Verdon: Ivan Maghella in sosta
seduto su un
contorto
ginepro
Valle dell'Orco
Sergent
Apparizione del Cristo Verde
Caneparo, Mochino, De Giorgi - VII- (330
m.)
Piacevole via di placca, ben protetta a
spit. Avrebbe
dovuto
costituire un'introduzione all'arrampicata in Valle. Venne ad essere un
ottimo
ripiego in una giornata uggiosa.
L'ultima battuta di Ralf Steinhilber prima
di partire:
"Proviamo
questa per prima. Dovrebbe essere facile". Placca spietata al
2°
tiro
e 1 p. a. al 3° (non riuscivo proprio a capire come si potesse
passare).
Non è proprio l'ideale come introduzione all'arrampicata in
Valle.
Manovre orchestrali Nell'Oscurita' +
Diedro del Mistero
Galante, Pessa, Lenzi, Vota - VIII per
"Manovre
Orchestrali" - VII per "Diedro del Mistero" (70 m.)
Placca ipertecnica al 1° tiro
(6b+, se ben
ricordo), una
lunghezza di raccordo e poi diedro da verticale a strapiombante con
traverso
sotto il tetto tenendo tra le mani un'ottima fessura quasi tutta da
proteggere.
Emozionante.
Integrazione novembre 2005: forse è saltata una presa
all'ultimo
passaggio del 1° tiro (che ho trovato molto più
difficile
che nel 2002).
Ultra-ipertecnica la placca del 2° tiro di "Manovre
Orchestrali".
Ralf
Steinhilber fallisce l'OS per un soffio. Portare 2/3 nut o friend medi
(misura 2/3/5 Ande) per un tratto da proteggere poco sotto la sosta.
Ralf, che ne era sprovvisto, provvide incastrando nodi di fettuccia.
L1 - Rampa-fessura erbosa con andamento
dx-sx. La
vegetazione disturba (35 m. - V).
L2 - Si aggira sulla dx il primo tettino, si sale la successiva (e
dolorosa) fessura a incastro, quando piega a dx la si segue (utile 1
friend max misure Camalot), si entra nella famigerata (e comoda)
nicchia, ci si riposa, se ne esce senza particolari ambasce e si parte
per l'impegnativa
galoppata sui 15 m. del tratto finale di fessura (incastro o, per chi
ignora la tecnica come il sottoscritto, dulfer sbilanciante). In questo
secondo caso non
è facile fermarsi a piazzare le protezioni (30 m. -
VII).
Ripetuta da secondo al seguito di Ralf
Steinhilber, con
la fortuna di avere un vero e proprio patrimonio di friend Camalot
delle misure massime a nostra disposizione. Ralf riuscì lo
stesso a farmi "vedere le schere degli angeli" perché "si
dimenticò" di piazzare un bel friend all'inizio di L2 e uno
a
metà (piazzandone nel compenso tre negli ultimi 5 m.). Idem
su
L3, sul traverso dopo l'ultimo tratto verticale della fessura. In
queste
condizioni, farla da secondi invece che da primi non dà
grandi
vantaggi.
L1 - Fessura obliqua verso sx. Abbondando di friend, ne piazzo ben
quattro. Un lusso! (30 m. - V/V+)
L2 - Uscita difficoltosa dalla sosta, poi traverso a sx lungo la
fessura. In loco un vecchio cuneo con cordini e anello di calata (!)
prima dell'attraversamento del piccolo strapiombo a falce. Punti
migliori - a vantaggio dei secondi - per mettere le protezioni (secondo
me): appena all'uscita del tratto verticale di fessura sopra la sosta,
prima dello strapiombo a falce, a metà e alla fine del
secondo
tratto di fessura in traverso, all'inizio dell'ultimo tratto verticale.
Io per poco non faccio un pendolo di 15 m (per finire in braccio a
Dario Sandrini in sosta su Cannabis) per un piede che mi scivola subito
dopo il superamento dello strapiombo a falce (35 m. - VI+/VII-).
L3 - Si segue la larga continuazione della fessura, oltrepassandone una
prima e una seconda verticalizzazione. Utili 2 friend max misure
Camalot per il primo tratto verticale (noi siamo saliti in dulfer sul
bordo sx della fessura), 2 friend medio-grandi per il secondo (buona
fessura da pugno all'interno della "fessura madre ") e 1 friend grande
rosso Camalot per proteggere il tratto del traverso finale (la cosa
è utile più per il secondo che per il primo) (25
m. -
VI+).
L4 - Nonostante il sole calante (novembre 2005), Ralf decide di andare
a vedere almeno l'attacco del Camino Bernardi e mi caccia su un
diedro
(con fessurino di dita sul fondo) a dx della sosta. "Sarà al
massimo
5b", fa lui. "A me non sembra", ribatto. Per quanto sia un brocco,
so riconoscere a occhio la differenza tra un 5b e un 6c...
Salgo il diedrino
(3 p. a. con 1
pass. su nut), arrivato in cima al pilastrino che pone termine al
diedro traverso a sx e raggiungo la sosta alla base del Camino. Di
lì ci caliamo (30 m. - VII-/A2 o VII+).
Sviluppo dato con partenza dalla fessura
che taglia
l'avancorpo sottostante l'attacco tradizionale (resti di centralina
elettrica di uso ignoto alla base).
Le indicazioni per l'accesso su "Rock Paradise" sono poco precise
(problemi editoriali di spazio?). Comunque, arrivati alla Lost
Arrow,
si scende verso dx per tracce fino a entrare nell'anfiteatro
sottostante il settore est del Sergent. Un vago e rotto pilastro grigio
delimita l'anfiteatro a est. Partenza sul margine sx del pilastro da un
diedrino con larice bonsai di 2 m ca a 2/3 dell'altezza. Per
maggiori info, cfr. relazione visuale.
Se si vuole ripetere anche il "nostro" 1° tiro, si scenda
l'avancorpo sottostante (tracce) e si cerchi la centralina distrutta
(da
qualcuno che ci è volato sopra?) cui facevo cenno.
L1 (Per l'itinerario da noi seguito) - Si sale la fessura sopra la
centralina (alcuni passaggi impegnativi e pericolosi nel primo
tratto). Arrivati sotto uno strapiombo, lo si supera verso sx con un
passaggio a un tempo atletico e astuto. Poi diritti per erba (passando
tra i resti di un povero albero rinsecchito) fino alla base del diedro
d'attacco originale (30 m. - VII-).
L2 - Si sale il diedro, nella prima parte o per la fessura di fondo
(incastro sgusciante) o aggirando il primo mauvais pas
sulla
sx, grazie
a un provvidenziale gradino. Arrampicata faticosa fino alla sosta su
terrazzo (35 m. - VI-).
L3 - Si prosegue per la bella fessura sopra la sosta, superando una
verticalizzazione della parete al suo termine. Possibile sosta.
Altrimenti, prima a sx e poi diritti per rocce rotte e
oltrepassando alcuni facili strapiombi fino alla sosta sotto una
conifera (abete?) (55 m. - V).
L4 - Raccordo: per placca appoggiata fino alla base di un evidente
diedro. Ch e spit di sosta alla base (30 m.).
L5 - Si sale il diedro stando sulla destra della linea delle abbondanti
protezioni (roccia da verificare) e continuando a seguirlo anche quando
questo evolve in rampa appoggiata (40 m. - VI).
L6 - Per il camino sopra la sosta; appena possibile, si traversa
a sx sotto un tettino per salire subito diritti fino al punto di
fermata. Il risalto è strapiombante, ma molto ben
appigliato.
Improponibile
evitare lo strapiombo per la strettoia tra la parete e una lama subito
sopra il camino (15 m. - V/V+).
L7 - Si rimonta il margine dx del diedro che si è fin
lì
seguito, si raggiunge un fix e si scende a un albero 7/8 m. sotto,
sulla dx. Di qui ci si cala. Doppia vertiginosa (15 m. - V/V+).
Giorda, Perucca, Ogliengo - VI+ (210 m., fino a S6)
E' bello che ci siano tante relazioni in internet. Così io non devo più perdere tempo a scrivere.
Precisa, anche se con i gradi a mio parere tirati, la rel. Panepera. Forse un po' più precisa per i gradi la rel. gulliver. O, se si vuole esagerare, la rel. gasgenova.
Via entusiasmante per qualità della roccia, varietà dei passaggi e spettacolarità degli ambienti attraversati [incredibile il camino del IV tiro, che io ho salito entrando e calandomi sul fondo fino a raggiungere un masso adagiato a terra: la neve presente sul fondo impediva di fare una buona sosta prima e non invogliava ad attaccare il camino sotto i massi sospesi; dal blocco di sosta ho recuperato Fabio e sono risalito in obliquo a dx puntando a passare sopra i massi per uscire dal camino].
Peccato per l'ampia cengia mediana.
Usata serie di friend dalla minima misura camalot al n° 3 e 1 nut 4 dmm [rel. 30 marzo 2011].
Motti, Morello + Ala, Fabretto, Salino -
VII+/A1 (180
m.)
Bella combinazione che sale quasi
integralmente il
grande
diedro centrale del Caporal. Impegnativa la lunghezza sulla Placca
d'argento
(la 3a, in particolare nella sezione su chiodi a pressione -
Sarà stata
l'umidità mattutina, la scarsa fiducia che mi ispiravano i
"pressione"
o la broccaggine, ma mi feci tutta la sezione di placca in artif.).
Sostenute
le fessure atletiche di Rattle Snake. Un passaggio strano, da capire
(ma col
trucco) al 5° tiro, tra la prima e la seconda fessura.
Atleticissimo il
6° tiro (dal 3° spit è meglio afferrare in
dulfer la
più
esterna
tra le due fessure presenti sul lato dx del diedro, dai bordi
più netti).
Beuchod, Bonelli, Mozzati + Pedrini -
VII+/A1 (90 m.)
Sono in dubbio sulla denominazione del
1° tiro
(secondo
Oviglia "Orcu Belin", ma non secondo la rel. riportata su ALP 174, p.
60),
anche considerate le difficoltà: una sequenza di 6-7
movimenti
duri
e difficili da capire. Incredibile per estetica l'Orecchio del
Pachiderma
(bella prova dell'intramontabile Steinhilber) e bella, ma molto
sostenuta
la placca di Arrapaho (tutti i passi in libera, ma dopo aver
moschettonato
le protezioni in artificiale dalla fine della fessura in avanti... Sara
stata anche
la conclusione
della stagione, ma...). Per un totale relax sull'Orecchio, portarsi 3
friend
n° 4 e 3 n° 5 (mis. Ande). Altrimenti, come Ralf,
testa,
tecnica
e FBL (far ballare l'occhio).
Trentaz, Bonelli, Galante, Motti, Pessa -
VII/A0 (160
m.)
Mentre salivamo alla parete, due locali,
udito che
andavamo
a fare il Diedro, ci salutarono con un "in bocca al lupo". Al momento
non
capimmo. La comprensione giunse sulle estenuanti fessure della via.
1°
tiro con boulder molto secco in partenza (scaldarsi bene), 1 p. Ao per
me
al 2° tiro (intimorito, sul passo chiave, da una presa che
suonava
a vuoto e da un appoggio ballerino), 3° tiro con qualche blocco
mobile
sotto il 2° strapiombo, 4° tiro da me risolto stando
(troppo?)
vicino al fondo del diedro (tenendo, prima dell'ultimo strapiombo,
alcune
lame, la 2a delle quali dall'aspetto molto dubbio). Una foto su Rock
Paradise
sembra indicare migliori e più sane possibilità
di salita
appena
a sx (lama solida e dulfer puntando a un netto ripiano più
alto). Il tetto non si supera direttamente (come farebbe supporre la
rel.
