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Adamello - Est e Sud

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Il Corno Meridionale di Tredenus dopo una nevicata estiva


Val di Fumo
Placche del Rifugio



Uomini e lupi
Ballerini,  Stefani,  Quecchia - VII- (500 m.)
Lunga via "digestiva". Un tiro delicato (VII-) e diverse soste con protezioni "curiose" (spit da 6 mm).
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Il sacro Graal
Damioli e c - V+ (80 m.)
Raffica di spit che termina inspiegabilmente in mezzo alla placca. Poco interessante.
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Pilastro di fronte al Rifugio
Scoobydoo
Quecchia e c - V+ (300 m.)
Bella e facile via in ambiente rilassante e bucolico. Calate in doppia.
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Monte Folletto - Pilastro dei sogni
Dove finisce l'arcobaleno
Quecchia, Tonoli - VII+/A2 o VIII (350 m.)
Ripetuta in giornata (4 ore di avvicinamento, 5 ore di salita e altre 4 di rientro) con Dario Sandrini che tirò da primo le lunghezze più impegnative. La roccia del diedro finale di 6c+ è scivolosa (licheni): difficile liberare il tiro a vista. Dario ebbe il suo bel daffare ad uscire dallo strapiombo terminale. Dopo tre voli su dadi, si decise a piantare un chiodo a U tra la parete e una sottile crosta alla base dello strapiombo e superò l'ostacolo tirando (delicatamente!) il chiodo. Bella e impegnativa, in ambiente isolato. Molti animali. E molti resti della Grande Guerra.
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Monte Bruffione
Monte Tanarone
Pilastro Selvaggio
Pellegrini, Tocchini, Rivadossi - VIII- (180 m. ca)
Il lavoro
debilita
l'uomo

Uno - Buen retiro
Agosto 2011.
Diedro Philipp-Flamm, dalle parti di L10.
Diedro? E dove sarebbe? Boh...
Ho tirato io le prime lunghezze per ottimizzare i tempi di salita: in alto la quota mi avrebbe fatto patire..
Ma, all'alba delle 10:00, dopo 4 ore di scalata, siamo solo a 1/4 di via. Matematica vuole che ce ne vogliano altre 12 per uscire.
Arriveremmo in vetta alle 22:00.
Poi scendi dalla ferrata degli Alleghesi al buio, arriva al Coldai, da qui a Pala Favera, prendi l'auto, arriva a Brescia.
Se va bene, siamo a casa alle 04.00.
E domani si lavora.
Improponibile.
E poi mi fa male tutto: ginocchia, polsi, caviglie.
Ma male male, eh?
E dopo 5 movimenti ho il fiatone.
E sono lento, lento, lento: del resto niente dolomia quest'anno.
Guardo Andrea.
Non c'è molto da fare.
Giù.
Borrelia è ancora qui.

Due - Pilastro Selvaggio al Pilastro Selvaggio
Paride, per gli amici CamParide [non credo per sue - a me ignote - predilezioni per i pirli; è solo perché - CamParide - suona bene], uno dei più forti, giovani alpinisti bresciani, mi aveva parlato entusiasta della via l'estate scorsa, poco dopo che l'aveva aperta con Anello, altro valente klimber della nuova generazione, e Matteo Pota Rivadossi: "Vai a farla. E' bellissima. Roccia ottima..."
E Dario me l'aveva riproposta questo we, dopo la mia debacle sulla Nord-Ovest.
Avvicinamento breve, sei tiri, doppie sulla via.
Sì, si può fare.
Così magari, considerato quello che è successo domenica scorsa, non disturbo troppo borrelia.
E mi distraggo un po' dal lavoro.

Il problema è trovarlo, il Pilastro Selvaggio, Monte Tanarone, sottogruppo del Bruffione.
In effetti la descrizione a p. 50 di Adamello, 109 non è molto chiara:
"In basso: il Pilastro Selvaggio".
"A lato: il Pilastro Selvaggio".
Ma insomma...
Dov'è, 'sto Pilastro Selvaggio?
In basso o a lato?

Alla fine lo individuiamo, sulla sx idrografica della valle Aperta, poco a nord-est rispetto alla Malga.
E in effetti è a lato.
Ma non è in basso.
E' in alto.
A sx [dx orografica] di un tetro canale.
Risaliamo per erbe dalle vaghe reminescenze lucane [io con gli occhi fuori dalle orbite terrorizzato da potenziali agguati di zecche] sulla sx orografica del canale [tracce] e, dopo qualche divagazione per roccette e ripidi prati, arriviamo sotto il Pilastro Selvaggio.
Sì, sì...
E' proprio selvaggio.
Diversi blocchi in bilico fanno bella mostra di sé su tutto il pilone; e qua e là spuntano rami secchi e ciuffi spettinati di isiga matura.
Cerchiamo la via.
Io inavvertitamente sfratto una grossa aspide dal suo solarium di fronte a casa. Lei mi soffia addosso risentita, selvaggia.
E Ralf, oggi della partita con Dario e il sottoscritto, trova la via.
Finalmente...
Il "Pilastro Selvaggio" sul "Pilastro Selvaggio".
Tutto molto selvaggio.

Come da tradizione parto io.
Primo tiro - Placca insidiosa e diedro a dx. La tacca netta si stacca. Non si stacca la tacca svasa. Very selvaggio. Occhio!
Secondo tiro - Diedro erboso a comodini volanti, selvaggi [e ti credo: con tutta quella vegetazione, sembra di essere in Borneo...]. Poi muretto e fessura. Un bel VI orientale, selvaggissimo. Non è improbabile trovarvi selvaggina di vario tipo e variamente aggressiva.
Terzo tiro - Dario per fessura-diedro di roccia finalmente buona, detta - da relazione - del "Cinghiale Volante". Dario, pur selvaggio, non è un cinghiale; e non vola. VII.
Quarto tiro - OS per Dario - piazzando le protezioni - sulla fessura che attraversa "The Red Mirror" [lo Specchio Rosso].
Yeah!
Selvaggio!
In un punto a 2/3 del tiro prende un albero che non può non prendere: è in mezzo alla fessura.
E, a meno di avere le ventose, sullo Specchio Rosso a sx e a dx, a mani nude non si sale.
Arrivati in sosta anche io e Ralf, disquisiamo a lungo se l'A1 indicato in rel. stia per grado I di artif. o se vada inteso come grado I "Arboring".
Il fatto che ci si trovi su una parete selvaggia ci fa propendere per la seconda interpretazione.
Nel mondo selvaggio per definizione nulla può essere artificiale.
Tutto DEVE essere naturale.
Quindi l'A1 della rel. non può che essere un Arboring I: clean climbing.
Altrimenti tirare ciuffi di isiga sulle pale lucane che cosa sarebbe?
Muri e muri di Ao?
Mah...
Convalidiamo l'OS di Dario: VIII-, 1 p. Arboring.
Accettiamo contestazioni.

Quinto tiro - Bello e un po' meno selvaggio. Anzi, la parete comincia a diventare amena, come la ridente conca della Valle Aperta, sotto. Non può mica essere tutto selvaggio selvaggio, no?
Sesto tiro - Bloccaggio selvaggio - e non molto evidente - per arrivare al primo ch. Poi le difficoltà si abbassano; e per facili roccette di V selvaggio si arriva al culmine del pilastro; sosta e calata selvaggia da un bell'abete. Selvaggio.

Tempo impiegato: un bel po'; diciamo circa 5h con le calate. D'altra parte su una via selvaggia, non si può mica correre!

Paride, Anello, Matteo...
Si scherza, eh?
A parte alcuni buchi larghini dei fix di sosta [ci sono fix solo in sosta, eh?] che sono causa di ansiogene oscillazioni dei suddetti in fase di calata, ottimo lavoro!

Bella via su roccia così così in basso e da saper proteggere su tutte le lunghezze. Non abbiamo piantato ch.
Gradi sostenuti.
Non per alpinisti di primo pelo.

Tre - Ideale
Mentre io non faccio altro che scrivere progetti [e se butto giù queste righe, lo faccio solo perché le dita altrimenti mi si rifiutano di digitare numeri sulla tastiera; e i fogli di calcolo dei vari budget restano desolantemente vuoti], Dario procede selvaggio nella sua esplorazione del mondo selvaggio.
E' di due venerdì fa un suo tentativo sull'Ideale con Walter.
Purtroppo Walter, alle prese - dopo il bivacco - con un tiro di difficoltà non particolari, per lo stacco di una presa si fa 20 m. di volo, strappando 2 ch e 1 fr.
Bello spavento per entrambi e una spalla e tre costole traumatizzate per Walter, recuperato dall'elicottero.
Un "in bocca al lupo" per una pronta guarigione a lui.
E complimenti spropositati a Dario per la bella estate alpinistica 2011.

***

Soundtrack: "Fools Gold"
The Stone Roses - The Stone Roses [1989]



***

Riporto qui sotto la rel. visuale dei primi salitori, geroglifico azteco di squisita fattura [scherzo, eh?] [rel. 18 settembre 2011].

Relazione visuale - Pilastro Selvaggio
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Commento:
Certo che questi giovinastri [con il Sempreverde al comando...] te aprono 'na via del VIII in Adamello; e uno manco se ne accorge...
Mi associo in toto a coloro che sono felici della tua ritrovata vena narrativa. Leggerti è sempre sinceramente piacevole.
Paolo

Rispondo:
Ciao Paolo.
Grazie per i complimenti; non è che veda 'sto gran numero di persone lì, ad acclamarmi perché scriva.
A ogni modo tieni conto che tra circa una trentina di giorni mi scadrà l'abbonamento con Tophost. Da allora temo che il sito sarà oscurato.
Il fatto è che, tra il lavoro incombente e lo stillicidio di fatti tragici, la voglia di scrivere sta davvero svanendo.
La mia riconoscenza sincera per la tua assiduità nelle visite a queste pagine.
Ciao
Sandro


Parete a sx della Cascata di Danerba
Per Chi mi Hai Preso?
Davorio, Pellizzari, Maghella - VI/VI+ (220 m.)
Bella e facile via ben protetta del trio.
Stamparsi la relazione qui [sito di Angelo: http://daoneclimbing.webnode.com/cascata-di-danerba-parete-di-sinistra/] o qui [sito di Ivan: http://ivanmaghella.forumfree.net/?t=32937362] e portarla con sé per le indicazioni che vi sono reperibili, indispensabili per non perdere tempo sia in fase di reperimento dell'attacco [il sentiero di accesso inizia dietro la colonia subito dopo il ponte; i segni gialli a un certo punto si perdono] che di calata [seguire alla lettera le indicazioni di Ivan: noi abbiamo perso 40' solo per sbrogliare le corde durante le calate nel tratto di bosco mediano].
Le placchette dei fix da L5 cambiano colore [da argentate a bronzate] [rel. 25 maggio 2009].

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***

Mi scrive Paolo Dolcini:
Commento
Ripetuta a fine aprile; primi e ultimi due tiri e sono concatenabili [noi avevamo mezze da 60mt]. Davvero belli i due tiri dopo il boschetto mediano. Protezioni talvolta lunghette sul facile, più vicine sui passaggi di VI.
Paolo

Respondeo
Ciao Paolo.
Nulla da aggiungere.
Anche perché nulla ricordo.
Ah, l'età...
Buone arrampicate.
Ciao
Sandro


Val Daone
Val Danerba
Spigolo del Vento
Tameni, Tamburini - VII- (350 m. ca)
Rel. completa a questo [daoneclimbing] o a questo [adamellothehumantouch] sito.
Non ci si lasci ingannare dal fatto che è una via chiodata in modo sportivo: attenzione, davvero, all'avvicinamento sullo zoccolo, pericoloso, specie per chi non sappia muoversi su terreni da cacciatori, esposti e inerbati. Le corde fisse costituiscono un aiuto solo parziale.
Nel tratto alto dello zoccolo, dove le segnalazioni spariscono, abbiamo alzato l'ometto, reperito in loco, che nel canale indica dove traversare verso la cengia sotto la parete, per raggiungere la corda fissa [poco visibile] e l'attacco.
Evitare la via in periodi estivi di forte insolazione: la tonalite diventa rovente.
Su L1 i primi 10 m. fanno da filtro. Moschettonaggio del primo fix e boulder meno difficile per gli alti. Il resto della via è, in genere, più facile e meglio protetto.
Su L4 fix poco visibile sotto il tetto.
L5 - VI+.
L6 - VII-/VII, continuo; utili anche BD giallo e blu grandi [rel. 27 agosto 2012].

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Quetzalcoatl
Amadio, Costa, Davorio, Vallortigara - VII- (700 m. ca)
And if you see,
Don't make a sound.
Pick your feet up off the ground.
And if you hear as the warm night falls
The silver sound from a tongue so strange,
Sing to me, sing to me.

Pink Floyd
Fat Old Sun
Atom Heart Mother, 1970


Venerdì 8 - Bollettino medico: borrelia, ehrlichia o rickettsia?
Questo è il problema...
Non si sa bene che cosa ho avuto.
Igg e Igm antiborrelia negativi nella relativa sierologia sembrerebbero smentire che abbia il Lyme.
Poche piastrine e strage di globuli bianchi nella fase acuta della malattia - così come la disbiosi intestinale - sembrerebbero indicare ehrlichia.
Lesioni simili a tache noire nei punti nei quali sono stato morso durante le prime fasi della malattia porterebbero a ipotizzare rickettsia [che però non è endemica in nord Italia].
Nel primo caso, la cura [ceftriaxone 2g/die] sarebbe stata corretta.
Nel secondo e nel terzo caso, molto meglio doxiciclina 100 mg 2 volte al giorno.
Tra parentesi, la doxiciclina va molto bene anche con la borrelia.
Quindi sarebbe stato meglio avessi preso fin da subito la doxiciclina.

