La vita è piacevole.
La morte è pace.
E la transizione a creare problemi
I. Asimov
Destinazione Cervello
Milano, Mondadori, 1988, p. 5
1. Su caos ed entropia nei boschi e in prossimità di tane di plantigradi fake
Per motivi vari – famiglie, meteo – ci è sempre più difficile salire in quota, nonostante a valle le temperature siano tutt’altro che settembrine.
Così cerchiamo qualcosa di arrampicabile in basso.
Gianluca propone la Chiusa di Ceraino, sx idrografica.
Io ho frequentato un po’ la sponda dx.
Ma a sx – chissà perché – non sono mai stato.
Lui è rimasto affascinato da “Spazzacamino” o “Passaggio a NO”.
Arriviamo sotto le pareti alle 7:30.
Simonini è già all’opera: sta richiodando uno dei suoi itinerari all’Eldorado.
Ci chiede dove stiamo andando e cerca di venderci la sua “Sahara”. Ma noi temiamo il suo 7a obbl. e diciamo che andiamo più in là…
Ci teniamo alti, passando sopra lo spallone della galleria dell’ex-ferrovia. Poi ci rendiamo conto che il sentiero si perde sotto le pareti. Al primo punto utile – un ripido pendio erboso – cerchiamo di seguire “Monte Baldo Rock” e di scendere al bosco. Ma riusciamo solo a infilarci in un roveto a ridosso delle reti di contenimento. Siamo costretti a scavalcarle per arrivare all’ex tracciato ferroviario. Proseguiamo verso sud tra erba alta, traversine divelte, bidoni, ferri e cartacce fino ad arrivare sotto la Prua.
Qui tutto è incerto.
Sulla dx una linea in fessura con fisse e fix nuovi.
A sx un canale e, al suo termine, un camino con ch spezzato e una paretina con 2 fix a dx.
Non si capisce niente.
Gianluca vorrebbe rinunciare e andare in falesia.
Sente repulsione per quella imbastardita natura postindustriale e vorrebbe ritrovarsi a godere delle linee pulite e ordinate – magari appena intasate dall’isiga – dell’ambiente di alta montagna.
Io resisto.
Esplorare è sempre vantaggioso.
Metti che torniamo qui di nuovo…
Se non sappiamo com’è la storia, gireremo di nuovo a vuoto.
Tanto ormai la giornata è andata….
Torniamo da Simonini.
Lui ci spiega la situazione (le fisse sono di “Spazzacamino”, in richiodatura, e i fix a sx di “Papà l’Alpinista”) e tenta di rivenderci “Sahara”, davvero una bella linea. Ma noi, onde evitare di passare la mattina tarzanando da un fix all’altro, decliniamo di nuovo l’invito e ci portiamo sotto “Nella Tana dell’Orso”.
Sbrighiamo la pratica in un paio d’ore.
2 tiri interessanti all’inizio (L2 con molti scavi, evitabili) e poi 3 tiri di placche rumegose.
Erbe e frasche su L5
A Gianluca la giornata è andata di traverso.
A me ancora non del tutto.
Certo che una simile desolazione a 10 anni dall’apertura…
È come se la natura fosse fin troppo vorace nel riprendersi i propri spazi. E, nel riportare l’ordine umano al proprio ordine, facesse dilagare senza freno le forze della dissoluzione e del disfacimento.
“Non può esserci una nuova organizzazione senza che la vecchia organizzazione sia fatta a pezzi. Niente vie di mezzo…”, ammonisce il chiodo rosso decapitato all’attacco di “Passaggio a NO”…
Finiamo la giornata perdendoci su qualche ignota linea (presumiamo “Una faccia, una razza” prima a dx e poi a sx di “Dedicata a Narcisa”) e calandoci prima del tetto d’uscita per eccessivo dolore ai piedi del socio e mia incipiente bronchite.
“Dedicata a Narcisa” – L1
2. Timolo e carvacrolo
Sembro uno zombie.
Ho catarro secco in gola e bronchi fumanti. Temo di essere a un passo dalla polmonite: quel caldino doloroso giù per la trachea non mi è nuovo.
Sui siti scrivono che in caso di bronchite non ha senso prendere antibiotici: le infezioni sono spesso virali; e i bronchi non sono facilmente raggiungibili tramite il flusso ematico.
