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Dolomiti della Val di Fassa

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Claudio Chiaudano durante una ripetizione della via Steger - Catinaccio


Catinaccio

Croda di Re Laurino
Hermannstecken
VI+ (350 m.)
Via a tratti erbosa che vince la parete sottostante il rifugio Santner. 2° tiro umido e poco proteggibile. Il tiro di VI+ è ben chiodato, ma può essere difficile da individuare: una cordata davanti a noi si perse sulle placche alla sua sinistra, incontrando difficoltà elevate e niente protezioni.
Percorsi la via con Dario Ballerini. Durante l'avvicinamento, sulla seggiovia, mi raccontava di come fosse stanco di impegno e vie dure e di come cominciasse ad amare sempre più il piacere faticoso, ma meno rischioso dello scialpinismo. L'anno dopo, mentre Giovanni e io eravamo a Ceuse, venimmo a sapere da arrampicatori milanesi che un alpinista bresciano era precipitato in val di Genova. Telefonammo a casa. Dario era caduto dalla sosta di una via che aveva appena finito di aprire. Si era sfilato il nodo del cordino cui si era appeso.
Ci sarà una specie di paradiso per gli arrampicatori, nell'aldilà?
Beh, se qualcosa del genere esiste, Dario dev'essere lì da qualche parte ad osservare con compassione i nostri assurdi affanni da arrampicatori del XXI secolo.

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Torre Delago
Via Schrott - Hasse
Schrott, Verdofer, Hasse - VII-/A1 o VII/A1 (345 m., zoccolo escluso)
Quando io e Ralf Steinhilber svoltammo l'angolo e, in uno degli angoli più incredibili e appartati delle Dolomiti, vedemmo il torrione, ammutolimmo e... giù la testa. Se non si fosse nel regno della dolomia, verrebbe da pensare di trovarsi in Patagonia.
Itinerario impegnativo: sui tiri dal V+ in giù le protezioni sono poche e poco integrabili; sui tiri dal VI in su, i ch diventano più numerosi, ma senza fare sconti. Pochi i punti in artif. che davvero agevolano la salita. In numerose sezioni tra una protezione e l'altra è necessario progredire con sequenze di libera sostenuta.
Di seguito riporto una sintetica descrizione della via con alcune integrazioni alla rel. Rabanser.

L1 - Il grande diedro d'attacco - inclinato a sx e grigio - è al termine delle rocce arrampicabili dello zoccolo. 2 ch sul tiro. Prima sosta poco visibile (Ralf attrezza un punto di fermata su ch macilento dopo circa 40 m., ma più in alto e a sx ci sono 2 ch di sosta) (40 m. - IV).
L2 - Tiro contorto. Dalla sosta piegare a sx fino a una cengetta, sopra la quale, appena a dx, parte un diedrino con ch. Al suo termine (3 ch su ripianetto) traversare a dx (delicato), raggiungere una fessura (ch), rimontare sulla parete alla sua dx e risalire diritti per rocce delicate fino a una nicchia in una zona di rocce appoggiate (40 m. - V).
L3 - Lunghezza dalla linea controintuitiva. Salire per qualche m. una fessura appoggiata a sx della sosta. Appena possibile traversare a dx in placca compatta puntando a un fessurino che punta verso rocce verticali; salirne 3-4 m. e traversare a dx per 5 m. non appena il muro si fa più articolato. Arrivati al margine dx del muro, ci si alza in obliquo verso sx alla sosta. L'ultima protezione messa da Ralf è uno stopper alla base del fessurino. Forse è possibile piazzare un ch nella soprastante più articolata sezione a buchi. In ogni caso, vietato sbagliare (35 m. - V+).
L4 - Diritti per diedrino fino a una sosta su pulpito (25 m. - V-).
L5 - Appena a dx della sosta fino alla base di un esile fessurino in una zona di rocce compatte. Proteggersi (non è facile) e salire tra la fessura che in breve si perde e la placca alla sua dx. Ch al suo termine. Di qui appena a dx e diritti fino a una sosta a sx di un dorso (20 m. - V+).
L6 - Traversare oltrepassando il dorso e obliquare a dx fin sotto un diedro che si sale fino a una comoda cengia. Lo strapiombo terminale si supera a sx, come indica l'ultima lametta di protezione. 3 p.a. per me da primo (per la scarsa affidabilità di alcune protezioni in punti critici) e in libera per Ralf (35 m. - VII-/Ao o VII).
L7 - A dx della sosta per diedri con tratti friabili fino a un netto diedro con cunei che si sale fino a poter traversare a dx in corrispondenza di ch (e di una rimbombante lama staccata). Appena possibile, risalire diritti per diedrino fino alla sosta (30 m. - VI).
L8 - A sx della sosta, prima per placca a sx di un diedro-fessura e poi nel diedro-fessura fino a un terrazzino. Se la fessura è asciutta, proseguire per questa arrivando all'altezza di un ch storto e traversare a sx per placca a buoni buchi. Io trovo la fessura bagnata e sono costretto a un delicato pass. in artif. per raggiungere il ch storto. Ralf sale in libera (30 m. - VI/Ao o VI+).
L9 - A sx della sosta seguendo i ch fin sotto una zona di tetti. Si obliqua e si traversa a sx fino al punto di fermata. Né io, né Ralf tentiamo la libera nel crux del traverso. La stanchezza inizia a farsi sentire (e comunque il pass. non di chiara impostazione) (20 m. - VI+/A1).
L10 - Sopra la sosta per placca strapiombante. Il primo ch è alto (inutile cuneo intermedio di legno), ma il muro sottostante è articolato. A uno strapiombo si piega a sx e si entra in un diedrino che dà su compatte rocce grige. Per esse alla cengia. 3 p.a. per me, riducibili a 2. Anche Ralf rinuncia alla libera in alcuni punti (30 m. - VII-/A1).
L11 - Diritti sopra la sosta e a dx a prendere il diedro che scende dall'intagiio di vetta. Nell'ultimo tratto - strapiombo con rocce friabili - utile un'ampia spaccata disarticolante (40 m. - VI-/VI).

