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dario
Dolomiti di Brenta

Crozzon all'alba. Il cielo sembra da alta pressione, ma...


Corna Rossa
Torrione SAT
Via a dx dello Spigolo Detassis [Via del Mugo?]
Ignoti - VII- (205 m. ca)
Avanzare necessariamente possiede
il posto della ferita.
L'anteriore accettato coinvolge
l'uso della luce nascosta.
Nascondere
comporta una ferita davvero.

I ching. Il libro della versatilità
Torino, UTET, 1997, p. 485.






Uno - Tra freddo e caldo
Sabato
Dario e io siamo sotto la Corna Rossa di Brenta.
Mi mostra dove sale la "Maestri". E aggiunge: "Le vie a spit sono da qualche parte, non so dove. Tita mi diceva che dovrebbero essercene tre".
La giornata è splendida.
Tutti e due ci stiamo autotartassando gli attributi perché avremmo preferito essere in San Lucano piuttosto che qui.
Ma lui domenica ha un impegno. Inoltre la sua caviglia dx non è ancora a posto: una salita alle terre alte popolate da mughi, ragni crociati, grilli e Antichi sarebbe tormentosa, prematura.
Niente relazioni degli itinerari che stiamo cercando: io continuo a non avere internet ed esco dalla prima settimana stile "frullatore" della stagione autunnale, tra avvio dei vari progetti lavorativi e pratiche e acquisti vari legati al trasloco; e non ho avuto né tempo né modo di cercare alcunché. Quindi ce ne siamo saliti un po' così, alla "sperindio".
Arriviamo sotto la parete lasciandoci sulla sx la grande nicchia e i tetti della "Maestri" e iniziamo a cercare fix rivelatori di vie, io lungo la parete grigia appena oltre lo spigolo di dx della nicchia e lui più in alto, dalle parti del Torrione SAT.
Trova lui.

Attacchiamo.
Quattro tiri chiodati a prova di coniglio ci portano in una gola, fino alla base della parete E del Torrione.
Da qui si vedono quattro linee almeno: la nostra, una appena a dx e due sul contiguo Torrione dei Lanceri.
Saliamo quattro tiri fino in vetta al Torrione Sat prima congelati da una fredda, inaspettata tramontana e poi rosolati dal sole.
Quindi, non trovando linee attrezzate per la calata, ci spostiamo sul Torrione dei Lanceri e usiamo per la discesa le soste della via di dx [più o meno verso lo spigolo E].
E' presto.
Allora attacchiamo anche la via al centro del Pilastro, più facile di quella appena percorsa, ma con chiodatura più lunga, mentre il sole un po' alla volta scompare e ci lascia di nuovo in preda a gelidi venti, questa volta ascensionali.
Doccia scozzese in salsa dolomitica.
In due ore siamo alla base.
"Se fossimo motivati, adesso faremmo lo spigolo classico", dice lui.
"Beh, il tempo c'è", butto lì.
"Ma no... Andiamo a funghi, vah..."

Nello scendere, dalle parti della "Maestri" scopriamo ben due vie a fix, una a sx e una a dx dell'itinerario in questione: a sx il probabile itinerario di cui mi parlava Andrea [da qualche parte una lunghezza di 7b] e a dx la "Zordano", di cui tutti parlano bene.
Ah, non ci sono più gli inflessibili guerrieri di una volta.
Non siamo più nemmeno capaci di trovare le vie.

Due - Lunga vita al drago
Domenica.
Mentre Andrea andava - per l'ennesima volta - a testare i suoi limiti sulla Sud della Presolana con Marco [onorevole tentativo su "Paco", in Presolana; un bel bastone], io mi lasciavo corrompere da Ralf e Alberto che mi proponevano una sessione di boulder a Cresciano.
Sandrodetoni.it a Cresciano a fare boulder?
Lui, abituato a battaglie su infernali pareti di 1.500 m.?
Ebbene sì.
E' che Alberto ha fatto il suo primo 8a quest'estate.
E Ralf, il recidivo, nonché traditore del maratone, sta puntando al suo primo 8a per la prossima.

Devo riconoscere che anche blocchi di 4-5 m. sanno essere infernali, se vogliono [non so come faccia un blocco a volere qualcosa; ma so che lo fa, se vuole].
Pur tentando svariate volte un 7a+, non siamo riusciti ad andare oltre due onesti 6b bloc.
E siamo arrivati a sera piegati e doloranti per lo sforzo e la fatica.

Lunga vita al drago.
Beh, insomma...
A "quella roba lì".

PS - Anche questo post era molto più lungo. Vabbe', pazienza... Anche se non carico quello che scrivo, calo nel profondo, ci capisco qualcosa in più e miglioro lo stile [anche se da questo post non si direbbe]. Mica si deve pubblicare tutto-tutto, no?

PPS - "Once in a Lifetime" dei Talking Heads - come musica - non mi piaceva proprio. Meglio i TV on the Radio.



Soundtrack - Halfway Home
TV on the Radio - Album: Dear Science



***
Itinerario piacevole, di impostazione quasi didattica e con protezioni da falesia, che attacca sulla parete di sx della gola tra Torrione SAT e IV Torrione.
Necessari solo rinvii.

L1 - Diedrino, a sx fin sotto un saltino appena strapiombante a grandi prese. Poi diritti fino alla sosta (V/V+ - 25 m.).
L2 - Diritti 2-3 m., poi in obliquo e in traverso a sx per portarsi sul filo di spigolo. Dario vola per la rottura di un appoggio. Roccia da controllare (V+ - 25 m.).
L3 - Più o meno sul filo dellop spigolo. Sosta non a fix ma su 2 ch [Detassis?]. Sulla dx una cengia permette di entrare nel canale per raggiungere la via sul fianco dx della parete E del Torrione SAT e le due vie sulla S del Torrione dei Lanceri (25 m. - IV+).
L4 - A sx, diritti e a dx, aggirando lo spigolo. Quindi si compie un arco verso dx per raggiungere la sosta sotto i tiri della parete E (VI - 30 m.).
L5 - [Mi pare], più o meno diritti, superando diversi strapiombini su roccia da buona a ottima (25 m. - VI/VI+).
L6 - [Mi pare], in lieve obliquo a dx, vincendo un accentuato strapiombino verso la fine della lunghezza (25 m. - VI+).
L7 - [Mi pare], sullo stile dei due precedenti tiri: un passo delicato e da capire più o meno a metà (25 m. - VII-).
L8 - A dx della sosta fino a un fix; si rimonta lo strapiombino sopra la cengia, quindi si obliqua a sx fino al filo di spigolo; per esso in vetta (25 m. - VI-).

Discesa - In vetta mancano soste a fix per calarsi lungo la linea. Per scendere in doppia dalla via, bisogna calarsi da S7. Noi abbiamo raggiunto il Torrione dei Lanceri e ci siamo calati lungo le soste della via sullo spigolo SE. Sembra possibile scendere a piedi nella gola per il pendio a E della Torre dei Lanceri [rel. 15 settembre 2010].

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Via di sx alla Parete S [Via dei Lanceri?]
Ignoti - VII- (205 m. ca)
Interessante itinerario a fix distanziati che sale con bella arrampicata questo nascosto Torrione della Corna.
Occhio alle condizioni meteo. Essendo incassato tra Torrione SAT e IV Torrione, nelle giornate con temperature basse e con poca insolazione si può patire il freddo. La parete prende il sole per 2-3 ore nella parte centrale della giornata.
Noi abbiamo usato solo rinvii. 2-3 fr camalot di misura medio-piccola [grigio, viola e verde] possono essere utili per accorciare i runout su L1.

L1 - Rocce rotte [II], sosta, placca appena strapiombante, fessure atletiche (VII- - 25 m.).
L2 - In obliquo a sx e diritti per rocce verticali a gradoni (V+ - 25 m.).
L3 - Più on meno diritti sempre per rocce verticali o appena strapiombanti a gradoni. Terzo fix invisibile da sotto [ma c'è]. Discreto tratto sprotetto, ma facile dal terzo fix alla sosta (25 m. - V+/VI-).
L4 - Muretto fin sotto la parete terminale; quindi bella placca tecnica; al suo termine a dx alla prima sosta della linea di calata di cui alla via precedente (VI- - 25 m.).

Discesa - Lungo le soste della via sullo spigolo SE. Sembra possibile scendere a piedi nella gola per il pendio a E della Torre dei Lanceri. Raggiunto il fondo della gola alla base del Torrione, scendere nel canale ghiaioso fino a una sosta con 2 ch [cordone sostituito da noi] che, con una doppia da 60 m. nella gola, conduce quasi alla base della parete [5 m. di II da fare a ritroso per raggiungere terreno sicuro]. Occhio alle pietre recuperando le corde [rel. 15 settembre 2010].

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Campanile Basso
Graffer
Graffer - VI/Ao (350 m.)
Via percorsa con Paolo Castellini agli albori della mia "carriera" alpinistica. Avremmo dovuto essere in tre, ma l'amico di Paolo che doveva accompagnarci, vedendo il cielo un po' troppo azzurro (di quell'azzurro che anticipa le piogge), decise di restare "a terra" e ci abbandonò al nostro destino.
Il temporale ci fu addosso mentre stavo salendo (ovviamente da primo) il tiro chiave. Fui al riparo finché rimasi nel tratto strapiombante del diedro. Uscitovi, mi ritrovai sotto una cascata di acqua gelida. Impiegai almeno due minuti per capire quello che mi stava succedendo e per concettualizzare che la sosta era alla mia destra e che io dovevo raggiungerla prima che qualche sasso, trascinato dall'acqua, mi aprisse la testa come un melone. Per fortuna il temporale durò poco. Dato che tremolavo come un motore diesel di vecchia concezione (senza purtroppo produrre altrettanto calore), Paolo passò davanti per alcuni tiri. Quando la mia temperatura corporea tornò accettabile, feci comunque in tempo a sbagliare via e a portare Paolo sotto la grande nicchia rossa che segna il culmine di quel tratto di parete. Lui fu poi costretto a un tiro molto duro su rossi, mentre io, onde evitare di cacciarmi su strapiombi ancora più accentuati, traversai a sinistra su esile cengia fino a cambiare versante e trovarmi sulle più facili rocce della parete Ovest. Probabilmente la via originale vi devia molto prima (non ho ben capito dove).
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Maestri - Alimonta
Maestri, Alimonta - VII (350 m.)
Ripetuta secondo la relazione "Dinoia" (facendo i primi due tiri della Fehrmann). Fu motivo d'orgoglio la libera del tetto (con successiva fessura strapiombante) del 4° tiro. Subito sopra il tetto c'è una sosta che conviene non considerare nemmeno. Meglio tirare diritti: è più difficile arrivarvi che andare avanti. Dalla sosta al termine della fessura si traversa a destra (stare bassi) per proseguire poi lungo un evidente sistema di fessure e camini, finché si arriva ad un'ampia e vaga conca nella quale è facile perdersi. Si deve comunque puntare ai tetti in alto a destra. La sosta prima del celebre traverso su tetto è su cengia circa una decina di metri a sinistra di un ribassamento dei soffitti (la via passa di là). Le fessure terminali (IV+, secondo Furlani) sono quasi più dure del traverso sottostante (V+). Al rientro, come da tradizione, acqua.
Racconto - Una strana estate
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Cime di Campiglio
Via la Burocrazia
Faletti, Chiaf, Fruet - VII-/VII (220 m.)
Breve via, interessante, che sale il pilastro incassato appena a dx del camino che separa il Pilastro Bruno dalle bastionate basse delle Cime di Campiglio.
Segue la direttiva di una linea più scura attraverso i grigi della parete. Gradi appena ritoccati qua e là per una comparazione più precisa con le difficoltà riscontrate su "Il Volo dell'Aquila".

