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alpi nord-occidentali
Stupende montagne purtroppo un
po'
lontane da casa e a torto da me poco frequentate
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Il magnifico e inquietante profilo
del Grand
Capucin
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BASSA VALLE D’AOSTA
Corma di Machaby
VIA IGNOTA
VII/Ao (350 m.)
Ripetuta in solitaria durante una puntata
esplorativa
in zona.
Primo tiro tecnico e impegnativo con chiodatura vetusta, poi belle
placche
di scisto in qualche punto scivoloso. Calandomi in doppia, arrivai a
terrazzamenti
erbosi sospesi sui quali un uomo e una donna, data l'asprezza del
terreno,
stavano lavorando il fieno con gli strumenti di una volta. Il mondo,
certe
volte, riserva sorprese davvero incredibili.
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Pilastro Lomasti
Control...
e vai tranquillo
VII+ (180 m.)
Misteri della forma...
Sabato 27 agosto 2005, dopo un giorno di trasporto mobili per il
trasloco di
Giovanni Mostarda (era un'epidemia, in quel periodo),
Gino Maffezzoni mi chiama e mi fa: "Andiamo al Pilastro Lomasti,
domani? Non ci sono mai stato...".
Nella mia mente si formano spontanee le immagini della parete sotto
l'acqua.
Gneiss viscido...
Bah... Niente di buono...
"No, Ginetto, a meno che non voglia dedicarti al pattinaggio artistico!
Magari andiamo ad Arco. Lì qualcosa combiniamo...".
Partenza alle 8,00. Diluvia.
Appena fuori Brescia la pioggia aumenta.
Prima di partire avevo guardato i meteo-radar della Svizzera. In
effetti la Val d'Aosta sembrava l'unico angolino di Nord Italia con
qualche sprazzo di sole.
"Ginetto, andiamo a ovest?".
Gino non se lo fa ripetere due volte.
Svolta ad U (secondo tutti i crismi del codice stradale) e 240 km (e 27
€ tra gasolio e autostrada) dopo, arriviamo ad Arnad.
Il resto è una rilassante arrampicata sulla magnifica roccia
del
pilastro, resa particolarmente aderente dall'azione combinata
dell'acqua, del vento e del sole di questo incerto week end.
E così "Control", incredibile a dirsi, mi riesce a vista!
Che cosa? E' stato il trasloco?
Naaah...
Comunque, bella arrampicata su roccia ottima e compatta. Ben
chiodata.
L1 - Breve muro di aderenza con tettino intermedio. Una tacca
sotto il tetto è in fase di... stacco! Partenza intensa
(VII- -
20 m.).
L2 - Tiro magnifico: partenza impegnativa per vago diedrino, traverso a
sx grazie a buchi, diritti sotto un pilastrino (che non è
fessurato come sembra), po a dx alla sosta (VII+ - 30 m.).
L3 - Diritti per diedro sopra la sosta. Appena possibile si va a dx,
nella stretta placca tra il diedro e una fessura a dx. Di qui alla
fessura, con cui ci si aiuta in un paio di movimenti per spostarsi a
sx, puntando a un altro diedrino. Per esso a un muro a piccole prese
con alcuni passaggi da intuire (VII/VII+ - 30 m.).
L4 - Diritti sopra la sosta per placca fino a una fessura verso dx che
si segue fino al punto di fermata (VI - 35 m.).
L5 - A uno strapiombo sopra la sosta. Lo si supera (aguzzare l'occhio!)
e si supera anche la seguente placca (buone prese abbastanza evidenti).
Poi per fessura obliqua a dx con spit scomodi da moschettonare al punto
di fermata (VII/VII+ - 20 m.).
L6 - A sx della sosta, si traversa sotto un diedro e si raggiunge una
linea di spit lungo un altro diedro, più piccolo. Io sono
salito
alla sua sx. I passaggi sulla linea delle protezioni sembrano molto
più impegnativi. Poi strapiombo a buoni buchi e fessura
(VII- -
25 m.).
L7 - Bella placca a buchi (VI - 40 m.).
L8 - A sx della sosta, si supera uno strapiombino a buone prese e la
successiva placca (VI - 20 m.).
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SYLVIE
VII+/Ao (200 m.)
Via molto sostenuta, ma ben protetta. Lo
stupendo
2° tiro
è traditore nella parte alta (placca ipertecnica con un paio
di
movimenti
su microtacche che non capii).
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Contrafforte "Cengia della Croce"
R. Munarin - VIII+ e A1 (200 m.)
Aqui no se rinde nadie,
carajo...
Ernesto Che Guevara,
citato da J.B.G.,
a sua volta citato da Nicola
[in realtà Camilo Cienfuegos,
"El señor de la vanguardia",
durante la battaglia di Alegria del Pio,
5 dicembre 1956 - Cuba]
Uno
"Dove andiamo? Non Sarca, eh?", fa Ralf.
"Lecco? Gondo? Bassa Valle d'Aosta?", propongo.
"Bassa Val d'Aosta. Andata."
Due"E adesso?"
Siamo a Outrefer, al parcheggio.
Sto cercando di decifrare sul piccolo visore le immagini degli itinerari che ho archiviato nella memoria della fotocamera.