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Catinaccio
Via Leviti-Nemela
Leviti, Nemela - VI+/A1 (550 m.)
Mi convinse Gino Maffezzoni a ripeterla. Perdemmo un po'di tempo a trovare l'attacco, ma fu poi il tempo a far perdere a noi il senso di se stesso mentre, in una giornata di sole spietato senza una nuvola in cielo, tiravamo i sandwich di chiodi nei buchi della prima parte. L'artificiale, in questo tratto, è delicato: la ferraglia è molta (anche 30 chiodi a tiro), ma è infilata ad incastro in cavità di roccia non proprio compattissima. Ralf Steinhilber e Ivan Maghella si ritirarono proprio in questa sezione dopo che una cordata davanti aveva fatto precipitare loro addosso un comodino di svariati chili.
Dopo l'ultimo tiro di artificiale in traverso, la via è percorribile interamente in libera, anche se, da un certo punto in poi, le protezioni si rarefanno improvvisamente (la leggenda narra che Leviti a metà salita perse il martello). Abituato alla chiodatura abbondante delle lunghezze precedenti, nel tiro del camino grigio vissi momenti intensi quando, essendomi appeso all'imbrago solo rinvii, un friend e qualche cordino, scoprii che le uniche protezioni fisse presenti erano due chiodi (uno a 50 cm. dall'altro) nel bel mezzo del camino, per fortuna in corrispondenza del passo chiave. Sopra la via diventa facile, ma fa anche molti traversi. E' facile perdersi. La relazione più sicura e fedele è quella di Jacopelli. Imprecisa, invece, la rel. Furlani.

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Via Reali -  Belli
Reali, Belli - VII+/VIII-/A1 (700 m.)
Sale il primo evidente spigolo che si incontra costeggiando da Nord a Sud la parete Est del Catinaccio. Sembra impossibile salire quel tratto di parete senza far ricorso a chiodi a pressione. Invece la via è protetta interamente a chiodi normali, piantati - anche a mo' di sandwich - nei molti buchi della roccia, una dolomia non compattissima che rende delicata l'arrampicata libera. Nonostante Furlani, nella sua relazione, descriva la via come un itinerario misto libero-artificiale, durante la mia recente ripetizione salii in libera quasi tutte le lunghezze, tirando un chiodo al 4° tiro (poco affidabile), due al 5° (roccia davvero molto dubbia) e concedendomi qualche riposo prima di affrontare i tratti di roccia delicata. Sugli appigli tracce di magnesio precedenti alle mie ...
Queste le difficoltà in libera (secondo la mia modesta opinione).
1° tiro - Si attacca su rampa partendo circa 50 m. a sinistra dello spigolo;  facile obliquo a destra (IV - 50 m.).
2° tiro - Diritti per fessura a destra della sosta, da percorrere fino al suo termine. Poi traverso a destra. Pochi e poco affidabili i chiodi. Sosta in una nicchia. (VI - 40 m.).
3° tiro - Diritti per fessura, poi a destra mirando a un diedrino che in alto evolve in marcata fessura strapiombante. 1 chiodo di protezione prima dello strapiombo, poi ci si protegge (bene) solo a friend e nut. Al termine della fessura c'è uno spuntone sul quale si può fare sosta. Meglio proseguire: chiodi e ottima sosta pochi metri più sopra. Il tiro, sprotetto e difficile da capire,  mi è sembrato sfiorare il VIII- (6c+ ). Ma forse ero ancora freddo.
4° tiro - Placca verticale a buchi con tratti strapiombanti. 1 p. a. per la qualità della chiodatura. Quando i chiodi finiscono, si segue un esile diedrino che sale tendenzialmente a sinistra (VII /A1 liberabile - 30 m.).
5° tiro - Dalla sosta non si vedono chiodi. Come da relazione, la via prosegue a sinistra del punto di fermata (vago diedro su roccia delicata) puntando al fianco sinistro dell'impressionante prua soprastante. I chiodi riprendono prima dello strapiombo, per fortuna ben appigliato (anche se con roccia delicata). 2 p. a. prima della sosta (i chiodi sono piantati in uno scudo di roccia dall'aspetto malsano) (35 m. - VII+/A1 liberabile).
6° tiro - Traverso a destra, poi diritti e a sinistra. 3 soli chiodi sul tiro, che non mi è parso ulteriormente proteggibile. Sosta evitabile (20 m. VI+).
7° tiro - Si prosegue a destra della sosta e poi diritti, superando alcuni tratti di parete oltre la verticale. Sosta scomoda alla base di un'evidente fessura- diedro. E' necessario fermarsi (20 m. VII-).
8° tiro - Si sale la fessura fino al suo termine, si traversa a sinistra su roccia friabile, poi diritti per diedrino aggettante, ancora a sinistra, aggirando comodamente sulla sinistra un tetto, oltre il quale si prosegue per 20 m. circa lungo fessure nette. Sosta su pulpito e termine delle difficoltà (50 m. - VII+).
9° tiro - Lungo traverso a destra per rampa fino al catino sommitale. Sosta su spuntone (50 m. - IV+). Di qui la rel. Furlani suggerisce di traversare a destra puntando all'intaglio tra Catinaccio e Punta Frida (doppia e poi discesa a piedi per canale sul versante Nord Ovest). Non avendo trovato il punto di calata, Gino Maffezzoni ed io fummo costretti a salire fino in cima per placche, diedri e spigolo sovrastanti il settore destro del catino (400 m. ca di III).
In sintesi: una grande via dimenticata, che solo Gino poteva andare a ripescare nei polverosi e dimenticati recessi della sua biblioteca alpinistica.

P.S.: Dopo aver ripetuto la Maffei-Frizzera a Torre Vallaccia, abbasserei tutto di un grado, un grado e mezzo. Ma a questo punto... che confusione!

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Mi scrive Cristiano Pastorello:

Commento
Il 3\B0 tiro della fessura strapiombante non direi che \E8 un 7a. Io credo che si possa stare tranquillamente sul 7, magari 7+. Poi credo che a livello alpinistico sia una via stupenda. Bisognerebbe raccomandarla pi\F9 che descriverla come una cosa infima. Poi anche la roccia nel complesso non \E8 male.
Cristiano Pastorello


Respondeo
Ciao Cristiano.
Anch'io ricordo la "Maffei-Frizzera" come un'avventura grandiosa: una giornata intensissima conclusa con un rientro al buio nei misteriosi boschi della Valle di San Nicol\F2.
Resto per\F2 dell'idea che itinerari simili siano da raccomandare solo a chi sa il fatto suo.
Anche perch\E9, come sai meglio di me, in Vallaccia sulle placche la roccia \E8 solida, lungo le fessure richiede attenzione.
Per questo, nel presentare la via, scrivo: "una via da consigliare ai nemici, a meno che non si parta gi\E0 con l'intenzione di vivere un'avventura d'altri tempi".
Insomma, bisogna essere consapevoli di quello che si va a fare. E' anche vero che gi\E0 il primo tiro fa selezione.
Poi magari, se avessi ripetuto la via - che ne so - due anni fa anzich\E9 nell'ormai lontano 2004, le mie valutazioni sarebbero state meno scoraggianti [s\EC, all'epoca drammatizzavo molto].
Sui gradi della fessura strapiombante mi affido alla tua valutazione, di sicuro pi\F9 oggettiva della mia, considerata la tua maggiore esperienza sulle alte difficolt\E0 in montagna.
Grazie per il tuo commento e le integrazioni alla relazione.
E complimenti per l'attivit\E0.
Buone arrampicate.
Ciao
Sandro

