1. C'è poco da ridere...
... 'ché indispone accorgersi alle 4 di mattina - grazie all'I-Phone - che le mappe meteo sono cambiate e che sul Pizzo di Eghen già a mezzogiorno si prevede un anticipo del consueto, fantozziano diluvio universale del sabato: così come cambiare meta all'ultimo momento.
Crea un certo qual disagio anche farsi 300 km in 4 ore, prima scorrendo lenti col fiume di auto dirette in Versilia e poi lungo la tortuosa SS 445, pur attraversando la magnifica Garfagnana.
Ma per l'alpinismus questo e altro.
2. C'è poco da ridere...
... 'ché è una bella sveglia partire secchi secchi su un VIII al primo tiro [diedro fessurato, poi a dx ancora per diedro o, più facilmente, per placca alla sua dx; quindi su a sx per microfessura difficile da proteggere], in aggiunta su roccia lichenosa e da ripulire.
Specie se, come capita al Guerz [che non ha letto bene la rel. e si aspetta almeno qualche spit in via], non si sa che sul tiro c'è solo 1 ch.
Dopo la sezione chiave...
3. C'è poco da ridere...
... 'ché è quasi peggio farsi il diedro strapiombante di L2 - VII - con ridotta dotazione di friend [perché eravamo partiti con l'intenzione di andare al Pizzo di Eghen]; e 'ché proteggere una qaz di fessura strapiombante da pugno e offwidth con 7-8 metolius di misure medio-piccole e 3 soli Ande di dimensioni più adeguate è un bel esperimento di alpinismo trad.
Poi ci si arrangia, eh?
Una calata e/o qualche recupero di pezzi al volo... E via.
Però, per salire più sereni - se non vi chiamate "Roberto Vigiani" - è meglio che vi portiate il giallo, il blu e il grigio BD doppi.
4. C'è poco da ridere...
... 'ché confondersi, in partenza da S4, e puntare non al vago spigolo appena sopra e a dx della sosta - come ben segnalato da ch sul lato dx di scaglia appoggiata - ma al tetto sulla verticale appena a sx può essere esperienza alquanto psichedelica, se portata a termine come da mio incauto suggerimento al socio.
Per fortuna il Guerz ci vede meglio del sottoscritto.
5. C'è poco da ridere...
... 'ché concludere in bellezza con il 6b di L6 [un'alternanza di blocchi instabili, fessure muschiose e blocchi su blocchi su blocchi instabili (una vera sezione a metametablocchi instabili)] dà un nuovo significato all'espressione "comodini volanti".
Lassù - specie verso la fine del tiro - c'è un intero mobilificio di dubbia stabilità.
Nessuno stupore che io sia salito lento e circospetto.
Scendere troppo veloci - stile "volo" - non sarebbe stato per niente raccomandabile.
6. C'è poco da ridere...
... 'ché finire la giornata fiondandosi in picchiata dalle fresche faggete dell'Abetone per schiantarsi contro il muro d'aria a 40° C della bassa pianura Padana può segnare per la vita.
E poi dicono che il global warming non esiste.
Tra dieci anni ci saranno i 45° C ad attendere in pianura gli ardimentosi ripetitori - in piena canicola - di "C'È Poco da Ridere", Sasso Rosso, Alpi Apuane.
Altroché...
Via notevole non tanto per la qualità della roccia [essendo la linea su una nord di bassa quota, si arrampica su un calcare lichenoso, erboso e a tratti rotto], ma per l'eleganza della linea e lo stile di chiodatura.
Niente spit in via.
Solo qualche ch sui tiri e alle soste.
Per il resto ci si protegge bene a fr e nut.
Come suggerisce l'apritore nella sua rel. [consultabile su toscoclimb], portarsi serie completa di fr, anche micro [parecchie le fessurine ben proteggibili] e qualche nut medio e piccolo.
Raddoppiare BD giallo, blu e grigio grandi per L2.
Ci si porta in via un po' di peso in più, ma ci si riesce a proteggere meglio.
Ch non indispensabili.
Mentre si arrampica, magnifica la vista sui boschi e sui monti circostanti.
Alcune integrazioni alla rel. Vigiani.