Precisa rel. visuale a questo link: [http://gomountain.procons.net/gomountain/gomountaindata.nsf/AllByDocID/4424BCA62D22F13041256A6C0039BF77?open].
Portare friend e nut, specie medi, martello e ch [noi ne abbiamo usato 1 per rinforzare S5].

Attacco - Sulla placca grigia a dx dell'inizio del canale, sulla verticale di un pilastrino che si riconosce 6-7 m. a dx di una sosta con cordoni bianchi.

L1 - Muretti articolati fino alla fessura appena obliqua a sx che porta a S1, poco sotto il vertice del pilastro; sosta su cordoni in cl e fr (50 m. - V+).
L2 - Breve traverso a sx, diritti per pilastro di roccia grigia fessurata [di qualità non proprio ottimale]; poi in obliquo a sx fino al canale-camino; 1 ch di sosta poco sotto l'evidente diedro obliquo a dx di L3 (35 m. - VI).
L3 - Sotto il diedro, salirlo [noi lo abbiamo trovato bagnato e friabile; mentre io salivo il tratto basso, Walter ha smosso un bel comodino volante che è passato un m. alla mia dx; altri blocchi in bilico - VI/VI+]; appena poss. a sx, salendo la placca grigia più o meno lungo una linea di colata [tenendosi tendenzialmente a dx]; poco sotto il chiave [uscita dal muro verticale - il ch è sopra il pass.] è possibile piazzare un discreto kevlar in cl; dal ch a dx alla sosta; linea da ricercare e protezioni non proprio facili da piazzare (50 m. - VII-/VII; da secondo direi che la distanza delle protezioni fa il grado).
L4 - Altro tiro articolato; diedro; se ne esce a dx tornando a dx subito sopra per continuare nel diedro sulla verticale del precedente; a un tettino in obliquo a dx per diedrini; aggirare con un breve arco sx-dx-sx uno strapiombino; obliquare per poco a sx e salire una lama verso dx; a un vago, ma solido spuntone obliquare a sx su placca alla sosta (50 m. - VI+/VII-).
L5 - Traverso a sx a prendere una lama che si cavalca fino a raggiungere un diedro obliquo fessurato verso dx che porta sotto l'ultima fessura strapiombante e a tratti friabile; per essa fuori dalla parete; sosta su 1 ch (35 m. - VI+).

Discesa - Traversare verso dx fino a ghiaioni sotto il sentiero SOSAT. Puntare ad esso per ghiaie vicine alle rocce e non nel mezzo: pericolo di scariche sul sottostante sentiero che sale da Vallesinella (rel. 30 agosto 2008).









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Crozzon di Brenta
Via delle Guide
Detassis - VI (600 m.)
Via stupenda, di grandiosa concezione e su roccia compatta nella parte centrale (nella quale, peraltro, è facile perdersi, date le numerose varianti). Ricordo poco di quel tratto, se non una placca da superare diritti sopra il famoso obliquo a destra (V+), poi una cengia, dopo la quale si vincono uno strapiombino e la successiva placca, fino ad un'altra cengia (con chiodo di sosta). Di qui fessura a sinistra, ancora in obliquo a sinistra verso un'altra cengia, poi diritti su placca impegnativa (1 chiodo, che aveva tutta l'aria di essere un "Detassis" originale). Si conclude per camini e noiosa scarpata terminale. Non è un granché come relazione, ma più di questo non ricordo.
Rientrammo da Cima Tosa grazie alla presenza di una provvidenziale cordata di trentini il cui "capobranco" conosceva bene la strada (molti attraversamenti su esili cenge di difficile individuazione).
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Diedro Aste
Aste e c. - VI+/A1 (600 m.)
Salendo al Brentei, si nota, non senza una certa preoccupazione, il grande anfiteatro rosso attraverso il quale passa la via.
Ripetuta con Giovanni Mostarda. Dopo un lungo vagabondare nel buio alla base della parete, trovammo l'attacco della Via dei Francesi, tramite la quale aggirammo il primo tratto della via (relazione Jacopelli): obliqui a destra sul facile fino ad un anfiteatro sulla verticale di una fascia di tetti. Si sale per fessure fin sotto il settore destro del soffitto e si traversa a sinistra fino al punto nel quale questo si trasforma in diedro strapiombante (artificiale delicato o difficoltà molto sostenute in libera). Se dalla sosta si prosegue diritti, come fecero Ivan Maghella e Danilo Bonaglia, ci si prepari ad un viaggio psichedelico: roccia buona, ma gradi alti e niente chiodi. Una volta nel grande diedro, è impossibile sbagliare: molte protezioni, anche se dubbie. Una sosta è mooolto sospesa.
In cima, se sarete fortunati, potreste vedere... Dio! Non nel senso che concluderete la vostra vicenda terrena, ma che, se sarà una giornata calma, senza vento e senza una nuvola in cielo, potreste vedere dispiegato attorno a voi e sentire mormorato nel silenzio sospeso tra le pareti qualcosa di molto simile all'eternità.
Se non rimanete folgorati dalla rivelazione, potete scendere seguendo la precisa relazione di Jacopelli. Leggende narrano della possibilità di scendere in doppia (1 in un camino) attraversando lungamente a Ovest al primo ghiaione che si incontra scendendo. Non so altro di questa alternativa via di rientro.
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Cima Tosa - Torre Gilberti
Il Volo dell'Aquila
Furlani, Andreotti, Filippi, Bertoni - VII/VII+ (760 m. circa)
Penitenziagite n° 28 e n° 29.
Non dovrei scrivere dopo 16 ore di sforzo ininterrotto.
Il mio corpo è così intossicato che sentimenti e pensieri sono strani.
E tali diventano anche i segni digitali che, in modi a me non del tutto chiari, si traducono in significati per chi ne scorge la codificazione in differenze tra differenze su un video di computer.
Ma così è...
Se non scrivo oggi, scriverò domani.
Quindi...

Che cosa mi resterà degli scorsi giorni passati in Brenta?

Dario che, sul tiro chiave di "Via la Burocrazia", borbotta: "Sandro, quando sali, fotografa questo ra-br-br".
"Il ra... che?", chiediamo sia Walter che il sottoscritto.
Dalla sosta non si sente bene.
"Il raponzolo. Il RA-PONZOLO".
"Aahh, il raponzolo..."
E io diligente, mentre Dario mi recupera, poco sotto il pass. più duro del tiro, mi fermo - due discreti appoggi per i piedi e per le mani un buon buco a sx dell'erosione che accoglie lo strano fiore - e, dopo aver sghisato una e l'altra mano, accendo prima la sua fotocamera.
E fotografo il raponzolo.
Poi accendo la mia fotocamera.
E fotografo di nuovo il raponzolo.
Il "mio" raponzolo è venuto sfocato.

Oppure, il giorno dopo, alle sette e mezza di mattina, dopo aver salito a freddo, e da primo - tanto per cambiare, a pari e dispari ho perso [ma forse mi è andata bene] - il solito tiro di VI+/A1, in sosta, mi giro e vedo sorgere il sole proprio nell'insellatura della Bocca di Brenta.
E la luce mi trapassa.

Oppure la mostruosa parete gialla sommitale della Torre Gilberti che incombe sopra S12, poco prima di entrarvi.
Ma il mio cuore è tranquillo.

Oppure Walter che mi dice: "Piacerebbe anche a me arrampicare da primo".
Sì, perché Dario e io, per qualche tacito accordo, ci siamo spartiti la via a metà, senza considerare che anche Walter avrebbe potuto desiderare di avere parte attiva in questa calma furiosa battaglia.

Oppure i biglietti trovati in cima, sotto un cumulo di sassi, dentro una scatola.
Livanos che scrive, in un italiano stentato: "1e ascension directe de la Torre Gilberti" [in due giorni, 2 e 3 agosto 1962].
E Claudio Barbier che, giusto due anni dopo, scrive: "Via Livanos - 3a ascensione - Ore 5.10" [2 agosto 1964].

Oppure la discesa in doppia, infinita e a tratti rischiosa.
E il mio cuore che continua a restare tranquillo.

Oppure Dario che, arrivati al rifugio, entra e, preoccupato, chiede del ragazzo dell'"Ugolini" incontrato la mattina con un amico e deciso a salire lo spigolo Nord del Crozzon.
"Rientrati", fa la figlia del gestore. "Alle due. Hanno perso la via".
"Bene", e si lascia sfuggire un sospiro di sollievo.
Perché sono rientrati...

Oppure in cammino verso Vallesinella, mi volto indietro e vedo la Torre Gilberti addossata al corpo immenso della Tosa, a fianco il Crozzon, con le nubi serali a schermarne l'imponenza.
E sopra la Torre Gilberti Venere scintillante in un cielo dai colori più balordi.

Oppure Dario, dalle parti del bivio per il Tuckett [o forse sotto lo Spallone Irene] che si lascia sfuggire: "Che pace. Sarebbe bello bivaccare qui".
Sì, sarebbe bello...
Un bivacco qui, tra i mughi, coi grilli che cantano...
Ma i grilli non cantano.

Oppure Walter, che, dopo la pizza - ore 23.00, Dario e io abbiamo gli occhi che si chiudono - con pazienza guida nella notte fino a casa.
E io che, una volta tanto durante il rientro, mi abbandono al sonno.

No.
Nonostante gli anni, la lunga schiera di salite, le batoste e le delusioni, il cinismo con cui a volte credo di essere un tutt'uno, proprio non riesco ad abituarmi a quando il mondo per un momento si ritira e lascia incombere l'ottuso mistero.
Non mi abituo a questo ottuso mistero.
Alle domande che fa sorgere...
Alle risposte che non riesco a dare...