In ogni caso i disturbi restano: dolori alle articolazioni nel fare certi sforzi, facile affaticabilità, miocardite.
Da quanto ho capito, potrebbe essere o che la malattia non sia stata curata del tutto [e allora devo stare attento a un eventuale peggioramento dei sintomi], o che l'organismo sta ancora smaltendo la reazione autoimmune provocata dal fatto che la borrelia, oltre a nascondersi nelle cellule di varie parti del corpo in forma di sferoblasto, stimola una iper-reazione infiammatoria dell'organismo, mentre ehrlichia e rickettsia, essendo parassiti endocellulari, inducono l'organismo a difendersi da sé stesso - ad attaccare i propri tessuti - per contenere l'infezione.
In entrambe le situazioni, l'unica è attendere che l'organismo recuperi e si rafforzi.

Due - Sabato 2 - Minuetto a Ceniga
Mi sono accorto della miocardite ripetendo la via di cui al sottotitolo, due settimane fa.
La via, tutta protetta a fix, non è un granché [Giovanni e io, all'attacco, commentavamo che ha un nome - come dire? - un po' fru-fru].
Ma io l'avevo scelta proprio come test: le abbondanti protezioni ci avrebbero consentito un'agevole ritirata nel caso di evidente mia defaillance.

Invece è andata: tutta la via in libera.
Anche se, da 2/3 in su, complice il caldo, ho arrampicato con uno spiacevole senso di oppressione al petto che mi ha messo di fronte all'evidenza: la forza è tornata, ma il sistema cardiocircolatorio non è a posto.
Quindi sessioni di arrampicata di 5 tiri massimo e niente strapazzi.
Che significa "Niente vie lunghe".

Non so per quanto tempo.
Ma immagino almeno finché non mi passerà il fiatone a fare Soli nel Vento a Predore o Ciao Ciao Belle Tettine a Mazzano.

Per questo oggi pomeriggio piscina.
So che non è il massimo per i calli dei miei polpastrelli, ridotti al minimo dalla forzata inattività.
Ma non posso mica ripetere un giorno sì e uno no la cresta del Triinale, o l'altra di fronte, in Maddalena, come sto facendo in questo periodo!
Il gesto atletico va variato.

E domani?
Vedremo.
Magari una vietta di max 6 tiri, con Ralf o Giovanni.
O la solita falesia a dosi omeopatiche.

Tre - Domenica 3 - Quetzalcoatl
Poi è finita che Giovanni, tentatore, mi ha indotto a più di qualche tiro omeopatico in falesia.

"Una pedalata di 700 m.?"
Così me l'ha venduta lui al telefono, sabato sera.
Quetzalcoatl, dico.
Che - oltre a essere il Serpente Piumato della mitologia mesoamericana, il dio della dissoluzione e della rinascita, figura archetipica per certi versi ismorfa al Dioniso ellenico e allo Shiva induista - è il lungo itinerario aperto da Angelo Davolio, Paolo Amadio, Mario Vallortigara e Dino Costa sulla Piramide di Danerba, nella omonima laterale della Val Daone.
"Una via che parla bresciano e «azteco»", così ne scrive niente meno che Fausto Camerini, niente meno che - sì, di nuovo - su Bresciaoggi del 13 luglio 2010.
A leggere la relazione di Paolo su adamellothehumantouch [è "un itinerario arioso con molte lunghezze divertenti"] le carte per una rapida galoppata su belle placche di appoggiata tonalite c'erano tutte.
Quindi, dopo aver vanamente tentato di convincere Giovanni a propositi più miti [per modo di dire: la mia proposta - Trice, al Pilastro Giusti, Valle del Sarca - sarebbe stata sì più corta, ma non più facile; e al caldo] ci siamo dati appuntamento a Sabbio, per le h 06:00.

"Mi fanno male i piedi"
S12.
Quando Giovanni dice così, vuol dire che è stufo.
In effetti i 4 tiri belli dell'avancorpo basale e i 2 di placca che abbiamo appena salito giustificano a fatica la ravanata per muretti e canalini immersi nella vegetazione tra le due sezioni.
Se non fosse che in san Lucano si attraversano magnifici boschi di faggi e abeti in basso e meno esaltanti macchie di mughi in alto, mentre qui la vegetazione dominante è costituita da larici, ontani, betulle e qualche maggiociondolo...
Che in san Lucano, i fix sono anatema, mentre qui ogni 3 m. circa se ne trova uno...
Che là lo zoccolo è verticale, mentre qui è appoggiato...
Che là è calcare e qui granito...
Sembrerebbe proprio di salire una parete lucana: festuca, di due tipi [verde e secca], steli freschi di altra graminacea, ragni, mosche, insetti di ogni tipo, un'ottima palestra per l'erborismo esplorativo.
Però l'arrampicata è quello che è.
Ci saranno anche serpenti?
Di quelli spiumati, dico.
Speriamo di no.

Giovanni ha i talloni sfondati dalle sue vecchie scarpette.
E la mia miura di sx ha perso metà suola, strappata dal grip della tonalite. Quindi vietate le spalmate di piatto a pianta piena.
Siamo lì lì per buttare le doppie.
Poi mi viene da guardare al top, un'anticima a piramide alla base di una cresta che prosegue verso l'alto senza termine apparente.
No.
Siamo uomini o caporali?
Quel che si è iniziato, si finisce.

Non lo dico a Giovanni.
Ma lui capisce.

Salendo, la parete si fa sempre più rotta ed erbosa.
Stratificazioni diagonali formano diedri inclinati col lato sx di roccia pulita e quello dx ricoperto di terra e della solita festuca.
L'arrampicata richiede attenzione, non per le difficoltà, moderate, ma per la necessità di salire tratti vegetati che gli apritori [pure loro stanchi, ma di chiodare a raffica], hanno lasciato sprotetti.
E senza fix, su una parete dove si potrebbe salire ovunque, bisogna arrampicare ad sensum.

A ogni sosta Giovanni mi dice che gli fanno male i piedi.
E ogni volta io rispondo con un sorrisetto.
Verso la fine lui, che non vede S15, si spara in un tiro L15 e metà L16 [muretto iniziale atletico a lame da verificare] e mi recupera da una sosta della vicina via di Dario Ballerini.
Io salgo la parte rimanente di L16 e L17.
Mi fermo a S17, uno scomodo nido d'aquila al vertice della Piramide.
Recupero Giovanni, arcistufo, solo fino a S16.
Poi mi calo.
Tempo impiegato: 5 h e 30'.
Inizia la lunga teoria di doppie.
Oggi ripasso manovre.

"Ok, zoccolo fatto. E la via?"
Al rientro, mentre passiamo al fianco del lago d'Idro discorrendo di profondi problemi esistenziali ["Non è detto che quello che in prima battuta per una persona è un male non sia un bene a lungo termine. E non è detto che quello che per una persona è un bene nell'immediato, lo sia anche a lungo termine", è la tesi di Giovanni; la mia è: "Si, ma... Se, da giovane avessi saputo quello che so adesso, avrei evitato molte delle craniate che ho preso"; e lui a insistere: "Sì ma, prendendo craniate, si impara a non prenderne; e poi alla fine le cose si pareggiano"; e io a controbattere: "Sì ma, alla fine che cosa importa che tutto si pareggi?"], a un certo momento - forse per dare un taglio a una discussione che non arriva da nessuna parte - ricominciamo a parlare di Quetzalcoatl.

"Io, a commento, suggerirei", fa Giovanni, "Ok, zoccolo fatto. E la via, dov'è? Ma so che non lo scriverai. Sei troppo buono..."
"Mah... la via non ha esaltato neanche me. Si vede anche da sotto che la parete è una giungla. Devono averne avuta di voglia, Paolo, Angelo e soci, per tornare 7 volte in parete. E 3 volte col temporale... Sai che goduria calarsi dal colatoio mediano, che raccoglie tutto quello che cade nell'anfiteatro sommitale, sotto il diluvio...", dico.
E mi viene da pensare all'eserga posto da Paolo in apertura alla sua relazione su adamellothehumantouch:

Laggiù ad oriente il dio celeste, Quetzalcoatl, s'era levato e si accingeva
a riprendere possesso del paese strappatogli dalle divinità azteche. E con lui,
bianco dio della luce e dell'aria pura, s'avvicina una schiera di esseri celestiali e radiosi,
assisi su draghi a quattro zampe che soffiano fuoco dalle narici
correndo veloci come la bufera e le cui criniere e code s'agitano al vento come i pennacchi di fumo
uscenti dalla bocca del vulcano Popocatepetl.

Noi, da giovani, nei momenti topici, vedevamo le schiere degli angeli.
Si vede che lui, sulla Piramide di Danerba, tra le nubi e le nebbie avanzanti del temporale, sotto i fulmini e l'acqua battente avrà visto il seguito celeste di Quetzalcoatl.
Momenti intensi, insomma. Di quelli che marcano i ricordi a fuoco.

"Certo, la chiodatura in alto... Se chiodi plaisir sotto, fallo anche nei tratti inerbati, no?", butto lì.
"Però è anche vero che a chiodare impari chiodando. E, le prime volte, soprattutto se non sei riconosciuto dal giro di 'quelli che contano', ne senti di ogni. Pensa a Ivan e Danilo, su Ridi Pagliaccio: e perché è troppo chiodata, e perchè ci sono scavi per i cliff, e perché...", controbatte Giovanni.
"E comunque tutti a ripeterla", aggiungo io.
"Non lo sarà Quetzalcoatl, temo", conclude lui.
In effetti gli spit della via di Dario, a dx di Quetzalcoatl e lungo una linea più ardita, sembravano soffrire di abbandono almeno decennale.
Posto troppo isolato e selvatico, parete troppo sporca.

"Vabbe'... Noi, grazie ad Paolo, Angelo e soci, la nostra scampagnata, ce la siamo fatta, no? E se non ci piaceva, andavamo da qualche altra parte, giusto?"
"Quindi, commento?", riprende.
"Ma devo commentare per forza?", dico.
"Beh, ad esempio qualcosa sull'alpinismo della rinuncia?" [www.stilealpino.com], incalza.
"Ma anche no. L'alpinismo della rinuncia mi sa tanto di quella storia della volpe e dell'uva: quando non ti tieni più, allora riscopri il limite..."
"Ma no, nel senso di lasciare selvaggi i pochi spazi selvaggi rimasti..."
"Come se la natura non si riprendesse in un niente quello che è suo... Piuttosto controllati dalle zecche, questa sera. C'erano cacche di camoscio, in via".

Chiudiamo l'argomento e riprendiamo a discutere della disputata quaestio se tutti i mali vengano per nuocere, senza però arrivare a una conclusione condivisa.

PS - Alla fine, la zecca, forse rimasta negli scarponi ancora da San Lucano, ce l'avevo attaccata io, al fianco dx. La nona in quattro uscite.
Marco, un amico di lunga data, saputo dell'accaduto al telefono, ha commentato: "E se fosse un segno del destino?"
"Tipo che è ora che smetta di andare in montagna?"
"Tipo..."
"Mah, dovrò farci un pensierino, prima che - al prossimo avvicinamento a questa o a quella parete - mi si pari di traverso sul sentiero una mega-zecca di 3 m. x 2 e mi dica: 'Altolà, dottor De Toni. E' finita la cuccagna."

PPS - E miocardite e astenia?
Domenica sera, arrivato a casa, ho mangiato qualcosa alla bell'e meglio, mi sono steso sul divano alle 20:00 per un riposino e... mi sono svegliato alle 08:00 del mattino dopo, dopo un'ininterrotta ronfata di 12 ore.

Insomma, recupero lento.
Ma almeno dormo.


***

Soundtrack - Riders on the Storm
The Doors - L.A. Woman [1971]





***


La rel. dei primi salitori, consultabile sia su adamellothehumantouch che su daoneclimbing, è in linea di massima precisa.
Mi limito a poche integrazioni.
La lunghezza di alcuni tiri è forse sovrastimata.

S4 è sotto un ontano, coperta dall'erba, dopo un netto traverso a dx, prima che la linea dei fix punti in obliquo a dx al primo bosco mediano [ca 30 m. dalla sosta su betulla]. Circa 10 m. sulla dx, in piena placca, una probabile sosta di calata con 2 fix.
Raggiunto il boschetto, si tenga presente che la via segue come direttiva un esile - e abbastanza evidente - colatoio che scende tra le placche erbose. Il punto d'attacco del colatoio è sul fianco sx del boschetto, salendo.
L14 è tortuosa; allungare bene i rinvii, specie il primo sopra il larice che si aggira a sx. Di qui in obliquo a dx puntando a un diedro con 2 fix che si vedono all'ultimo momento. La sosta non è al larice alla fine del diedro, ma sopra l'ultimo fix.
L15 - Superato lo strapiobino a funghi, mirare a dx a un'evidente crestina con un diedro sulla sua sx e larici lungo il filo; tenersi sotto il filo, a sx. S15 è costituita da un cordone alla base di un piccolo larice sulla cengetta al termine della cresta.
L16 - Sul primo muretto a dx - e non a sx - della sosta occhio a quello che si tira.

