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Adamello nord e ovest
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In arrampicata su "Cicciolina for
President -
Avancorpo
del Cornetto di Salarno
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Val Salarno
Eldorado granitico dei climber bresciani
negli anni
Ottanta,
ora soffre di immeritato abbandono.
Crazy Horse
Zizioli e c. - VII/A1 (130 m.)
Via molto bella, aperta con scarse
protezioni su
difficoltà
elevate (VIII-?) e revisionata nel 1999 con diversi spit aggiunti dal
sottoscritto,
constatata la distanza chilometrica tra una protezione e l'altra nel
3°
tiro. Portare microfriend per il 4° tiro.
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Avancorpo del Cornetto di Salarno
Granitomachia
Zizioli, Dall'Ara, Bonvicini -
VII- (250 m.)
Stupenda via di Sandro Zizioli sulla
"piastra" a
sinistra
dell'Avancorpo (lo "Specchio di Ulisse"). Pochi gli spit. Attenzione,
nella
parte alta, alle varianti marca "Damioli": al penultimo tiro la via
piega
a sinistra, mirando ad un diedrino grigio con chiodo.
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filo diretto
VII-/Ao (240 m.)
Via di cui non ricordo gli autori
(relazione
disponibile
presso il rif. Prudenzini). E' data tutta in libera. Tuttavia, nel
corso
della nostra ripetizione, Giovanni e io trovammo un tratto bagnato e
chiodato
lungo (che aggirammo) nella prima parte e un secondo chiodato lungo e
su
roccia instabile all'ultimo. Anche in questo caso, dopo un volo
(rottura
appiglio - in val Salarno!), pendolai ad un sistema di fessure sulla
destra
che seguii fino in sosta (nut piccoli e friend medi). Nel complesso
poco
interessante.
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Morituri te salutant
Zizioli, Fieschi - VII+/Ao o VIII (100 m.)
Altra grande via di marca "Zizioli".
Chiodatura lunga
addolcita
nel corso di una ripetizione del 1999, nel corso della quale aiutai
Sandro
a sostituire le piastrine degli spit esistenti.
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Non dimenticate Bopal
Damioli, Pennacchio - VII-/Ao o VII (150
m.)
Bella via di Damioli con linea poco
evidente in
corrispondenza
del terzo tiro. Durante il primo tentativo mi persi tra le miche
scintillanti
della placca sopra il tetto. Fui costretto a ripiegare a sinistra per
calarmi
su "La faccia scura della luna". Al secondo tentativo intuii che la via
proseguiva
diritta, in mezzo alla placca. Gli spit (pochi) sono nascosti in mezzo
alle
intrusioni di tonalite.
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Cicciolina for President
Damioli, Cavalli -
VII-/A1 o VIII+
(180
m.)
Una delle linee più eleganti
dell'Avancorpo.
Roccia
stupenda a conformazione talvolta davvero curiosa. Buona la chiodatura.
Al
secondo tiro, dopo la fessura svasata sopra la sosta, ci si tiene sulla
sinistra.
Altrimenti si confluisce su "Malù".
Libera a vista di Mario Roversi (7b - non confermato! Id est: potrebbe essere di più! - Info: F. Cavalli).
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Malù, la donna ramba
Damioli, Cavalli - VII-/A1 o VII
(180 m.)
Percorsa per sbaglio fino al penultimo
tiro credendo di
ripetere
la via precedente. E' facile confondersi: le due linee si sovrappongono
in
più tratti. Attenzione alle soste (specie nella parte alta),
all'epoca
della mia ripetizione scarsamente attrezzate. Portare materiale per
integrarle.
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Anti-anticima del Cornetto di Salarno
Dottor
Goretex and Mr. Pile
Rivadossi, Degiacomi - VII+/A1
VIII/A1 (620 m.)
Quante cordate avranno salito la via, in 14 anni dalla sua apertura?
Cinque, dieci?
E adesso "Dottor Goretex", la via più difficile
dell'Adamello,
ormai soppiantata da ben più difficili sorelle (tra le
altre,
"Diretta del Diamante", "Tantrica", "il Giorno degli Araucani"), resta
solo nel ricordo degli apritori e dei pochi ripetitori. Una traccia tra
le rocce.
Intanto il clima, ormai tropicale anche ad alta quota, va divorandosi
chiodi e spit, ultime prove tangibili del fatto che qualcuno
passò di lì.
Ma non ho dubbi: lo stesso accadrà anche alle sorelle, vie
liquide in un tempo liquefacente.
Gli aspiranti ripetitori faranno bene a sbrigarsi.
Tra breve erbe e licheni riprenderanno i loro spazi.
E "Dottor Goretex", la via più difficile dell'Adamello,
sorta
dal nulla grazie a un sogno - o un'illusione? - di pochi, in quel
"nulla" ritornerà.
Ripetuta nel 1993 solo fino al 7° tiro. La parte alta,
visionata
calandomi da "Soldato blu", è molto più
impegnativa (e
bella).
Ad un prossimo futuro la ripetizione completa. Diversamente da quanto
indicato
sulle guide delle edizioni "Versante sud", sopra la seconda grande
cengia
la via si sovrappone a "Soldato Blu" (1° tiro sopra la cengia -
fessura
- in comune). Dalla sosta, "Dottor Goretex" procede diritta, mentre
"Soldato Blu" traversa nettamente a destra. Le due vie condividono
anche la
penultima
sosta. "Dottor Goretex" punta poi ai tetti terminali, per vincerli
sulla
destra (qualche chiodo), mentre "Soldato Blu" si tiene ancora
più
a destra: placca e successive caratteristiche scanalature (friend medi).
Conclusa a fine luglio 2006.