Per una volta copio paro paro la rel. dell'apritore - che ho fotografato al rif. Brentei - per due motivi:
  1. per consentire a più persone di conoscere e salire questa magnifica via, evitando alcune insidie che descrizioni più imprecise potrebbero comportare per i ripetiori;
  2. per mostrare come la rel. riportata su "Arrampicate nelle Dolomiti" sia una pallida copia del testo originale [presumo ad opera di poco attenti editor]; Furlani, quando vuole, fa relazioni molto precise;
Aggiungo solo alcune note quando noto discordanze palesi tra quanto riportato in rel. e la mia esperienza della salita [le mie integrazioni tra parentesi quadre].

"La nuova via diretta al torrione Gilberti supera con eleganza e dirittura magnifica prima il basamento formato da un pilastro squadrato di 500 m., poi il torrione vero e proprio di 300 m., sulla sx del gran diedro con ampi tetti a scala rovescia.

Arrampicata tecnicamente impegnativa su roccia di rara bellezza, in ambiente imponente e severo.

Per l'ambiente dove si svolge, per le difficoltà tecniche e per la discesa che si effettua con vertiginose corde doppie sulla via di salita, questa nuova via è da considerarsi una delle più impegnative del gruppo.

La salita è rimasta completamente attrezzata [alle soste - qualche ch e qualche sp lungo i tiri].

L'attacco si trova alla base del caratteristico pilastro squadrato sulla perpendicolare del torrione e a dx della via "Detassis-Castiglioni" [il pilastro squadrato è una repulsiva parete incassta sulla sx del corpo principale della parte bassa della torre, a dx di un caminone altrettanto repulsivo; accesso per canale inclinato da sx a dx - II, fino a una cengia alla base del pilastro; nel punto di partenza è stato lasciato - dai primi salitori? - un cordino con due vecchi discensori a otto].

Dal Rif. Brentei 40 minuti.

L1 - Superare lo strapiombo [sopra il summenzionat o cordino], 1 sp e 1 ch, poi verso dx fino a 1 ch rosso; quindi in diagonale a sx fino a un terrazzino, ch; a dx si supera uno strapiombino giallo, 1 ch, quindi diritto fino a un terrazzino (40 m. - VI+, V+, VI, sosta 1 ch e 1 sp) [per me primi m. in A1, per Dario in libera; al ch rosso in obliquo a sx fino a una nicchia; di qui in obliquo a dx fino a una cengia con poss. sosta; ancora in obliquo a dx per rocce gialle strapiombanti; girato uno spigolo, diritti alla sosta; tiro atletico; roccia magnifica (40 m. - VI+/A1 o VII+).
L2 - Diritti sopra la sosta per un diedrino nero fino a un ch [non c'è più]; traversare a sx e proseguire fino a una cengia, 1 sp [traversare a sx e in lieve obliquo a sx a una cengia, poss. sosta con 2 sp]; superare una placca nera difficile sulla sx e rientrare in sosta (40 m. - VI, VII-; sosta 1 ch e 1 sp) [dai 2 sp a sx per cengia, diritti per spigolo su roccia nera e in obliquo a dx per roccia non compattissima alla sosta].
L3 - Dalla sosta in diagonale verso dx fino a una cengia, percorrerla verso dx, girare uno spigoletto, 1 ch, e salire a un terrazzino alla base di un pilastro (30 m. - V+; 1 sasso incastrato di sosta) [Dalla sosta in forte obliquo verso dx puntando a uno strapiombino; superarlo sulla dx e salire alla cengia nel punto in cui gira dietro lo spigolo - sosta con moschettone di calata; di qui dritto per 6-7 m. a un pilastrino appoggiato; alla sua dx sosta con 1 sasso incastrato e 1 fr).
L4 - Per lame verso dx, poi diritti, 1 ch [non c'è], fino a una bella cengia; percorrerla verso dx fino alla base di un regolare diedro nero (40 m. - IV+; sosta 1 ch e 1 sp) [in forte obliquo verso dx per rampa e lame; alla fine del sistema di lame, diritti per placca articolata fino alla base del diedro nero (40 m. - IV).
L5 - Risalire il diedro per 30 m. fino alla base di uno strapiombo, traversare a sx e salire su un pilastrino (40 m. - V, V+; sosta 1 ch e 1 sp). L6 - Diritti sopra la sosta per fessura atletica, poi [per muretti in lieve obliquo a sx e] seguire un camino [inclinato a dx]; alla sua fine [poco prima della sua fine], arrivare a un terrazzino sulla sx [per un breve salto roccioso] (50 m. - VI-, IV+; sosta 1 ch e 1 sp).
L7 - Per un corto camino [circa 10 m.] verso dx, poi diritti [e appena a sx] per bellissima parete grigia fino a un piccolo terrazzino sotto una fessura a strapiombini (50 m. - IV+; sosta 1 ch e 1 sp) [io forse sono andato a cercarmi il difficile; 1 p. V).
L8 - Superare lo strapiombo e continuare diritti fino alla cima di un pilastro, sosta su un terrazzino a dx (50 m. - V+, IV; sosta 1 ch e 1 sp) [la mia linea; in lieve obliquo a sx per fessure superficiali - cordino in spuntone - poi appena a dx verso uno strapiombino; superarlo sulla dx e salire per rocce più appoggiate fino a un caminetto inclinato a sx; alla sua dx su terrazzino la sosta (58 m. - V+).
L9 - Diritti fino a una cengia che segna la fine del pilastro (40 [50] m. - IV, III+; sosta 1 ch e 1 cl).
L10 e L11 - Diritti per belle paretine inclinate fino alla base del torrione (100 m. - III e IV, soste 1 ch e 1 cl) [L10 di 55 m. - L11 più o meno idem]. L12 - Dalla cengia alla base del torrione si segue un diedrino giallo sulla sx della sosta, 1 ch; alla sua fine verso dx nel cuore della parete gialla (40 [30] m. - V-; sosta 1 ch e 1 sp).
L13 - Traversare a sx, salire un'esile fessurina gialla, 5 m. 1 ch [ora ce ne sono almeno 3; uno più alto di 5 m.: errore di ripetitori? Dario è salito al terzo ch e poi è sceso verso sx; noi al secondo ch abbiamo traversato; non so quale sia la soluzione più sempplice]; quindi in diagonale a sx [per circa una ventina di m., 2 ch [forse anche di più, puntando ad aggirare il vago spigolo a sx del "cuore giallo"] fino a un terrazzino sotto un caratteristico tetto rosso (40 m. - VI+, VI; sosta 1 ch e 1 sp).
L14 - Con forte difficoltà diretti sopra la sosta fino a uno sp [2 ch prima], superare il tetto sulla sx, 1 ch [a U, da ribattere] fino a uno sp [non lo ricordo], [in obliquo] a dx in un diedrino rosso che si segue fino ad un ottimo terrazzino (40 m. - VI+, VII-, A1 1 p, VI+; sosta 1 ch e 1 sp) [forse 35 m. - io, da secondo, passo in libera sul tetto: VII/VII+].
L15 - Traversare orizzontalmente verso sx 10 m. [6-7; in obliquo un paio] fin sullo spigolo, ch [non mi ricordo se c'è], e superarlo direttamente su roccia magnifica fin sotto un tettino che si supera sulla dx; salire fino a un terrazzino sul filo dello spigolo (40 [35?] m. - V+, VI; sosta 2 ch].
L16 - Traversare a dx, superare uno strapiombino, diritti per diedrino, poi in diagonale a dx e salire fino a un terrazzino (40 m. - A1, VI, V+, VI; sosta 2 ch) [non ricordo bene il tiro; comunque p. A1 in libera; non più di VI+].
L17 - Sulla sx della sosta su per roccia grigia compatta, ch, fino a uno sp (in nicchia; sulla sua dx 1 lametta e 1 nut incastrato; Dario passa in libera in corrispondenza di queste due protezioni; Walter ed io dalle parti dello sp: VII-], salire fin sotto un tetto, ch [bassino], superarlo e continuare per roccia grigia fino alla cengia (45 m. [forse di più] - VI, A1, VII-, V; sosta 2 sp].
L18 - Superare lo strapiombo sopra la sosta e per rocce più facili fino in vetta al torrione (60 m. - V+, IV - 1 ch [non trovato]) (rel. 29 agosto 2008).






















Relazione visuale - Il Volo dell'Aquila
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Brenta Alta
Elisir di Giovinezza
Sebastiani, Chini - VI+ (515 m. ca)
Penultimo tiro.
Ho appena moschettonato un chiodo rosso, fuori per un quarto, come molti su questa via. Che prima dell'apertura Sebastiani e Chini si siano fatti abbindolare da qualche astuto commerciante e abbiano acquistato una partita di ferri lunghi? Su tutte le 15 lunghezze dell'itinerario i chiodi di misura si contano sulle dita di una mano.
Sopra di me, placca compatta.
Ralf mi fa: "Vai diritto e a destra. E' più facile...".
Gli rispondo in malo modo.
Le dita sono insensibili e rigide. E avrei bisogno, su questo muro tecnico, che fossero flessibili e calde.
Tastando qua e là, trovo una buona presa per alzarmi e raggiungere un cordino penzolante qualche metro più in alto e a sinistra. E' attaccato al solito chiodo piantato per metà. Questo si flette anche...
Ricomincia a grandinare: chicchi piccoli e radi.  E se si bagnasse la placca, come sotto?
Sì, la roccia è ruvida, ma qui non siamo sul IV grado.
Aff... a Giuliacci e ai previsori di Meteotrentino e Meteodolomiti e al loro "debole fronte freddo" del c...! Vorrei vedere loro, qui, adesso...
"Vai diritto!", mi fa Ralf.
Ancora! "Vuoi venire qui tu?".
Piazzo un friend (almeno a tenermi non ci sarà solo questo chiodino di m...) e mi alzo del tanto sufficiente a raggiungere due fessure oblique nel muro.
Nut, subito!
Finalmente una buona protezione...
E adesso?
Due, tre prese nette per le mani e un appena percettibile sentiero di appoggi per i piedi porta a sinistra, all'agognato diedro.
Un paio di minuti per decidermi e poi parto.
Il diedro mi accoglie materno, mentre la grandine inizia a cadere più fitta...

Sabato 13 agosto 2005, ripetizione di "Elisir di Giovinezza" - Brenta Alta.

La via sale con intuito e in completa arrampicata libera su difficoltà tutto sommato moderate l'intero colatoio della var. Pisoni (via Detassis) e i minacciosi gialli sopra di esso. Chiodatura essenziale e non sempre buona. Necessari nut e friend, ch e martello non indispensabili (quest'ultimo solo per ribattere i ch). Impegnativa, richiede esperienza.  Accettabile relazione visuale su Planetmountain (è la rel. Furlani).
Primi due tiri con gradi particolarmente sostenuti. Sarà stato che ero freddo, ma...