Oviglia). Si sale invece, alla sua destra, sulla linea di salita, un
breve
diedro
strapiombante a buone prese (che non è 6b, se rapportato ai
gradi di
altri passaggi simili presenti in via). 5° tiro complesso: sul
fondo dell'"imbuto"
(come lo chiama Oviglia) per i primi 10 m., poi, per la libera,
proteggersi
sui chiodi nella diramazione di dx della fessura e salire molto a dx
(3-4
m), puntando all'evidente rampa obliqua tramite la quale ci si riporta
in
linea. La fessura prima della sosta è superabile con minori
difficoltà,
se la si attacca tenendo con la mano dx il bordo del pilastro (1 solo
passo
in dulfer molto atletico in prossimità del cuneo di legno).
6°
tiro curioso, che richiede meditazione per essere superato. Non spiego
il
trucco.
Fessura Kosterlitz in libera al 2° tentativo per Ralf
Steinhilber
prima
di tornare al bassopiano.
Inizio a diventare sclerotico. O forse ho
fatto troppe
vie. E i ricordi mi si accavallano in memoria: le lunghezze dei tiri
sono tutto fuorché esatte, così come la
descrizione di L3
e L4.
Comunque, su internet ci sono molte rel. alternative (sui siti
www.gulliver.it e www.snowpower.it) che potete
confrontare con questa
per farvi un'idea più precisa dell'itinerario.
A parte questo, la via è interessante e richiede un certo
impegno fisico per il
ripido
avvicinamento e l’arrampicata atletica.
L1 – Si attacca 2-3 m a sx del fondo del grande diedro che
separa la
Torre Staccata dal corpo principale della parete. Diritti per muretti e
paretine fino a poter piegare a sx, a S1 di Agrippine (45 m.
– IV-).
L2 – Si aggira lo strapiombino sopra la sosta e si prosegue
diritti
verso
uno spit (Agrippine?), per piegare poi a sx per paretine e brevi
strapiombi. Forse la via originale sale più a sx (35 m.
– V).
L3 – A dx per rampa inclinata e poi in verticale (con brevi
divagazioni
a dx) puntando a un tetto sotto il quale si traversa a sx a una sosta
su pulpito (50 m. – V).
L4 – Per bella fessura sopra la sosta. Poi a dx per placca
articolata
fino a cengia sotto muri gialli e arancio (25 m. – V-).
L5 – Si sale una netta spaccatura e la bella lama sopra la
sosta, si
piega 2 m. a sx e si prosegue per un diedro articolato in alto
strapiombante. Prestando attenzione a quello che si tira (blocco
incastrato in uscita), si supera lo strapiombo in corrispondenza di un
ch a U e si perviene alla
nicchia di sosta (25 m. – VI).
L6 – Sopra il punto di fermata a dx per placca tecnica. Poi
si tirano 4
o 5 ch in artificiale e, dopo qualche passo in libera, si arriva in
sosta per altra sequenza di artificiale al termine della quale si
obliqua a sx. Probabile libera nell’ultimo tratto traversando
in un
diedro sulla sx della seconda sequenza di artif.. Però
è
necessario traversare a sx prima di attaccare quest'ultimo. (30 m.
–
VI-/Ao).
L7 – Sopra la sosta per bel diedro fessurato. Al suo termine
prima a sx
e poi
diritti per placca articolata fino a una sosta sotto un tetto (35 m.
–
VI). Sosta più comoda 8 m. sopra, aggirando il tetto sulla
sx e
pervenendo a punto di fermata su cengia.
L8 – (Per noi) tiro di raccordo: si aggira sulla sx il tetto
e, per
fessure e rocce rotte, si sale diritti a una comoda cengia di sosta (10
m. scarsi –
V+).
L9 – Sul fondo del grande diedro che dà la
direttiva per
l’ultima parte della via, superando uno strapiombino e
pervenendo a un
terrazzino di sosta (30 m. – V+).
L10 – Sempre sul fondo del diedro fino a un tratto
strapiombante (2
brutti ch
di sosta alla base). Lo si supera obliquando a dx e si
prosegue diritti per placca e fessure (il lato sx del diedro, in questo
tratto ampio) fino a un
punto di sosta (clessidrone in nicchia o 2 ottimi ch di sosta poco
più alti) (35 m. – VI). Verificare i ch nel
fessurino poco sotto
la nicchia di sosta!
L11 – Si sale lo strapiombo articolato sopra la sosta,
uscendone a dx e
si prosegue diritti in opposizione e per buone lame (2 ch di sosta
più o meno a 20 m. dalla sosta prec.) fin sotto un tetto. Si
traversa a dx e, in corrispondenza di un ch a lama, si oltrepassa un
breve muretto per andare a prendere il sistema di fessure e rocce rotte
che porta poco sotto il pinnacolo di fine via. La sosta è da
attrezzare o in nicchia sulla destra (comoda – friend medi) o
in altra
nicchia centrale (scomoda – friend medio piccolo e nut medio
piccoli)
(50 m. – VI-).
L12 – Sopra il primo punto di sosta un diedrino porta a una
micro-forcella che consente di cambiare versante. La si scavalca verso
dx e si traversa a dx sotto un tetto fino a pervenire a una sosta con 2
ch. Si sale ancora diritti per 5 m. su roccia articolata fino a una
sosta a fix dalla quale iniziano le calate di “Nel corso del
tempo”
(esposte, in ambiente impressionante – studiare con cura la
relazione
di “Nel Corso del Tempo” se non si conosce la
discesa) (25 m. –
IV+) (Rel. 3 luglio 2006).
Ariu, Motto, Predan, Sartore - VII+/A2 o VII+/VIII-/A1 (395
m.)
Sostenuta e impegnativa, ma grandiosa.
Richiede allenamento adeguato. O l'artif. diventa davvero troppo.
Portare serie di friend e qualche nut piccolo e medio.
Rel. reperibili qui: http://www.gulliver.it/2007/index.php?modulo=itinerari&template=dettaglio&id_gita=6136; http://www.scuolaribaldone.com/Rel6.asp.
E bella photogallery qui: http://www.orme-tv.splinder.com/post/13220198/NEL+CORSO+DEL+TEMPO.
L1 - Un freddo dell'osti. Ralf fa: "Di solito parti tu, no?". Parto io. Con le dita di legno [mani e piedi] faccio in artif. il primo muretto. Quindi ricomincio ad arrampicare - per modo di dire - sulla fessura alla sua sx [usati per proteggermi nut dmm3, dmm2, fr Ande 2 e 5]. Poi strapiombi a grandi prese, placca con lama alla sua dx e sosta, poco sotto un diedrino e uno strapiombo obliquo a sx (40 m. - VII-/A1).
L2 - Portarsi alla base del diedrino; al fix a sx per spigolo, poi traversare a dx entrando nella rampa sotto lo strapiombo obliquo a sx. Salirla fino al suo termine e traversare a dx fino a poter salire diritti alla sosta (35 m. - VII).
L3 - Sopra di noi il minaccioso muro rosso appena strapiombante che caratterizza la fascia mediana della Torre Staccata. Incute timore. Quando è così, l'unica cosa da fare è abbassare la testa e partire. Rampa con fessura inclinata a sx. Al fix a dx puntando a un avancorpo rotto più a dx, sotto il muro rosso. Salire il muro rosso per esile fessurina, diedro ostico [senza cliff e senza furbo, VII+ obbl], ancora fessura e croste gneissitiche alla sua sx. Dalle croste traversare a dx entrando in un'altra fessura che porta al balconcino di sosta. Molto A1 per me, un po' meno per Ralf (40 m. - VII+/A1 o VII+/VIII-/A1).
L4 - Muretto appena strapiombante, fessura netta a dx e facile lama in obliquo a sx (15 m. - VII-).
L5 - Rampa inclinata a sx. Salirla al centro e sul suo margine sx per placca e spigolo fino a poter attraversare sul fondo del diedro su cui sale la vicina "Sturm und Drang", un movimento molto difficile per risalirne una verticalizzazione. Quindi in obliquo a dx per muro a buone prese fino ad aggirare verso dx uno spigoletto che porta su un'altra esile rampa inclinata a sx (35 m. - VII/Ao o VII+/VIII-).
L6 - Lungo la rampa, ora più ampia, fino a un diedro strapiombante inclinato a dx. Quando questo si raddrizza, proseguire lungo esso e uscirne a sx continuando per un altro, più facile diedro sulla sua verticale (40 m. - VII-/A1).
L7 - Dalla sosta diritti su muro a buone prese. Quindi in obliquo a dx per bella fessurina di impostazione. Al suo termine entrare in una nicchia e proseguire più o meno diritti seguendo i fix attraverso placche articolate (40 m. - VII-/A2 su fr e nut o VII+/A2).
L8 - In obliquo a dx per placca e rocce rotte fino a una sosta al termine della Torre Staccata, sotto il muro terminale (25 m. - VI).
L9 - Sopra la sosta per diedro e spigolo o per rocce articolate alla dx di questi puntando al primo fix. Da questo in obliquo a sx per placca fino ad aggirare uno spigoletto [sulla sx un evidente sistema di fessure taglia la cuspide sommitale fino alla vetta del pilastro]. Oltre lo spigoletto, salire per diedrino subito dietro e, appena possibile, entrare a sx nel sistema di fessure. Proseguire per rocce più facili fin sotto un evidente diedro nero incassato, sotto lame strapiombanti. Io non vedo il fix a metà diedro, salgo per fessurette e rocce articolate alla sua dx e rientro a sx alla sosta sotto le lame strapiombanti (55 m. - VI+/VII-).
L10 - Ancora lungo il sistema di fessure, superandone un tratto strapiombante. Appena possibile, obliquare a sx a una placca con fix. Ancora a sx. Poi diritti e a dx puntando alla cuspide sommitale (40 m. - VI+) (rel. 25 agosto 2008).
Calate - Con corde da 60 m. noi abbiamo utilizzato S10 - S9 - S8 - S7 - S6 - S5 - S3 - S1. Discesa comoda e rapida.
Dopo una fredda notte sotto il Becco di
Valsoera,
stanchi e assonnati (io avevo dormito su una base di lastre di gneiss
mal sistemate che, a ogni mio movimento, sembravano animarsi di vita
propria, dedicandosi a uno schioccante chiacchiericcio tra pietre,
mentre Ralf Steinhilber si era fidato della pulciosa gommapiuma,
più silenziosa, collocata in un angolo della stalla
abbandonata
che ci aveva ospitati), all'avvilente spettacolo del Becco avvolto da
nubi, eravamo scesi.
E poi risaliti.
Per arrivare sotto lo Scoglio di Mroz è così.
Una rampata faticosa, appena alleviata da cespugli di lamponi, che si
conclude con un passaggio in buco per smilzi e incastro di coscia...
Nonostante l'avvicinamento disagevole, già due cordate erano
impegnate sulla parete. Restavano libere solo la "Gogna" e
"L'importante è esagerare".
Optammo per quest'ultima.
L1 - Parto io. Del tutto dimentico delle tecniche da fessura, trovo
difficile il primo tratto (a dire il vero con il 2° spit,
evidentemente piazzato in artificiale dal buon Oviglia, di non agevole
moschettonaggio) e mi fermo un paio di volte (anche il 3° spit
è sistemato in modo strano) (VII- - 25 m.).
L2 - Ralf percorre la lunghezza a vista, nonostante l'impegno crescente
e il
dolore di piedi. A sx della sosta per cengia, poi al 1° spit
aiutandosi con spuntone, al 2° alzandosi ancora a sx. Poi
diritti,
a dx e di nuovo diritti per placca dai minuti cristalli, che via via si
rarefanno e si
rimpiccioliscono. Continuità (VIII- - 30 m.).
