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Dolomiti - Passo Sella

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Torre Brunico e Mur del Pissadù Occ.


Gruppo del Sella
Piz Ciavazes
Baci da Honolulu + Al.Fa.
M. Roversi, O. Calza [Baci da Honolulu] e A. Leviti, F. ? - VIII-/VIII e Ao (285 m.)
Il tempo
è fuori squadra

G. Bateson
Mente e natura. Un'unità necessaria
Milano, Adelphi, 1995, p. 287


Uno - Lapsus
Sì, mi ero dimenticato del Guerza.
Anche lui ha la truppa - quella della lotta con l'Alpe - decimata: Pippo con una brutta distorsione alla caviglia dopo un lungo volo su "Gioco di Equilibri" a Brentino e Bio alle prese con dolori vari alle spalle.
Inoltre i soci storici [Beppe e Anello] sono in giro, sulle Alpi Occidentali.
E Luca Gatti adesso ci sta dando sotto in falesia.
Quindi Andrea si è rifatto vivo con me.
"Domenica Dolomiti?", mi chiede.

Ahia...
Qui i buoni propositi di ridurre l'alpinismus vanno a quel paese...

Andrea prima mi propone qualcosa in Vallaccia.
E io gli ribatto: "Mah, sarà ancora freddo. E poi guarda che domani pomeriggio arriva il brutto..."
Poi rilancia: "Allora Maerins. Una via di Mariacher e Pederiva?"
"Se tiri tu...", rispondo.

Dario ha le sue ragioni nel dire che noi alpinisti nel pieno della maturità - usiamo un eufemismo, valà - abbiamo un metabolismo più da sforzi lunghi e a media intensità che non da sferzate esplosive e continuità alla forza.
No, non mi ci vedo proprio - domani - a salire con serenità sul 6b/c con un ch qua e un altro là di L1 di "Tuoni e Fulmini".

"Allora Ciavazes?", [non mi ha mandato in mona, eh? E' il paretone che delimita a E il passo Sella]. "Una via moderna".

La sera a casa guardo un po' quello che c'è in zona.
Mi sembrerebbe interessante "Non c'è due senza te", via che mi attira soprattutto per quell'intrigante giochetto linguistico nel nome.
Ma poi Andrea si rifà sotto con "Baci da Honolulu", una vecchia via di Roversi, all'epoca dell'apertura con protezioni da panico e quasi abbandonata e ora richiodata in modo sicuro da Alby De Giuli.
Certo, la sequenza dei tiri mi preoccupa: 7a, 7b+, 6b, 7a, 6b, 6b+, 7a+, 7b, 6b/c.
Ma più per la mia tenuta atletica che non per la sua pericolosità: con tutti i fix che ci hanno lasciato Alby e Bernard...

Quindi buona "Baci da Honolulu".
Anche perché, prima il default di Dario [alluce annerito] e poi quello di Alberto [problemi sul lavoro] hanno fatto sfumare le mie agognate vacanze falesistiche mediterranee, cui puntavo da un po'.
E se non si può andare né in Sardegna, né a Kalymnos, né in Costa Daurada, vorrà dire che andremo a Honolulu.
Per essere più precisi al Piz Ciavazes, l'Honolulu degli alpinisti.
Baci, eh?

Due - Mah... Gradi strani
Ho appena salito L9 [L10 originaria], 6b/c sulla carta, a vista.
E, mentre me ne sto in sosta [e il vento soffia gelido e, in barba alla meteo, la giornata non potrebbe essere più radiosa di così], medito.
A me è sembrato facile.
Il tiro, dico.
Soprattutto in paragone, che ne so, a L6 [6b+ dichiarato], che sia io che il Guerza abbiamo salito per metà in artif.
Sì, è vero che Guerza aveva lo squarao.
E che io per tutta la via non ho fatto altro che risparmiarmi, tirando le coppie anche da secondo quando non passavo subito, intimorito dalla promessa perturbazione e preoccupato di non riuscire a salire la lunghezza successiva - irrimediabilmente e irredimibilmente dura - se avessi provato la libera al limite.
E poi tutta quella dolomia lucida, a tacche viscide poi non così grandi...
O magari è arrivato il temuto down da sovrallenamento.

Però il 6b+ di L6 è senza dubbio più duro del 6c di L9.

Poi ho un'intuizione.
Non è che sono riuscito meglio su L9 rispetto a L6 perché su L9 venivo dal precedente tirone di 7b [per me VII+/A1] e quindi ero caldo?
E invece su L6 sono stato alquanto pippa perché i muscoli erano ancora poco reattivi dopo la sequenza di placche iniziali?
Di conseguenza, la prossima volta, dovrei magari fare i passi duri dei primi tiri in artif., se non mi vengono subito, ma provandoli immeditamente in libera con la corda davanti per attivare dita e spalle...
L'idea è buona.
Mah, sperimenteremo.

Ormai per oggi è andata.

Tre - I vagheggiamenti bucolici del Guerz [e del tèutone]
A Pozza di Fassa ci fermiamo per un panino e una birra.
Il paese, spazzato dall'impetuosa luce del limpido e raggelante sole di maggio che già ci ha accompagnati per tutta la salita, è deserto.
Vediamo solo una bambina che, sul marciapiede alla nostra dx, spinge un monopattino rotto.
Nonostante la radiosità dell'aria, c'è un'atmosfera triste che non riesco a spiegarmi.

Mi viene in mente di una ricerca sociologica condotta nei paesi montani a vocazione turistica, secondo la quale chi vi abita soffre di di uno spleen caratteristico, che sembra dovuto all'alternanza tra periodi dell'anno in cui il paese è fin troppo popoloso e pieno di vita [alta stagione] e periodi dell'anno come questo [bassa stagione], nei quali i pochi umani che hanno resistito alla tentazione di trasferirsi in città e ancora vivono in montagna passano le giornate contandosi tra di loro, al cospetto di una natura imponente, maestosa - e per questo inquietante - sia nelle ore di bel tempo che in quelle grigie, di pioggia o di bufera.
Come se proprio la maestosità e l'indifferenza della natura accentuassero il senso di solitudine e di abbandono suscitato nei pochi residenti resistenti dal vuoto, più o meno improvviso, di "gente".
Lo dico ad Andrea.

"Però io, qui, a viverci, ci verrei. Una vacca, un orto, o, meglio, qualche lavoretto sulle piste... Vuoi non trovare qualcosa?"
Anche Ralf ogni tanto mi racconta di quanto gli piacerebbe abbandonare il lavoro che fa per dedicarsi a bucoliche attività produttive montane.
Al punto che mi ha chiesto di presentargli mio zio Pietro, che - dopo ottant'anni di vita in uno sperduto paesino carnico - ben conosce le attività montane, molto poco bucoliche e altrettanto poco produttive. Ma, se dovesse andare a catafascio tutto, indispensabili a sopravvivere.

Chi, oggi come oggi, sa tenere un orto, o allevare galline, o fare legna?
Non che io abbia nostalgia di questo genere di lavori [so quanto sono faticosi; e comunque non saprei portare avanti l'intero ciclo produttivo].
Ma, in effetti, i computer non si mangiano.

"E perché vorresti venire a vivere in montagna?", gli chiedo.
"Ah, perché in città, siamo in troppi e tutti stronzi", fa lui, icastico.
"In effetti, a starsene in molti, tutti vicini-vicini e a correre come pazzi, questi sono gli esiti", concludo.

Poi arriva un signore in Ape.
Scende, va al bancone e ordina un taj.
"Sai quanto guadagna quel signore, ad allevare vacche e a produrre latte? 40 centesimi al litro, se gli va bene. Non recupera nemmeno le spese che sostiene per la produzione. Con le industrie agroalimentari che fanno concorrenza spietata, qui, in Trentino, le cose ancora funzionano solo grazie alle sovvenzioni della Regione...", butto lì.
"Non mi importa. Meglio qui che in città."

Finiamo le nostre birre e ripartiamo verso valle.
Il sole continua a splendere magnifico in tutta la sua gloria.
La pioggia arriverà solo la notte.

***

PS - Con mia grande gioia, in internet c'è già la rel. della via [nel link del titolo riporto solo alcune note tiro per tiro].
E con mia gioia ancora maggiore, delle foto si occuperà il Guerza, forse caricandone una selezione su flikrt.
Se vi interessa vedere qualche immagine della salita [la luce era davvero spaziale, domenica] e per la versione guerziana di "Baci da Honolulu", stay tuned on guerza.wordpress.com.

PPS - Come soundtrack metto "L'Ombelico del Mondo" di Jovanotti.
Specie dopo Ummagumma, è un salto un po' forte, lo so.
Ma secondo Andrea è stata la sua - di Cherubini - ultima canzone decente. "Poi solo lagne", dice.
Ribatto: "Magari ha avuto anche lui la crisi di mezza età. Sai com'è... Intorno ai trentotto anni [anno più, anno meno] si comincia ad averne prese abbastanza, la vita si fa complicata, l'amore contorto, i sogni tentacolari, le certezze dubbie; e si diventa tristi; cose così..."
"E' una lagna lo stesso..."
Rido.
Comunque, nonostante lo stacco stilistico rispetto ai Pink Floyd, è un bel brano, pieno di energia.
Lasciate caricare il video del tutto, prima di ascoltarlo; altrimenti si sente a pezzi.

***

Soundtrack: "L'Ombelico del Mondo"
Jovanotti - Lorenzo 1990-1995 [1995]



***

PPPS - Soundtrack del giorno dopo.
CVD...
Ieri notte, girovagando su youtube, ho trovato i brani dell'ultimo album di Jovanotti. E, in effetti, mi sa tanto che anche lui si sta facendo almeno da un po' il suo bel viaggetto nei bassifondi del cosmo, nella dantesca selva oscura.
Non l'ho ascoltato tutto, eh?
Però sono diverse le tracce interessanti, IMHO più per i testi che per la musica [ma trattandosi di elettronica soft, pur con con nemmeno troppo vaghe ascendenze - como se diz? - battiatiane e trip hop, non ci si deve nemmeno attendere soluzioni musicali particolarmente elaborate].
Riporto solo "Ora", il brano che dà il titolo all'album: enantiodromia, la lotta degli opposti come sorte inevitabile; e il lieve prevalere della componente evolutiva su quella distruttiva; altrimenti il mondo tornerebbe all'oscuro da cui proviene.
Beh, Andrea. E' triste?
Mah... Sembra che così vadano le cose: una botta al cerchio e una alla botte.

Soundtrack: "Ora"
Jovanotti - Ora [2011]



***

Via interessante e su roccia da buona a ottima, anche se sporca di polvere e terriccio. Difficoltà sostenute e continue. La rel. visuale è consultabile sul sito www.albertodegiuli.com. Usato [io] un BD C3 n° 2 e un BD friend 1.

L1 - A freddo un paio di boulderini impegnativi. Utile un kevlar prima del penultimo fix (35 m. - VII e Ao o VIII-).
L2 - Tiro estremo, in pura tradizione roversiana. Alcuni buchi migliorati per i cliff. Il 7b+ sembra stretto (20 m. - VIII- e Ao).
L3 - Tenersi alla sx del tetto. Da capire l'ultimo pass., proteggibile col C3 n° 2 (25 m. - VII-).
L4 - Tiro magnifico, a vista per Andrea (30 m. - VII/Ao o VIII-).
L5 - A sx, poi diritti e a dx. Sosta. Quindi a dx, sotto lo strapiombo nel punto nel quale cede, in obliquo a sx [buchi pieni di terra] e in obliquo a dx. Ho unito L5 e L6 della rel. De Giuli. Un resting sia per me che per Andrea sul tratto chiave [roccia sporca] (50 m. - VII).
L6 - Muro giallo marmorizzato, poi a dx sotto il grande tetto, quindi diritti e appena a sx su strapiombo a buchi. In artif. tutti e due sul muro giallo: la roccia, pur solida, era lucida e invitava poco alla libera (25 m. - Ao e VII).
L7 - Muretto a buchi e strapiombino atletico (20 m. - VII e A1 o VII+ e Ao).
L8 - Magnifico muro appena strapiombante. Alcune prese risolutive sporche di terra fastidiosa. Molto intensa la sezione del terzo quarto di tiro (30 m. - VII+ e Ao o VIII- e Ao).
L9 - A dx a uno strapiombo, quindi in obliquo a sx su bella roccia (50 m. - VII/VII+) [rel. 10 maggio 2011].
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Micheluzzi
Micheluzzi e c. - VI (300 m.)
Giovanni Mostarda ed io attraversammo in moto una val di Fassa immersa in un gelo prematuro prima di arrivare ai tornanti della statale che sale al passo Sella e, fermatici bassi alla nostra prima esperienza in zona, ne tagliammo a piedi tre di essi. Insomma, l'avvicinamento fu, incredibile dictu, lungo e impegnativo. E anche la salita ci mise alla prova (non ero molto abituato a quell'arrampicata atletica su gradi sulla carta modesti). I tiri finali sono poco chiodati e, per questo, non molto facili da individuare. Percorsi l'ultimo, lo stesso sul quale, qualche anno dopo, sarebbe caduto Gianpaolo Ravasio (rampa verso destra in direzione di strapiombi), piazzando solo due friend nella fessura sotto il tetto. Cautela!
Al rientro, sulla cengia dei Camosci, nei tratti più esposti Giovanni si assicurava con grande cura al cavo di servizio, dopo aver percorso il penultimo tiro della via (V) con la protezione di un nut e un cordino "psicologico". Beh, non aveva tutti i torti: la sicurezza non è mai troppa!
Al ritorno, a pochi metri della strada, un capriolo ci attraversò il sentiero
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Diedro Buhl
Buhl - VII- (300 m.)
Nella prima parte seguimmo una via moderna a tratti parcamente chiodata (Roberta). La vera e propria variante Buhl è bella: strapiombi gialli tecnici, divagazione su placche grige, diedro sostenuto e purtroppo unto, con un'ultima sezione su buconi viscidi.
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Schubert
Schubert e c. - VI+ (280 m.)
Bella e impegnativa. Ralf Steinhilber in alto optò per la variante di destra (rel. Dinoia), VI+ molto sostenuto e poco proteggibile. Attenzione!