1 – Attacco in comune con la via Detassis. Breve fessura dal bordo viscido, traverso a sx e ancora fessura fino sotto a un tetto (poss. sosta). A metà della fessura, a sx per la Detassis. Stando più bassi rispetto punto di sosta, si traversa a dx sotto il tetto, appena possibile si sale di qualche m. e si traversa ancora a dx per 4/5 m. su roccia compatta fino alla sosta (VI/VI+ - 35 m.).
L2 – A dx della sosta per strapiombo accentuato con 2 ch, il secondo dei quali fuori per metà (poss. integrazione con nut). Si supera lo strapiombo prestando attenzione a quello che si tira e si prosegue per il soprastante diedrino fino a poter traversare a dx su cengia (VI+ sost. – 20 m.).
L3 – Diritti per bel colatoio articolato di roccia scura (si è sulla verticale della var. Pisoni). Sosta da attrezzare su clessidra in corrispondenza di una nicchia (V – 40 m.).
L4 – Sempre diritti nel colatoio scegliendo la linea migliore. Dopo circa 20 m. a dx a una lama (ch alla base) per la quale verso dx alla sosta - 2 ch e 1 spit (V – 30 m.).
L5 – Si traversa a sx della sosta e si sale verticalmente nel colatoio fino a un punto di fermata (tratto in comune con var. Pisoni). Si prosegue ancora diritti su roccia compatta e, in corrispondenza di un cordone in clessidra, si obliqua a sx mirando a un ripano di sosta (V+ - 45 m.).
L6 – In obliquo a dx per placca articolata puntando a un ch che si vede anche dal basso. Da questo diritti per 2/3 m. (ch) e poi a dx a cengia scomoda con sosta (VI – 25 m.).
L7 – A dx della sosta (e non a sx, come indicato nella rel. Furlani) per rocce articolate fino a un diedrino impegnativo che si sale (1 ch). Al suo termine diritti e a sx per placca fessurata verticale e a tratti strapiombante mirando a una nicchia alla base di un camino (VI-/VI – 35 m.).
L8 – Nel camino fino al suo termine. Se ne esce a sx e si prosegue stando sulla sx della fessura in cui evolve il camino fino a poter obliquare a dx a una lama macilenta sotto uno strapiombo (friend 7 Ande e clessidra di protezione in nicchia sotto la lama). Si supera la lama e, o alzandosi per camino e traversando a sx per placca articolata o traversando direttamente per placca, si perviene alla sosta (poco visibile e così così) sotto un piccolo tetto (VI - 35 m.).
L9 – Per fessura a dx del tetto e rientrando quasi subito sulla verticale della sosta (buone prese) a una placca articolata che si sale fin sotto un evidente strapiombo (V+ - 20 m.).
L10 – Sulla sez. sx dello strapiombo si nota un ch rosso. La via sale di lì. Si va alla base dello strapiombo sulla verticale del ch, si ha la fortuna di incontrare un altro ch prima (purtroppo non molto buono, nonostante l’aspetto), con arrampicata atletica si superano il 1°, il 2° e il 3° (provvidenziale) ch (e relativi strapiombini), appena possibile si piega a dx su roccia nera compatta, si sale di qualche m. e si devia a sx a prendere una facile rampa inclinata che porta a un pulpito. Sosta (VI+ - 25 m.).
L11 – Per spigolo fessurato sopra la sosta fino a uno stretto colatoio inclinato a dx che si segue fino alla base di un camino. Lo si sale e al suo termine si punta a sx a una nicchia con clessidra. Sosta da attrezzare (VI – 40 m.).
L12 – A sx della sosta per placca articolata ad aggirare una fascia aggettante e poi a dx, tornando sulla verticale della sosta. Per salti e paretine a una piccola cengia con ch rosso in fessura. Integrare la protezione presente e fare sosta (IV – 30 m.).
L13 – A dx della sosta per lama fino al grande camino incombente a dx. Lo si sale e, al suo termine, si prosegue a dx per salti fino a poter salire rocce articolate puntando a un terrazzino sotto un diedro-fessura sulla dx di una placca rossa (così me la ricordo) (IV+ - 35 m.).
L14 – A sx della sosta per la bella placca articolata fino a un ch rosso (abbastanza buono, piantato per 3/4). Ancora diritti e a sx con alcuni pass. impegnativi puntando a un cordino (che si scoprirà essere attaccato a un ch così così). Di qui ci si alza appena e si traversa a sx puntando al diedro sulla sx della grande placca. Raggiuntolo, lo si sale. Al primo ch che si incontra, si piega a sx. In una nicchia, qualche m. dopo, si trova un ch di sosta (VI+ - 40 m.).
L15 – Diritti per facile placca articolata e poi appena a dx. A questo punto o si sale diritti fino al pinnacolo col quale si conclude quel settore di parete (III - 57 m.) o (consigliabile – tracciato presunto) si continua ad arrampicare in moderato obliquo a dx fino allo spigolo che a dx pone fine alla parete. Se si sale fino in cima si devono poi scendere 10/15 m. di III/IV per poter imboccare la cengia di discesa. Meglio stare subito bassi.

Discesa – Questo è il tracciato da noi seguito: dalla cima del pinnacolo con delicata arrampicata si scende per diedri sulla dx (nel senso di marcia – Nord?) fino a una cengia che permette di raggiungere la parete di fronte. Lungo essa per 6/8 m. fino a poter salire il versante interno della parete e puntare al colletto sulla cima del canale (friabile e pericoloso se percorso sul fondo) che la divide dal corpo principale della Brenta Alta. Dal colletto (vista sui rifugi Tosa e Pedrotti) si scende sull’altro versante per canale sassoso fino a pervenire a una sosta per calata sulla sua sponda dx (nel senso di marcia). Meglio scendere di qualche m. e a sx e usare la sosta appena più bassa. Con 1 doppia di 35 m. si supera una serie di salti nel canale e si continua a scendere fino a che questo si inforra nuovamente. Un cordone in clessidra sulla sx consente una doppia di 35 m. per superare altri salti. Si recupera la corda con molta attenzione (alto pericolo di scariche - Ralf è stato colpito di striscio alla testa da un sasso grosso come un melone; deve la vita al casco) e si completa la discesa del canale. Appena possibile, si piega a dx e si taglia in dir. Sud Ovest (dx) tutto il cengione ghiaioso in cui il canale si esaurisce fino a tagliare una traccia che scende dall’alto (probabili e più sicure doppie di cui non conosco l’ubicazione raggiungibili una volta usciti dalla prima parte del canale traversando a dx). La si segue fino a un camino appoggiato che si scende con un’ultima doppia. Di qui a dx per cenge alla Bocca di Brenta.



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Detassis
Detassis e c. - VII (600 m.)
Io e Giovanni Mostarda arrivammo sotto l'impressionante scudo della parete in una mattina dalla luce vivida e vagamente malsana. Fu forse questo (o forse l'incombere della muraglia) a farci tenere lo sguardo abbassato fino all'attacco.
In diversi punti l'itinerario non è facile da individuare. Dopo la magnifica variante Pisoni (roccia ottima e ben proteggibile), si traversa a sinistra su cengia prima comoda, poi esile, come da relazione (1 p. V). Dalla sosta (dietro uno spigolino) si prosegue diritti per fessura e, dal punto di fermata, si traversa nettamente a destra. A questo punto, secondo la relazione CAI, bisognerebbe traversare ancora e scendere un po' per proseguire poi in verticale zigzagando su muri di V+. Giovanni, invece, trovò una sosta sotto una lunga fila di chiodi che procedeva diritta e, recuperatomi, mi ci cacciò su senza pensarci due secondi. Mi dovetti sorbire 55 metri di muro atletico verticale, con strapiombini nella parte finale, che mi impegnò a fondo (sembra la variante segnalata da Furlani nella sua relazione). Di qui si prosegue diritti per camino, a sinistra del quale c'è una sosta (chiodi che proseguono anche sopra di essa). Io, cercando di dare un senso plausibile alla relazione CAI alla luce della strana situazione nella quale ci trovavamo (sembravano mancare tre tiri), dalla sosta tornai a destra, arrivai ad un chiodo con moschettoncino (il famoso pendolo della parte alta?) e traversai (in libera!) fino in sosta. Credo vi si potrebbe arrivare direttamente anche dalla sosta prima del camino (temo, però con un eccessivo attrito delle corde). Dalla sosta, diritti e a destra su strapiombi rossi fino a una grande nicchia gialla dalla quale si raggiungono le cenge d'uscita. Durante una precedente ripetizione, Renato Santulli e Beppe Prati, dopo averle percorse per due tiri, erano proseguiti diritti per pilastro (impegnativo, niente chiodi). Io e Giovanni, invece, temporale incombente, traversammo ancora a sinistra fino ad un evidente ampio canale, probabilmente l'uscita originale di Detassis, grazie al quale progredimmo rapidamente verso l'uscita (passi di IV/V prima della rampa terminale). Facemmo appena a tempo a infilarci sotto gli strapiombi che delimitano a destra la rampa terminale che si scatenò il diluvio. Era uno spettacolo vedere più sotto la valle delle Seghe e l'immane scivolo grigio del Croz attraverso la cortina dell'acqua. I residui delle scariche di qualche fulmine pizzicarono il didietro del mio collega. Molto meno fortunati furono i due (un ragazzo e una ragazza) che ci seguivano, costretti a fermarsi 50 metri più in basso, sotto l'acqua.
Una volta in cima, la prima calata in doppia è in parte attrezzata con un mio chiodo nuovo (se c'è ancora - sigh!).
Racconto - Una strana estate
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Sottogruppo d'Agola
Cima d'Agola
Orso Nero
Paganini, Salvaterra - VII (135 m.)
Che cosa ci faccio a casa, in una magnifica domenica di sole come questa?

Semplice...
Ieri Dario mi ha offerto un "tre in uno"...
Io non sono stato capace di dirgli di no...
E oggi ho le braccia troppo piegate per arrampicare, le gambe troppo grippate anche solo per qualche km in bici e un'ustione alla pelle in zona "zigomi" [tutti, tranne le linee di espressione, per qualche strano motivo rimaste più chiare]: nemmeno l'arte di Michelasso mi è concessa, considerata la vampa solare odierna...
Vita grama...

"Tre in uno" sta per "Tre penitenziagite in uno".
E più in particolare il n° 11, il n° 12 e il n° 13.
A dire il vero, noi speravamo in qualche lunga e avventurosa salita dolomitica.
Ma, considerate le infide previsioni meteo per oggi [che, credo verranno spudoratamente smentite], abbiamo deciso per il programma seguente.

Salita al "XII Apostoli".
Qualche tiro sulle vie a spit alla SW di Cima d'Agola.
Rientro in serata [impegni familiari per Dario].