Usato 1 fr 0,5 dmm. Utili fr medio-piccoli [rel. 4 lug 2011].

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Scoglio di Boazzo
Nonna Lisetta
Rivadossi e c. - VII/A1(230 m.)
Via impegnativa con protezioni spesso lunghe (Rivadossi è alto e riesce a piantare gli spit in posizioni che possono risultare difficili da raggiungere per i corti). La placca rugginosa dopo il traverso del Rospo può essere superata avvalendosi di un cliff in un buco artificiale (o di un cavanut, come fece Giovanni Mostarda nel corso della nostra salita). La via prosegue con una fessura erbosa, un diedro strapiombante impegnativo e una placca ipertecnica e si conclude vincendo uno strapiombo con prese scavate (peccato!).
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Aldebaran
Battaini e c. - VII/A2 (270 m.)
Penitenziagite n° 30.

Aldebaran, o alpha tauri.
"Dall'arabo al-Dabaran, "l'inseguitore", in riferimento al modo in cui la stella - la più brillante della costellazione del Toro - sembra seguire l'ammasso delle Pleiadi nel loro moto notturno.
Aldebaran è una stella di tipo K5 III: arancione, molto grande, ormai separata dalla sequenza principale dopo aver usato tutto il suo idrogeno di riserva.
[...]
Aldebaran sta adesso fondendo elio e si è espansa fino a un diametro di 5,3 · 107 km, circa 38 volte il diametro del Sole.
Il satellite Hipparcos ha misurato la sua distanza a 65,1 anni luce [dalla Terra], e la sua luminosità a 150 volte quella del Sole. Questa combinazione di alta luminosità e [ridotta] distanza la rendono la 13ª stella più brillante del [firmamento].

Aldebaran è una delle stelle più facili da trovare in cielo, sia per la sua luminosità che per la sua associazione con uno degli asterismi più evidenti. Se si traccia una linea che passa per le tre stelle della cintura di Orione da sinistra a destra (nell'emisfero nord) o da destra a sinistra (nell'emisfero sud), la prima stella brillante che essa incontra è Aldebaran.

Astrologicamente, Aldebaran era una stella fortunata, che portava ricchezze ed onori. [Fin dal dal 3000 a.C.] era, insieme ad Antares, Regolo e Fomalhaut, una delle quattro "stelle reali" dei Persiani" [da Wikipedia].

Aldebaran, Scoglio di Boazzo, Val Daone.
Via di prima grandezza tra le tante racchiuse nello scrigno tonalitico della parete, attacca in corrispondenza del diedrone inclinato da dx a sx appena a sx dell'evidente spigolo ovest.
L'itinerario prosegue poi vincendo la muraglia con una linea coraggiosa che sfrutta fessure e lame - verticali e strapiombanti - inclinate a sx e quindi per fessurine oblique in direzione opposta attraverso le nere placconate sommitali.
All'ardito arrampicatore che intenda affrontare Aldebaran sono richieste in grado spiccato le più raffinate competenze dell'alpinismo esplorativo estivo anni Duemila: capacità di muoversi in libera su difficoltà continue in fessura, artificiale [anche su friend e microfriend], buon feeling e capacità di dialogo con i ragni crociati, arboring ed erboring [fino al grado 4/5!].
Portare decespugliatore [da ddtpedia].


Soste attrezzate a fix - in maniera... curiosa - da Beppe Chiaf e Andrea Guerzoni - in vista di una potenziale salita in libera delle lunghezze sulla placconata sommitale [probabili difficoltà molto sostenute: a occhio - ben - sopra il 7c; al momento le fessure, intasate d'erba, non sono percorribili in libera].
Noi abbiamo usato friend [da micro a 7 Ande], qualche nut piccolo e medio-piccolo, due excentric grandi.
Avevamo il martello, ma non lo abbiamo usato [può però risultare utile se si ripete la via in inverno o in primavera]. Occhio alla tenuta di alcuni chiodi, consunti dalla ruggine o piantati per la progressione in artificiale.
Bella via sostenuta che merita maggiore fortuna rispetto a quella riscontrata finora.

L1 - Sul fondo del diedro, aggirando piante e trattando con delicatezza le schiere di ragni crociati che si incontrano salendo. Sosta su terrazzino con 2 fix (55 m. - VI/VI+).
L2 - Sempre sul fondo del diedro, se ne supera un primo, breve tratto strapiombante [il cui oltrepassamento è reso complesso da una vera e propria colonia di Araneus Diadematus - Da Wikipedia: "Se disturbato il più delle volte tende a darsi alla fuga piuttosto che reagire in modo aggressivo, ma nell'eventualità in cui dovesse verificarsi il morso (eccetto casi di ipersensibilità) in soggetti sani le conseguenze sarebbero davvero minime, essendo le tossine del veleno poco attive e la quantità massima inoculabile estremamente ridotta"] e un secondo, più lungo e continuo. Al termine di questo, a dx per cengia con blocchi di dubbia stabilità. Sosta su albero (40 m. - VII-/VII).
L3 - In obliquo a sx per diedro incassato sotto tetto e strapiombo. Aggirato un larice, per diedro alla sosta con 2 fix (20 m. scarsi - VI+/VII-).
L4 - Ancora in obliquo a sx per bella lama off width e successive fessure, fino a poter traversare in discesa a sx a una sosta con 2 fix su esile cengia con arbusti spinosi (20 m. scarsi - VI+).
L5 - A sx della sosta, si aggira a sx uno strapiombo e si sale diritti per lame e fessure superficiali. Ralf, sul pass. di uscita, imposta male la sequenza, vola, strappa un nut e finisce la sua planata circa 2 m. sopra di me. In basso Ermanno Salvaterra, che ha appena concluso un'altra via e sta aspettando due amici in calata da "Nonna Lisetta" [ripetuta pulita], si fa quattro risate. Sosta con 2 fix (10 m. scarsi - VII-/VII).
L6 - In obliquo a dx per esile fessura con molti ch, diritti per tratto erboso con blocchi incastrati (VI+) e di nuovo in obliquo a sx per fessura sprotetta. Sosta con 2 fix (30 m. - VII-/A2).
L7 - In artif. diritti sopra il punto di fermata e in obliquo a dx sopra un cespuglio puntando ad aggirare uno spigolo in alto a dx [occhio a un RURP (Realized Ultimate Reality Piton - "un micro-chiodo delle dimensioni di un francobollo, utilizzato in alpinismo per le fessure verticali ed orizzontali più piccole", da Wikipedia)] poco prima del filo che, piantato in roccia ricoperta di muschio, si vede poco. In libera si aggira lo spigolo e si prosegue in obliquo a sx per la seguente rampa fino a un fix; di qui in traverso a sx e diritti per fessure [in alto expanding; piazzare con cura le protezioni] fino alla sosta in mezzo ad erbe, su 2 fix (35 m. - VII-/VII o A2 - il RURP è vecchio; non è il caso di ballarci sopra il tango...].
L8 - A dx fino a un corto diedro; se ne rimonta il lato dx; poi, per breve placca, a una zona vegetata; di qui io sono proseguito in obliquo a sx fino ai due spit d'uscita di "Nonna Lisetta"; la probabile uscita originale è più a dx. Punto di fermata su albero - Occhio alle formiche rosse! (60 m. - VI+) (Rel. 2 settembre 2008).


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Only
R. Cherubini - VII+ (120 m.)
Ebbi notizia dell'esistenza della via direttamente dagli apritori. Molti spit (forse adesso vecchiotti), difficoltà sostenute. Spesso bagnata.

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Il cammino degli eternauti
Fieschi, Vincenzi - VII+/Ao (240 m.)
Tutte le vie di Fieschi sono logiche, eleganti e chiodate lo stretto indispensabile. Questa è una delle più belle. Portare nut e friend medi per il 3° tiro. Da ripetere.
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Pocahontas
Rivadossi, Bosio - VII+/Ao (240 m.)
Forzati i primi tiri (pericoloso l'accesso alla placca iniziale). Poi la via si riscatta. Chiodatura distanziata in placca su difficoltà elevate. Molto bello il penultimo tiro (cui si arriva dopo aver trovato una via d'uscita nell'intricato e pericoloso bosco sospeso sopra il tiro di 7b).
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Uomini di frontiera
Fieschi e c. - VII+/Ao (240 m.).
Magnifica. Completata al 3° tentativo. La "Scimitarra" (l'impegnativa lama di VII da proteggere al 7° tiro - friend medio/piccoli) mi aveva più volte ricacciato indietro.
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Psychobar
Rivadossi, Zipponi - VII/A1+ o VIII/A1+ (200 m.)
Frammenti di Penitenziagite - Giorno tre.
Psychobar, L4.
In realtà, senza saperlo, sono finito su "Buenaonda".
Diedro incassato. Incassatissimo.
Sembra sprotetto per 5-6 m.
E io sono incassato nel diedro, tentando di salire a incastro di corpo.
Dario: "Sembri Lynn Hill su Changing Corners".
Io: "Sì, ma, a differenza di Lynn, non ho le tette. E, soprattutto, non faccio l'8b".
Incassato, e grazie alla protezione di un paio di nut piazzati in modo strategico, passo.

La salita è faticosa e riduce a zero la mia provata psyché.
Mica si chiama "Psychobar" a caso...
Su L9, dopo che un fungo di tonalite ha abbandonato anch'esso la sua sede plurimillenaria sollecitato dal mio piede [e io ho evitato il voletto strizzando le prese che ho tra le mani], pur con la corda davanti e su un 6a, mi muovo tremebondo come un coniglio da parete.

Mah...
Misteri della forma...

Molto faticosa e impegnativa, anche ripetuta in artificiale.
Viene da chiedersi come abbia fatto un equilibristico e bravo Matteo Rivadossi a piazzare più di qualche protezione.
Roccia a tratti scagliosa.
Portare 2 cliff Talon e 2 staffe a testa [o non si passa], friend di ogni misura [raddoppiare n° 2, 6 e 7 Ande] e qualche nut medio e piccolo.
Avevamo il martello, ma non è servito, se non per ribattere i ch del tratto di "Buenaonda" da me percorso per sbaglio.

Attacco - Sul fianco sx [orografico] del canale a sx del muro su cui sono tracciate le vie elencate di seguito.

L1 - In obliquo e in traverso a dx fin sotto un tettino. poi fessura (25 m. - VII/A1 o VIII-/A1).
L2 - Per rampa in obliquo a dx, poi cengetta a dx e pendolo fino a lama sotto la sosta (15 m. - VI/Ao - 1 p.a. su friend).
L3 - Placca con 2 buchi per cliff, fessura (1 nut 4 dmm da me lasciato per i fortunati ripetitori; per toglierlo, mi sarebbe bastato un colpo di martello; ma mi ero dimenticato di averlo appeso all'imbrago), quindi fessurone verso sx sotto strapiombo e sul suo margine sx. La sosta deve essere in una nicchia da qualche parte a dx della sosta a ch che si incontra salendo nel diedro in cui evolve la fessura. Ma Dario non la trova e fa sosta su uno spit 2 m. sotto la sosta a ch (30 m. - VII/A1+).
L4 - Io raggiungo la sosta, salgo nel diedro incassato sopra questa (VII?), ne esco sulla dx e raggiungo di nuovo i fix di "Psychobar". Placca ad arco a sx sotto tetti. Poi diritti per diedro fino alla sosta su cengia (25 m. - VII/A1 o VII+/A1).
L5 - Bella placca in obliquo a dx e strapiombo. In libera con riposi per Dario (15 m. - VI+/Ao o VIII-).
L6 - A dx, si supera uno strapiombo e si imbocca un sistema di fessure strapiombanti che porta sotto un tetto. Se ne esce a sx e si sale per fessura alla scomoda sosta (20 m. - VII/A1 o VII+/A1 su friend).
L7 - A sx, diritti e a dx, aggirando il tetto (10 m. - A1).
L8 - In obliquo a sx per rampa. Poi sempre a sx per cengia e in obliquo per placca difficile (20 m. - VI+/A1 o VIII/Ao).
L9 - In traverso a sx per placca a funghi [roccia non eccezionale]. Quindi diritti per muro e spigolo, in alto molto muschioso. Al suo termine a dx per rocce più facili (35 m. - VII-/Ao).
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L'Orizzonte degli Eventi
Fieschi, Cattivelli - VII+/VIII-/A2 o VIII/A2 (285 m.)
L'abbiamo attraversato.
E ora siamo qui, in questa strana dimensione nella quale corpo e mente si deformano, mentre un'attrazione gravitazionale spaventosa altera lo spazio e il tempo.

Saremo fuori o saremo dentro?
Nel buco nero, intendo; quel massivo "Black Hole" che io e Giovanni avevamo evitato la settimana scorsa inseguendo più invitanti "Ombre Rosse" sulla parete est di Mandrea.

Non lo so.
Per il momento me ne sto qui, felice che, nonostante questo passaggio oltre il mondo, ancora vedo, odo, ho sensazioni.