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Via le Moto dal Sella
Boldrin, Egger - VIII- (1 p.) (300 m.)
Sostenuta, su dolomia molto buona nella parte alta. Richiede confidenza con protezioni lunghe sul VI/VI+, assenti sui gradi inferiori. La roccia si presta poco alle integrazioni con nut e fr. Buona la rel., anche visuale, su www.montialpago.it, dove è possibile consultare anche una bella photogallery.

L1 - Noi abbiamo fatto L1 della "Rampa Del Torso" (30 m. - IV); meglio far sosta 10 m. più in alto e in obliquo a sx. Sosta su 2 fix, comoda per assicurare poi il socio su L2.
L2 - A sx entrando grazie a una lama nella zona strapiombante alla base della parete; 2 fix in marcato strapiombo, poi 1 fix in placca; di qui diritti, aggirando quindi a dx un rigonfiamento della parete; il 4° fix è appena a dx della verticale del 3°; indi in lieve obliquo a dx alla sosta (35 m. - VII-); la nostra variante è arzigogolata, inutile e pericolosa.
L3 - A sx della sosta strapiombino atletico; quindi a sx un paio di m., per proseguire in obliquo a dx per rampa fino a una zona di rocce rotte, dal delicato superamento; oltre, appena a dx, la sosta (40 m. - VII-).
L4 - Magnifico muro grigio cui segue un altrettanto magnifico muro rosso-giallo strapiombante a buconi, da superare in lieve obliquo a dx; all'ultimo fix un paio di m. in obliquo a dx; quindi diritti (o per la diramazione bassa di dx o per quella di sx di un canale erboso che scende dall'alto; raggiunto il canale erboso per esso e per rampa obliqua a dx alla sommità di un vago pilastro; dall'ultimo fix alla sosta ca 15 m. senza fix; è possibile piazzare qualcosa, ma di non molto affidabile ((50 m. - VI+/VII-)
L5 - A dx per facile cengia fino a un fix; si supera il muro soprastante in lieve obliquo a dx per bella placca articolata puntando a un pilastrino alla base di una grande quinta rocciosa; la si aggira a dx e prima per vago canale e poi con bella e difficile arrampicata tecnica si entra nel cuore della "placca bianca"; irrazionale la collocazione del punto di fermata. Le cenge no, eh? Meglio una bella placca spacca-piedi. Vabbe'... Di grazia che hanno chiodato... (45 m. - VI+)
L6 - A sx della sosta singolo secco, poi in lieve obliquo a dx fino a una cengia alla base del bel muro rosso terminale; 3 fix con arrampicata ariosa su parete a buoni buchi; per la sosta idem come L5 (45 m. VI/VI+);
L7 - Sempre sul muro rosso; 5 movimenti impegnativi poco sotto il tettino [1 riposo per Ralf, 2 per me]; poi in obliquo a dx alla sosta (25 m. - VIII-);
L8 - In traverso a dx [fix dietro uno spigolino], quindi diritti e in lieve obliquo a dx per muro articolato [da qualche parte ci sta un ottimo fr 5 Ande]; raggiungere il diedrino cieco a dx della placca solo verso l'esaurirsi di quest'ultima; un ultimo pass. atletico - e non friabile come dichiarato nella rel. - su strapiombino e lama terminali, quindi sosta su pulpito esposto con magnifica vista sulla parete (25 m. - VI+);
L9 - Per canale inclinato a sx [II] e prati ripidi al sentiero di discesa [rel. 5 giugno 2012].
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Vinatzer
Vinatzer e c. - VI/Ao (200 m.)
Giovanni Mostarda salì a caso il 1° tiro (non un chiodo), io mi sparai tutta la fessura del 2° incastrandomi per bene sul suo fondo (è possibile uscirne prima incontrando difficoltà più moderate), poi ancora Giovanni sullo speleologico 3°, mentre a me toccò lo strapiombante e corto 4° (saranno 10 metri): i chiodi erano tanti e talmente distribuiti che mi disorientai.
Stupenda via del gardenese: classica, ma con un'anima moderna. Attenzione all'uscita, su ghiaie ripide.
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Prima Torre di Sella     
Via Schober-Rossi
VI+ (180 m.)
E' una via di cui ricordo ben poco, se non il 2° tiro, con prese particolarmente viscide, ma molto ben chiodato. Il 3° lo è meno. Nel complesso un discreto ripiego.
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Delenda Carthago
Galvagni, Maceri - VII- (180 m.)
Bella via di ripiego, chiodata a fix del 10 e su roccia solida.
Ottima la relazione degli apritori a questo link.
Solo alcune brevi integrazioni.

L1a - In comune con la Schober. Utile una fettuccia per clessidra. Poss. sosta a S1 della Schober, non necessaria.
L1b - Rampa obliqua a dx. Presenti 2 ch. Eventualmente portare 1 nut medio-piccolo.
L3 - Diritti, in obliquo a dx e ancora diritti per evidente diedro con 1 ch verde poco sopra una cengia e 1 fix al suo termine. Sosta in nicchia a dx.
L6 - S6 a fix, bassi in blocco di parete sano sulla cengia terminale (Rel. 26 settembre 2006).
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Terza Torre di Sella
Runggaldier - Senoner + Vinatzer (dalla cengia a spirale)
Runngaldier,  Senoner - Vinatzer - VI (400 m.)
Bella combinazione su roccia buona. Gli appigli del 1° tiro della Vinatzer sopra la cengia sono marmorizzati.
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Via "Dietro l'angolo"
Rossin, Zampatti, Festi - VII-/A1 (300 m.)
Via sostenuta che attacca nella gola Nord-Ovest della III Torre sulla verticale di un evidente grande diedro strapiombante percorso dal 3° tiro (VI+ molto simile ad un 6b - Sarà stato perché era bagnato?). La via prosegue lungo la fessura sotto il tetto che chiude il diedro: un buon VII-. E' preferibile passare in libera piuttosto che in artificiale: ballerine le protezioni presenti. Per arrivare in sosta si è comunque costretti a usare il cordone che penzola dalla fessura soprastante, attaccato ad un buon bong (la sequenza è liberabile da ardimentosi).
La relazione di Iacopelli, nel tratto superiore, perde un tiro: passai un'ora a cercare a destra la continuazione di una lunghezza che saliva verso sinistra. Arrivati alla Cengia a Spirale, Giovanni Mostarda ed io ci ritenemmo paghi e scendemmo.
Racconto - Una strana estate
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Quarta Torre di Sella
Malsiner - Moroder
Malsiner, Moroder - VI+ (400 m.)
Via bella e continua su roccia che, a un primo sguardo, lascia perplessi, ma si rivela solida alla trazione. Si presti attenzione al penultimo tiro (lungo più di 50 m.). E' possibile fare sosta intermedia ad uno spit (?), dopo la placca che si supera in traverso a destra.
Arrivati a quella che ci sembrava la cima, Ralf Steinhilber, vedendo un ulteriore salto di roccia sopra di noi, commentò: "Ma non è ancora finita?". Avvicinatici, scoprimmo che quella che sembrava un'altra balza della torre era in realtà la sezione terminale della parete ovest del Piz Ciavazes (o, comunque, del corpaccione roccioso cui la Torre è addossata) e che da esso ci separava un baratro insuperabile. Ne fummo contenti.

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Torre delle Mesules Occidentale
L'Nein
Rabanser, Moroder - VI- (260 m.)
Ginetto Maffezzoni propose la via attirato dal laconico "entusiasmante" con cui Bernardi commenta l'itinerario sulla sua guida. Per i primi 4 tiri non ci sembrò tale. Dal 6° (il 7°della rel. Bernardi) intuimmo. E' il vero tiro chiave: placca tecnica sprotetta che richiede esperienza nel piazzamento di cordini e nut.
Attacco alla radice di un'evidente fessura a Y (cordino in clessidra).
L1 - Per rocce rotte, a un diedro inclinato. Sul suo fondo e più facilmente alla sua destra fino a una cengia. Sosta o sulla continuazione della rampa (preferibile) o in nicchia a sx (50 m. - IV).
L2 - Per muro rotto alla cengia successiva (20 m. - IV).
L3 - Si traversa a sx sotto un tetto, si rimonta il bordo sx di un diedrino, si sale sotto due diedri paralleli e si imbocca quello di dx, con 2 ch (1 p. boulderoso). Con attenzione (roccia delicata) alla sosta (25 m. - V+).
L4 - A dx della sosta si rimonta uno strapiombino e si segue il successivo sistema di fessure, prima inclinato verso dx e poi verso sx. Circa 10 m. prima della sosta (cengia visibile dal basso) si può uscire a dx per parete articolata e con più semplice arrampicata si arriva al punto di fermata (50 m. - V+).
L5 - Per fessurine, rocce rotte e rampa si aggira il vago spigolo del pilastro e si arriva ad una cengia inclinata,con 2 ch (non visibili) di sosta. Meglio fermarsi (20 m.- IV+).
L6 - Io non mi fermo e continuo a sx per placche e rampe fin sotto una bellissima, ma preoccupante placca grigia per la quale, secondo la relazione, dovrebbe passare la via. E, in effetti, in alto, in mezzo al muro, si vede un cordino in clessidra. Mi proteggo, salgo alla clessidra, scopro che il cordino è... poco più di uno spago, impiego 10' a trovare un sistema per proteggermi e proseguo con arrampicata delicata fino alla sosta, a dx, oltre lo spigolo del pilastro. Prima della fermata è possibile aggiungere un'altra protezione (si vede dalle foto) (30 m.- VI-, almeno secondo me).
L7 - Per placche prima sopra la sosta e poi a sx, per sistema di fessure (cordino segnavia in clessidra) (40 m. - V-).
L8 - Breve muretto di roccia delicata, poi diedrino e rocce rotte fin sotto uno strapiombino, oltre il quale, per sfasciumi, alla sosta (25 m. - IV+).
Relazione visuale - L'Nein
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Torre delle Mesules Orientale
Brunsin
Holzknecht, Demetz - VI+ (230 m.)
Poco chiaro l'itinerario in corripondenza del 3° tiro. Questa la linea da me seguita: qualche metro diritto sopra la sosta, poi a sx su placca tecnica, diritto per diedro accennato e lievemente a sx per rampetta fino sotto ad un evidente diedro giallo, percorso per 3-4 m. per poi deviare nettamente a sx (strapiombo a buone prese), puntando ad un cordino e, ancora più a sx, ad una sosta sotto un evidente diedro grigio. In complesso una bella via su roccia ottima. Fastidioso il fango nei buchi dopo piogge.
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Via Walde e c.
Walde più compagno - VI- (220 m.)
Facile confonderla con la precedente, come accadde a Dario Sandrini e al sottoscritto nel corso della nostra ripetizione. 2° e 3° tiro molto belli, lungo un evidente e lineare sistema di diedri e fessure ben proteggibili. Qualche tratto di roccia instabile sui tiri superiori.
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Regenbogen
Kritzinger, Vinatzer - VII (225 m.)
Ovvero "Arcobaleno", mi ha spiegato Ralf Steinhilber. Bella via impegnativa aperta con pochissime protezioni da due alpinisti all'epoca giovanissimi. Impossibile dire che cosa è opportuno portare. Dario Sandrini e io avevamo di tutto, tricam compresi, ma abbiamo usato poco. D'altra parte, forse è davvero meglio portare di tutto (spit esclusi, ovviamente).

