, chiedo: "Orsù, visitatori cinesi, chi siete? Perché visitate
il mio sito con cotale frequenza? E da ogni parte della Cina, poi"], a
un numero abbastanza alto di visitatori bresciani [gli arrampicatori
della rete locale, che cercano info su questa o quella via della
montagna bresciana o della valle del Sarca] e a un numero alto di
visitatori dal Lazio [presumo siano i fuorviati romani che,
dissacratori come sono, di sicuro vengono a leggere quello che scrivo
per farsi quattro grasse risate], non mi pare di catalizzare
l'attenzione della comunità arrampicante in modo così marcato;
-
infine, quelli del mio giro stretto [diciamo Andrea, Dario, Ginetto,
Giovanni, Ralf, Stefano, in rigoroso ordine alfabetico] mi considerano
un socio di cordata, forse un po' strano, ma certo non "uno che
disperde l'oscurità".
Quindi, per mia fortuna e con mio grande sollievo, non sono un
guru.
Sì, ammetto che, anche se io non mi considero un
guru,
può essere che altri mi considerino tale. E io mica ho il potere di
fare in modo che le persone pensino di me quello che voglio io, no?
E siccome - come scrivi - è un fardello elevare gli altri [in tutti i sensi], considerato che fare il
guru
è in linea di massima una scocciatura che all'incauto apportatore di
luce porta per lo più noie e obblighi non desiderati e tenuto conto del
fatto che quella parte di me che, in effetti, un po'
guru è pensa che ciascuno sia responsabile in proprio della
propria vita e che non debba affidarla a
guru di sorta, nel dubbio che qualcuno davvero mi consideri
guru, sto provvedendo
un po' alla volta a togliermi dal centro dell'attenzione.
Non dovrebbe essere difficile: basta che smetta di fare vie dure.
Mi manca solo di trovare un forte compagno di cordata - della sua età - per Andrea; e poi è fatta.
Così mi passa la voglia di scrivere; e
ipso facto smetto di pubblicare.
E poi mi dedico totalmente all'epicureo piacere catastematico [info wikipedia
qui].
Quanto al "Quante ne sai?", presto detto: è tutto frutto della
prodigiosa mente estesa che ha nome "internet", dei motori di ricerca
che consentono di avere sottomano con un clic tutto lo scibile umano e
di una fervida fantasia unita a chiacchiera accademicamente certificata.
Una sola domanda: in che senso sarei "intoccabile"?
Vabbe'...
Non è importante.
Era solo una curiosità.
Grazie per il
post, la tua paziente lettura e i complimenti.
Ciao
Sandro
***
Mi scrive
Farfalla Indigesta:
News
NON FARE IL FURBO!
Commento
Sandrodetoni.it, non fare il furbo.
Non ti ho chiesto di darMI motivazione. Ti ho chiesto di PARLARE di motivazione, non fare il finto Toronto.
Lo stesso dicasi per lo smilodon: ti può far andare avanti. Ma perchè
devi, non perchè vuoi. La differenza è sostanziale e so che lo sai
benissimo.
Quindi non fare lo gnorri.
Per Dakota Brookes. Certo che la fai seria, te, la faccenda. Sarebbe
stato un bel modo di chiudere tutto. Un suo video e due righe. Hah!
Farlalla ormai morta, mi sa...
Respondeo
Ciao Farlalla.
Ho dato precedenza a E..
Spero capirai.
Così, a sensazione, mi sa che un po' scherzi; e un po', questa volta, sono riuscito a farti arrabbiare davvero.
Il fatto è che, ultimamente [sarà colpa dello smilodon], faccio fatica a mediare.
E ogni tanto mi partono colpi come quello sotto: swisshh, zac!
Così è.
Ti rispondo telegrafico perché ho già scritto troppo. Spero di non andarci giù duro anche questo giro.