Come è andata?
Beh...
Dario, quando si mette in testa una penitenza, vi si applica con disciplina e metodo.
E così sveglia alle 5.00, partenza alle 6.00, arrivo a malga Movlina alle 8.20.
Poi sentiero per il "XII Apostoli".
Solo che Dario, verso la fine dell'ultimo tratto di salita sotto il rifugio, tira dritto per canalino [non sia mai che si faccia qualche tornante in più per risparmiare fatica; sempre diritti a manetta...].
Così ci ritroviamo sul pianoro del rifugio, ben lontani dall'edificio, a seguire una linea di creste moreniche che punta filata al sottogruppo d'Avola.
Un pilastro rosso e bruno esposto a nord fa bella mostra di sè davanti a noi.

"Dove dobbiamo andare?", chiedo.
"Dietro quello gnocco", fa lui.
Lo "gnocco" è una parete panciuta che nasconde la vera e propria SW della Cima d'Avola.
"Forse dovremmo scendere nel vallone e riprendere il sentiero segnato per la Bocchetta dei Due Denti", riprende.
Lo guardo male.
Ho il sospetto che stia pensando di perdere 200 m. di quota per aggiungere 200 m. di dislivello in salita ai 1.000 previsti per oggi...
Lui si ferma un solo momento, incerto.
Poi prosegue imperterrito per la ripida cresta, puntando al magnifico pilastro di cui sopra.
Nel dubbio che voglia farsi il pilastro, proseguire sulla cresta sommitale, arrivare alla Bocchetta dei Due Denti e portarsi finalmente alla base della parete, lo lascio andare per la sua strada e inizio a costeggiare sul versante SW del sottogruppo.
Ghiaioni, cenge e nevaietti.
Non senza qualche brivido [i ghiaioni sono ripidi e a tratti di terra dura], arriviamo sotto le vie.

"Le facciamo tutte e tre?", chiede.
"Volendo..."
"Beh, cominciamo con una".

Dopo "Orso Nero", Dario sembra orientato a più miti propositi: "Facciamo 'Orso Grigio'; su 'Sospiri' ho già dato".
E sia per "Orso Grigio".
Dopo un'ora e un niente stiamo già calandoci...
"'Sospiri'?", esplora.
E' sempre così: una ciliegia tira l'altra...
"Massì, dài... Basta che faccia tu il tiro duro... Io ho le dita piegate...", rispondo.
Il mio grado di allenamento quest'anno è davvero infimo.

E così alle 17.00, sotto un sole che gioca tra le nuvole e che pure riesce a ustionare, lui si ritrova a combattere allo spasimo con quella lunghezza che un anno fa gli era quasi riuscita a vista e che oggi gli richiede un'ora e due-tre voletti - sulla mia corda nuova! - per essere superata.
Io da secondo, con le dita che si aprono al minimo tentativo di tirare le microprese di quella placca disumana, impiegerò 40'.
Poi il penultimo tiro.
E l'ultimo, con le mani che si spalancano e gridano: "Bastaaa!!!".

Ore 19.00 ultima doppia.
Ore 21.00 - Abbeveratoio nei pressi di malga Movlina.
"Che bello sarebbe bivaccare qua, eh? Grilli che cantano, profumo di fieno, fresco... Magari un paio di salamine".
E invece dobbiamo scendere.
Al caldo.

Ore 23.00.
Due mess. sul cellulare, che ho "dimenticato" a casa [e chi pensava di tornare a quest'ora?].
Guai in vista?
Boh...
Beh, ci penserò domani.
Adesso, una birra...
Scendo al bar, mi compro l'agognata birretta [che accompagnerà la mia povera cena a base di avanzi trovati in frigo], vado per raccogliere zaino e borsa con attrezzatura e vestiti che ho lasciato alla base delle scale e...
Sguisshhh...
La bottiglietta da 33 cc che ho in mano mi scivola e precipita al suolo, rompendosi con un "pof"...
Non impreco nemmeno...
Doccia, cena e poi a dormire a mezzanotte, come Cenerentola [visti i tempi che corrono, non si sa mai].
Fa un caldo dell'osti...
Qui..

Undicesimo, dodicesimo e tredicesimo penitenziagite.
Grado di raggiungimento del target: 100%.

PS - Ovvio che è tutto uno scherzo.
Al pari di Dario, sono io il primo responsabile di quanto accaduto ieri.
Volevo solo giocare di ironia sulla nostra [di noi arrampicatori] propensione ad autopunirci [per che cosa, poi?].
In realtà ieri è stata una giornata divertente...
Faticosa, ma divertente...
Un penitenziagite con i fiocchi...
Grazie, Dario!

Via molto interessante, con roccia fantastica. Ben chiodata a spit. Eventualmente portare qualche friend medio.
Rel. visuale al sito www.dodiciapostoli,it (come anche per le due relazioni che seguono).

L1 - Per diedro fessurato portarsi sotto il muro sul quale salgono le vie (20 m. - IV).
L2 - A dx per rampa, poi diritti e a sx per bella placca appigliata (20 m. - VI).
L3 - Proseguire a dx [a sx L1 di "Sospiri"]; superare un difficile muretto con sequenza poco intuitiva e salire una magnifica lama nera fino al suo termine (30 m. - VII-).
L4 - A dx per placca, poi in obliquo a sx fino a un vago diedro; verso il suo termine sequenza criptica (30 m. - VII).
L5 - Accennato diedrino fessurato con diversi passaggi atletici (35 m. - VII-).

Discesa - In doppia sulla via (rel. 29 giugno 2008).

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Sospiri
Paganini, Salvaterra - VIII+ (100 m.)
Itinerario bello e molto sostenuto. La gradazione reperibile sulla rel. "Salvaterra" [www.dodiciapostoli.it] è quanto meno strana, paragonata a quella della via precedente.

L1 - Da S2 di "Orso Nero". Traverso a sx, poi in obliquo a dx e diritti per lama staccata fino sotto un tettino; lo si supera in obliquo a sx [1 p.a. per me: temevo che la lama mi si staccasse in via definitiva sotto i piedi]; quindi diritti per muro appigliato; a una cengia traversare a sx per placca ipertecnica (25 m. - VII/VII+].
L2 - Placca spietata diritti e in obliquo a dx; poi diritti e a sx per muro con prese che migliorano salendo (25 m. - VIII+, a spizzichi e bocconi).
L3 - Bel diedro sopra la sosta, muretto [per proteggere meglio il primo pass., utile un friend blu piccolo camalot], obliquo a dx (20 m. - VI/VI+).
L4 - Fessura su muro appena strapiombante, faticosa (30 m. - VII+).

Discesa - In doppia sulla via (rel. 29 giugno 2008).

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Orso Grigio
Paganini, Salvaterra - VII-/VII (135 m.)
Via interessante, la meno bella delle tre.

L1 - Da S1 di "Orso Nero" [da sotto arriva una fila di fix]. Rampa inclinata a sx, fessura e diedro (50 m. - VI].
L2 - In obliquo a dx con difficile sequenza, da indovinare. Poi a sx e diritti (25 m. - VII-/VII, 1 resting per me sul chiave).
L3 - Placca, mi pare. Poi diedro rotto [abbiamo unito 2 tiri in uno] (50 m. - VI+).

Discesa - In doppia sulla via (rel. 29 giugno 2008).

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Lastone Orientale
Isotta
E. Salvaterra - VII- (200 m.)
Divertente via su roccia ottima. Ben chiodata. Nut e friend non necessari. Portare qualche cordino o fettuccia. Rel. visuale al sito di Ermanno Salvaterra (come anche per le due relazioni che seguono).

L1 - Dal punto di attacco (nome alla base) si sale una facile e bella placca lavorata fin sotto una fascia di strapiombi (cordoni in cl di protezione). La si supera e si prosegue per placca ripida, ma ben appigliata. Sosta su cordone (60 m. - IV+).
L2 . Diritti sopra la sosta fino a una sosta a fix, che si oltrepassa; poi ancora diritti per rocce facili fin sotto un muro verticale con fix. Lo si sale seguendo le protezioni (45 m. - V).
L3 - A dx della sosta e poi diritti per bella placca lavorata (35 m. - VI+).
L4 - Vago diedro sopra la sosta fin sotto una placca con rigola; sempre diritti con difficile pass. di accesso alla rigola (20 m. - VII-).
L5 - Per canale e placca alla sua dx fino a uno strapiombino; per cresta alla sosta (40 m. - VI).

Discesa - E' possibile in doppia con corda da 60 m.: la sequenza è S5-S4; S4 ("Isotta")-S4 ("Pollicino") e poi lungo le soste di "Pollicino". Attenzione alla calata da S5 a S4: la corda finisce circa 1 m. sopra la sosta (rel. 21 agosto 2007).






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Pollicino (L4-L6)
E. Salvaterra - VIII- (85 m.)
Su consiglio di Salvaterra, salite solo le ultime 3 lunghezze, in discesa da "Isotta". Bella via su roccia incredibilmente aderente su L4.

L4 - Magnifica placca tecnica a buchi, in traverso a dx negli ultimi 12 m.. Protezioni lunghe sui primi m. (max 6b). All'ultimo spit puntare a caricare con i piedi la lama che suona a vuoto e si frappone tra la protezione e la sosta. 2 resting per me (25 m. - VIII-).
L5 - Strapiombo di difficile lettura sopra la sosta (attenzione a quello che si tira); poi placca e rocce più facili fino in sosta (25 m. - VII+).
L6 - Fessura e placca articolata. A livello di S5 di "Isotta", Giovanni Mostarda piega a sx e la raggiunge per calarsi (35 m. - VI+) (rel. 21 agosto 2007).






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Cima XII apostoli
Il Miglio Grigio
E. Salvaterra - VII+/VIII- (180 m.)
Gran bell'itinerario: le ultime 4 lunghezze ripagano del tratto friabile che si incontra su L2. Attaccare la via col sole già in parete. L2 e L3 hanno passaggi boulderosi di dita. Se fosse lunga anche solo il doppio, si farebbe la fila per salirla.

L1 - Attacco nel punto più basso della parete. Prima facile muro appoggiato, poi bella placca tecnica (45 m. - V).
L2 - Vago diedro fin sotto un catino di roccia rossa friabile; da questo in obliquo e in traverso a sx (valutare con attenzione anche gli appoggi); poi diritti per spigolino fino alla sosta (25 m. - VII boulderoso).
L3 - Appena sopra la sosta, poi traverso a sx su piccole prese (stare bassi); appena poss. diritti, entrando sotto il soprastante strapiombo da sx; oltrepassatolo, in obliquo a dx per rampa strapiombante (sic!) a grandi prese fino a poter salire diritti per placca articolata su roccia chiara. 2 resting per me: dita congelate... (30 m. - VII+/VIII-).
L4 - Breve strapiombino sopra la sosta, lama e poi placca tecnica in obliquo a dx e diritti (35 m. - VII-).
L5 - A dx della sosta entrando in una grande placca a rigole che si supera compiendo un arco da sx a dx; per fessura alla sosta (30 m. - VII-/VII).
L6 - A dx della sosta si supera uno strapiombino e si sale per placca ancora magnifica fino a un diedrino e al filo di cresta (25 m. - VII-) (rel. 21 agosto 2007).