"'Baba O'Riley' no. Dice: 'Un p. su cliff.' E io non ho i cliff'."
"'Ai Nini, allora?", chiede Ralf.
Guardo il Contrafforte della Cengia della Croce, strapiombante nella sezione sx, dove sale la via. E la relazione: "6a, 6a, 6c, 5c, 6a, 6b, 6a, 6b".
"Mah, se dice che il muro strapiombante in alto è '6a-6b', sarà '6a-6b': un'orgia di tacche", penso.
"Sì, dài... 'Ai Nini', approvato", concludo.
TreMmm...
Qui qualcosa non quadra: Munarin scrive, nella sua rel., che L1 è friabile. E io ho pensato a un'innocua friabilità da gneiss.
Ma un blocco di una tonnellata incastrato in qualche modo sul fondo di uno strapiombo, al quale ci si deve appendere e che, percosso, produce il ronzio di un'accalappiaspiriti implica ben altro concetto di "friabilità".
Se, per sbaglio, mentre mi ci appendo, il blocco viene via, prima taglia a metà me, poi trancia un paio di alberi cresciuti per loro sventura sulla traiettoria di caduta e infine riduce a uno spezzatino Ralf, che è là sotto, a fare sicura nel canale.
Vabbe'...
Meglio lasciare il lavoro di disgaggio a Ralf: friendino, artif., e via...
Come dice Ralf, gradi N.R., oggi.
Non regalati.
QuattroL4 - 5c.
Ralf sale con lentezza.
E, se
Ralf sale lento in placca, vuol dire che è dura.
Infatti, quando tocca a me, sul primo muretto verticale mi ritrovo a piegare mani e piedi come un contorsionista per sfruttare le - molte - prese maldisposte che trovo su quella roccia così strana.
"Ma questo che cos'è? Basalto?", fa Ralf in sosta.
"Basalto?"
"Sì, quello che usano le donne per grattarsi via i calli..." [lo so, l'italiano di Ralf non è raffinatissimo; "quello che usano le donne per rendere ancor più serica la loro già serica pelle", sarebbe stato più indicato].
"Basalto? Naah...". Mi ricordo il basalto come una pietra nera, pesante, lucida. " Pomice, forse..."
"Ecco, sì... Pomice."
Però, un'esperienza inedita: arrampicare sulla pomice.
Chissà se questa galleggia pure, buttata in acqua? E sembra anche solida, lei...
Guardo in su, a L5: 6a, dice la relazione.
Il muro appena oltre la verticale, di roccia metamorfica in stile "millefoglie" e a tratti della stessa consistenza, dice altro.
Parto.
A1 al primo fix, poi un bel 6b fino alla placca finale. E lì, per passare in libera, mano sx a uno svaso buono [qualificare uno svaso come "buono" è tutto dire], mano dx a un buco per la punta di un dito, lancio a una tacca a sx; e poi a dx, con pass. comprendente un
foothook al bordo di un oscuro camino per moschettonare.
Fortuna che la placca non era proprio verticale...
Comincio a sospettare che il tipo, l'apritore, Munarin dico, abbia quattro gradi: 6a [per i tiri dal 6b al 7a], 6b [per i tiri dal 7b in su], 5c così, per variare
random di tanto in tanto, e 6c per le sole fessure strapiombanti inclinate a sx.
CinqueL9.
Il sospetto è andato confermandosi.
L6 si è rivelata essere dalle parti del 7b, con un ultimo pass. molto duro [per noi in Ao].
L7 due spit in Ao su muro liscio strapiombante in partenza e poi continuità sul 6c.
L8 inizio ipertecnico, Ao, 5 spit su placca scotch in libera miracolosa per Ralf [7a-7b? Non lo so: le mie dita si sono fuse prima].
Per fortuna la chiodatura è ottima e abbondante.
E adesso tocca di nuovo a me.
Sono alla base di una placca appena strapiombante che, da sotto, sembra bellina ed arrampicabile.
Peccato che, una volta che ci sono in mezzo, si riveli per quello che è: un muro a gobbette stondate, di una compattezza implacabile. Aderenza e, al massimo, monoditi nei buchi scavati dall'apritore per i cliff.
8c?
Roba per Ondra, insomma...
E sì che più a sx, sullo spigolo, la roccia ha l'aria di essere più arrampicabile.
Mi viene in mente una frase di Camilo Cienfuegos, che Nicola ha tirato fuori dalla sua inesauribile cornucopia di citazioni la scorsa settimana: "
Aqui no se rinde nadie, carajo..."
Beh, anche Camilo ha le sue ragioni.
Però...
Carajo... Yo me rindo. Eccome se
me rindo.
Mica butto giù le corde, eh?
No, un climber di lunga esperienza - diciamo così - non molla mai! Basta ci sia qualcosa a cui appendersi...
Intendo: "Fuori le staffe..."
6b?
Bah...
Forse tra uno spit e l'altro, alla fine.
Sei"Mi è piaciuta, però", fa Ralf, in auto.
"Sìsì". La mia testa sta ciondolando nel tipico dormiveglia dell'arrampicatore assonnato che, al ritorno, può permettersi il lusso di non guidare.