L1 - Si attacca per placca nera a buchi, sulla sinistra della Torre. Da sotto è (poco) visibile un cordino annerito in classidra. Si sale la placca e, al suo termine, si punta a dx sfruttando una fessura e la seguente cengia erbosa. 3/4 clessidrine (umoristiche) di protezione (25 m. - VI-).
L2 - A dx della sosta per diedro. Appena possibile, a dx per placca e poi diritti per fessura o per placca alla sx di quest'ultima. Lunghi tratti poco proteggibili (35 m. - VI).
L3 - Si sale il camino sopra alla sosta stando ora al suo interno, ora al suo esterno. Arrivati in cima, si prosegue sulla sommità della grande lama fino al suo margine sx. Non è facile piazzare le protezioni (25 m. - V).
L4 - Tiro chiave - A sx della sosta fino a ch con fettuccia viola, ci si alza di 1 m., ci si tenta di proteggere in qualche modo (Dario ha usato un friend Camalot viola piccolo), si piega a dx per placca e, con difficile arrampicata, si raggiunge un secondo ch lontano, visibile anche dalla sosta (cordino e moschettone penzolanti sulla verticale della s.). Ci si alza sul ripiano in cui è infisso il ch, ci si protegge - ancora - in qualche modo (Dario ha usato un nut medio-piccolo) e si sale la successiva, impegnativa placca. Poi per fessura verso sx (clessidre e fessure da friend). Planetmountain segna la sosta su clessidra dopo 25 m., scomoda. Dario preferisce traversare a sx e salire la prima parte della placca oltre lo spigolo. Sosta dopo 40 m. attrezzata da Dario in una concavità della parete (1 ch e 1 cl) (40 m. - VII e VI-).
L5 - Per placca articolata alla comoda sosta, ch universale di via e cl (20 m. - V).
L6 - Per diedro e rocce rotte a una cengia con punto di fermata sotto un evidente sistema di fessure (30 m. - IV).
L7 - Con faticosa arrampicata si sale il sistema di fessure, si entra in un camino, lo si segue e, al suo termine, si esce a dx per placca e spuntoni. Io ho fatto sosta alla conifera sul prato 15 m. a sx dell'uscita. Non ho trovato altri solidi punti di fermata (45 m. - V).

Per la rel. visuale, cfr. Planetmountain. Niente link: se lo faccio, spostano le pagine...    
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Mur del Pissadù Occidentale
Anton Aus Tirol
Michelini, Ortolani, Beccari, Torretta  - VIII/Ao o VIII+ (335 m.)
Via molto impegnativa, a detta di Dario Sandrini più continua della vicina "Oro e carbone". Se si ha il grado e si punta all'"a vista", attendere dopo congruo periodo di asciutto. Il 7b è atletico, ma non estremo. Tutt'altra questione il tiro di 7a, 50 m. continui di VII/VII+ con passi di VIII- e protezioni distanti, poco integrabili. Per fortuna ha condotto Dario sui tiri più duri. Ho forti dubbi che sarei riuscito a passare su L6.

L1 - Si sale per placca nera e successivo diedro strapiombante a grandi buchi. Arrampicata fastidiosa con parete bagnata. All'ultimo spit, in vista di una sosta a sx, non traversare in quella direzione, come alcuni segni di magnesite lascerebbero intendere, ma proseguire diritti (40 m. - VII-).
L2 - Dario arriva in sosta. Mi chiede: "Dove va, la via?". Io gli indico l'impressionante strapiombo bianco sopra la nostra testa. Prevedibile il "Nooo!!!" di Dario. Diritti sopra la sosta per fessura e poi a dx su strapiombo a buoni buchi. Il passo d'uscita, se umido, diventa più impegnativo, ma, asciutto, non è proibitivo. Poi a sx alla sosta (30 m. - VIII/Ao o VIII+).
L3 - Per placche e muretti sopra la sosta fino a una cengia (possibile sosta). Ancora diritti per placche di difficoltà omogenea (50 m. - VI+).
L4 - Appena a sx della sosta per vago diedro, placca e altro dedrino dall'imbocco impegnativo. Breve tratto di VII+ obbligato (40 m. - VII+/VIII-)
L5 - (Se ben ricordo) fessura a sx della sosta fino a un tettino che si supera direttamente (spit non visibile dal basso). Poi ancora diritti per placca e (mi pare) per altra fessura con finale strapiombante. Uscita più facile a dx. Sosta su cengia (30 m. - VII).
L6 - Tiro chiave - Per fessura o per placca alla sua sx a una cengia sotto un tettino. Lo si supera sulla sx e si prosegue per placca verticale fino a piegare difficilmente in direzione di un altro piccolo tetto. Lo si aggira a sx e si sale per muro atletico e successiva fessura (poss. integrazione con friend medio-piccoli) o (più facilmente?) alla sua sx. Infine ancora diritti per bel muro a buchi fino alla sosta (50 m. - VIII-).
L7 - Si sale il diedro nero strapiombante sopra la sosta, se ne esce il prima possibile a sx, si prosegue diritti per placca e poi a sx per rampa articolata (25 m. - VII-).
L8 - Gli apritori devono essere amanti dei muri oltre la verticale ("Se no l'strapiomba, no l'me piase", si dice mormorasse, con liquida "l" triestina, Michelini in apertura). Nonostante le molte soluzioni alternative (che sarebbero gradite allo stanco arrampicatore), ancora diritti per placca e strapiombo a buoni vasconi (30 m. - VI+/VII-).
L9 - Idem come sopra: linea sportiva (come è giusto che sia - Mi lamento solo perché sono un brocco). Placca con fessura sopra la sosta (possibile integrare con nut medio-piccolo), poi rocce rotte fin sotto un aggettante strapiombo che si supera in stile "pannello", come si supera in modo ardito un altro passaggino impegnativo più sopra di cui non ricordo alcunché (40 m. - VII-).

Arriviamo in cima alle 20,30, dopo 6 ore e 20' di sfacchinata, al sole calante. Nel crepuscolo scendiamo la val Setus.
Niente foto. Avevo dimenticato la fotocamera.
Poco male: la relazione è reperibile su Planetmountain. Non linko il sito altrimenti spostano la pagina. Tanto sapete tutti dov'è...
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Torre Brunico
Ottovolante
Piardi, Tremolada - VII/Ao (400 m.)
Bella via a spit su roccia compatta. Sul tiro di 6c le protezioni sono di ostacolo alla libera.


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Oltre La Porta
Boldrin, Maceri - VII+/A1 o VII+ (445 m.)
Nonostante la chiodatura a spit, la vicinanza ad "Ottovolante" e le difficoltà analoghe (sulla carta), la via è impegnativa per atleticità dei passaggi  e protezioni non sempre ravvicinate e difficili da integrare. Noi (Andrea Chiaf, Gino Maffezzoni, Giovanni Mostarda e il sottoscritto) abbiamo usato friend 2, 3, 4 e 5 Ande, qualche nut medio-piccolo (2-5 DMM) e kevlar (lasciarne uno sciolto) e abbiamo impiegato un mucchio di tempo (7 ore?).
Non avevo la macchina fotografica. Quindi, niente foto.
E' comunque possibile trovare la relazione visuale della via qui.

L1 - Passo secco in strapiombo (roccia delicata) e poi placca rotta (V+ - 2° spit alto - difficile integrare). Quindi per rocce rotte e caminetto alla sosta, su cengia detritica (VI+ - 30 m.).
L2 - Sopra la sosta e poi a sx sotto tetto fino ad entrare in un camino che si segue sino al punto di fermata. 2° spit poco visibile (V+ - 20 m.). Daniele Bresciani, che ha dimenticato il casco, all'ennesima scarica decide di scendere.
L3 - Muro atletico sopra la sosta fin sotto una prua strapiombante che si supera per fessura e buoni appigli alla sua sx. Poi, per rocce più facili, alla  sosta (VII - 25 m.).
L4 - Per magnifica placca a buchi verso sx. Con passaggio aereo a sx si prosegue anche quando la rampa pare esaurirsi nel nulla, si raggiungono rocce rotte e per esse si va a S4, sotto un evidente diedro con spit. Chiodatura lunga, integrabile con kevlar (55 m. - VI).
L5 - A dx della sosta per fessura atletica sul fondo del diedro (utili friend 3, 4 e 5 Ande). Poi a sx per placca e rocce articolate fino a un canalino che si segue fino al suo termine (VI+ - 40 m.).
L6 - Per placca rossa e gialla a sx fin sotto a uno strapiombino. Lo si supera e, con bella arrampicata, si prosegue diritti per rocce articolate, di poco oltre la verticale (utile friend 2 Ande o nut di dimensioni analoghe). Quando possibile, in obliquo a dx, alla sosta (30 m. - VI/VI+).
L7 - A sx della sosta, poi diritti e a dx per placca a buone prese, ma con alcuni passaggi faticosi. Al suo termine per rocce rotte si oltrepassa una prima sosta e si va al punto di fermata attrezzato sotto un evidente muro giallo-rosso, 10 m. a sx di "Ottovolante" (55 m. - VI).
L8 - 1° tiro chiave. Per placca a piccole prese si sale al 1° spit (utile friend 5 Ande), (se non si è scemi come il sottoscritto) per la libera si sta a sx, si raggiunge il 2° spit (ottima presa nascosta), si traversa a sx (delicato) e si torna a salire diritti, puntando alla sosta (ancora una volta, in prossimità dell'ultimo spit, meglio stare a sx). Chiodatura ariosa (VII+ - 30 m.).
L9 - 2° tiro chiave. Per placca a sx della sosta, si sale lungo un diedro di roccia non sempre impeccabile, si moschettona il 2° scomodo spit e si prosegue oltre lo strapiombino soprastante. Quindi per placca tecnica con chiodatura eterna, tendenzialmente verso dx alla sosta ("capolavoro di ardimento" per Ginetto e Andrea, direbbero gli Antichi; 1 run out di 6-7 m., senza possibilità di integrare!). Io, da secondo, convinto che l'Ao da qualche parte debba essere, tiro il 2° e il 3° spit. Giovanni Mostarda, sempre da secondo, passa in libera, con difficoltà, sono parole sue, non superiori a quelle del tiro precedente (VII-/A1 o VII+ - 35 m.). Nota di colore, sentita con le mie orecchie mentre ero impegnato su L10. Andrea, in affanno al 3° spit, chiede a Gino: "Dove si sale?". E Ginetto: "Mah... a destra... a sinistra... diritto... vedi un po' tu". Se l'info può esservi utile...
L10 - Per diedro fessurato faticoso a una cengia e di qui per rampa a sx (VI+/VII- - 40 m.).
L11 - Arrivati a quel punto, gli apritori dovevano essersi proprio stancati: la placca gialla strapiombante è servita da 4 protezioni ravvicinate. Si sale per muretto alla 1a, si prosegue per strapiombo a buone prese fino alla 2a e alla 3a (riposino non necessario per il sottoscritto), stando a sx, con un singolo atletico, ma che conduce a maniglioni, si raggiunge il cordone della 4a, si prosegue per strapiombino a prese giganti fino a una cengia, si supera con un passaggio astuto un tetto poco accentuato e si prosegue verso dx per rocce rotte. Ultima protezione poco visibile (VII - 40 m.). Il passo sul muro giallo può essere superato, meno atleticamente, anche stando a dx.
L12 - A dx della sosta per diedrino, si entra nel grande diedro terminale e se ne segue il lato sx (ampia rampa appoggiata) nei pressi del suo margine sx. Qualche detrito pronto a decollare. Dopo rocce rotte, alla sosta su cengia (V- - 45 m.).

P.S. - Ho qualche dubbio sulla lunghezza dei tiri...