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Croz dell'Altissimo
Via degli Accademici
Giordani, Furlani - VII+/Ao o VIII- (830 m.)
Quando Dario Sandrini, lunedì 20 giugno 2005, mi propose la via, sulla quale aveva lasciato materiale in un precedente tentativo con Giovanni Romano fallito a causa di un errato calcolo dei tempi di salita, sapevo a che cosa andavo incontro.
La via è di Maurizio (anzi "Marco", secondo Furlani) Giordani, lunga, con chiodatura parca e roccia non sempre impeccabile. Ma mi lasciai tentare. E così giovedì 23 luglio attraversammo il grande colatoio come formiche in un oceano di pietra. 12 ore di fatica, ma ce l'abbiamo fatta.
Sono in dubbio se suggerire la via: la linea è impeccabile e l'ambiente incredibile, ma la scalata impegnativa e a tratti pericolosa, per difficoltà a piazzare le protezioni. Tuttavia i miei quattro tradizionali lettori saranno abbastanza smaliziati da saper valutare le loro forze, le loro capacità e l'intensità dei loro desideri. Riporto solo la relazione testuale: alle 5 di mattina la parete era ancora avvolta nella penombra.

Materiale necessario: friend, anche micro, e fino al n° 6 Ande - nut - chiodi (1 a U) - cordini.
Avvicinamento - Dal Pradel per il sentiero verso il rif. Croz dell'Altissimo, fino sotto la gola di partenza della via Dibona. Si sale il canalone e si entra nella gola, uscendone a sx per cengia quando il fondo diventa troppo ripido per essere salito. Appena possibile si sale diritti e, imboccata un'ampia cengia discendente a dx, la si percorre fino a un grande masso appoggiato. Qui è meglio legarsi. Si traversa su umide placche appoggiate tornando sul fondo della gola e ci si porta sulla verticale di un diedro-fessura strapiombante. Fettucce visibili in alto.
Descrizione
L1 – Si aggira a sx per cengia un primo salto della parete, si supera il seguente muretto, si arriva sotto una parete friabile servita da chiodo, sulla verticale del grande diedro fessurato. La si sale e si sale anche il diedro fino a uno spiazzo sotto una verticalizzazione della fessura. Sosta da attrezzare. (50 m. – VII- o VI+/Ao). Alla placca friabile... crock! Mi si rompe un appiglio tra le mani. Volo, ma, nonostante le mie ambasce, il chiodo tiene. Intimorito, tiro le due fettucce poco più sopra. E' una sosta? C'è un'altra sosta anche a metà diedro, scomoda. Si valuti se fermarsi lì o nello spiazzo circa 15 m. sopra, senza protezioni in loco, ma più comodo.
L2 – Per larga fessura strapiombante alla fine del diedro. Se ne esce a dx (20 m. – VI+).
L3 – Per sottile fessura in obliquo a sx fin sotto un tetto. Si va ancora appena a sx; poi diritti per placca articolata si arriva alla sosta (25 m – VII-).
L4 – Un difficile muretto sopra la sosta permette l'accesso a un corto diedro. Al termine di questo, per lame  a dx alla sosta (25 m. – VII).
L5 – A dx per fessura orizzontale, più bassa della sosta, fino a una rampa-fessura obliqua verso dx. La si sale e si arriva sotto un breve salto oltre la verticale che si supera grazie a un appiglio rovescio "a tempo" (nel senso che non so per quanto tempo starà ancora lì). Poi per placca articolata di roccia sana alla sosta (30 m. – VI).
L6 – Si traversa a dx a prendere una fessura erbosa obliqua verso sx, e verso il termine verticale. La si percorre fin sotto tetti traversando a sx al suo termine. Un difficile passaggio per superare ciuffi d'erba e impegnativi movimenti in corrispondenza dell’ultimo tratto. Frego un ch di via ritenendolo di Dario. D'altra parte, Dario prima che io parta, mi fa: "Il chiodo a U è mio. Recuperalo". Salendo il tiro, incontro 4 (4!) chiodi a U. Ho recuperato quello sbagliato (il 3°)... Pazienza : la prossima volta, prima di attaccare una via con Dario, cercherò di memorizzare tutti i suoi chiodi. Ergo, portare un chiodo a U. Dario fa il tiro in libera. Io, con l'infante sulla schiena, sono costretto a 1 p. Ao (55 m. – VII+/VIII- o VII-/Ao).
L7 – Per esile cengia a sx a un pulpito erboso sotto un diedro verticale in basso e strapiombante in alto (15 m. - V-).
L8 – Lungo il diedro con arrampicata via via più faticosa e al suo termine in obliquo a dx, alla sosta. In alto ci sono chiodi (40 m. – VII+).
L9 – Per placche e rocce rotte alla fessura di fondo del gran diedro nel quale sale la via. Per questa alla sosta. Difficile proteggersi. Usato 1 ch cattivo all'inizio della fessura (40 m. – V+).
L10 – Ancora sulla fessura di fondo del diedro, lo si segue anche quando piega a dx e, appena possibile, si ritorna a sx, a un pulpito dove si sosta (40 m. – V+).
L11 – Per placca compatta, ma articolata in lieve obliquo a sx e diritti a un ch argenteo visibile anche dalla sosta. Poi ancora appena a sx fino a una vaga nicchia di roccia friabile. Ci si protegge con difficoltà (1 friend rosso Metolius o 1 ch non molto buono) e si obliqua dx alla sosta a fianco di un piccolo tetto (2 ch di fermata, uno dei quali non molto visibile sul fondo del diedrino fessurato a sx della sosta - fettuccia strappata – 40 m.).
L12 – A dx della sosta, si va a prendere un sistema di fessure inclinato da dx a sx. Una serie di strapiombi di roccia poco compatta rende impegnativo l’agognato raggiungimento del punto di riposo. Sosta scomoda sul fondo di un diedro (50 m. – VI+).
L13 – Con arrampicata faticosa si prosegue sul fondo del diedro e si esce sulla dx quando questo va a perdersi tra muretti verticali (55 m. – VI-).
L14 – Diritti sopra la sosta, si sceglie il percorso migliore per superare l’ultimo tratto del grande diedro-colatoio dal quale si è saliti. Si prosegue sul fondo di questo anche quando si abbatte e si va a fare sosta circa 15 m. sopra un mugo posto nel bel mezzo della fessura. Sosta da attrezzare (50 m. – IV+).
L15 – Sempre sul fondo del diedro (si è sotto i grandi tetti terminali) a dx fino a cengia con roccia friabile. Si traversa a dx, si supera un primo diedro di roccia fatiscente, si traversa ancora a dx e si imbocca un diedro alla cui base c’è un pino mugo. Lo si sale (il diedro, non il mugo!) e si esce a sx per placche erbose, facendo sosta su mughi (58 m. – VI-). Forse è meglio fare sosta al primo mugo, salire il primo tratto di diedro, traversare a sx a una più facile fessura e, per essa, ai mughi di sosta.
L16 – Per prati tendenzialmente a sx, alla base di una grande rampa erbosa appoggiata. Il colletto a dx, purtroppo, dà sulla parete. Sosta da attrezzare (ch) (63 m. – Facile).
L17 – Si sale la rampa erbosa e la si segue anche quando questa piega a sx. Sosta alla base di una fessura (45 m. – IV).
L18 – Si sale la fessura a dx della sosta e si torna a sx, sul fondo della rampa fattasi diedro. Si supera un primo tratto ripido e impegnativo, si arriva sotto un muro strapiombante fessurato (un caos di blocchi accatastati), lo si oltrepassa e si fa sosta con nut e friend nella soprastante nicchia (50 m. – V/V+).
L19 – Dario, prima che io parta, mi fa: "Dammi buone notizie". Dalle parti del Basso tuona: meglio uscire il prima possibile. Comunque, a sx della sosta, per cengia. Poi si imbocca una lunga rampa erbosa ascendente verso sx e la si segue fin quasi al suo termine, rimontandone il ramo più alto prima che il ramo centrale muoia sotto un camino strapiombante. Sosta con friend a una fessura a pochi metri dal termine: buone notizie solo parziali (60 m. – III).
L20 – Si percorre l’ultimo tratto di rampa. Al suo termine a dx per rocce rotte ed erbose. Appena possibile, in un affioramento roccioso sotto un piccolo piano erboso, si attrezza la sosta (45 m. – III).

Discesa - Incasinata. Noi abbiamo fatto un giro dell'osti (che non spiego nemmeno). Forse è meglio seguire le indicazioni di Furlani. O, forse, una volta scesi nella conca sotto il Pilastro Centrale e raggiunto il sentiero segnato, lo si segue fino al bivio per il Rif. Montanara. Per questo al Rif. e al Pradel.
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Commenti

Messaggio inviato nell'ottobre 2008

Relazione piuttosto strana: sembra quasi un'altra via. Non capisco il bisogno di spezzare quasi ogni tiro. Meglio seguire la relazione di gmountain.

Paolo

Ciao Paolo.

Quanto all'articolazione dei tiri della "Via degli Accademici", noi l'abbiamo fatta così.
Scelta opinabile, chiaro.
Comunque notavo un altro problema: in molti punti della relazione non indico se "a dx" o "a sx" vada inteso come "traverso" o come "obliquo".
E questo può confondere.
Correggo.
E, per ogni evenienza, rimando alla relazione del primo salitore con link, non attivo, al sito che fai presente [e che non conoscevo all'epoca della nostra salita]: http://www.gmountain.it/realizzazioni/realizzazione.asp?rd=21.
Grazie per la segnalazione...

Buone arrampicate.
Ciao.

Sandro



Perla Orientale (fino a L8)
Filippi, Bazzanella, Turato - VII+/VIII- o VIII/A1 (260 m.)
Via impegnativa, lunga e faticosa.
Non inganni il numero elevato di protezioni fisse segnate sulla relazione (circa 120): i fix sono stati piazzati dagli apritori con parsimonia.
Obbligatorio elevato; roccia friabile nei primi due tiri, compatta ma ricoperta da una fastidiosa e viscida patina lichenosa più sopra.
Portare friend (fino al 4 Ande) e nut piccoli e medi.
Ralf Steinhilber ha tirato L3, L4, L5 e L7; io le restanti.   