- Parlare di motivazione, così in generale, mi è difficile: la
motivazione mica è, che ne so, una vaga entità emotiva che vaga -
appunto - per gli spazi mentali cercando chi motivare; c'è sempre
qualcuno che è motivato o meno a fare qualcosa in qualche maniera
specifica; e siccome, almeno a giudicare da quello che scrivi, quello
apatico sei tu, ho pensato che tu desiderassi essere motivato;
ma se io non so per che cosa e in che modo vuoi essere motivato,
proprio non posso farlo; scrivere di motivazione, intendo; e quindi
sono andato di immaginazione;
-
Sullo smilodon, sono dell'idea che resti il metodo migliore per
motivarsi: è come essere nel bel mezzo - che ne so - dello zoccolo
sotto la sud-est della Seconda Pala di San Lucano, abbrancato ai ciuffi
di festuca di un prato verticale, l'ultima protezione 20 m. sotto il
culo, il tuo socio presente ma dimenticato laggiù e i grilli che
cantano all'impazzata; nell'aria odore di citronella e di graminacee
mature; non appena realizzi dove sei, non ci metti nemmeno mezzo
secondo a fare quello che devi fare nel modo migliore. Spegni la mente
raziocinante e, in modo spaventosamente efficace, fai quello che è
meglio per te: trazioni i ciuffi d'erba come vanno trazionati, ti
proteggi come puoi ai mughi o alle occasionali rocce, punti a portarti
al sicuro, sei felice quando mangi [bastano barrette e mandorle] e
quando bevi [acqua, eh?], quando te ne stai finalmente disteso a
riposare le stanche ossa per quanto incastrato a bivaccare in un diedro
obliquo; sei contento quando il sole tramonta e - forse un po' meno,
perché è ora di ripartire - quando il sole sorge; e sei nel bel mezzo
di un'avventura grandiosa.
Sì, forse l'approccio è massimalista e fa perdere le sfumature.
E, forse, fa prestare troppa attenzione al "qui e ora".
Però non penso sia un metodo per andare avanti solo perché devi.
E' un metodo per andare avanti nel modo migliore perché devi.
Io sto arrivando alla conclusione che nella vita i momenti nei quali si
debba andare avanti perché si deve sono molto più frequenti dei momenti
nei quali si va avanti perché si ha voglia.
Questo perché la vita è tipo la "Via della Rinascita" a Cima alle
Coste: una smarzeria unica, immersa in un ambiente a volte
insignificante, a volte cupo e opprimente e a volte maestoso.
Vegetazione caotica e blocchi instabili ovunque.
Lo smilodon non cambia l'ambiente esterno, che resta quello.
Lo smilodon cambia il modo in cui ci passi attraverso: silenzioso, concentrato, nel miglior modo possibile. -
E sto arrivando anche alla conclusione che lo smilodon abbia marcate propensioni estetiche.
Questo è il motivo per il quale ci sono andato giù pesante con Dakota,
la ormai celeberrima pornostar dell'Alabama [suona bene, eh? "Dakota,
la pornostar dell'Alabama"; ma perché - per inciso - si chiama "Dakota"
se viene dall'Alabama, poi?]; lo smilodon pretende che chiuda bene, se
devo chiudere. Che finale sarebbe stato "un video di Dakota e due
righe"? Un grottesco finale alla Woody Allen? Il mio personale smilodon
ha enfatici e barocchi gusti battaglieri; che ci posso fare io?
Vabbe'...
Chiudo comunicandoti che, siccome firefox 3.6.7. consente di personalizzare la testata del
browser
con le immagini più varie, io, in coerenza a quanto ti scrivevo, ho a
lungo cercato una "persona" - così si chiamano i fondini - con uno
smilodon che mi contemplasse con occhio gelido, senza trovarlo; poi un
lupo che, sempre con occhio gelido, mi fissasse ricordandomi il momento
ultimo, di nuovo senza trovarlo; alla fine ho trovato una tigre, con
immobili occhi verdi.
Inflazionata, ma è quello che cercavo: ha lo sguardo giusto.
Così, adesso, quando sono in internet per lavoro o per svago, una tigre
mi guarda con gelidi occhi verdi, come fosse lì lì per fare
sgnack...
Tra parentesi, la tigre, animale sacro a Dioniso e manifestazione sia
yang che yin, "conduce i neofiti nella giungla per iniziarli attraverso
una morte che, come in tutti i miti, è preludio di rinascita" [cfr.
www.geagea.com].
Interessante, vero?
E comunque, alla bisogna, ci sono anche "personae" con gnocche spaziali ammiccanti. Magari c'è anche Dakota...
Non ho controllato.
Nella speranza di essere stato meno criptico...
Ciao
Sandro
PS - Oh, mi raccomando: per un po' commenti più terra terra, eh?
'Chè qui altrimenti rispondere è un lavoraccio. E, se adesso posso
rispondere, perché sono in ferie, tra un paio di mesi torno nel
classico
tourbillon lavorativo invernale... E, a quel punto, chi s'è visto, s'è visto...