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Mur del Pissadù Orientale
Tridentina
Cominetti, Piardi - VII+/VIII-/Ao (280 m.)
Via molto bella con ottime protezioni, talvolta distanti. Il penultimo tiro, dato di 7b, non mi parve tale (solo un briciolo di convinzione in più mi avrebbe consentito di evitare l'unico resting). E' molto simile, in difficoltà, al 4° (6c con uscita impegnativa da strapiombo).
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Puez-Odle-Stevia
Ciampanil de Val
Via Filip
Rabanser, Comploi, Runggaldier - VII/A1 o VII+ (230 m.)
Bella via, impegnativa e ben chiodata su difficoltà superiori al VI. Sui tiri più facili bisogna saper integrare. Roccia a tratti delicata.

L1 - Paretina sotto strapiombo, da questo in obliquo a dx fino a evidente diedro (30 m. - VII-).
L2 - Forse abbiamo sbagliato linea. Comunque... Diritti per rocce articolate fino a una cengia. Per questa in traverso e in obliquo a dx fino a una fessura strapiombante (io salgo per placca articolata alla sua dx, Ralf Steinhilber per la fessura). Al suo termine appena a sx fino alla base di un evidente diedrino (ch alla base, l'unica protezione in loco da noi trovata sul tiro). Lo si risale per 4 m. e, appena possibile, si obliqua a sx per placca a buone prese fino alla sosta (30 m. - VI-).
L3 - Diedro articolato a dx della sosta. Al suo termine a dx al punto di fermata (20 m. - V+).
L4 - A sx della sosta per placca articolata, poi diritti e a dx per bel muro fin sotto l'evidente strapiombo. Lo si sale diritti sfruttando ottimi maniglioni e si prosegue per roccia strapiombante fino a poterne uscire a dx su placca grigia con un ultimo pass. impegnativo. 2 p.a. per me in corrispondenza dei due primi ch a pressione (non mi fidavo della loro tenuta), libera per Ralf (35 m. - VII/A1 o VII+).
L5 - Diritti sopra la sosta fin sotto un bombamento nero. A dx di pochi m. poi diritti e in traverso a sx su placca nera fino a un diedrino che conduce a un pulpito (25 m. - VI-).
L6 - Sopra la sosta per rampa di rocce friabili inclinata a dx fino a una lama da seguire verso sx. Un paio di pass. atletici (30 m. - VI+).
L7 - Sopra la sosta per fessura superando un tettino. Poi ancora diritti e a dx fino a una zona di rocce friabili che conducono a un terrazzino sotto il diedro-fessura dell'ultimo tiro (30 m. - VI).
L8 - Diritti per il diedro-fessura, seguendone le contorsioni. Io ho superato lo strapiombino finale a dx (tracce su toppe d'erba), Ralf a sx. Sopra, una breve placca conduce al diedrino d'uscita. Un paio di riposi per me, in libera per Ralf (30 m. - VII).

In discesa non troviamo la calata segnalata nella rel. Rabanser e scendiamo arrampicando fino alla forcella sotto il versante Nord del Campanile.
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Sass da Ciampac
Solarium
Maceri, Damian, Peretto - VI (530 m.)
Penitenziagite n° 26, o penitenziagite "Solarium".
Combinazione ideale per un "Penitenziagite 'Solarium'" è una bella parete esposta al sole attraversata da una via omogenea di difficoltà classiche, non più lunga di 500 m..
"Solarium" al Sass Ciampac sembrava essere l'itinerario ideale...

Che cosa?
Questo non è un penitenziagite, ma edonismo allo stato puro?

Beh, comprendetemi...
Il ruolino di marcia per l'allenamento di questa settimana aveva previsto:

1. Domenica, falesia [4 ripetute da secondo, con pessimi risultati, su un 7b+ - richiamo di forza];
2. Martedì, falesia [7 vie conosciute con difficoltà dal 6a al 7a - pulite - resistenza];
3. Mercoledì, falesia [5 vie conosciute, con difficoltà in crescendo ed esiti in calando: 6b, 6c+, 7a+, 7b, 7b - resistenza alla forza].

Non potevo certo dedicarmi a vie troppo lunghe o impegnative.
300 m. di V/V+ continuo sembravano l'ideale per rifinire l'allenamento settimanale con una sessione di continuità.
E poi alzarsi alle 4.15, attaccare la via alle 9.30, uscire alle 17.00, arrivare all'auto alle 18.30 e a casa alle 21.30 non è esattamente quella che io definirei "una giornata passata all'insegna dell'edonismo puro"...

Eh?
Come mai tutto questo indaffararsi?
Perché ho come la sensazione che adesso la meteo si sistemi [a ferie finite, ovvio].
E forse è il caso di farsi trovare preparati.

Frammenti di Penitenziagite 1
Costeggiamo l'ultimo tratto a roccette sui pendii occidentali del Sass e sbuchiamo oltre la cresta che scende dalla vetta.
Un immenso altopiano dolinico, incredibile, si apre davanti ai nostri occhi.
Cime dirupate e solitarie a nord.
Le ultime propaggini della Vallunga con i suoi prati e i suoi torrioni di dolomia multicolore in basso a nord ovest.
Un lago azzurro e smeraldo in fondo all'immane inghiottitoio.
E' uno di quegli scenari che riporta la mia mente alla vita come doveva essere centinaia di migliaia di anni fa per i nostri antenati cacciatori e risveglia i miei istinti lupeschi.

I lupi, si sa, ogni giorno percorrono chilometri e chilometri di territori selvaggi.
E lo fanno con una bella andatura fluida e costante.
Ecco, mi viene voglia di camminare così.

Sì, un po' più zoppicante [il pezzo di menisco mancante nel ginocchio destro non mi consente un passo molto saldo].
E un po' più contratto [hay, la sciatalgia].

Beh, diciamo che mi viene voglia di camminare come uno sciancato e claudicante lupo non più giovane.
Ondeggiante...
Però è un bello stato d'animo.

Arriviamo a un valico.
Recinzioni e un cancelletto per varcarle.
Oltre, un altro magnifico vallone.
E un sentiero tirato come una pista da bowling che taglia a zigzag il pendio sotto il valico.
Numerosi escursionisti di lingua tedesca procedono nella nostra direzione.
Li superiamo, io con la mia andatura da anatra zoppa e la chincaglieria addosso che tintinna.
Giovanni non riesce a trattenere un irritato: "Che sentiero da debosciati!".
In effetti, un posto così, trasformato in una Disneyland dolomitica...
Mah...
Da anatra zoppa, continuo a scendere...
Ripensandoci, nelle mie deficitarie condizioni il sentiero da debosciati non è poi così male.
Certo che la vaga traccia nell'erba sui pendii orientali del monte San Lucano percorsa al crepuscolo è tutta un'altra cosa...
Quella, anche da rotto, ti fa volare.

Frammenti di Penitenziagite 2
Ortisei.
Giovanni: "Una birra? Così vedo il centro. Non ci sono mai stato...".
Io: "Va bene. Per me un caffé doppio" [guido io].

Continuo: "Ma Ortisei è tipo Cortina?".
Lui: "Un posto esclusivo? Sì...".

Entriamo nella piazza davanti alla chiesa.
Qualcuno ha pensato bene di disporre qua e là sul lastricato statue bronzee di bambini nudi a grandezza reale.
Una di queste rappresenta un ragazzino, in posizione da velocista sul punto di scattare dai blocchi di partenza, orientato verso la fontana a centro piazza e, di conseguenza, con il didietro per aria e i metallici gioielli di famiglia, pencolanti, rivolti verso l'accesso est dello slargo.
Noi arriviamo proprio da lì.

No comment...

Al primo bar che lo ispira, Giovanni entra.
Lui ordina una birra.
Io un caffé doppio macchiato.
"Doppio?", fa la proprietaria, stupita.
"Doppio", rispondo. "Devo guidare fino a casa. E crollo dal sonno".

Usciamo dal locale e riattraversiamo il paese.
Attorno a noi persone eleganti e distinte.
Io da un po' sento fresco in zona chiappa sinistra.
Mi giro e guardo i pantaloncini.

Uno sbrego lungo una spanna, cicatrice di passate lotte montane coi mughi, attraversa il tessuto a livello mutanda.
Andiamo bene...
Esco da Ortisei mostrando faccia bronzea.
Hem...
La dignità è tutto.
Ne deve sapere qualcosa il povero ragazzino ignudo che ci lasciamo alle spalle andando verso l'auto.
Lui è un bronzo integrale...

PS - Niente immagini. Digitale dimenticata.

PPS - "Solarium" è una bella via su una parete imponente che, per qualche misteroso motivo, tende a sfuggire all'attenzione di chi percorre la strada Colfosco-Passo Gardena.
Roccia buona - solo 2 tiri centrali infidi - e difficoltà omogenee [gradi "Iacopelli sprint": il VI è un VI solido; l'autore di Climbing Trips doveva essere proprio "... tirato come un dobermann..." (cit. Roper) ai tempi della sua salita].


Alcune integrazioni alla rel. Iacopelli, su Climbing Trips.
Noi avevamo il martello, ma lo abbiamo usato solo per ribattere i ch presenti. Utili corde da almeno 55 m.

Attacco - Per tracce su erba che aggirano i primi salti rocciosi dell'avancorpo erboso alla base del pilastro ovest.
Un ultimo muro di circa 5 m. si supera per camino o per più facile fessura alla sua sx.
La via inizia in corrispondenza del margine dx di una terrazza erbosa. Cordoni in cl e freccia di direzione scolpita.

L1 - In obliquo a dx e diritti; a un ch arancione con cordone sopra uno strapiombo aggirare a dx e rientrare sopra il ch. Di qui al vertice di un dosso erboso in cima a un vago pilastro (45 m. - V+).
L2 - In obliquo a dx fino a un diedrino. Ancora in obliquo. Arrivati sotto un muro grigio [ch] appena a sx, poi a dx e diritti in placca [1 ch]. Il tiro termina con un diedrino inclinato a dx. Sosta sotto una grande lama (50 m. - V+).
L3 - Lungo la lama e poi a sx a uno spuntone sotto il "grande diedro giallo visibile anche dal basso" (30 m. - V+).
L4 - Il diedro è caratterizzato da una fessura a sx della fessura di fondo. Salirla per rientrare a dx 4-5 m. sopra un grande blocco incastrato e risuonante, in corrispondenza di una protezione. Continuare sul fondo del diedro e piegare a dx accompagnandone l'andamento. Blocchi sospesi (50 m. - VI [forse è saltato via qualcosa, ma...]).
L5 - Per diedrini sulla verticale della sosta. Occhio a qualche pilastrino sospeso. Poss. sosta intermedia dopo 25 m.. 1 pass. secco per superare i 2 ch (55 m. - VI-).
L6 - Diedro inclinato e seguente rampa di rocce rotte (40 m., mi pare - V-).
L7 - Diedro appoggiato a dx della sosta. Poi su per diedro verticale e uscita strapiombante. A sx oltrepassando un canalino e salendo un breve muro. Puntare in obliquo a sx a un pulpito a sx di un diedro sotto una grande nicchia. Se non si arriva alla sosta [1 ch e 2 cordini sul pulpito], è possibile fare sosta con 2 friend medi poco sotto (55 m. - V).
L8 - Traverso a sx fino al diedro e salirlo. La sosta è a sx, nella nicchia (20 m. - VI).
L9 - Uscire dalla nicchia a sx (V-), salire 2 m. e piegare a dx per facile rampa fino a un diedro [cordone in cl alla dx della sua radice]; salirne un primo tratto verticale [V+], un breve tratto inclinato e un secondo tratto verticale, questo su roccia ottima, fino a una nicchia (40 m. - VI). Io, per ridurre l'attrito alle corde, ho usato come prima protezione la cl con cordone.
L10 - Rampa a dx della sosta. Appena possibile a sx e diritti per rocce prima friabili, poi appoggiate. Sosta da attrezzare su spuntone oltre la piattaforma della torre segnalata da Iacopelli. Ometti di direzione (50 m. - V).
L11 - Raggiungere il fondo del camino che si vede a dx e salirlo tutto [cordone di protezione circa a metà]. Sosta da attrezzare su spuntone (55 m. - IV-).
L12 - Per roccette o per belle placche alla sua sx sul filo di cresta. Lo si oltrepassa e lo si segue verso est fino a massi incastrati. Sosta da attrezzare (40 m. - III).

Discesa - Seguire la linea di cresta che si diparte dal punto di sosta verso nord e costeggiare i pilastrini e le roccette sul tormentato versante sud-ovest della montagna fino agli erbosi pendii occidentali [II-III, a seconda della linea seguita - qualche ometto di direzione]- Di qui come descritto da Iacopelli (rel. 22 agosto 2008).