L3 - A sx della sosta per muretto e lama (all'interno o
all'esterno? A voi la scelta). A una vecchia sosta si traversa a sx e
si imbocca un diedro inclinato il cui spigolo sx non è
arrampicabile come vorrebbe Oviglia -cfr. rel. su "Rock Paradise", a
meno che,
nel tratto finale e in quello centrale, non ci si appenda
pipistrellescamente al suo strapiombante bordo. Che lo stimabile
alpinista sardo-piemontese abbia aperto il tiro facendo uso di
mescalina? Sosta su terrazzo al suo termine (VI+/VII- - 40 m.).
L4 - A sx della sosta per diedro. Un passaggio impegnativo per entrare
nella placca rossa a buone prese sopra la sosta, poi si
oltrepassa lo spigolo a dx della placca. Un altro (singolo) passaggio
impegnativo
per alzarsi su un buon ripiano, quindi si torna a sx dello spigolo, ora
vago, proseguendo per placca fino alla sosta (VII+ - 35 m.).
L5 - Per bel diedro atletico sopra la sosta. Al suo termine a dx e
diritti per il diedro dell'ultimo tiro di "Impressioni di Settembre"
(VII- - 20 m.).
Fatto "trenta", ritenemmo opportuno,
sempre Steinhilber
e io, di fare "trentuno". Visto che eravamo lì, e nonostante
le
malauguranti nebbie che salivano dall'alto, ripetemmo anche questa,
allettati dalla bella fessura d'attacco.
L1 - Bella lama da dulfer. Al suo termine a dx, alla sosta su
terrazzino, e non a sx (spit di tentativo?) (VI+/VII- - 25 m.).
L2 - A dx della sosta per diedro, placca fessurata e, quando questa si
fa strapiombante, a sx, oltre uno spigolo. Per breve tratto di placca
alla sosta (VI+ - 30 m.).
L3 - La via merita per questo solo tiro (almeno finché
resterà al suo posto l'enorme lastra staccata di cui si
percorre
la base (fessura stile "Oceano Irrazionale", solo a sx e con 2 spit) e
il lato sx (incredibile lama-camino, da percorrere ora all'esterno, ora
all'interno) (VII-/VII, più per l'impressione che per la
difficoltà - 30 m.).
L4 - A dx della sosta per breve strapiombo e placca. Poi, per rocce
rotte, a sx alla sosta (VI- - 15 m.).
L5 - Muretto a sx della sosta, diedro da cui si esce a sx per lama, poi
ancora diedro appoggiato e placca con un passo delicato (VI - 25 m.).
Motto, Predan, Valerio, Ariu - VII/Ao o VII+/VIII- (240
m.)
Bell'itinerario: consente di riprendere confidenza con la chiodatura lunga in placca.
Usati: 1 microfriend, 2 nut piccoli, 1 friend 3 Ande.
L1 - Muretto e placca. L'ultimo pass., se bagnato, è aggirabile sulla dx (VI+/VII- - 40 m.).
L2 - In obliquo a dx per prato sospeso fin sotto una breve placca con pass. cervellotico [sarà stato che la fessura di sx era in trippa...] (VI+ - 30 m.).
L3 - Bel muro ripido con 2 sezioni impegnative [superamento di un accennato bombé e bordino ad arco verso sx da superare con intelligenza] (VI+/VII- - 35 m.).
L4 - Placca e diedrino atletico. Bello (VI+ - 30 m.).
L5 - Placca abbattuta, da leggere (VI/VI+ - 35 m.).
L6 - Diritti sopra la sosta e in obliquo verso sx per fessure superficiali (VI+ - 35 m.).
L7 - Traverso a sx sotto un tetto; poi diritti per placca fessurata [fessura risolutiva poco visibile a sx] e difficile ristabilimento su rampa inclinata a sx sotto un tetto (VII/Ao o VII+/VIII- - 25 m).
L8 - Tiro di raccordo. In obliquo a dx fino alla calata (IV - 10 m.) (Rel. 23 giugno 2008).
Via interessante e dall'arrampicata varia.
Ripetibile
in libera ai dotati di convinzione. Non fu il mio caso... Peccato!
L1 - Attacco qualche decina di metri a sx dell'inizio di "Beppe", in
corrispondenza di un pilastrino staccato appoggiato alla parete, in
quel tratto
strapiombante. Per esso a una fessura e alla soprastante, delicata
placca (VI+ - 25 m.).
L2 - Non me lo ricordo neanche un po' (e sì che ero davanti
io).
Comunque, placca (VI - 30 m.).
L3 - Ricordo poco anche questo. Mi pare placca, tratto erboso e ancora
placca. Sosta sotto una lama (VI - 35 m.).
L4 - Questo me lo ricordo bene. Sarà l'emozione? Sopra la
sosta
per lama, a dx puntando a un diedrino, lo si sale sino al suo termine
(senza lasciarsi confondere dai mille spit tolti, alcuni dei quali
indurrebbero a traversare a dx), in equilibrio su un fungo si
moschettona, si sale la successiva, delicata placca, si arriva sotto la
cengia di sosta e, con pass. enigmatico, la si sormonta (più
possibilità: alcuni abbracciano anche il grande ciuffo
d'erba a
sx., alternativa che non mi convince molto) (VII - 30 m.).
L5 - A dx della sosta e poi diritti per bella placca tecnica, con un
passo difficile al 3° spit (riposo sia per Ralf Steinhilber che
per
il sottoscritto). Di qui a sx e più
facilmente alla sosta (VII+/VIII- - 35 m.).
L6 - Diritti sopra la sosta per placca tecnica (VII- - 30 m.).
L7 - Idem come sopra.
L8 - Nel quale si evidenzia la scarsa decisione del De Toni
(moschettonato in artif. lo spit sopra il passo chiave). Fessura
sopra la sosta, un pass. intuibile (ma non banale) su muretto
strapiombante, per lame a sx, un passo atletico diritti e poi a dx, con
un curioso movimento in stile "pannello" (VII/A1 o VIII- - 25 m.).
L9 - Sopra la sosta per parete appoggiata. Un pass. delicato sotto
l'ultimo punto di fermata (VI - 15 m.).
Bella via su roccia compatta. Purtroppo
non ne ho
riportata la relazione visuale: non riuscivo a prendere una buona
immagine della parete.
Per l'accesso e il materiale necessario, nonché per un
confronto, cfr. la rel. riportata su www.gulliver.it.
Attacco proprio sopra il grande masso incastrato sul fondo del canale,
in corrispondenza di una breve placca sovrastata da strapiombino.
L1 – Si sale la placca (o si tira il primo spit, per evitare
di
spaccarsi le caviglie – consiglio valido in particolare per i
secondi,
anche considerato il fatto che lo spit è piantato giusto
giusto
sopra uno dei due soli miseri appigli presenti "in zona") e si supera
lo
strapiombino. Poi si seguono gli spit lungo il sistema di fessure in
obliquo a dx fino al pulpito di sosta (20 m. – VII/Ao o VII+).
L2 – Per fessurina sopra la sosta fino a poter uscire per
placca sulla
sx. Si superano alcuni faticosi risalti e si arriva alla nicchia di
sosta, sotto uno strapiombo a campana (30 m. – VII).
L3 – Sopra la sosta stando a sx e poi sotto la strettoia
strapiombante.
Questa dà accesso a un incredibile diedro inclinato a sx che
si
supera con le tecniche più disparate (necessari friend e nut
piccoli e medio-piccoli) (30 m. - VII+).
L4 – Ricordo poco: in verticale per muro a tacche? (25 m.
– VI+).
L5 – Con elegante arrampicata per fessura verticale,
superando un
tettino sulla dx e continuando fin sotto uno strapiombo, alla dx del
quale si trova
la sosta (30 m. – VII/VII+).
L6 – Il tiro sale la rampa inclinata a dx sopra la sosta.
Primo
passaggio criptico, ma non estremo, poi alcuni strapiombini (25 m.
–
VII-/VII). Un punto di riposo sul passo iniziale per me, appena partito
da primo e, come noto, dotato di scarso intuito.
L7 – Bella placca a sx della sosta puntando non
all’invitante diedro
erboso sopra il punto di fermata, ma a un ostico e stretto diedro di
bella roccia arancione sulla sx. Se ne raggiunge la base e lo si sale.
1 p. atletico per entrare nel diedro. Soste a gogò sulla
cengia
erbosa che si incontra al suo termine. (30 m. – VI+).
L8 – Si supera un muretto erboso e ci si porta sotto un bel
sistema di
fessure (poss. sosta, a 10 m. dal punto di fermata prec.). Si sale fino
al termine delle fessure, sotto una verticalizzazione della parete. Al
fix si traversa a sx e, appena possibile, si sale diritti per placca
appoggiata puntando a una fessura sopra la quale si trova la sosta. Io
sono proseguito - notevole l'attrito delle corde - fino a
un’ulteriore
sosta 7-8 m. più sopra, alla base di una grande placca a dx
di
un grande diedro con fessura fuori misura sul fondo (55 m. –
VI-).
L9 – Con bei movimenti si prosegue per placca articolata
mirando alla
fessura di fondo del diedro. Raggiuntala, la si sale con movimenti tra
l’atletico e il tecnico fino allo strapiombante esaurirsi del
diedro.
Con fatica si conquista – è proprio il caso di
dirlo – la sosta
(40 m. – VII – Per me fulmineo appoggio
sull’ultimo friend per
rimettere in posizione il piede dx dopo che questo mi era scivolato in
fase di impostazione del passaggio).
L10 – Placca di aderenza sopra la sosta per raggiungere uno
spigolino
che si segue fino a una rampa inclinata a sx. Un paio di pass. delicati
su roccia scagliosa portano alla fine della rampa e fin sotto
l’ultimo
strapiombino. Ristabilimento su ottime prese e poi per fessura
attraverso placca inclinatissima alla sosta (50 m. - VI+/VII-) (Rel. 3
luglio 2006).
Non posso certo dire di averla salita.
Causa non so che
diavolo di accidente (avevo mal di testa, le vie respiratorie intasate,
le dita che non tiravano, la tremarella, male ai piedi e mille altre
disgrazie), ho solo fatto da "piccolo" a Ralf Steinhilber che l'ha
salita con stile impeccabile fino al 9° tiro. Poi ci siamo
dovuti
calare: il 31 ottobre 2005, alle 16.30, il sole tramontava inesorabile
dietro le montagne, esponendoci al rischio di una discesa del Combetto
degli Embornei al buio.
I gradi sono molto sostenuti, anche rispetto alle vie della ben
più bonaria
"Schiappa delle grise neire" (dello stesso apritore). Il VIII-
qui assegnato non
è il VIII- di "Oceanic" (si veda sopra): è
protetto in
modo molto meno ravvicinato e su difficoltà molto
più sostenute.
E non credo fosse solo un'impressione legata alla debolezza stagionale:
il giorno seguente avrei ripetuto, da secondo è vero, il
1°
tiro di "Battesimo del Fuoco" al Sergent, sulla carta 6c+, ma che
all'Ancesieu sarebbe stato al massimo 6b+.
Altra nota: su "Orso Poeta", complice
forse la mia imbecillaggine (mi ero dimenticato il cibo alla base e a
metà via ero andato in crisi per fame), dal 7° tiro
in poi
ho superato i tratti più difficili "alla tirolese" (tirando
le
corde). I gradi che ho assegnato derivano da una traduzione bonaria
della gradazione francese assegnata da Motto alla sua via nella mia
personale gradazione "simil UIAA" adottata in questo sito. Per
l'avvicinamento e altre info sulla via, cfr. questo link.
L1 - Placca tecnica che si attraversa con andamento da sx a dx. Salita
all'ombra e con le scarpette fredde, non dà belle sensazioni
(VI+/VII- - 40 m.).
L2 - Diedrino ostico d'impostazione a sx della sosta, poi diritti
puntando a un evidente sistema di diedri sulla verticale del primo
(scomodo punto di fermata più o meno a metà) (VII
- 30
m.).
