Sto meditando di scrivere un saggio: "Le
vie di
arrampicata come prodotto seriale nella logica della 'Dialettica
dell'Illuminismo' di Horkheimer e Adorno".
La tesi fondamentale che vorrei esporre è che, con la
diffusione
dell'arrampicata (e la relativa diffusione delle vie di arrampicata (e
la relativa metadiffusione delle guide di vie di arrampicata)), le vie
diventano "manufatti intellettuali", prodotti in maniera seriale e, in
quanto tali, inevitabilmente "senza qualità".
Insomma, come nel
pensiero e nell'arte, anche nell'arrampicata, la serializzazione
produce "nichilismo", il nichilismo arrampicatorio.
E questo a prescindere dalla buona volontà di apritori ed
editori di guide: se tutto è straordinario, niente lo
è.
Che cosa?
Il saggio non avrebbe successo?
Sì, lo so.
Tuttavia segnalo la via come un esempio di questo processo inflattivo
(relativo al valore percepito dal povero arrampicatore, allettato dalle
sirene pubblicitarie, intendo). I compilatori di "Arrampicate sportive
e moderne fra Varese e Canton Ticino" descrivono la parete come "...
un'eccezionale placconata di splendido granito lavorato..." e la via
come "... la più bella della parete...".
Indubbiamente il granito (o lo gneiss? Non mi intendo abbastanza di
geologia per distinguere tra i due tipi di roccia) ha
disegni particolari ed è molto aderente. Inoltre il contesto
(il
fiume con le sue pozze) è bello. Ma, sarà che
"Ogni
scarrafone è bello a mamma sua", come dicono a Napoli...
comunque a me piace di più lo Scoglio di Boazzo. E se questa
è la via più bella della parete,
tornerò a far
vista al sito quando sarà diventato anch'io un arrampicatore
seriale (anche se, a dire il vero, non mi manca molto per completare la
metamorfosi).
Insomma, "L'è 'na via né bruta, né
bela" (come
diceva un celebre alpinista a proposito di non ricordo quale
itinerario), su una parete vegetata (soprattutto in alto) e su
difficoltà sostenute (in questa sede rispetto la valutazione
dei
compilatori, segnalando che si tratta di gradi stretti).
Lo Steinhilber e il sottoscritto, sotto il sole agostano, dopo essersi
cotti per bene sui primi 7 tiri, scesero, onde evitare di aggiungere la
verzura alla grigliata che la parete stava arrostendo con le carni dei
nostri poveri piedi e delle nostre altrettanto povere mani.
L1 - Placca, vago diedrino e lama, per la quale a sx alla sosta.
Chiodatura ariosa (V
sost. - 40 m.).
L2 - Placca, rocce articolate e traverso a dx (VI - 35 m.).
L3 - Sopra la sosta per vago pilastro a tacche. Al primo tettino a sx
per lama, diritti appena possibile, poi a dx sotto il secondo tetto,
che si supera nel punto più agevole. Poi placca (VI+ - 35
m.).
L4 - Si va a un diedrino affiancato da un albero. Ci si aiuta con
l'albero
per superare un primo risalto e si prosegue fino alla base di un altro
diedrino netto. Con difficile arrampicata alla sosta, scomoda (VI+ - 25
m.).
L5 - A sx della sosta a una lama, con cui si monta sulla soprastante
placca. Per essa sotto un tetto. 2 passi di A1 (anche per Ralf) e poi
placca in libera fino alla sosta (VI+/VII- - 30 m.).
L6 - Dalla sosta a dx a una betulla. Con tecnica da camino tra betulla
e parete o con un passo in libera e alcuni passi in A1 si conquistano i
primi spit. Poi traverso a dx (qualche movimento in libera) e, non
appena la placca si abbatte, difficile libera tra uno spit e l'altro
(l'ultimo della placca lungo - un fix tolto 2 m. sopra il penultimo e
buco per cliff in corrispondenza dell'ultimo). Qui, forse, si deve
traversare a dx. Io, che sono un tipo poco intuitivo, salgo diritto in
direzione di una cengia, sopra la quale trovo una sosta (VII/A1 - 35
m.).
L7 - La rel., che purtroppo abbiamo lasciato all'attacco, recita: "Su
placche, lasciando gli alberi a destra". Quali alberi? In zona ci sono
piccole foreste ovunque. Comunque Ralf, che non vede protezioni sulla
placca sopra la sosta, traversa a dx e sale un muretto strapiombante
servito da due spit, si ristabilisce con difficoltà su una
stretta cengia sopra il muro, supera un'impegnativa, breve placca e
trova sosta al tronco di un albero. L5 della Muller? (VII- - 25 m.).
Da qui, poco allettati dai boschetti sospesi soprastanti,
semi-disidratati e coi piedi cotti, ci caliamo.
Credo che gli ultimi tiri aspetteranno un bel po'...
Fossero sempre così (brevi) le
relazioni...
La riporto solo per integrare quanto riportato su "Arrampicate sportive
e moderne fra Varese e Canton Ticino": pur concedendo ai compilatori
tutte le scusanti del caso (miriadi di vie da relazionare), devo
segnalare che i dati sono incompleti.
Dopo lungo vagare nei boschi alla ricerca del settore "Strapiombi", il
buon Steinhilber e io arriviamo per caso alla scritta "Rallegrata".
"Meglio di niente...", pensiamo. E attacchiamo.
Anzi, attacco.
L1 - Descrizione guida "Versante Sud": "Aggira uno spigolo e si porta a
una terrazza".
Io aggiungerei: "Con vista sul mare". Descrizione "De Toni": "Si aggira
uno spigolo con movimento particolare (una volta tanto è
Ralf a
non riuscire a imitarmi e, diversamente da me, risolve il passaggio con
un incastro). Si è alla base di una fessura-diedro,
strapiombante nel primo tratto, su una comoda cengia, ma con lo spit
successivo troppo alto di 20 cm.. Per moschettonarlo i piccoli come me
(1,72 m. h e inf.) devono mettersi,
non senza una certa fatica, in dulfer. Lo spit successivo, a 1 m. circa
di distanza, è nel mezzo di un altro movimento faticoso
(tipico
caso di spittatura random). Poi bel diedro tecnico.