"Ma tu scrivi
che le cose non stanno come dice Munarin, nella relazione, eh? Se non lo scrivi tu, ti mando io un commento. Uno dei miei..."
Un commento alla teutonica scritto da un teutonico...
Ahi, povero Munarin...
"Okkey! Come avessi fatto..."
La testa mi ciondola di nuovo.
Sprofondo nel sonno.
Zzzzzz...
***
Mi scrive
Carlo:
"Ho guardato le foto; bel vuoto e che esposizione!
Solo una precisazione: l'erba "isiga coriacea DDT certified" equivale ad "azzerabile"?!
PS - Complimenti.
Respondeo:
Ciao Carlo.
Grazie per i complimenti, ma sono immeritati.
L'ultima battuta, prima di scegliere la via, era stata: "Una via facile, oggi, eh?
'Ché sono stato sveglio tutta notte..."
Poi, al solito, la sorte ci ha messo lo zampino.
E, sai com'è, noi
veci, se c'è da ballare, mica ci tiriamo indietro...
Quanto all'erba, più che Ao, direi Eo.
Sempre erba è: a esagerare, è "ezzerabile".
Insomma, e visto che disquisiamo di ballare, buona la tenuta, ma non ci ballerei sopra la rumba come su un solido spit da Ao.
Alla prossima...
E buone arrampicate!
Mi scrive anche
Nicola:
Ebbravo Sandro!!!
Qualcuno che si prende la briga di mettere ordine nei files da citare presenti nei miei (incasinati) faldoni mentali
Dopo aver riportato la corretta “ frase del mulo”, sei riuscito a pescare anche quella del “non si arrende nessuno”.
Ora che l’ho letta corretta, mi son ricordato che già Agnese mi aveva cazziato per il mio pessimo spagnolo (imparato perlopiù sui fumetti di Tex): infatti io
dicevo
ninguno, ma si dice
nadie.
Adesso posso citarla corretta e soprattutto attribuirla a chi la pronunciò.
Anche se l’idea del
Che che, nelle paludi, circondato dai nemici, si alzi mitra in mano e sigaro in bocca (come vuole l’iconografia rivoluzionaria) e pronunci la frase, spostando il sigaro ai lati della bocca come Clint in “Per un pugno di dollari”, ha tutt’altra potenza scenica.
E potrò raccontarla, imitando Fiorello che imita Gianni Minà, dicendo: “Eravamo io, Pacopegna, Camillo Cienfuego, Sotomayor, Mohammed Alì, Franco e Pippo Santonastaso e altri giovani eroi della rivvvoluzione Cubbana...”
Respondeo:
E che cosa vuoi rispondere, a un commento così?
Grazie per il post!
Tienimi aggiornato sulle tue citazioni, eh?
Alla prossima...
***
Via che, percorsa in libera come in artif., richiede un elevato impegno fisico.
Chiodatura da buona a ottima [qualche bolt qua e là]. Usato 1 fr 6 Metolius su L1.
Roccia con pericolosi blocchi instabili su L1 e friabile e scagliosa qua e là su questo o quel tiro, per il resto compatta.
Magnesite molto utile, se non indispensabile. La roccia non ha un'aderenza strepitosa.
Avvicinamento - Dal parcheggio di Outrefer proseguire verso il centro del paese, come suggerisce Munarin nella sua relazione consultabile a questo link [http://panepera.altervista.org/Mappa_outrefer.htm]. A una curva a gomito verso ovest della strada asfaltata proseguire diritti per evidente traccia di ruote nel mezzo di un prato pianeggiante. La traccia punta a un recinto con bestiame e, oltre, a una catasta di legna.
Dalle parti della catasta di legna un cippo di pietra non proprio visibile indica il punto nel quale si deve entrare nel bosco per salire sotto la parete.
Eventuali sentieri esistenti in passato sono state cancellati dal continuo transito di cinghiali.
Portarsi sotto il bastione per la linea di minore resistenza e, costeggiando la parete verso sx, arrivare alla base di un gran diedro sul cui fondo parte la via.
L1 - Diedro verticale e strapiombante; 1 blocco pericoloso in corrispondenza di un tettino [tirare con cautela]; a un punto nel quale il diedro si biforca, piegare a sx (VI+/VII- o VI+ e A1 -
25 m.).
L2 - Traversare a sx sotto uno strapiombo fessurato, aggirare uno spigolo, salire una breve placca e imboccare un bel diedro atletico fino al suo termine, nei pressi di una cengia alberata sotto una volta strapiombante (VI+/VII- - 25 m.).
L3 - Placca, alla base di una fessura obliqua a sx, salirla, proseguire nel seguente camino di impostazione e uscirne a sx. 1 resting per me (VII+ - 20 m.).
L4 - Placca fessurata appena in obliquo a dx, poi placca tecnica (VII - 20 m.).
L5 - Placca strapiombante a sx di un diedrino [1 p.A.], quindi nel diedrino; continuare per la soprastante placca [1 buco scavato] e un altro diedrino; al suo termine a dx fin sotto una bella placca tecnica che si supera con un pass. di equilibrio di lettura non immediata; appena possibile a dx, aiutandosi col bordo del camino che delimita a dx la placca e raggiungere il sistema di lame che porta a S5 (1 p. A1 e VII+/VIII-, con qualche resting per me da primo - 25 m.).