L3 - Ancora per diedro fino a che questo si biforca sotto uno
strapiombino. Si supera l'ostacolo puntando a dx e tornando subito a sx
per fessure fino a uno strapiombo giallo e rosso con fessure e lame
sospese (non tutte solide). Si traversa ancora a sx in pieno strapiombo
e, appena possibile, si punta al terrazzino di sosta (VII - 30 m.).
L4 - A sx della sosta si sale l'evidente costola ascendente che porta
al vertice della sezione strapiombante sopra il punto di fermata. Con
movimento difficile si va a prendere un buon appiglio grazie al quale
si afferra una fessura netta che, con andamento da sx a dx, porta a un
ulteriore, breve strapiombo. Oltre questo diritti alla sosta. Dopo il
3° spit, runout fino al 4° poco
sotto la sosta, ma con
ottime
possibilità di protezione in fessura (2-3 dita di spessore).
Unici due resting su tutta la via per Ralf (VII/Ao
o VIII- - 35
m.).
L5 - A dx della sosta per sottili fessure fino a una placca servita da
spit. Di qui a sx con 1 pass. difficile fino alla sosta su comodo
terrazzo (VII+ - 15 m.).
L6 - A dx della sosta superando un muro ipertecnico per longilinei. Al
1° spit a dx tenendo il margine sx di un vago colatoio fino al
suo
termine. Quindi di nuovo a dx alla sosta. Due pendoli per me: in
partenza e all'arrivo. Arrampicata magnifica (VII/Ao o VII+ - 35 m.).
L7 - Sopra la sosta a una fessura a dx per tornare poi sulla verticale
della sosta. Pass. equilibristico su vago spigolo per Ralf che resta
appiccicato alla roccia grazie alle sue misteriose capacità
di autolevitazione. Poi per placca alla sosta (VIII- - 20 m.). D'ora in
avanti non riporto le difficoltà da me superate in
artificiale,
avendo salito i tratti più scabrosi "alla tirolese".
L8 - Muretto tecnico a dx di un diedrino da superare ricorrendo a un
appiglio "a tempo" (VII+ - 15 m.).
L9 - Stupendo diedro con fessurina di dita sopra la sosta. Appena
possibile se ne esce a
dx, se ne raggiunge la continuazione più in alto e la si
sale
piegando a sx al suo termine sotto evidente e insuperabile tetto. Ralf
fa il traverso librandosi sul niente (VIII- - 25 m.).
Alla fine, il sole...
Beh, nel vallone di Forzo si è nascosto per bene.
Però ci ha consentito - a Ginetto Maffezzoni, a Ralf Steinhilber e al sottoscritto - di passare il primo finesettimana alpinistico serio dell'anno.
A inizio stagione Dario Sandrini sa bene che una salita al Combetto degli Embornei e relativa ascensione di una delle magnifiche vie di Motto all'Ancesieu sono l'ideale per riprendere abitudine con l'erboring di media difficoltà e le vie sprotette.
Questo giro lui non è potuto venire.
Ma noi non ci siamo lasciati sfuggire l'occasione.
Questi i risultati.
"Via Beppe" sabato [e non venitemi a dire che la linea ha un nome del piffero: voglio vedere voi a 2 m. dall'ultimo fix spalmati come lucertole su una bella placca di VI+ a chiedervi come evitare un piombo di 7/8 m. su gneiss inclinato e ruvido ruvido].
E "Un'avventura lunga 5475 giorni" domenica.
All'attacco, Ginetto, generoso, ha deciso di lasciare la salita a me e a Ralf ed è sceso piano piano per il ripido e viscido Combetto degli Embornei.
Così il teutonico ed io ci siamo goduti questo bell'itinerario non senza un po' di brividi per l'imprecisa rel. di Motto riportata sull'Alp di un po' di tempo fa.
E' andata così.
In partenza Ralf mi fa: "Vado io, così a te tocca il tiro di 7a".
Conseguenza: Ralf si è fatto L3 [6c+ bello tosto] e L7 [il vero 7a, sprotetto, che a lui è riuscito a vista] e io ho salito [male] L4, L6 [fessura superata in artif. a suon di friend pensando di trovarmi su un 7a sprotetto, anche se, salendo, ero meravigliato da quanto fosse facile quel 7a], L7 pulita da secondo e L8 sbagliando linea [mi sono tenuto troppo a sx; la linea giusta sale per diedrino sopra i due fix di sosta e per rampa fessurata - non visibile dal basso - verso sx fino in cima a un pilastrino appuntito].
Morale della favola 1 - Non è detto che cercando di evitare le difficoltà, alla fine le si evita. Morale della favola 2 - Non tutto appare per ciò che è; non tutto è ciò che appare.
Morale della favola 3 - Siamo spesso in grado di fare ben più di quanto pensiamo di essere in grado di fare. Il fatto è che non ci crediamo...
Nella foto - Ralf Steinhilber, scomodo, medita: "Come superare il chiave di 'Beppe' [L7]? Non risolverà l'inghippo...
Commento:
Morale 1: sacrosanta.
Morale 2: eh?
Morale 3: puo' essere. Però mi fai un post dove spieghi come si fa a crederci quando si è su un passaggio con roccia dubbia (ma anche sana)?
Peraltro, noto che hai cambiato casco. Mica cambierai anche il glorioso zaino verde? Se si, gli dedichi un post? Sai che ci sono affezionato...
Farfalla Indigesta
Le risposte di ddt
Heilà Farfalù...
Morale 1 - No comment...
Morale 2 - Intendevo dire che le convinzioni possono giocare brutti scherzi: pensi che un tiro sia 7a e lo percorri pensando: "Io un 7a sprotetto da primo non lo farò mai" salendo in artif. e mettendo un friend ogni mezzo metro perché non si sa mai; poi ti ritrovi da secondo su un tiro che pensi sia 6b+ e lo trovi duro duro duro e ti dici dentro: "Col qaz che mi faccio fregare da un 6b+!". E il tiro ti riesce pulito. Scopri poi che è un 7a.
Quindi:
Morale 2.1 - "Ripulire" convinzioni e aspettative, sogni e aspirazioni tramite:
Morale 2.1.1 - Individuazione e valutazione delle convinzioni potenzialmente limitanti;
Morale 2.1.2 - Loro confronto con la realtà
E' cosa più che utile, anche se faticosa e impegnativa;
Morale 3 - Non so come si faccia: io ci rimango spesso imparpagliato. Però so che si può fare: e questo mi fa pensare che prima o poi scoprirò come funziona il quid.
Nel pomeriggio spero di farti sapere qualcosa per le dolomiti: il tempo si preannuncia subdolo...
Grazie per il post!
ddt
Ah, dimenticavo: casco cambiato.
I colleghi di cordata rompono perché dicono che, per come vado vestito, sono poco fotogenico [e io lo faccio apposta per non essere fotografato...].
Il fatto è che insistono parecchio [è una vendetta: io fotografo loro; loro fotografano me].
Quindi mi sono adeguato: ma è un casco farlocco, da ciclisti...
Quanto allo zainetto verde, si sta aprendo...
Penso sia arrivato per lui il tempo del pensionamento...
Magnifica via, continua e chiodata in modo intelligente da Motto [unica perplessità: la partenza di L4, con possibilità di volo diretto sulla sosta; ma il problema si può aggirare]. Le fessure sono tutte da proteggere. Portare doppia serie completa fino a mis. 5 Ande [+ 1 6 e 1 7], o analoghe e nut piccoli.
Chi fa da primo i tiri pari, si riposi bene prima di partire, in particolare su L4, L6 e L8.
I tiri precedenti brasano le braccia [o forse io ero poco allenato].
L1 - Muretto [fix a 5 m. da terra], poi fessura serpeggiante (VI+/VII- - 30 m.).
L2 - A dx sotto un tettino, se ne esce a sx e si sale un pilastro appena strapiombante solcato da buone tasche (VII-
- 25
m.).
L3 - A sx e diritti per placca incassata; poi rampa a bombé inclinata a dx; di difficile impostazione (VII+/VIII- - 30 m.).
L4 - A dx della sosta [1 pass. ostico per alzarsi dal punto di fermata - poss. A1]; strapiombino e ribaltamento a sx in placca; poi muretto. Io sono cotto e tiro due spit - Ach! (VII/Ao
o VII+ - 15
m.).
L5 - Muretto, a dx fin sotto una conca e pass. delicato in lieve strapiombo per andare a prendere una fessurina inclinata a sx che porta alla sosta (VII- - 35 m.).
L6 - A dx della sosta, strapiombino e successivo diedro inclinato a dx; poi sotto l'evidente fessura strapiombante che si segue fino in sosta. Io, pensando di trovarmi sul 7a, salgo in A1; Ralf sale in libera veloce come una schioppettata (VI/A1 o VII - 30 m.).
L7 - Nicchia sopra la sosta; se ne esce a sx e si sale l' evidente, difficile fessura incassata e inclinata verso sx. Tiro faticoso (VIII- - 20 m.).
L8 - Seguendo peste, salgo un camino erboso a sx della sosta a fix, a un albero vedo S8, piego a dx, rimonto il bordo erboso di una rampa e supero un difficile strapiombo sprotetto a sx del vertice del pilastro sopra cui vi è la sosta. Sbaglio misura del friend per il passo di uscita e, con le braccia piene, sono costretto a fermarmi 2 volte prima di uscire dallo strapiombo. In sosta vedo la bella fessura che sale da dx - Ach, ho sbagliato un'altra volta... (VII/VII+ - 25 m.).
L9 - Fessura fin sotto un tettino; si prosegue per fessura anche sopra il tettino. Poi in obliquo a sx alla sosta (VI+/VII- - 25 m.).
L10 - Con le braccia in pappa salgo il fessurino sopra la sosta nel suo andamento dapprima verticale e poi obliquo verso dx; al suo termine proseguo diritto fin sotto un tettino e la successiva placca inclinata che condice fuori dalla parete (VII- - 35 m.) (Rel. 23 giugno 2008).
Via sostenuta di cui non è
facile individuare
l'attacco.
Il tetto al 3° tiro presenta spit maldisposti per la libera.
Poi
l'itinerario
prosegue per placche e diedri tecnici impegnativi (c'è
qualche
passo
obbligato più sostenuto del 6a+ dichiarato da Bessone:
sequenza
dura
con spit non azzerabili sulla 7° lunghezza). La roccia
è
strana
(prese oblique che tengono solo se tirate in maniera non abituale). Se
si
vuole scendere in doppia, è opportuno calarsi da S11.
Via magnifica, la più bella tra
quelle da me
ripetute sulla parete. Come avrà fatto Calcagno a passare su
L6
con gli scarponi
rigidi?
Vivamente consigliata.
Si presti attenzione agli spit su "Slash", non sempre ottimali
L1 – Per placca e facile diedro alla sosta su cengia alberata
(20 m. –
V-).
L1 – In alternativa, per placca buchi a una sosta poco sotto
la cengia
(25 m. – VII).
L2 – Verso sx (nel primo caso) o verso dx (nel secondo), a un
muro
strapiombante rosso e bianco a buchi a sx di un'erosione rossa
(VI+ - 25 m.).
L3 – A dx della sosta, ci si protegge con kevlar in clessidra
in
corrispondenza di un tassello di spit che non c'è
più e
si prosegue prima per muro
rosso e bianco a buchi (1 p. di boulder)I e poi per placca ad un
boschetto con albero di fermata (VII - 25 m.). Qui si abbandona "Slash"
e ci si ricongiunge con "Catarifrangente" (sosta a fittoni resinati).
L4 – Si supera un muretto bianco e si va a sx per placca
alberata e
cengia boscosa, fino a una sosta alla base di un diedro. Si
è
sul margine sx della grande erosione rossa (V- – 50 m.).
L5 – Si sale il diedro, si arriva a un pulpito con albero
(poss. sosta)
e si prosegue per il successivo diedrino con 1 singolo tecnico. Sosta
in una nicchia rossa (VII- - 25 m.).