Al suo
termine a dx
in nicchia e poi diritti per placca. 4 passaggi di 6b sostenuto sul
tiro" (VII- - 20 m.).
L2 - Rel. "Versante Sud": "Bei movimenti in placca".
Ma l'hanno fatta, la via?
Credo che in futuro scriverò e
pubblicherò una guida dal titolo "Arrampicate scelte in Val
Berzone, la più bella valle del mondo", inventerò
di sana
pianta tutte le relazioni e guadagnerò, vendendola, un
mucchio
di soldi.
Rel. De Toni (gratis, ma comincio a ritenermi un "utile
idiota"... e mi sa che lo sono): "Sopra la sosta per fessurino e
strapiombo (stare a sx),
poi placca delicata fino sotto un tettino alla cui dx c'è un
diedrino netto, di impostazione. Salitolo, a sx per fessura rovescia
fin sotto un grande diedro rosso che si supera stando a dx per placca.
Infine, per fessura strapiombante, a sx alla sosta. 8 (+ o -) passaggi
di 6b+ sul tiro (VII - 30 m.).
La via risente del contesto boulderistico: difficoltà
sostenute
e roccia ottima, che richiede movimenti stranissimi.
Portare piastrina per recuperare il secondo e kevlar per le doppie
(soste/calate scomode). Utile, ma non indispensabile, un friend 4 Ande
per il primo passo in fessura.
Calatici, rinunciamo al settore "Strapiombi", cerchiamo il settore
"Danilo", troviamo un boulder chissà dove, Ralf lo sale,
insiste
finché non lo salgo anch'io (ho il terrore di schiantarmi la
schiena su una lama appena sotto il sasso - comunque "5b", il mio primo
boulder), vaghiamo ancora un po' nel bosco, troviamo il settore
"Danilo" e, accaldati e stufi di vagare a caso, torniamo all'auto.
Il nome è inventato (non
ricordo quello
originale).
Eravamo all'attacco alle 7.00 a.m. per evitare la perturbazione
prevista nel
pomeriggio e alle 10.00 avevamo concluso l'ultimo tiro duro. Ma la
perturbazione,
in anticipo, ci fu addosso con grandine e pioggia gelida. Durante le
calate
la corda miracolosamente non si incastrò. Nel complesso una
via
discreta,
con una prima parte facile (fessure erbose) e una seconda
più di
soddisfazione
(bel granito fessurato).
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Graue Wand
Access
Remy, Remy - VII-/Ao (400 m.)
Bella via sostenuta sull'ottimo granito
del Furka.
Poche le
protezioni fisse lungo le fessure. Durante la discesa vedemmo
precipitare
e distruggersi al suolo una macchina fotografica ultimo
modello.
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Conquest
Remy, Remy - VII+ (300 m.)
Riccardo Colosio era rimasto affascinato
dalla Fissure
+ Superfissure
del 9° tiro e convinse me e Giovanni Mostarda a seguirlo.
Già
in partenza sbagliammo (diedro impegnativo dal quale Giovanni fu
costretto
a calarsi per la difficoltà e l'assenza di protezioni). Io,
poi,
fui
un po' lento nella prima parte (placche facili, ma con chiodatura
lunga).
E Ricky dette tutto sul tiro di VII+ (ripetuto OS). Così,
nonostante
l'entusiasmo, ci incrodammo sotto la Super-fissure e fummo costretti a
ritirarci
col buio che incalzava. La Super-fissure è ancora
lì che
aspetta
(fessura netta da proteggere a friend - Possibilità di
aggiramento
sulla destra).
Nuovo tentativo nell'agosto 2004, con ulteriore ritirata a causa di
infiammazione
all'alluce dx del piede di Giovanni Mostarda e, soprattutto, di un
antipatico
ruscellamento d'acqua sulla prima parte della Fissure e sulla seconda
della
Super-fissure (il giorno precedente era caduta la prima neve che si
stava
sciogliendo
sulla via e nelle zone limitrofe di parete).
La via è impegnativa come la ricordavo.
1° tiro: da una
cengia
sulla dx di un grande strapiombo si prende per fessura inclinata verso
sx
(1 ch sul terrazzino alla base della fessura), poi per diedro (1 ch) e
ancora
a sx su placca fino ad una sosta alla sx di un'ampia cengia - V (1 spit
non visibile con
moschettone di calata).
2° tiro: diritti per grande diedro
appoggiato
a dx della sosta (evidente nella foto), fino ad uno strapiombo
manigliato
(spit sulla sx prima di rimontarlo), placca (spit) e fessura fino ad un
altro
spit, dal quale, rimontando una costola, si arriva alla sosta - V.
3°
tiro: per lame rimbombanti a dx della sosta e poi (presumo) a sx per
costola
e rocce rotte fino alla sosta su spuntone (io sono salito a dx per
rocce facili
e poi strapiombino umido sprotetto - V.
4° tiro: per diedro a sx
della
sosta, poi si aggira a dx una costola (ch), si sale a sx per paretina
(2
ch) fino alla base di una fessura netta, tramite la quale si perviene
alla
sosta su cengia - VI-.
5° tiro, entusiasmante (specie se asciutto):
si
seguono gli spit che salgono accanto al sistema di fessure a dx della
sosta
fino in cima al pilastro giallo. Protezioni integrabili; un passo
delicato
al 4° spit - VII. Da qui, per noi discesa.
Riccardo era un vero "gallo": 1 p. di fermata, causa scarpe bagnate,
prima
del passaggio di VII. Doppie ad elevato rischio di incastro. Attenzione!
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Winterstock
Gold Marie
VI+ (400 m.)
Via bella su roccia ottima. Volai sul tiro
chiave
(placca
tecnica VI+) e venni prontamente immortalato dai miei due degni compari
(Ricky
Colosio e Giovanni Mostarda). L'itinerario si conclude proprio sulla
vetta
della montagna, una vera e propria punta con una sosta che
può
ospitare
una sola persona per volta.
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Pala di Gondo
Classica
Paleari, Rossi - VIII-/A1 o
VII+/A1 (515 m. ca)
Molti giri abbiamo compiuto, noi, salitori delle Gole di Gondo,
nel mulinello del Maelström; da un lato sprofonda la voragine,
dall’altro si eleva verso l’orizzonte
la muraglia d’acqua appena percorsa.