L1 - Sul tratto chiave risulta molto difficile il piazzamento di protezioni e quindi la libera. In artif. la sezione sia per Andrea che per il sottoscritto [VII+/A2].
L2 - Non pensare nemmeno lontanamente di attraversare a dx per fessura accennata in corrispondenza della nicchia alla fine della sezione strapiombante; percorrere tutto l'evidente diedro, prima strapiombante e poi verticale, fino a che questo termina sotto arbusti; c'è 1 ch - non molto visibile - a segnalare l'inizio dell'obliquo a dx [è 6-7 m sopra la nicchia e 2 m sotto gli arbusti cui accennavo].
L3 - Niente da dichiarare.
L4 - Più impegnativo il tratto nel fessurino sopra la sosta che l'attraversamento in placca [in realtà ben proteggibile]; io ho trovato il tiro più facile di L2; ma è probabile che, in questo periodo, io sia più allenato in placca che in forte strapiombo;
L5 - Dritti appena a dx rispetto alla sosta, andando a prendere un vago toboga che si segue finchè si esaurisce sotto strapiombi poco accentuati; 5 o 6 ch sul tiro; sosta non molto buona; tiro per noi meno sostenuto di L1 [e scaldarsi meglio, no?];
L6 - Cautela... Salire come sulle uova;
L7 e L8 - Niente da dichiarare.
Arrivati al bosco sommitale, come da rel., per arrivare rapidamente al parcheggio imboccare il sentiero in discesa verso sx [e non il suo ramo in salita verso dx, come abbiamo fatto noi, rintronati dalla disidratazione e dal caldo]. Altrimenti vi aspetta una non lunghissima divagazione sugli assolati e aridi versanti meridionali del Sasso Rosso. Essenziale photogallery a breve sul sito del Guerz [rel. 30 luglio 2012].
Via di grande sviluppo che, con difficoltà
moderate,
consente di attraversare la grande e bella parete Nord del Pizzo.
Arrampicata
prevalentemente "di spinta" in camini: ottimo allenamento per i
tricipiti!
Roccia non sempre ottimale. Il 1° tiro di V+ non è di facile
individuazione:
fessura a destra della sosta (si sale quella più a destra di
essa)
e successiva rampa; ad un chiodo, traversare netti a sinistra su placca
ed
entrare in un camino-fessura. Molte le soste nei camini finali (in
media ogni
20 m. si trova un posto di fermata). L'ultimo di essi, in
corrispondenza della
forcella sotto il salto terminale, è a sinistra (salendo)
addossato
alla parete (spit o fittoni, non ricordo). Evitare di fare sosta allo
spuntone
in mezzo alla forcella: la corda, trascinata, smuove detrito che
precipita
con folli traiettorie nell'imbuto sottostante.
Consigliabile anche solo per la vista dell'immane piramide del Pizzo
colorata
di rosa dalla luce dell'alba.
F. Recchia, M. Franceschini - VII+/Ao o VIII (295 m.)
Nel primo penitenziagite post-pasquale 2008 Daniele Crescini, Ivan Maghella, Ralf Steinhilber e ddt partono alla base della Cattedrale di Monzone per ripetere "Notre Dame de Monzon".
Ma ddt, in pieno penitenziagite [e quindi all'esplicita ricerca di penitenze] e senza relazione, traversa troppo al terzo tiro e finisce su S2 di "Figli della Lupa".
I quattro prodi procedono imperterriti, vincono L3, L4 [in quest'ordine: ddt in libera fino al chiave, poi tira una copia sul chiave pensando che lì sia il passo di Ao; vede la presa risolutiva - una tacca alta nascosta -, la spia a Daniele e passa oltre; Ralf, deficitario, azzera; Daniele passa al 2° tentativo: 7a; Ivan avvista il passo da secondo], L5, L6 e L7.
Arrivati al top, non urlano "eia eia alalà" - come vorrebbe il nome della via; e nonostante la sconfitta delle sinistre alle recenti elezioni li induca a farlo per rendere più completa l'espiazione - e leggono questo profondo pensiero lasciato a mo' di dedica dagli apritori nei pressi dell'ultima sosta:
É un mondo difficile
É vita intensa Felicità a momenti E futuro incerto.