L6 – E' il famigerato tiro del traverso, comunque niente di
angosciante.
Noi siamo saliti diritti per diedro e poi, in corrispondenza di un
fittone poco sopra un ch,, siamo scesi traversando a dx per placca a
gocce fino a ch. (delicato: occhio al pendolo in caso di volo!), dai
quali in lieve ascesa a dx alla sosta (VI – 30 m.). Alp 174
pubblica
una foto con Marcello Cominetti sul medesimo traverso. Dall'immagine
sembra che sia possibile salire più direttamente traversando
a
dx subito dalla
sosta, in direzione di un antro (fittoni di protezione). Non so quale
sia la linea "filologicamente" corretta.
L7 – Traverso in strapiombo su buone prese a dx e poi sempre
a dx per
cenge (VI – 15 m.).
L8 – Appena a sx della sosta per muro rosso strapiombante a
buchi,
placca e diedro. Tiro continuo, che richiede occhio veloce e dita di
ferro (VII+ - 25 m.).
L9 – A sx della sosta, si supera uno strapiombo, si abbranca
una canna
e, con movimento da capire (che io ho intuito solo dopo congruo
riposino), a dx a un diedrino con fessura. Buoni appoggi sulla placca
alla sua dx. Oltre il diedro, per bella placca a gocce al punto di
fermata (VII+ - 20 m.).
L10 – A dx della sosta, diedro di impostazione. Poi diritti
per bel
diedro fino all’uscita (VII - 30 m.). Sì, so che
le guide danno
il tiro più difficile di L8 e L9, ma io ho visto due persone
farlo prima di me e ho trovato un mucchio di trucchetti che mi hanno
permesso di superare la sequenza senza troppi patemi d’animo
(e
sì che ero in
traverso e con la corda lasca, che tirava solo quando non ce
n’era
bisogno).
Saranno i buchi, o sarà la
broccaggine, ma a
Finale non combino mai molto di buono.
La Pasqua 2005 non si è smentita: deludente "ravanata" in
compagnia di Ralf Steinhilber su questa via iper-fittonata (almeno sui
tratti difficili).
L1 - L'attacco (poco evidente) è in corrispondenza di
una fascina di stanghe (?) a circa 2/3 del canale che porta al
1°
tiro di INPS.
Si inizia con un traverso a sx su rocce erbose, poi più o
meno
diritti per paretine inframmezzate da cenge con alberi. Chiodatura
ottima, ma fix a tratti distanti (30 m. - V+).
L2 - Muro atletico a buchi (noi li trovammo bagnati dopo piogge),
impegnativo, ma ben chiodato. Sosta su alberi (30 m. - VII+).
L3 - Raccordo per muretti e rampe erbose. Attenzione ad una grande lama
(in bilico?) poco sotto la cengia. Alla sosta di Grimonett alla base
dell'erosione, a dx per 5 m: sosta con catena (25 m. - IV).
L4 - Curioso e atletico tiro sul margine destro della grande erosione
di Grimonett. Sosta in ampia nicchia (20 m. - V+).
L5 - Si esce dalla nicchia a sx, per placca bianca a buchi, molto
esposta. 2 fittoni tirati in artif. anche da Ralf. Avrebbe dovuto
essere 6c+. Manca qualcosa? (20 m. - VII-/Ao).
L6 - A dx della sosta e poi diritti, prima per placca e poi per
pilastro rosso con buone prese. Sosta in altra nicchia (20 m. -
VI+/VII-).
L7 - Si esce dalla nicchia a dx, si supera un strapiombo, poi si
traversa a sx (con fittoni ultra-ravvicinati) e si arriva alla sosta
superando l'ultimo strapiombino
(con lama sulla dx). Tutti i passi in libera
per Ralf (2 resting), molto artificiale per me (15 m. - VI+/A1 o VIII-).
L8 - Dalla sosta a dx e poi placca iper-tecnica con andamento
tendenziale a sx. Sosta su alberi (25 m. - VII).
L9 - Paretina, albero, bel diedro da "scavalcare" da dx a sx e poi
muretti e rocce rotte fino all'uscita. Cautela (25 m. - V+).
Ripetuta al seguito di Ivan Maghella.
1° tiro con
singolo
secco (6c), che mi risparmiai essendo ancora freddo. Impegnativo e
doloroso
(ma su buone prese) il tiro del tetto. Sulla lunghezza d'uscita un tipo
mi
fece un mucchio di foto (non so per quale motivo: non sono fotogenico).
Non l'ho trovata bella come pubblicizzato
sulla guida
di Finale. La roccia non è sempre impeccabile e le
difficoltà sostenute. Forse il "6c+" è inteso
come "grado
boulder" (7a+/7b "grado falesia"). In complesso una via interessante e
ben protetta.
L1 – Per muro giallo di arenaria poco compatta e dalle prese
unte a una
nicchia. Di qui a dx a un diedro, dal quale, verso la fine, si esce su
placca a sx. Attenzione al 3° fittone, lungo
(possibilià di
atterraggio al suolo in caso di volo nei pressi del fittone). E'
possibile integrare le protezioni con spit della via a sx (30 m. -
VII-).
L2 – Si rimonta un muretto a dx della sosta, si imbocca un
diedro
iper-tecnico e per esso si giunge a una placca sotto uno strapiombo.
Qui rebus motorio (6c+?), poi ancora placca fino alla
sosta (25 m. – VII+/A1, per me con molti spizzichi e molti
bocconi -
amari).
L3 – Muro policromo sopra la sosta. A una fettuccia
smangiata, per la
libera stare a sx, altrimenti A1. Poi a dx per diedro a buchi fino alla
sosta su pulpito con alberi (20m. – VII/A1).
L4 – Si supera un muro grigio, si va a sx per placca sotto un
tettino e
poi ancora
per magnifica placca in obliquo a sx. 1 p. Ao anche per Ralf
Steinhilber. 4 per me, che fuggivo dalle furie di Giove Pluvio.
Possibile sosta su cengia. Ma è più comodo
inoltrarsi nel
soprastante boschetto e raggiungere la base dello strapiombo di L5
(comoda nicchia sabbiosa e fittone a circa 2 m. da terra) (50 m.
–
VI+/Ao o VII+/Ao).
L5 – Per strapiombo con fessura prima e a buoni buchi poi
alla sosta
(20 m. – VII-).
L6 – Si traversa a dx e, con arrampicata sempre
più difficile su
placca esposta, alla sosta. Per me molta artificiale. Se si conosce
qualche piccolo trucco, ci si risparmia molta fatica (25 m. –
VI+/A1 o VII/A1).
L7 – Si imbocca il diedro rampa a dx della sosta, lo si
supera
(Attenzione: 2° spit precario!), per placca
appena a sx a
un tettino,
oltre il quale per muro erboso al bosco sommitale. Al chiave 1 p. di
riposo (non necessario) per il sottoscritto, causa prese unte per il
sudore
lasciato dai miei predecessori (25 m. – VII).
Nome del tutto inventato per questa via a
resinati a sx del settore classico.
L1 - Muretto, diedro e breve obliquo a sx alla sosta su parete
gialla sopra un tetto evidente (20 m. - V).
L2 - Strapiombini in successione su bel muro grigio (25 m. - VII).
L3 - Lungo obliquo a dx con breve tratto piccante su muro grigio. 1
resting per me causa errore di lettura (35 m. - VII-).
L4 - Diritti sopra la sosta. 1 pass. molto delicato, poi muretti con
tratti atletici fin sotto frasche (30 m. - VII-) (Rel. 7 novembre 2006).
"Via Normale" perché
è la più
facile
via d'accesso al culmine della parete. Ricordo solo di averla ripetuta
con
Beppe Chiaf: molte protezioni, ma roccia in alcuni punti non ottimale.
Non ho trovato relazioni sul web.
Quindi procedo con quel poco che ricordo. La via è ben protetta.
Portare solo rinvii. Attacco a dx della placca alla base del pilastro.
L1 – Placca tecnica, cengia, poi sul filo di un bel pilastro (50 m. -
VI+).
Raccordo - In traverso a dx per cengia e bosco fin sotto il secondo
salto del pilastro.
L2 - Muro rosso appena strapiombante. Occhio alle prese. Alla
sosta che si incrocia dopo 25 m. meglio fermarsi (25 m. - VI+).
L3 - Strapiombo con blocchi instabili, fessura e ancora strapiombo a
grandi prese (25 m. - VII-).
L4 - Traverso a sx, tetto e strapiombo seguente (15 m. - VII+).
L5 - Placca a dx della sosta. Si rientra a sx, in una nicchia (30 m. -
VI+).
L6 - Placca articolata a sx di un diedro (mi pare) (30 m. - VI).
L7 - In obliquo a dx su placca non proprio banale (30 m. - VI+/VII-).
L8 - Muro sopra la sosta e spigolo (30 m. - VI+/VII-) (Rel. 5 novembre
2007).
Avvicinamento e relazione visuale (senza gradi) su
www.climbonthe.net. Quindi riporto solo una breve descrizione dei tiri.
L1 – Placca tecnica (25 m. -
VII-).
L2 - Strapiombino, a dx di una nicchia, altro strapiombino (20 m. -
VII).
L3 - In obliquo a dx, diritti per placca spietata, in obliquo a sx alla
sosta (20 m. - VII/Ao).
L4 - Placca sopra la sosta - 2° spit difficile da moschettonare;
poi strapiombo giallo a tratti friabile (20 m. - VII+).
L5 - Bel diedro strapiombante (10 m. -
VII).
Possibile la calata in doppia (Rel. 5 novembre
2007).
Avvicinamento
– Arrivati a Les Vigneux, entrare
in paese e, 100 m. circa dopo la chiesa, girare a dx – in
salita - a un
incrocio (cartello “Tete d’Aval" girevole e
orientato spesso in
direzione casuale). Seguire la strada, dopo un
po’ sterrata, fino a un masso con alcune vie. Lasciare
l’auto e
prendere il sentiero per le sorgenti “Marcelin”
(prima bosco, poi
costone nel letto del torrente di fondovalle, quindi a sx per rado
bosco fino alle sorgenti); di qui ancora a sx fino a prendere il
costone
boscoso – nell’ultimo tratto attraversato da un
incendio - che scende
dal fianco ovest della Tete d’Aval – sentiero sul
costone segnato solo
con ometti;
al suo termine a dx per la grande cengia erbosa - prima cengia - alla
base del salto
principale; si prosegue lungo essa – anche in discesa -
oltrepassando
alcuni punti di risorgiva; 100 m. circa dopo l’ultimo di
questi, in
corrispondenza di un albero abbattuto e rinsecchito, parte la via
– RX
scritto in giallo alla base).
L1 – Difficile diedrino, poi placca e rampa-diedro in obliquo
a sx fino
alla sosta sotto un tetto (30 m. – VII-).
L2 – Sotto il tetto a sx e, al suo margine sx, lo si rimonta
in obliquo
a dx. Appena possibile diritti e in obliquo a sx per vago diedro (30
m. – VI+).
L3 – Non seguire il bel diedro sopra la sosta, ma in obliquo
a dx e
diritti per placca con alcuni pass. delicati (30 m. –
VI+/VII-).
L4 – Placca sopra la sosta e indine a dx per facile
strapiombino. Oltre
la
cengia, la sosta (scritta RX gialla) (40 m. – VI+).
L5 – Si entra in una nicchia sopra il punto di fermata e si
prosegue
per rocce articolate ma verticali puntando a un diedro a sx. Al suo
termine, sosta su spuntone (45 m. – VI+/VII-).
L6 – Si attraversa la seconda grande cengia salendo diritti.
Al suo
termine un fix indica l’attacco della seconda parte. Al terzo
fix netti
a sx per cengetta per una decina di m. La sosta è dietro uno
spigolo (30 m. – V).