***
Mi scrive
Nicola:
News
Questa
Commento
Ciao Sandro,
scusa se ti importuno; ma, visto che sei in periodo di quasi ferie, mi
permetto di scriverti due stupidate che mi son venute in mente
leggendoti.
Ultimamente, anche in barba a quello che, dopo il tuo incidente, avevi interpretato come un avvertimento dei
deva,
a non andare troppo in su, mi pare che, trascinato dal Guerza
tentatore, tu stia andando [o, almeno, tu stia provando ad andare]
molto in su.
La presenza dello smilodon, inteso non come il simpatico felino che
ecologicamente si occupava della previdenza sociale dei nostri
antenati, ma come simbolo della nostra ineluttabile mortalità, è
presente nei tuoi scritti recenti; e sembra che tu ti comporti come
Bonatti con le belve nella savana: non ne hai terrore perché entri a
far parte del suo
habitat, avendone totale confidenza.
Cercare la verità passeggiando nel territorio dello smilodon - si sa - non è cosa gradita agli Dei...
Che, da sempre, hanno gelosamente tenuto per sé il loro Olimpo e i privilegi che ne derivano.
Sandro, non vorrai farti mangiare il fegato per leternità, novello Prometeo che porti il fuoco agli esseri inferiori?
E se invece gli Dei avessero più subdolamente pensato di inviarti uno smilodon in incognito?
Che ne so? Misoginamente penso a una presenza femminile, che, in
maniera meno cruenta, possa distogliere il cercatore Sandro dalle sue
perigliose incursioni nei celesti territori della verità...
Cherchez la femme...
Ciao
Nicola
Respondeo
Ciao Nicola.
E ti pareva...
Altro che commenti terra terra...
Qui ci sarebbe da scrivere un poema.
Comunque:
- Sul tema del salire e dello scendere...
Sai com'è...
Per farla breve, facciamo che uso una metafora: saliti in cima alla
Terza Pala di San Lucano, tutte le vie di discesa sono lunghe, da
trovare, contorte, difficili e pericolose: non è saggio provare a
scendere tutto di un colpo: ci si fa male.
Bisogna scendere piano, con circospezione, sapendo dove si sta andando.
O si fischia giù a velocità supersonica.
E, anche arrivato all'auto, ogni buon dolomitista sa che imbrago e
martello [che è quanto dire: "attenzione"] non si depongono almeno
finché non ci si stende sotto le lenzuola, nel letto di casa.
E forse nemmeno allora...
Comunque non ho dubbi sul fatto che il mio movimento principale, in
questa fase, sia discendente; magari risalgo di qualche m.; ma
l'innalzamento è indispensabile a perdere quota. Ad esempio quello che
sto facendo in questi mesi con lo Sguerza tentatore è "passare le
consegne" [a proposito, da ieri Andrea ha il suo blog, ancora senza
contenuti, ma visitabile qui: guerza.wordpress.com].
Ed è impossibile "passare consegne" almeno di tipo alpinistico, senza salire almeno un po'.
Del
resto Bonatti e Messner - giusto per nominare due alpinisti storici a
cui più volte fai riferimento - quanto tempo hanno impiegato a
scendere? Quanto hanno vagato nei territori intermedi tra alto e basso
prima di toccare terra? E, alla fin fine, un pochino, su, ci sono
sempre rimasti.
- Quanto a piani alti, Olimpo e ricerca della verità, sono dell'idea
che lassù non ci sia nessuna verità da contemplare; non essendoci
verità da scoprire, non posso portare alcunché agli uomini; a questo
punto, quand'anche fossi un novello Prometeo, perché essere punito?
[Spero che questo non sia un sofisma alla "Prometeo", o sono davvero
qazz: i deva non sono facili da ingannare]
- Infine, in merito alle angelico-demoniache smilodon femmine che gli
dei potrebbero avermi mandato - in questo caso novello Epimeteo - per
distogliermi dall'alto, sono d'accordo con te; ma bisogna sapere quello
che si fa; se ingannare i deva è difficile, ingannare le smilodonne è addirittura impossibile: ne sanno sempre una più dei deva; non si può che giocare pulito.