Pala di Socorda
Via Schubert-Werner
Schubert-Werner - VI/VI+ (550 m.)
Bella via su roccia da buona a ottima.
Abbastanza precisa la rel. Rabanser [solo qualche dubbio dalle parti di L10 - Inoltre mancano diversi dei ch indicati].
Per l'avvicinamento non \E8 necessario portarsi fino a Gardeccia per imboccare il sent. n\B0 583.
E' molto pi\F9 rapido, una volta arrivati nel tratto di strada sulla verticale della parete, salire per rado bosco fino all'attacco [1 h circa da Moncion].
Precisa rel. visuale anche a questo indirizzo [sito "oltrelavetta", di Filippo Nardi e Beppe Prati]: http://oltrelavetta.com/files/Schubert-werner.pdf.
Discesa lunga e complessa.

L1 - Per fessurone sul fondo del gran diedro rosso uscendone sulla dx in corrispondenza di un ch contorto. Di qui diritti per breve tratto e in obliquo a dx fino a poter salire diritti aggirando a dx uno strapiombino; quindi per diedrino a una cresta di rocce rotte ed erba. Allungare bene le protezioni (55 m. - V+).
L2 - In traverso a sx. aggirare uno spigolo e imboccare un diedro-rampa grigio inclinato verso sx. Seguirlo anche quando diventa verticale fino al suo termine, al vertice di un pilastro. Utili friend grandi (45 m. - VI-).
L3 - Per qualch em. In obliquo a dx della sosta fino a imboccare un diedro che muore sotto uno dei tre tettini soprastanti la sosta [quello centrale? Non ricordo - ch nel diedro a indicare la linea]. Si esce a sx del tettino. Altro diedro fin sotto un nuovo tettino. Di nuovo fuori a sx [se bagnato, pass. delicato, tecnico: VI]. Poi diritti per diedro-canale erboso (45 m. - VI-).
L4 - Camino fin sotto un tetto. Se ne esce a sx. Poi pi\F9 o meno diritti [non ricordo] fino alla base di un evidente diedro-rampa visibile anche dal basso (25 m. - VI-).
L5 - Percorrere tutto il diedro-rampa seguendone la biforcazione di sx fino al suo termine. Io trovo bagnato il fondo della fessura e salgo la parete alla sua sx. Quindi diritti per diedrino rotto fino a una nicchia. Sosta da attrezzare (55 m. - V+). 5 m. pi\F9 in alto c'\E8 una sosta attrezzata in una nicchia.
L6 - Canalino e paretina a sx di una grande nicchia. Poi diritti per diedrino (30 m. - IV).
L7 - Ancora diritti fino a uscire dal diedro. Poi in obliquo verso dx fino a una breve fessurina. La si sale. A una nicchia con cordone in cl obliquare a dx mirando a 2 ch. Dopo un breve strapiombo non proprio banale, si entra in un "nido d'aquila" uscendone sulla dx per rocce facili fino a 1 ch di sosta (45 m. - VI/VI+).
L8 - Forse qui Dario si \E8 sbagliato. Comunque, a sx per rampa erbosa fino sotto la verticale di un diedro evidente. Salire la placca sottostante il diedro [poss. sosta?] e il diedro stesso [sprotetto] fino a un punto di fermata con 2 ch [la linea originale sale forse pi\F9 a sx?]. Quindi traversare a dx sotto tetti fino a una sosta sul filo di spigolo (40 m. - VI/VI+).
L9 - Diedrino sopra la sosta, poi rocce rotte e vago spigolo di buona roccia. Al suo termine a dx a uno spuntone [fossili!] (50 m. - IV+).
L10 - A sx della sosta per diedrino. Poi non ricordo. Verso la fine del tiro Dario sale a un'evidente nicchia uscendone sulla sx [via originale a dx] (45 m. - V).
L10 - Per rocce facili sul filo di cresta. Con una lunghezza di 55 m. si arriva in prossimit\E0 della prima calata (rel. 21 luglio 2008).

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Pala della Ghiaccia
Via Weiss
Weiss, Colli - VI+ (300 m.)
Breve, ma molto sostenuta, con chiodatura essenziale e non sempre buona. Io e Giovanni Mostarda ne avemmo ragione solo in 8 ore di lotta con l'Alpe. Diversi tratti impegnativi con protezioni ballerine qualche metro sotto il fondoschiena. Il penultimo tiro, dopo il traverso a destra (chiodi e spit), prosegue diritto e lievemente a sinistra lungo fessura, fino ad una nicchia (chiodi). Di qui, secondo la relazione Jacopelli, proseguimmo a sinistra (passo violento in fessura e poi placche con roccia così così). Esaurita la corda, attrezzai una sosta (poco affidabile) a pochi metri dalla fine del pilastro. La discesa avviene sul versante opposto, in direzione Sud. Breve doppia su cordone vecchio e macilento per calarsi nel canale sottostante. Durante un primo tentativo, concluso causa freddo, Gino Maffezzoni ed io chiedemmo al padrone di un agriturismo di Ciampac come mai la montagna si chiamasse "Pala della Ghiaccia". La risposta fu: "Perché ha la forma di una pala per il ghiaccio". Io penso invece che il toponimo stia per "Pala del ghiaccio", date le temperature rigide che lo contraddistinguono anche nei giorni più caldi d'estate. Regolarsi di conseguenza.

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Roda di Vael
Roda di Vael
Eisenstecken
O. Eisenstecken, F. Rabanser, F. Oberrauch - VI+ (300 m. ca)

Terapeuta: Questo schizofenico non cerc\F2 mai di spiegare
perch\E9 era diventato matto?
Epistemologo: Una volta dichiar\F2: "Bateson, lei vuole che io venga
a vivere nel vostro mondo. Ci ho vissuto dal 1920 al 1943
e non mi piace.

[...]