Tocca aspettare.
O la febbre alta (e poi la bomba di antibiotico).
O la remissione.
Anche 10-20 gg…
So che non si fa e che si deve andare dal medico.
Però l’olio di timo, con lavanda e aglio, mi è stato di grande aiuto per contenere il Lyme.
E so che è ottimo per i disturbi respiratori.
Quindi accetto di pagare il prezzo dei bruciori in bocca al gusto di pizza e inizio la cura.
Tot gocce/die, in acqua, in 2 assunzioni.
Il parassita in 2 giorni molla la presa.
Sono stupito.
Poi leggo e capisco.
Carvacrolo e timolo sono potenti antisettici ed espettoranti.
Ingeriti, sono assorbiti dall’intestino, passano nel sangue e sono espulsi tramite i polmoni.
Hai capito?
Aerosol dall’interno.
Diavolo di un carvacrolo…
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LA TANA DELL’ORSO
A. Bosaro – (100 m. – VII- e Ao)
Nonostante le sicure fatiche dell’apritore (molti spit da 10 mm piantati a mano) la via è di interesse solo parziale.
Rel. qui: orsettoclimber.
Poche le integrazioni.
Abbiamo diviso L1 in 2 lunghezze (c’è una sosta sotto il tetto).
L2 è salibile in libera dopo adeguato riscaldamento. I 7/8 scavi presenti richiedono dita già belle attive. È probabile che lo strapiombo fosse arrampicabile anche senza modifiche alla roccia (maniglioni e buone canne magari non proprio sulla linea, ma raggiungibili a braccio senza troppe divagazioni).
Calate da 30 m: S5, S4, S2
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DEDICATA A UNA RAZZA UNA FACCIA
S. Coltri (?) et al. (80 m. – VII+)
“Dedicata a Narcisa” è linea difficile da individuare, a meno che non si abbia la guida di Coltri e Vidali, anche se il rischio di perdersi è comunque alto.
Spiego il giro che abbiamo fatto noi.
Attacco – Lungo il sentiero; scritta “Dedicata a Narcisa”.
L1 – Partenza con singolo di placca per superare il primo rinvio (20 m – VI+);
L2 – Alla sosta si può proseguire o appena a dx per bel diedro o diritti sopra per pilastro a buchi; io vado a dx; la via, ovvio, procede diritta; comunque il nostro tiro è facilotto (25 m – V+).
L3 – Con molta perplessità Gianluca sale il difficile muro appena strapiombante, che di sicuro non è un 6a, nemmeno cerainiano (20 m – VII+, con qualche riposo)
Perplessità in partenza sotto L3
L4 – Forse “Dedicata a Nacisa” qui traversa netta a dx; io, su richiesta di Gianluca, salgo diritto per bella placca articolata, costola e diedro fino a una cengia; supero il tettino sopra la cengia e arrivo alla sosta appesa circa 20 m sotto il vertice sx del tetto d’uscita (25 m. – VII).
Da qui ci caliamo: 56 m.
Qualche info qui: ilgiardinetto47 e qui: orsettoclimber (dovrebbe essere la linea n° 43).
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Vista sempre più annebbiata – Meglio scendere
Morale della favola 1 – Anche quando si vanno a ripetere vie di fondovalle a fix, bisogna studiare le rell. come quando si sale in quota.
Morale della favola 2 – La modernità liquida si è impossessata anche delle moderne vie di arrampicata; si degradano in max 10 anni.
Morale della favola 3 – Prendere cum grano salis le relazioni di “Monte Baldo Rock”. Sembra che, lì di fronte, sia sparito anche il Bosco degli Elfi…
ciao Sandro, girovagando in rete vedo oggi il tuo post. ebbene si, alla chiusa la vegetazione negli ultimi anni è stata vorace. ogni tentativo di mantenere il sentiero aperto naufragava in una selva di rovi tanto da costringere sempre a vie alternative. nella primavera 2019 è stato fatto un intervento importante…vedremo.
cristiano
Ciao Cristiano. Grazie per l’aggiornamento. Spero di tornare a farci un giro, prima o poi. La parete è bella e vicina alle lande bresciane…
Buone arrampicate