L6 - Difficile strapiombo sopra la sosta puntando a un ottimo rovescione; di qui diritti [protezioni scomode per la libera], piegando appena possibile a sx a un diedrino; infine superare un primo e un secondo strapiombino, l'ultimo in artif., fino alla sosta (VIII+ e 1 p. A1, 3 resting per me da secondo - 20 m.).
L7 - 2 p.A. su muro strapiombante compatto, poi a dx e quindi a sx per diedrino tecnico. Svariati resting per me da primo: le dita mi stanno abbandonando (A1 e VII+ - 15 m.).
L8 - Delicato pass. fino al primo fix, poi 1 p. Ao, quindi 5 fix in libera per Ralf su placca "a onde" [4 per me], 2-3 p.a. fino a riuscire a piegare a dx a una rampa-diedro inclinata verso sx che si segue fino alla sosta (VIII+ e A1 - 20 m.).
L9 - Bella placca rossa, monolitica, prima appena strapiombante, poi verticale e inclinata. Il tiro si conclude, dopo il superamento di un tettino divisorio, con la salita sulla vetta del macigno in cima al pilastro, ben distinguibile anche dal parcheggio. Io sono cotto e tiro molte protezioni; un po' meno ne tira Ralf (VI+ e A1 o VII e A1 - 30 m.) [Rel. 11 maggio 2009].
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Munarin, Echerle - VI+ (60 m.)
Itinerario al momento fermo a L2.
Bella roccia solida, un po' scivolosa.
Avvicinamento - Come per "Ai Nini" fino al punto in cui si arriva sotto la parete.
La scritta gialla "Settore Ai Naconda" indica il facile diedro appoggiato da salire per arrivare all'attacco, alla base di un'ampia rampa inclinata a dx.
L1 - Salire la rampa fino al suo termine (VI+ -
30 m.).
L2 - Bella placca tecnica a tacche fino a una nicchia con alberi. Terminus 2005 (VI+ - 30 m.)[Rel. 11 maggio 2009].
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Avancorpo del Monte Cormoney
Sacchet, Echerle, Ramella - VII+ (500 m.
circa)
"Come fa quel detto fascista?".
E' Gino Maffezzoni e sta cercando di ricordarsi il nome della via che
vuole propormi per domenica.
"Eia eia alalà?", rispondo.
"No!"
"Vogliamo burro nei nostri cannoni?"
"Ma va'..."
"Armiamoci e partite?". Il pensiero fascista del Ventennio non
è
proprio il mio forte...
"Ma nooo! Quello, lo dicevano per prendere in giro...
"'Boia chi molla'! Ecco..."., ricorda Gino.
500 m. di sviluppo, poco avvicinamento, tutta attrezzata.
Faccio un rapido ragionamento: via lunga e quota bassa.
Potrebbe piegarmi per tutta la settimana, anche considerando una
fastidiosa infiammazione ai legamenti degli alluci che mi perseguita da
qualche tempo, ma potrebbe essere anche un buon allenamento per i
futuri progetti di arrampicata "desertica".
Con qualche titubanza, accetto.
In uscita, sugli aridi pascoli dei Piani di Cormoney, credo di avere le
traveggole da disidratazione. Una signorina, mettendo in mostra, oltre
la ridotta copertura di un succinto reggiseno, generosi doni di Madre
Natura, ci si avvicina e chiede: "Che cosa c'è,
là
sopra?", indicando il bosco dal quale stiamo scendendo.
Il suo compagno - Ach! Ha un compagno! - la incalza: "Da dove venite? E
che cosa avete fatto?".
Ha visto le corde uscire dagli zaini.
Rispondiamo con voce stentata che abbiamo fatto "Boia chi molla",
VII/VII+ e che, là sopra, ci sono solo prati rinsecchiti e,
oltre, castagni e rocce.
Ci facciamo indicare il sentiero di ritorno, li salutiamo e imbocchiamo
la lunga scalinata che conduce a Outrefer.
Strani scherzi del Genio della Lampada...
Alle 17.00 siamo al parcheggio e alle 19,20 a Brescia, giusto in tempo
per stenderci sul divano davanti al televisore e guardare un'Italia
catenacciara e piegata dalla fatica vincere il Mondiale con la forza
della disperazione.
Boia chi molla!
La via ha un suo perché. Se l'avessi aperta io,
avrei usato fix da 8 mm (più sicuri dei
rivet
usati
dagli
apritori e richiedenti un tempo simile per il piazzamento) in
particolare nelle sezioni di placca, per lasciare da proteggere a
friend e nut le numerose, generose fessure . Ne sarebbe derivata una
bella via
didattica.
Ma la fatica è stata fatta dagli apritori, cui va il merito
dei
soldi investiti e della fatica fatta.
La roccia è compatta. Forse c'è da prestare
attenzione a
qualche comodino volante sulle cenge. Ma niente di paragonabile a certe
piramidi di sfasciumi che si incontrano in Valle del Sarca.