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Sassolungo
Torre Innerkofler
Via del Calice
Maffei, Stenghel - VI+ (450 m.)
Tentata due volte. Ad una prima ritirata causa freddo fece seguito un ulteriore tentativo a dieci mesi di distanza. Il 3° tiro è sostenuto (la fessura è secondo me più impegnativa del muretto dato di VI+ da Furlani; ma forse sono più uomo da placca che da fessura). L'8° tiro presenta un tratto su roccia non proprio sana, non chiodato (nut micro in fessura sopra il tetto - traverso delicato). Il 9°, poi (evidente diedro sopra la sosta), non so come sia, perché Gino Maffezzoni decise di aggirarlo sulla destra, su placca compatta. Dopo avermi recuperato su due friend in buchi svasati, mi lasciò l'onere di cavarci dall'impaccio. Il successivo muro tecnico a prese sfuggenti, improteggibile (come nei migliori racconti di arrampicata), fu fortunatamente appena al di sotto i limiti del trip allucinogeno. Sopra trovammo una sosta, segno che altri prima di noi avevano cercato in quel modo la fuga in realtà separate. Entusiasmante il diedro finale (VI+ molto più facile del VI+ dell'8° tiro).

Racconto - Cinque storie ridicole
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Via della Falce
Rabanser e c. - VII/A1 (300 m.)
Frammenti di Penitenziagite - Giorno uno.
Pozza di Fassa - Ufficio del turismo.
Appena scesi dal Sassolungo.
"Via della Falce" conclusa al pelo poco prima del temporale, anche se le nere nubi cariche d'acqua hanno girovagato su Marmolada e Sella facendo sconquassi, ma lasciando noi alla Torre Innerkofler quasi all'asciutto.
Cerco le previsioni meteo sulla bacheca esterna, ma non le trovo.
Dove le ha viste Dario, l'ultima volta?
Entro nella reception e chiedo a una delle due gentili signorine: "Non avete esposto le previsioni, oggi?".
"Come no!", fa lei. "Sono sulla bacheca".
Esce e me le indica.
Sono sul retro della bacheca.
Ah, ecco...

Sintesi delle previsioni: "In mattinata coperto, poi sprazzi di sereno, poi coperto". Traduzione: "L'è brut, l'è bel, l'è brut".
Insomma, non sanno neanche loro che tempo farà e tirano a indovinare.
Davide non ha molta voglia di passare la notte a Pian Schiavaneis, sotto l'acqua.
Quindi ripieghiamo su Bagolino.
Domani Valle del Sarca: Croz dei Pin - "Fort Apache".

Via interessante, anche se dallo sviluppo limitato e di difficoltà discontinue.
Roccia a tratti delicata.
Portare nuts e friends, oltre a cordoni da sostituire alle soste.
Relazione visuale di Filippo e Beppe sul sito www.oltrelavetta.com, a questo link: http://oltrelavetta.com/?q=node/74.
Le solite, poche integrazioni a quanto reperibile in rete.

L1 - Salgo lo zoccolo da cui attacca anche la "Via del Calice" alla ricerca di un'eventuale sosta, ma non la trovo e ne attrezzo una con ch, fr e nut [meglio fare sosta su terrazze ghiaiose alla base della nicchia gialla, nel punto in cui attacca anche l'itinerario precedente - vecchio cordino bianco in cl]. Da qui per 10 m. diritti e appena in obliquo fin sotto l'evidente tettino che si supera con pass. in stile pannello (dalla mia S1 30 m. - VII-).
L2 - Diritti per placche articolate, in obliquo a sx e poi in obliquo a dx per rampa con fessura alla sua sx fino alla sosta alla base di un diedro nero (50 m. - V). Una linea sembra salire anche dove indicato nella rel. Nardi-Prati, nel mezzo della placca [cordino in cl].
L3 - Si superano il diedro nero e un secondo diedro giallo a sx della verticale del precedente (35 m. - VI-). Poss. sosta a spit 10 m. oltre, lungo la rampa fessurata gialla che porta sotto la Falce.
L4 - A sx lungo la rampa, superandone alcune verticalizzazioni. 1 spit di sosta (50 m. - VI).
L5 - In obliquo e in traverso a dx sotto la Falce, oltrepassando uno strapiombino verso il termine del muro. 2 riposi e 2 p. A1, a occhio liberabili, per me. Utili almeno 15 rinvii (30 m. - VII/A1].
L6 - Per diedrino su roccia grigia a sx della sosta. Poi per camino a sx del grande camino umido che scende dalla vetta del pilastro [1 ch alla base]. Al suo termine per placca articolata a un ripiano ghiaioso (40 m. - V+).
L7 - Indeciso nell'interpretazione della rel. di Filippo, salgo prima a sx della sosta per larga fessura, spostandomi poi a sx in placca e rientrando infine nel gran camino di fondo, dal quale esco per breve strapiombo a manettoni; ancora a sx per diedro e poi diritto una ventina di m. per parete articolata [attrezzo sosta su spuntone sotto l'ultimo salto della parete] (45 m. - V+). La sosta di via è all'inizio del tratto su roccette, a sx.
L8 - In obliquo a dx per rocce rotte, poi diritti per camino. Sosta su spuntone nei pressi di una forcella (20 m. - IV).

Discesa - In doppia sulla via. Attenzione alla calata da S5, nel vuoto e di circa 60 m.: arriva giusta giusta nei pressi della sosta a spit tra la nostra S3 e S4 [Rel. 3 agosto 2008].


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Pilastro Paolina
L'ultimo dei Balkani
Furlani, Bertoni - VI - (600 m.)
Ivan Maghella, Danilo Bonaglia e io trovammo le placche d'attacco bagnate. Le aggirammo per rocce rotte sulla sinistra (max. III - 150 m. ca). Ho trovato la via meno bella di quanto publicizzato. E' tuttavia maestoso l'ambiente nel quale si svolge. Ripetizioni a raffica per Furlani (anche in giorni ravvicinati).
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Salame
Hypersalame
Rabanser, Furlani - VII (440 m.)
Alla fine un periodo lavorativo che definire "infernale" è dire poco, in uno stato di semi-infermità mentale per complicate vicende personali, dopo aver giocato a pari-e-dispari con Dario Sandrini per decidere chi doveva partire e aver come al solito perso e dopo quattro tiri, il primo dei quali salito con le dita di legno per il freddo, sono al quinto tiro della via - su cui la guida recita laconica: "I chiodi non si vedono, sono nascosti nei buchi - VI+".
Può andare storto ancora qualcosa?

"Claro que sì", direbbe il signor Murphy in espressione castigliana...
E infatti la piastrina dello spit che proteggeva la lunga sequenza-chiave del tiro è sparita.
"Simpaticoni", commento.

L'ultima assicurazione che ho messo è un cordino appoggiato su un accennato spuntoncino a mattonella. Poco sotto un chiodo così così.
Sopra di me la placca è compatta e povera di sporgenze.
Appena alla mia destra un bel buco (ma niente chiodi).
A cinque-sei metri un altro bel buco da due mani piene.
Molto più in alto un cordino penzolante.
E, nonostante il passaggio, la mia mente non fa che rimuginare ad altro: e il lavoro, e le scelte di vita, e...

Tra una disordinata folata di pensieri e l'altra mi passa per la testa di tornare indietro arrampicando e far passare davanti Dario.
Ma subito ho un moto di fastidio: "Arrampicare all'indietro? Naaahhh... E' così noioso...".
Sì, penso proprio: "è noioso"....
Sono più strano del solito, oggi.

Controvoglia studio bene la placca.
Poi - sempre controvoglia - faccio il primo passo.
Ora sono a destra del grande buco iniziale. In basso due buchetti, buoni per i piedi.
Non ho nessuna intenzione di andare a vedere se ci sono chiodi, lì dentro.
Mi sposto ancora a destra, con i piedi sui bordi dei due buchi.
La mente sembra capire che il gioco si fa duro e si acquieta.
Riparto in verticale.
Due, tre movimenti delicati e sono al buon buco alto. Anche lì, niente chiodi.
Traffico un po' col Camalot viola finché riesco ad incastrarlo in una rientranza dell'erosione; lavorano due camme su quattro. Meglio che niente...
Mi alzo con i piedi nella cavità.
Alla mia destra, sul bordo di una lama, si materializza un chiodo.
Lo moschettono e procedo in obliquo verso sinistra fino al cordino: 2 chiodi, il secondo dei quali ben piantato.
Da lì ancora a sinistra, fino alla sosta in una nicchia.
Attrezzo sosta e recupero i colleghi.

La mente tace.
Il cielo e la parete attorno a me sono tornati della cruda, insondabile solidità che acquisiscono quando il dialogo interiore si spegne e svanisce il velo di significati con cui il linguaggio avvolge il mondo.

Terapia d'urto al ddt...

Come ho proposto a Giovanni Mostarda di scrivere nel libro di via (non ero in vena di comporre), bell'itinerario con roccia molto buona nella parte bassa e centrale e delicata nella parte alta.
Bisogna essere in grado di arrampicare sul difficile per lunghi tratti con poche protezioni sui primi tiri. Nella zona dei gialli la chiodatura diventa più abbondante.
Integrazioni alla rel. Rabanser.

L1 - Dalla nicchia d'attacco - sulla dx del pilastro - si raggiunge un buon buco per le mani e si sale al primo ch. Da qui in obliquo a sx sotto una fessura fino a che si orienta in verticale. La si rimonta e si traversa a dx su roccia compattissima fin sotto un diedrino. Lo si sale (eventualmente aggirandone il primo tratto sulla dx; al suo termine per bella placca erosa alla sosta (30 m. - VI).
L2 - Ancora per la rampa fin sotto un'evidente fessura strapiombante che conduce a lato di un tetto giallo. Arrivati al tetto, traversare a sx e, al suo termine, diritti per diedro articolato alla sosta (30 m. - VII-).
L3 - A dx della sosta fino a un esile sistema di fessure. Proteggersi con cura e salire diritti e in lieve obliquo a dx. Lungo tratto sprotetto. Appena possibile piegare a dx fino rocce più facili per le quali si sale  alla sosta. Nessuna protezione in loco sul tiro (30 m. - VI+).
L4 - Ancora in obliquo a dx su rocce arancio-grigie puntando a una lama che si percorre fino in sosta (35 m. - VI+).
L5 - In obliquo a sx fino a un ottimo ch. Di qui più o meno diritti puntando a una placca sotto un vago e ampio colatoio. A una bussola di spit si obliqua a dx sfruttando la sequenza di appoggi migliore e puntando a un buon buco alto; 2 m. più sopra c'è un ch; dal ch in obliquo a sx fino a un cordone penzolante (2 ch); ancora in traverso a sx; la sosta, poco visibile, è in una nicchia 4-5 m. a sx dei 2 ch (30 m. - VI+).
L6 - Dalla sosta in obliquo a sx fin sotto uno strapiombino. Superatolo, in una nicchia, si trova un ch; aggirare uno spigolino alla sua dx e traversare a dx; sosta in altra nicchia (35 m. - VI-).
L7 - Traverso netto a dx su rocce più facili; sosta poco individuabile (1 ch e 1 spuntone) (20 m. - V-).
L8 - Passa a condurre Dario Sandrini - A sx della sosta e diritti per un vago colatoio fino a una cengetta (20 m. - 3 ch. - poss. sosta); di qui diritti, in obliquo e in traverso a dx fino a una sosta alla base di un diedrino; 1 ch a U lasciato a S8 (40 m. - VII).
L9 - Diritti per il diedrino e in obliquo a dx fino a una nicchia (20 m. - VI, mi pare).
L10 - A dx della sosta e diritti per placca gialla di roccia dubbia ma con molti ch; a una nicchia traversare a dx e, appena possibile, salire diritti e obliquare a sx in corrispondenza di rocce più facili, fino a una comoda cengia (40 m. - VII).
L11 - A dx della nicchia di sosta si supera uno strapiombo molto friabile (grande presa nascosta sulla dx) e si sale diritti e in lieve obliquo a sx per un sistema di fessure e diedrini (40 m. - V+/VI-).
L12 - Diritti fino a un diedro inclinato verso sx che si segue fino al suo termine; sosta da attrezzare (50 m. - IV).
L13 - Sopra la sosta per rocce facili, poi in obliquo e in traverso a sx fin sotto le rocce sotto la vetta che si salgono per la via più diretta (40 m. - III) (rel. 10 luglio 2007).