Sarà perché - Ralf Steinhilber e il sottoscritto
-
l'abbiamo ripetuta dopo un periodo di pioggia, ma non ci è
sembrata bellissima (anche se L8 e L11 hanno un loro
perché).
Purtroppo la via sale lungo sistemi di placche e fessure sottostanti a
cenge erbose ed esposti alle colate d'acqua (e alle slavine): la roccia
è sana, ma - specie nella parte bassa - lichenosa ed erbosa.
L'attrezzatura della via risente dell'usura atmosferica e degli anni ed
è da sostituire: portare un martello per ribattere i ch;
necessari: friend micro e Ande da 0 a 5, nut medio-piccoli. Ch inutili.
Impossibile calarsi sulla via da S1 a S7: i cordoni delle soste sono in
stato pietoso. Se si intende scendere lungo la linea di salita, munirsi
di coltellino e abbondante scorta di cordoni da lasciare. In caso
contrario, doppie come da "Soldato Blu" (vedere "discesa" a fine
relazione).
Attacco - In corrispondenza del punto più
alto di un
avancorpo
erboso appoggiato alla parete, circa 30 m. a sx della fessura d'attacco
di "Soldato Blu". Spit poco visibile a 6/8 m. da terra.
L1 - Per ripida parete con buoni appoggi allo spit, poi ancora diritti
per diedrini a una cengia erbosa. Sosta su 1 spit (V/V+ - 40 m.).
L2 - In discesa a dx della sosta per cengia a prendere 1 ch
nascosto e, in traverso, 1 spit. Salire un vago colatoio, appena
possibile un po' a
dx in placca, quindi diritti puntando a un diedro che si percorre fino
al punto di fermata (VI - 50 m.).
L3 - Ancora nel diedro, poi a sx a 1 spit di calata (V- - 20 m.).
Meglio proseguire verso sx lungo la cengia fin sotto un diedro-colatoio
che taglia la compatta placca soprastante e attrezzare sosta (I - 20
m.).
L4 - Io, dalla sosta attrezzata da Ralf sullo spit di calata, salgo
qualche m. nella cengia, rimonto nel suo punto più
accessibile
lo strapiombino che delimita la placca nella sua parte inferiore, salgo
in obliquo a sx per facile placca, entro nel colatoio della via
originale e proseguo diritto per placca sulla traccia degli spit fino
al punto di fermata in prossimità di una conchetta nella
parete
(V - 70 m.)
L5 - In obliquo a sx sopra la sosta, poi in obliquo a dx, ancora in
obliquo a sx e diritti fino al punto di fermata (VI - 50m.).
L6 - Appena a sx della sosta, continuando in lieve obliquo a sx e
stando sulla sx di una vaga costola. Un difficile pass. per
prendere una lama a dx che si segue fino a ciuffi erbosi. Per questi a
dx alla sosta (VI - 40 m.).
L7 - Si sale la bella placca dorata sopra la sosta (prima diritti, poi
in traverso a sx, quindi in obliquo a dx e ancora diritti) fino a un
diedro accennato per il quale si arriva sotto la fascia di strapiombi
erbosi che delimita in alto la placca. Ralf la supera in obliquo a sx
per puntare poi a dx (sosta con moschettone di calata in mezzo al prato
sospeso). Io, forse, ero
stato più diritto. Ralf va a fare sosta (nut e friend) sotto
gli
spit di L8 (VII- - 60 m.).
L8 - Purtroppo per me, ripetuto in aquaclimbing...
Difficile
ingresso in diedrino sopra la sosta, dopo 2 m. si va a sx fin sotto un
tetto, si
moschettona il primo spit, si prosegue diritti e appena a dx
(possibilità di piazzare un buon nut poco sotto uno
strapiombino); ancora diritti al 2° spit, si prosegue fin sotto
un
ultimo strapiombino (friend 4 o 5 Ande di protezione) e si va
all'ultimo spit. Per bella placca-colatoio alla sua dx, diritti alla
sosta su cengia erbosa (è la grande cengia sotto il
pinnacolo
sommitale alla quale "Dr Goretex" e "Soldato Blu" si incontrano). Tutti
e 3 gli spit in artif. per me, i primi 2 in libera per Ralf (il secondo
al secondo tentativo) (VII-/A1 o VII/A0 - 30 m.).
L9 - In questo tratto distingere tra "Dr Goretex" e "Soldato Blu"
è difficile. Questa la nostra soluzione: dalla sosta a dx a
2
fix di "Soldato Blu" e in obliquo a sx a una sosta. Ralf prosegue
traversando a sx, poi diritto per fessure fino a 1 spit nero, in
obliquo su rampa erbosa per 3/4 m. e a dx per muretti e lame fino a 1
fix con piastrina d'acciaio (piazzato dal sottoscritto durante la
richiodatura di "Soldato Blu"). Nella nicchia erbosa alla sua dx
c'è una brutta sosta con 2 ch a lama. Ralf si ferma
lì
(V+/VI- - 50 m.).
L10 - A sx della sosta per rampa erbosa, al suo termine diritti
sfruttando un pilastrino, poi a dx (spit nero), ancora diritti per lame
e muretti (1 ch universale poco visibile), poi a sx e diritti fino alla
sommità di un vago pilastro (VI- - 20 m.). Meglio, secondo
me,
fermarsi alla prima sosta a
spit (cordini arancioni - 30 m.) e puntare diretti alla sosta sulla
sommità del pilastro (40 m.).