L1 – Evitata per canale sulla sx perché poco interessante (20 m. – VII-).
L2 - Dall'evidente cengia a sx dell'attacco del diedro Armani si sale un muretto sopra una catena di sosta; alla cengia soprastante traversare a dx fino alla fila di fix con piastrine rosse piazzati su una fascia di roccia scagliosa; superate le protezioni (1 p. A1 per me, per roccia friabile; ma, fatto il passaggio, ho notato la presenza di alcune manette risistemate, in apparenza solide), giunti a una seconda cengia, si traversa a sx fin sotto il margine sx del tettino soprastante. Ci si protegge con un friend 3 Ande in una fessura sulla linea del bordo del tetto e si sale diritti e in obliquo a dx fin sotto un risalto verticale (fix alla base) che si oltrepassa stando più o meno appena a sx e sulla verticale del fix ed evitando una conformazione rocciosa che suona a vuoto in modo sospetto. In obliquo verso dx alla sosta. Tiro pericoloso: i fix sono spesso piazzati - negli unici punti possibili - poco sopra cenge; in caso di volo probabile l'impatto su ripiani; diverse sezioni di parete suonano a vuoto (30 m. - VI+/A1 o VII-).
L3 - A sx della sosta si supera un muretto a scaglie, si entra in una nicchia, si va ancora a sx e, con un primo pass. difficile, si sale diritti per qualche m. fino a poter obliquare e traversare a dx alla base della fila di fix che taglia la compatta placca soprastante. Primo muretto superabile con un lungo traverso a dx e rientrando poi sulla linea dei fix. Verso la fine stare a sx (45 m. - VII+/VIII-/A1 o VIII-/A0).
L4 - Sopra la sosta fin a un diedrino di difficile impostazione. Superarlo e salire sotto un tettino che si aggira a dx, proseguendo per altro diedrino. Al suo termine difficile pass. (anche in artificiale - mettere il piede sul fix) con uscita a sx. Poi si prosegue per vago colatoio a onde (1 pass. Ao per me; in libera per Ralf: VIII-) fino a una zona con ciuffi d'erba e alla sosta (45 m. - VII+/A1 o VIII-/A1).
L5 - A dx della sosta per rampa fino ai fix; al secondo di questi a sx con delicatissimo pass. su placca (pendolo per me; in libera per Ralf) puntando a rocce facili che portano a un bel diedro verticale articolato che si sale fino al suo termine; poi in obliquo a dx fino alla sosta; OS per Ralf (40 m. - VII+/Ao o VII+/VIII-).
L6 - A dx fino ai fix (VI-), poi 4 fix in Ao e A1; dall'ultimo fix qualche passo in libera (VI-/VI) fino a una cengia-rampa erbosa che si segue verso sx fino alla sosta (20 m. - VI-/VI e A1) .
L7 - A sx della sosta puntando al fix (alcune buone manette poco visibili); si aggira sulla sx il tratto verticale di una buona lama e si prosegue più o meno diritti per rocce articolate fino a una zona erbosa (40 m. - VI-).
L8 - Tiro contorto. Rampa ripida fino al primo fix, poi zigzag (sx, dx, sx) per placche compatte, ma con buone prese fino a un'evidente spaccatura che si segue verso sx (1 friend 4 Ande); appena possibile, alzarsi e, con un pass. faticoso, raggiungere la catena. Sosta scomoda (40 m. - VII-).

Terminus 9 giugno 2007.
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Diedro Armani
Armani, Fedrizzi - VII- (750 m.)
Diavolo d'un Armani.
Certo che si è fatto salite di prim'ordine, prima di fare i soldi come stilista (:))!
La via mi è sembrata in tutto e per tutto la sorella maggiore, cattiva, della "Oppio" al Pizzo d'Uccello: gran lavoro di piedi, tricipiti e incastri.
La conformazione a colatoio della parete e la roccia a tratti friabile rendono la via molto pericolosa in caso di maltempo o di altre cordate sull'itinerario.
Niente relazione visuale: i tiri alti risulterebbero troppo schiacciati.
Ho qualche dubbio sulla lunghezza dei tiri.

Materiale necessario: friend, utili fino alle massime misure Ande - nut - 3-4 chiodi per rinforzare le soste - cordini.
Attacco - Oltrepassato il primo pilastro del Croz, si punta alla base dell'evidente diedro che lo divide dal corpo principale. Ci si lega in corrispondenza di una cengia verso sx (N) dalla quale parte "Perla Orientale".
Descrizione
L1 – Si superano una prima e una seconda breve verticalizzazione del diedro (poss. sosta) e si prosegue sul suo fondo, ora inclinato, fino a superare una strozzatura verticale (60 m. – VI-).
L2 - Sempre sul fondo del diedro, ora verticale e a tratti friabile (50 m. - V/V+).
L3 - Ci si sposta sul lato dx del colatoio per salire un lungo diedro secondario con molti ch e dal fondo compatto. Difficoltà continue. Dopo circa 50 m. a sx per cengia alla sosta con targa (60 m. - VII-). All'ultimo ch le corde mi si intrecciano nel rinvio: sono costretto a prendere in mano il moschettone per sbrogliare la situazione.
L4 - Di nuovo sul fondo del gran diedro, se ne supera una prima verticalizzazione e si prosegue fino a una grande nicchia rientrante verso sx e sormontata da strapiombi. Meglio fare sosta. Ralf, su mio maligno suggerimento, prosegue. Strapiombo sopra la sosta, poi obliquo e traverso a dx per circa 7-8 m.. Salire diritti per 2-3 m. e traversare di nuovo a sx tornando sul fondo del diedro. Lo si sale per qualche m. e, a una nicchia sulla dx, si fa sosta (55 m. - VI-).
L5 - Per placca a dx della sosta, poi diritti e a sx fino a un camino sotto un evidente grande naso di roccia che sembra impedire la salita sul fondo del diedro. Si sale il camino sotto il naso e se ne esce, standone a sx, continuando poi nel diedro ora stretto e appggiato. Dopo un paio di risalti, sulla dx del colatoio si trova la sosta (55 m. - V/V+).
L6 - Appena a sx e diritti fino a una ripida strozzatura. Poi di nuovo su rocce appoggiate fino alla base di un'evidente fessura sul fondo del diedro. Meglio fare sosta prima della fessura. La si sale e, al suo termine, si prosegue in una sorta di rampa-cunicolo sul fondo del diedro fino alla sosta (75 m. - VI). Qualche m. in agevole conserva lunga per noi.
L7 - Breve e impegnativo tiro in cui il fondo del diedro diviene fessura off-width. Prima di partire, togliersi zaino, scarpe e altri impedimenti in zona spalle e glutei. Incastri striscianti necessari (25 m. - VI+, almeno secondo me).
L8 - La via piega a dx uscendo dal fondo del gran diedro (che ora sembra perdersi in un'onda di roccia strapiombante) prima per diedrino ripido e poi per rampa che in alto evolve a camino (30 m. - V+).
L9 - Per caminetto fin sotto una nicchia strapiombante. Se ne esce a dx e si prosegue diritti fino a una breve fessura strapiombante oltre la quale per rampa terrosa si punta alla base di un camino di roccia friabile (25 m. - VI-).
L10 - Si sale il camino e al suo termine si obliqua a dx per rocce delicate. Si supera un muretto, si torna a sx per proteggersi (ch con cordone) e si sale in obliquo a dx alla sosta, alla base di un diedro inclinato a sx (25 m. - V-).
L11 - Per il diedro fin sotto una nicchia dalla quale si esce obliquando a sx fino a poter salire diritti per rampetta verticale. Roccia molto delicata, diversi ch sul tiro. Sosta su gobba di roccia sul vertice di un pilastrino in una zona di cenge (35 m. - IV+).
L12 - Diverse possibilità. Questa la nostra scelta: a dx di un camino a sua volta a dx della sosta si supera un breve risalto e si va a fare sosta nel punto più comodo sull'ampia cengia soprastante. Ralf attrezza sosta con 2 nut (non abbiamo ch) circa 10 m. a dx del punto nel quale ha superato il risalto (35 m. - IV).
L13 - Dalla nostra sosta puntare a sx sulla cengia fino alla base di un vago diedro inclinato a dx (dai lati di circa 1/2 m. di larghezza) nel punto in cui la parete soprastante cede in verticalità. Salire il diedro inclinato e, giunti dopo circa 15 m. in una zona di esili cenge, si traversa a sx per 15 m. circa fino alla base di un diedro inclinato a sx (più o meno delle dimensioni del diedro precedente). Sosta da attrezzare: 2 fr e 1 nut  (50 m. - IV+). Le cordate che ci precedono occupano entrambe il punto di sosta segnalato: noi ci organizziamo facendo sosta con nut e friend 10 m. più a sx in attesa che si liberi la via.
L14 - Salire il diedro fino a un ch sotto spuntone (35 m. - V-).
L15 - Obliquare a sx per qualche m. fino a un buon ch poco visibile e traversare netti a sx fino a rientrare nel gran colatoio che costituisce la direttiva di salita. 1 ch di sosta (25 m. - III).  Dal L12 a L15 potremmo aver sbagliato linea.
L16 - Per fessura sopra la sosta e per il seguente camino. A un cordone traversare a sx qualche m. fino alla base di una fessura verticale. Dopo 2-3 m. ci sono 2 ch di sosta (poco visibili perché distanziati) (35 m. - VI-).
L17 - Proseguire lungo la fessura che in alto piega a sx e porta a una specie di rampa-cunicolo di rocce rosse e friabili sul margine sx del grande colatoio. Al termine del cunicolo, in corrispondenza di uno scomodo ripianetto, 2 ch, uno dei quali nascosto (30 m. - V+/VI-).
L18 - Breve traverso a dx, poi diritti e di nuovo a dx puntando alla base di un catino di roccia chiara (diversi ch). Vi si entra, lo si attraversa e se ne esce a sx per fessura (alla sua base 2 ch di sosta, 1 pessimo). Per rocce articolate ai prati e ai mughi d'uscita (45 m. - V+).                        

Discesa - Salire il prato puntando a un colletto a sx (NE), alla base dell'ultimo salto della parete. Oltre il colletto, per tracce evidenti, si scende nell'ampia conca sottostante puntando alla base della fascia di terreno verticale che la delimita a N. Proseguendo lungo questa verso E per qualche centinaio di m. si arriva in una zona di campi solcati che si attraversa sempre verso E fino al sentiero di discesa, segnalato. Quando questo si biforca, prendere per il rif. Montanara per bella e aerea cresta. Al rif., seguendo il tracciato della seggiovia, per tracce si scende al Pradel (rel. 22 maggio 2007).