I quattro, meditabondi, scendono a valle.
Nel secondo penitenziagite post-pasquale 2008, i quattro - sempre loro - salgono alla "Pala dei Fiorentini"
e questa volta imbroccano "Surmenage" [recita il dizionario: "grande affaticamento dovuto al sostenere ritmi di vita troppo elevati"] fino in vetta.
Con alcuni "distinguo": per affinare lo stato meditativo indispensabile a un'adeguata penitenza e per completare l'espiazione richiesta dall'infinita serie dei suoi peccati [per i quali è - comunque - stato più volte flagellato], ddt attende che le sue dita siano raffreddate a puntino dal vento prima di ripetere L8 [6c].
Come atteso, arriva al top con le suddette dita che si aprono.
Niente dediche di via, questa volta.
Ralf conclude il penitenziagite con calata in doppia su zoccolo fatiscente lungo la fissa di una linea in fase di attrezzatura giusto per provare l'ebbrezza di pietre sibilanti attorno a sé.
Nel terzo penitenziagite post-pasquale 2008, i quattro, spostatisi al Procinto, e puntando a "Fantastica", recedono dai loro proposito perché l'alta, ombrosa parete è umida e ripiegano su "Crudelia".
Onde conservare un adeguato clima penitenziale, attaccano alle 11.00 [alle 12.00 il sole girerà dietro lo spigolo sud e lascerà la parete ombrosa e umida come lo - se non addrittura più dello - strapiombante muro del Nona].
Nonostante trovino la via con il 90% dei buchi bagnati [per la pioggia, non per altro], superano anche l'ostica L2 e inarrestabili giungono in vetta. Ralf, così che possa concludere in modo degno la sua penitenza, è suppliziato con crocifissione sulla croce di vetta.
Foto dimostrano il tragico evento.
I suoi compagni, pietosi, rianimatolo, lo riportano a valle; anche perché sua è l'auto che li ha condotti fin li; e lui è il pilota; e lui dovrà riportarli a Brescia superando le infinite insidie poste dal traffico dei vacanzieri, ultimo e non peggiore dei penitenziagite del fine settimana.
Comunque...
Fossero tutti così i penitenziagite: arrampicata conclusa a ore 16.00, giretto in paese, chiacchierata con gli ospitalissimi toshani di Lunigiana e poi di Versilia, birra e pizza a prezzi politici e nanna, questa sì sul duro suolo, alle 23.00 max.
Già...
Fossero tutti così...
Bella via. Infido lo zoccolo.
Usati friend ande n° 2 e 3, nut piccoli.
Alcune integrazioni alle relazioni reperibili in rete [www.toscoclimb.it - www.gulliver.it]
L1 [di "Notre Dame de Monzon"] - Vago colatoio con blocchi. Occhio a quello che si tira (40 m. - VI).
L2 [di "Notre Dame de Monzon"] - In traverso e in obliquo a dx. Ancora qualche blocco e vegetazione (20 m. - V-).
L3 - Traverso troppo a dx, oltre la macchia d'alberi a dx della sosta sopra la quale è probabile che salga "Notre Dame...". Breve muretto in discesa, poi placca appoggiata e lama (50 m. - V).
L4 - Diedrino a dx della sosta, poi muretto e ancora in obliquo a dx (25 m. - VII-/VII).
L5 - In obliquo a dx per bel muro appoggiato (20 m. - VI).
L6 - Tiro chiave: in obliquo a sx fin sotto un tetto, poi traverso a sx, ostico pass. per entrare nel diedro sopra il tetto [in libera 7a], diedro obliquo a dx e sosta (30 m. - VII+/Ao o VIII).
L7 - Diritti sopra la sosta per diedro e muro articolato. Pass. ostico poco sotto S7 (30 m. - VII-).
L8 - Diritti sopra la sosta, in obliquo a sx [lasciando sulla dx una linea con vecchi chiodi] e ancora diritti per rampa e bel diedro (40 m. - VI+/VII-).
L9 - Sempre nel diedro; poi in obliquo a dx e diritti per placca con protezioni lunghette (40 m. - VI+) (Rel. 28 aprile 2008).