Che sarà di noi?
"Quien sabe?", narrano abbia detto Tex Willer al suo pard Kit Carson, alle prese con apache mescalero a caccia di scalpi nella nostra medesima sezione di spazio-tempo, ma in altra dimensione...

PS1 - L'orizzonte degli eventi è il confine di un buco nero - recita laconico S. Hawking alla p. 208 della trad. it. di "A Brief History of Time" -, la soglia oltre la quale persino alla luce è impedita la fuga per l'attrazione gravitazionale di quel particolare corpo dalla massa concentratissima chiamato dagli astrofisici "buco nero", il resto cosmico di una grande stella morta. E "L'Orizzonte degli Eventi" è anche il nome della nuova, sostenuta via aperta da Silvio Fieschi e Massimo Cattivelli sullo Scoglio di Boazzo.
Complimenti ai due!

PS2 - Grande affollamento, il giorno della nostra ripetizione, allo Scoglio: Danilo Bonaglia e Ivan Maghella hanno concluso la loro "Spaghetti allo Scoglio", appena a dx di "L'Orizzonte degli Eventi"; Angelo Peloia, Daniele Bresciani e Simone Daldoss ripetevano "Cavalieri Erranti" e Beppe Chiaf e Andrea Guerzoni risistemavano a fix le soste di "Aldebaran".
Altra notizia, che procurerà un pizzico di invidia a molti pretendenti: qualche giorno prima Beppe aveva realizzato la prima ripetizione di "Lupo d'Argento", ambita e temuta via di Roversi ai Corni di Salarno.

PS3 - Ralf Steinhilber, con me e Giovanni Mostarda sulla via, in discesa attraverso i boschi sommitali, rimasto indietro, si ostinava a cercare troppo in basso l'ingresso dello "Scoglio di Boazzo Disco Pub" (e la tipa bionda con le zinne fuori e birra annessa che lo gestisce), finendo quasi su pericolose placche; lo abbiamo richiamato e riportato sulla retta via prima che la tipa bionda, ammaliante, lo attirasse e poi lo facesse secco con un ben assestato colpo di caraffa alla testa. Fuor di metafora: nel bosco, al rientro, dopo l'uscita della via, per evitare salti insidiosi, stare alti zigzagando tra salti di roccia e seguire poi in lieve discesa verso nord vaghe tracce fino a una parete obliqua che, costeggiata, porta a ben più marcato sentiero.

PS4 - Non è detto che precipitare in un buco nero sia in assoluto un bene o un male. Come al solito, dipende dal buco...

Attacco - Circa 6-7 m. a sx dell'attacco di "Cavalieri Erranti" (che a sua volta ha inizio in corrispondenza di un caratteristico segnale trigonometrico metallico fissato nella parete), sulla verticale di un diedro muschioso al cui termine si intravede una sosta con cordino fucsia.

L1 - Per lame sotto uno strapiombino sulla verticale del diedro muschioso; supero lo strapiombino sulla sx e salgo il diedro muschioso uscendone a dx sotto l'ultimo tratto strapiombante e rientrando a sx alla sosta (30 m. - VI+). Ma questa non è la linea giusta; superato lo strapiombino (1 ch nella fessura 1 m. sopra), si sale un difficile diedro a sinistra con fessura di dita, poi placca (tre fix). Infine traverso a destra verso la sosta - Info Giovanni Mostarda (diff.: ?).
L2 - Per lunga e magnifica fessura obliqua a sx fino a poter salire diritti a una cengia; di qui un breve traverso a sx porta alla sosta dietro uno spigolo; lunghe sequenze di A1 e A2 su friend e nut intervallate a tratti in libera per me; Ralf Steinhilber, da secondo e fermandosi, riesce in libera su quasi tutti i movimenti (2 p. A.); tiro incredibile, per fessuriani dalle mani d'acciaio; se si punta alla libera, nastrarsi le mani (35 m. - VII/A2 o VIII/A2, in libera: 7b?).
L3 - Dalla cengia a dx della sosta diritti per bella placca a funghi; in alto, dove il muro si verticalizza, lo si supera per esili fessure inclinate da sx a dx, tornando poi a sx e diritti per un ultimo tratto in placca; 1 p. Ao per me, per disattenzione; in libera Ralf, da secondo (30 m. - VII/Ao o VII+).
L4 - 2/3 m. nel diedro oltre la sosta fino al fix che protegge un breve muro verticale; oltre questo a dx per rampa boscosa fino a S5 di "Cavalieri Erranti" (15 m. - V+).
L5 - Si sale per diedro fino a un evidente tasso; oltrepassatolo, alla sua dx si sale una breve, larga fessura fino a un diedro verticale e strapiombante (1 ch non molto buono lasciato; il seguente tratto della fessurina è proteggibile con nut piccoli); salire la fessura sul suo fondo fin sotto uno strapiombino (2 ch); lo si oltrepassa e si prosegue per fessura e bella placca nera a funghi fino a poter obliquare a dx alla sosta; alcuni tratti del tiro sono in comune con "Maya" (50 m. - VII+/A2).
L6 - Diritti sopra la sosta ancora per placca a funghi; quindi lungo traverso a sx; di nuovo diritti e in obliquo a dx alla sosta (S4 di "Il Giardino dei Tassi") (40 m. - VII+/A1 o VII+/VIII-/A1).
L7 - A dx della sosta per rampa; dopo 3-4 m. salire un gradino erboso fin sotto una placca nera con 2 fix; superarla, proseguire per erbe fin sotto un diedrino uscendone a sx verso una cengia con alberi che porta sotto un altro diedro sporco di terra; al suo termine sosta su albero (50 m. - VI).
L8 - Per placca appoggiata (freccia scolpita alla base) al bosco sommitale (45 m. - III).

***


Aprile 2010 - Aggiornamento


Hθος ανθροπω
δαιμων

Dèmone all'uomo
è l'indole

Eraclito di Efeso


Mercoledì, a Gavardo, in una magnifica giornata primaverile, abbiamo salutato Michele.
Domenica con la sua tuta alare si è tuffato nell'abisso che si spalanca sotto la Paganella.
Ma non è riemerso.
Lo hanno ritrovato lunedì mattina: a quello che ho capito, il paracadute non si era aperto del tutto, forse perché il dispositivo di apertura è stato tirato in ritardo.
Erano molti i volti rigati dalle lacrime o - più compiti - tristi e pensierosi durante la cerimonia di addio.
La famiglia e gli amici...
E base jumper e arrampicatori. ..
Davide commentava: "Sta capitando un po' troppo spesso".
Sì, troppi incidenti.
Non si esagera mai con la prudenza.

Ciao, Michele.

***

Scosso dall'accaduto, non riuscivo a concentrarmi sul lavoro.
Così, infrasettimanalmente, da turista e buon, pavido secondo di Andrea, sono andato a ripetere una vecchia conoscenza: L'Orizzonte degli Eventi, allo Scoglio di Boazzo, Val Daone.
Godendo del lusso di un'intera bella via al traino e in totale relax, sono riuscito a tirare la libera al massimo per le mie possibilità.
E quindi ora aggiorno la rel. del 2007 con queste aggiunte:

L1 - Salendo a sx, in alto, sui 3 fix della linea originale siamo dalle parti del VII+.
L2 - Solo 3 p.a. per me, con svariati riposi; confermo l'ipotetico 7b in libera [o VII+/VIII-/A1]; non è necessario nastrarsi.
L3 - Grado confermato; sul chiave una presa risolutiva è poco visibile.
L4 - Più dura di V+, se non si usano i vari alberelli che attorniano il breve passo-chiave.
L5 - VII+/VIII- e A2 confermato [per me un passo in più in libera rispetto alla prima salita - Mario Cavagnini in libera - 7a+ - ma con protezioni già piazzate nella fessura iniziale - Info Andrea G.]; i funghi di tonalite non sono proprio solidissimi. Tendono a rompersi all'improvviso sotto il peso dell'arrampicatore irruento.
L6 - In libera sul pass. dato di Ao nella precedente rel., con difficoltà di VIII-, più o meno.

Poi siamo scesi in doppia: gli ultimi due tiri erano davvero molto sporchi per le abbondanti nevicate invernali.
Qualora si scenda sulla verticale di "Uomini di Frontiera", attenzione alla penultima doppia. Se si salta S2 dell'itinerario in questione, è quasi sicuro l'incastro della corda - come è capitato a noi - su un ch a lama sporgente appena sotto la sosta.
Inevitabile la risalita per sbloccare le corde.


Soundtrack - Test
Mogwai



Relazione visuale - L'Orizzonte degli Eventi
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Cavallieri erranti
Fieschi e c. - VII+/A1 (240 m.)
Sale un impressionante tratto di parete. Richiede convinzione, specie al 7° tiro, dove un diedro strapiombante sprotetto (ma proteggibile a friend e nut medi) fa da guardia all'ultima lunghezza. Artificiale faticosa.
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Spaghetti allo Scoglio
Bonaglia, Maghella - VIII (285 m.)
Che cosa?
A che diamine di quinto penitenziagite post-pasquale 2008 ci siamo dedicati io e Davide Bertoli sabato scorso?
"Questi vanno a spaghetterie, altro che per pareti?", avrà pensato qualcuno.

In effetti...
Sui boschi sommitali dello Scoglio di Boazzo, in val Daone - tutti gli arrampicatori di Brescia, specie quelli di una certa età, lo sanno - c'è un locale molto cool, la "Spaghetteria allo Scoglio"
E' una cosa - per così dire - tra noi...
E infatti anche solo l'accesso richiede di cavarsela come minimo sul VI+ sprotetto de "Il Giardino dei Tassi".
Per agevolare l'avvicinamento, lo scorso anno Danilo Bonaglia e Ivan Maghella hanno fatto opera meritoria tracciando "Spaghetti allo Scoglio".
Beh...
Agevolare...
Bisogna sempre passare sul VII- obbligato del 2° tiro.
Ma dopo - e questo è il vantaggio - le difficoltà non sono sostenutissime. E si arriva proprio all'ingresso della spaghetteria.
Per questo Davide ed io - usciti dalla via, sabato pomeriggio - rimanemmo molto sorpresi nel non trovare niente.
Niente di niente.
La "Spaghetteria allo Scoglio"... puff! Era sparita...
E, altra cosa strana, il bosco sembrava desolato, quasi vuoto.
Come se fosse stato abbandonato dai suoi misteriosi abitanti: gli Eternauti, che, primi, aprirono un cammino verso quella sezione di bosco, gli Uomini di Frontiera che, subito, li seguirono; persino i Cavallieri Erranti [Sic! - "Cavallieri" con 2 "l"!; il nome è "Fieschi" original].
Tutti spariti...
Sì...
Anche Pocahontas.
E Nonna Lisetta.
Pure lei.
Unico segno di vita intelligente: le vaghe tracce lasciate da Giorgio e Matteo - forti arrampicatori di Nave, passati di là la settimana prima - che appena marcavano l'uniforme superficie a foglie secche del sottobosco.
Le seguimmo per canali e paretine, Davide inquieto per la sua prima esperienza di erboring [dicesi erboring l'arrampicata su pendio ripido o parete vegetata fatta aggrappandosi a ciuffi d'erba di tenuta più o meno dubbia] e per la pioggia che scendeva copiosa e rendeva scivolose le lastronate di tonalite che, di tanto in tanto, dovevamo attraversare.
Fortuna ed esperienza vollero che giungessimo alla diga.
Pochi chilometri d'auto, poi panino, birra e caffé da Placido, al bar "La Paia".
Lì incontrammo il gruppo di boulderisti scatenati che sta scovando e ripulendo massi in ogni angolo della valle e compilando la guida boulder per Versante Sud.
Ci chiesero se sapevamo qualcosa delle varie, grandi vie dello Scoglio: "Il Cammino degli Eternauti", "Uomini di Frontiera", "Cavallieri Erranti", "Pocahontas", "Nonna Lisetta".
Sembrava che fossero scomparse.
E che di esse non fosse rimasta ombra nemmeno nei libri di via gelosamente custoditi da Placido.

Davide ed io ci guardammo negli occhi, colti dalla medesima intuizione.
Era stato "L'Orizzonte degli Eventi", il varco gravitazionale aperto nello spazio-tempo da Silvio Fieschi lo scorso anno, a creare una discontinuità quantistica e ad aprire la voragine senza fondo che tutto aveva inghiottito: Eternauti, Cavallieri, Uomini di Frontiera, ragazze indiane, nonne e spaghetterie...
Ce l'eravamo cavata per un soffio, noi e i ragazzi di Nave che ci avevano preceduto.
Chissà come avevamo fatto?
Che cosa ci aveva graziati?
Forse l'erboring?

E poi i trip allucinogeni sulle Pale di San Lucano non servono a niente?
Venitemela a raccontare un'altra volta...

PS - La via è bella. Magari altri salitori saranno più fortunati di noi e ritroveranno la spaghetteria scomparsa.
Così fosse, ci avvisino.
Comunque, occhio all'infido buco nero del bosco sommitale!

Riporto solo alcune note tiro per tiro a integrazione dell'ottima rel. visuale di Ivan Maghella.
I tiri più belli e sostenuti sono i pari. Io ho salito da primo i dispari (:().
Attacco - Qualche m. a dx dell'attacco di "Cavallieri Erranti". Targhetta metallica alla base.