L11 - Tiro chiave, "capolavoro di ardimento" di Ralf Steinhilber,
direbbero gli antichi - A dx della sosta per fessure e placca
al
1°
spit, poi diritti e appena a sx per esile fessurina (VII-) fin sotto un
gradino che taglia in obliquo da sx (basso) a dx (alto) tutta la parete
(1 sp e 1 ch), si moschettona lo spit sopra il gradino, ci si alza
usando un bordino sotto il margine del gradino e si rientra a sx
sfruttando alcune reglette piccole ma
buone 1 m. circa sopra lo spit (VIII). Per qualche m. diritti su roccia
prima
povera di
appigli, poi più generosa, si raggiunge lo spit a dx, ci si
sposta ancora a dx, oltrepassando il margine del gradino, si torna a sx
e si sale l'esile fessura soprastante (1 nut
medio-piccolo e un cattivo ch a U di protezione) fino allo spit (per i
piccoli difficile da raggiungere). 1 p. molto duro (VIII) a prendere un
buon
bordo obliquo che si segue verso sx fino a un'altro tettino che si
supera grazie all'aiuto di un provvidenziale cordone. Ralf in libera
con riposi sul primo bordo (1 piede sullo spit per riposarsi)
così come sul 2° passo duro dopo la fessurina
(VII+/Ao o
VIII/Ao - 35 m.).
L12 - In pendolo a sx a un diedro (VIII+ - grad. Rivadossi - o VII+ -
grad. Versante Sud - in libera?), se ne esce a sx in corrispondenza di
un poco visibile spit nero, si sale una parete articolata in una specie
di conca sotto un antro nero, si prendono ottime costole sotto il
margine sx di quest'ultimo, vi si entra e se ne esce per una strettoia
al suo vertice obliquando a sx
- lame e incastro di corpo. Sopra la cengia cui si
perviene occhieggia un contorto ch a lama. E' probabile che la via
salga di lì (fessure?). Io, pensando a una variante,
proseguo a
sx per rampa erbosa, al suo termine traverso a dx per placca
articolata, raggiungo 1 ch sotto una lama (di roccia!), salgo la lama
(e la lama successiva) e arrivo alla cengia erbosa di sosta (VII- - 50
m.).
L13 - Breve muro a dx della sosta, poi in obliquo a sx fino alla cengia
sommitale che si percorre fin dietro lo spigolo che divide i due
versanti. 1 ch a U - con kevlar - di sosta (IV - 25 m.).
L14 - Per fessura sopra la sosta, si supera 1 spit nero, 1 ch e si
punta a 1 spit con cordone sulla verticale della fessura. Raggiuntolo,
in obliquo a dx per diedro (non prendere le lame alla sua sx) fino a
pervenire in cresta (VI- - 45 m.).
L15 - Per chi lo desidera - A sx per cresta con blocchi all'anticima.
Vecchio cordone di calata in vetta (III - 25 m.).
Discesa - Con corde da 60 m.: da S14 a una sosta
poco visibile
sulla
cengia terminale, sulla verticale di S12 - 50 m. (o, meglio, a S12 - 60
m.); dalla sosta sulla cengia a S11 - 50 m.; da S11 alla nostra S9 (2
lame - 1 kevlar lasciato da Ralf) - 50 m.; da S9 alla sosta a spit di
"Soldato Blu" - 20 m. (o, in alternativa, da S11 a S10 - 35 m. e da S10
- cordini da 5 mm. - alla sosta di "Soldato Blu" - 40 m.); lunga calata
in obliquo a dx (Sud) nella cengia erbosa - 50 m; calarsi non nel
canale a dx (Sud) ma nella parete a Ovest, dietro la sosta, oltre il
bordo della cengia erbosa, puntando a un buco sotto un pilastro a dx
(Sud) della parete - 40 m.; giù attraverso la placca rossa
in
obliquo a dx - 50 m.; diritti per altri 50 m. fino a una sosta in una
nicchia umida; 60 m. di calata fino a una sosta poco visibile alla
radice di un diedro (spit in placca alla sua dx); altri 60 m. fino a 1
fix con maillon rapide puntando a dx, alla radice
di una
costola che
delimita a dx una grande placca; con 30 m. di doppia si è a
terra (Rel. 31 luglio 2006).
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Soldato blu
Zizioli, Bonvicini - VII/A1 o
VIII-/A1 (600 m.)
Grandioso itinerario aperto con pochissime
protezioni
(tutte
concentrate nei tiri duri), ma ora completamente richiodato da Sandro
con
la collaborazione di Riccardo Dall'Ara, Sandro Gitti, Luigi Maffezzoni,
Francesco
Magri, Giovanni Mostarda e del sottoscritto. Molto belli e sostenuti il
5°
tiro (placca rossa ipertecnica, con ultimo chiodo nascosto dietro una
costola
prima della sosta) e i traversi della parte alta (non sono riuscito a
liberare
un passo del primo traverso e uno del secondo - aderenza spietata).
Nella
parte centrale, dopo la placca rossa, la via prosegue con un lungo
traverso
a sinistra per camino (spit poco visibile sopra la sosta), cengia e...
buco!
Nella parte alta, dopo i difficili traversi a destra, rientrare a
sinistra lungo
rampa
erbosa fino a che la parete non si verticalizza (sosta su friend
n°
4
e 5 - Ande). Di qui ancora a sinistra superando uno strapiombino e
rocce rotte
(spit poco visibile) fino alla cengia sotto l'ultima placca (sosta sul
filo
dello spigolo tra i due versanti). Friend (micro e medi, fino al 5 -
Ande)
e nut piccoli necessari.
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Anticima del Cornetto di Salarno
Rivadossi, Reboldi - VII (180 m.)
Via interessante, poco chiodata. Da
ripetere solo se si è in grado di arrampicare su
difficoltà di VI+/VII- con protezioni anche molto lontane.