Quando Frieda Fromm-Reichmann venne a Palo Alto,
Bateson le chiese che cosa gli avrebbe detto lei.
Lei rispose: "S\EC, ho avuto anch'io un paziente
che disse qualcosa di simile e gli risposi:
'Ma io non ti ho mai promesso
un giardino di rose!'"


B.P. Keeney,
Estetica del Cambiamento,
Roma, Astrolabio, 1985, pp. 189-190.


1. Uno di Noi - Su fama ed esperienze interiori
Domenica 27 maggio.
Sospetto che Andrea, considerato il mio pietoso stato di forma, voglia tenermi sotto per farmi alzare il grado. Ha in mente realizzazioni a manetta, quest'estate.
Per questo - credo - nonostante la meteo precaria, mi ha convinto a salire con lui "Uno di Noi", al Primo Apostolo del Baffelan.
A guardare i gradi, mi viene da ridere: L1 - VIII+, L2 e L3 - VIII-, L4 - VII.

O forse lo fa per il curriculum.
S\EC, perch\E9 una nota azienda di materiale sportivo lo sponsorizza.
E la sponsorizzazione funziona proprio nella misura in cui si tiene alto il livello della propria attivit\E0.
Come dovrebbe capitare in ambito accademico [parlo dell'universit\E0, eh?]: se fai ricerca e pubblichi, allora mantieni cattedra. Altrimenti a casa.
Una questione di merito.
S\EC, nell'universit\E0 italiana non funziona cos\EC.
Ma nell'alpinismo, per il momento, nonostante i banfoni in circolazione, le aziende sono attente a sponsorizzare solo gli atleti che fanno attivit\E0 di livello.
E che dimostrano di farla davvero.
Il giochino, per quanto redditizio per l'azienda e - in parte - per l'atleta sponsorizzato, ha alcuni aspetti non proprio piacevoli.
Primo, perch\E9, in un mondo di eventi sensazionali, niente \E8 pi\F9 sensazionale [e tale da "bucare lo schermo" e lanciare il marchio, come nelle intenzioni degli uomini di marketing]: sai quanti riescono a fare il "Pesce" in Marmolada, ormai?
Secondo, perch\E9 l'arrampicata e l'alpinismo sono diventati discipline talmente tecniche che capire il senso di un exploit di un alpinista di punta pu\F2 essere impresa ardua per un non iniziato: chi, tra i non addetti ai lavori, conosce il valore di una salita come "Specchio di Sara" a vista? Manco sa dove si trova l'itinerario...
Terzo, perch\E9 per l'alpinista in questione la tentazione di alzare l'asticella per realizzare l'impresa che gli permetter\E0 di guadagnare davvero e/o di ottenere l'agognata fama \E8 via via pi\F9 forte.
E in alpinismo alzare l'asticella significa o "aumento delle difficolt\E0" o "riduzione della sicurezza".
O l'uno e l'altro.
E la combinazione tra difficolt\E0 e rischio non \E8 esattamente un toccasana.
Specie se i pericoli corsi sono paragonati agli effettivi benefici economici conseguiti: solo i pi\F9 forti a livello mondiale, oggi come oggi, vivono bene di arrampicata.

Io subisco il fascino di una tentazione analoga a quella dell'alpinista sponsorizzato; ma la mia trova il suo fuoco attorno all'intensit\E0 del vissuto.
L'arrampicata pu\F2 dare molto, interiormente: pu\F2 far sperimentare emozioni che poche altre esperienze al mondo garantiscono.
E anche in questo caso il guadagno [le emozioni] \E8 tanto pi\F9 elevato quanto pi\F9 alta \E8 la difficolt\E0 della salita che si affronta e ridotti i margini di sicurezza.
Anzi, la diminuzione dei margini di sicurezza, cos\EC, a sensazione, mi pare abbia - nel mio gioco - una parte maggiore rispetto alla difficolt\E0: l'avvicinamento al confine ultimo allenta le relazioni dell'alpinista col mondo ordinario ed \E8 come se aprisse alla percezione di altri piani di esistenza.
Per questo chi fa alpinismo di ricerca tende ad alzare il livello di rischio dei suoi trip.
Una variante introversa del giochino "sponsorship", insomma.
Forse con - in aggiunta - un velo di inesistente nobilt\E0 "etica" [essendo il guadagno per lo pi\F9 interiore]; ma, appunto, senza nemmeno i limitati proventi economici che la sponsorship comunque garantisce.
Rischiare la schiena - o la vita - per un'esperienza interiore?
C'\E8 da meditarci sopra.

Sulla via Andrea arrampica bene nonostante la febbre alta [cfr. guerza.wordpress.com].
Sono io ad arrancare.
Sfido, io: farmi partire su un 7a+, cos\EC, la mattina presto.
E all'ombra...

La via, nei primi due tiri su un conglomerato abbastanza solido anche se scivoloso, \E8 carina e si fa arrampicare volentieri [ad avere il grado].
Altrimenti \E8 una penitenza.
Meglio in periodi asciutti: la copertura di lichene su appigli e appoggi \E8 davvero fastidiosa.

2. Domenica - Punteruolo di ferro
Per il 2 e il 3 giugno Ralf mi propone un we in Dolomiti.
Da quanto tempo non mi concedo due gg di sola arrampicata?
Una goduria.
Non titubo nemmeno un attimo, anche se la meteo \E8 un mezzo disastro.

Il primo giorno, dopo non poche incertezze, optiamo per la "Eisenstecken" alla ovest della Roda di Va\E8l. Manca a tutti e due. E ce ne ha parlato bene anche Ivan.
Salendo al passo di Costalunga, Ralf mi spiega che "Eisenstecken" significa pi\F9 o meno "Cosa che si ficca, di ferro".
Hem...
Di ferro?
Chiodo?
Punteruolo?
Mah...

Comunque nomen omen: arrivati sotto la parete non possiamo non restare stupiti per l'ardimento - come si sarebbe scritto nel 1947, anno in cui fu aperto l'itinerario - di Eisenstecken nel cacciarsi sullo stretto diedro fessurato e strapiombante che taglia la parete ovest nel suo margine sinistro.
"Punteruolo di ferro", s\EC.
Corredato anche di un bel paio di palle d'acciaio.