L1 - Nel primo movimento mi sono aiutato con l'evidente e utile albero d'attacco. Non è necessario farlo. Usati 2 nut medio-piccoli e un fr rosso BD (22 m. - VI o VI+).
L2 - Tiro chiave, in libera a spizzichi e bocconi da secondo. Un boulder e continuità sulla ripida rampa inclinata a sx. Usato 1 fr viola piccolo BD (33 m. - VIII).
L3 - Niente da dichiarare. Usato qualche pezzo, ma non ricordo quale (20 m. - VI-).
L4 - Fessura davvero molto bella. 1 ch, 1 fr 5 Ande incastrato e 1 cordino in cl sul tiro. servono friend medio grandi [mis 5 e 6 Ande] (35 m. - VI/VI+).
L5 - Raccordo. Occhio al blocco a sx, poco sotto la sosta. E' grande e si muove: non toccare! (20 m. - V+).
L6 - Lama in bilico solo apparente a dx della sosta. Poi bella placca. Usato 1 friend grigio piccolo BD (30 m. - VI+/VII-).
L7 - Breve muretto, poi cengia erbosa. Fr viola piccolo e rosso BD (15 m. - VI).
L8 - Ancora bella placca con strapiombino. Fr viola piccolo BD (45 m. - VI+).

Uscita nel bosco per placca appoggiata.






Relazione visuale - Spaghetti allo Scoglio
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Il Giardino dei Tassi
Fieschi e c. - VII-/A1 (240 m.)
La meno interessante delle vie di Fieschi allo Scoglio. Comunque logica, segue sistemi di fessure e rampe collegati tra loro da cenge e brevi placche. E' quasi tutta da proteggere, ma ha fix sui tratti più impegnativi.
Attacco - Circa 20 m. a dx del segnale trigonometrico che identifica l'attacco di "Cavalieri Erranti". Targhetta di alluminio alla base.
L1 - Breve placca fino a un ch, poi fessurine fino alla base di un diedro inclinato a dx che si sale fino al suo termine. Di qui traverso a dx per lame e cengia puntando a un bell'albero alla base di una fessura strapiombante. Daniele ha tolto un cordone di via in corrispondenza dello spuntone al termine del diedro. E' - appoggiato - sull'albero di sosta (V+ - 30 m.).
L2 - Si sale l'entusiasmante fessura strapiombante sopra la sosta  (1 fix e 1 ch sul tiro). Al suo termine per breve muretto viscido a un bosco sospeso. Si prosegue per canale terroso in lieve obliquo a sx e, poco sotto una rampa inclinata a sx e nel primo tratto invasa da rampicanti, si traversa a sx fino a un albero con cordone di calata (e di sosta) (VI+ o VII- a seconda della tecnica di salita impiegata nella fessura - 40 m.).
L3 - Sopra la sosta si aggira uno spigolino a dx e si rientra nella rampa evitata nel tiro precedente. La si segue tutta - 1 ch a lama giallo sul tiro - fino a un tasso sospeso, al quale si sosta (sosta da attrezzare) (V+ - 40 m.).
L4 - Si prosegue nel diedro sopra il tasso fino a un altro tasso che impedisce il passaggio. Lo si scavalca e si sale la continuazione del diedro, ora più verticale, fin sotto uno strapiombo a buone prese (5 fix nel tratto finale). Oltre lo strapiombo, su cengia e sotto un piccolo tetto, la sosta, con 2  fix (VI-/A1 o VI+/VII- secondo info di Ralf Steinhilber - 45 m.).
Per scendere in doppia è ora necessario piegare in discesa e in obliquo a sx per placca fino a prendere le calate di "Cavalieri Erranti" (info Ralf Steinhilber,da verificare). Comunque la via prosegue a dx.
L5 - Io seguo la rampa appoggiata a dx della sosta fino a un bosco sospeso. (55 m. - II+). Ma la via sale diritta in corrispondenza di un fix più o meno a metà rampa (occhio a non confondersi con gli spit della recente "Pasta allo Scoglio").
L6 - Causa pioggia, sono costretto a proseguire a dx. Sullo spigolo che sovrasta la placconata di "Quiero volar" una grande lama permette di salire a un pulpito con alberi. Alla sua sx un sistema di fessurine attraversa una placca appoggiata con difficile rigonfiamento centrale. 2 p. A1 per me, poi betulla e bell'albero di sosta al termine delle fessurine (45 m. - V+/A1 o VI+?).
L7 - A sx per cengia, si scende un breve camino, ancora a sx per cunicolo tra rami e poi per facile placca appoggiata al bosco sommitale (25 m. - III) (Rel. 13 luglio 2006).


Relazione visuale - Il Giardino dei Tassi
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Quiero volar
C'era una volta
Siamo angeli
Rivadossi.  VII+ max (100 m. circa ciascuna)
Tre belle vie ben chiodate per una giornata rilassante in uno degli angoli più suggestivi dello Scoglio.
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Nella valle dell'Eden
Rivadossi, Damioli - VI+/Ao o VIII- (85 m.)
Ripetuta in solitaria. Interessante solo se non c'è niente di meglio da fare.
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Parete del V Tornante
La Volpe e la Vipera
Righetti e c. - VII+ (365 m., senza L4 originale, saltata)
Penitenziagite n° 31.
S9 [la nostra S8 - Sopra il bosco mediano abbiamo saltato un tiro].
Sul libro di via leggiamo: "La Volpe e la Vipera - Dedicata a Sandro".
"Sei tu?", mi chiede Daniele.
"Ma figurati. Mica sono morto...".

Però la via sembra proprio dedicata a me...
Che sia morto senza accorgermene?
Beh, magari il Large Hadron Collider che è stato attivato oggi a Ginevra ha aperto un buco nero con relativo varco spazio-temporale; e noi siamo finiti in un universo parallelo in cui io, in realtà, sono morto [non per niente mi sono portato un fisico in parete; un esperto a disposizione può essere sempre utile, in questi casi...]

Però...
No, non mi sembra di essere in una realtà separata...
Sì, certo...
Le enormi brise che abbiamo trovato su una cengia poco sopra la nostra S5 erano in decomposizione.
Ma non per effetto di micro-buchi neri da collasso gravitazionale a livello protonico. Il fatto è che siamo saliti troppo tardi per raccoglierle...
E poi la festuca autunnale, oggi di un profumo molto intenso, è sempre la solita...
E sempre la solita è la tonalite, ora rovente per il sole.

Allora dev'essere un presagio: "La Volpe e la Vipera", dedicata a Sandro.
Lascio partire il flusso associativo.
Mi viene subito in mente il detto evangelico: "Siate candidi come colombe e furbi come serpenti".
Ma qui c'è un furbo di troppo: volpi e vipere.
Le volpi sono furbe...
E le vipere? Sono furbe? Secondo i Vangeli, sì...
Però, "Sii furbo come una vipera e furbo come una volpe" non gira: troppa furbizia in ballo...

La pista deve essere un'altra.
Ricomicio.

Dunque...
I miei parenti carnici erano spietati killer di vipere.
Mio zio Pietro riusciva a far fuori a bastonate quelle povere bestiole anche standosene in precario equilibrio su un esile e ripido sentierino con 50 kg di fieno sulla schiena.
E mia zia Ennia aveva un odio inveterato per madracks [marassi], liparas [aspidi], liparas cul cuar [vipere ammodytes] e bestiacce simili. Anche le lincjeisias [biacchi], non velenose, le facevano abbastanza schifo.
Credo temesse in modo particolare i badelescs, anche se, nonostante i suoi agghiaccianti racconti di strani esseri rinvenuti nei suoi vagabondaggi per i prati, credo non ne abbia mai incontrato uno.
Io, in anni e anni di vacanze estive in Carnia, avevo - per imprinting - fatta mia alla perfezione l'identita di uccisore di vipere, al punto che una mattina, mentre con la forca stavo allargando il fieno in uno dei prati di famiglia, all'epoca ancora sfalciati, avevo visto con la coda dell'occhio un'ombra nera muoversi tra i mucchi di erba appassita e avevo menato un fendente con il mio attrezzo di lavoro.
Stumpf...

"L'avrò presa?", mi ero chiesto.
Non ne ero sicuro: avevo fatto partire il colpo dopo un rapido calcolo approssimativo, sulla base del senso di marcia che - a intuito - sembrava tenere l'oscuro dorso della bestia, intravisto in un lampo.
Avevo spostato il fieno.
In mezzo a rigidi e rinsecchiti fusti di cicuta e di camomilla un povero e innocuo bivar [una coronella] si contorceva negli ultimi spasmi di vita, troncato a metà.
"Bravo, Sandro", aveva detto la zia, che stava sfalciando più sopra.
Ma io mi ero sentito in colpa.
Al punto che, da allora, non ho più ucciso serpi.

Penso che loro mi abbiano perdonato e ora ricambino il favore della pietà concessa [può essere anche un caso: io di solito proprio non le vedo...].
Comunque...

Val Adamè.
Cammino sul sentiero di fondovalle, tranquillo.
E sento Stefano dietro di me cacciare un urlo: "Una vipera!". In mezzo al sentiero...
Io le sono passato sopra senza nemmeno accorgermene.

Crete di Mezzodì.
Stessa scena.
Solo che, in questo caso, "Stefano" è mio fratello.

Maddalena.
Parto su "L'Intrusa".
Solita tacca sotto lo strapiombino iniziale.
La afferro, mi alzo.
E, lungo la tacca, proprio davanti al mio naso, vedo una viperina sottile [è sottile - forse non è una viperina] col muso a 10 cm. dalla mia mano.
Si ferma.
Mi fermo.
Scendo.

Val Daone - Boschi sommitali dello Scoglio di Boazzo.
Sto scendendo con Dario dopo "Psychobar".
Siamo sotto un saltino di una ventina di m. che, a quanto ricordo, più in basso è tagliato da un canalino di III-IV grazie al quale si può evitare un lungo giro nel bosco.
Appoggio la mano alla parete e scendo alla base del canalino.
Dario: "Ma qui c'è una vipera!".
"Qui" è più o meno dove io ho appena appoggiato la mano.
"Se la toccavi, zac!".
Se la toccavo, zac...
Ma non l'ho toccata: niente "zac"...

Quindi, il presagio?
Sii furbo come una volpe e, mi viene da dire, riservato come una vipera.
E allora me ne starò, qui, in paziente attesa di grilli o topolini, nascosto in mezzo ai mughi e alla festuca matura e profumata.
E lascerò che gli umani passino.
E solo se verranno a rompermi i coglioni [ma devono proprio venire a romperli, eh?]: zac!
Il mio veleno, come alla fine di ogni estate, dopo che la nera sorellina è venuta un paio di volte a farmi il solletico, è abbondante, denso e concentrato.
Ma non mi va di usarlo.

Solo se romperanno i coglioni...
Zac!

PS - Via interessante [anche se è la meno interessante delle tre sulla parete del V tornante]. Potrebbe essere più frequentata.
PPS - In discesa abbiamo trovato altre brise in disfacimento [fossimo saliti due giorni prima, saremmo tornati a valle con 3 kg di ottimi porcini] e due discreti porcini di bosco [Boletus Reticolatus] che Daniele si è portato a casa, per un micro-risotto.
PPPS - Daniele, al ritorno, mi raccontava di un sistema per l'attivazione di micro-processi di fusione nucleare in nubi di atomi di idrogeno ionizzati con impulsi laser ideato lì per lì durante una chiacchierata con uno dei boss del Max Planck Institute di Amburgo e che, per quanto già sperimentanto e scartato perché ritenuto poco efficace, per la creatività dello stratagemma sembra avergli fruttato una proposta di collaborazione in cotanta sede [appropo', in bocca al lupo per il nuovo incarico!].
C'è sempre qualcosa da imparare, ad andare in giro con Daniele.
Magari la prossima volta mi faccio spiegare davvero come si fa ad uscire dai buchi neri, se capita di finirci dentro.
Non si sa mai...

Itinerario piacevole.
Purtroppo sul tratto di parete su cui sale la via, spesso bagnato, i cordoni di sosta si usurano con rapidità: portarne diversi per la sostituzione [Daniele ne ha lasciati due dei suoi].
Usati rinvii, 1 fr. grigio piccolo BD, 1 nut piccolo.
Rel. visuale qui: http://mountaincafe.altervista.org/index.php?option=com_content&task=view&id=148&Itemid=37; o qui: http://www.fuorivia.com/forum/viewtopic.php?t=103.

Attacco - Salire il canale sulla dx della centralina nei pressi dell'inizio della via successiva.

L1 - Muro tecnico a funghi, cengia boscosa, ancora muro tecnico (40 m. - VI).
L2 - Diritti per muro appoggiato. La via originale salirebbe poi in obliquo a dx; ma un vecchio larice abbattuto dai temporali di quest'estate ha interrotto il tiro e ha coperto la sosta. Daniele è salito a sx, superando un gradino ed entrando a dx in una macchia di alberi. Sosta su albero (60 m. - V).
L3 - In obliquo a dx fino a una placca nera. Di qui in lieve obliquo a sx fino al bosco mediano (protezioni non molto visibili) (40 m. - V).

Nel bosco, si seguono gli ometti verso sx fino a una placconata vegetata. Noi non vediamo lo spit di partenza di L4 orginale, saliamo all'attacco della seconda parte della "Vittorio Malizia" e traversiamo a sx fino ad entrare nella placconata vegetata circa 5. m sopra S4 originale. Sosta su albero.