Commenta la relazione

Pordoi - Boé
Piz da Lech
"Da che Pulpito" o Via della Codardìa
Guerzoni, De Toni - VI+, 1 p., il resto V e V+ (220 m. ca)
[Nell']anno 1992 mi sentivo molto in forma, invincibile e immortale.
Ho realizzato alcune belle vie in Dolomiti
soprattutto su pareti con roccia molto buona come quella della Vallaccia
[in Val di Fassa, vie "Il canto del cigno" 7a+/7b, "Via delle arti" 7b];
itinerari brevi [...] con protezioni tradizionali,
[...] veramente interessanti e difficili.

È stato anche il mio ultimo anno in montagna,
dato che alla fine dell'estate ho avuto una rovinosa caduta in Marmolada
sul primo tiro di una via nuova che stavo aprendo in stile tradizionale
sul passo Ombretta, dove mi sono fratturato una caviglia.
Per me poi è iniziata una nuova fase della vita in cui arrampico di meno,
faccio soprattutto arrampicata sportiva e
boulder,
ma non mi prendo più certi rischi e non vado più in giro come una volta.
Ora vivo a Innsbruck dove ho una famiglia, insegno ai corsi di arrampicata
e faccio un po' di
boulder ogni tanto.

R. Mittersteiner
Liberare l'artificiale
www.up-climbing.com

intervista a cura di
M. Oviglia ed E. Svab


Uno
La meteo, questo we, è - tanto per cambiare - infida.
Venerdì pioggia, sabato e domenica bello, ma con venti freddi da nord.
Per domenica Andrea avrebbe i suoi soliti quattro o cinque mega-obiettivi, quasi tutti lunghi, o a nord o a ovest o a nord-ovest e ad alta quota, dove troveremmo freddo.
A fatica riesco a convincerlo a puntare a pareti più basse e con esposizione sud.
E lui, dopo averci rimuginato tutto il sabato pomeriggio, mi spara lì una "Weg durch das Saxophon " che, lì per lì, mi lascia interdetto.
Sì, è lunga solo 200 m., è a sud e raggiunge una quota massima di 2.900 m. [Piz da Lech].
Ma è stata aperta da Roland Mittersteiner e ha la fama di essere poco proteggibile e su difficoltà di VIII-, VII-, VI+ e V+: la ribattuta è probabile.
D'altra parte, se non si risica, non si rosica: proviamo.
L'accordo è il solito: a lui i tiri sopra il VI+, a me gli altri.

Alle 8:00 di domenica siamo alla cabinovia di Corvara e alle 9:30 alla base della via; la parete, nonostante le piogge, è in condizioni perfette.
Salgo "facili roccette" di VI- sotto l'attacco e porto Andrea a S1.
Poi lui parte.
In quaranta minuti, dopo aver usato 1 ch [in loco], 1 cliff, 1 altro ch [[in loco], 1 camalot giallo, 1 tricam, 1 sandwich di ch piazzato da lui e 1 altro cliff, ha percorso 7 m. del primo tiro. Gli mancano almeno 30 m. per arrivare in sosta.
E si è anche fatto calare in cengia per cercare di capire in quale direzione prosegua la via, se a sx, per placca a buchi e liste, o a dx, per diedrini. Ma non ha visto nulla, se non un ch rosso 15. m. sopra il punto massimo raggiunto.
Poi è tornato su.
Altri cinquanta minuti di tentativi.
"Vieni giù", gli faccio.
Lui lascia un moschettone sull'ultimo ch in loco, recupera il materiale e scende. E - quasi sollevato, ma anche arrabbiato - mi fa: "Perché non mi hai incoraggiato ad andare?"
Mah...
Se non sai dove andare, non vai da nessuna parte.

Ci caliamo alla cengia sottostante, ci spostiamo a sx [ovest] e prendiamo la prima via facile che incontriamo: ometto alla base e rampa a gradoni verso dx, puntando a un caminone che fila diritto verso la cima [scopriremo di aver imboccato l'attacco della "Castiglioni-Detassis"].
"Sai che storia se oggi apriamo una nuova via?", dice Andrea.
Vie nuove?
Lungo camini di impostazione classica?
Su una delle pareti più frequentate delle dolomiti?
Con la seggiovia che ti deposita quasi all'attacco?
Mmm...

Due
L1 - Andrea fa S1 con ch in loco e fr alla base del caminone [quello di dx, non quello di sx] [40 m. - III].
L2 - Io supero per fessura una prima strozzatura strapiombante del camino e, arrivato a una cengia, siccome il camino sopra è bagnato, mi sposto a sx, per andare a vedere le condizioni di un altro caminone a sx: è una lavanderia. Rientro a dx e mi fermo a una sosta, già attrezzata, alla base di un diedrino che punta di nuovo verso il camino di dx [25 m. - IV+].
L3 - Andrea sale il diedrino sopra la sosta - boulder duro in partenza [VI+] -, obliqua a dx per facili rocce e torna a far sosta - gia attrezzata - nel camino di dx, sotto una cupa strozzatura ostruita da un macigno [35 m. - VI+ 1 p. - poi IV+].
L4 - Io salgo sotto la strozzatura; e sarei tentato di passare attraverso un buco lasciato libero tra il fondo del camino, le due pareti e il masso; ma Andrea protesta [in effetti, lui, con lo zaino, non ci passerebbe]. Allora aggiro il macigno a dx e salgo in placca. Adesso il caminone è alla mia sx, ma è largo, bagnato, friabile e muschioso.
Meglio la placca.
Procedo in lieve obliquo a sx e trovo un ch in un diedrino. Mi alzo ancora, compiendo un arco verso dx in placca ad aggirarne un rigonfiamento e rientrando a sx. Dopo 40 m. di tiro, la corda - per gli attriti - non viene più.
Faccio sosta: nicchia, 2 camalot [blu piccolo e - mi pare - rosso] [40 m. - VI-, 1 p., poi V e V+; sul tiro 1 ch e 3 fr].
L5 - Andrea mi raggiunge. Io gli suggerisco di andare a sx, senza entrare nel camino, ma puntando per placca a un altro macigno incastrato. In quel punto la parete sembra cedere.
Diritti, non se ne parla: muro articolato appena strapiombante. A dx rocce gialle e un naso aggettante.
Andrea opta per la dx: obliqua per qualche m. e raggiunge una cengia, Da lì traversa e obliqua a dx, fino a portarsi su un pulpito proprio sul filo dello spigolo che delimita a dx la placca [20 m. - V/V+, poi III - sul tiro 1 cl, 1 fr, 1 cl - Sosta da attrezzare].
"Questa è almeno almeno una variante", dice, tutto soddisfatto. "Come la chiamiamo?"
"'Da che Pulpito'?", gli rispondo.
"'Da che pulpito?", ride. "Perché non 'Via della Codàrdia? Visto che ci siamo ritirati..."
"Si dice: 'Via della Codardìa' [per chi non ci crede: www.parolata.it]. Mah, se ti va..."
L6 - Porto la cordata fuori dalla parete prima per rampa a dx dello spigolo, scavallando poi un ulteriore, largo camino e infine per placche e muretti articolati alla sua dx. Sosta attrezzata su uno dei macigni dell'altopiano sommitale con 1 nut micro, 1 cordino, 1 fr camalot verde. Bel tiro [60 m. - IV e qualche passo V+; sul tiro 4 fr.]

Tre
Per la discesa imbocchiamo la ferrata.
Scendendo lungo lo spigolo del pilastro [è appena a dx - E - della via di Mittersteiner], ci accorgiamo che abbiamo il pilastro e la nera colata del sassofono davanti a noi, a nemmeno una trentina di m. di distanza. Si vede tutta la via nel dettaglio.
Che scemi...
Lo avessimo saputo prima...
Sul tiro di VIII-, nel punto in cui Andrea si è fermato, si deve andare prima in obliquo e poi in traverso a sx, quindi in lieve obliquo a dx fino al ch rosso [malmesso].
Sulla lunghezza successiva, come da rel., si deve stare a dx per rientrare poi a sx.
Ci perplime il tiro di VI+: una lavagna tra il giallo e il nero che non mostra cedimenti degni di questo nome e non sembra offrire punti di assicurazione.
Beppe, qualche ora dopo, ci riferirà che il tiro è famoso per essere improteggibile: 35/40 m. di VI+ senza la possibilità di piazzare niente: l'eventuale volo sarebbe direttamente sulla sosta [1 spit e cordone in cl].
Mittersteiner era famoso per il suo controllo mentale su lunghezze del genere.
Andrea è eccitatissimo: "Ci torniamo! Dai! La prossima settimana. Adesso sappiamo come si fa..."
Io nicchio: il tiro toccherebbe a me [è VI+]; ma quante probabilità ho di alzarmi per più di 10 m. sopra la sosta su una nera parete liscia con diff. di VI+ senza aver messo neanche una protezione, insicuro come sono dopo l'incidente?
Il 20%?
E quante probabilità ha Andrea di fare meglio di me, lui che ha messo giù l'universo mondo [in protezioni] sul tiro di VIII- per avanzare solo di 7 m.?
Un 40%?
Secondo me, la prossima volta, arriviamo a S4, perdiamo un'altra ora e mezza a cercare di passare e poi ci caliamo.

Vabbe'...
In certi casi, se non ci si picchia il naso, non si impara.

Quattro
Ieri, in occasione di un meeting organizzato da un'azienda che produce abbigliamento sportivo, Andrea ha conosciuto Della Bordella e Palma, due tra i più forti arrampicatori lecchesi, che lo hanno invitato ad andare ad arrampicare con lui.
Che, per noi, arrugginiti, donchisciotteschi guerrieri sopravvissuti allo smilodon, sia arrivato il momento di tirare un po' il fiato?
La mia schiena esulta.
Timidamente, ma esulta.


***


Mi scrive E.:

News
La penultima

Commento
Ma quante ne sai?!!
Leggo spesso il tuo blog e lo trovo molto interessante.
E credo questa cosa dovrebbe lusingarti, non essendo io una climber ed essendo donna [no, non sono la pornostar dell'Alabama di cui al post precedente; mi spiace].
E allora perchè lo leggo, dirai tu.
Diciamo che mi piace lo spirito della cosa: è spesso fonte di qualche riflessione.
E resto sempre impressionata dalla tua capacità di argomentare ciò che pensi.
D'altronde amici mi avevano parlato di te come una specie di guru intoccabile dei climber, una specie di ispirazione collettiva per il mondo dell'alpinismo a elevarsi in tutti i sensi [che fardello!].
E' stato questo a spingermi a curiosare nel tuo sito...
In effetti, vista la premessa, di meno non potevo aspettarmi: comunque, aspettative ampiamente ripagate.
Complimenti!
Dimenticavo: bello soprattutto che, accanto al lato spiritual-meditativo, ci sia il tuo lato ironico!
E.


Respondeo
Ciao E.
Perdinci...
Ma certo che mi lusinga che una donna - che per di più non arrampica - legga quello che scrivo. Ma come fai? A leggere tutto, dico. Anche quando scrivo di friend, micronut, tacche, boulder, soste, ecc..
E mi lusingano tutti i complimenti che mi fai...
Però...
Hem...
Non sono per niente sicuro di essere considerato, almeno nel mio giro, un guru degli arrampicatori.
E questo per almeno tre motivi:
  1. Sarebbe una contraddizione in termini; "guru", in sanscrito, significa "colui che disperde l'oscurità" [info wikipedia qui]; ora, io mi trovo a vivere in una condizione di - come dire? - discreta oscurità interiore; e, siccome chi è nell'oscuro non può disperdere l'oscuro, ne deriva che io - per motivi sostanziali - non posso essere guru;
  2. Per curiosità sono andato a vedere le statistiche del sito [cosa che non faccio mai] e ho scoperto che, oltre a un numero insolito di visite dalla Cina [presumo legato ai miei recenti post su i ching - ma, per sicurezza, chiedo: "Orsù, visitatori cinesi, chi siete? Perché visitate il mio sito con cotale frequenza? E da ogni parte della Cina, poi"], a un numero abbastanza alto di visitatori bresciani [gli arrampicatori della rete locale, che cercano info su questa o quella via della montagna bresciana o della valle del Sarca] e a un numero alto di visitatori dal Lazio [presumo siano i fuorviati romani che, dissacratori come sono, di sicuro vengono a leggere quello che scrivo per farsi quattro grasse risate], non mi pare di catalizzare l'attenzione della comunità arrampicante in modo così marcato;
  3. infine, quelli del mio giro stretto [diciamo Andrea, Dario, Ginetto, Giovanni, Ralf, Stefano, in rigoroso ordine alfabetico] mi considerano un socio di cordata, forse un po' strano, ma certo non "uno che disperde l'oscurità".
Quindi, per mia fortuna e con mio grande sollievo, non sono un guru.