Qui riporto solo alcune integrazioni alle numerose relazioni presenti
su internet (
gulliver,
panepera,
montagneinvalledaosta, alle quali
rimando per
descrizioni più complete (e
precise: inizio a dimenticarmi le cose già due giorni dopo
aver
ripetuto un itinerario).
Avvicinamento - Come da relazioni. Prestare
attenzione a piegare
a sx
prima di arrivare sul letto del fiume, in corrispondenza di un
rettilineo dopo il primo tratto di discesa: un esile sentiero segnala
la deviazione. La falesia con 14 monotiri della rel. Gulliver
è
circa 50 m. prima (a sx - S) di una cascatella d'acqua.
L1 - Meglio scegliere una delle due vie nei pressi della scritta "Boia
chi molla" e andare a fare sosta oltre il boschetto, alla base di L2
(V+).
L2 - Traverso a dx, strapiombino ostico e rampa a sx. Unici 2 resting
per me, ancora freddo e poco fiducioso dei
rivet di
protezione
(VII+).
L3 - Ancora a sx per rampa. Appena possibile si aggira lo spigolo che
delimita a sx la rampa.
Placca e sosta in nicchia (VI).
L4 - Si sale il pinnacolo sopra la sosta, si arriva sotto un tetto
(poss. sosta), se ne raggiunge la radice, si traversa a dx sotto di
esso e si sale la lunga fessura
sopra il suo margine dx (VI+, più difficile se non si
intuisce
il trucco in uscita). Se non ci si ferma alla sosta sotto il tetto, le
corde scorrono poco.
L5 - Canale erboso a dx, poi a sx per diedrini e placche, di
impostazione (VI/VI+).
L6 - Se ricordo bene, fessura in obliquo a dx fino a uno spigolo a sx
di una macchia boscosa. Lo si risale per belle prese generose, anche se
richiedenti strane prensioni (VI). Sosta scomoda. Forse, se si hanno
ancora rinvii, è meglio proseguire per altri 20 m. e andare
alla
sosta successiva.
L7 - Fessura netta prima in obliquo a dx, poi diritti e a sx (VI/VI+).
L8 - Placca tecnica in obliquo a sx e altro muretto con singolo
d'uscita tra le erbe. Si entra in un terrazzo con alberi. Io proseguo
per la placca successiva, il seguente strapiombo fessurato, il traverso
a sx e un'ulteriore verticalizzazione della generosa fessura. Bel tiro
(VI/VI+).
L9 - Muretto di roccia cotta, traverso a sx e poi diritti nel bosco,
dove si fa sosta tra grandi massi (V+).
L10 - Per vago sperone boscoso fino alla base dell'ultimo salto.
L11 - Si entra nell'evidente rampa inclinata a sx, la si sale e, al suo
termine, stando circa 2 m. a sx dei rivet, si supera per generosa
fessura il primo tratto strapiombante, si torna verso i fix, si aggira
a dx una betullina, si piega di nuovo a sx in toboga con ottime
concrezioni, ci si porta sotto i rivet in corrispondenza dell'ultimo
tratto verticale e si sale la seguente bella placca (VII).
L12 - Muretti inclinati fin sotto una placca strapiombante che si sale.
Poi in obliquo a sx e diritti a una cengetta di sosta. Meglio prosegure
per la successiva rampa alberata a sx. Ottima sosta dopo 10 m. circa
(VII-).
L13 - Strapiombino sopra la sosta, altro tratto strapiombante da
superare con astuzia verso dx, placca puntando al filo di spigolo a sx,
tettino. Tiro balengo (VII-, ma forse ho trovato il tiro più
difficile di quanto non fosse per l'attrito delle corde). Sosta scomoda.
L14 - Placca e poi cresta fino alla base dell'ultimo gradone verticale
(V-).
L15 - Placca, fessure oblique a dx, lama strapiombante e poi placche e
saltini fino all'uscita (VI+) (Rel. 11 luglio 2006).
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Parete dei Titani
AHI – AHI - AHIII
Motto, Piola, Busca - VIII-/Ao (370 m.)
La via segue l'andamento tipico della
parete. 1°
tiro
atletico, poi placche tecniche fino alla cengia mediana e infine un
muro verticale
e strapiombante nella parte alta, nella quale le protezioni si fanno
distanti
e le difficoltà sostenute. Attenzione al terzultimo tiro:
possibilità
di volo lungo con caduta su terrazzino.
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VENUS OU BIEN VENICE
Motto, Piola - VII/VII+ (400 m.)
Via divertente con un solo passo difficile in alto.
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Commenti
Messaggio inviato l'8 ottobre 2007
Ok.
Ma il primo tiro mi è sembrato degno di menzione... Forse
perchè patisco molto i tiri atletici a freddo e l'ho trovato
legnoso.
Il passo difficile in alto è davvero solo un passo
dall'ultimo spit del primo tiro sopra la cengia.
Formidabile la discesa in doppia: 5 doppie da 60 metri per scendere 300
metri in un tempo record.
Giudirel
alias Marco Lanzavecchia
Ciao Giudirel.
E' passato un mucchio di tempo da quando ho ripetuto la via.