Franceschini, Boscetti, Chiartelli, Bianchi - VII+ (215 m.)
La Pala ha una roccia davvero particolare [calcare con intrusioni di selce].
Via bella e divertente. Consigliabile.
Di seguito le solite integrazioni alle relazioni reperibili in rete [www.toscoclimb.it - www.gulliver.it]
L1 - Fessurina, un po' untarella (VI+ - 25 m.).
L2 - Diritti sopra la sosta, poi in obliquo e in traverso s dx (VI+ - 25 m.).
L3 - Bel tiro: diedro sopra la sosta [1 protezione poco visibile], tetto [a grandi prese] e placca molto lavorata (VI+ - 30 m.).
L4 - A sx della sosta, poi diritti e a dx (VI+ - 25 m.).
L5 - Bel tiro tecnico; in obliquo a sx, poi diritti e lungo obliquo a dx; continuità (VII- - 30 m.).
L6 - In obliquo a dx e diritti (VI- - 25 m.).
L7 - Ancora diritti per muro rotto e placca. Al suo termine in traverso a dx (VI+ - 25 m.).
L8 - Tiro continuo, con diversi passi insidiosi: obliquo a dx, poi obliquo a sx; diritti per muro a tacchette fin sotto una serie di strapiombini che richiedono astuzia (30 m. - VII+) (Rel. 28 aprile 2008).
Via che merita la fama che ha. Roccia marmoladiana a buchi. Peccato averla trovata in pessime condizioni...
Usato 1 friend 0,5 dmm [non necessario].
Poche le integrazioni alle relazioni reperibili in rete [www.toscoclimb.it - www.gulliver.it]
L1 - Zoccolo: fittone inox e cordone alla base. Si sale un muretto appigliato e si prende una rampa verso sx fin sotto una serie di resinati inox (15 m. - IV).
L2 - Muro a buchi, prima verso sx, poi a dx, poi a sx, poi ancora a dx [disorienta...] fin sotto un evidente diedro che si segue pervenendo alla sosta. 1 resting per me sul chiave: temevo che il buco intuito a sx del fittone fosse svaso; non lo era (30 m. - VII-).
L3 - Tiro molto sostenuto; diritti sopra la sosta, poi a dx e ancora diritti; fin qui buchi; all'ultimo fittone il busillis; Ivan riesce nell'impresa di infilare l'occhiello di una scarpetta [che sta indossando] in un moschettone di protezione: numeri cinesi per sbrogliarsi; 1 resting per me sotto il chiave (30 m. - VII+).
L4 - Strapiombo atletico, fessurino, a dx per rocce rotte e diedro - ancora - atletico (20 m. - VI+).
L5 - Sopra la sosta; poi strapiombo; poi a dx aggirando un secondo strapiombo; poi a sx in obliquo con numeri cinesi per usare al meglio i buchi bagnati fin sotto una prua che fa impressione; avanti: c'è tutto (25 m. - VII).
L6 - Diritti per 2-3 m.; traverso a dx; passo ostico per entrare in un evidente diedro ad arco [io rendo il pass. più complicato di quanto non sia]; poi diedro ad arco; al suo termine per rocce rotte ed erba al bosco terminale (30 m. - VII-).
Discesa - Per la ferrata sulla parete S [si imbocca dalla vetta] (Rel. 28 aprile 2008).
PS - Consigliabile il rif. "Forte dei Marmi" per l'ospitalità.
Qui sei a casa mia. E fa piacere che qui tu sia venuto a scalare.
Che dire del Procinto?
Ho iniziato ad arrampicare sulla sue rocce. Molti ricordi mi legano a questo "paracarro", come lo chiamava Sandro Trentarossi.
Oggi è diventata una falesia: la gente sale, scende, traversa da una via all'altra... Insomma non arriva nemmeno in vetta.
Ma c'è stato un tempo in cui salire certe vie al Procinto era una vera e propria impresa alpinistica.
Alberto Benassi
Ciao Alberto.
Ripetendo Crudelia quell'aria di severità che richiami ancora si respirava, nella roccia, che ricorda certe spietate placche marmoladiane, nei prati che precipitavano a capofitto sotto le pareti, nella solitudine dei posti.