L7 – Appena a sx della sosta si sale un diedro e si entra in
obliquo a
dx
nella magnifica placconata del grande pilastro. Si punta a una scaglia,
la si
supera a sx, si vince il pass. di 7a (stando sulla dx –
appigli unti) e
si
torna in obliquo a sx per muro a prese franche. Un riposino sul passo
duro sia per Ralf che per me (25 m. – VIII-).
L8 – A sx della sosta fin sotto una breve fessura
strapiombante. La via
segue gli spit bronzati di sx. Io, su suggerimento del primo di una
cordata sulla via a fianco, salgo a dx, imboccando una variante della
via (difficoltà analoghe, roccia perfetta, ma chiodatura
più lunga). Obliquo a dx su placca tecnica (25 m.
– VII).
L9 – Diritti sopra la sosta, traverso a sx a una spaccatura
netta poi
in obliquo e in traverso
a dx per placca continua. Ultimo pass. da capire (25 m. –
VII+/VIII-).
L10 – Vago diedrino sopra la sosta (20 m. –
VII-/VII).
L11 – Breve diedro strapiombante sopra il punto di fermata, a
dx sotto
un tettino e,
al suo margine dx, diritti per fessura e per il successivo diedrino
(protezioni distanti) fin sotto un piccolo tetto (2 fix vicini). Lo si
supera con pass. da capire e si prosegue prima a dx e poi a sx per
placca difficile. Riposino sia per Ralf che per me sul passo chiave (40
m. – VIII-/VIII).
L12 – Muretto a sx della sosta e ancora a sx, puntando a un
bel diedro
atletico con fessura sul fondo. Al suo termine, sulla terza grande
cengia, a sx a un masso (1 spit di sosta) (25 m. – VI/VI+).
A piedi si punta a un largo canale a sx e si sale sempre a sx per prati
alla base
del pilastro sommitale.
L13 – Placca, a sx a oltrepassare una costola col margine dx
strapiombante e poi diritti per muretti a una cengia con sosta (35 m.
–
VII-). Volendo si può proseguire per altri 7-8 m. a una
sosta su
pulpito, oltre una fessura.
L14 – Si sale un muretto – stare a dx, prese da
valutare; io rinvio -
inutilmente - con la
copia in mano, diffidando di una lama di roccia rossa di
dubbia tenuta. Poi si prosegue per un sistema di fessure a sx (e non
diritti, come ho fatto io: altra via, con placca verticale tecnica e
spit vecchi e lunghetti; traverso a sx alla sosta giusta in
corrispondenza di una fessura strapiombante a dx (40 m. dalla nostra
sosta – VII-).
L15 – Per fessura sopra la sosta poi in obliquo a sx per muro
verticale
a buone prese. Diritti e appena a dx per placca appena appoggiata,
lavoratissima, fino a una possibile sosta. Di qui Ralf obliqua a sx fin
sotto un evidente tetto, lo supera – a dx - dopo un resting
e, per le
successive fessure, arriva al punto di fermata (60 m. – VII-
o VI+/Ao).
Io,
infreddolito in sosta da un vento gelido e ga, supero il tetto in Ao.
L16 – Bella placca sopra la sosta; u solo passo deliccato (40
m. –
VI+/VII-).
L17 – In obliquo a dx per magnifica placca lavorata, poi
diritti prima
per placca (poss. sosta – 25 m.) e poi per incredibile muro a
rigole
(50 m. – VII la prima parte, VI- la seconda).
Discesa – In doppia su una linea di calate
– 3 - a dx (Est)
della linea
di salita sul pilastro sommitale, l’ultima su S13 di Rank
Xerox. Poi si
mira a una
calata al margine Sud Est, delimitato dal canale roccioso percorso a
piedi in salita, del "secondo piano" della terza cengia. Con una
doppia da 60 m. in obliquo a sx a una sosta sul margine inferiore della
cengia. Di qui con 4 calate – la prima in grande esposizione,
la quarta
sull’orlo di una cengia intermedia – alla seconda
cengia. Da questa si
traversa a Ovest per ghiaie e rocce erbose e, con l’aiuto di
numerose
corde fisse, si perviene alla prima cengia.
Cambon, Ferrera - VII (410 m., ma forse ho
esagerato
con la lunghezza dei tiri...)
Accesso –
Poco prima del paese di Villard Meyer,
a dx per sterrata che conduce a un piccolo villaggio con Osservatorio
(Astronomico?). Si lascia il villaggio sulla sx e, sempre per sterrata,
si prosegue verso Nord Est per circa 3,5 km. Al primo ruscello che si
incontra (tubo per presa d’acqua), si lascia l’auto
parcheggiando al
meglio e si imbocca il sentiero sulla sx orografica del corso
d’acqua
(segnato solo con ometti). Lo si risale prima per rado bosco, poi
attraversando un ripido canale ghiaioso e quindi entrando in una conca
boscosa sotto le Tenailles. Si obliqua a lungo per ripidi prati appena
a sx del ghiaione che scende dalla parete e, al termine del bosco, si
risale a dx per ghiaie puntando alla base del pilastro.
L1 – Difficile diedrino, rocce rotte e diedro-camino (35 m.
– VI+/VII-).
L2 – In obliquo a dx per paretina con prese maldisposte fin
sotto un
tetto. Lo si supera e, per fessura, alla sosta (20 m. – VII-).
L3 – Placca a sx della sosta. Poi diritti. Al suo termine
appena a dx,
entrando nella grande placca appoggiata nera che caratterizza il primo
pilastro e visibile anche dal basso. La si sale tenendosi a sx sul filo
di un vago spigolo (40 m. – VI-).
L4 – Fessurina sopra la sosta, poi in traverso a dx entrando
nella
sezione superiore della placca nera. Ralf obliqua a dx fino alla radice
di un diedro strapiombante e fa sosta lì. Secondo lui, siamo
fuori via. Secondo le rel. in mio possesso il tro è giusto.
(35
m. – VI/VI+).
L5 – Io proseguo sulla linea su cui
è finito Ralf - pensandola non di Vol et Volupté.
Si supera il diedro prima con incastro di corpo e poi con faticosa
dulfer. Al suo termine a dx per cengia (poss. sosta). Io, pensando di
trovare una sosta più alta, salgo per placca andando a
prendere
un fix a sx e imboccando quello di dx dei due sistemi di fessure sopra
la mia testa (ch e spit neri di via ignota - dalla rel. in mio
possesso, la via al fix prosegue ancora in obliquo a sx e poi sale
diritta in placca). A 25 m. dalla cengia, sono
costretto ad attrezzare una brutta sosta in corrispondenza un pulpito
ghiaioso sotto tetti (40 m. – VI).
L6 – Ralf traversa a sx per placca riprendendo la sosta
giusta a spit e
sale poi diritto per un diedrino
strapiombante e la seguente placca a rigole fino in vetta al primo
pilastro (sosta sul versante in ombra, dietro lo spigolo Est) (50 m.
–
VI).
Calata da 30 m. nella forcella tra primo e secondo pilastro.
L7 – Per muretti, rocce rotte e spigolo alla base del grande
muro rosso
che caratterizza il secondo pilastro (40 m. – V-).
L8 – Ralf sale la linea di sx delle due a fix bronzati sopra
la nostra
testa. Placca appoggiata, muro verticale a buone prese ma da trovare,
fessura prima verticale e poi obliqua a dx. Al suo termine breve tratto
aggettante a entrare in difficile placca appoggiata che, grazie a poche
provvidenziali piccole prese, porta sotto un tettino da superare sulla
dx. Per il seguente diedrino atletico alla sosta (30 m. – VII
sostenuto
e continuo da metà tiro in avanti).
L9 – Placche sopra la sosta fino a una cengia (sosta sulla
dx). Io, per
risparmiare tempo, proseguo puntando a 2 fix bronzati alti (2-3 m.
difficili) e proseguendo per vago diedro (e, forse, sbagliando). Sosta
su spuntone e masso incastrato alla base di una bella fessurona
verticale (40 m. – VI+/VII- 1 p.).
L10 – Per il fessurone – 3 ch, 1 cl e 1 spit di
protezione, utili
friend grandi - alla sosta, a dx (30 m. – VI-).
L11 – Strapiombino di rocce rotte e placca appoggiata facile.
Al suo
termine a dx, passando sul versante in ombra (2 fix di sosta). Di qui
per diedro-canale che taglia la cresta in vetta. Continuando per la
cresta, si può fare sosta o su un grande spuntone prima di
una
forcella o su sosta al margine O della cresta stessa (40 o 50 m.
– V).
Discesa – 1 calata da 50 m. tenendosi sul
versante soleggiato.
Poi per tracce più o meno a Ovest fino a poter scendere per
roccette – delicato – al ghiaione sottostante la
parete.
Molto più bella e interessante della vicina
"Goutte a Goutte".
Portare solo rinvii. Seguire i fix "Fixe" zincati. Attacco 5 m. a sx di "Goutte...".
L1 – Magnifica placca a gocce con passaggino finale infido
(strapiombino in diedro su svasi (30 m. - VII+).
L2 - In obliquo a dx e diritti per pilastrino appena strapiombante; poi
ancora obliquo a dx e muro a buchi; molte prese segnate; sceglierle con
cura (30 m. - VII+/VIII-).
L3 - A sx e diritti per diedro; al suo termine a dx (ch poco visibile)
e e diritti per bella placca articolata (30 m. - VI).
L4 - In obliquo a sx per bella placca; poi diritti (tratto in comune
con "L'Ecole..."); oltre il tratto strapiombante del diedro di
quest'ultima, appena a sx e diritti per magnifico muro rosso a graspole
(50 m. - VI+).
L5 - Incredibile muro strapiombante rosso a buchi e a buone prese (20
m. - VII-).
L6 - Ancor più incredibile muro rosso seguito da placca
strapiombante a ottimi buchi; ultimo pass. delicato su svasi (30 m. -
VII+).
L7 - Muro articolato su roccia che sembra cemento; ultimo pass.
delicato su placca (30 m. - VII).
L8 - A sx della sosta; poi diritti per placca; uscirne a sx quando
questa diventa verticale e, per diedro, arrivare in cima al pilastro
(40 m. - V+) (Rel. 5 novembre
2007).
Via stupenda su roccia magnifica.
Protezioni a spit
buoni,
ma distanti. L'ambiente è incredibile: solitario e
selvaggio.
Prima
o poi Aiglun merita una visita.
Molta artificiale (purtroppo) per questa
superba via
dalle
difficoltà sostenute. Per fortuna le protezioni sono
ravvicinate
(non
così quelle di una via che sale alla sua destra, su gradi
ben
più
elevati e con spit che soffrono di solitudine). Grande esposizione.
Linea elegantissima lungo un'unica fessura
che attraversa da sx a dx tutta la parete nel suo settore centrale.
L1 - Difficile diedro d'impostazione con un pass. su presa a tempo (35
m. - VII).
L2 - Sopra la sosta per rampa, poi a sx fin sotto un arbusto, lungo
traverso esposto a dx e diritti alla sosta (35 m. - VI+/VII-).
L3 - Si aggira sulla dx una verticalizzazione della fessura prima per
placca con canna, poi per diedro a dx di un tettino, quindi per placca
facile fin sotto un breve strapiombo oltre in quale si torna a sx (35
m. - VII/VII+).
L4 - Sopra la sosta in obliquo a sx per impegnativo muro appena
strapiombante (libera su passi non proprio vicini ai fix). Quindi si
torna nella fessura ora diventata camino fino al punto di fermata (30
m. - VII/Ao o VIII; 4 p.a. per Ivan
Maghella e il sottoscritto; in libera con 1 riposo per Ralf
Steinhilber).
L5 - Sempre lungo la fessura, ora rettilinea (25 m. - VII-).