Sì, ammetto che, anche se io non mi considero un guru, può essere che altri mi considerino tale. E io mica ho il potere di fare in modo che le persone pensino di me quello che voglio io, no?
E siccome - come scrivi - è un fardello elevare gli altri [in tutti i sensi], considerato che fare il guru è in linea di massima una scocciatura che all'incauto apportatore di luce porta per lo più noie e obblighi non desiderati e tenuto conto del fatto che quella parte di me che, in effetti, un po' guru è pensa che ciascuno sia responsabile in proprio della propria vita e che non debba affidarla a guru di sorta, nel dubbio che qualcuno davvero mi consideri guru, sto provvedendo un po' alla volta a togliermi dal centro dell'attenzione.
Non dovrebbe essere difficile: basta che smetta di fare vie dure.
Mi manca solo di trovare un forte compagno di cordata - della sua età - per Andrea; e poi è fatta.
Così mi passa la voglia di scrivere; e ipso facto smetto di pubblicare.
E poi mi dedico totalmente all'epicureo piacere catastematico [info wikipedia qui].

Quanto al "Quante ne sai?", presto detto: è tutto frutto della prodigiosa mente estesa che ha nome "internet", dei motori di ricerca che consentono di avere sottomano con un clic tutto lo scibile umano e di una fervida fantasia unita a chiacchiera accademicamente certificata.

Una sola domanda: in che senso sarei "intoccabile"?
Vabbe'...
Non è importante.
Era solo una curiosità.

Grazie per il post, la tua paziente lettura e i complimenti.
Ciao
Sandro

***

Mi scrive Farfalla Indigesta:

News
NON FARE IL FURBO!

Commento
Sandrodetoni.it, non fare il furbo.

Non ti ho chiesto di darMI motivazione. Ti ho chiesto di PARLARE di motivazione, non fare il finto Toronto.
Lo stesso dicasi per lo smilodon: ti può far andare avanti. Ma perchè devi, non perchè vuoi. La differenza è sostanziale e so che lo sai benissimo.
Quindi non fare lo gnorri.

Per Dakota Brookes. Certo che la fai seria, te, la faccenda. Sarebbe stato un bel modo di chiudere tutto. Un suo video e due righe. Hah!
Farlalla ormai morta, mi sa...


Respondeo
Ciao Farlalla.

Ho dato precedenza a E..
Spero capirai.
Così, a sensazione, mi sa che un po' scherzi; e un po', questa volta, sono riuscito a farti arrabbiare davvero.
Il fatto è che, ultimamente [sarà colpa dello smilodon], faccio fatica a mediare.
E ogni tanto mi partono colpi come quello sotto: swisshh, zac!
Così è.

Ti rispondo telegrafico perché ho già scritto troppo. Spero di non andarci giù duro anche questo giro.
  1. Parlare di motivazione, così in generale, mi è difficile: la motivazione mica è, che ne so, una vaga entità emotiva che vaga - appunto - per gli spazi mentali cercando chi motivare; c'è sempre qualcuno che è motivato o meno a fare qualcosa in qualche maniera specifica; e siccome, almeno a giudicare da quello che scrivi, quello apatico sei tu, ho pensato che tu desiderassi essere motivato; ma se io non so per che cosa e in che modo vuoi essere motivato, proprio non posso farlo; scrivere di motivazione, intendo; e quindi sono andato di immaginazione;
  2. Sullo smilodon, sono dell'idea che resti il metodo migliore per motivarsi: è come essere nel bel mezzo - che ne so - dello zoccolo sotto la sud-est della Seconda Pala di San Lucano, abbrancato ai ciuffi di festuca di un prato verticale, l'ultima protezione 20 m. sotto il culo, il tuo socio presente ma dimenticato laggiù e i grilli che cantano all'impazzata; nell'aria odore di citronella e di graminacee mature; non appena realizzi dove sei, non ci metti nemmeno mezzo secondo a fare quello che devi fare nel modo migliore. Spegni la mente raziocinante e, in modo spaventosamente efficace, fai quello che è meglio per te: trazioni i ciuffi d'erba come vanno trazionati, ti proteggi come puoi ai mughi o alle occasionali rocce, punti a portarti al sicuro, sei felice quando mangi [bastano barrette e mandorle] e quando bevi [acqua, eh?], quando te ne stai finalmente disteso a riposare le stanche ossa per quanto incastrato a bivaccare in un diedro obliquo; sei contento quando il sole tramonta e - forse un po' meno, perché è ora di ripartire - quando il sole sorge; e sei nel bel mezzo di un'avventura grandiosa.
    Sì, forse l'approccio è massimalista e fa perdere le sfumature.
    E, forse, fa prestare troppa attenzione al "qui e ora".
    Però non penso sia un metodo per andare avanti solo perché devi.
    E' un metodo per andare avanti nel modo migliore perché devi.
    Io sto arrivando alla conclusione che nella vita i momenti nei quali si debba andare avanti perché si deve sono molto più frequenti dei momenti nei quali si va avanti perché si ha voglia.
    Questo perché la vita è tipo la "Via della Rinascita" a Cima alle Coste: una smarzeria unica, immersa in un ambiente a volte insignificante, a volte cupo e opprimente e a volte maestoso. Vegetazione caotica e blocchi instabili ovunque.
    Lo smilodon non cambia l'ambiente esterno, che resta quello.
    Lo smilodon cambia il modo in cui ci passi attraverso: silenzioso, concentrato, nel miglior modo possibile.
  3. E sto arrivando anche alla conclusione che lo smilodon abbia marcate propensioni estetiche.
    Questo è il motivo per il quale ci sono andato giù pesante con Dakota, la ormai celeberrima pornostar dell'Alabama [suona bene, eh? "Dakota, la pornostar dell'Alabama"; ma perché - per inciso - si chiama "Dakota" se viene dall'Alabama, poi?]; lo smilodon pretende che chiuda bene, se devo chiudere. Che finale sarebbe stato "un video di Dakota e due righe"? Un grottesco finale alla Woody Allen? Il mio personale smilodon ha enfatici e barocchi gusti battaglieri; che ci posso fare io?
Vabbe'...
Chiudo comunicandoti che, siccome firefox 3.6.7. consente di personalizzare la testata del browser con le immagini più varie, io, in coerenza a quanto ti scrivevo, ho a lungo cercato una "persona" - così si chiamano i fondini - con uno smilodon che mi contemplasse con occhio gelido, senza trovarlo; poi un lupo che, sempre con occhio gelido, mi fissasse ricordandomi il momento ultimo, di nuovo senza trovarlo; alla fine ho trovato una tigre, con immobili occhi verdi.
Inflazionata, ma è quello che cercavo: ha lo sguardo giusto.
Così, adesso, quando sono in internet per lavoro o per svago, una tigre mi guarda con gelidi occhi verdi, come fosse lì lì per fare sgnack...
Tra parentesi, la tigre, animale sacro a Dioniso e manifestazione sia yang che yin, "conduce i neofiti nella giungla per iniziarli attraverso una morte che, come in tutti i miti, è preludio di rinascita" [cfr. www.geagea.com].
Interessante, vero?

E comunque, alla bisogna, ci sono anche "personae" con gnocche spaziali ammiccanti. Magari c'è anche Dakota...
Non ho controllato.

Nella speranza di essere stato meno criptico...
Ciao
Sandro

PS - Oh, mi raccomando: per un po' commenti più terra terra, eh? 'Chè qui altrimenti rispondere è un lavoraccio. E, se adesso posso rispondere, perché sono in ferie, tra un paio di mesi torno nel classico tourbillon lavorativo invernale... E, a quel punto, chi s'è visto, s'è visto...

***

Mi scrive Nicola:

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Questa

Commento
Ciao Sandro, scusa se ti importuno; ma, visto che sei in periodo di quasi ferie, mi permetto di scriverti due stupidate che mi son venute in mente leggendoti.

Ultimamente, anche in barba a quello che, dopo il tuo incidente, avevi interpretato come un avvertimento dei deva, a non andare troppo “in su“, mi pare che, trascinato dal Guerza tentatore, tu stia andando [o, almeno, tu stia provando ad andare] molto “in su“.
La presenza dello smilodon, inteso non come il simpatico felino che ecologicamente si occupava della previdenza sociale dei nostri antenati, ma come simbolo della nostra ineluttabile mortalità, è presente nei tuoi scritti recenti; e sembra che tu ti comporti come Bonatti con le belve nella savana: non ne hai terrore perché entri a far parte del suo habitat, avendone totale confidenza.

Cercare la verità passeggiando nel territorio dello smilodon - si sa - non è cosa gradita agli Dei...
Che, da sempre, hanno gelosamente tenuto per sé il loro Olimpo e i privilegi che ne derivano.
Sandro, non vorrai farti mangiare il fegato per l’eternità, novello Prometeo che porti il fuoco agli esseri inferiori?

E se invece gli Dei avessero più subdolamente pensato di inviarti uno smilodon in incognito?
Che ne so? Misoginamente penso a una presenza femminile, che, in maniera meno cruenta, possa distogliere il cercatore Sandro dalle sue perigliose incursioni nei celesti territori della verità...

Cherchez la femme...

Soundtrack - Devil in Disguise
Elvis Presley [Single Track]



Ciao
Nicola


Respondeo
Ciao Nicola.
E ti pareva...
Altro che commenti terra terra...
Qui ci sarebbe da scrivere un poema.
Comunque:
  1. Sul tema del salire e dello scendere...
    Sai com'è...
    Per farla breve, facciamo che uso una metafora: saliti in cima alla Terza Pala di San Lucano, tutte le vie di discesa sono lunghe, da trovare, contorte, difficili e pericolose: non è saggio provare a scendere tutto di un colpo: ci si fa male.
    Bisogna scendere piano, con circospezione, sapendo dove si sta andando.
    O si fischia giù a velocità supersonica.
    E, anche arrivato all'auto, ogni buon dolomitista sa che imbrago e martello [che è quanto dire: "attenzione"] non si depongono almeno finché non ci si stende sotto le lenzuola, nel letto di casa.
    E forse nemmeno allora...
    Comunque non ho dubbi sul fatto che il mio movimento principale, in questa fase, sia discendente; magari risalgo di qualche m.; ma l'innalzamento è indispensabile a perdere quota. Ad esempio quello che sto facendo in questi mesi con lo Sguerza tentatore è "passare le consegne" [a proposito, da ieri Andrea ha il suo blog, ancora senza contenuti, ma visitabile qui: guerza.wordpress.com].
    Ed è impossibile "passare consegne" almeno di tipo alpinistico, senza salire almeno un po'.
    Del resto Bonatti e Messner - giusto per nominare due alpinisti storici a cui più volte fai riferimento - quanto tempo hanno impiegato a scendere? Quanto hanno vagato nei territori intermedi tra alto e basso prima di toccare terra? E, alla fin fine, un pochino, su, ci sono sempre rimasti.
  2. Quanto a piani alti, Olimpo e ricerca della verità, sono dell'idea che lassù non ci sia nessuna verità da contemplare; non essendoci verità da scoprire, non posso portare alcunché agli uomini; a questo punto, quand'anche fossi un novello Prometeo, perché essere punito? [Spero che questo non sia un sofisma alla "Prometeo", o sono davvero qazz: i deva non sono facili da ingannare]
  3. Infine, in merito alle angelico-demoniache smilodon femmine che gli dei potrebbero avermi mandato - in questo caso novello Epimeteo - per distogliermi dall'alto, sono d'accordo con te; ma bisogna sapere quello che si fa; se ingannare i deva è difficile, ingannare le smilodonne è addirittura impossibile: ne sanno sempre una più dei deva; non si può che giocare pulito.
    A questo proposito, secondo i ching, contrariamente a quello che viene riportato nel sito che segnalo sopra, la tigre è "re degli animali e simbolo di coraggio, equivalente al leone nell'immaginazione di altri paesi; animale dell'estremo yang [maschile - nota mia] che protegge dai demoni dell'estremo yin [femminile] [I ching. Il libro della versatilità, Torino, UTET, 1997, p. 653]; insomma la tigre protegge dal demoniaco femminile.
    Questo significa che, se voglio avere anche solo qualche remota possibilità di sopravvivere agli sgnack delle smilodonne che, con fare angelico, si aggirano a valle cercando chi divorare [mica è colpa loro: sono alcune componenti strutturali della relazione uomo-donna a rendere insidioso il rapporto], un altro po' di compagnia con gli smilodon maschi e le tigri del metaxü non può che farmi bene.
Commenti più terra terra no, eh?
Alla prossima [settimana, almeno].
Ciao
Sandro