A questo proposito, secondo i ching, contrariamente a quello che viene
riportato nel sito che segnalo sopra, la tigre è "re degli animali e
simbolo di coraggio, equivalente al leone nell'immaginazione di altri
paesi; animale dell'estremo yang [maschile - nota mia] che protegge dai
demoni dell'estremo yin [femminile] [I ching. Il libro della versatilità, Torino, UTET, 1997, p. 653]; insomma la tigre protegge dal demoniaco femminile.
Questo significa che, se voglio avere anche solo qualche remota possibilità di sopravvivere agli sgnack
delle smilodonne che, con fare angelico, si aggirano a valle cercando
chi divorare [mica è colpa loro: sono alcune componenti strutturali
della relazione uomo-donna a rendere insidioso il rapporto], un altro
po' di compagnia con gli smilodon maschi e le tigri del metaxü non può che farmi bene.
Commenti più terra terra no, eh?
Alla prossima [settimana, almeno].
Ciao
Sandro
***
Mi scrive
E.:
News
Questa
Commento
Ehm...
Non so se profanare ulteriormente il tuo sito con qualcosa di stupido
come quello che sto per scrivere, soprattutto dopo gli ultimi commenti
tanto elevati...
Oltretutto temo di essermi persa in qualche punto tra gli smilodon, gli
sgnack e i
veda...
Chiedi commenti più terra terra ed eccotene uno. Tanto, anche provandoci, alle vostre altezze non arrivo.
Rispondo solo alla tua domanda sul perchè ho scritto "intoccabile". In
effetti la sera in cui mi è stato parlato del tuo sito, gli stessi tuoi
conoscenti che hanno intessuto le tue lodi hanno poi iniziato un
discorso sull'opportunità del tuo non intrattenerti con smilodonne [per
usare il vostro gergo] che potrebbero distrarti dalle tue meditazioni e
riflessioni che tanto loro apprezzano [in questo senso "intoccabile"
quindi].
La cosa divertente è stata che è partito un discorso sugli effetti
collaterali delle smilodonne e del ruolo demoniaco dell'Ikea in tutta
la faccenda.
Sì, proprio l'Ikea, così legnosa e carina, pare essere molto temuta dal
mondo maschile. I tuoi conoscenti ritengono che tu ti debba guardar
bene dalle smilodonne, che potrebbero intontirti con i loro malefici
superpoteri e subdole e, convincenti quali sanno essere, portarti
lontano dalla Via. Nel concreto i tuoi fan temono addirittura che un
essere demoniaco femminile potrebbe convincerti gradatamente persino al
giretto domenicale all'Ikea [che aberrazione!!!], portando
inevitabilmente a un avvilimento istantaneo della tua anima a danno di
tutto il mondo alpinistico e non solo, che trae ispirazione dalle tue
riflessioni e considerazioni.
Personalmente ritengo ti sottovalutino alla grande...
Comunque giuro: non ci sto provando e prometto di non scrivere più...
Però...
Era troppo divertente...
O per lo meno a me ha fatto un sacco ridere quest'idea dell'Ikea come
strumento di corruzione del lato nobile dell'essere umano. Ma non mi
permetterei mai di ridere delle paure del mondo maschile... Peraltro
probabilmente fondate!
Sorry, continuate con le vostre discussioni serie...
Adesso leggo e basta.
PS
Prometti di non rispondermi come hai fatto con Farfalla Indigesta,
perchè altrimenti, da brava smilodonna [che non ho idea di che cosa
voglia dire, ma pare avere accezione negativa] mi tocca correre
all'Ikea per tirarmi su il morale.
E.
Respondeo
Ciao E.
Eh?
Commenti elevati?
Quanto a Farfalù, gli sto rispondendo in modo così brusco perché:
- mi ha chiesto in modo più o meno nascosto un aiuto;
- in questi ultimi tre anni ha ottenuto importanti risultati
professionali, sportivi [nella nostra disciplina] e personali; e quindi
è una persona in gamba;
-
in questa fase della sua vita ha alcune difficoltà relazionali; e mi chiede di pubblicare un video di Dakota Brookes;
-
che io pubblichi sul mio sito un video di Dakota Brookes non
migliorerebbe in nulla la sua situazione: una soluzione illusoria a un
problema reale non è granché efficace;
-
mentre migliorerebbe la sua situazione un approccio che noi, veci climber,
conosciamo bene: "pelo e pedalare", andare avanti come prima nonostante
le cose stiano come stanno; quando si è nei casini stare fermi ottiene
solo di far restare nei casini; e quindi ho tentato di dargli una
scossa: l'incazzatura, per un uomo, come stato mentale è migliore, in
quanto più attivo, dell'apatia; per quanto la condizione migliore in
assoluto, pure a valle, resti per me il vuoto.