L6 - Si supera una difficile strozzatura
a canne della fessura (2 p.a. per Ivan, 4 per me, in libera con 3
riposi per Ralf) e
la seguente rampa erbosa (35 m. - VII/Ao o VIII+).
L7 - Per rampa e placche alla dx del fondo della fessura (VI+/VII- - 40
m.).
L8 - Si segue la fessura fino al suo esaurimento e si esce a
sx dal colatoio terminale (IV - 35 m.). Sosta su albero.
Discesa - Meglio a piedi, risalendo per tracce alla
vetta e poi per
sentiero ben tracciato lungo il canale a sud della parete (rel. 10
aprile 2007).
In
questo lungo e magnifico week end a cavallo tra ottobre e novembre 2007 mi sono impegnato a scegliere vie a basso
grado di impegno psichico.
Ho bisogno di recupero.
E di evocare un karma diverso sulla mia contorta esistenza.
A essere sincero, avrei potuto intitolare il post anche "Sul concetto
di verità situazionale".
Ma ho preferito evitare...
Beh... Magari mi permetterò solo un richiamo al concetto alla fine
dell'aggiornamento.
Quindi passo subito ad accennare agli eventi degli scorsi quattro
giorni, passati sotto un sole metafisico in un cielo metafisico in
mondi appena al di qua dei confini dell'oltre, ma senza nessun rischio
di finire di là.
Insomma pura metafisica senza "meta".
Solo "fisica": trapassati da una luce che non brucia.
Senza esserne ustionati.
Primo giorno - "Hotel Varatella" a Toirano - Vento freddo e sole che
non scalda su questa via che evoca - alcuni narrano - alloggi nei
quali è proprio meglio non alloggiare. Comunque bella via con
ottime protezioni e qualche tratto a blocchi instabili giusto per non
perdere l'abitudine al marcio.
Secondo giorno - "Saga", ad Aiglun - Un conto in sospeso per Ivan
Maghella su uno dei muri dalla roccia più incredibile e
vertiginosa che io ricordi. E il tutto in completa sicurezza, immersi
nel pieno della incandescente fiamma di roccia del paretone centrale.
Terzo giorno - "La Cerise sur le Gateau", ad Aiglun - "Ripiego" per il
sottoscritto e Ralf Steinhilber, mentre Ivan e Davide Bertoli fanno la
coda prima e si perdono poi sulla classica "Goutte a Goutte". Molto
meglio il "ripiego"...
Quarto giorno - "Operazione Papero", ad Albenga - E qui ci sta giusto
giusto il commento sul concetto di verità intesa come
"verità situazionale" cui accennavo all'inizio.
Mi spiego.
La sera del secondo giorno, dopo lo sballo su "Saga", mentre
sorseggiavamo l'ottimo vino portato da Ivan e Ralf e da loro messo con
generosità a disposizione della compagnia, parlavamo, come
spesso accade, del più e del meno e di ciò a cui ci aveva
portati la nostra stramba vita.
Insomma, il classico bilancio di mezza età.
Davide - meno
coinvolto dall'alto dei suoi 22 anni - partecipava meno al dibattito.
Senza entrare nei dettagli, dirò solo che conclusione della
discussione era stata che Ralf si riteneva il Gastone della situazione:
senza particolari apparenti sforzi o senza impegnarsi in progetti
espliciti, poteva considerare - il fortunello - più che buoni i
risultati raggiunti.
Quanto a me, mi toccava il ruolo di "Paperino" della situazione, che le
tenta tutte e, nonostante gli sforzi, porta a casa poco o nulla.
Ragionando sulla cosa, commentavo che secondo me non era solo una
questione di fortuna.
Anche arrampicando Ralf non molla mai.
E, quando è sicuro di
poterlo fare, seppure al limite, osa.
Io non sono così. Procedo imperterrito suscitando l'illusione
che nulla possa smuovermi. Poi, d'improvviso, al mio limite (o anche un
po' al di sotto) cedo. Non oso, se non so com'è la presa
più alta o che cosa troverò sopra (a dire la
verità, oso anch'io, ma quando gli eventi mi costringono a
farlo: ad esempio, quando sono su una via al limite, su un passaggio
sprotetto e senza possibilità di errore; come se dovessi
mettermi in situazioni estreme per osare: ma osare così è
molto pericoloso; e induce paura anche quando c'è da osare in
situazioni tranquille).
E' chiaro che un atteggiamento alla "Ralf" è vincente nella
vita: se sei al sicuro, osa.
E da questo, secondo me, deriva buona parte della sua "fortuna".
Tuttavia rendere universale l'affermazione: "se sei al sicuro, osa" mi
sembra rischioso.
Ad alcuni capita - e a me è capitato - di osare in situazione di
sicurezza e di precipitare malamente: mi ricordo la mia prima di
"Yankee", alla cava di Virle, un 6a salito in alternata in stile jojo
con un amico perché nessuno dei due si sentiva di moschettonare
da primo più di un rinvio per volta: poi, per la paura, chiedeva
il cambio all'altro. Nel tentativo di moschettonare il 4° spit, per
risparmiare sui tempi dell'operazione, durante uno dei miei tentativi
ero salito con la corda stretta tra i denti, imitando il Glowacz visto
sulla pubblicità di una rivista. Arrivato nei pressi dello spit,
mi ero sistemato bene con i piedi, avevo messo il rinvio nella
piastrina ed... ero precipitato con la corda ben stretta tra i denti!
Risultato: atterraggio morbido, ma incisivo superiore sx tranciato di
netto.
Ero al sicuro, dovevo osare, avevo osato ed ero volato.
Da quella volta osare arrampicando anche in totale sicurezza non mi
è più risultato così facile.
Morale della storia: prima di osare è necessario avere un
bagaglio di esperienze e di competenze che ti permette di farlo.
E se osi e ti va male, c'è il rischio che inizi a pensare che, a
osare, vada di per sé male.
Quindi la volta successiva che ti trovi ad osare, titubi.
E' una subdola storia di circoli viziosi.
Di qui il concetto di "verità situazionale": non tutto
ciò che è vero per una persona è vero per chiunque
altro.
Gli antichi dicevano che "verità" è adeguamento della
mente alle cose.
Loro lo intendevano nel senso che, se io penso e dico "oggi il cielo
è azzurro" ed effettivamente fuori il cielo è azzurro,
allora ho detto e ho pensato il vero. Purtroppo questo modo di
intendere la verità non funziona molto: posso sapere come sono
le cose
solo tramite la mia mente (se avessi accesso diretto alle cose, non "saprei" come sono le cose, ma "sarei" le cose); e non ha molto senso dire che quello che
penso nella mente corrisponde con quanto percepisco e penso tramite la
mia mente.
Però "adeguamento della mente alle cose" può significare
anche che la mia relazione con il mondo è armoniosa e positiva; e
questo rende più facile e serena la mia esistenza. Oso, le cose
mi vanno bene; sono incoraggiato ad osare, le cose mi vanno meglio.
O l'inverso: oso, le cose mi vanno male (per caso o per mia imperizia);
non oso, le cose mi vanno peggio (oppure oso e le cose mi vanno male
perché esito).
Per il primo sarà vero: "Osa; andrà bene".
Per il secondo: "Non osare: andrà male".
In questo senso parlo di verità situazionale: ciò che
è vero per uno può non esserlo per un altro; un modo di fare che a uno garantisce fortuna, a un altro non la garantisce.
A dirla tutta, quest'ultima affermazione mi sembra più vera - in
senso classico
- di quella precedente.
Però!
Rileggendo il post, mi sembra quasi di essere riuscito
nell'impossibile impresa di fondare in maniera teoreticamente rigorosa
- ma indimostrabile - niente meno che il relativismo protagoreo! Una
contraddizione in termini.
O, meglio, un paradosso.
Ma - si chiederà lo sconcertato lettore - a parte le quisquilie
filosofiche, va bene per i Gastoni della situazione... E i
Paperini? Come la impagliano?
Eh...
Domanda da un milione di euro.
Secondo me il trucco è: "Nel momento in cui ti rendi conto di
essere invischiato in un circolo vizioso, prenditi una pausa, valuta il
tutto
da fuori e, la prossima volta che ti capita di essere lì, sul
punto di osare, e oscilli tra desiderio e paura, anziché
titubare, fai qualunque altra cosa ti venga in mente... Non saprai bene come andrà
a finire. Ma di sicuro il circolo vizioso si altererà. E
chissà che cos'altro potrà succedere..."
Tanto per cominciare, io, da Paperino, mi trasformerò in
Paperinik.
Almeno avrò un'interessante, misteriosa, faticosa doppia vita
notturna da gestire...
Operazione Papero...
Anzi, Paperinik!
Itinerario magnifico, uno dei più belli del
Paretone. Vale da solo i 500 km di auto necessari per venire da Brescia
a ripeterlo
La via è ben protetta.
Portare solo rinvii.
Attacco in corrispondenza di un pilastro sulla verticale del margine sx
di un tetto a circa 30 m. da terra, più o meno in centro alla
grande parete concava.
L1 – Salire il pilastro - 1 spit scomodo da moschettonare - e portarsi
al margine sx del muro sopra il tetto. Traversare sul muro fino a un
albero di sosta (30 m. - VI+/VII-).
L2 - In traverso a dx, anche in discesa, per circa 30 m. (30 m. - VI).
L3 - Diritti 3/4 m.; poi in obliquo a dx fin sotto uno strapiombino
obliquo sopra il quale vi è la scomoda sosta (30 m. - VII+).
L4 - Per diedro appena a dx della verticale della sosta; poi placca e
bel muro rosso (40 m. - VII).
Raccordo - A sx per cengia una decina di m.
L5 - Diritti per muretto impegnativo e a dx (20 m. - VII+/VIII-).
L6 - Superare un primo e un secondo strapiombo nel punto più
accessibile, poi rampa e magnifica placca a buchi (35 m. - VII).
L7 - Diedro sopra la sosta, altro diedro e difficile strapiombo
conclusivo (40 m. - VII+).
L8 - Muro articolato, rampa erbosa, poi placca in obliquo a dx (40 m. -
VI).
Discesa - Dall'uscita proseguire in costa sul pendio senza perdere
quota fino a incontrare il sentiero che scende dal colletto sotto la
vetta (Rel. 5 novembre
2007).
Bella via in questo settore defilato su
cui ripiegammo
per la presenza, alla base del settore "Le Buis", del proprietario del
terreno che, per motivi a noi ignoti, impediva il transito ai poveri
arrampicatori. Noi lo abbiamo incontrato solo il sabato. Nei giorni
infrasettimanali è forse in altre faccende affaccendato.
L1 - Passo di accesso in placca contorto e poi fessure atletiche (25 m.
- VII).
L2 - A dx della sosta per placca. Poi diedro inclinato a sx con un
singolo impegnativo di difficile lettura: c'è il trucco (15
m. -
VII+).
L3 - Diedro atletico sopra la sosta, poi placca da attraversare da dx a
sx fin sotto uno strapiombo. La mia psiche termina a questo punto
(chiodatura lunghetta e prese bagnate sotto un tettino). Arranco allo
spit sopra, faccio in qualche modo la prima parte del traverso e
concludo il tiro in artificiale. Tiro ripetuto pulito da Ralf e Ivan.
Sosta scomoda (20 m. - VII+/A1 o VIII-).
L4 - Non riusciamo a fare il cambio in punta alla cordata. Sto davanti
io, deficitario. Strapiombo con fessura prima obliqua verso sx e poi
diritta, quindi vago pilastro con difficili passaggi in placca.
Chiodatura ariosa (VII obbl. ?) (25 m. - VII+/A1 o VIII-/A0).
L5 - Traverso a dx per rocce rotte, si supera un minuscolo tetto e si
sale per diedro-colatoio (20 m. - VI+).
L6 - Per rocce articolate alla cima del pilastro (20 m. - VI-).
L7 - Raccordo per cresta e facili roccette (15 m. - II).