Comunque anch'io mi ricordo il primo tiro come una bella suonata, del
tutto dismogeneo - come stile di arrampicata - rispetto al resto della via.
Grazie per la precisazione e per le indicazioni relative alle doppie...
Chissà che non ci si incontri ancora ad arrampicare, magari
dalle tue parti!
Sandro
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Bacino di Triolet - Anticima della Cresta
Sud-Est
dell'Aiguille
Savoie
ROSE MARIE
Giovannetto, Motto, Predan - VII/Ao (440
m.)
Giovanni Mostarda ed io attraversammo il
tormentato
ghiacciaio
sottostante l'Aiguille Savoie per arrivare all'attacco e, nonostante il
tempo
si presentasse bello in mattinata, il pomeriggio rientrammo sotto la
pioggia
tra pinnacoli di ghiaccio marcescente. Bella via in ambiente isolato e
selvaggio,
con obbligatorio più elevato del V dato da Motto. Presenta
un
tratto
mediano su rocce rotte che toglie continuità alla via.
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Monts Rouges de Triolet
SCACCO ALLA TORRE
Motto - VII+ (400 m.)
Via sostenuta e continua su roccia ottima.
Belle e
difficili
le fessure della sezione terminale (utili friend medi). Giovanni
Mostarda
arrampicò con tutta la sua grinta sui tiri più
difficili,
mentre
io mi limitai ai più facili. Avevamo fretta: una nube
lenticolare andava
formandosi sulla vetta del Monte Bianco. Arrivati in cima, ci calammo
su
una via che saliva più a Est (destra). Incastro di corda
più
o meno a metà discesa.
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CRISTALLINA
Motto, Motto, Predan - VII (260 m.)
Ripetuta con partenza da Tout Fou. Via
spettacolare, in
particolare
al 2° tiro (lunga fessura continua con pochi spit, da
proteggere a
nut).
I gradi sono attibuiti in maniera disomogenea (facili i 6a terminali se
confrontati
col 6a+ del famigerato 2° tiro). Accesso complicato.
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Grand Capucin
VOYAGE SELON GULLIVER
Piola, Steiner - VIII-/A2 (400 m.)
Via a cinque stelle, ripetuta, con
partenza da Elixir,
nella
torrida estate 2003 al cospetto di una Combe Maudit invasa da
arrampicatori
(e tra continui e sinistri rumori di crolli). Semplicemente magnifica.
Gradi strani: 3° tiro, 6c, placca di movimento la cui
difficoltà
è data solo dalla distanza tra le protezioni; 4°
tiro,
diedro,
sostenuto; 6° tiro con placca di 6c+ facile; 9° tiro di
6a
impegnativo;
11° tiro, fessure e placca con protezioni rarefatte ma passaggi
non
così
estremi; molto difficile e continuo invece il 12° tiro (fessure
e
diedri
svasati: arrampicando con le ballerine, forse ero favorito sulle
sezioni
tecniche, ma avevo qualche problema con gli incastri di piedi). Comode
calate
in doppia da Flagrant Delire.
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Eau et Gaz sur le Voyage Hivernal
Boivin, Diaferia, Moioli - Devi, Klenov - VIII/A2 (245 m.)
36 - La luce nascosta
Precedenti dell'esagramma
Avanzare necessariamente possiede
il posto della ferita.
L'anteriore accettato coinvolge
l'uso della luce nascosta.
Nascondere
comporta una ferita davvero.
I ching. Il libro della versatilità
Torino, UTET, 1997, p. 485.
Uno - Meta incerta
Venerdì sera.
Come d'accordo, Andrea mi chiama per il fine settimana.
Dopo lunghe valutazioni negoziamo per il Grand Capucin: partenza domattina all'alba, puntando a rientrare al rif. Torino al primo buio. Tentare la via domenica comporterebbe una probabile permanenza al Torino fino a lunedì mattina. E lunedì mattina sia io che Andrea dobbiamo lavorare.
Obiettivo principale: "
Eau et Gaz a tous les Etages": "6b obbl., uno degli itinerari più spettacolari del Grand Cap, ambiente severo, molti ch.", recita la rel. di Bassanini.
Un retropensiero mi si affaccia a livello subconscio: "Sempre dubitare delle rel. di Bassanini".
Ma lo metto a tacere: il Grand
Cap è sempre il Grand Cap, no?
Peccato non avere internet, giusto per quel paio di verifiche sull'itinerario che sarebbero utili per andare più a colpo sicuro.
Due - Eau ou Gaz?
Arriviamo all'attacco dopo una delicatissima scalata a picche e ramponi sui fragili ponti di neve e ghiaccio cariato che ricoprono la crepaccia terminale.
Con la rel. parziale in nostro possesso stentiamo a capire anche solo dove parta la via.
Poi ci decidiamo pr uno dei tre diedri nei pressi del punto d'attacco raggiunto.
Un tiro.
Due tiri.
Quindi perdiamo due ore per capire dove salga il terzo tiro [in realtà non lo abbiamo capito; ma in quel momento pensiamo di sì], un'infinita lunghezza per rampe, fessure e diedri strapiombanti che ci porta nel cuore del Grand Cap.