Mentre striscio incastrato su uno dei tratti off width di L3 [dato di VI dall'apritore, grado uniformemente confermato dai ripetitori] mi sfugge un "Cazz... Ma 'sta roba \E8 pi\F9 tosta della Tromba di Oceano Irrazionale...", il famoso tiro chiave di un itinerario aperto sul Precipizio degli Asteroidi da I. Guerini e soci negli anni Ottanta e all'epoca spacciato come "Il primo VII delle Alpi" [cfr. www.sassbaloss.it].
Anche Ralf, arrivato in sosta [e dopo essersi affannato non poco sul tiro successivo], confermer\E0 di aver trovato duro.
Sar\E0 che, con l'et\E0, stiamo diventando pippe noi?
Anche perch\E9, tutti e due, continuiamo a trovare duro dove una volta saremmo saliti saltellando.
Chiudiamo l\EC la faccenda. Inutile arrovellarsi. Gli anni passano.
Comunque da S5 le corde penzolano nel vuoto, distanti, in fondo, ben 5 m. dalla parete.
No, non \E8 VI.
D\E0i, facciamo che \E8 un VI+.

3. Insidia dalle gocce di luce
Mentre me ne sto comodamente seduto a S5, assicurando Ralf, guardo verso valle.
Dall'alto, non so da dove [dal cielo? Dalla roccia?], scendono gocce d'acqua [pioggia? Una colata?] di cui la termica devia la traiettoria di caduta ora a sinistra, ora a destra, ora vicino alla parete, ora pi\F9 verso l'esterno.
Una danza a onde sincrone di perle di luce sullo sfondo dei ghiaioni grigi, delle abetine e della verde piana di Costalunga, sotto di noi.
Mi perdo un po' a osservarle.
Anche Ralf, recuperandomi, le nota.

Su L8, dopo aver superato il risalto al termine del primo tratto di placca tecnica, scopro l'origine del fenomeno: un ruscello di acque di fusione scende nel bel mezzo del muro e, cadendo nel vuoto, si frantuma in una miriade di piccoli globi luminosi.
Davvero meraviglioso...

Peccato che io debba passare proprio in mezzo alla cascatella.
E peccato che il tiro sia poco protetto.
E che la roccia bagnata sia, nella media, pi\F9 scivolosa di quella asciutta.

Sulle prime tento di aggirare l'ostacolo traversando pi\F9 in basso, dove la placca si abbatte.
Ma oltre la colata la parete si impenna: a occhio, per recuperare la linea di salita, dovrei farmi un buon VII, senza ch [che, come il pi\F9 pirla dei principianti, ho lasciato - col martello - a Ralf in sosta].
No.
Riattraverso la cascatella, mi battezzo per l'ennesima volta, e, con rassegnazione, salgo all'altro, unico punto debole del muro, 6 m. pi\F9 in alto, a sx della colata, dove la parete diventa - s\EC - pi\F9 verticale, ma anche pi\F9 mossa.
Alla base del risalto trovo un ch.
Far salire Ralf e mandare avanti lui, l'uomo-ventosa, con prodigiose qualit\E0 di arrampicata sul bagnato, che vanta un a-vista di 6b+ su dolomia fradicia?
Ci faccio un pensierino.
Poi considero i casini che questo comporterebbe [recupera Ralf su un solo ch, fallo partire senza protezioni sopra la sosta, rischia il volo fattore-di-caduta-2, fai sosta dopo 15 m., spreca tempo] e lascio perdere.
Tocca a me, no?
Vado.

Diritto un paio di m. per accennato strapiombo, poi traverso 5-6 m. [l'acqua di fusione passa dalla roccia alle mani e mi si infila sotto l'antivento, inzuppando pile e braccia], altro ch, poi su: 3 ch di sosta, proprio al margine dx del flusso d'acqua.
3 m. pi\F9 a dx, no, eh?
Non posso fermarmi qui.
Devo obliquare ancora, sperando di trovare pi\F9 in l\E0 un punto per recuperare il socio.

Ai primi movimenti sulla roccia asciutta scopro che per chiss\E0 quale curioso fenomeno fisico le dita, bagnate, tengono meno che sul bagnato.
Avr\F2 attivato la siddhi dell'effetto ventosa, come Ralf?
Ma che funziona solo sul bagnato?
Sempre le cose sbagliate nel momento sbagliato, insomma.

Poi trovo un ch.
E, mentre mi arrabatto per rinforzare la misera protezione con qualcos'altro di mobile [un fr, un nut si piazzer\E0, no?], davanti agli occhi, un po' pi\F9 in alto, mi si materializza un altro ch.
Qualche altro pellegrino della Roda dev'essere incappato prima di me nella trappola dell'infida colata generatrice di gocce di luce.

4. Apparenze
Domenica mattina il programma prevederebbe "falesia": alle 13:00 danno acqua.
Poi a Ralf scappa detto: "Se fossimo duri davvero, andremmo lo stesso".
Intende "su una via lunga".
Due giorni in dolomiti e vai in falesia?
Ma siamo matti?

Non \E8 facile scegliere l'obiettivo, perch\E9 - davvero - alle 13:00 danno acqua. E dobbiamo poter scendere svelti in doppia, in caso di necessit\E0.
Quindi via possibilmente a spit e possibilmente con le soste attrezzate per le calate.
Non ci sono molti itinerari con queste caratteristiche in giro, almeno tra quelli di cui abbiamo le rell..
"Via le Moto dal Sella" sembrerebbe perfetta: 300 m., a fix, rientro facile.