Legati a un barile vuoto, naufraghi,
giriamo, giriamo, ogni giro un poco più stretto,
ogni giro un poco più in basso.
Come il pescatore norvegese di Poe
c’ingegnamo di ritardare la discesa catastrofica
verso il fondo del vortice;
e capita che un piccolo successo, una vittoria temporanea,
un colpo azzeccato, ci facciano esultare per un momento.
Lo sappiamo, la caduta è inevitabile;
ma lo sguardo non dev’ essere per le nere muraglie,
il risucchio, il fondo dell’abisso;
lo sguardo dev’essere per lo squarcio circolare
di firmamento chiaro, di un azzurro profondo, luminoso,
lo sguardo dev’essere per il cielo che splende lassù
a perpendicolo sopra di noi, all’inizio della spirale;
lo sguardo dev’essere per la cresta di schiuma,
per l’orizzonte circolare ormai irraggiungibile,
per il confine luminescente dell’oceano
su cui splende una luna al suo colmo,
una luna di una chiarità mai veduta.
A. Paleari
Nel Maelström delle Gole di Gondo,
ossolaclimbing.com
E' passato molto tempo dall'ultima volta
che ho fatto Oceano [Irrazionale]
(non mi è mai piaciuta molto);
ma veramente non mi sembra avesse nulla di difficile.
Se vuoi scalare su fessure "difficili" è meglio andare all'ovest...
di 50, 100 o anche 7.000 Km.
Andandoci solo di 50 [km] un giretto sulla Sentinella di Gondo
[...] restituirà la statura arrampicatoria
dei taciturni ossolani che scalavano zitti
quando in Val di Mello si parlava di settimo grado.
Se poi il giretto si farà sulla Pala
(la "Classica" è coeva del "Precipizio")
il rispetto per Paleari e Rossi [...]
crescerà in sconfinata ammirazione...
nonostante la parziale addomesticatura [a suon di spit].
giudirel
Cassin - Torre Costanza,
www.on-ice.it
Uno
Mai toppare la logistica, con Andrea...
O sono guai.
Dopo aver a lungo e con fatica cercato una via che fosse impegnativa, salibile in giornata, a tiro d'auto, a non più di 1h e 30' di cammino e poco dispendiosa [viaggio, autostrade, permessi, ecc.], ieri siamo rimasti d'accordo per la Pala di Gondo.
Scartate "Tacchi a Spillo" a causa della recente frana che ne ha sconvolto la linea e "Icoss", da me già fatta all'epoca con Ginetto e Ralf, restavano "Raggio di Sole" e la "Classica" di Paleari.
Io ero più per la prima: ben protetta, solo 350 m., con tiri sostenuti per Andrea.
E lui, fino a questa mattina, era d'accordo.
Poi, il fattaccio.
Io mi ricordavo dogana italiana e dogana svizzera una subito di seguito all'altra.
Quindi alla dogana italiana gli ho proposto: "Lasciamo qui l'auto, passiamo il confine a piedi, così non ci controllano [ho la carta d'identità scaduta da 5 gg] e camminiamo fino all'attacco. Da rel. max 1 km".
Beh, abbiamo camminato per 5 km...
Un'ora di avvicinamento su asfalto.
Andrea me la sta menando ancora adesso: "Sandrodetoniiii..., eh?"
Guardiamo la parete.
"La 'Classica' no?", propone lui.
Io nicchio, titubo.
Si intuisce che la linea sale dove le onde del granito più si contorcono e si arricciano, sconvolte da millenarie, spaventose pressioni di gigantesche forze telluriche.
"Mah..."
"E' una 'Classica'; sarà facile. O no? E poi ha solo un tiro di 7a... Lo faccio io."
"Sarà..."
Due
L3.
Sono protetto da un vecchissimo spit da 8 mm., raggiunto dopo un
runout di 7 m. o giù di lì.
2 m. sopra di me un fessurino sottile [2 nut dell'1 ci stanno], poi 3 m. al prossimo ch.
Per raggiungere il fessurino devo superare l'ultimo, liscio tratto di placca, con un solo buchino per la punta di due dita [ci stanno, una sovrapposta all'altra].
"Classica"?
Subodoro un trip allucinogeno, altro che "Classica..."
Accidenti a me e quanto sono svampito...
Metto il piede dx sul vecchio spit [mai rischiare di forzare la tenuta di una protezione dubbia con un volo, specie se l'altra protezione - altrettanto dubbia - è 7 m. sotto], prendo il buchino con la mano dx e un rovescetto basso di mano sx, spengo il pensiero e vado.
Oggi si balla.
Tre
"Pensa a quelli che anche oggi, in fonderia, lavorano...", dice Andrea che mi fa sicura in sosta.
Non sono proprio entusiasta di essere io [che sono - usando un eufemismo - il meno forte della cordata, stanco, con i piedi sfondati e dopo essere incappato come da tradizione nella maggior parte dei tiri duri della via da primo] a portare la corda in sosta pure sull'ultima, impegnativa lunghezza.
"Anche oggi, domenica?", gli faccio di rimando, col fiatone [sono in un camino strapiombante; e 500 m. di arrampicata sostenuta si stanno facendo sentire].
"Sì, anche oggi: i forni mica possono fermarsi..."
Sto tentando di piazzare un friend in una fessura sul lato sx del camino, ma, non vedendone la larghezza, continuo a sbagliare misura.
"Corso di piazzamento frieeend", continua Andrea.
"Se almeno vedessi la fessura...", mi difendo.
Sì, lo chiamerò "Sguerz, il Motivatore".
E potrei farlo anche incontrare con Farfalla Defunta...
Sarebbe un bel
match...
Finalmente il friend BD verde entra.
Con due bracciate, le forze al lumicino, arrivo in sosta.
Nonostante il bordo luminoso - "il confine luminescente dell’oceano" di Paleari - che invita a uscire dalla parete, scendiamo.
I locali scrivono di tratti instabili nella sezione terminale della Pala.
E, onde evitare di vagare di notte nei boschi sopra la parete perché impossibilitati a scendere in doppia e senza conoscere il sentiero di rientro, ci caliamo.
Peccato...
Quattro
"Sbaglio, o eri perso, in via, verso la fine e durante le calate?", mi chiede Andrea mentre, a doppie finite, stiamo riavvolgendo le corde.