Attacco - Salire per circa 10 m. il Canale della
Greca. In
corrispondenza delle terrazze basali della parete sulla dx (sx
orografica) del canale, si prende come riferimento un evidente diedrino
- lama di dita sul fondo - che in alto piega a sx. La foto a p. 33 di
Adamello 96, che riporta la rel. di Rivadossi, riguarda questo tiro ma
è invertita.
L1 - Pur senza relazione (l'abbiamo dimenticata in auto) troviamo
l'attacco e la fessura d'inizio. Questa purtroppo sul
fondo è bagnata e viscida e senza i 3 ch
promessi da Rivadossi. Opto per una variante: salgo un diedrino alla
sua dx e una bella fessurina in mezzo a una placca ripida. Al suo
termine piego a sx grazie a una provvidenziale lista per le dita e, con
un pass. delicato di aderenza, rientro in via, poco sotto il tratto ad
arco della fessura originale. Ne assecondo l'orientamento e, piazzato
un buon friend al suo termine, mi lancio sul seguente run out per
placca, diedrino e spigolino fino in sosta (VI - 45 m.).
L2 - A Dario Sandrini il tiro chiave: placca e fessurina sopra la
sosta, protezione con Dynema strozzato su fungo di granito e pessimo ch
in lama inconsistente, poi spit sotto ostico tettino da superare con
movimento atletico e di fiducia. Sopra il tetto appena a dx e diritti
per fessure superficiali fino a poter piegare a dx a uno spit in mezzo
a belle placche lavorate. Per esse alla sosta (VII - 50 m.).
L3 - Placche articolate separate da cengia erbosa. Sosta sulla
verticale di un evidente tetto (IV+ - 50 m.).
L4 - A sx della sosta si supera un primo difficile strapiombino e si
sale per diedrino fino a un ch verde. Dario sale diritto e piega a sx
per diedro con tratto strapiombante. La via sotto il tetto piega a dx
(ch verde poco visibile alla sua base). Poi per rocce erbose alla sosta
sul filo di un vago spigolo (VI+ - 45 m.).
Per calarsi nel canale da cui parte Obelix (circa 100 m. più
in alto del punto di attacco di "Meteo-Variabile e Big Crack),
traversare a dx per rocce erbose fino a una calata su spit e ch .
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Rivadossi, Reboldi, Civettini, Rossetti -
VII+ (385 m.)
Più bella di Asterix,
è anche meglio
chiodata. Meglio dominare il VI con protezioni lontane, se ci
si
vuole divertire.
Attacco - In corrispondenza di un avancorpo con un
diedro
fessurato alla sua sx, nel canale al cui inizio attaccano anche
"Meteo-Variabile" e "Big Crack", 100 m. più in alto.
Salita sempre senza relazione. Parecchie divagazioni dalla linea
seguita dai primi salitori.
L1 - A sx del diedro in obliquo a dx per placca articolata fino a una
fettuccia arancione (attaccata a un bel bong). Si rimonta l'ostico
margine dx del diedro e si entra nella placca che costituisce
il
dorso dell'avancorpo. La si sale tutta seguendo le protezioni,
abbastanza numerose e ravvicinate, fino a una sosta su cengia (VII - 45
m.).
L2 - La via salirebbe diritta per placca. Io, non sapendolo, per non
rischiare di volare sulla sosta, aggiro sulla dx il primo tratto di
placca e rientro in linea in corrispondenza della prima protezione. Poi
bella arrampicata su placca articolata fino a una sosta in un diedrino
(VI - 40 m.).
L3 - Il margine sx del diedrino dà su una magnifica
placconata:
si è costretti a un pass. molto difficile e
obbligato (VII+) per
accedervi e
arrivare alla prima protezione. Poi ancora in obliquo e in traverso a
sx per placca impegnativa ma non estrema fino a una rigola scavata nel
granito che si segue fino alla sosta (VII+ - 50 m.).
L4 - Diritti per stupenda placca erosa. Protezioni ariose (VI - 40 m.).
L5 - Per fessura sopra la sosta. Al secondo ch a sx ad altra fessura;
tramite questa a una nicchia in corrispondenza di un breve muro
verticale che chiude lo sviluppo della placconata sottostante. Si esce
dalla nicchia a dx con un pass. che può risultare insidioso
con
roccia bagnata. Poi per cenge erbose alla sosta (VI/VI+ - 45 m.).
L6 - A sx per gradoni di roccia fino a una lama con ch a U verde. La
via salirebbe diritta lungo il diedro soprastante, per uscirne sulla sx
a uno spit. Ma noi, senza rel., ancora una volta sbagliamo. Dario mi
suggerisce di salire a sx, per entrare subito nell'evidente rampone che
delimita a sx il diedro. Pass. delicato per traversare a sx e poi
movimenti complessi - con posti per buone protezioni lontani dai punti
di salita - tra lame staccate sulla rampa e nel fondo del diedro alla
sua sx fino a rientrare sulla linea originale a un ch. Da qui per
fessurino erboso alla sosta (l'ultimo ch, una lametta da artificiale,
è da usare solo come riferimento: non terrebbe 20 kg di
carico
(VI+/VII- - 55 m.).
L7 - La rel. dice esplicitamente di traversare a dx per salire la
placca liscia con evidente ch. Noi, che non l'abbiamo, saliamo diritti
sopra la sosta per canale con blocchi e per la seguente placca fino a
un punto di fermata in una protettiva cengia sotto muretto rosso (V -
50 m.).
L8 - Aggirare a dx il muretto e obliquare subito a sx fino a poter
traversare a dx aggirando un vago spigolo oltre il quale si entra in un
ampio canale che punta alla linea di cresta. Salirlo tutto fino al suo
termine tenendosi sulla dx verso la fine (V+ - 60 m.);
Discesa - Rapide e comode calate lungo la via di
salita.