All'attacco troviamo M. Stuffer l\EC per la "Rampa Del Torso", che ha in programma di fare in scioltezza con cliente.
Chiediamo lumi.
E lui ci rassicura: soste per le calate ok.
E poi aggiunge: "L'acqua fa bene alla campagna". E sottintende: "E non fa poi cos\EC male agli alpinisti". Al massimo fa loro crescere un po' i capelli.
Potremmo anche averne bisogno, eh?
Sagge parole.
Mentre lui e il cliente salgono spediti verso la parte alta della rampa, noi pieghiamo a sx e imbocchiamo "Via le Moto dal Sella".
Non dobbiamo essere molto concentrati sull'arduo cimento che abbiamo intrapreso perch\E9, nelle prime due ore di arrampicata riusciamo, nell'ordine:
  1. a inchiodarci su L2, per attriti eccessivi sulle corde, ancora umide dell'acqua presa ieri;
  2. di conseguenza ad attrezzare una ridicola sosta proprio nel mezzo del tiro, con 2 fix a 3 m. l'uno dall'altro;
  3. a perderci, sempre su L2, su una via a spit [noi, alpinisti con vent'anni di esperienza]: la rel. dopo il terzo fix, segnerebbe di andare a dx; ma io, non vedendo la piastrina successiva e abbindolato da Ralf, che mi dice di andare a sx, vado dove dice lui [8 m., camino], salgo in placca a una cl con vecchi cordini, rinforzo il punto di protezione con un kevlar mio, vedo i fix di via - che sono ovviamente 10 m. a dx - e inizio un lungo, delicato traverso a dx muovendomi come se camminassi sulle uova [in caso di volo, qualora tenesse la clessidra, pendolerei e mi insaccherei nel camino; invece, qualora la clessidra non tenesse, buonanotte]; sento i famosi angeli delle visioni attaccare, in un gregoriano sommesso, i versetti centrali del salmo 23: "Nam et si ambulavero in valle umbrae mortis, non timebo mala" [Salmo 23,4]; poi, per fortuna, le percezioni alterate svaniscono;
  4. a scoprire, un po' alla volta, per induzione, che gli apritori di "Via le Moto dal Sella" hanno usato una ben curiosa regola di chiodatura: dal VII in su spit al max a 1,5 m, dal VI al VI+ spit a max a 5-6 m., dal VI- in gi\F9 niente protezioni [ma niente di niente]; motivo per cui noi che, aspettandoci una via spittata, cerchiamo - per l'appunto - spit, non trovandone sul facile, non ci capiamo una cippa; e perdiamo un mucchio di tempo, sul facile, per capire dove andare; poi comprendiamo l'antifona e, per fortuna, procediamo pi\F9 rapidi; non sia mai che - come da me temuto all'attacco - davvero il temporale ci lasci salire fino a due tiri dall'uscita e poi ci costringa a 6 doppie sotto l'acqua.
Alla fine alle 13:00 non piove.
E terminiamo la via in tempo utile per una placida scampagnata sulla Cengia del Camosci e un'altrettanto rilassata birra con panino ad Alba di Canazei.
Poi arriva il triste momento del ritorno.
La quotidiana valle di lacrime ci attende.
L\EC s\EC un aiuto di YHWH gioverebbe.

Penitenziag\ECte, homines, quia peccata vestra multa...
Maddech\E9?

PS - Un "in bocca al lupo" a Sandro Zizioli, infortunato durante un'apertura sull'Aiguille Rouge di Peuterey per lo stacco improvviso di alcune masse di roccia poco sopra la sosta da cui era appena partito.
In molti siamo in attesa di buone notizie, confidando nella sua forte fibra.

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Soundtrack - Paradise Circus [Gui Boratto Remix]
Massive Attack - Heligoland [Extended] [2010]




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Molte le rell. in rete. Tra le pi\F9 valide quella di Filippo e Beppe [www.oltrelavetta.com, la rel. www.climbers.altervista.org e la rel. www.ilmonodito.it. Usati fr fino al 5 Ande e nut. Ch non necessari [dove li si pu\F2 piazzare, ci sono gi\E0].

Precise in particolare le indicazioni di www.climbers.altervista.com.
Non vi tedio con la descrizione di come noi abbiamo diviso i tiri.
Mi limito a segnalare:

- su L1 la roccia molto viscida e con prese spioventi [che, a dita fredde, sono difficili da tenere; quindi \E8 meglio salire l'itinerario solo con temperature alte, o quantomeno, non partendo troppo presto la mattina];
- su L3 l'importanza di saltare il primo blocco incastrato [con cordone bianco di sosta] per andare a fermarsi sopra il secondo blocco incastrato, 10 m. sopra il precedente, in un punto pi\F9 comodo e con minori attriti della corda per il primo quando sar\E0 sul tiro successivo;
- in generale l'importanza di valutare le condizioni delle ultime lunghezze [le placche alte sono "nere" perch\E9 spesso bagnate] e di avere una buona mobilit\E0 articolare di spalle e anche per salire senza troppa fatica le sezioni in diedro aperto [rel. 5 giugno 2012]

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Mugoni
Eisenstecken - Fino a L2
Eisenstecken, Rabanser, Pircher - V- (80 m.)
Riporto la rel. dei soli 2 tiri che abbiamo salito, come promemoria per un'eventuale prossimo tentativo.
Con Dario Sandrini e Giovanni Mostarda ci ritiriamo dalla seconda lunghezza perché lenti (causa stanchezza), preoccupati per i previsti temporali pomeridiani e per forti dolori alla caviglia di Dario.

Attacco - Il sentiero che passa sotto la parete 541), proprio nel punto in cui la tocca, si infila sotto una grande lastra staccata. E' il punto d'attacco.

L1 - Salire in obliquo a sx la bella parete articolata grigia in corrispondenza del margine sx della lastra; al suo termine in obliquo a dx fin sotto una fessura con un breve tratto strapiombante; oltre lo strapiombo salire qualche m. per rampa di rocce erbose fino a poter rimontare lo spigolo che delimita a dx la rampa; in obliquo verso dx alla sosta, sotto un sistema di diedri non visibile dall'attacco (45 m. - IV+).
L2 - Diritti nel diedro; dopo 20 m. poss. sosta; ancora diritti per camino fino a una sosta sotto una verticalizzazione del sistema di fratture (40 m. - V-) (rel. 10 luglio 2007).


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Vallaccia
Piramide Armani
Via dello Spigolo
Maffei, Stenghel - VI- (500 m.)
La relazione di Furlani è sostanzialmente corretta. Ripetuta con Filippo Nardi e Giovanni Mostarda (c'era una quarta persona, di cui non ricordo né il volto, né il nome). La via non è sostenuta, ma è poco chiodata. E la roccia in alcuni tratti lascia a desiderare. Tuttavia la linea è estetica e i luoghi sono selvaggi e affascinanti. Discesa complicata. Utili i chiodi.

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Via dei Tre Diedri
Stenico, Maffei - VI+ (470 m.)
Linea logicissima (tre evidenti diedri in successione, come suggerisce il nome, nel settore dx del pilastro) e roccia molto buona per questa bella via. Credo sia difficile trovarla in condizioni ottimali, come è capitato a noi. Gradi dolomitici standard..
Integrazioni alle rel. Iacopelli e Furlani.