"In effetti... Sì, il posto mi ha impressionato molto...".
"Sandrodetoniii...", mi prende in giro Andrea, mentre in alto si sente il canto melodioso e modulato di un picchio muraiolo.
E poi comincia a parlare del capitano del Titanic.
"'Ché tu non sai quanti guai ha passato perché: 'Figurati, al Titanic, non capiterebbe mai...'".
In effetti, sì, questa è zona di maelström.
Ma, per fortuna, qui, di iceberg, non se ne vedono in giro.
Almeno quelli...
PS - Ecco la
rel. di Andrea.
PPS - Sul "chiave" di L3, ribadisco, purtroppo ho messo un piedino sullo spit. Per me, ahimé, è 1 p. Ao.
***
***
Impressionante e grandiosa via di altri tempi, per concezione e impegno. I fix aggiunti lungo alcuni tiri ammorbidiscono l'impegno, ma non la facilitano, almeno non quanto la rel. Versante Sud farebbe pensare: il "6a obbl." ivi indicato è fuorviante. Impensabile salire la via in tempi ragionevoli se non si ha un buon VII obbl. nelle braccia.
Qualche immagine sul blog di Andrea, tra qualche gg.
Attacco - Rampa a sx del gran canale sotto la verticale di "Tacchi a Spillo" [riconoscibile per le recenti tracce di frana sulla linea].
L1 - Un cordone nero e giallo in fix a circa 15 m. da
terra e 6-7 m. sopra il bordo della parte bassa della rampa identifica il probabile punto d'attacco. Raggiuntolo, diritti e a dx sotto strapiombi friabili. Quindi diritti e a sx per canale. Dopo ca 60 m. una sosta a fix consente di fermarsi e di recuperare il compagno (60 m. - V).
L2 -
Placca sopra la sosta, poi in obliquo a sx fino a uno spit sulla cengia (55 m. - VI).
L3 - Diritti e in obliquo a sx fino a prendere una linea di spit molto vecchi - e molto lunghi - che porta verso l'alto. Quando gli spit finiscono, diritti per placca, fessurino e breve strapiombo fino alla sosta. Chiodatura eterna. Dalla sosta si vede che da dx, in obliquo a sx, sale la linea originale, più articolata, ma meno protetta (55 m. - VII-/Ao o VII).
L4 - Brevemente per diedrino sopra la sosta; poi al ch in traverso a sx per placca. 2 fix (30 m. - VI+).
L5 - Andrea mi spedisce a dx della sosta, a un ch sotto un diedro interrotto da un tettino; salgo il diedro, supero il tetto, salgo la successiva fessura e la placca in obliquo a dx e poi diritto e infine rientro a sx a una cengia senza trovare una protezione fissa. Tiro sostenuto e sosta da attrezzare. Ma la via sale più a sx (45 m. - VII-).
L6 - Dalla sosta a sx, per breve muretto, alla cengia soprastante, alla base del gran diedro obliquo a dx (15 m. - V).
L7 - Per diedrino a dx del fondo del gran diedro e poi sul fondo del gran diedro. Arrampicata entusiasmante. In libera per me, da secondo, tranne un inevitabile sospensione sulla corda per recuperare un rinvio da uno spit molto lontano dalla linea arrampicabile (30 m. - VIII- o VIII-/Ao).
L8 - Per sistema di lame e fessure in obliquo a dx della sosta (30 m. - VII).
L9 - Ancora lungo il sistema di lame e fessure, poi diritti e a dx a una cengia; per difficile rampa e placca nera alla sua sx alla sosta
(30 m. - VI+/VII-).
L10 - Brevemente sopra la sosta, poi a dx [1 pendolo per me, causa bagnato]; in obliquo a dx per magnifica placca atletica e tecnica; quindi a dx per fessura sopra tettino e ancora in obliquo a dx per rocce più articolate puntando a un diedrino che dà sulla sommità di un pilastro, limitata isola orizzontale in un mare verticale e strapiombante di flutti pietrificati; ambiente grandioso (45 m. - VII/Ao o VII+, sostenuto).
L11 - Rampa a dx della sosta (30 m. - IV+).
L12 - Ancora per rampa, quindi in artif. per
placca e successivo strapiombo. Al termine dei ch [vecchia lametta macilenta], alzarsi a una rampa con molti blocchi instabili e seguirla in obliquo verso dx. Non ci sono altre protezioni fisse sul tiro. Pericoloso, attenzione (30 m. - VI/A1).
L13 - Sempre in obliquo a dx lungo la rampa, costituita dai bordi superiori di immense quinte staccate dalla parete, che si fa via via più stretta e in un tratto strapiombante. Tiro delicato, esposto e spettacolare. Chissà che cosa succederà quando il pino cresciuto tra le quinte a circa 10 m. dalla sosta sarà diventato abbastanza grande da spingere verso l'esterno le grandi lastronate? Mah... (35 m. - VII-).
L14 - A sx della sosta nel camino e poi in placca [molti fix, scomodi per la libera], poi di nuovo a dx nel camino; diritti fino al suo termine e per gradoni strapiombanti in obliquo a sx, alla sosta (25 m. - VII-/Ao o VII+/VIII-) [Rel. 9 agosto 2010].
Discesa - Da Icoss, con la sequenza indicata sulla guida "Versante Sud" [S15 - S14 - S12 - S9 - S6 - S4 - S2]. Doppie difficili: incastri probabili. Siccome l'alberello indicato dalla rel. Versante Sud non c'è più, per l'ultima doppia abbiamo lasciato un
maillon rapide a un fix a dx [faccia a valle] del canale di accesso alla rampa. Rinviare in discesa.
Commenta la relazione
Icoss
Affaticati, Castiglioni - VII/A1 o
VIII+/A1 (450 m.)
Via impegnativa e dalla roccia non sempre
solidissima,
soprattutto nella sezione del grande scudo centrale. Alcune note
tragicomiche tiro per tiro.
Per una relazione più dettagliata:
http://www.ossolaclimbing.it/roccia/gondo/icoss.htm.
Non metto il link
per espresso desiderio degli autori del sito. Poco male: un
copia_e_incolla risolverà agevolmente il problema.