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Messaggio inviato il 9 settembre 2007
Ciao Sandro. Complimenti per la ripetizione,
probabilmente la
prima!
Mi spiace che non abbiate trovato i 3 chiodi della dulfer d'attacco che
è sempre stata umidina, ma salibile. I chiodi li ho lasciati
apposta! Più facile che sia stato qualche furbone
più del ghiaccio...
Volevo segnalarti che il passo chiave di Asterix è il tetto
del quarto tiro che avete evitato: in apertura è stato una
scommessa, tetto in pieno e run out da thriller...
Su Obelix, malgrado abbiate fatto qualche divagazione di troppo, spero
che la linea vi sia poi parsa chiara. Soprattutto che l'insieme vi sia
piaciuto.
Matteo
(Rivadossi)
Ciao Matteo.
Le due vie ci sono piaciute molto. Avete fatto un ottimo lavoro!
Quanto alle divagazioni, oltre alla scusa che non avevamo con noi la
relazione, c'è da aggiungere che cominciamo a diventare
vecchi e certe volte "scappiamo" dalle difficoltà, da
codardi quali siamo.
E così ci siamo evitati il chiave di Asterix (che, visto da
sotto, non sembra così temibile; ma evidentemente
l'apparenza inganna), e diversi passaggi su Obelix.
Pazienza...
La prossima volta saremo più filogicamente corretti nella
ripetizione della via.
Grazie per il tuo commento!
Sandro
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Meteo-variabile - Big crack
Zizioli, Dall'Ara - VII- (500 m.)
La via originale, a circa 2/3, piegava a
sinistra in
corrispondenza
di un accentuato strapiombo. Riccardo Colosio ed io ci avventurammo per
errore
lungo il diedro, trovando, per nostra fortuna, le soste di calata
utilizzate
da Sandro in apertura. La variante da noi percorsa allora (1993)
è
stata richiodata da Sandro e Riccardo Dall'Ara nel 2002 ed è
ora
ripercorribile
in totale serenità. Via magnifica in ambiente grandioso e
solitario.
Difficoltà moderate (nella parte alta). Attenzione alla
fessura
del
1° tiro: tende a sputare i chiodi. Portare un martello per
ribattere
le protezioni presenti. E' possibile scendere a piedi: arrivati alla
conca
erbosa al termine del grande diedro, ci si cala nel canale attiguo (a
Est
- spuntone), se ne supera l'altra sponda e si costeggia la conca
detritica
retrostante fino al fondo del canale tra il pilastro e la parete
successiva,
dove si trova un sentiero di discesa.
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Val Adamé
Altro piccolo paradiso del granito
bresciano. Molte
belle
vie nascoste qua e là sui coster alla destra orografica
della
valle.
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Coster della Cima di Poia
Bugs Bunny
P. Amadio, D. Sottini - VIII- e 3 p.A.
(310 m.)
Interessante via su roccia ottima. Peccato per l'erba che interrompe le placconate e rende discontinua la salita.
Alcune integrazioni alla precisa rel. degli apritori su
adamellothehumantouch.
Necessari 16 rinvii [gli apritori hanno aggiunto alcuni fix in un secondo momento; info D. Ferri].
Noi abbiamo usato anche 1 fr 0,5 dmm.
L3 - Resiste il p. Ao [boulder].
L5 - E' di 55 m.. Ho fatto arrampicando i singoli, ma da secondo e con numerosi riposi. Sezioni molto intense.
L7 - E' di circa 55 m.
L8 - Percorso arrampicando, ma dopo aver passato la corda nei rinvii e con diversi riposi il primo tratto di A1 [VIII- nel complesso]. L'ultimo tratto resiste. E sarà un bel quiz. Circa 40 m. di tiro [rel 13 luglio 2011].
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Mai gridare "Al lupo"
Damioli, Molinari,
Garbelli - VII/A1 o
VIII-
(250 m.)
Via molto bella su placche a funghi nella
prima parte e
lungo
una caratteristica fessura nei tiri finali. Attenzione alla lama sopra
la
1° sosta. Portare friend n° 4 e 5 (misura Ande) per la
fessura
terminale.
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Alba polare
Damioli e c - VII/A1 (120 m. -
Recentemente allungata)
Ripetuta solo nella prima parte. Belle
placche a
funghi.
La libera a climber con piedi di... zinco!
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Messaggio inviato il 27 giugno 2008
Interessante via che si perde in alto. Eccessivo il grado A1.
Sonora
Ciao Sonora.
Ho ripetuto la via nella notte dei tempi.
Quindi non ricordo bene come è andata.
Comunque, facendo affidamento alle regole di compilazione che uso per le mie relazioni, la gradazione "A1" significa che:
1. Non sono passato in libera [nelle mie relazioni riporto non l'obbligatorio "oggettivo", ma l'obbligatorio " quoad me"; non è detto che altri possano incontrare difficoltà diverse, a seconda del loro livello di pompa];
2. Ho fatto artificiale usando una staffa e con molta probabilità mettendo il piede almeno su qualche spit [la mia valutazione dell'artif. è "vecchio stile":
Ao - Tirolese da spit a spit col solo uso delle mani;
A1 - Si iniziano a usare le staffe; è possibile dover piazzare proprie buone protezioni per salire;
A2 - Staffe su soffitti - Protezioni, talvolta precarie e/o da piazzare; possibili voletti;
A3 - Protezioni precarie da piazzare e possibile volo di media pericolosità].
Se sei passato in libera, che difficoltà hai trovato?
Questa può essere un'info utile...
Ciao e grazie!
Sandro
Messaggio inviato il 18 agosto 2012
Ciao Sandro.