L1 - Per bella placca a buchi puntando alla base del primo diedro. Se ne salgono i primi metri friabili prestando attenzione alla qualità della roccia. Poche possibilità di protezioni buone nel tratto mediano (40 m. - V-).
L2 - Si continua sul fondo del diedro uscendone a sx in placca quando questo piega a sx. Quando, per un breve tratto, il diedro si verticalizza di nuovo, rientrarvi e, al suo esaurirsi, traversare a dx in cengia (45 m. - V+).
L3 - Tiro di raccordo. Traverso a dx per cengia e rocce facili (20 m. - II).
L4 - Diritti, in obliquo e in traverso a sx per bella placca con roccia non sempre solidissima (non è facile proteggersi adeguatamente) fino a un diedro che si risale. Al suo termine, su terrazzino, la sosta (40 m. - VI-).
L5 - Inizio del secondo sistema di diedri. Sopra la sosta per breve diedro fino a un tetto (1 ch) che obbliga a traversare a dx su blocchi instabili fino a entrare in un diedro sotto un tetto umido; sotto questo traversare a sx (se bagnato, il pass. può essere ostico) e proseguire per qualche m. nel diedro soprastante (30 m. - VI-).
L6 - Sempre sul fondo del diedro, uscendone sulla sx quando il muro si appoggia; sosta sulla verticale di grandi tetti (40 m., mi pare - V+).
L7 - In obliquo a sx per placca fino a un diedrino che conduce di nuovo sul fondo del secondo grande diedro; lo si risale tutto fino a che questo si esaurisce in una rampa inclinata a dx; salirla per quanto lo consente la corda; sosta da attrezzare, per me cl + 1 ch dopo circa 55 m. (55 m. - V+).
L8 - Facile muretto sopra la sosta; poi in obliquo e in traverso a dx su cenge fino all'inizio del terzo diedro (25 m. - IV).
L9 - Sul fondo del diedro con divagazioni sulla placca alla sua sx; magnifica arrampicata; sosta da attrezzare (55 m. - VI).
L10 - Sempre sul fondo del diedro; quando questo sta per concludersi sotto tetti, traversare 3 m. a dx a un diedro secondario che si sale fino a una sosta con 3 ch, sulla verticale dei tetti sommitali (50 m., mi pare - VI-).
L11 - Proseguire sul fondo del diedro fessurato fin sotto i tetti sommitali (20 m. scarsi - V+).
L12 - In traverso a dx fin sulla verticale del chiodato diedrino d'uscita; lo si supera (roccia delicata), si sale per qualche m. su rocce più facili e, in cresta, si traversa a dx fino a uno spuntone con cordoni di calata (40 m. - VI+) (Rel. 21 luglio 2007).

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Torre Vallaccia
Via Maffei-Frizzera
Maffei, Frizzera - VII/A1 (gradi Marmolada) (565 m. ca fino al termine delle difficoltà)
Relazione di Furlani da integrare, secondo me, così.
Attacco in corrispondenza di un pilastro appoggiato alla parete, cordino azzurro in clessidra alla base.
1° tiro - Per fessura a sx del pilastrino (ch in buco al suo termine), di qui 2-3 m a dx (ch) e poi in obliquo a dx per placca a buoni buchi puntando ad un piccolo tetto (per proteggersi, solitaria e infima clessidrina, friend sotto il tetto e poi ch in fessura); proseguire per la soprastante fessurina (VII-), al termine della quale a sx alla sosta (30 m.).
2° tiro - Proseguire per l'evidente diedro-fessura sopra la sosta; alla sua conclusione prendere per la rampa-fessura a tratti friabile che taglia la soprastante placca appoggiata (55 m. - VI+ - Possibile sosta all'inizio della rampa).
3° tiro - Salire tutta l'opprimente fessura strapiombante e di roccia cattiva che sovrasta la sosta e proseguire per il successivo diedro. Tiro chiave (60 m. - VII/A1, qualcosa di molto simile ad un 7a - Sosta su 2 ch nel diedro, 1 lasciato da Dario Sandrini).
4° tiro - Ancora per diedro, aggirando sulla sx un tratto strapiombante e su roccia infima e rientrando sulla linea con traverso a dx su cengia friabile; diritti per fessure rotte (2 parallele sopra la cengia, 1 ch poco visibile) e, al loro termine, a sx (sosta in nicchia - V+ - 30 m.).
5° tiro - A sx della sosta e poi diritti per diedro di roccia compatta; al suo termine ancora diritti per vago colatoio verticale di rocce rotte ed erbose; sosta su ampia cengia alla base di un vasto catino (65 m. - VI+ - A circa 2/3 del tiro 2 chiodi affiancati, non di sosta, uno abbandonato dal sottoscritto, ritenendolo di via, mentre era stato piantato da Dario per ulteriore sicurezza).
6° tiro - A sx per canale, poi camino; sosta su chiodo e spuntone dopo circa 60 m. Allungare bene la propria assicurazione alla sosta per potersi proteggere sotto il piccolo tetto a dx in caso di scariche (IV).
7° tiro - Sempre nel camino con bella arrampicata (60 m. - V).
8° tiro - Traversare nettamente a dx per placca di rocce rotte, oltrepassare un canale e proseguire per avancorpo accidentato puntando ad un sistema di fessure che taglia la Torre di dx delle due che incombono sulla dx (60 m. - III+ - sosta in nicchia - 1 ch angolare rosso mio lasciato).
9° tiro - A dx per rocce verticali, ma articolate, poi diritti e a sx, puntando a un diedro inclinato verso dx. Sosta in nicchia su clessidra al suo termine (45 m. - V/V+).
10° tiro - Diritti sopra la sosta per fessure strapiombanti parallele e successivo camino; al suo termine a dx (1 ch di via), puntando a un sistema di rampe e fessure verso dx che si segue fino al suo termine; si supera una lama verticale e si prosegue ancora a dx per rampe fino ad una nicchia (60 m. - sosta da attrezzare - nessun chiodo lasciato - VI/VI+).
11° tiro - A sx della sosta e poi diritti, puntando ad un diedrino che si segue fino ad oltrepassare il filo di cresta sulla cima della Torre (40 m. - sosta su spuntone).