L4 - Per cengia, alla base di una placca con 4 fix. Salire la placca. Al boschetto sospeso a sx. Sosta su albero (30 m. - VI+).
L5 - A sx per cengia erbosa, poi in obliquo a sx per bella placca con banche trasversali (30 m. - VI).
L6 - In obliquo e in traverso a sx per difficile placca (fix scomodi per la libera). Poi diritti alla sosta (20 m. - VII+ a spizzichi e bocconi).
L7 - Diritti e in breve obliquo a sx per placca sporca, fino a una cengia alberata (20 m. - VI-).
L8 - Muretto, si aggira uno spigolo a sx, si sale una bella placca nera, si devia a sx fino a una lama e poi si torna a dx alla sosta, sotto tetto (50 m. - VI).
L9 - Si supera il tettino e si prosegue diritti per bella placca. Poi in obliquo a sx alla sosta (35 m. - V+).
L10 - Traverso a sx su cengia. Poi diritti per placca. Lieve obliquo a dx a uno strapiombino e ancora diritti fino alla sosta, in mezzo a rocce inerbate (VI+ - 40 m.?).

Discesa - Parte alta: in doppia sulla via [dalla nostra S7 al bosco sospeso di S4; di qui doppia su albero fino a S4 originale; da questa a S3, anello su 1 spit, 50 m. circa; con un'altra doppia di 35 m. si arriva nel bosco mediano circa 50 m. sopra S3 di "Vittorio Malizia"; con altre 3 doppie, lungo questa via, alla base (rel. 11 settembre 2008).


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Via Vittorio Malizia
Bonaglia, Maghella, Merigo - VII-/A1 (445 m.)
Il dolore ai piedi è atroce...
I motoneuroni, feroci nel loro incrollabile orientamento all'azione, con aspro accento nordico ordinano: "Tu mettere piete lì, su minuzcolo appoccio, poi mano ziniztra lì, su micropreza; poi lancia mano testra a lontana reclette..."
I miei occhi vedono il minuscolo appoggio, la micropresa e la reglette lontana...
E i nocicettori dei piedi soffrono alla sola idea che il bordo inferiore interno dell'alluce destro vada ad appoggiarsi su quel minuscolo appoggio, laggiù.
Allora i motoneuroni, appena mossi a compassione, si ammorbidiscono: "T'accorto... Se proprio non folere, tu mettere piete su appoccio di ezterno e lancia a sfaso più ficino..."
Rassegnato, obbedisco.

No, non è un dialogo tratto da uno strano film porno in stile sadomaso.
E' solo l'ottavo tiro di "Malizia", recente via di Danilo Bonaglia, Ivan Maghella e Pietro Merigo alla Parete del V Tornante, Val Daone, Adamello Sud che sto ripetendo in solitaria, autoassicurato durante un assolato giorno di Ferragosto.
So che il nome della via - "Malizia" - può trarre in inganno e far pensare alle strane pratiche di cui alla frase di inizio paragrafo.
Ma "Malizia" è contrazione per "Vittorio Malizia" il nome per intero del signore a cui l'itinerario è dedicato e al quale - a quanto mi è dato di capire se gli hanno dedicato la via - dev'essere capitato qualcosa di poco piacevole.
Quindi c'è poco da scherzare.

E non sto scherzando neanch'io, mentre,  su L8,  chiamando a raccolta le più intime fibre dei miei nervi, provo a resistere con tutte le forze alla tentazione di distendere le corde su questa interminabile placca per arrampicatori fachiroidi e calarmi.
"Mancano due tiri", recito come un mantra.
"Dài, ancora un piccolo sforzo... La stai facendo in solitaria... Mica bubbole..."    

"In solitaria? E che c'è di strano?", penseranno i rari visitatori del sito non iniziati alla dolorosa arte dell'arrampicata... 
Di strano c'è che per fare una via in solitaria autoassicurati, si deve ripetere ogni tiro 2 volte in salita e una volta in discesa. E quando si è all'ottocentesimo metro di via - il quattrocentesimo di un arrampicatore in cordata - con i piedi che esplodono a ogni movimento su microappoggio, tutto diventa strano.
Se poi si è così idioti da perdere il grigri modificato e da essere costretti ad autoassicurarsi con un nodo machard su kevlar da 3.5 mm. mentre - per fortuna solo a tratti - le protezioni sulla via sono da meditazione sui misteri dell'esistenza, davvero il mondo diventa un recesso di enigmi...

Risparmio ai non iniziati la spiegazione di che cosa sia un grigri modificato, un machard, un kevlar da 3.5 mm e le protezioni da meditazione sui misteri dell'esistenza.

Per gli iniziati, la via di Pietro, Ivan e Danilo merita.
Erbe e licheni qua e là, protezioni ariose su alcuni tiri, ma la roccia è compatta, l'avvicinamento breve e il panorama bucolico.

Attacco - Salendo per la SP di fondovalle, si lascia l'auto al V tornante dopo il lago di Boazzo. Si procede per qualche m. su strada di servizio e si sale un sentiero che se ne distacca sulla dx. A breve si giunge a un tratto pianeggiante oltre il quale si trova una centralina dell'ENEL. La via inizia su placca a funghi alla sua sx. Targhetta con nome alla base.

L1 - Muro a funghi, fessurina, obliquo a dx e poi diritti; sosta a dx, in corrispondenza di una macchia di alberi (55 m. - V+).
L2 - In obliquo a sx su placca per salire poi diritti e di nuovo in obliquo a sx superando un risalto (60 m., al pelo - V).
L3 - Diritti per placca prima appoggiata poi più ripida superando al centro un risalto ad arco (50 m. - IV+).

Nel bosco puntare alla parete superiore che si intravede in alto a dx. Ometti.

L4 - Placca fin sotto un avancorpo; lo si aggira a sx; si rientra a dx, puntando a un breve diedro; oltre questo una difficile placca conduce una lama ad arco verso sx per la quale si procede fino alla sosta (40 m. - VI+/VII-).
L5 - Ancora placca tecnica fino a un boschetto sospeso (30 m. - VI-).
L6 - Tiro chiave - A sx della sosta fin sotto un muro; per breve placca a una lama; al suo termine a dx sotto un tetto; oltrepassarlo a dx con un volteggio da intuire, quindi salire in obliquo a sx l'impegnativa placca soprastante (50 m. - VII-, per la continuità).
L7 - In obliquo a dx, poi diritti per diedrino e muro fessurato al cui termine si obliqua a sx per rocce articolate. Molti ch (40 m. - VI+).
L8 - In traverso a sx per 3 m., poi diritti e in obliquo a dx entrando in una vasta placca-rampa ascendente verso dx. Sosta sotto strapiombi al termine della rampa (60 m. - VI+).
L9 - In obliquo a sx sopra la sosta, si vince lo strapiombo e si prosegue in obliquo a dx per placca articolata, a tratti lichenosa. Sosta su cengia erbosa sotto l'ultimo breve risalto della parete (45 m. - VI+ e 3 p.A).
L10 - Poco interessante. Diedro sopra la sosta, traverso a sx su cengia erbosa, strapiombo in obliquo a sx (2 p.A - in libera la sequenza ha tutta l'aria di essere boulderosa), ancora breve cengia a sx, diritti per fessura e, al suo termine, a dx alla sosta (15 m. - VI e 2 p.A).

Discesa - In doppia sulla via. Arrivati al bosco mediano è possibile continuare la discesa a piedi per tracce che, traversando verso N, prima per zona alberata e poi per cengia conducono allo sconvolto canalone che delimita a N la parete. Per questo, aggirandone salti e strettoie, alla base.


Relazione visuale - Via Vittorio Malizia
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Via Gigi Venturi
Bonaglia, Maghella, Merigo, Amadio - VI+/VII- e A1 (300 m.)
Penitenziagite n° 14, o penitenziagite con motoneurone téutone.
Siffatto penitenziagite ha in genere lo scopo di ripulire l'organismo da tossine accumulate sul lavoro [tipo quando si fa un mucchio di consulenza gratis a organizzazioni che cambierebbero meglio se le si lasciasse fare, cosa che d'ora in poi saggiamente farò] o in seguito a periodi di bagordi ripetuti [tipo quando si sposa tuo fratello, i tuoi genitori scelgono te come chauffeur onde scorrazzarli in giro per mezzo Trentino e mezza Lombardia, le tue nipoti - 6 e 11 anni, che cosa state pensando? - fanno di tutto per schiantare il tuo non più giovane fisico a suon di scatenati balli a ritmo di ska, qualunque sia la musica, e di zompate a corpo morto sul tuo addome mentre stai dormendo, così come quando, al rientro, dopo 1 ora e 30' di coda un idiota patentato tenta di cilindrarti l'auto ferma uscendo ai 20 all'ora da una curva facile facile, imbarcando il proprio mezzo, sterzando, controsterzando e dirigendosi imperterrito verso di te; sono uscito indenne dal we per miracolo].

Nell'aiutare a riprendersi dalle conseguenze di questi drammatici eventi il motoneurone téutone è insostituibile, inflessibile com'è nell'incalzare il debosciato arrampicatore a salire salire salire nonostante la fame, la sete e il dolore ai piedi.

"Ach zu!
"Tu alza piede su quella reglette lì...
"Adesso infila mano in fessura e tira...
"Tu sente dolore ad alluci?
"Essere solo illusione...
"Tu prosegue...
"Poi tu vedere luce..."


Esiti al termine del trattamento: 1 kg di peso perso, sparite le borse sotto gli occhi, pupille di nuovo luminose...

Il trattamento - circa 300X2=600 m. di solitaria di media difficoltà su granito in una fresca giornata col sole a giocare tra le nuvole - andrebbe proposto e venduto a un più ampio pubblico.

Che cosa?
Dite che non avrebbe successo?

Beh, sì...
Anch'io, in realtà, non ho perso alcun chilo, non ho due borse, ma due valigie sotto gli occhi e pupille scure e annebbiate.
Era solo un esercizio di marketing neurale...

PS - La nuova via di Danilo e Ivan è bella e protetta bene. Domenica scorsa c'erano ben 5 cordate a ripeterla.
PPS - Serio. Gigi Venturi era un signore legato credo al PDCI di Brescia scomparso lo scorso gennaio dopo essere stato investito da un auto.

Attacco - Come la via precedente.
Io mi sono risparmiato i primi tre tiri, in trippa completa, aggirando l'avancorpo a dx per evidente canale franoso [okkio; macigni smossi!] e portandomi a L1 tramite cengia e bosco.

Per info di dettaglio, cfr rel. visuale.
Di seguito riporto solo alcuni commenti tiro per tiro.

L1 - Placca e serie di diedrini. 1 p. A1 da primo causa bagnato, poi passato in libera (35 m. - VI+).
L2 - Bella. Usato 1 fr. 2 Ande, non necessario (40 m.- VI-).
L3 - Altro bel tiro. Peccato che finisca presto (20 m. - VI).
L4 - In obliquo a sx per placca di roccia multicolore. Un paio di run out sul facile (40 m. - VI-; VI se non si usa la sosta per partire).
L5 - In obliquo a dx. Pass. contorsionistico per entrare nel primo diedro (35 m. - VI/VI+).
L6 - In obliquo e in traverso a sx fin sotto uno strapiombino accentuato. Il passo, che io ho fatto in Ao, è stato liberato domenica scorsa con difficoltà di VII+ (35 m. - VI+).
L7 - Magnifica placca a funghi. Facile (35 m. - IV+).
L8 - Boulderino in partenza. Poi continuità. Sulla placca finale Danilo e Ivan si erano stancati di chiodare corto. FBL! (45 m. - VI+/VII-).
L9 - E' L10 di "Vittorio Malizia" (15 m. - VI e 2 p.A).

Discesa - In doppia sulla via. Calate più comode rispetto a quelle di "Vittorio Malizia" [1 CD - 15 m.; 2 CD - 45 m.; 3-4-5 CD - ca 60 m.; 6 CD - 35 m.]


Relazione visuale - Via Gigi Venturi
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Placca Multistrato
Avalon
Damioli, Foti - VII/VII+ (210 m.)
Guardando la parete dal parcheggio dello Scoglio, non si direbbe che la parete sia così bella. In realtà, quando ci si è in mezzo, ci si trova a danzare su una bella tonalite pulita e ruvida. La chiodatura è buona, anche se lunga su difficoltà intorno al V. In 3 tiri io avrei seguito una linea diversa, ma mi rendo conto di quanto sia faticoso chiodare col piantaspit e di come si possa essere attratti da diedri erbosi e placche vegetate, facili e chiodabili, rispetto alle più impegnative zone di roccia compatta, dopo ore di smartellamento sul bulino a mano.
Sulla dx sale "Will il Coyote", di Ivan Maghella, Danilo Bonaglia e Ralf Steinhilber, magnifica via, a quanto mi è stato dato di vedere. Richiesta quanto prima una visita.
Occhio ad alcune piastrine, spianate dalle valanghe!
P.S. - Abbasso i gradi "ufficiali" non per fare lo stronzo (magari lo sono anche un po'), ma per tentare di rendere omogenee le gradazioni delle vie relazionate: il 6b assegnato da Damioli al 1° tiro, su "Icoss" sarebbe a mala pena un 6a...