Ho ripetuto questa via alla fine di giugno percorrendone, come te, soltanto la prima parte (primi tre tiri, quelli aperti nel 93). Bellissime placche davvero. Confermo il grado A1: io ho usato due volte una staffa [una volta sul primo e una sul secondo tiro] e ho messo il piede sullo spit...
Beh, quello, l' ho fatto parecchie volte, lo ammetto.
Mentre io e il socio salivamo "Alba Polare", alla nostra dx il Toma e Sibilla aprivano senzazioni adamelliche [adamellothehumantouch].
Ti mando il link dove puoi vedere, se ti va, le foto scattate quel giorno: facebook.
T' ho cercato più volte su fb, ma non t'ho trovato; seguo comunque sempre le tue uscite dalla pagina del Guerza, oltre che, ovviamente dal tuo sito.
Ciao
Paolo Dolcini
Ciao Paolo.
Grazie per l'aggiornamento e le conferme del caso, oltre che per la rel. della nuova via in valle.
No, su faccialibro non ci sono: non amo particolarmente i social network.
Quindi non posso guardare le tue foto.
Ma qualche altro visitatore di queste pagine lo farà.
Quindi lascio attivo il link che mi hai segnalato.
Buone arrampicate
Sandro
|
Coster di destra - Avancorpo del Corno
Gioià e
Triangolo
La vacca di nonna Papera
Damioli - VI (220 m.)
Bella e divertente via ben protetta, in
ambiente
singolare.
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L'isola del tesoro
Damioli - VII (100 m.)
Dopo due difficili tiri su placche
stupende, la via le
abbandona
per andare a infilarsi in fessure erbose a destra. Incomprensibile.
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Avancorpo del Corno Gioià e
Triangolo
Lo hobbit
Damioli, Pennacchio - VII+ (200 m.)
Un tiro in placca chiodato molto lungo
porta ad un
strapiombo
con intrusioni di tonalite che presenta un passaggio di non facile
lettura.
Da ripetere.
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Soffio di pietra
Damioli e c. - VI (100 m.)
Bruttina, specie nella seconda parte.
Inspiegabilmente
si
conclude rinunciando alle bellissime placche e ai diedri sovrastanti il
4°
tiro.
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Commenti
Messaggio inviato il 22 agosto 2012
Ripetuto soltanto il primo tiro che a me e al socio, comunque, è piaciuto. Abbiamo sistemato il quinto spit mettendo vite, piastrina e dado. La vite non è entrata tutta: abbiamo fatto del nostro meglio col materiale a disposizione. Rinvenuta e lasciata maglia rapida al quarto spit: non disturba il rinviaggio. Portare cordoni da lascio per le soste [vecchiotto quello in S1, NON sostituito - Info agosto 2012].
Ciaoo
Paolo Dolcini
Ciao Paolo.
Beh, checché ne dicano molti, piantare spit a mano è tutt'altro che facile. E non è per niente piacevole.
Grazie per l'aggiornamento, nella speranza che qualcuno sia invogliato a tornare, come voi, nella magnifica val Adamé.
La via, ribadisco, è quello che è.
Ma la bellezza del posto ripaga il viaggio.
E si può sempre salire "Lo Hobbit", forse un po' più selettiva come chiodatura, ma meritevole davvero.
Ciao e grazie!
Sandro
|
Prigionieri del Sogno
Amadio, Degiovannini, Merigo - VII- (330 m.)
E' semplice matematica, mi disse [Joseph Goldstein]:
tutti i sistemi di meditazione
mirano all'Uno o allo Zero -
all'unione con Dio o al vuoto.
Il cammino a Dio passa
attraverso la concentrazione su di Lui,
quello allo Zero è penetrazione
nella vacuità della propria mente.
D. Goleman
La forza della meditazione.
Che cos'è, perché può renderci migliori.
[The Varieties of the Meditative Experience],
Milano, Bur, 1997, p. 7.
Domenica
Sto camminando.
E non vedo niente.
E non perché è buio.
Non vedo niente perché c'è troppa luce.
Il sole sta sorgendo da dietro le Torri di Miller. E, siccome sto puntando proprio in quella direzione, mi sta sparando dritti negli occhi fotoni su fotoni alla velocità della luce.
Come se un vento di raggi mi soffiasse contro.
E chi dice che con la luce si vede meglio?
Se è troppa, no.
Così sono costretto ad alzare un attimo lo sguardo sulla morena per mirare, guardando di sbieco, al prossimo punto da raggiungere;
poi abbasso di nuovo la testa e cammino.
Quando arrivo al punto prestabilito, rialzo la testa, guardo di sbieco, prendo la mira, riabbasso la testa e cammino.
Anche a testa abbassata non sbaglio mai. Come avessi il pilota automatico.
Eh, anni di esperienza...
Finalmente arrivo sotto la parete.
Qui c'è ombra.
"D'estate sole alle dieci", recita la rel.
Mah, mi sa che, prima di mezzogiorno, il sole, ce lo scordiamo.
Prima troppo, ora niente.
Una corrente gelida scende dall'alto: il nevaio sotto la parete è ghiacciato.
Giovanni mi raggiunge.
Assieme cerchiamo di capire quale delle tre vie moderne tracciate sulla parete sia percorribile.
Sì, perché il nevaio sotto la parete è - appunto - ghiacciato; e noi abbiamo solo scarpe leggere da avvicinamento; niente ramponi: quindi arrivare a un qualunque attacco sarà un bel quiz.
L'unica via raggiungibile con un un po' di ingegno sembra "I Racconti del Remulo", che, almeno a giudicare dalla rel., dovrebbe attaccare in corrispondenza del punto più alto del nevaio: a occhio rocce, breve tratto su nevaio a 40° e cengia verso sx.