Segue altra lunghezza non certo di VIII [come dovrebbe essere], in diedro, che ci fa dubitare di essere sulla linea giusta.
Infine l'urto: un'ora e mezza per tre tiri, durissimi, risolti almeno da me a suon di artif. e di friend, col gelo che spacca le mani: il sole se n'è andato; e da sopra scende un freddo vento di tramontana.
Alle 16:30, incastrati in un diedro strapiombante dai lati strettissimi, a 40 metri circa dalla fine del pilastro, ci dobbiamo arrendere: non potremmo resistere a un bivacco a -10°.
Scendiamo.
Mi spiace per Andrea.
Sono troppo preso con i miei casini per essergli d'aiuto nelle salite difficili cui punta in questo periodo.
Tre - Tra le nebbie
E' quasi buio.
A sx il Dente del Gigante e a dx la parete N di punta Helbronner ora appaiono, ora svaniscono nelle nubi basse in cui siamo immersi, avvolte da aure azzurrine e rosate.
La Combe è - ancora una volta - surreale.
La fatica e l'affanno di alta quota aumentano il mio disorientamento. Non vedendo la direzione che stiamo prendendo, a un bivio insisto per seguire la traccia di dx.
Andrea è per quella di sx.
Le nebbie si alzano un attimo.
"E' giusto di qua", urla Andrea.
Correggo il tiro.
PS - Avevo scritto un
post molto più lungo; ma, giudicandolo forse un po' troppo estremo [in relazione ad alcune riflessioni che sto facendo in questi mesi], ho tagliato di brutto. Mi spiace, per l'attesa e per la brevità dell'attuale versione.
La sanguigna rel. di Andrea è consultabile - con alcune foto - sul suo
blog.
PPS - Se non si era capito, oltre ad essere stato impegnato nell'ennesimo trasloco, ho ricominciato a lavorare. D'ora in avanti solo
post telegrafici. Mi spiace...
PPPS - "Like Herod" dà una vaga idea dello stato emotivo in cui ero immerso, mentre, la mattina di sabato 4 settembre, attraversavo la Combe Maudit meditando sulla natura del dionisiaco.
Beh, dài, almeno vi risparmio le mie profonde ponzate...
Insolita, ma interessante combinazione dei primi due tiri di "
Eau et Gaz a Toutes les Etages [rel. Planetmountain]" con la sezione mediana di "
Voyage Hivernal" [o almeno sembrerebbe - è la linea a sx delle due visibili alla pagina linkata - old.risk.ru], percorsa per errore puntando a una ripetizione del primo itinerario.
Indispensabile farsi un'idea generale - tramite foto - delle linee presenti in parete per evitare probabili errori di itinerario.
"Voyage Hivernal" va all'ombra nel primo pomeriggio ed è esposto ai venti settentrionali. Più che opportuno attaccare all'alba ed evitare le giornate con zero termico basso.
Usati nut e friend fino al 4 Camalot, ch. [1 u, 1 lama].
Attacco da terrazzino sormontato da un diedro appoggiato con due sezioni strapiombanti [è il secondo diedro da dx, prendendo come riferimento il gran diedro che delimita a dx la parete E del Grand Cap].
L1 - Superare il primo tratto strapiombante del diedro, continuare per la fessura sul fondo e piegare a dx sotto il secondo tratto strapiombante [sosta sotto un tettino]; proseguire ancora a dx fino ad arrivare sul fondo del gran diedro che delimita a dx quel tratto di parete; quindi per 4-5 m. sulla fessura di fondo; arrivati a una zona appoggiata traversare a sx fino a una sosta con 2 ch; si è sulla continuazione del diedro d'attacco (30 m. - VI-).
L2 - Diritti per la fessura-diedro, seguendone in alto l'andamento da sx a dx [a giudicare dalle foto "Eau et Gaz..." si stacca dalla linea da noi seguita più o meno a 2/3 del tiro (45 m. - VI+).
L3 - In obliquo a dx per facili rocce fino a una sosta con cordone bianco, sul fondo del gran diedro di dx [sosta su ch e nut] (15 m. - II).
L4 - A dx della sosta per muretto [1 ch]; superare un breve scudo tondeggiante ed entrare in una rampa fessurata da dx a sx che si segue fino a raggiungere un sistema di diedri con tratti strapiombanti a dx del gran diedro di fondo. Salire il sistema di diedri fino a un terrazzo costituito da blocchi incastrati; al suo limite dx spuntone con cordini (50 m. - VII-/Ao o VII). Usato un ch a u, tolto.
L5 - A dx per rocce rotte entrando sul fondo di un vago sistema di diedri e colatoi che compie un arco prima verso dx e poi appena verso sx. Per fessure e camino alla sua dx a una sosta con uno spit sotto il filo di spigolo tra parete E e parete NE (35 m. - VI+).
L6 - Tettino e placca a dx del filo, poi a sx del filo in una nicchia [sosta - ?], fessura impegnativa alla dx della nicchia, quindi di nuovo sul filo di spigolo; poco sopra uno strapiombo la via sale per due fessure parallele con cunei di legno. Sosta su 3 ch sotto un tratto strapiombante alla base di un gran diedro dai lati stretti e incassati a dx dei tetti mediani della parete E del Grand Cap. Io salgo in artif.. Andrea in libera (30 m. - VII/A2 o VIII).