L1 - Ralf e io facciamo pari e dispari per stabilire chi parte. Non
c'è nemmeno bisogno di dire chi vince... Tenersi sulla
placca a
dx
del diedro rotto.
L2 - Ravanata tra frasche.
L3 - Tiro tecnico e non così banale.
L4 - Sveglia n° 1. Si cominciano a capire i gradi...
L5 - 6a facile rispetto ad altri 6a più sopra.
L6 - Dal quale si capisce che questa è una via fatta per
lunghi
da lunghi. Passo chiave con trucco. Io lo risolvo saltando.
Sì,
saltando: hoop! Ralf, che è più lungo, con un
al-lungo.
L7 - Sveglia n° 2. Tiro tosto e continuo. 2 evitabili brevi
passi
di Ao per me. La manetta che serve ad accedere alla rampa-fessura verso
dx mi sembra in fase di rottura.
L8 - Sono strani, i 6b, da queste parti. VII- continuo e traverso su
placca da cefalea.
L9 - Anche i 6a+ non scherzano. Io risolvo il passo chiave in caduta,
Ralf con il solito allungo. Non è valido!
L10 - Sveglia n° 3. Passa davanti Ralf, parte, arrampica,
trema, ma
non molla. E libera il tiro (7a+, gradi "Steinhilber"). Io,
sarà
che ho sotto Ginetto
Maffezzoni (e temo di cadergli addosso), che devo rimettere la corda
nei rinvii, che ho le scarpe bucate, che ho fatto un trasloco, o,
forse, più semplicemente che sono un brocco, tiro la maggior
parte dei chiodi. Male, molto male! Sosta scomoda.
L11 - Il tratto finale della fessura d'uscita è rotto.
L12 - Ralf è inarrestabile. Procede in libera fino a 2/3 di
traverso (6c+, gradi "Steinhilber") e poi si arrende a 1 (o 2?) p. a..
La chiodatura sembra poco
razionale: o si arrampica (in basso) o ci si protegge. Diedro d'attacco
umido e con fondo viscido.
L13 - 6b+ per modo di dire. Dapprima rampa erbosa con blocchi instabili
e poi diedro con tettini in sequenza, roccia viscida e chiodatura poco
comoda per la libera. Anche Ralf si ferma a riposare: psiche in
esaurimento o gradazione stretta? Ad altri ripetitori l'ardua sentenza.
L14 - 6c+ per modo di dire. Ralf azzera i primi due chiodi e prosegue
in
libera fino alla fine del tiro: il diedro fessura, nonostante la roccia
così così (qualche blocco instabile, tratti
corrosi,
licheni) ha un suo fascino tardo-gotico. Io, incorreggibile, di spit,
ne tiro tre e metto il piede su una piastrina nel diedro-fessura.
Occhio a tirare il 1° chiodo a lama!
L15 - Ginetto, scocciato, scenderebbe. Ma mancano 2 tiri alla fine
(almeno di Icoss) e così proseguiamo. Rampa verso dx con
blocchi
instabili e i primi 20 m da proteggere (nut medio-piccoli) e poi
fessura con attacco molto faticoso. Io, per salirla, quasi mi
disarticolo una spalla.
L16 - Ralf si fa 35 m di rampa verso dx (viscida per depositi di
ferro nella roccia e acqua che cola), poi ci aspetta alla sosta
intermedia. Scendere da qui o da "Tacchi a spillo"? Siamo preoccupati
per gli eventuali esiti della frana sui primi tiri di "T. a
S.".
Io sono per "Icoss", Ralf per "Tacchi a spillo". La sua scelta si
rivelerà vincente.
L17 - 15 m di fessura viscida, poi cengia e sosta con cordone. Ci
caliamo.
Discesa infinita (8 o 9 doppie da 50 m. circa, alcune da 60)
su "Tacchi a
spillo", bella e tosta,
non così danneggiata dalla famigerata frana segnalata su
altri
siti. Interessata solo 1 sosta (evitabile nelle calate): parzialmente
schiacciata una piastrina e strappato via il cordone. Non ho visto
altre piastrine rovinate.
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Parete dimenticata
Berghi
Fratagnoli - VIII/Ao (350 m.)
In uno dei sabati più
sventurati della piovosa
estate
2004, un giorno nel quale la maggior parte dei nostri amici bresciani
prese
acqua (in Dolomiti) o grandine e neve (in Tredenus), Ralf e io
riuscimmo a
ritagliarci una ventosa, ma soleggiata giornata di divertimento su
questa
placconata di granito davvero particolare attraversata da belle vie.
"Berghi"
è una di queste. Percorsi a spizzichi e bocconi il
3° tiro,
che
Ralf risolse in libera (non è facile intuire la sequenza
giusta
di
appigli, ora a destra ora a sinistra degli spit). Poi perdemmo la
relazione
e ci cacciammo sul terzultimo tiro di "Solo Trip Wall" (molto
sostenuto: 7a+
- ? - e 1 p. a.). In discesa facemmo anche il bel tiro di Berghi che
avevamo
tralasciato (6c su prese stondate che richiedono un'arrampicata
insolita -
OS) e due tiri di una via più a destra (6b+ e 7a con singolo
molto
particolare).
Il posto merita indubbiamente le 3 ore di viaggio che richiede.
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Eldorado
Septumania
Remy, Remy - VI+ (600 m.)
Avendo trovato "Motorhead" bagnata e senza
altre
relazioni,
Giovanni Mostarda, Ralf Steinhilber e io "ripiegammo" su questa via
ritenendola
più semplice della sorella di fianco. Beh, non è
esattamente
così. La via è poco protetta e può
diventare
infida in
caso di roccia umida: il granito della parete, se bagnato, diventa
viscido come
ghiaccio.
Comunque l'arrampicata è varia (aderenza, ma anche dulfer,
incastri
e strapiombini) e i gradi non sostenuti. Inoltre la via è
ben
proteggibile
nei tratti in fessura, dove non ci sono spit. Forse qualche problema si
può
incontrare sul tiro di VI+, strapiombino, placca e diedro con una lunga
sezione
sprotetta tra uno spit e l'altro, quest'ultimo piazzato in modo da non
rendere
agevole il moschettonaggio. E' possibile sistemare un nut
"così
così" sulla fessura di fondo più o meno a
metà del
diedro.