Mi porto sulle rocce, mi doto di sasso appuntito e - alla vecchia - mi metto a gradinare: un buco alla volta, senza guanti, con le mani ghiacciate, arrivo alla cengia.
Mentre aspetto che le dita riprendano sensibilità, mi viene da pensare che questa è proprio una montagna zen.
Com'è il detto?
"Come possiamo evitare il caldo e il freddo?", "Avendo caldo e avendo freddo".
Adesso è il momento del freddo.
Uno spit e un ch portano a sx all'attacco.
Inizio a traversare, supero il ch e mi porto ancora a sx, sotto una lama accennata. Ai miei piedi un ch. sembra indicare che qualcosa sale da lì.
Tento di forzare diritto e a sx un tratto in cui la placca diventa più ripida per raggiungere due spit che si vedono circa 4 m. più in là, ma non ci riesco: scarpe da ginnastica e microappoggi non vanno molto d'accordo.
Torno al ch, faccio sosta e recupero Giovanni.
Quindi metto le scarpette e riparto: mi proteggo con due micronut [il pass. non sembra facile] e, con la spiacevole sensazione di perdere l'appoggio da un momento all'altro [le suole delle Cobra sono due pezzi di legno per il freddo], supero l'enigmatico pass..
Obliquo ancora a sx.
Dietro c'è un diedro tappezzato di spit.
Eh?
Che storia è questa?
Prima niente, poi troppo?
Enantiodromia?
Raggiungo la sosta e recupero di nuovo Giovanni.
La rel. non di "I Racconti del Remulo", ma di "Prigionieri del Sogno", in riferimento a L0, recita: "Consigliabile in caso di nevaio basale ancora ampio; risalire per facili risalti a una cengia ben visibile circa 20 m più a destra del diedro basale fino a uno spit-inox. Da qui traversare in orizzontale a sinistra per facile fessura; abbassarsi in un diedro molto liscio [2 ch.] fino ad aggirarne, scendendo leggermente, la pancia che lo delimita a sinistra fino a una sosta".
Scoperto l'arcano: sbagliata via, forzata la pancia che delimita a sx il diedro molto liscio [6a+], S0 sotto il nevaio.
Vabbe'...
45' per arrivare all'attacco.
3h e 30' per fare la via.
Comunicazione di servizio
Mentre io ero con Giovanni a rilassarmi sulla vietta
plaisir di cui alle righe precedenti, Beppe portava Andrea in Dolomiti a ingaggiarsi portando avanti un nuovo progetto iniziato nel 2007 sulla ovest della Pala della Ghiaccia, Larsec.
Domenica hanno salito tre nuovi tiri.
Mercoledì, beati loro, sono tornati in parete e hanno concluso l'itinerario.
A breve info e relazione sul blog di Andrea:
guerza.wordpress.com
***
Mi scrive
Farfalla Morta:
Commento
OH-MIO-DIO...
Mi stavo perdendo la risposta alla risposta alla risposta. Ce ne sarebbe da scrivere; ma mi limito perché non ho né tempo, né voglia.
Aiutate il Tonno: sta delirando. Portatelo in San Lucano vi prego; magari si riprende. Ralf, Andrea, Ivan, fate qualcosa!
:-D
@De Toni : non mi sono mica arrabbiato! Ormai ti conosco abbastanza da sapere che sei fuori come uno squalo e che spacchi il capello in quattro, anche se non andava nemmeno diviso.
@E. : belle le risposte del Tonno eh? Con me si diverte a fare lo gnorri; ma vedrà quando passa da queste parti, eheheh. Ti suggerisco di conoscere il soggetto in oggetto. Come dicevo prima, è fuori come uno squalo; ma ti divertirà assaiie.
@Tonno di nuovo: dai che si va per il
post più lungo del sito!
E andiamoooooo!
Farfalla Morta
Respondeo
Ciao Farfalla.
Come si sta, da morti, per quanto solo in forma simbolica?
Faccio lo gnorri, eh?
Vabbe'...
L'hai voluto tu: aspetta che arrivi nel lontano Oriente... E poi vedi.
So dove vuoi andare a parare.
Riformulata, la tua domanda potrebbe suonare così: "E' possibile andare avanti non perché si deve, ma perché si vuole? Inseguendo un sogno, ad esempio. O un desiderio..."
La domanda non è da poco.
Il fatto è che non posso rispondere a te su un
blog che leggono anche altri: quello che va bene per te, potrebbe non andar bene per altri.
Quindi ne discuteremo di persona.
Non che non abbia scritto una risposta articolata. E bella lunga, anche.
E questo dopo aver passato tre gg di questa settimana a ripulire e a tinteggiare il mio ormai ex-appartamento, a questo punto, secondo lo stesso Andrea [passato da qui per un settaggio del notebook] un piccolo
bijoux nonostante le disastrose condizioni iniziali.
Tra parentesi, ho scoperto la mia vera vocazione: imbianchino.
Ma ho preferito soprassedere [rispetto al pubblicare la risposta lunga].
E comunque, per non lasciarti in sospeso, ti anticiperò che, dopo ponderate riflessioni e dopo essermi confrontato con le più varie tradizioni di alterazione degli stati di coscienza a me note, sono arrivato alla conclusione che, sì, è possibile andare avanti perché si vuole e non solo perché si deve, proprio inseguendo - o meglio passando attraverso - il desiderio.
E' pericoloso, ma possibile.
E non è facile.
Il nucleo?
Niente di nuovo: "Inspira, espira, compensa", come suggerisce James Bond a Camille quando tutto intorno a loro esplode in "A Quantum of Solace" ["Un attimo di respiro"].
Torniamo sempre lì, sì.
E quanto a Dakota Brookes, tienila da conto.
Potrebbe esserti utile allo scopo.