Con una donna, per quanto smilodonna, non mi permetterei mai un
approccio simile, anche se mi avesse chiesto in maniera più o meno
esplicita un aiuto: troppo diretto.
E in ogni caso tu non mi hai chiesto nessun aiuto.
Quindi vai tranquilla.
Sulla questione che affligge - o, meglio, diverte - te e i tuoi amici, ci sarebbe da scrivere non un poema, ma due.
Ovvio che, sul sito non posso: lavorerei ore e ore; e nessuno leggerebbe [già questo
post è lungo come mezza Iliade; e infatti ti sei persa tu, che ti soffermi anche su
friend,
micronut e affini...].
D'altra parte rispondere con una battuta è impossibile.
L'unica cosa che mi viene in mente - rispetto alla questione "Ikea come
insidiosa foresta popolata da smilodonne in cerca di 'preda' [o,
meglio, a quel punto con la loro 'preda' già a braccetto]", dico - è:
capisco che, al solo sentir parlare di "Ikea", lungo la colonna
vertebrale dei comuni conoscenti corra un luuungo brivido di freddo...
Ma, se la 'preda' è lì e lì sta, vuol dire che non le dispiace poi così tanto, no?
E penso che anch'io farei lo stesso, se fossi sul punto di mettere su
casa con una compagna con cui sto bene, che sta bene con me e di cui
fidarmi q.b..
Non so che esiti avrebbe questo rispetto alle mie meditazioni "spirituali".
Forse diventerebbero meno estreme: un certo tipo di creatività si nutre
di solitudine e di sofferenza relazionale [mentre un certo altro -
forse solo l'aspetto luminoso del primo - è alimentato da relazioni
positive e da fiducia in sé].
Di sicuro si rarefarebbero: e chi potrebbe permettersi di scrivere e
riflettere se, la domenica, si ritrova ad aggirarsi per l'Ikea con
sguardo concentrato, cercando con gli occhi immaginarie linee di
arrampicata e chiedendo: "Niente comodini volanti, qui?"
Vabbe'...
Ok, mi preparo per il we.
Buon finesettimana a te a tutti gli incauti naviganti incappati in questo infinito
post.
Grazie, eh?
Ciao
Sandro
***
***
Probabile linea originale che, dopo la rampa e la prima parte del
camino di dx salite dalla classica "Catiglioni-Detassis", si mantiene
per placche prima sulla sx e poi sulla dx del gran camino di dx [se ho
capito bene, la "Castiglioni-Detassis" dalla cengia imbocca il grande
camino di sx], per uscire a dx sotto gli strapiombi terminali [spigolo,
rampa fessurata e placche a dx di un altro sistema di camini].
Il camino di dx, almeno nei brevi tratti da noi percorsi, presenta
chiodatura vecchia. E' quindi molto probabile che sia attraversato da
una linea classica di cui non sono riuscito a reperire il nome.
I muri e le belle placche da noi saliti si presentavano invece intonsi.
Di qui la possibilità che noi abbiamo aperto una sostanziale variante
alla via classica del caminone di dx.
Usati solo nut e friend; e non abbiamo lasciato niente in parete, se
non un ometto in corrispondenza del pulpito di S5.
Restiamo in attesa di conferme o smentite.
Linea comunque interessante e piacevole, su solida e ruvida dolomia
d'alta quota, da verificare [rel. 28 luglio 2010].
Commenta
la relazione
Punta di Larsei
Boldrin, Maceri - VII- (265 m.)
Via interessante sulla suggestiva
bastionata di picchi
sottostante il Piz Boé. Roccia non proprio ottimale. Portare
firiend e nut per integrare le protezioni esistenti.
La relazione originale è reperibile sul sito del CAI di
Bolzano,
a questo
link.
L1 - A giudicare dallo schizzo il primo tiro dovrebbe essere
più
a dx e arrivare alla sosta da dx. Comunque...
Attacco in corrispondenza di uno spit con la piastrina spiaccicata
(qualche purista all'opera?). Si sale una fessura verticale fino a
poter piegare a dx per grandi lame da trazionare con delicatezza. Sosta
su cengia con 2 spit da 8 mm. (VI/VI+ - 25 m.).