Attacco
Per sentiero sulla sx orografica del lago a un evidente canale con grandi blocchi che sale verso la parete. Per esso e per il successivo diedro compatto (III) o, più facilmente, per pendio terroso alla sua sx, all'attacco, nei pressi di una rampa obliqua a dx che in alto evolve in diedro. Salendo, si incontra la targa di "Willy, il coyote".

L1 - Per la rampa e il successivo diedro a una placca compatta che si supera con impegnativi movimenti di aderenza e un po' di giringiro (in libera da secondo, con due fermate per assicurarmi: la corda non scorreva nel grigri) (VIII- - 35 m.).
L2 - A dx della sosta per rampa e poi diritto per i seguenti muretti, fino alla sosta. Non ho trovato lo spit segnato sulla relazione di Damioli. Protezioni intermedie: zero (però è facile) (V- - 20 m.).
L3 - Per diedrino con ch appena a dx della sosta, poi verso sx per paretine e placca erbosa a uno spit (utile friend 2 Ande). Si supera un muretto tecnico, si raggiunge lo spit successivo e si prosegue con calma e concentrazione per stupenda placca lavorata a sx di strapiombi fino a un ch distante (max V). Di qui per rocce articolate alla sosta (40 m. - VI-). Molto bella la placca a sx della sosta, fino al 1° spit, esplorata in risalita (VI continuo, senza protezioni).
L4 - Diritti per diedrino, placca e costole fino a una nicchia con spit. Di qui ancora diritti per costole e diedrini fino alla sosta in una nicchia (cordone rosso lasciato). E' possibile salire anche più a sx, ma su roccia più slavata (V - 45 m.). In sosta mi precipita a valle una delle batterie della fotocamera digitale. In discesa la ritrovo ed evito così l'nquinamento del lago di Boazzo con sali di NiMH).
L5 - Il mio occhio cade sulla bella placca a funghi a dx della sosta, ma la via sale diritta nel diedro soprastante, rimonta appena possibile il lato dx del diedro, traversa in placca (3 spit spiattellati da valanghe - necessari kevlar per proteggersi) e prosegue verticale per bella placca lavorata fino a ricongiungersi col diedro che sale a dx. Qui, dopo un ch a U, le protezioni spariscono. Perdo un mucchio di tempo cercando la prosecuzione a dx (agevole strapiombo in corrispondenza di un alberello), ma la via prosegue sempre nel diedro erboso (VI). Utile un friend 2 Ande (che non avevo). Sosta in nicchia (VI+/VII-/A1 - 40 m.). Col senno di poi, io sarei salito subito a dx della sosta, poi diritto per placca a funghi fino a ricongiungermi con la linea di Damioli e avrei tagliato a dx all'alberello, rimontando il bordo del diedro e facendo sosta su pulpito. Penso che il tiro sarebbe stato possibile in libera su difficoltà omogenee col resto della via.
L6 - Si procede sempre nel diedro. Al 2° spit a dx, rimontandone il lato dx. Di qui o per placca (V+) o, più facilmente aggirando il muro per costola a dx (il ch segnato sulla relazione di Damioli non c'è), al punto di fermata, non molto visibile. Fine della via, sotto gli strapiombi terminali (V+ - 20 m.).


Relazione visuale - Avalon
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Willy il coyote
Bonaglia, Maghella, Steinhilber - VIII-/A2 (300 m.)
Via interessante e varia, dalle difficoltà continue ed omogenee aperta da Danilo, Ivan e Ralf in uno dei più begli angoli della Val Daone. Limitatissimo uso di buchi artificiali per cliff in fase di apertura (io ne ho visto solo uno). OS per Dario Sandrini su L1, L2, L3 e L4.

L1 - Si sale la compatta placca sopra la targa di via, appena sporca di licheni, piegando a dx alla sosta dopo circa 50 m. di difficile arrampicata (VII+ - 50 m.).
L2 - Per rocce articolate a un risalto che si supera con astuzia. Di qui a dx per placca ancora compatta (45 m. - VII/VII+).
L3 - A dx della sosta per impegnativo muro a funghi, poi diritti e a sx per bella placca. Ultima piastrina rotta (45 m. - VII+/VIII-).
L4 - A sx per facili rocce fino sotto un primo tettino (aggirabile facilmente a sx), si arriva sotto il secondo e si inizia a salire il compattissimo muro soprastante, magnifico (un suggerimento: occhio alle vaschette!), traversando a dx al suo termine (40 m. - VIII-).
L5 - A dx della sosta per evidente camino ancora ad una placca compatta. Di qui o diretti (VII+) o a dx per rocce più facili (VI+ - secondo Ralf non vale...) fino a un risaltino della parete, proseguendo poi per placca di aderenza (35 m. - VII- o VII+).
L6 - A dx della sosta per placca lichenata poi diritti fino a fessura obliqua che si segue verso sx. Al suo termine diritti a un diedro che taglia il primo grande strapiombo col quale si conclude la parete - Piastrine di sosta, poco visibili, sulla parete strapiombante (25 m. - V+).
L7 - Con faticosa arrampicata artificiale si supera lo strapiombo, si entra nel diedro soprastrante, lo si sale e si traversa a sx seguendo la sottile fessura sotto il tetto del secondo strapiombo. Appoggi da testare. Allungare bene le protezioni in corrispondenza dell'angolo per facilitare lo scorrimento delle corde (35 m. - VII-/A2).
L8 - Diritti sopra la sosta per strapiombo accentuato (A2 forse liberabile) e poi per placca appoggiata ad alberi sulla dx, dai quali ci si cala (25 m. - III/A2).

Discesa
Dagli alberi sommitali a S6 di "Avalon". Di qui come per "Avalon".


Relazione visuale - Willy il coyote
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Scoglio di Lert
Il Castello delle Streghe
Rivadossi, Salvaterra; in seguito il primo con Manni e Rossetti  - VII+ (195 m.) fino al nostro terminus 2006
Accesso - Anche per "Savor de Omo" - Si imbocca la sterrata per "Val Nova" e la si segue oltre il torrente, superando nell'ordine cataste di tronchi e un grande blocco granitico sulla dx e pervenendo a una bacheca di legno con info sugli ormai scomparsi carbonai della valle. Si imbocca a dx il sentiero naturalistico illustrato nella bacheca attraversando prima un prato in salita e puntando a dx nel bosco poi. Oltrepassata una zona a blocchi, si sale a sx nel bosco per ripido costone erboso senza traccia fin sotto le placche dello Scoglio (visibile anche dal parcheggio - La via sale prima le placche di dx del grande diedro-colatoio centrale e poi il torrione di sx). A questo punto si piega a sx nel canale e, tenendosi alla sua sx, per delicata rampa fangosa con alberi, alla conca alla base dell'inizio del diedro-colatoio. Sulla parete a dx, sulla dx "La bistecca" di "Savor de Omo" e a sx "L'affettatrice" di "Il Castello delle Streghe".

L1 - Si sale tutta "L'affettatrice" fin sotto il sistema di tetti (ch circa a metà del tratto verticale). Si traversa a dx sotto i tetti fino al loro termine (lametta a dx) e lo si supera al suo margine dx. In obliquo a sx si oltrepassa un alberello, si punta al fix in placca e, sempre per placca, alla sosta. Necessari friend da 05. a 6 Ande, utile 1 nut 4 DMM (40 m. - VII-).
L2 - Sopra la sosta un po' a dx per bel muro a funghi. Appena possibile a sx per rampe fino al fix, ancora a sx e poi di nuovo a dx  puntando a un evidente diedro sopra il fix (il diedro è proteggibile con 2 micronut e 1 kevlar attorno a fungo). Al suo termine (ch) ancora diritti fino a una cengia e poi a sx, alla sosta. Tiro psicologico, VI molto obbligato (50 m. - VI+).
L3 - Muretto sopra la sosta, poi traverso a sx seguendo i fix fino al fondo del grande diedro-colatoio che delimita a sx le placche. Lo si supera e, dopo un breve tratto di arboring, si va a fare sosta a un cespuglio sospeso (35 m. - VI/VI+).
L4 - Diritti e a dx sopra la sosta a raggiungere i lontani fix, si sale il ripido muretto spittato, si traversa a sx, dalla conca cui si perviene si sale a dx a un fix, si piega di nuovo a sx per placca articolata (friend 1 Ande da qualche parte), di nuovo a dx a un fix, si gira uno spigolo a dx, si sale un ultimo, difficile muretto (2 fix), si ri-aggira a sx lo spigolo (friend 5 Ande cattivo per integrare) e si entra in un colatoio con fix. Raggiuntolo, a sx per erbe alla sosta da attrezzare (spuntone e fessura da nut) (40 m. - VII+). Un riposo per me prima del muretto finale.
L5 - Per quello che ho potuto vedere, diedro sopra la sosta e seguente fessura sotto grande tetto (friend verde grande Camalot utile). Poi ancora diritti per lame delicate e fessura che prosegue a sx del margine sx del tetto. Oltre la fessura per facili rocce alla sosta (30 m. - VII-?).

Discesa - Da S5 a S3 con 1 doppia (55 m.!), da S3 a un grande larice sulla sx in mezzo alla parete strapiombante sottostante (30 m. - scomodo - piazzare friend in discesa per tenere la linea) o, più comodo, arrivati al larice, oltrepassarlo a sx e calarsi per altri 25 m. a una macchia di faggi (55 m.). D qui a terra con 20 m. di calata. (rel. 24 lug. 2006).

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Savor de omo
Rivadossi e c. - VII- (250 m.)
Bella via, con partenza impegnativa su lama caratteristica ("La bistecca"). Chiodatura lunga. Come per le altre vie della zona, attenzione alle zecche!
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Mio cuggino
Rivadossi e c. - VII (250 m.)
Secondo tiro (6b) da flash con chiodatura chilometrica. Via nel complesso molto bella.
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La storia infinita
R. Cherubini, F. Cherubini, G. Zanigni - VI (230 m.)
Non mi si concesse nemmeno al terzo assalto, condotto il 6 gennaio di molti anni fa, mentre la val Daone, immersa nell gelo, era invasa da ice-climber. Dopo il 4° tiro, la via prosegue per ripide placche oltre il cespuglio a sinistra della sosta. Giovanni Mostarda e io ci fermammo al 6° tiro (l'ipotetico 7° era impercorribile perché ricoperto di ghiaccio). Non sono più tornato a finirla.
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Lago di Casinei - Maresciall
pota ciaat
Damioli, Foti, Simonetti - VI (150 m.)
Via divertente, con il solo 1° tiro delicato (pass. di VI+ aggirabile sulla sinistra). In alto belle placche omogenee sul V.
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via damioli
Damioli - V- (150 m.)
Via a sinistra della precedente, con un solo delicato passo di aderenza al 1° tiro. Poi facili e noiose placche fino in cima. Scesi a sinistra della struttura (faccia alla parete), trovando ripidi prati e canalini. Incrodatomi, fui costretto a calarmi su abete (o larice) utilizzando come ancoraggio un voluminoso cordone nero.
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Cornone di Blumone
Parete del Casinetto
Senza sole non si può
Damioli e c. - VII- (125 m.)
Non ne ho un ricordo particolare. Riempitivo per un'interlocutoria giornata di mezza estate.
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Pilastro ovest
Malizia
Rivadossi, Chiaf - VII+/VIII- (260 m.)
Ripetuta con Dario Sandrini, che, ancora una volta, si sorbì tutti i tiri duri da primo. Probabilmente non indovinammo il 1° tiro, tenendoci alla destra della linea giusta. Tuttavia ci vennero a vista tutte le lunghezze. La via è bella, ma la roccia poco entusiasmante: delicata in diversi punti e talvolta viscida. Forse più facile di quanto dichiarato dagli apritori, ma da non sottovalutare. Avvicinamento lungo e faticoso.
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Tredenus
Corno delle Pile
Via Minessi - Sacchi
Minessi, Sacchi - VI+ (280 m.)
Ripetuta per errore mentre Giovanni Mostarda ed io cercavamo "All'ombra della storia". Bella placconata solcata da fessure erbose. Nel tratto finale, Giovanni si lanciò su una placca sprotetta resa ancora più difficile dal vento gelido che, in pieno luglio, soffiava da nord. Io ne riportai un principio di congelamento all'alluce del piede destro. Doppie sulla via dei Brenesi, sulla destra (faccia alla parete).
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Gemello Settentrionale di Tredenus
Federico Giovanni Kurtz
Battaini, Chiaf - VI+ (350 m. ca)

Gh'è dele robe che nisü ta disarà
Le strade ba
se le ta porta mai a ca'

P. Cinelli & D. Farmer,
A Oflaga - 30 Piò - 2012

1. Refrain
L'abbiamo perso.
Arrampica sul VI, in dülfer, e canta "A Oflaga".
Andrea, eh?

"El mia a un tir de s'ciop da la cità?"
"S'ciòp?"
"En füsil..."

Troppa pompa.
Mia "el füsil", dico.
Pompa de bras.
That is the question: il bicipite.
La prossima volta gli metto i sassi nello zaino.

Dovevamo andare prima in Concarena, ad aprire una nuova linea.
Poi in val Veny.
Però la meteo nel primo caso e le finanze nel secondo ci hanno fatto desistere. E preferire la meno dispendiosa e comunque avventurosa "Federico Giovanni Kurtz", in Tredenus.