Discesa a piedi puntando a destra (Est) una volta arrivati sul
panettone sommitale.
Qualche passo delicato (III) in corrispondenza di camini o strettoie da
percorrere
arrampicando in discesa.
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Motorhead
Remy, Remy - VI+/VII- (600 m.)
Via più sostenuta della precedente, che segue con linea
logica
due
evidenti sistemi sovraposti di fessure. Giovanni Mostarda e io trovammo
molto
più impegnativi i tiri della parte iniziale (2°:
VI-,
3°: VI+,
5°: VI-?) rispetto alla lunghezza d'uscita (6°: VII-?)
del
primo sistema
di fessure, forse a causa del bagnato che rendeva viscida la roccia
(per
quanto fosse sufficiente un po' di magnesite per migliorarne
l'aderenza).
Di forza il 2° (diedro-fessura breve, ma atletico) e
continuo
e
molto tecnico il 3° (diedro fessurato con la faccia sx viscida
causa depositi
di ferro nella roccia, e con protezioni lunghe, integrabili). Il
5°
ha
un lungo run-out dopo l'ultimo spit (7 m.) con scarsa
possibilità di
aggiungere protezioni e roccia viscida. 6° tiro: dalla sosta a
dx
fino
a uno spit che protegge un singolo passaggio tecnico senza reali
difficoltà.
Sostenuto (ma ben protetto) anche l'ultimo tiro di VI+.
Entusiasmante.
Al ritorno, scorpacciata di mirtilli.
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Handegg
quarz-riss
VI+ (200 m.)
Ripetuta con Ralf Steinhilber in tempo
record (45')
solo fino
al 3° tiro, diluvio incombente. Fummo costretti a scendere
quando
la
pioggia
rese la roccia talmente viscida da impedire la progressione. La via
è
comunque molto bella: segue una formazione quarzitica che taglia in
verticale
tutta la placconata, finendo sotto i tetti della sezione destra della
parete
di Handegg. Alcuni spit piegati da frana o valanga al 2° tiro.
3°
tiro con un passaggio tecnico risolto non so come da Ralf: miracolosa
levitazione
su quarzi intrisi d'acqua?
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Sandbalm
Cristallo
VII (300 m.)
La parete, una lastronata di granito
percorsa da
innumerevoli
itinerari, inserita com'è in un ambiente bucolico, sembra
bella.
Ma
la roccia è viscida e le vie si incrociano formando un
labirinto
indistricabile.
E' facile perdere l'orientamento. Ciò nonostante, dopo un
lungo
girovagare,
Giovanni e io riuscimmo ad arrivare al termine della prima parte.
Però,
ad un volo di Giovanni (roccia bagnata su tiro sprotetto), decidemmo
che avevamo
sperimentato abbastanza emozioni e ci calammo. Se fossimo saliti al
bivacco
del Salbit (vi avevamo rinunciato perché, ci era stato
detto,
era
strapieno e non in grado di accogliere ulteriori ospiti), sarebbe stato
molto
meglio.
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Gemsplanggen
H. Berger, M Verin, V. Jaggin, Th. Wendlig
- VI+/VII- (300 m.)
Piacevole e breve via di introduzione
all'arrampicata nel Salbitschijen.
Quasi tutte le protezioni sono in posto (fix). Portare eventualmente un
paio di friend medi (rosso e giallo Camalot) per L6.
L1 - Diedro d'attacco delicato, poi placca fin sotto uno strapiombino e
ancora placca tecnica fino alla sosta (50 m. - VI+/VII-).
L2 - Tiro di raccordo. Diritti per breve placca (15 m. - IV).
L3 - In obliquo a sx per rampe e fessure in una zona di parete
all'apparenza inaccessibile. Ottime prese (30 m. - VI-).
L4 - Ancora in obliquo a sx per fessura e rampa fino a poter salire
diritti per parete articolata (35 m. - V-).
L5 - A dx della sosta si aggira uno spigolino e si prosegue
per un
sistema di rampe e fessure inclinato a sx (35 m. - VI-, 1 p.).
L6 - Diritti sopra la sosta superando in alto una sezione appena
strapiombante di roccia articolata (35 m. - V+). Libro di via in sosta.
L7 - Per bel diedro fino alla cresta. Sosta su spuntone (V+/VI- - 30
m.).
Catene per calate attrezzate sulla dx (rel. 30 luglio 2007).
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Westgrat
Westgrat
- Fino alla III Torre
B. Favre, E. Favre, L. Henchoz -
VI+/VII-/A1 (2 p.) (630 m.)
Da ripetere con tempo stabile.
Portare una scelta di friend e nut. Soste attrezzate. Alcuni fix lungo
i tiri.
Meglio salire la via dopo aver pernottato al bivacco. Il sentiero che
traversa dalla Salbithutte è lungo e ha tratti attrezzati
esposti.
Ho dubbi sulla lunghezza dei tiri.
Prima Torre
L1 - Attacco sul filo dello spigolo. Fessura; al suo termine a dx per
altra fessura fino alla sosta (30 m. - VI+/VII-).
L2 - Diritti sopra la sosta, aggirare a dx una zona di strapiombini e
piegare a sx per rocce facili (30 m. - V/V+).
L3 - Fessura sopra la sosta, uscirne a sx, poi rientrare a dx in un
diedro che si sale fino a una zona di rocce facili; continuare a salire
per placche articolate in lieve obliquo a sx fino a un anellone su
cenge (70 m. - V+).
L4 - Si sale a una prima e a una seconda cengia. L'anello di sosta
è sulla dx, sulla verticale di una zona di tetti (30 m. -
II).
L5 - Diritti sopra la sosta per muro e diedrini fin sotto gli
strapiombi che si salgono sulla dx (45 m. - V+/VI-).
L6 - Diedro sopra la sosta poi più o meno diritti per
placche e
rocce erbose; al termine di un diedrino l'anello di sosta (45 m. - V-).
L7 - Sopra la sosta, poi a sx e di nuovo a dx puntando alla vetta della
torre; è possibile salirvi e proseguire per la cresta
sommitale o piegare a dx fino a una sosta sotto strapiombi (45
m.
- V).
L8 - Breve diedro a dx della sosta; a una spaccatura poco sopra
traversare netti a dx fino a un pilastro fessurato; lo si sale e si
piega a dx alla soprastante placca (40 m. - VI-).