A questo punto, si traversa per cengia verso Sud-Est e si scende ad una forcella tra le due Torri. Di qui un lungo tiro su rocce rotte, caminetti e placca friabile (70 m. - III +) conduce in vetta alla Torre Sud (la più alta delle due, quella che appariva a sx guardandola dal catino dei tiri 7 e 8 - Sasso delle Undici?). Si prosegue per cresta sempre in direzione Sud-Est (60 m.) fino ad un camino friabile (III) tramite il quale si scende ad una forcella. Un (mio) cordino blu in classidra sul versante opposto segnala la prima delle calate tramite le quali si scende nel lungo canale orientato verso la Val San Nicolò (Est). Le prime calate sono di 30 m, l'ultima, se si vuole scendere direttamente nel canalone sottostante, di circa 45. Un'ulteriore breve calata (30 m) consente di risparmiarsene il primo disagevole tratto. Di lì in avanti si scende a piedi ora per canale, ora per prati alla sua dx (tracce di camosci).
Spostarsi sempre per pendii erbosi verso dx (rispetto al senso di marcia - Est) fino a un secondo canalone nel quale ci si immette grazie a un'esile cengia su paretina percorsa dai camosci.
Per il canale o, pi\F9 facilmente, per pendio erboso alla sua sx a un dosso boscoso [capanno di caccia].
Scendere sempre diritti per il ripido bosco fino a tagliare un sentiero segnato.
Ancora in discesa nel bosco sempre ripido [eventualmente tenere la sx] fino a incrociare un secondo sentiero che si segue in discesa verso sx [ovest].
Per questo a fondovalle, fino alla strada, appena sotto Malga Crocifisso. (rel. settembre 2004).

Negli ultimi 4 tiri, niente chiodi, né difficoltà, né artificiale, né camini d'uscita come indicato da Furlani. Solo il tracciato corrispondeva abbastanza alla descrizione. Avremo seguito la via originale o ci saremo infilati su una linea autonoma?
Secondo Dario è vera la prima ipotesi, secondo me la seconda.

In conclusione, roccia infima, protezioni rarefatte, gradi sostenuti (il 3° tiro aveva secondo me tutta l'aria di un 7a da falesia con chiodi così così e roccia marcia): una via da consigliare ai nemici, a meno che non si parta già con l'intenzione di vivere un'avventura d'altri tempi.

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Torre Salvanes
Via Bernard-Vigo
Bernard, Vigo - VI/VI+ (400 m.)
Bella via su roccia insolitamente buona per la Vallaccia.
Meriterebbe maggiore fortuna.
Purtroppo la rel. Furlani indica l'attacco in modo poco preciso, rendendo difficile il reperimento della linea sulla parete.

Attacco - Per canale ghiaioso portarsi sotto lo Spigolo dei Fassani.
Traversare a sx sotto la parete, oltrepassando il cordone di partenza della "Maffei-Frizzera", oltrepassare una quinta della parete, tralasciare un primo e un secondo sistema di evidenti fessuroni e camini e salire fino al punto pi\F9 alto della conoide sotto la parete. Sulla sx, su una cengia a circa 50 m. da terra, si nota una rada macchia di larici. La prima sosta \E8 in corrispondenza del grande larice pi\F9 a dx, tra quelli cresciuti sulla cengia. La via sale pi\F9 o meno sulla verticale del larice, prima per fessure a dx di un pilastro e poi per placche fessurate sulla dx di un grande naso giallo che dal basso incute timore.

L1 - Per diedro canale (appena a dx) e placca di rocce rotte (a sx) fino al larice (50 m. - III).
L2 - Portarsi sotto la parete e traversare a sx fino a una breve placca di roccia friabile che porta all'attacco del sistema di fessure a dx del pilastro di cui nell'intro. Salire a sx di un tratto molto friabile grazie a uno spuntone, per roccia pi\F9 solida portarsi sotto uno strapiombino, traversare a dx ed entrare nella fessura [ch con fettuccia blu], salendone il primo tratto off width. Sotto uno strapiombo, quando questa si biforca, prenderne il ramo di dx. Sosta da attrezzare in placca alla sua dx con 1 ch a U in buco e cl (30 m. - VI/VI+). [10 m. sopra, sul vertice del pilastro, c'\E8 una sosta attrezzata].
L3 - A dx della sosta per placca. Poi di nuovo a sx nel fessurone [1 ch e 1 cuneo sul fondo]. Salirlo per il bordo esterno [dulfer strana in partenza], raggiungere il vertice del pilastro, salirlo, scendere nel diedro camino alla sua sx e percorrerlo fino al suo termine. Per canale e rocce rotte a uno spuntone sotto placche fessurate (40 m. - VI/VI+). L4 - Diritti sopra la sosta per fessure. Quindi si supera un breve tratto strapiombante da sx a dx e si sale per rampe e fessurine inclinate a dx fino a entrare in un camino. Al suo termine qualche m. a sx per cengia (50 m. - VI-). E' possibile evitare il camino per fessura di dita alla sua sx (VI).
L5 - Diritti per rocce rotte fino a un ch in fessurino in mezzo a una placca. Al ch si traversa a sx entrando in una rampa obliqua da sx a dx che si segue fino al suo esaurirsi sotto uno strapiombo "ad ala di pipistrello". Alla sua base una fessura rotta consente di aggirarlo sulla dx. Salire la fessura e il successivo diedro. Sosta con 3 ch (40 m. - V+).
L6 - Per fessura sopra la sosta e a sx. Al suo termine traverso a dx per qualche m.. Poi diritti per muro di ottima roccia. Sosta in nicchia (30 m. - V+). L7 - A dx della nicchia per roccia molto lavorata. Diritti fin sotto uno spigolino poco accennato; lo si sale [1 ch grigio poco visibile] e si punta a una fessura-camino friabile; salirla fino al suo termine e procedere per il seguente diedro appoggiato (55 m. - V+/VI-). L8 - Si aggira sulla dx un ultimo risalto della parete (45 m. - III). L9 - Per prato a sx e rocce facili a dx in cresta (55 m. - II).

Discesa - Spostarsi per prati verso il canalone che scende dall'intaglio tra Torre Vallaccia e Cima Undici. Raggiuntolo, cfr. rel prec. (rel. 21 luglio 2008)

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Mi scrive Mario Vigo:

Commento
Nel corso di una ripetizione [30 giugno 1996, insieme a Stefano Righetti] ho aperto una variante di uscita diretta salendo l'ultimo risalto per il diedro in parte strapiombante di 40 metri; nel corso della mia prima ascensione della via del 4 agosto 1989 insieme ad Antonio Bernard avevamo giudicato poco logica e forse troppo difficile la linea. Nel 1996 abbiamo valutato la variante di VI, un p. VI+; il tiro è omogeneo con le difficoltà del resto della via. Usati 2 friend.

Mario Vigo


Respondeo
Ciao Mario.
Grazie per l'integrazione.
Un'info utile per eventuali ripetitori.
E anche un incoraggiamento: con gli anni si migliora. Anche se non ad libitum, putroppo...

Sandro

Climbing - Top
dts
Sandro De Toni - Via del Santellone, 39 - 25080 - Molinetto di Mazzano [BS] -