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Castel Alto dei Massodi

Sendero Luminoso
Zanetti, Scoz - VII/VII+ (300 m. ca)

Coloro che conquistano i mondi celesti
con il sacrificio, l'elemosina, l'ascesi,
costoro entrano nel fumo,
dal fumo [passano] nella notte,
dalla notte nella quindicina della luna calante,
dalla quindicina della luna calante
nel semestre in cui il sole si muove verso il Sud,
da questo semestre nel mondo dei Mani,
dal mondo dei Mani nella luna.
Giunti che siano alla luna,
essi diventano nutrimento
e gli dei qui se ne cibano
come si cibano della luna
con le parole "Accresciti, riduciti!".
Poiché questa [sosta] è per essi terminata,
allora ritornano nello spazio,
dallo spazio passano nel vento,
dal vento nella pioggia,
dalla pioggia sulla terra.
Giunti che siano sulla terra,
diventano cibo e di nuovo sono sacrificati
in quel fuoco che è l'uomo
e rinascono in quel fuoco che è la donna.
Giungendo ai diversi mondi,
continuano così il loro ciclo.
Ma coloro che non conoscono queste due vie,
rinascono come vermi,
insetti e tutte le specie che mordono.


Brhadaranyaka Upanisad, VI, 2, 16 - Che cos'è [wikipedia]
Cit. da PietroChag
buddhismoitalia


1. Nevica...
Quindi niente arrampicata.
Ne approfitto per segnalare una via percorsa alla fine dell'estate: "Sendero Luminoso", con precisa rel. su scuolagraffer.
Spettacolare la visione sul Croz dell'Altissimo.
Chiedere info sull'avvicinamento all'omonimo rifugio.

2. I commenti di Paolo
Maa...
Allora sei ritornato!!!
Un paio di settimane fa mi sono collegato; e tutto taceva...
Mi sono detto: "Ostrega, ha fatto proprio harakiri. E adesso dove trovo n'altro sito così interesting???
"La tocada de maron l'ha portat bon", come dicono nelle Serenissime Lande...

Leggo tutto il tuo intervento recente sugli sconvolgimenti economico-finanziario-sociali a cui assistiamo tra l'attonito e il preoccupato.
La cosa mi interessa oltremodo per studi/letture/lavoro. Ma, con 39° di febbre, la lucidità è quella che è.
Tra Castaneda, Friedman, Adam Smith e Grill, ho un gazzabuglio in capa che fa paura.
Valà, te responde quando so' comudat mei!!!

PS1 - Comunque shakerare economia/ultramondi/climbing/universi branici tridimensionali...
Hahaha, quelli ce li metto io, ocio!!!
Sto a legge' di quella roba, ultimamente. Da svalvolati forti!!!
È davvero qualcosa di notevolmente intrigante. Complimenti...
La febbre è sulla soglia dei 40°, ora...

PS2 - Perchè non valuti una quotazione al NYSE del tuo sito... E che cz: lo fa anche Zuckerberg!
Mi sa che ora sono oltre i 40°.
Te zalude!!!

3. Respondeo - 1
Paolo, osti...
Va bene che avevi le visioni da virus influenzale...
Ma quanti dialetti parli?
G'ho fat 'na fadiga, a fa' l'editing...

Problemi redazionali a parte:
  1. Guarisci!
  2. Intendevi forse "universi brahamici"? Su gugol "branici" proprio non l'ho trovato; l'accostamento tra chi si nutre di noi suggendoci la vita e i soldi e chi lo fa fottendoci consapevolezza ed emozioni forse mi è venuto perché il secondo quadro [gli eggregori] è metafora del primo [le multinazionali della speculazione]; o, forse, perché - davvero - ci sono più livelli di avidi divoranti, fisici e metafisici [cfr. Upanishad, cit. più sopra: la natura dell'universo è di essere frutto, soggetto e oggetto di sacrificio]; in ogni caso, come sul campo di battaglia, o sulla sud-ovest della Seconda Pala, o in Marmolada, anche nella vita quotidiana [e ad avvoltoi umani e superumani] si sopravvive solo se si riesce a fare il vuoto dentro, mi sa.
    Altrimenti, appunto... gnam! Si diventa cibo per babau.

    "Esso è il Veggente non veduto, l'Uditore non udito, il Pensatore non pensato, il Conoscitore non conosciuto.
    Non c'è altro veggente al di fuori di lui, non altro uditore, non altro pensatore, non altro conoscitore.
    Esso è il tuo Atman, l'interno reggitore, l'immortale.
    Al di fuori di esso non c'è che dolore
    ." Brhadaranyaka Upanisad - VII, 19, 23

    E io che, tornato nel consesso umano dopo vent'anni di alpinismus, speravo di potermi avviare verso un tranquillo prepensionamento...
  3. Per curiosità, che stai a legge', di così svalvolato?
  4. Quanto alla quotazione al NYSE, maccerto... Eccomenò? E perchè credi sogghignasse, lo stregatto [che, in realtà, di nome fa lo "stronz-gatto"], quando accennavo all'idea di monetizzare il sito?
Grazie ancora, comunque, per l'immeritata considerazione.
E, ribadisco, guarisci e riposa.
Altrimenti le "visioni" - il Sendero Luminoso - non fungono: non sono abbastanza lucide e perdono il loro numen. Non emanano mana.
Bye.

4. I commenti di Paolo - 2
  1. Guarito? Quasi: in corso espettorazione di sostanza mucoso-granulosa di colorazione variante dal verde smeraldo al giallo paglierino; speriamo bene; manco mi avessero rifilato una pasticca di polonio 210:
  2. Tremenda la chiusura dell'eserga a Sendero Luminoso; dunque, se non si conoscono le due vie, si rinasce come insetti, vermi o animali che mordono [minchia, mi viene in mente un'amica che mordeva di brutto; ma forse finiremmo con il divagare];
  3. a mio modestissimo avviso il ritorno al consesso umano del homo alpinisticus è sempre transitorio, eventuale e accessorio ad altre, più impellenti incombenze;
  4. "Universi branici" è espressione che afferisce alla teoria quantistica delle superstringhe simmetriche o stringhe supersimmetriche che dir si voglia e a una sua estensione: l'ipotesi del quantum brain, che presuppone l'esistenza di universi ulteriori rispetto a quello da noi percepibile: le stringhe, che sono i costituenti ultimi di tutto ciò che esiste nel nostro universo, sarebbero le realtà fondanti e i punti di "saldatura" di iperpiani o metauniversi esistenti in ambiti della totalità cui noi non possiamo attingere; numerosi i siti sull'argomento; ottimo per cadere subito in uno stato ipnotico introduttivo questo testo di wikipedia;
  5. Per incominciare a confondersi le idee sull'argomento i libri in giro sono parecchi; ottimi secondo me anche perché scritti per umani [il consigliante in primis, s'intende] quelli di Stephen Hawking; molto bello Il Tao della Fisica, di Fritjof Capra, edito da Adelphi; infine se ci si vuol far male e finire a leggere pagine su pagine senza capirci un cazzettone [peggio che leggere Husserl o Wittgenstein] [e sale alla memoria il detto partenopeo brutt' ammorte, quant sso ggnurant'] è ottimo Mathematical Concepts of Quantum Mechanics di S. Gustafson e M. Sigal (che non è lo stesso di noti capolavori della settima arte quali Nico o Trappola in Alto Mare), edito da Springer; e adesso due [dicasi almeno 2] libri consigliati da DDT quali absolute to read!!!
  6. E circa le elucubrazioni di noartri, povere pedine del vasto e mutevole palcoscenico economico-finanziario, concordo con chi ritiene che il costoso e inefficiente capitalismo sociale di mercato di stampo neokeynesiano stia velocemente cedendo il campo all'aggressivo e onnivoro capitalismo delle origini che già ha mietuto i suoi abbondanti frutti a suon di povertà diffusa, guerra globale travestita da esportazione di civiltà/democrazia, affermazione di modelli socio-economici di stampo oligopolistico e autoreferenziali e chi più ne ha, più ne metta. Lungi dal decadere in tentazioni veterosocialisteggianti, mi sa che quello che si prospetta con uomini di derivazione Goldman Sachs a cui vengono attribuiti poteri e ruoli salvifici [il premier nostrano e quello greco lo sono] è un bello schifo. Mala tempora currunt et pejora premunt [son tempi brutti, ma il peggio deve ancora arrivare].
    Torniamo alle nostre pareti, ai silenzi delle nostre peccete coperte da metri di neve [ma dove? Nel riminese, altro che valli adamelline... Pensa tu com'è ormai balordo il mondo] e alle nostre innocenti faunesche divagazioni... Mi sa che ne abbiamo da guadagnarci!
Ciao Siksander [libera attribuzione da The Man Who Would Be King dell'immenso Rudyard Kipling, autore da riscoprire in barba al politically correct!)

5. Respondeo - 2
Ciao Paolo.
Facciamo che riporto il tuo post e ti rispondo dalle parti dei primi di marzo?
Devo chiudere un progettone entro il 28 febbraio. E, proprio, non ne ho.
In cambio ti segnalo il blog di Massimo Fogazzi: assimogazzi.wordpress.com, con un mucchio di rell. su salite a cascate, goulotte e pareti, recenti e meno recenti.
Buona lettura.

6. I commenti di Paolo - 3
Ogni tua gentile risposta è una dimostrazione della tua paziente tolleranza.
Ormai sono molesto; lo so. Ma scriverti ogni tanto e ricevere risposta è piacevole.
PS - Ambisco [molto] a ricevere un tuo contributo letterario alla sezione di AdamelloTheHumanTouch dedicata ai racconti, magari con due fotine tue. Vedrai che fra qualche anno le royalty ti garantiranno degna integrazione alla pensione. Purtroppamente la quantificazione effettiva a oggi è difficile: troppe variabili; si sa che la matematica finanziaria è zeppa di trappole e tranelli.

6. Respondeo - 3
Ciao Paolo.
Alla fine non riesco a risponderti degnamente neanche adesso: scrivo sul sito rubando tempo a due progetti, uno da rimodulare e a uno da presentare.
Quindi lascio ai visitatori di approfondire per conto proprio, se vogliono, le varie questioni su cu offri spunti più che interessanti.
E, hem, in merito al mio eventuale contributo su ATHT:
  1. Se c'è qualcosa da scrivere, ok. Magari in estate, 'che adesso tiengo mucho tabajo [y no dinero];
  2. Niente foto. Sai, vero, che se distribuisci tue foto a destra e a manca, poi ti rubano l'anima?
Ok, sarò più espansivo in una prossima occasione. Promesso.
Bye



***

Soundtrack - Get to France
Mogway - Earth Division EP [2011]



***

Itinerario molto interessante, su roccia ottima, buona in alto.
Chiodato quasi interamente a fix. Forse abbiamo usato qualche fr medio [2-3-4 Ande]. Non ricordo.
Ideale per iniziare o concludere la stagione alpinistica [su via sportiva, eh?] [rel. novembre 2012].

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Climbing - Top
dts
Sandro De Toni - Via del Santellone, 39 - 25080 - Molinetto di Mazzano [BS] -