***


Mi scrive E.:

News
Questa

Commento
Ehm...
Non so se profanare ulteriormente il tuo sito con qualcosa di stupido come quello che sto per scrivere, soprattutto dopo gli ultimi commenti tanto elevati...
Oltretutto temo di essermi persa in qualche punto tra gli smilodon, gli sgnack e i veda...
Chiedi commenti più terra terra ed eccotene uno. Tanto, anche provandoci, alle vostre altezze non arrivo.
Rispondo solo alla tua domanda sul perchè ho scritto "intoccabile". In effetti la sera in cui mi è stato parlato del tuo sito, gli stessi tuoi conoscenti che hanno intessuto le tue lodi hanno poi iniziato un discorso sull'opportunità del tuo non intrattenerti con smilodonne [per usare il vostro gergo] che potrebbero distrarti dalle tue meditazioni e riflessioni che tanto loro apprezzano [in questo senso "intoccabile" quindi].
La cosa divertente è stata che è partito un discorso sugli effetti collaterali delle smilodonne e del ruolo demoniaco dell'Ikea in tutta la faccenda.
Sì, proprio l'Ikea, così legnosa e carina, pare essere molto temuta dal mondo maschile. I tuoi conoscenti ritengono che tu ti debba guardar bene dalle smilodonne, che potrebbero intontirti con i loro malefici superpoteri e subdole e, convincenti quali sanno essere, portarti lontano dalla Via. Nel concreto i tuoi fan temono addirittura che un essere demoniaco femminile potrebbe convincerti gradatamente persino al giretto domenicale all'Ikea [che aberrazione!!!], portando inevitabilmente a un avvilimento istantaneo della tua anima a danno di tutto il mondo alpinistico e non solo, che trae ispirazione dalle tue riflessioni e considerazioni.
Personalmente ritengo ti sottovalutino alla grande...
Comunque giuro: non ci sto provando e prometto di non scrivere più...
Però...
Era troppo divertente...
O per lo meno a me ha fatto un sacco ridere quest'idea dell'Ikea come strumento di corruzione del lato nobile dell'essere umano. Ma non mi permetterei mai di ridere delle paure del mondo maschile... Peraltro probabilmente fondate!
Sorry, continuate con le vostre discussioni serie...
Adesso leggo e basta.

PS
Prometti di non rispondermi come hai fatto con Farfalla Indigesta, perchè altrimenti, da brava smilodonna [che non ho idea di che cosa voglia dire, ma pare avere accezione negativa] mi tocca correre all'Ikea per tirarmi su il morale.
E.


Respondeo
Ciao E.
Eh?
Commenti elevati?
Quanto a Farfalù, gli sto rispondendo in modo così brusco perché:
  1. mi ha chiesto in modo più o meno nascosto un aiuto;
  2. in questi ultimi tre anni ha ottenuto importanti risultati professionali, sportivi [nella nostra disciplina] e personali; e quindi è una persona in gamba;
  3. in questa fase della sua vita ha alcune difficoltà relazionali; e mi chiede di pubblicare un video di Dakota Brookes;
  4. che io pubblichi sul mio sito un video di Dakota Brookes non migliorerebbe in nulla la sua situazione: una soluzione illusoria a un problema reale non è granché efficace;
  5. mentre migliorerebbe la sua situazione un approccio che noi, veci climber, conosciamo bene: "pelo e pedalare", andare avanti come prima nonostante le cose stiano come stanno; quando si è nei casini stare fermi ottiene solo di far restare nei casini; e quindi ho tentato di dargli una scossa: l'incazzatura, per un uomo, come stato mentale è migliore, in quanto più attivo, dell'apatia; per quanto la condizione migliore in assoluto, pure a valle, resti per me il vuoto.
Con una donna, per quanto smilodonna, non mi permetterei mai un approccio simile, anche se mi avesse chiesto in maniera più o meno esplicita un aiuto: troppo diretto.
E in ogni caso tu non mi hai chiesto nessun aiuto.
Quindi vai tranquilla.
Sulla questione che affligge - o, meglio, diverte - te e i tuoi amici, ci sarebbe da scrivere non un poema, ma due.
Ovvio che, sul sito non posso: lavorerei ore e ore; e nessuno leggerebbe [già questo post è lungo come mezza Iliade; e infatti ti sei persa tu, che ti soffermi anche su friend, micronut e affini...].

D'altra parte rispondere con una battuta è impossibile.
L'unica cosa che mi viene in mente - rispetto alla questione "Ikea come insidiosa foresta popolata da smilodonne in cerca di 'preda' [o, meglio, a quel punto con la loro 'preda' già a braccetto]", dico - è: capisco che, al solo sentir parlare di "Ikea", lungo la colonna vertebrale dei comuni conoscenti corra un luuungo brivido di freddo...
Ma, se la 'preda' è lì e lì sta, vuol dire che non le dispiace poi così tanto, no?
E penso che anch'io farei lo stesso, se fossi sul punto di mettere su casa con una compagna con cui sto bene, che sta bene con me e di cui fidarmi q.b..
Non so che esiti avrebbe questo rispetto alle mie meditazioni "spirituali".
Forse diventerebbero meno estreme: un certo tipo di creatività si nutre di solitudine e di sofferenza relazionale [mentre un certo altro - forse solo l'aspetto luminoso del primo - è alimentato da relazioni positive e da fiducia in sé].
Di sicuro si rarefarebbero: e chi potrebbe permettersi di scrivere e riflettere se, la domenica, si ritrova ad aggirarsi per l'Ikea con sguardo concentrato, cercando con gli occhi immaginarie linee di arrampicata e chiedendo: "Niente comodini volanti, qui?"
Vabbe'...

Ok, mi preparo per il we.
Buon finesettimana a te a tutti gli incauti naviganti incappati in questo infinito post.
Grazie, eh?
Ciao
Sandro

***

Soundtrack - Ex-Cowboy
Mogwai [Come On Die Young]





***


Probabile linea originale che, dopo la rampa e la prima parte del camino di dx salite dalla classica "Catiglioni-Detassis", si mantiene per placche prima sulla sx e poi sulla dx del gran camino di dx [se ho capito bene, la "Castiglioni-Detassis" dalla cengia imbocca il grande camino di sx], per uscire a dx sotto gli strapiombi terminali [spigolo, rampa fessurata e placche a dx di un altro sistema di camini].
Il camino di dx, almeno nei brevi tratti da noi percorsi, presenta chiodatura vecchia. E' quindi molto probabile che sia attraversato da una linea classica di cui non sono riuscito a reperire il nome.
I muri e le belle placche da noi saliti si presentavano invece intonsi.
Di qui la possibilità che noi abbiamo aperto una sostanziale variante alla via classica del caminone di dx.
Usati solo nut e friend; e non abbiamo lasciato niente in parete, se non un ometto in corrispondenza del pulpito di S5.
Restiamo in attesa di conferme o smentite.

Linea comunque interessante e piacevole, su solida e ruvida dolomia d'alta quota, da verificare [rel. 28 luglio 2010].

Relazione visuale - "Da Che Pulpito" o Via della Codardìa
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Punta di Larsei
La Banda degli Onesti
Boldrin, Maceri - VII- (265 m.)
Via interessante sulla suggestiva bastionata di picchi sottostante il Piz Boé. Roccia non proprio ottimale. Portare firiend e nut per integrare le protezioni esistenti.
La relazione originale è reperibile sul sito del CAI di Bolzano, a questo link.

L1 - A giudicare dallo schizzo il primo tiro dovrebbe essere più a dx e arrivare alla sosta da dx. Comunque...
Attacco in corrispondenza di uno spit con la piastrina spiaccicata (qualche purista all'opera?). Si sale una fessura verticale fino a poter piegare a dx per grandi lame da trazionare con delicatezza. Sosta su cengia con 2 spit da 8 mm. (VI/VI+ - 25 m.).
L2 - A dx per diedro e successive lame fino a uno spit da 8 mm.. Da qui diritti (2 fix nuovi da 10 mm.) fin sotto un tetto, che si supera sulla dx per tornare subito a sx e salire per provvidenziale diedrino alla soprastante cengia (VII- - 30 m.).
L3 - Dalla sosta in obliquo a sx non per la cengia, ma su placca rotta (ch verso la fine). Entrare nell'evidente diedro a sx e salire alla sosta (IV - 20 m.).
L4 - Per rampa macilenta a dx fin sotto un tetto (2 fix in blocco preoccupante). Nella fessura di dx sopra il tetto c'è un buon ch a U dal quale si traversa a sx per entrare nella bella placca sopra il tetto, tramite la quale si va a uno scomodo punto di fermata (VI+/VII- - 35 m.).
L5 - Sopra la sosta per strapiombino, diedrino e fessura faticosa, poi a sx per placca fin sotto il diedro di sx dei due soprastanti la placca. Per il diedro alla sosta (VII- - ma forse ho fatto il passaggio più duro di quello che era - 40 m.).
L6 - Diritti e in obliquo a sx per placca articolata, puntando a un pulpito sotto l'evidente parete gialla terminale, a dx del grande diedro (IV - 40 m.).
L7 - Si aggira a dx lo strapiombo sopra la sosta, si raggiunge un fix e da questo si obliqua a sx fino a un cordone. Di qui diritti e prima appena a sx, poi appena a dx per bella parete articolata nera (VI- - 40 m.).
L8 - Per diedro-camino si supera un ultimo risalto (ch poco visibile prima del passo impegnativo) poi a dx per placca articolata e rocce rotte tramite le quali si esce dalla parete. Non ho trovato alcuna sosta attrezzata (IV+ - 35 m.).

Discesa - Noi abbiamo seguito gli ometti che ci hanno portato in cresta e, tramite questa, a una conca ghiaiosa (nevosa all'epoca della nostra ripetizione). Dopo aver cercato senza esito la ferrata nei canali sotto la conca, abbiamo optato per una lunga traversata a Ovest fino a incrociare la normale per la salita al Piz Boé. Di qui alla Forcella Pordoi e al passo. Abbiamo poi scoperto che la ferrata Piazzetta passa lungo lo spigolo che delimita a Est la conca e si raggiunge (presumo) per larga cengia che ne taglia il pendio Est (a occhio circa 7/800 m. di cammino dall'uscita della via) (rel. 19 giugno 2006).
Relazione visuale - La Banda degli Onesti
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Commenti

Messaggio inviato il 26 luglio 2008

L'ho percorsa l'anno scorso in settembre (o ottobre) con il mio amico Loris, in alternata. Via non banale (per me) ma soprattutto, nonostante la presenza degli spit, NON sportiva.
Infatti molti sono i tratti sprotetti e da integrare (nut/friend) anche sul non facile.
Ricordo il secondo tiro (da primo) con i due spit sotto il tetto: dopo aver preso il largo da questi si affronta un passaggio atletico a dx e poi subito a sx fin sotto un diedrino con un kevlar in clessidra più in alto (da guadagnare con sangue freddo!).
Poi il bellissimo tiro che porta alle rocce facili, sosta scomoda, passaggio impegnativo (strapiombetto, 2 o 3 spit, poi chiodo sopra il passaggio) e traversata delicata a sx (spit molto distante e in alto a sx) su una placca solida e verticale (ricordo di avere usato uno spuntoncino insignificante prima come presa per passare e in seguito per "appenderci" un kevlar alla sua sommità, infine fessura diedro con qualche passaggio impegnativo assistito da cordini su clessidre (due se non sbaglio) fino a un lontano spit quasi sotto la buona sosta (avevo anche finito i rinvii..., tiro lungo, verticale ed esposto).
E per concludere mi è toccato l'ultimo tiro in camino/diedro che ho affrontato senza alcuna protezione (io il chiodo non l'ho visto).
Via "Alpinistica", bella, aerea, esposta e ...un po' marcia. :)

Stefano (Agordo)

Ciao Stefano.
Integrazione molto precisa alla relazione ...
Eh... L'emozione aiuta a ricordare... Non c'è che dire...
Salutami Agordo e le Pale Lucane...

Grazie per il tuo commento!

Sandro


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Sandro De Toni - Via del Santellone, 39 - 25080 - Molinetto di Mazzano [BS] -