L8 - Bel tiro su placca a onde: muro gradinato, poi strapiombo con
singolo per lunghi, traverso delicato a dx, difficile boulder su buchi
dolorosi (VII+/VIII-), piccolo tetto e lama faticosa, poi facili rocce
fino all'uscita. OS per Ralf, 1 p. Ao sul primo strapiombo
perché Ralf mi
stava recuperando in tanta malora e io non volevo tornare in sosta in
caso di malaugurato volo. Meglio fermarsi a fare sosta ai due spit che
si incontrano salendo. (60 m. - VIII-/VIII o VIII-/Ao).
Discesa a piedi. (rel. 28 aprile 2006).
Facile itinerario di impostazione
classica, ben
protetto a spit. Friend medi (da 2 a 5 Ande) utili per integrare.
L1 - Facile rampa con alberi. Non fermarsi alla prima sosta che si
incontra, ma proseguire fino al punto di fermata sotto un evidente
diedro (35 m. - IV).
L2 - Salire il diedro camino. Al suo termine traversare a dx su cengia
(30 m. - IV+).
L3 - Diedro sopra la sosta con un primo passaggio ostico (e unto) e
altri passaggi delicati più sopra. Verso la fine del diedro,
uscire a sx per rocce rotte e fare sosta in un altro diedro, accennato
(30 m. - V+).
L4 - Continuando nel diedro o più a sx a una cengia.
Traversare
a lungo a sx (15 m.?) - passando più possibili continuazioni
-
fino a una sosta sotto un diedro (20 m. - IV-).
L5 - Salire il bel diedro aggirando a dx, al suo termine, una zona
strapiombante. Tornare poi a sx alla sosta (25 m. - V).
L6 - Non salire diritti per bella e invitante fessura con spit, ma
traversare a dx (spit) e proseguire diritti per muri rotti e
strapiombini (spit vecchi) fino alla fine del pilastro. Forse la via
originale sale più a dx (canale) o più a sx
(fessura) (60
m. - V-).
L7 - Cresta e facili roccette, poi rampa alberata verso dx, breve muro
(con 2 spit) e a sx per placca rotta (45 m. - IV). (rel. 28 aprile
2006).
La partenza non è entusiasmante
(attacco in
corrispondenza di un punto di risorgiva tra muschi e fango), ma la via
migliora man
mano che si sale. Protezioni a resinati simili a quelli con cui
è stata protetta "Styria", alla Rupe Secca di Arco. Non ci
ho
fatto una bella figura: al 3° giorno di arrampicata, cominciavo
a
cedere.
L1 - Passo di accesso in placca delicato. Alla fine del muro a dx e poi
diritti. Prima sezione del muro terminale con qualche comodino sul
punto di decollare (30 m.
- VI+/VII-).
L2 - Sopra la sosta per diedrino con diversi passi impegnativi fino a
uno strapiombino. Lo si aggira sulla dx (1 p. Ao anche per Ralf,
nonostante la rel. ufficiale dichiari il tiro di 6b) e poi si prosegue
per muro verticale e fessure a sx di strapiombini. Si oltrepassa
l'ultimo obliquando verso dx e si punta alla sosta per breve placca
tecnica (40 m. -
VII-/Ao).
L3 - Raccordo per rocce rotte (10 m. - III).
L4 - Faticoso diedro a sx della sosta, poi obliquo delicato a dx su
belle placche fino alla base di un vago pilastro. 1 p. impegnativo su
prese e appoggi unti (io tiro lo spit) e ultimo muro faticoso e da
leggere (45 m. - VII/Ao o VII+).
L5 - A sx della sosta sotto l'evidente tetto che si supera grazie a
provvidenziali fessure (VII+/VIII-? - Ralf a spizzichi e bocconi) o in
artificiale (A1). Poi impressionante muro rosso appena strapiombante
nella prima parte tagliato da una fessura. La chiodatura è
lunghetta e, in un paio di punti, poco comoda per il moschettonaggio.
Alla fine del muro strapiombante, breve diedro tecnico di difficile
impostazione. Sul tiro 2 buchi scavati, poco visibili, che risolvono
situazioni altrimenti... contorte! (35 m. - VII+/A1 o VIII-).
L6 - Tiro "da ungere"! Incredibile la conformazione della roccia. Breve
muro sul filo di un vago pilastro, poi toboga a strane concrezioni e
ancora spigolo. Appena possibile a sx. In cima a un secondo vago
pilastro, a sx per faticoso strapiombo a buone prese (35 m. - VII).
L7 - Muro tecnico con difficile pass. verso la fine (20 m. - VII-).
L8 - Bel muro verticale a sx della sosta con concrezioni stile "Cava di
Virle". Tecnica e continuità (40 m. - VII-).
L9 - Placca con singolo da capire e poi breve strapiombo da superare a
dx: ottime lame (15 m. - VI+/VII-) (rel. 28 aprile 2006).
Del Buffalo, Hamon, Nominé,
Vartinian - VII+/A1
(315 m.? - La rel. originale ne dà 200)
Proposta di Ivan Maghella al 2°
giorno di
arrampicata, dopo "Jeux du Cirque": "Sono stanco di tirare. Facciamo
questa, ché dovrebbe essere tranquilla".
Beh, non è una via tranquilla: buone protezioni e roccia
solida,
ma gradi tirati, parete impressionante, ambiente solitario e grandioso
(nonostante i numerosi passaggi di auto, 200 m. più
sotto,
dei turisti che vanno a visitare le grotte di Choranche).
L1 - Breve strapiombo ostico a freddo (VIII in libera?) poi muri rotti
(25 m.
- A1/V-).
L2 - Per pilastro articolato sopra la sosta, un breve tratto di rocce
rotte
e un diedro rosso con qualche presa ballerina (30 m. -
VI-).
L3 - Diedro atletico sopra la sosta. Poi 6/7 metri in una
fessura-diedro con tratti di roccia dubbia. Quindi con più
facile arrampicata alla sosta (30 m. - VI).
L4 - Bel diedro netto sopra la sosta. La faccia destra è ben
dotata di ottime tacche, che da sotto non si vedono (30 m. - VI).
L5 - Si imbocca il magnifico diedro obliquo a sx sopra la sosta e lo si
percorre o fino all'ultimo spit per traversare poi a sx su placca
grigia fino alla cengia di sosta o fino al su termine, calandosi poi
5/6 metri alla suddetta cengia. Portare friend medio-grandi e nut
piccoli (50 m. - VI+/VII-).
L6 - Primo tiro chiave. Faticosa placca verticale fin sotto un tetto. 2
p. Ao (evitabili se si ha birra) e ancora placca tecnica fino a un
diedro con fessura sul fondo. Si prosegue in libera finché
si
riesce, poi si sale in artificiale (o in libera se si ha la molta birra
necessaria) alla scomodissima sosta. Ultimo tratto con ch da tirare con
cautela (30 m. - VII+/A1).
L7 - Breve traverso a sx su placca tecnica. Prima si sale e poi si
scende. 1 p Ao per me (ero il primo "secondo" e avevo qualche problema
a smoschettonare e rimoschettonare per il secondo "secondo" (10 m. -
VII- o VI/Ao).
L8 - Placca ipertecnica di dita (15 m. - VI+/VII-).
L9 - Bel diedro rosso con un paio di passaggi da capire. Sosta poco
comoda (25 m. - VII-).
L10 - Secondo tiro chiave. Sempre nel diedro con arrampicata tecnica e
faticosa. 1 p. Ao anche per Ralf in corrispondenza di un buon cuneo. Da
capire? Poi incastri in stile "camino" e un ultimo tratto di
arrampicata su roccia non sempre impeccabile fino alla sosta (25 m. -
VII+/Ao).
L11 - Sopra la sosta per diedrino strapiombante. Al suo termine a sx
per rampa (25 m. - VII-).
L12 - Facile traverso a sx (20 m. - V, 1 p.).
Il nome è una mia invenzione.
Mi ci portò
Sandro
Zizioli alla mia prima puntata in zona. Queste le
difficoltà
dei tiri: 6c, 6b, 6b, 6a. Protezioni buone e roccia... verdoniana!
Interessanti i primi due e gli ultimi tre
tiri. Lunghezze centrali disturbate dalla vegetazione.
Attacco - Faccia alla parete, si raggiunge il vertice del conoide a
sx del punto in cui si atterra con le doppie e si cerca un
primo spit nascosto da fronde in una conca appena a dx.
L1 - Facile traverso fino a un punto di fermata sotto strapiombi (15 m.
- IV).
L2 - Strapiombino boulderoso e dalla roccia non impeccabile,
ostico a freddo. Poi a sx per bellissima placca a gocce (20 m. - VII/Ao
o VII+; 3 p.a. per me, 2 riposi per Ralf Steinhilber).
L3 - Difficile traverso a dx della sosta (Ralf al 3°
tentativo!), quindi diritti prima a dx poi a sx dell'evidente
spigolo soprastante. Appena possibile, netto traverso a sx all'ultima
sosta di calata (35 m. - VII+). Tiro molto continuo.
L4 - Diedro sopra la sosta, poi placca con ultimo spit lungo. Ultimo
pass. più facile stando appena a dx (35 m. - VI).
L5 - Placca e obliquo a dx per fessure superficiali (30 m. - VI).
L6 - Strapiombino sopra la sosta, traverso a sx (1 p. da intuire) e in
obliquo a sx fino a possibile punto di fermata. Ancora diritti, poi a
sx, diritti, a dx e di nuovo diritti per muro strapiombante a
ottime prese (55 m. - VI+).
L7 - 3 spit impegnativi sopra la sosta, poi a dx in vago colatoio e
quindi a sx e diritti per placca con prese via via più
generose (40 m. - VII-) (rel. 10 aprile 2007).
Spettacolare, su roccia ottima. Peccato
solo che sia corta.
Attacco - Per individuare il belvedere dal quale inizia il sentiero,
meglio fare riferimento alla guida.
Dal belvedere scendere per tracce in obliquo a SE fino alla
base di un salto di roccia lungo 100 m. e alto una trentina tenendo
d'occhio la cresta sottostante il salto e più
vicina al parcheggio. Raggiunta la parete, si imbocca un sentiero -
poco evidente nei primi m. - con l'attacco in corrispondenza della
cresta di cui sopra (innalzato un ometto nel punto di imbocco).
Lungo il sentiero, ora evidente, si scende sul letto del torrente e si
raggiunge lo spigolo che divide le due pareti del pilastro giallo e
rosso su cui sale la via. L'attacco è in corrispondenza di
una fessura che inizia sulla dx della nicchia alla base dello spigolo.
E' incasinato, lo so...
L1 - Si sale la nicchia e si raggiunge la fessura (che traversa e
obliqua a dx) fino a una sosta su pulpito. A integrazione dei due soli
fittoni presenti sul tiro, in questo tratto i nut medi lavorano meglio
dei friend (35 m. - VI).
L2 - Impegnativo tratto verticale della fessura sopra la sosta, in
obliquo e in traverso a dx al punto di fermata. 2 fittoni.Utili friend
medi (30 m. - VI+).
L3 - Obliquo a dx continuando nella fessura con un difficile
ristabilimento a pochi m. dalla sosta. 3 fittoni. Utili friend medi (30
m. - VI+).
L4 - Diritti sopra la sosta per diedro (VI) e impegnativa e sottile
fessura dai bordi resi viscidi dai ripetuti passaggi. Tratto chiave,
molti fittoni e ch. Al suo termine a sx alla sosta (35 m. - VII+).
L5 - Breve fessura strapiombante, atletica ma con buone prese. Molte
protezioni presenti. Dalla sosta vista spettacolare sulla parete
sottostante (15 m. - VII).
L6 - Camino in obliquo a dx, traverso per cengia e rampa in obliquo a
dx fino all'uscita. 1 fittone (50 m. - IV) (rel. 10 aprile 2007).