L7 - Breve tiro strapiombante. Sul posto 4 ch non molto buoni. Andrea integra con 1 ch a lama, tolto. Sosta scomoda 3 m. sopra l'inizio del diedro (15 m. - VII e A1 o VI+ A1).
L8 - Sul fondo del diedro incassato per ottime fessure, per lo più in artif. [io], su friend: le temperature sono troppo basse per arrampicare in libera. Dopo circa 25 m. incontro 3 ch, lascio una fettuccia e scendo: le condizioni sono tali da impedirci di salire con serenità fino alla fine del pilastro, che ormai si intravede, e di calarci arrivando alla base della parete a un orario che ci consenta un rientro sicuro al rif. Torino (25 m. - VI+/A2).
Discesa - Lungo la linea di salita, lasciando attrezzate con moschettone e cordoni o fettucce tutte le calate tranne S3 e S1 [rel. 10 settembre 2010].
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la relazione
Pic Adolphe Rey
BETTEMBOURG
Bettembourg e c. - VII (350 m.)
Di difficile individuazione l'attacco che
l'abbassamento del
ghiacciaio ha reso poco evidente. Molto sostenuto e su roccia alterata
dal
ghiaccio il 1° tiro: lamette tecniche e fessura netta in diedro
strapiombante.
Poi la via prosegue logica lungo una stupenda linea di frattura. Si
presti
attenzione, non appena le fessure si facilitano, a proseguire sempre
diritti
(diedro nero su roccia poco invitante con spezzone di corda abbandonato
nella
parte terminale): la via prosegue di lì e si conclude sulla
cima
del
pilastro in cui il diedro si esaurisce. Io, che pure stavo salendo
diritto,
fui distolto dai miei giusti intenti ad opera di Dario Sandrini e di
Giovanni
Mostarda e costretto dalle loro irrispettose urla a deviare a destra su
rampa
(sosta su friend alla base di una bella fessura). Di qui proseguii
diritto
(VII- faticoso da proteggere) per finire poi sul versante Ovest (e poi
su
quello Nord) di un pilastro staccato dal Pic. Scendere da
lassù
fu
poi abbastanza complicato (doppie in obliquo a destra).
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Avancorpo della Punta Sud dell'Aiguille d'Argentiere
VIA IGNOTA (REBUFFAT?)
VI (300 m.)
Ripetuta per errore, mentre, in compagnia
di Giovanni
Mostarda
e Andrea Chiaf, si tentava di aggirare il fiume di pietra e fango che
scendeva
dal Couloir a Y e impediva l'accesso all'attacco di "Le pirate".
Giovanni
voleva salire un camino subito a sinistra del colatoio, Andrea e io,
preoccupati
dalla quantità di materiale che scendeva dal couloir e dal
seracco
sospeso che avremmo dovuto attraversare per arrivare al camino,
insistemmo
per salire più a sinistra. Dopo circa 6 tiri di arrampicata
(un
diedro
faticoso e sprotetto al 1° tiro, poi facili fessure e rampe)
arrivammo
in cima ad un avancorpo e scoprimmo che dalla vera e propria parete del
Pilastro
ci separava un baratro insuperabile. Con rammarico fummo costretti a
scendere:
la parete, dall'aspetto patagonico, era (ed è) stupenda.
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Aiguille du Genepy
VIA IGNOTA
VI+ (200 m.)
Sale più o meno nella fascia
centrale, un po' a
destra,
dell'Aiguille. Attacco in fessura, poi si aggira un tetto a destra, si
rientra
a sinistra e si prosegue per belle placche tecniche ben chiodate. Molte
le
possibili varianti, con spit in ogni dove.
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Aiguille du Refuge
VIA PIOLA
Piola e c. - VII (250 m.)
L'Aiguille è percorsa da
più vie che si
affiancano,
si incrociano, si mescolano, si confondono. Ci confondemmo anche
Giovanni
Mostarda ed io. Comunque questa è la nostra relazione:
attacco
da diedro
faticoso nel punto più basso della parete, cengia, poi
fessura
subito
a sinistra di un'evidente costola (VI); dalla sosta, diritti per placca
(spit),
fino a confluire nell'evidente diedro che delimita a sinistra la
placconata
(non vidi gli spit e la sosta a destra in mezzo alla placca) (VII-);
ancora
diedro, poi traversata netta in placca a destra fino ad una sosta sotto
una
fessura (VI); diritti per la fessura (nut di protezione, 1 chiodo dopo
il
passo chiave) fino alla sosta (VII); di qui si esce a sinistra per
strapiombo
(VI+), poi rocce facili; un ultimo tiro su fessura e rocce rotte (V+)
porta
agli spuntoni terminali. Attenzione alla discesa in doppia: in
corrispondenza
del tiro di VII ci si incastrò la corda e io dovetti rifarmi
il
tiro
con una sola mezza corda per sbloccare l'altra. Nella parte alta, in
discesa meglio
fermarsi
a tutte le soste.
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Climbing - Top