Ma non è che, magari, in Tredenus, con lo zero termico a 2.800 m slm, farà un po' freddo? Già mi sono congelato un alluce, qualche decina di estati fa, da queste parti.
E non è che magari prendiamo l'acqua?
Danno perturbazione alle 15:00...
In effetti, all'attacco, ci saranno stati 2° C.
Incrociamo le dita, vah...

2. Bufera estiva
L'onda di maltempo ci arriva addosso alle 14:00, su L8.
Mentre arrivo in sosta, Andrea mi fa notare il temporale che si sta scatenando dalle parti della Val Saviore, a Nord Ovest: tuona, con turbini bianchi.
Beh, è neve: almeno non prendiamo acqua.

Ci mancano solo 25 m. di via.
Salgo in fretta L9.
Poi ci caliamo veloci, grazie ai già nominati, poderosi bicipiti del Guerz, che riuscirebbe a recuperare corde bagnate - sotto l'acqua - anche con attaccato un mandrillo.

Però non sfuggiamo all'ammollo.
Iced.
Prima grandine, poi neve a larghe falde [spinta in alto dalle correnti di risalita], poi pioggia.
Ma anche questo è alpinismus.

3. Attribuzioni e attributi su "Mamba nero"
Omar Piccinelli ci informa di aver - più o meno - già percorso assieme al socio di sempre, durante una ripetizione della "Cassin" in invernale, il tratto da L11 a L14 della serpentiforme linea di cui all'ogg.
E Andrea e il sottoscritto che, ingenui, pensavamo di aver aperto una linea originale in toto.
Sì...
Figüret...
In Concarena, la montagna dei silenti e performanti camuni...
Non c'è roccia della parete - per quanto smossa o precipitata sui ghiaioni - che non sia stata sfiorata dalle loro evanescenti dita.
Info sulla var. reperibili da qualche parte su faccialibro [non trovo più la photogallery].

Comunque da L1 a L10 "Mamba Nero" è una creazione autonoma, eh?
Poi va a confluire su una var. della "Cassin".

Vabbe'...
Pazienza...
Così è.
La prossima volta tireremo diritti.

Altro dovuto riconoscimento a Dario Sandrini e Tita Gadinelli, che si sono accapparrati la prima ripetizione integrale di "Atlantide", sempre ai Gölem, in 7 ore, la scorsa settimana.
Chapeau allo schivo socio di tante salite.
Accademico subito.
E le mie ripetute scuse per avergli dovuto tirare l'ennesimo pacco questa settimana, causa progetto da far partire.
Avevamo un'ideuzza per giovedì...
Ma le necessità di budget hanno avuto il sopravvento.
Ubi maior...
In tempi mercuriali come i nostri, sperare di fare piani anche solo a 5 gg. è una pia illusione.
Me spias.
Recupereremo, espiando il necessario.

Agli amanti delle esperienze stranianti e arricchenti suggerisco comunque un giro sul sito di Fondazione PINAC, di Rezzato.
I visitatori del sito leggeranno un mio report in meno, ma si porteranno a casa - nella heimat, la "casa" interiore, la patria di sempre - qualcosa di inusitato in più.
Provare per credere.

***

Soundtrack - A Oflaga
P. Cinelli & D. Farmer [Italian Farmer] - 30 Piò [2012]



***
La via merita una visita.
Molto belle L1, L2, L3, L4, L7, L8, L9.
Facilotte per il Guerz. Ma lui, per allenarsi, ci ha messo del suo: maltempo e sassi nello zaino.
Scherzi a parte, itinerario da ripetere, meglio se con buone condizioni meteo.

Per una ripetizione preziose le rell. Chiaf [un "grazie" alla famiglia per aver lasciato on line il ricco blog di Beppe] e adamellothehumantouch.
Una sola segnalazione, rispetto alla rel. di Paolo: sarà per la neve alla base [che ha nascosto la famigerata targhetta con golfaro di "Notte di Luna Piena"] o per il fatto che - in zona - di diedri ce n'è a bizzeffe, l'attacco alla base del "grandioso ed evidentissimo diedro che solca fino alla sommità, con dirittura stupefacente, tutta la montagna" a noi non è risultato così evidente.
Poco male.
Una telefonata a Max Fogazzi o una previa osservazione attenta della photogallery sul suo sito risolveranno l'inghippo.
Discesa in doppia da "Notte di Luna Piena" fino a S2 di "Federico Giovanni Kurtz".
Lasciato moschettone di calata su S2 e sostituiti i cordoni di S1 [rel. 24 luglio 2012].
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All'ombra della storia
Fieschi e c. - VI+/Ao o VII- (300 m.)
Bella via, anche se discontinua e difficile da individuare nella sezione centrale (tenersi a sinistra di un evidente costolone per portarsi alla sua sommità dopo placche e fessure erbose). Fui costretto ad un passo in artificiale al 3° tiro, mentre Ralf Steinhilber lo superò in scioltezza, pur ritenendolo più difficile del VI+ dichiarato da Fieschi. Passo per lunghi? Discesa per la via "Federico Giovanni Kurtz" (a destra - Attenzione alle corde: si incastrano con estrema facilità).
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Ago di Tredenus
Diretta Cocomero
Gennari Danieri e c.  - VI+ (230 m.)
Via impegnativa con scarse protezioni in loco sul più bell'obelisco della bastionata. Peccato solo che sia breve.
La roccia, specie sulla piramide sommitale, non è impeccabile: lame che suonano a vuoto e funghi di tonalite da testare prima di affidarvici sopra il proprio peso.

L1 - Dei tre sistemi di fessure sottili sotto la verticale del centro del grande colatoio che divide in due la parete O, si sale quello di mezzo: ch a qualche m. d'altezza (variabile, a seconda delle dimensioni del nevaio basale). Alcuni movimenti delicati sul bella tonalite a funghi, ch, fessurino. Poi si piega a sx per una prima e una seconda sezione obliqua del fessurino fino all'evidente terrazzo a circa 30 m. da terra. Piantati 2 ch sul tiro. Sosta a dx, sulla verticale del fondo del colatoio di cui sopra (30 m. - VI).
L2 - Salire il sistema di lame sopra la sosta (tenere il ramo di dx) fino a incrociare una linea di lame e fessure che piega a sx, puntando a un grande tetto romboidale. 2-3 m. prima di imboccare il diedro che porta sotto il tetto, si incontra un ch. A questo punto si piega a dx per bella placca a funghi con scarse possibilità di protezione. La si sale tutta, si supera un breve strapiombino al suo termine e si piega a sx per canalino erboso fino a una zona di cenge. Sosta da attrezzare (55 m. - V+).
L3 - Diritti sopra il punto di fermata per placconata fessurata fino a un sistema di cenge appena sotto la piramide sommitale. 1 ch universale di sosta non molto visibile (50 m. - V-).
L4 - Sulla verticale della sosta per diedrino fessurato (visibile cordone bianco sfilacciato circa 10 m. in alto). Lo si sale e si traversa a dx qualche m. sopra il terzo ch del tiro. Si trova un ch in una nicchia formata da lame rimbombanti (sosta AGD?), si sale allo spit un paio di m. sopra, si traversa netto a dx per muro a funghi (delicato) e si raggiunge un sistema di lame verticali rimbombanti che si percorre fino al punto nel quale va ad incrociare grandi lame staccate che piegano a sx. Sosta cattiva, attrezzata su 1 ch a lama, 1 fr e 1 nut. Forte attrito delle corde. Tiro chiave, molto psichico. A condurre sul tiro Dario Sandrini (50 m. - VI+).
L5 - A sx per il sistema di lame e poi diritti fino a poter entrare nel diedro terminale che si sale fino al suo termine. Si oltrepassa il mazzo di cordoni su spuntone che costituisce il secondo ancoraggio per le calate e, stando prima a dx e poi sul filo, si prosegue sullo spigolo fino in vetta (55 m. - VI/VI+).

Discesa - 4 doppie attrezzate (la prima di 20 m.) lungo la "Quarenghi" (rel. 25 giugno 2007).   
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Coster dell'Orso
Via dell'Orsa Maggiore
Damioli, Foti - VI+/VII- (110 m.)
La via "l'é 'n po' bruttina", in verità.
Ne riporto la rel. solo per gli amanti dei vagabondaggi...

Accesso - Dal rif. De Marie al Volano si imbocca il sent. per il biv. Macherio. A un tornante sulla dx si seguono segnavia bianchi e gialli (sent. Antonioli). Dopo aver superata la quota dei lariceti e in seguito a lungo traverso a S tra ontani, si lasciano sulla sx due deviazioni segnate, una che piega verso il biv. Macherio (Nord Ovest) e la seconda che costituisce la continuazione del sent. Antonioli (Sud Ovest - segnavia bianchi e gialli). Proseguire diritti (Sud e poi Ovest) per la Malga del Marmo (rud.) e, pervenutivi, salire un ripido canale erboso sulla sx (Sud), sotto il fianco Est del Pizzo Badile camuno. Verso il suo termine puntare a sx, superare un ultimo tratto ripido e spostarsi per prati e poi per ganda - seguire gli ometti, più o meno a 1/3 di pendio - puntando, a Est del tratto a ganda (occhio ai macigni ballerini!), al margine sx (N) del Coster dell'Orso. Un grande diedro inclinato a dx dà la direttiva di salita.

L1 - Fessura a dx del fondo del grande diedro-rampa sulla sx della struttura. Poi sul fondo del diedro fino alla scomoda sosta (30 m - VI-). Utili friend 2 Ande, friend rosso piccolo Camalot.
L2 -Si continua nel diedro, si raggiunge un fix, si traversa a dx per roccia a tratti di consistenza cartonacea e si punta diritti per strani pinnacoli erosi (30 m. - V+).
L3 - Roccia viscida per lichene. Diritti sopra la sosta per fessure e canalette erose (dai bordi a volte inconsistenti) sul fondo di un diedrino fin sotto un piccolo tetto. Se ne esce a sx (non tirare il ch a U di sx se non dopo averlo adeguatamente ribattuto - io, non sapendo dell'A0 sono passato in libera con difficoltà omogenee a quelle incontrate più sotto) e per placca si punta alla base del diedro di sx dei due soprastanti (possibile sosta su spuntone e spit). Io procedo diritto, al termine del diedro traverso a sx, poi ancora diritto per strapiombino e placca e, con uscita alla "Gatto Silvestro", raggiungo il prato terminale (VI+/VII- - 50 m.). Friend usati per il tiro: grigio, giallo, rosso, viola Camalot, verde e rosso Ande.

Discesa - Non lo so.
Noi siamo scesi con 2 doppie da "Watermelon Crack". 50 m. fino a S1 di "Orsa Maggiore" - faticoso e a rischio di incastro il recupero delle corde - e 30 m. fino alla base della parete (rel. 24 lug. 2006).
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Watermelon Crack
Chiaf, Damioli, Foti - VIII- (80 m.)
La riporto solo per dare info sulla via.
Dario Sandrini ed io la ripetemmo dall'alto dopo un tentativo fallito dal basso causa esaurimento friend e... per evidenti carenze tecniche!
Il posto è bello, la linea strepitosa, ma la roccia - una tonalite alterata e lichenosa - lascia molto a desiderare. Portare tutti i friend medi e medio-grandi del proprio stock (e farsene prestare anche dai propri amici): a occhio il 2 Ande, il 4 Ande, doppio il 5, triplo il grigio grande Camalot.

L1 - Come per "Orsa Maggiore". Fessura a dx del fondo del grande diedro-rampa sulla sx della struttura. Poi sul fondo del diedro fino alla scomoda sosta (30 m - VI-). Utili friend 2 Ande, friend rosso piccolo Camalot.
L2 - Sopra la sosta al ch arancione poi ancora a dx sul fondo del grande diedro. Appena possibile, a sx a un diedrino sulla verticale della grande "Fessuria dell'anguria" (traduzione di "Watermelon Crack" - licenza poetica la "i" di "fessuria"); si raggiunge la base della fessura, se ne aggira a sx il primo, insidioso tratto erboso, si sale con fatica fin sotto l'evidente tetto, che si supera con astuzia entrando poi nella nicchia soprastante . Da questa si esce usando il margine dx della fessura e alcuni funghi - anfiboliti - sulla parete alla sua dx. Esaurite le intrusioni, ci si sposta a sx della fessura e, con arrampicata mista esterno-interna, si sale alla sosta (30 m. - VIII-). Io, da secondo, ho superato senza particolari difficoltà il tetto, così come con arrampicata esterna (funghi) e dulfer ho salito tutta la fessura, fermandomi in un'unica occasione per scivolamento del piede su licheni nel punto in cui il margine sx della fessura rientra rispetto al dx (pass. per me più difficile). Ma salire da primi e proteggendosi è un'altra cosa: forse indispensabile salire a incastro (ma come?). Davvero brutto (sporco ed erboso) il primo tratto.
L3 - Sopra la sosta, sempre per la fessura, fino a un ch arancione, oltre il quale una sequenza tecnica difficile e su roccia lichenosa conduce a sx del tetto terminale, fuori dalle difficoltà (20 m. - VII-) (rel. 24 lug. 2006).
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Climbing - Top
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Sandro De Toni - Via del Santellone, 39 - 25080 - Molinetto di Mazzano [BS] -