A te.
Non a me.
La mia
imago di Anima è diversa.
Cordialità
E un fiorino.
Gracias.
Sandro
***
La parete, da lontano, ha imponente aspetto patagonico [anche se meno interessante dei poderosi pilastri centrali]. E i luoghi sono selvaggi e lontani dalle rotte tradizionali. Purtroppo, superati i primi tiri, la tonalite - d'alta quota - si presenta poco compatta e ricoperta di licheni, rendendo l'arrampicata non sempre entusiasmante.
Il posto merita comunque una visita.
In estate [fine luglio], se si vuole il sole, meglio predisporsi ad attaccare alle 12:00: freddo e umido possono rendere precaria l'aderenza sui diedri lisciati di L1 e L2 [due voli per me da secondo su L2 per improvviso slittamento delle scarpette fredde sulla tonalite umida].
La linea, elegante, la prima da dx [sud] delle tre segnalate su adamellothehumantouch, segue un continuo sistema di diedri e fessure dalla base fino alla vetta della Prima Torre.
Protezioni buone [mancano diversi degli angolari segnalati nella rel.
adamellothehumantouch], integrabili con una serie di friend dal 0,4 al 3.
Il passo diretto della pancia di L0 - senza scendere a S0 - è proteggibile con 1 nut 1 dmm e 1 0,5 Cassin.
Attenzione agli incastri delle doppie in discesa: i
maillon rapide che compaiono qua e là sui tiri non sono dovuti ad abbandoni [rel. 6 agosto 2010].
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la relazione
***
Mi scrive A.P.:
Commento
Ciao DDT.
Sono veramente felice che un punto di riferimento dei climber bresciani [ed indubbiamente non solo...] abbia ripetuto una mia via! E' stata la mia prima multipitch nuova e mi è costata lacrime e sangue! Assillato dalla costante preoccupazione di non chiodarla a sufficienza finendo con il chiodarla eccessivamente [quasi un contrappasso dantesco dello spittatore...]!
Nel complesso la tua "diagnosi" dell'itinerario mi è piaciuta ed è pienamente avvalorata dalla tua esperienza in materia.
Per quanto concerne il sole prometto di apporre una correzione alla relazione, eliminando inoltre qualche superlativo assoluto che rispecchia il mio grande entusiasmo dell'epoca, ma che attribuisce alla via un alone aureo che effettivamente non le compete.
Vabbe'; si sa che la prima apertura è come il primo struggimento amoroso; la si ricorda sempre con un misto di disincanto, non scevro però da qualche rimorso! O no?
PS - Quando avrai voglia vai a ripetere anche le altre due; sono più ingaggiose e alpinistiche e nel complesso più interessanti.
A.P.
Respondeo
Ciao A.P.
Forse ho dato la sensazione a te e ad altri di aver valutato in modo severo la via che hai aperto.
Non era mia intenzione.
Si sa che ogni attività richiede apprendistato.
E qualche imprecisione - alle prime esperienze, anche di chiodatura - è inevitabile.
In realtà, per quanto - come chiodatore - abbia molta meno esperienza di te, so quanto è difficile piazzare protezioni sulla tonalite col piantaspit.
E magari in un diedro dalle pareti lisce, che - in quanto tale - non offre molte possibilità di fermarsi e di lavorare come si deve con martello e bulino a mano.
Il "niente-troppo" del mio commento è dovuto da una parte al fatto di essere arrivato al diedro per via diretta, superando un tratto sprotetto di 4/5 m. che mi ha fatto apparire la fila di spit di L1 come una specie di incongruenza, e poi alle salite di queste ultime settimane, nelle quali le protezioni erano - per così dire - più rarefatte.
Se poi posso permettermi, su adamellothehumantouch, fossi in te, lascerei i commenti così come sono: è parte della tua storia.
Se tu l'hai vissuta così, così è.
Anche perchè molti, comunque, apprezzano [onice.it; fuorivia.com].
Grazie per il commento e l'attività di chiodatura.
Però non scrivere più che sono un punto di riferimento, eh?
O qui va a finire che qualcuno ci crede per davvero.
Ciao
Sandro
sentieri selvaggi
Nardi e c. - VII/VII+ (460 m.)
Divertente itinerario di Filippo Nardi sui
frastagliati
torrioni
di questa montagna che incombe sull'Alta Valle. Accesso delicato per
sentiero
segnato che scende a Edolo dal Passo di Castellaccio. I primi tiri sono
i
più sostenuti, ma anche molto ben protetti (spit
ravvicinati). 1
p.
di VI+ al 1° tiro. Lama pericolante al 2° (non
toccare!).
Traverso
a dx per il 3°. Ancora a dx per il 4° (singolo chiave
cervellotico,
facilmente azzerabile). La sosta è circa 12 m. dopo il
passo,
concluso
il traverso, sulla sx. 5° tiro: facile placca (spit con cordone
vecchio
di direzione e sosta su cengia sotto muro giallo più o meno
al
centro
del canale). 6° tiro: diritti e un po' a dx (friend
incastrato).
7°
tiro: facile placca appoggiata (spit di direzione). 8° tiro:
lungo
obliquo
a dx su facili placche rotte (attenzione!) e conclusione piccante su
breve
fessura strapiombante (da proteggere con 1 friend 5 Ande). 9°
tiro:
placca,
diedro e fessura di impostazione. 10° tiro: raccordo? (non
"ri"cordo).
11° tiro: diedro e lame pericolanti a sx di un pilastro (sosta
sulla cima
di questo, a dx). 12° tiro: rocce rotte puntando verso dx alla
sosta poco
sopra l'evidente forcella (spit sotto l'ultimo muretto). Discesa
proseguendo
a dx per cenge fino al Passo.
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