Anello di calata (12 m.). Si cammina verso Est per 20 m.. Altra calata
fino alla forcella tra Prima e Seconda Torre (20 m.).
Seconda Torre
L9 - A sx della forcella diedro fessurato che in alto piega a dx (50 m.
- VI).
L10 - Per fessura sopra la sosta, breve divagazione in placca alla sua
dx e di nuovo fessura fino quasi al termine di quest'ultima; a una
rampa (vecchio cuneo di riferimento) a dx alla sosta su cengia erbosa
(40 m. - VI+/VII-).
L11 - A sx della sosta per rocce facili e poi sul filo dello spigolo e
sul versante Nord della Torre per cenge. Portarsi fino al punto in cui
queste si esauriscono (50 m. - IV).
L12 - Sopra la sosta per fessure oblique a sx; a un friend 3 Ande
incastrato alzarsi per fessura e obliquare a sx per rampa fessurata;
superare uno strapiombino e entrare in una cengia sassosa; portarsi
alla sua sx; sosta su spuntone (40 m. - V+).
L13 - Traversare 20 m. a sx verso la forcella tra Seconda e Terza Torre
(20 m. - IV 1 p.).
Anello di calata sul filo di spigolo (45 m.).
Terza Torre
L14 - Sopra la forcella per rocce facili prima a dx e poi a sx dello
spigolo della Torre (45 m. - IV+).
L15 - Sopra la sosta per strapiombo a cannellure (1 fix e 1 ch); al suo
termine lungo la cengia sulla cresta fino a 1 ch. Fare sosta (15 m. -
A1/VI).
L16 - Saliscendi tra le torrette della Terza Torre (la prima da
superare a sx del filo di cresta - Nord - per diedro e la seconda a dx
- Sud - per lame) fino all'anello di calata verso la forcella tra Terza
e Quarta Torre. Dario Sandrini sale diretta l'ultima Torretta
regalandosi una bella, ma non necessaria fessura di VI; se si sta a dx,
le difficoltà calano (45 m. - VI o V+).
Noi, temendo il maltempo, torniamo alla forcella tra Seconda e Terza
Torre e ci caliamo (4-5 c. d. nel canale a Sud della forcella - Poi per
canalone a Ovest verso il sentiero d'accesso e il bivacco (Rel. 30
luglio 2007).
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Stornstund
Nyffenegger, Nyffenegger - VI+/VII- (75 m.)
Riporto l'itinerario solo per segnalare
l'accuratezza
delle relazioni di Jurg von Kanel che, seppure utilizzando solo simboli
grafici e in riferimento a una via da falesia, nella sua guida
"Schweiz-Extrem" riesce a dare info precise su
accessi e itinerario. Credo i nostri compilatori abbiano qualcosa da
imparare
dall'alpinista svizzero scomparso.
Comunque bella via in un ambiente magnifico e fuori dal mondo. Tassa di
accesso alla Valle: 8 fr. svizzeri (2005).
Ralf Steinhilber e io vi arrivammo in fuga da Wenden, avvolto nelle
residue nebbie di una bufera d'alta quota.
Accesso per tracce non sempre evidenti (specie nel
primo tratto)
attraverso un bosco di abeti e un sottobosco di mirtilli, fragole e
lamponi. Arrivati tramite sentiero sotto uno spigolo (dverse vie, una
delle quali ha "7" scritto alla base), ci si sposta a sx fino a
incontrare l'itinerario (nome scritto alla base).
L1 - Diritti per muro a gocce con le prime prese unte fino a potersi
dirigere verso un diedro a sx. Sosta in nicchia (VI+/VII- - 25 m.).
L2 - A sx della sosta per placca grigia con alcuni movimenti da
interpretare. Dopo circa 20 m. c'è una sosta (fine via).
Ralf
prosegue e sale anche il tiro successivo (via nuova) che percorre
ancora un tratto di placca e poi l'estetico spigolo di dx del grande
diedro sotto l'evidente tetto che caratterizza la parete (VI+/VII- - 50
m.).
Nonostante la bella parete soprastante, ci caliamo. "Zyt Isch Da" ci
aspetta.
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Zyt Isch Da
Anker, Kochli - VIII-/A1 (75 m.)
Senza Ralf, dubito che sarei riuscito a
passare sul
4° tiro, 6c difficile da interpretare e con le protezioni
lunghe.
La via è sostenuta e protetta solo l'essenziale. Richiede
decisione. Traduzione del nome, in tedesco svizzero: "Il tempo
è
qui".
Accesso: complicato, attraverso un bosco con molti
abeti secchi
in
piedi e molti abbattuti dal vento: un labirinto. Le macchie di lamponi
in parte alleviano e in parte complicano la vita. Dal parcheggio a
fianco del "Punto fuoco per famiglie" si imbocca una traccia che si
inoltra verso l'evidente torre. Per la linea più comoda
(è un eufemismo) si arriva al ghiaione sotto la parete. Lo
si
risale puntando ad una rampa che taglia lo zoccolo sulla sinistra
(grande nicchia alla base di quest'ultimo). Per la rampa, erbosa prima
ed evolventesi in alto in camino roccioso (III - 1 ch) all'attacco
(spit con moschettone).
L1 - Dallo spit si va a dx, a una clessidra con cordino, poi diritti
con un difficile passaggio ad aggirare uno strapiombino e a sx per
rampa appena sotto lo spigolo della torre fin sotto un diedrino
strapiombante che si supera per portarsi all'ultima, difficile placca
(movimenti complessi) (VII+/VIII- - 35 m.). Ralf vola su un Dynema
chiuso con nodo piano e... quello tiene. Miracoli della... dynemica!
L2 - Tiro da decifrare. Si ignorano gli spit sopra la sosta (altra via
a noi ignota) e si traversa a sx in placca (nut così
così
in fessura), si sale verso sx a grandi buchi evidenti dal basso, ci si
protegge (friend 4 Ande), si traversa a dx, si trova una rigola per un
friend 3 Ande, si punta a uno spit alto a dx, si traversa a sx in
placca e si sale in obliquo a sx a uno spit e da questo al successivo
fino alla sosta (VI+ - 30 m.). Tiro difficile da interpretare.