L2 - A dx per diedro e successive lame fino a uno spit da 8 mm.. Da qui
diritti (2 fix nuovi da 10 mm.) fin sotto un tetto, che si supera sulla
dx per tornare subito a sx e salire per provvidenziale diedrino alla
soprastante cengia (VII- - 30 m.).
L3 - Dalla sosta in obliquo a sx non per la cengia, ma su placca rotta
(ch verso la fine). Entrare nell'evidente diedro a sx e salire alla
sosta (IV - 20 m.).
L4 - Per rampa macilenta a dx fin sotto un tetto (2 fix in blocco
preoccupante). Nella fessura di dx sopra il tetto c'è un
buon ch
a U dal quale si traversa a sx per entrare nella bella placca sopra il
tetto, tramite la quale si va a uno scomodo punto di fermata (VI+/VII-
- 35 m.).
L5 - Sopra la sosta per strapiombino, diedrino e fessura faticosa, poi
a sx per placca fin sotto il diedro di sx dei due soprastanti la
placca. Per il diedro alla sosta (VII- - ma forse ho fatto il passaggio
più duro di quello che era - 40 m.).
L6 - Diritti e in obliquo a sx per placca articolata, puntando a un
pulpito sotto
l'evidente parete gialla terminale, a dx del grande diedro (IV - 40 m.).
L7 - Si aggira a dx lo strapiombo sopra la sosta, si raggiunge un fix e
da questo si obliqua a sx fino a un cordone. Di qui diritti e prima
appena a sx, poi appena a dx per bella parete articolata nera (VI- - 40
m.).
L8 - Per diedro-camino si supera un ultimo risalto (ch poco visibile
prima del passo impegnativo) poi a dx per placca articolata e rocce
rotte tramite le quali si esce dalla parete. Non ho trovato alcuna
sosta attrezzata (IV+ - 35 m.).
Discesa - Noi abbiamo seguito gli ometti che ci
hanno portato in
cresta
e, tramite questa, a una conca ghiaiosa (nevosa all'epoca della nostra
ripetizione). Dopo aver cercato senza esito la ferrata nei canali sotto
la conca, abbiamo optato per una lunga traversata a Ovest fino a
incrociare la normale per la salita al Piz Boé. Di qui alla
Forcella Pordoi e al passo. Abbiamo poi scoperto che la ferrata
Piazzetta passa lungo lo spigolo che delimita a Est la conca e si
raggiunge (presumo) per larga cengia che ne taglia il pendio Est (a
occhio circa 7/800 m. di cammino dall'uscita della via) (rel. 19 giugno
2006).
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la relazione
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Messaggio inviato il 26 luglio 2008
L'ho percorsa l'anno scorso in settembre (o ottobre) con il
mio amico Loris, in alternata. Via non banale (per me) ma soprattutto,
nonostante la presenza degli spit, NON sportiva.
Infatti molti sono i tratti sprotetti e da integrare (nut/friend) anche
sul non facile.
Ricordo il secondo tiro (da primo) con i due spit sotto il tetto: dopo
aver preso il largo da questi si affronta un passaggio atletico a dx e
poi subito a sx fin sotto un diedrino con un kevlar in clessidra più in
alto (da guadagnare con sangue freddo!).
Poi il bellissimo tiro che porta alle rocce facili, sosta scomoda,
passaggio impegnativo (strapiombetto, 2 o 3 spit, poi chiodo sopra il
passaggio) e traversata delicata a sx (spit molto distante e in alto a
sx) su una placca solida e verticale (ricordo di avere usato uno
spuntoncino insignificante prima come presa per passare e in seguito
per "appenderci" un kevlar alla sua sommità, infine fessura diedro con
qualche passaggio impegnativo assistito da cordini su clessidre (due se
non sbaglio) fino a un lontano spit quasi sotto la buona sosta (avevo
anche finito i rinvii..., tiro lungo, verticale ed esposto).
E per concludere mi è toccato l'ultimo tiro in camino/diedro che ho
affrontato senza alcuna protezione (io il chiodo non l'ho visto).
Via "Alpinistica", bella, aerea, esposta e ...un po' marcia. :)
Stefano (Agordo)
Ciao Stefano.
Integrazione molto precisa alla relazione ...
Eh... L'emozione aiuta a ricordare... Non c'è che dire...
Salutami Agordo e le Pale Lucane...
Grazie per il tuo commento!
Sandro
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