Probabilmente dai grandi buchi è possibile evitare di andare
al
1° spit da me utilizzato e puntare direttamente al 2°.
Ma, data
la distanza tra le protezioni...
L3 - Strapiombo sopra la sosta (percorribile in libera - per noi A1),
poi a dx su placca compatta, diritti utilizzando al meglio una linea di
buchi, gocce e appoggi nascosti, e a sx appena possibile. Con un
pendolo ci si porta sotto la sosta che si raggiunge per placca
articolata (VII/A1 - 25 m.).
L4 - Salgo convinto, arrivo al 1° spit, tento più
volte di
passare diritto, non ci riesco, intuisco che devo stare a dx
(la
rel. Von Kanel è corretta), ma non ho abbastanza pelo e
lascio
il comando a Ralf. Lui sale al 1° spit, traversa a dx
(lama e
gocce nascoste in alto a dx), tramite una linea di prese dolorose si
alza verso sx, raggiunge tremolando il 2° spit, traversa a sx
in
fessura, per essa sale a un diedro e alla successiva rampa, non vede il
ch e lo spit che permettono di salire il pilastrino soprastante e per
diedro macilento arriva alla sosta (VII+ - 25 m.). Io parto e percorro
il tiro in libera. Da secondi, sono capaci tutti...
L5 - A sx della sosta per rampa (ch e spit). Poi l'itinerario sembra
perdersi. Io mi mantengo sul ramo alto della rampa, sotto la grande
placca che caratterizza questo tratto di parete, vedo una pista di
appigli che conduce a un mugo in mezzo al muro bianco (dati 2005), mi
affido al mio intuito alpinistico, salgo al mugo e trovo, in una
fessura appena sopra, un ch... Fiuuu!!! Per bella placca servita da
spit alla sosta (VII- - 35 m.).
L6 - Per rampa a dx fino alla base di un diedro fessura che si sale.
Sosta 4 m. sotto il punto nel quale il diedro si divarica (poss. uscita
facile a sx?) (VII- - 40 m.).
L7 - Per riscattare la mia ignavia, mi impegno a fare almeno l'ultimo
tiro duro. Mi incastro nella fessura di fondo, mi metto a battibeccare
con Ralf sull'opportunità di piazzare un nut in un blocco
incastrato in qualche modo sul margine dx, strapiombante, della
fessura, impiego 5 min. a piazzare il nut, salgo la fessura, al suo
termine sistemo un friend 4 Ande, traverso a dx, sotto lo strapiombo,
senza tirare le prese macilente alla sua base, appena possibile ne
afferro la fessura alla radice, friend 5 Ande, moschettono il
1°
spit del tiro (sono salvo!), per ignavia mi ci appendo, poi riparto,
raggiungo il 2° spit, tento 2/3 volte l'ultimo pass. in libera
(lancio a prendere un buon bordo a dx), poi mi arrendo definitivamente
alla mia ignavia, faccio il pass. in A1 e per diedro e rocce rotte esco
dal pilastro, lasciando la libera a Ralf (VII/A1 o VIII- - 35 m.).
Dalla vetta vista su Eiger, Jungfrau e Monch.
Discesa: si prosegue lungo la cresta sommitale fino
a prati.
Appena
possibile (tracce di vacche) si scende a sx per ampio canale, si supera
una rencinzione e per ripidi prati si raggiunge la malga nella conca a
sx (Ovest) della parete. Di qui per canale a sx del cascinale (nel
senso di marcia - Est), si oltrepassa una recinzione, si scende un
tratto di bosco ripido (attenzione!) e con due doppie (la prima, breve
- 15 m. - e non attrezzata, su abete - la seconda, - 40 m. -
attrezzata, sempre su abete) si torna alla base della parete.
Poi
ravanata tra le frasche.
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Schweitzerpfeiler
VII- (500 m.)
Via spettacolare su roccia da buona a
ottima in
ambiente bucolico
(i contadini svizzeri sfalciavano ancora i prati fin sotto le pareti e
ovunque
si sentiva lo scampanare del bestiame sparpagliato sui pascoli).
Fittoni
resinati alle soste e in corrispondenza di alcuni passaggi di non
agevole
proteggibilità. Molto belli i primi tiri (placche
marmoladiane)
e
suggestivo un grande camino nella sezione centrale: essere impegnati in
faticosi
incastri avendo nelle orecchie il dlang-dlang dei campanacci appesi al
collo
delle vacche ha un che di psichedelico.
Se, salendo, si è in Svizzera, scendendo per il versante
Nord
della
montagna si è in Austria. Itinerario internazionale.
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Sulzfluh
Via dell'impegno progressivo
VII/A2+ (400 m.)
Ancora una volta un nome di fantasia per
un curioso
concatenamento
di vie inventato lì per lì durante la salita.
Siccome il
tempo
non era buono, decidemmo (Gino Maffezzoni, Giovanni Mostarda, Sandro
Zizioli
ed io) di lanciarci sulla classica facile della parete, una via
abbondantemente
protetta a fittoni lungo rampe e camini. Ma a un terzo di parete,
Sandro si
stancò di quella insipida pedalata e mi cacciò su
una
fessura
strapiombante sprotetta. Ci ritrovammo così su un itinerario
poco frequentato
con roccia non sempre ottimale e parca chiodatura. Dopo quattro tiri
(l'ultimo
dei quali su artificiale delicato e uscita in libera alla "gatto
Silvestro"),
finimmo per errore su una terza via (lunghezza in obliquo a sinistra
con
pendolo su chiodo ondeggiante, solo incastrato nella fessura che lo
ospitava,
e muro tecnico da superare con sofisticati movimenti da placchisti di
alta
scuola; possibilità di pendolo lungo per il secondo - nel
caso
specifico,
io). Dalla sosta, un obliquo a destra per fessura su roccia compatta e
un
breve tratto friabile in direzione di un canale e di lì ad
una
forcella
ci condussero fuori dalla parete. A dire la verità, io
riuscii a
sbagliare
anche in quel tratto, finendo su una forcella più a destra
che
dava
in parete aperta; scontai l'errore rifacendomi all'indietro il muretto
marcio
e riprendendo poi la retta via che, si sa, nel mezzo del cammin di
nostra
vita è facile smarrire.
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